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Autore: Napee    06/01/2020    0 recensioni
Domestic!AU - Future!AU - [IwaOi]
***
Oikawa ha iniziato a giocare per la nazionale di pallavolo e Hajime studia lettere all’università di Tokyo. Il trasferimento si è visto necessario, così come la convivenza un po’ prematura dei due novelli fidanzati.
***
Erano anni che Tooru lavorava come modello per le riviste minori, fin da quando andavano alle superiori e la sua bellezza era sbocciata improvvisamente tanto da attirare gli sguardi dei passanti. Era solo questione di tempo prima che venisse notato da qualche fotografo alla ricerca di volti nuovi.
Hajime ricordava ancora la prima volta che Tooru gli aveva spalmato una rivista da teenager sulla faccia sopra la quale vi era stampata in copertina la faccia del suo migliore amico.
E tutto sommato, Tooru aveva un bel viso, uno di quei volti che stanno davvero bene in copertina, quindi Hajime non si era stupito più di tanto quando il suo amico aveva iniziato ad acquisire una certa popolarità anche fuori dal campo.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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7.         Sms 





Hajime non aveva mai avuto una paura concreta vera e propria, un qualcosa che temeva così tanto da pietrificarlo sul posto, un qualcosa che scatenasse in lui una reazione così devastante da fargli mancare il respiro.
Fino a qualche giorno prima, alla domanda “cosa ti spaventa di più?” Hajime avrebbe risposto una cosa qualunque e astratta come la morte o il futuro incerto.
Credeva fermamente che le paure fossero tutte irrazionali e che, se affrontate di petto, si potesse superare tutto con la propria forza di volontà.
Ovviamente aveva avuto paura, molte volte in verità: prima di una partita, paura di perdere, paura di non riuscire in qualche esame, paura di fallire.
Ma aveva sempre preso ogni cosa di petto, qualsiasi problema, qualsiasi timore, affrontando tutto senza tirarsi indietro. Perché le paure sono solo blocchi mentali che ci poniamo quando non ci sentiamo sicuri davanti ad un ostacolo.
Questo era quello che credeva fino a quella mattina, quando un inatteso quanto inaspettato Oikawa gli aveva mandato un sms strano.
Non che di solito Tooru scrivesse trattati o saggi via sms, anzi, solitamente erano frasi sdolcinate, frivole, piene di emoji dal contenuto intellettuale simile a quello che avrebbe scritto una scolaretta di dieci anni.
Quindi, quell’sms senza faccine o cuoricini vari, serio, aveva spaventato Hajime più di ogni altra cosa.
E mille domande avevano iniziato ad affollargli la mente senza trovare una risposta soddisfacente che lo facesse calmare.
 
Sono stato dal dottore. Potresti tornare a casa appena finite le lezioni?
 
Niente emoji. Niente cuoricini.
Quindi Oikawa era serio e senza voglia di scherzare. E già questo di per sé era una potenziale catastrofe!
Le rare volte in cui lo aveva visto serio, ma serio davvero, erano solo due: il funerale di suo nonno e quando gli aveva detto di amarlo.
Ora, Hajime non credeva davvero che Tooru lo facesse correre a casa per dirgli che lo amava. E lasciare l’unica altra tragica opzione come quella più papabile, non lo lasciava tranquillo neppure un po’.
Ripose il telefono in tasca dopo aver inviato un frettoloso “ok” e tornò a prestare attenzione alla lezione.
Era la penultima in fondo, ed era appena iniziata. Avrebbe avuto ancora due ore e poi sarebbe corso a casa.
Hana al suo fianco lo vide irrigidirsi improvvisamente e s’incuriosì.
“Tutto bene?” Chiese piano, con quei suoi occhioni da cerbiatta che lo scrutavano alla ricerca di qualche indizio.
“Non lo so… Tooru è stato dal dottore e penso sia una cosa seria.” Spiegò velocemente cercando di ascoltare le parole del professore.
Praticamente aria vuota per le sue orecchie.
“Mi dispiace…” rispose Hana gentile, allungando una mano sulla sua per stringergliela con affetto.
Hajime le sorrise grato, sinceramente felice di aver trovato un’amica come lei.
“Se posso fare qualcosa…”
“Prestarmi i tuoi appunti, oggi non ci sono molto con la testa.” Il sorriso di conferma che ricevette lo rassicurò un sacco.
Prese nuovamente la penna fra le mani e cercò di prendere appunti. Quantomeno far finta di farlo.
Il professore andava scrivendo qualcosa sulla lavagna, ma la testa di Hajime era ancora a quelle parole.
Oikawa che gli annunciava di aver visto un medico e di tornare a casa il prima possibile con un freddo messaggio.
Hajime non era paranoico. E poteva fieramente affermare di non esserlo mai stato. Almeno fino a quel momento.
Fanculo.
Cacciò nella tracolla il quaderno e la penna e si fiondò fuori dall’aula abbozzando ad un’emergenza improvvisa a casa scusandosi con il professore.
Uno sguardo veloce verso Hana ed un cenno con la testa in risposta.
Lei aveva capito e gli avrebbe coperto le spalle.
In men che non si dica era già a correre fra le vie di Tokyo perché aveva perso la metro e non conosceva gli orari dei mezzi pubblici.
Fanculo. Fanculo. Fanculo.
Arrivò a casa dopo quarantacinque minuti di corsa pazza e disperatissima, salendo le scale a due a due perché la vecchiaccia del quarto piano gli aveva letteralmente fregato l’ascensore da sotto al naso.
Fanculo!
Spalancò la porta di casa trafelato, ansante, sudato come non mai e pallido come un lenzuolo.
“Hajime…” lo salutò Tooru un po’ sorpreso con un sorriso traballante e gli occhioni lucidi dietro le spesse lenti degli occhiali.
Sul tavolo della cucina, davanti all’alzatore, spiccavano mille e più fogli riportanti lo stemma dell’ospedale e due radiografie.
Il cuore di Hajime si fermò in quel preciso istante.
Il suo Tooru era forte. Il suo Tooru era la persona più forte che conosceva, una di quelle persone che si piegano, ma non si spezzano, una di quelle persone che si rialzano sempre e comunque.
Soprattutto, il suo Tooru non piangeva mai davanti a lui. Teneva per sé e per la notte le sue fragilità. Forse per vergogna, forse per orgoglio, ma Hajime rispettava questa decisione e non gli aveva mai chiesto niente. Gli stava vicino, sempre, rispettando i suoi spazi ed i confini personali che aveva tracciato.
“T-ti aspettavo fra un po’… è saltata qualche lezione?” Chiese l’alzatore sfilandosi gli occhiali ed asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
“Sono corso via.” Confessò chiudendo la porta ed avvicinandosi al tavolo.
L’occhio gli cadde sulla radiografia, ma non ci capì nulla, così spostò lo sguardo su un referto medico riportante la data di quel giorno.
Lesione grave.
Cartilagine quasi assente.
Rotula lesionata.
Operazione.
“Tooru…” non sapeva nemmeno cosa dire davvero, come iniziare, cosa chiedergli.
Sapeva soltanto che avrebbe fatto male ad entrambi e al suo Tooru, la persona più forte che conosceva, avrebbe fatto anche più male.
Quindi lo strinse a sé, depositandogli un bacio delicato fra i boccoli castani, mentre le braccia dell’alzatore gli andavano stringendo i fianchi.
Rimasero così per minuti interminabili, finché Tooru non tuffò la faccia sulla maglia sudata di Hajime e non pianse ogni lacrima che il suo corpo era in grado di produrre. E ancora rimasero così, stretti l’uno all’altro, cercando reciprocamente forza l’uno nell’altro.
Perché avevano affrontato tutto insieme, sempre, e così avrebbero continuato a fare.
Quello era solo l’ennesimo ostacolo che li spaventava, ma lo avrebbero affrontato e superato. Insieme.
  
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