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Autore: Doux_Ange    06/01/2020    0 recensioni
Partendo dal titolo con una citazione del nostro Capitano in 'Scegli me!', una serie di one-shot per raccontare come, in molte puntate, la storia tra Anna e Marco sarebbe potuta andare diversamente.
I capitoli saranno in parte presi dall'altra fanfiction che ho scritto, 'Life-changing frenzy' relativamente alle parti immutate.
*Grazie alle mie brainstormers, Federica, Clarissa e Martina!*
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SCENE DA UN MATRIMONIO
 
Che bello tornare a lavoro.
 
No, sul serio. Soprattutto adesso. Ho bisogno di tornare alle abitudini sicure, dopo il colpo.
 
Quello che avrebbe dovuto essere uno dei momenti più belli della mia vita si è trasformato in un incubo: ero tornato a casa della mia futura sposa, che sarebbe diventata mia moglie il giorno dopo, perché avevo dimenticato la giacca nel pomeriggio, e mi sono trovato davanti la scena che nessuno vorrebbe vedere.
 
Lei, sul divano col mio migliore amico, i vestiti a terra, decisamente non lo spettacolo che mi sarei immaginato. Dire che fossero sorpresi è poco, e la cosa bella è che mentre Simone non ha fiatato ma ha solo piantato gli occhi a terra, Federica ha avuto la sfacciataggine di dirmi che in fondo me l'ero cercata, non ero l'uomo di prima.
 
Gran bella giustificazione.
 
Ovviamente il giorno dopo non mi sono presentato in chiesa, ci mancherebbe pure. Non avevo nessuna intenzione di vederla, e volevo subisse almeno un po' dell'umiliazione che lei aveva riservato a me.
 
Ho sfruttato la settimana del viaggio di nozze mancato per cercare di riprendermi. Non mi sarei di certo potuto presentare a lavoro in quelle condizioni disastrose. Sarò pure anticonformista, ma sono pur sempre un Pubblico Ministero, un po' di contegno devo mantenerlo. Soprattutto non mi andava che i miei colleghi mi vedessero in quello stato.
 
Una cosa l'ho decisamente capita dopo questi sette giorni, però: le donne sono tutte uguali, vogliono cambiarti a loro piacimento, sono convinte di prendere le decisioni migliori per tutti, salvo poi stufarsi e buttarti via. Sempre un passo avanti, così da essere pronte a rinfacciarti le cose o farti cadere alla prima occasione, per avere un buon motivo per scaricarti. Ah, naturalmente con tutta la ragione del mondo.
 
Non saprei dire quanto ho pianto in questi giorni. È imbarazzante da un certo punto di vista, ma è pur vero che sfogarsi così fa sentire davvero meglio. A volte è l'unico modo per buttare tutto fuori. Poi riesci ad affrontare il resto con più chiarezza. Se non altro, non te la prendi con chiunque. La rabbia un po' è sfumata, ma questo non significa che mi comporterò allo stesso modo. No. Non mi farò più fregare.
 
Quello che spero è che in caserma ci sia da divertirsi per un po', viste le novità.
 
Il Maresciallo Cecchini mi ha informato dell'arrivo del nuovo Capitano, e immaginate un po'? Ebbene sì, è una donna. Un'altra che vorrà di sicuro ribaltare il palazzo sottosopra perché non le andrà bene niente. Un classico.
 
Avrei voluto rendermi più presentabile per non mettermela contro a priori, ma purtroppo per me sono tornato ieri e ho scoperto che quella psicopatica della mia ex mi ha strappato tutte le camicie e buttato i vestiti. Ah, oltre ad essersi portata via la macchina. Almeno la moto mi è rimasta, visto che sono andato via con quella. La moto, e il cane. Pazienza.
 
Devo ammettere che ho fantasticato un po' su di lei, non ho cercato il suo curriculum di proposito. Non ci sono moltissime donne nell'arma, e ancora meno sono quelle con ruoli di potere. Ammetto di essere curioso, chissà come sarà. Non vedo l'ora di vedere con chi avrò a che fare per i prossimi anni.
 
Arrivo in piazza in moto ed eccoli, lei e Cecchini davanti all'ingresso della caserma.
È strano che mi stiano aspettando fuori, dopotutto io la caserma la conosco già, ero convinto di doverla raggiungere nel suo ufficio, di dover essere io a fare lo ‘sforzo’ di presentarmi.
Invece mi ha già sorpreso: è un comportamento molto professionale, il suo. Dopotutto, la caserma è il suo posto, io sono una sorta di ospite.
Stando al maresciallo comunque, la capitana, come la chiama lui, è una tutta rigore e dovere, ovviamente. C'è da dire che non è sempre attendibile quello che dice lui. Vedremo un po'.
 
Una volta sceso dalla moto e sfilato il casco, mi avvicino e getto un'occhiata ai due. Da lontano lei sembra perplessa, e mi viene da ridere. Chissà che le avrà detto il maresciallo di me.
 
“Dottor Nardi, bentornato.” Saluta lui quando finalmente li raggiungo. Io ricambio, ma la mia attenzione è rivolta ad altro.
 
Il maresciallo si è scordato un piccolo particolare, quando mi ha detto che il Capitano fosse molto giovane.
 
“Capitano Anna Olivieri.” Si presenta, porgendomi la mano con cipiglio confuso.
 
Non mi ha detto che fosse così bella.
 
“Marco Nardi, Pubblico Ministero.” Rispondo io, sorridendo e rispondendo alla sua stretta decisa. “Il maresciallo mi ha parlato molto di Lei.”
 
La sua espressione si fa infastidita. Che ho detto?
 
“Il maresciallo parla molto.” Si volta verso di lui, contrariata, una sottile nota ironica nella voce che non mi sfugge. “Anche a sproposito.”
 
“Il viaggio di nozze com'è andato?” Chiede Cecchini, cercando di deviare il discorso. Io lo guardo per un attimo, prima di tornare a lei. Niente da fare, non riesco a staccare lo sguardo da quei magnetici occhi verdi. Poi mi rendo conto della domanda, ma mantengo la calma.
 
“Niente matrimonio e niente viaggio di nozze. Ho cambiato idea.” L'espressione del Capitano è curiosa, non capisco cosa pensi. Mi rivolgo di nuovo a lei. “Prego, dopo di Lei.” Le dico con un gesto della mano. Capisco che la mia affermazione possa sembrare... ehm... indifferente, ma vorrei evitare di scendere nei dettagli. Meglio tenerli per me quelli, e poi voglio tentare di fare il gentiluomo.
 
“No, dopo di Lei. Io sono il Capitano, e Lei è un ospite. Prego.” Mi contraddice con espressione altezzosa.
 
Ah. Hai capito. Decisamente comanda lei qui, l'ha messo bene in chiaro.
 
Rido sotto i baffi. Mi divertirò di sicuro.
 
Salendo le scale, comunque, penso che al di là della prima, positiva impressione che possa aver avuto di lei, è senz’altro tutta apparenza. Tanto le donne sono tutte fondamentalmente uguali. Senza contare che, se in genere tendono a controllare tutto, figuriamoci se non lo fa un capitano dei carabinieri.
 
Anna’s pov
 
Non so che pensare.
 
Mi sarei aspettata un classico pm, di quelli in giacca e cravatta dall’aria seriosa e altera, e invece il Dottor Nardi è completamente l’opposto. Ok, non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina, però...
Non solo per l’abbigliamento - giacca di pelle, t-shirt e jeans, davvero? - o il suo mezzo di trasporto - per il fronte lavorativo, intendo, perché la moto non è niente male - è stato il suo atteggiamento in generale a stupirmi.
Sembra un tipo molto sicuro di sé, spavaldo nei modi, e troppo compiaciuto di sé per i miei gusti, però non ho potuto fare a meno di notare il cambiamento di espressione quando il Maresciallo gli ha chiesto del matrimonio.
Non sono riuscita a decifrare del tutto cosa ci fosse dietro al suo sguardo improvvisamente sfuggente e adombrato, ma ho intercettato una mezza bugia. Sono abbastanza brava a leggere il linguaggio del corpo altrui, e non credo di sbagliarmi nel pensare che anche lui sembra essersi costruito addosso una corazza parecchio spessa per nascondere tutto dietro.
In fondo, è quello che faccio anche io con la divisa.
 
Mi blocco sui miei passi a questo pensiero.
Sul serio può essere un punto in comune, con uno così?
 
Marco’s pov
 
Le cose vanno peggio di come avrei pensato. Quella ha già praticamente stravolto tutto, e vuole pure far trasferire Cecchini, sostituendolo con una donna. Di sicuro questa non gliela farò passare liscia.
 
Comunque, convochiamo la signora Mastropietro per interrogarla, relativamente al caso di omicidio che stiamo seguendo.
La donna non esita a rispondere alle nostre domande.
“Io e Claudio... il professor Torresani, avevamo una relazione.” spiega in tono neutro.
“Dovevate vedervi, ieri sera?” Le chiede il Capitano, in tono molto professionale.
“Sì, ma poi non me la sono più sentita, avevo appena parlato con Don Matteo...”
”Eh, una crisi di coscienza un po’ tardiva, no?” mi intrometto io senza riuscire a fermarmi. Mi becco un’occhiata di traverso dal Capitano, ma la ignoro. “Suo marito sapeva che aveva una relazione?”
“Non lo so, non credo.”
“Senta, suo marito ha detto che Lei ha cercato di avvelenarlo con della cicuta, è vero?” prova a pressare Cecchini, ma la donna nega.
“Ma no, non è vero... mio marito non sta bene.”
 
Quando lo convochiamo, il marito, il signor Mastropietro, si comporta all’opposto della moglie.
“Io... non ho idea di chi sia questo Torresani,”
“E come mai lo seguiva? Abbiamo trovato queste nel suo computer.” controbatte il Capitano senza farsi intimidire, stupendomi non poco.
“Allora? Adesso se lo ricorda? Lei ha scoperto che sua moglie la tradiva!” esclama Cecchini, facendomi venire un nodo alla gola, che cerco di mandar giù mentre mi alzo dal divanetto su cui ero seduto, e mi avvicino alla scrivania.
Questo caso non mi piace.
“È per questo che pensava che volesse avvelenarla, per toglierla di mezzo!” accusa Anna, tagliente.
“Ma Lei l’ha preceduta e ha fatto fuori il suo amante.” concordo io.
“No, no no no, non sono stato io, è stata lei!” Tenta di negare lui, poco convincente.
“Sua moglie? E perché avrebbe ucciso il suo amante?” Il Capitano di certo sembra non farsi fermare in nessun modo.
“Non lo so, ma è stata lei che- mi vuole fare impazzire!”
“Lei è in stato di fermo.” dico soltanto. Gli elementi ci sono tutti.
 
Mentre il Capitano esce, scortando all’esterno Mastropietro, penso al suo comportamento, che mi ha colpito parecchio. Ha condotto entrambi gli interrogatori in maniera brillante, e forse non è un caso che una ragazza così giovane sia già riuscita a fare già tanta carriera da essere arrivata fin qui.
È brava, certo, ma non sono convinto. In fondo, le donne sono tutte uguali, ti fanno credere di aver capito tutto, e invece ti rendi conto all’improvviso che non hai capito niente di niente.
 
E infatti, la sua pacatezza e professionalità sembrano svanire quando lei convoca in ufficio nientemeno che Don Matteo. Inspiegabilmente, direi.
“Mi faccia capire come funziona... la signora Mastropietro viene da Lei, e Lei si interessa del caso!” Esclama, alzando immediatamente i toni. Io scambio un’occhiata incredula col maresciallo.
“Veramente io mi interesso di Cecilia e di suo marito,” si giustifica semplicemente il prete, in tono pacato.
“Questa è la sua versione dei fatti. Un’altra versione è che Lei continua a fare proselitismo. Glielo dico io che cosa rischia: un’accusa per intralcio alle indagini!” replica però lei, in tono tagliente e freddo.
“Ma alla fine la verità è sempre una sola!” è la risposta di Don Matteo. Lei fa per ribattere quando intervengo io, mettendo fine a questa strana conversazione.
“Può bastare... grazie, Don Matteo, per la sua testimonianza. Mi dispiace per averla fatta aspettare.” faccio, aprendo la porta per lui e scambiando un altro sguardo con Cecchini.
Poi mi volto a guardare il Capitano.
“Perché ce l’ha tanto con quel prete?” Chiedo, sinceramente curioso.
“Io non ce l’ho con nessuno!” mi risponde, ma è evidente che è nervosa, scontrosa. Parecchio agitata.
“Ehm...” borbotta Cecchini, facendomi capire che c’è qualcosa sotto e che lei non sta dicendo tutta la verità. Non ci penso più di tanto, però, perché in fondo nemmeno io sono stato proprio sincero. Ma non ci conosciamo, e i fatti suoi non mi riguardano né mi interessano.
“Comunque... che ne pensa? A me sembra tutto troppo semplice.” riflette il capitano, riferendosi al caso.
Non sono d’accordo.
“I criminali sono semplici... la banalità è del male.” replico con ovvietà, senza esitare. Non ci deve per forza essere una spiegazione più profonda per tutto... tipico atteggiamento femminile. “Comunque poveraccio, eh?” Commento poi in tono sconsolato.
“Chi, scusi?” chiede lei, corrugando le sopracciglia.
“Come chi? Quell’uomo! Sua figlia muore suicida e sua moglie cosa fa? Gli mette le corna con un altro, gli ha dato il colpo di grazia!” Rispondo subito, infiammandomi.
Sì, la questione mi tocca da vicino, lo capisco eccome, quel pover’uomo.
“Certo, perché il tradimento giustifica un omicidio! Cos’è, siamo tornati al delitto d’onore?” fa però lei, contraddicendomi senza esitare. Nel suo tono, l’accusa è evidente.
“Non sto dicendo questo, solo che i tradimenti hanno delle conseguenze!”
Chissà se lo capisce, così. Non è che solo perché è una donna, ha meno colpe!
“Eh sì... sì,” borbotta Cecchini, beccandosi un’occhiata dal Capitano, che ha l’effetto che speravo non sortisse, perché lui si tira subito indietro. “però ha ragione Lei!”
Sposto lo sguardo dall’uno all’altra, che mi rivolge un sorrisetto compiaciuto.
Ma tu guarda cosa devo sopportare.
 
È solo il primo giorno, e ci siamo già scontrati parecchie volte. Praticamente pensiamo tutto all'opposto. Come si può intuire, non mi va a genio il fatto che sottovaluti la gravità di un tradimento. O che pensi che una donna non sia in grado di commettere un reato tanto grave come un omicidio.
Sarà anche bella, ma per il resto è proprio insopportabile.
 
Anna’s pov
 
Al commento del pm sui coniugi Mastropietro, sinceramente nemmeno mi stupisco.
Dopotutto, da uno che decide all’ultimo secondo di non sposarsi, cambiando idea, non mi sarei aspettata niente di diverso.
Anche se c’è qualcosa di strano nel suo modo di fare... è sempre sulla difensiva, ed è intervenuto più volte con osservazioni legate dallo stesso filo conduttore, durante l’interrogatorio. È come se inconsapevolmente volesse dire qualcosa di sé, ma poi si trattenesse o cercasse di dissimulare.
Comunque, non sono affari miei. Il suo atteggiamento mi infastidisce e basta. Soprattutto la sua costante pretesa di aver ragione a tutti i costi mi urta non poco.
Anche io voglio aver ragione, sono convinta delle mie idee, e se pensa che mi tirerò indietro fermandomi alla superficie si sbaglia di grosso.
Certo, la testardaggine è un altro aspetto in comune che mi irrita.
 
Durante la pausa pranzo, incontro casualmente Cecchini al bar - di nuovo col prete - e scopro che è andato a fare la spesa e che nel tempo libero cucina, oltre ad aver riflettuto sul caso.
Ammetto di essere sorpresa, questa è una cosa che non avrei pensato di associare al maresciallo.
Oddio, non è che me la beva così facilmente: Cecchini non mi sembra proprio il tipo da spesa e cucina, ma non si sa mai.
 
Marco’s pov
 
Una volta tornati in caserma dopo pranzo, controlliamo le telecamere di sorveglianza che hanno ripreso l’assassino.
 
“È l’unico accesso per arrivare a casa della vittima, sono le 20.14 e l’orario è compatibile con quello del delitto,” spiega l’appuntato Zappavigna.
“Quindi questo è l’assassino,” afferma il Capitano, indicando la figura sullo schermo.
“Potrebbe essere benissimo Mastropietro, ma ce l’abbiamo anche all’uscita?” chiedo io.
“Sì... Eccolo, 21.23.”
“Quindi l’assassino entra alle 20.14 ed esce alle 21.23... Un’ora e nove minuti dopo. Che ha fatto per un’ora e nove minuti?” Commenta stranita lei, rivolgendomi un’occhiata incerta. In effetti ha ragione.
“Forse lui e la vittima hanno discusso, magari cercava qualcosa,” prova Cecchini.
Lei non sembra convinta.
“Il problema è un altro... maresciallo, mi può recuperare il verbale di Mastropietro, di quando è venuto in caserma? Che ore erano?”  
“C’è scritto qua... 20.17.” Le risponde lui.
“Ah no, non può essere lui. Era in caserma, alibi perfetto.” Constato io, prima di avere l’illuminazione. “E chi ci dice che non sia una donna?”
“Ah... ovviamente sta pensando alla moglie,” Il tono da saputella che ha usato il Capitano non mi piace per niente.
“Ovviamente.”
“Maresciallo, può prendere il verbale del suo amico prete, per cortesia? Lo dia al pm!” Fa lei, con un sorrisetto compiaciuto.
“Okay, non può essere nemmeno lei. Alle 21.20 stava in canonica... testimone un prete.” Ammetto, sconsolato.
Quanto mi urta il fatto che abbia ragione lei.
“Sembra quasi che le dispiaccia” Ti pareva che non mi beccava. “Comunque il maresciallo ha ragione, dobbiamo ricominciare da capo. Cecchini, oggi è pieno di sorprese! Sa che va a fare la spesa e cucina anche?” esclama, piacevolmente colpita.
Io ascolto Ghisoni, entrato a riferirci un nuovo elemento, solo per metà, ancora fermo alla frase di lei, che esce per parlare con Zappavigna. Beh, anche io cucino, eppure non mi sembra di aver ricevuto complimenti in merito...
Scuoto la testa. Cosa me ne importa, in fondo? Lei nemmeno lo sa né lo saprà, anche perché mi sta antipatica, cosa pensa non mi riguarda.
Mi distraggo notando l’aria abbattuta di Cecchini.
Quando gli chiedo quale sia il problema, mi risponde che lo trasferiranno.
Io sono sconvolto.
Cosa? Quella è appena arrivata, e ha già deciso che il maresciallo deve andar via, dopo tanti anni di servizio qui e senza nessun motivo?
Torno a guardarla: non mi sbagliavo, le donne sono tutte uguali.
Peccato, perché stavo iniziando a rivalutarla.
 
Chiacchierando con il maresciallo davanti alla caserma sperando di distrarlo un po’, intravedo il Capitano andare via, non prima di aver teneramente baciato sulla guancia un ragazzo in giacca e cravatta. La cosa mi incuriosisce non poco.
 
“Ma chi è quello?” Mi informo, appoggiato alla moto.
 
“Quello è Giò, Giovanni. Quello è l'ex fidanzato della Capitana.”
 
“Ah!” Andiamo bene. “Ma... l'ha lasciata!” Furbo questo, ha capito prima di legarsi le mani con quella pazza.
 
Il maresciallo nega. “Peggio.” Risponde con tono solenne, facendosi il segno della croce. Oddio.
 
“No, sta morendo?” Se è così mi dispiace, poveri.
 
“No, che sta morendo... Si vuole fare prete!”
 
Mi trattengo dallo scoppiare a ridere. Dev'essere proprio disperato, e lei una pazza sul serio, per fare una scelta del genere. Poi però mi riprendo, sempre più convinto della mia idea. “Ha visto come ci riducono?”
 
“Chi?”
 
“Le donne, maresciallo! Io ho capito quello che sta facendo,” lo rimbecco, riferendomi al suo tentativo - inutile - di compiacere il Capitano, “ma non cambi mai per una donna!”
 
Lui cerca di negare, ma io insisto. Ormai nessuno me lo toglie dalla testa. Poi cambio argomento, ricordandogli della partita di domani. Almeno quello, non ce lo possono togliere.
 
Torno a casa, e per qualche motivo ripenso alla scenetta avvenuta poco fa in piazza.
Getto un’occhiata intorno a me, cercando di capire cosa mai abbia potuto fare Anna, o meglio il Capitano, da spingere il suo fidanzato a volersi fare prete.
È una scelta davvero drastica, in fondo.
Oddio, in parte forse lo capisco: lei è autoritaria (e se lo è in ufficio, figuriamoci a casa), sicura di sé, super professionale, già Capitano a soli 27 anni e con un curriculum da far invidia a chiunque... Miss Perfezione, insomma. Per certi versi, il suo modo di fare mi ricorda la mia ex, anche lei non ha mai avuto problemi a farsi obbedire alla lettera. Però...
Però c’è qualcosa che mi sfugge, in quello sguardo.
È una molto determinata, questo sì, ma ogni volta che la guardo negli occhi, è come se dietro la sicurezza superficiale, andassi a sbattere contro un muro.
L’avrò visto per una frazione di secondo, probabilmente, ma c’è un velo di malinconia dietro che non mi spiego.
Riflettendoci bene, c’è anche la sua apparente antipatia per Don Matteo.
Collego improvvisamente i due fatti: la volontà del fidanzato di farsi prete, e il parroco di Santa Eufemia.
Forse le questioni sono legate... forse c’entra qualcosa quest’ultimo.
Forse, il comportamento di lei, in effetti, è condizionato dalla scelta di lui.
Corrugo le sopracciglia: cos’è, lei dà la colpa a Don Matteo? Pensa che lo abbia plagiato? Ma... lo fa perché è realmente così, oppure perché cerca un capro espiatorio per non ammettere che è colpa sua?
C’è da dire che io, lei, non la conosco affatto fuori dalla caserma. Anzi, non la conosco affatto, punto. L’ho incontrata oggi, quindi qualsiasi cosa pensi di lei, non è certo definitiva. Non so che tipo sia nella vita privata - e onestamente mi ha sorpreso, vederla baciare lui in modo così dolce, non so nemmeno perché - quindi non posso giudicare.
Noto l’orologio appeso al muro, e sbarro gli occhi.
Perché cavolo sto pensando al Capitano da un’ora?! Sono rientrato che erano le 17.30, adesso sono le 18.30 passate.
Non so nemmeno io cosa mi è preso.
 
Anna’s pov 
 
Sono rientrata da poco in quella che adesso è casa mia.
Davvero non pensavo che le cose sarebbero andate così.
Ero convinta che, finalmente, io e Giovanni avremmo potuto cominciare la nostra vita insieme come si deve, adesso che abitiamo entrambi nella stessa città, e invece...
Rivederlo, oggi, non mi ha affatto aiutata, anzi.
Il mio umore è a terra.
Continuo a chiedermi in cosa ho sbagliato, perché non ho capito, non mi sono accorta di nulla... Incolpare il prete è la via più facile, ma so bene che lui c’entra poco.
È stato accanto a Giovanni quando io non c’ero, gli ha dato il sostegno che da parte mia gli è mancato.
Don Matteo non c’entra nulla, però, con la decisione di Giovanni, lo so.
E lo sa anche il pm, probabilmente. Avrà intuito qualcosa di sicuro, considerato che l’ho visto parlare con Cecchini mentre andavo via. Il maresciallo adora raccontare e occuparsi dei fatti di tutti, compresi i miei, quindi gli avrà detto come stanno le cose.
E lui avrà fatto due più due. Per quanto fastidio possa darmi, non gli darei ragione per nulla al mondo, però.
 
Quanto mi infastidisce, quell’uomo! Non avevo mai incontrato nessuno che detestassi a prima vista.
Non fa altro che contraddirmi. Per carità, è molto bravo nel suo lavoro, anche se detesto i suoi metodi (mi sono informata su di lui, ovviamente), ammetto che ci sa fare.
È testardo, questo si nota subito. Ma io lo sono più di lui.
È sicuro di sé, ma anch’io.
È terribilmente ironico e le battutine sarcastiche non risparmiano nulla. Di certo non vado a dirgli che in realtà mi fanno ridere, perché significherebbe dargli ragione, e abbiamo appurato che io non voglio dargliela.
In generale, comunque, è un uomo impossibile da gestire. Insopportabile. Quel sorrisetto strafottente perennemente stampato in faccia mi innervosisce come poche altre cose.
Però...
C’è qualcosa, nel suo modo di fare, che sfugge a questa facciata dura e misogina.
Non riesco nemmeno a capire cosa sia. Ma so che c’è.
Per certi versi, lo sento quasi affine, per quanto mi costi confessarlo perfino a me stessa.
Siamo diversissimi, eppure... so che lui non è solo quel che appare. Sono sicura.
Chissà se andremo mai d’accordo... dopotutto, dovremo lavorare a stretto contatto, me lo ritroverò giornalmente in caserma, e farci la guerra non è la soluzione migliore.
Senza contare che in fondo - molto in fondo - Cecchini finora ha avuto ragione su tutto, magari è vero che alla fine il pm mi piacerà...
Per il momento, spero solo di non passare le ore in ufficio a litigare con lui come ho fatto oggi.
 
 
Marco’s pov
 
Oggi abbiamo convocato in caserma una studentessa che ha avuto una relazione col professor Torresani, come la moglie di Mastropietro.
Abbiamo dovuto riaprire tutte le piste, ricominciare tutto da capo.
Il Capitano, dopo una veloce occhiata all’orologio, ci informa che al momento non abbiamo altri elementi. Prima che io e il maresciallo usciamo, però, ci blocca.
“Ah, un’ultima cosa...” dice, rivolgendosi principalmente a me. “Ho pensato di organizzare una cena con tutta la caserma, per conoscerci un po’ meglio... Maresciallo, naturalmente anche sua moglie e sua figlia saranno le benvenute. Volevo approfittare per invitare anche Lei, se le va e non ha altri impegni. Per domani, stasera so che c’è la partita e ho sentito che andrete a vederla.”
 
Resto sorpreso un attimo. Un pensiero gentile, lei?
“Perché no, è una bella idea.”
“Molto... e comunque non è un problema, a me la partita non mi piace,” si intromette Cecchini, al che io lo guardo sconvolto: ma che sta dicendo?
“Cosa? Maresciallo!” Cerco di rimetterlo sulla retta via.
“A me non mi piace!” torna a dire lui, “il calcio, la partita, a me non... io preferisco musica classica, operetta, opera...” elenca, mentre io spalanco gli occhi.
Il Capitano ha un sorrisetto compiaciuto. E ti pareva.
“Dottor Nardi, se ne faccia una ragione, ci sono uomini che riescono a sopravvivere anche senza guardare una partita di calcio.”
Io le rivolgo un’occhiata sprezzante. “Ah, sì sì sì, ha ragione, perfettamente, ma non è vita... sopravvivenza.”
Lei non si lascia intimidire, con mio enorme disappunto.
“La ringrazio per la giacca,” ribatte, invece, “anche se può fare di meglio. È stato un piacere.” conclude, afferrando chiavi e cellulare per poi uscire dal suo ufficio.
Io abbasso gli occhi sull’unica giacca che mi è rimasta - non so come mi sia trattenuto dal risponderle male - e mi rivogo a Cecchini.
“Maresciallo, io non la riconosco più!”
“Io ho cercato di bilanciare..”
“Ma cosa, la musica classica, cos’è?” Lo interrompo. Non può mica cercare di compiacerla a vita, per di più a suon di bugie! “Maresciallo, dignità!”
Ci salutiamo, dandoci appuntamento per la sera in ogni caso, perché a lei avrà anche detto che la partita non gli piace, ma a vederla verrà eccome.
 
Mentre guardiamo la partita, e subito dopo un goal eccezionale che decreta la vittoria, vediamo entrare in sala nientemeno che... il Capitano.
La osservo a occhi sbarrati. Mi fa uno strano effetto, vederla in un abbigliamento che non sia la divisa.
Certo che così è ancora più carina...
Cecchini non sa più dove nascondersi.
Riordino i pensieri, mi faccio coraggio e prendo la parola.
“Capitano, buonasera! Come mai da queste parti?”
Lei mi rivolge un’occhiata indagatrice. Quello sguardo così intenso mi mette in soggezione.
“Salve, Dottore. In realtà è una coincidenza, sono qui con mia sorella, vi ho intravisti dalla sala accanto e ho pensato di passare a salutare...”
Non avevo idea che avesse una sorella, ma Cecchini è nei guai. E infatti...
“Buonasera, Cecchini... non so, mi vuole spiegare cosa ci fa Lei qui?”
Lui diventa piccolo piccolo. “Ehhh, pure io passavo di qua, li ho visti e... sono rimasto a festeggiare.”
Bella scusa, se non l’avesse detta a una che non ci ha creduto nemmeno un po’.
“Non aveva detto che il calcio non le piaceva...?”
“Prima non mi piaceva, ora ho visto a loro e sono diventato tifoso dell’Italia.”
Di male in peggio.
“Certo... la musica classica, l’opera... carina, la messinscena.”
Ahia, mi sa che è meglio intervenire, anche se lui l’ha combinata grossa. Io l’avevo avvertito.
“Quale messinscena, mi scusi?” Lo difendo, però. “Lei vuol sostituirlo con una donna e lui sta cercando di fare tutto quello che può, anche se gli ho detto che tanto è tutto inutile.”
Adesso vede!
Lei mi rivolge uno sguardo incredulo, spalancando gli occhi verdi, prima di tornare con l’attenzione sul maresciallo.
“Chi ha mai parlato di sostituire?”
“L’ho sentita al telefono,” ribatte prontamente lui in tono arrabbiato, “ha detto che sono pigro, che non sono in forma, ‘meglio le femmine’, la mia scrivania non si sa che fine ha fatto...” elenca.
Lei abbassa lo sguardo, e ho la netta sensazione che stia cercando di trattenersi dall’urlare. Cos’è, pensava che non l’avremmo beccata?
Inspira a fondo.
“Al telefono stavo parlando del gatto di mia sorella,” spiega, e tutti arretriamo istintivamente di un passo. Cosa? “E domani arriva una scrivania migliore... per Lei! Non ho mai pensato di sostituirla,” afferma in tono leggermente deluso, prima di continuare, “fino ad ora.”
Incrocia per un attimo il mio sguardo, e torna di nuovo, in modo più evidente, quello che avevo già intravisto una volta: tristezza.
Dura solo un istante, poi lei ci saluta, voltandoci le spalle e andando via.
Capisco che il comportamento di Cecchini l’ha colpita più di quanto pensassimo.
Si sarà sentita presa in giro, sottovalutata. Non ha tutti i torti, in questo caso, il maresciallo avrebbe dovuto essere sincero.
Spero non sia troppo dura con lui, domani.
 
La giornata in caserma è stata lunga, e non siamo riusciti a venire a capo del caso.
 
La sera, mi dico che devo spicciarmi. Prima di andare alla cena con tutta la caserma,  ho una partita di calcetto con gli amici, ma meno male che mi sono portato dietro il completino. Ho fatto tardi, e mi stressa passare da casa due volte (ci dovrò tornare per cambiarmi prima di andare al ristorante) perché dovrei fare inutilmente il doppio della strada, così approfitto del fatto che il Capitano sia andata via, e mi cambio nel suo ufficio. Ho appena infilato i pantaloncini quando squilla il cellulare. È quella pazza della mia ex, non ci posso credere, ha pure il coraggio di chiamarmi per riavere il cane.
 
Le sto proprio dicendo che se lo può scordare quando mi giro e vedo... il Capitano. Chiudo immediatamente la chiamata in faccia a Federica senza pensarci due volte. “Oh, scusi.” faccio, in imbarazzo, mettendomi la maglietta. Dal suo sguardo direi che è quantomeno furiosa.
 
“Lei mi deve aver frainteso,” esordisce, cercando di evitare di guardarmi. “quando ho detto che poteva fare meglio intendevo almeno indossare una camicia.”
 
“Sì, ma io credevo che se ne fosse andata.” Pessima scusa, lo so.
 
“Già.” Appunto. “Ma la domanda è che cosa ci fa in mutande nel mio ufficio?!”
 
“No, aspetti, no, tecnicamente sono dei pantaloncini, questi.” Cerco di spiegarmi meglio. “È che ho una partita prima della cena e mi dovevo cambiare e allora... non mi andava di passare da casa. Scusi.” tento, con le mani giunte. Mi sa che non sto ottenendo grandi risultati, però.
 
“Lei è imbarazzante, lo sa?” Aspetta, non riesco a decifrare quello sguardo. Sono così da buttare?
 
“Mah, sono un po' fuori forma, però... non esageri.” Cerco di difendere il mio orgoglio maschile, ehi!
 
“Non per quello, e neanche perché si comporta da adolescente e usa il mio ufficio come spogliatoio.” Simpatica. E allora che ho fatto per meritarmi l'appellativo. “Lei è imbarazzante perché prima lascia la sua fidanzata sull'altare e dopo si vuole prendere anche il cane.”
 
Eh? Devo aver capito male. “Scusi?”
 
“È un paese, le voci corrono.”
 
Okay, ora la odio ufficialmente.
 
“Ah certo, io non sono un santo, come certi suoi amici.” Beccati questa. Non ha il diritto di parlare di cose che non sa, e forse fa bene il suo ex a farsi prete, almeno se l'è tolta di torno.
 
Lei ha un'espressione profondamente offesa, ma non mi dispiace per niente. “Sa, è un paese, le voci corrono.”
 
Si volta a prendere alcuni fascicoli dalla sua scrivania, e per un secondo temo che me li voglia sbattere in faccia. “Si sbrighi ed esca... con contegno, se ci riesce.” Mi rimbecca, prima di girare i tacchi e andare via.
 
Io ridacchio, prendendo il borsone. Oh sì, mi divertirò un sacco. Ma ci penserò dopo, pure alla cena, ma ora... partita!
 
Anna’s pov
 
Non ci posso credere!
Ok, accetto tutto, ho una caserma piena di uomini, ma non questo.
Ritrovarmi il pm mezzo nudo in ufficio non rientra tra le scene a cui ci tenevo ad assistere.
Dire che sono arrabbiata è poco. È di una sfacciataggine assurda! Cambiarsi, non so, in bagno, gli sembrava troppo complicato da fare? È il mio ufficio, come si è permesso? Per di più, ci mancava la telefonata con la ex, e la battutina sulla mia relazione. Quindi non solo ha capito, l’altro giorno, mi sfotte pure!
Meno male che mi sono tenuta a distanza, ho rischiato di prenderlo a colpi di fascicolo, giuro.
La cosa che più mi innervosisce è che mi tiene testa e mi prende in giro senza mai passare il confine dell’educazione.
Non è mai abbastanza diretto da permettermi di rimetterlo in riga come si deve, accidenti!
La frecciatina su Giovanni non mi è piaciuta affatto.
Io avrò anche fatto lo stesso con la sua ex, ma parliamo di situazioni diverse. È stato lui a lasciare lei sull’altare, per di più ora vuole pure il cane, mentre nel mio caso, il mio fidanzato mi ha lasciata per entrare in seminario... non c’entra niente.
Cavolo, quanto non lo sopporto!
 
Marco’s pov
 
A calcetto, sono stato distratto per tutto il tempo.
Avevo la testa ancora ferma alla conversazione col Capitano.
Farla innervosire sta diventando il mio sport preferito. Adoro stuzzicarla, provocarla per avere una sua reazione, c’è qualcosa che mi spinge a cercare sempre lo scontro, con lei.
Forse davvero non è come le altre.
Non pensavo mi avrebbe tenuto testa in quel modo, poco fa. Era chiaramente una situazione di disagio, per lei, ma non si è lasciata intimorire. Quello sguardo indispettito mi ha divertito non poco, a prescindere dalla sua insinuazione.
Certo, io le dicerie le sto aumentando col mio atteggiamento, quindi non è che posso biasimarla più di tanto.
Comunque sia, devo darmi una mossa a cambiarmi. Ci manca solo che arrivi tardi alla cena e la faccia infuriare ancora di più con me.
Togliendomi il casco, rimango interdetto: perché mi importa tanto quello che può pensare lei, ora?
Mah.
Comunque sia, ho a mala pena il tempo di pensarci, che mi rendo conto che la porta di casa mia è spalancata.
Entro, guardingo, senza sapere cosa aspettarmi, e ci trovo dentro l’ultima persona che vorrei vedere.
Federica, la mia ex.
 
“Che ci fai qua?” le chiedo freddamente. Questa non ci voleva proprio.
“È anche casa mia,” dice lei con ovvietà.
“No, non più. Ti sei presa la macchina, mi hai buttato via tutti i vestiti e mi hai strappato le camicie. Dimmi cosa vuoi da me!”
“Non ti sei presentato il giorno delle nozze, in chiesa, e mi hai fatto fare la figura della cretina.” ha il coraggio di dirmi.
“Tu andavi a letto col mio migliore amico... l’ho scoperto la sera prima delle nozze... cosa ti aspettavi? Mi dici cosa vuoi da me?” Torno a chiedere, alzando di nuovo i toni.
“Patatino, è il mio cane e me ne occupo io.”
“No, Patatino me lo tengo io, almeno lui mi è stato fedele.”
Federica esita solo un attimo, prima di voltarsi verso la parete di fronte.
“Quello,” fa indicando una tela, “è il quadro che ho scelto io, ne converrai anche tu che devo prenderlo.”
Le rivolgo un’occhiata incredula.
“Prenditelo e sparisci.” dico soltanto, andando via.
Dopo qualche minuto, lei si decide finalmente ad andarsene.
 
Ci mancava solo questa per migliorare il mio umore, stasera. Dire che sono furioso è poco.
Nonostante i buoni propositi, arrivo comunque tardi alla cena, e l’idea che stiano aspettando tutti me e possa sentirmi fare una ramanzina non riesco a mandarla giù.
 
Arrivato al ristorante, saluto appena. Non riesco a celare il mio nervosismo.
Nessuno dice nulla, neppure lei, ma il timore del suo giudizio mi rende ancor più irrequieto, e finisco per trattare involontariamente male tutti.
Partecipo poco, e quelle due parole che dico sono al limite dell’educazione.
Sarebbe stato meglio se fossi rimasto a casa. Avrei dovuto sapere che la visita della mia ex avrebbe compromesso la serata. Mi ha già rovinato la vita, dopotutto.
Sono tutti interdetti, di solito non mi comporto così. C’è disagio nell’aria e so che è colpa mia. La birra che ho bevuto peggiora le cose.
Il Capitano, poi, diventa il mio bersaglio preferito, tanto può contraddirmi poco in questo contesto.
 
Vista l’atmosfera poco rilassata, vanno tutti via poco dopo aver finito di cenare.
Tutti, tranne una persona.
Anna.
Non capisco perché sia ancora qui. Avrebbe avuto tutto il diritto di andarsene via per prima, eppure è rimasta indietro.
Avverto una strana sensazione in fondo allo stomaco quando lei solleva lo sguardo, puntando le sue iridi verdi colme di preoccupazione su di me.
 
Anna’s pov
 
Sono andati via tutti, visto lo strano comportamento del pm.
Io sono rimasta, però.
Ha litigato con tutti, lui, perfino con me, senza un vero motivo.
Non capisco perché si sia comportato così, quando abbiamo battibeccato in caserma era tranquillo.
Non so cosa sia successo nel frattempo, ma non mi andava di lasciarlo da solo, adesso. Non so perché io sia rimasta, in realtà, però vorrei tentare di capire.
Cerco di incrociare il suo sguardo, che mi ha evitato per tutta la sera.
“Posso... sapere cos’ha stasera?” provo, esitante.
Lui però non cede. “Non sono affari suoi.”
Non che non me lo aspettassi, ma se pensa che possa liquidarmi con una risposta così, si sbaglia.
“No, certo, però... penso di meritarmi una spiegazione, dopotutto non ha fatto altro che trattarmi male senza che io facessi nulla.”
Lui mi riserva un’occhiata gelida.
“Non sono tenuto a dargliela.”
Mi impongo di restare calma. La mia preoccupazione resta.
Probabilmente c’entra la sua ex, col suo comportamento, considerato la faccia che ha fatto in caserma quando l’ho nominata, e il modo in cui le parlava al telefono.
Non solo per il nervosismo di oggi, in realtà, ma in generale, per il suo modo di pensare sulle donne. Sembra avercela a morte col genere femminile, e la cosa mi urta.
Non solo perché non va bene generalizzare, ma perché non si giudica mai una persona senza sforzarsi di conoscerla, e forse nemmeno in quel caso si dovrebbe.
E poi, le sue provocazioni gratuite, stasera, mi hanno offesa parecchio, anche se ho cercato di non darlo a vedere.
Ma non mi voglio arrendere.
“Naturalmente no,” concedo, “ha ragione, non sono affari che mi riguardano. Volevo solo dirle che... comunque sia, anche se siamo solo colleghi di lavoro e non ci conosciamo affatto, al di là delle nostre differenze di vedute... insomma, se ha bisogno di parlare con qualcuno, sa dove trovarmi.” Dico semplicemente, prima di andare via, lasciandolo da solo al tavolo.
 
Torno a casa a piedi, cercando di dare un taglio alla strana ansia che mi ha assalito poco fa.
Non so nemmeno perché ho insistito tanto con lui, perché ho reagito in quel modo.
È stato terribile lui, con me, perché mai dovrei aiutarlo?
Ripenso alla scena in ufficio di qualche ora fa, alla sua voce che, seppur piena di rabbia, tremava. C’era dolore nei suoi occhi.
Ricordo la mia reazione quando Giovanni mi ha detto di voler diventare sacerdote.
Speravo fosse tutto uno scherzo, o di aver capito male. Speravo fosse un incubo.
L’unica cosa che sono riuscita a fare è stata fuggire, io che non sono mai scappata davanti a niente.
Ero talmente sconvolta, paralizzata, da non riuscire nemmeno a piangere.
Non l’ho ancora fatto. Non ce la faccio. È come se fosse tutto bloccato dentro.
Non riesco a sfogarmi, ma nonostante io stia malissimo, è evidente che io sia capace di controllare le mie emozioni meglio del pm. Non che io gliene faccia una colpa.
Forse anche lui sta soffrendo per amore, dopotutto.
È un’altra cosa che abbiamo in comune.
Stanno iniziando a diventare troppi, questi aspetti, adesso.
Forse non siamo così diversi come pensavo.
Però... ogni volta che io cerco di fare un passo verso di lui, lui me fa cento indietro. È come se volesse tenermi a distanza, come se avesse paura del genere femminile. Era sulla difensiva anche con la signora Mastropietro e con Lucilla, la studentessa universitaria, e si trattava di banali interrogatori. Lavoro, insomma.
Forse ho commesso l’errore che non avrei dovuto fare, giudicarlo troppo in fretta.
Magari il matrimonio saltato non è davvero colpa sua, o non solo.
Lui non aiuta, però, comportandosi così.
Io vorrei solo che cercassimo di andare un po’ d’accordo, perché lavorare insieme così è davvero difficile.
 
Marco’s pov 
 
Quando rientro a casa, l’arrabbiatura non mi è ancora passata.
Ce l’ho con tutti. Anzi, ce l’ho solo con Federica, e con me stesso.
Le sto permettendo di controllare la mia vita anche se non stiamo più insieme, tanto che me la prendo con chiunque mi capiti a tiro che appartenga al gentil sesso.
Ossia Anna. Cioè, il Capitano.
Non riesco a capire il suo comportamento di poco fa, al ristorante.
Durante la cena ha sì risposto per le rime, ma in modo molto più pacato, cercando di spegnere le provocazioni, piuttosto che alimentarle. In questi giorni non ho fatto altro che trattarla male, in generale, eppure poco fa è stata l’unica a restare con me.
Non mi conosce affatto, al contrario degli altri che non si sono dati la pena di indagare, eppure è rimasta. Mi ha offerto aiuto nonostante io continuassi a respingerla.
Mi ha teso la mano nonostante io avessi solo provato ad attaccarla.
L’ho giudicata troppo in fretta, forse. In fondo lei non ha nessuna colpa, se non quella di essere diversa da Federica. Sì, è una colpa, questa. Perché significa che ho sbagliato su di lei, e ammetterlo mi dà fastidio. È diversa, merita di essere conosciuta per bene, senza fretta o pregiudizi, anche solo per poter lavorare meglio insieme. Ma non posso ammetterlo, questo.
Io le donne le odio, non voglio averci più niente a che fare, non voglio avvicinarmi a nessuna nemmeno per sbaglio.
E Anna non la sopporto, non sarà una semplice, apparente differenza con Federica a farmi cambiare davvero idea su di lei.
Neppure il fatto che mi tenga testa con quella sicurezza.
Che sia determinata, tosta... intelligente, competente. Ma anche sensibile e gentile. Bella...
Mando giù il nodo alla gola.
Va bene, tanto sono a casa da solo, così posso ammetterlo.
Lei mi affascina, e parecchio. Sono molte le cose di lei che mi attirano. E la conosco appena da qualche giorno.
Ma nonostante l’offerta di pace, sono certo che anche lei mi detesta allo stesso modo, quindi non cambia nulla. È più facile continuare come abbiamo fatto finora.
 
Il giorno dopo, chiudiamo il caso in mattinata, e alla fine avevamo ragione tutti e due, sia io che il Capitano. Entrambi i coniugi erano colpevoli.
 
Approfitto del momento per tentare di arginare il danno che ho combinato.
 
“Io volevo scusarmi per ieri sera,” esordisco, ma lei sorride come a minimizzare la cosa. Continuo lo stesso. “No, no, davvero. Sono stato imbarazzante, oltre ad averla offesa.”
 
“Lasci stare, io ho esagerato.” mi risponde però lei, con tono gentile. “Le sue questioni personali non mi riguardano.” Forse ho davvero sbagliato a giudicarla così in fretta. Forse.
 
“Già, alle volte le cose non sono così semplici come sembrano.” le rispondo, e mi rendo conto di parlare anche per me. Non la conosco, e d'altra parte non so perché il suo ex abbia preso quella scelta, né altro su di lei. Certo, pure lei avrebbe potuto evitare quelle affermazioni, ma diciamo che io l'ho provocata. E al ristorante è stata molto gentile con me, anche se me lo meritavo affatto. “La saluto, Capitano.” Le faccio un cenno, facendo per andar via.
 
Lei però mi ferma.
“Aspetti...”
Io mi volto verso di lei, sorpreso.
Mi rivolge uno sguardo timido ma risoluto.
“Mi chiedevo se... le andava di ricominciare tutto da capo, di lasciarci alle spalle tutto quello che è successo in questi giorni e ripartire da zero.”
Io la osservo per diversi secondi, esterrefatto.
Non me lo aspettavo, eppure io stesso mi ero detto, ieri, che non bisogna mai fermarsi all’apparenza. Che non tutto è come appare.
Forse potremo davvero andare d’accordo, noi due.
Così decido di accettare la sua proposta, e le porgo la mano, il cuore inaspettatamente più leggero.
 
Anna’s pov
 
Marco allunga la mano verso di me, e mi sento sorprendentemente felice.
Osservo la sua espressione e mi accorgo che sembra diverso, più rilassato, un sorriso sincero che si fa strada sul suo volto senza che lui lo trattenga.
Mi tornano in mente le parole di Cecchini all’arrivo del pm in caserma. “Sono sicuro che le piacerà”, aveva detto.
Forse ci aveva visto bene, lui, aveva guardato più in là, oltre la corazza che entrambi ci siamo costruiti addosso o, più semplicemente, ha capito subito che le nostre diversità avrebbero solo potuto avvicinarci.
Mentre mi chiedo dove mai ci porterà questa nuova avventura insieme, finalmente cominciata, mi accorgo che Marco mi fissa, la mano tesa, aspettando ancora una risposta da parte mia.
Ricambio il suo sorriso, stringendogli la mano.
“Capitano Anna Olivieri.”
“Marco Nardi, Pubblico Ministero.”
 
 
Eccoci qui, giunti alla fine di questa avventura.
Fra tre giorni inizierà la nuova stagione di Don Matteo, la numero 12, e chissà cosa ci aspetta...
Intanto, il modo più giusto per concludere questa serie di ‘finali alternativi’ dell’undicesima stagione, ci sembrava questo: tornare al primissimo episodio che li ha visti insieme. Spianare loro la strada.
Per chiudere il cerchio.
Ho l’impressione che ci rivedremo molto presto con un’altra raccolta - perché di sicuro ci saranno altri ‘finali’ che non resisteremo alla voglia di modificare - ma, per il momento, godiamoci i nuovi episodi.
Vi ringrazio tanto per avermi fatto compagnia in queste storie, e spero che le altre vi piaceranno altrettanto.
Grazie alle mie brainstormers, Federica, Clarissa e Martina, senza le quali questa raccolta non sarebbe forse mai nata.
A prestissimo,
 
Mari
 
 
 
 
 
   
 
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