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Autore: Carme93    06/01/2020    3 recensioni
La notte di Natale è il momento più magico dell'anno, momento che tutti vorrebbero trascorrere al fianco delle persone care; purtroppo ciò non è sempre possibile. A volte, però, anche a molti chilometri di distanza dalla propria famiglia si può trovare la felicità. Ed è quello che accadrà a Charlie Weasley quando si trasferirà in Romania per seguire il suo sogno.
[Questa storia si è classificata quarta al contest "Let it snow [Holiday Contest]"indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP].
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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[Questa storia si è classificata quarta al contest "Let it snow [Holiday Contest]" indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP. Ho utilizzato il pacchetto 10:
A si è appena trasferito nel vicinato di B e passerà le feste lontano da casa per la prima volta. B decide di invitarlo a casa sua per far sì che non sia solo e tra i due l’attrazione è evidente.
Oggetto: cioccolata calda
Luogo: un luogo elevato da cui ammirare il panorama
Bonus: A insegna a B come cucinare un piatto legato alle tradizioni della sua famiglia]. 


 
 


Dolce Natale
 
 




Si passò una mano tra i folti capelli rossi e si osservò allo specchio, sfiorando con un dito la bruciatura fattasi quella mattina.
I longhorn romeni erano dei bei cuccioloni, ma decisamente pericolosi.
E Charlie Weasley, nonostante lavorasse da poco nella riserva, ne era già pienamente consapevole, ma di certo ciò contribuiva a entusiasmarlo.    
Coprì la bruciatura con una crema pastosa e maleodorante che gli avevano prestato i colleghi. Se solo l’avesse visto sua madre, avrebbe dato sicuramente di matto!
Pensare a sua madre, gli procurò una stretta al cuore: per la prima volta avrebbe trascorso le festività lontano dalla sua famiglia. A essere precisi avrebbe dovuto essere il secondo anno, ma il Natale precedente i suoi genitori l’avevano raggiunto insieme alla piccola Ginny ed era stato bello, nonostante si percepisse la mancanza degli altri fratelli. Quell’anno, però, non sarebbe stato possibile: i suoi non potevano permettersi simili viaggi frequentemente, in più Ginny a settembre aveva iniziato a frequentare Hogwarts.
Studiare e lavorare con i draghi era quello che aveva sempre desiderato fin da bambino, ma sentiva una profonda nostalgia di casa. Come faceva suo fratello Bill in Egitto? Da quando era partito, forse era tornato a casa una volta sola! E Charlie era fuori dall’Inghilterra nemmeno da due anni e i suoi erano già andati a trovarlo una volta.
Nonostante la nostalgia, riteneva, però, di essere fortunato: da qualche mese si era trasferito a Tarascunsa e ne era stato felicissimo. Tarascunsa era un villaggio di soli maghi nascosto da tutto e da tutti in cima a una montagna e direttamente collegato con la foresta di Hoia, all’interno della quale era celata la riserva dei draghi più grande del paese e tra le più grandi d’Europa.
La foresta Hoia era famosa tra i Babbani a causa di quelli che loro definivano fenomeni paranormali, mentre i maghi piccoli incidenti.
Il 18 agosto 1968, un babbano di Cluj Napoca, città alla cui periferia si estendeva la foresta, affermò di aver avvistato un ofu, o come accidenti si chiamava – Charlie non comprendeva proprio i Babbani né, meno che mai, cosa attirasse in loro il padre -, e la foto da lui scattata fu a lungo oggetto di controversie per stabilirne la natura. In realtà a Charlie avevano raccontato che a quel tempo la riserva era diretta da un patito del Quidditch e periodicamente invitava – più o meno liberamente – i suoi colleghi a giocare con lui: in definitiva quello visto non era un ofu, ma un bolide sfuggito al controllo. Similmente, anni prima, un altro studioso babbano si era interessato profondamente ai fenomeni della luce che avvengono nella foresta, ma come si poteva spiegare ai Babbani che non era altro che il fuoco emesso dai draghi o il riflesso degli incantesimi dei guardiamaghi?! Per giunta quello studioso aveva contratto una forma particolare di vaiolo di drago e i guaritori rumeni erano dovuti intervenire.
Sicuramente l’Ufficio Malinformazione rumeno non si annoiava mai!
Vero anche che Charlie non poteva dar torto ai poveri Babbani, specialmente coloro che abitavano a Cluj Napoca, perché la foresta aveva veramente un aspetto spettrale sia per gli alberi dal fusto sottile e ricurvo, nonostante fossero molto antichi, sia per l’incantesimi posti a protezione della riserva. In realtà la paura dei Babbani era a vantaggio dei maghi, che avevano così meno difficoltà a tenerli lontani dalla zona, per cui avevano sempre favorito la diffusione di storie da brividi. Storie che Charlie trovava molto divertenti.
Era lì solo da qualche mese, ma già si stava ambientando bene. Era un luogo isolato, ma gli altri maghi erano molto ospitali e calorosi.
Fino all’estate appena trascorsa era stato prima a Bucarest – dove aveva dovuto seguire dei corsi di lingua presso il Ministero della Magia – e, in seguito, in una piccolissima riserva sul confine con l’Ungheria, dove aveva ricevuto una formazione di base prima di poter lavorare veramente con i draghi.
Tarascunsa era abitata principalmente dai guardiani dei draghi e dalle loro famiglie, da magizoologi, pozionisti che lì trovavano particolari ingredienti per i loro distillati, studiosi di Erbologia; ma a differenza di quanto si potesse pensare i giovani non erano in minoranza, anzi molto numerosi e per lo più tendevano a dedicarsi alla riserva proprio come le loro famiglie. Il paese non era molto grande e tutti avevano un buon rapporto tra loro.
Charlie, al suo arrivo alla riserva, era stato affidato a Cezar Cartarescu uno dei guardiani più anziani, che, con molta pazienza e fermezza, l’aveva aiutato a inserirsi e gli aveva presentato tutti gli altri colleghi, compresi i due figli maggiori, Konstantin e Flavian, poco più grandi di lui, con cui andava molto d’accordo.
Un ottimo rapporto di amicizia l’aveva, però, instaurato con Tiana, la terzogenita di Cezar: era una ragazza simpatica e intelligente. Charlie adorava trascorrere il suo tempo libero con lei e lasciarsi coinvolgere nella sua risata e nelle sue fantasie. Aveva all’incirca un anno in meno di lui, ma era entusiasta della vita e piena di sogni che, a differenza dei coetanei di Tarascunsa, nulla avevano a che vedere con i draghi. Tiana aveva una grande passione per la letteratura babbana, ma era anche molto brava a cucinare. Era stata lei a mostrarle gli angoli più belli del villaggio, ma anche, in qualche breve scappatella domenicale, di Cluj Napoca e di Bucarest.
Tiana, sapendo che sarebbe stato solo, l’aveva invitato a trascorrere il Natale con la sua famiglia e Charlie aveva accettato molto volentieri. La ragazza adorava quella festa ed erano settimane che entusiasticamente gli descriveva le loro tradizioni.
Charlie si aggiustò la camicia nei pantaloni e il maglione, inviatogli con largo anticipo dalla madre per essere certa che il povero e vecchio Errol non si perdesse per strada. Era tutto tranne che elegante, ma i Cartarescu erano gente semplice e non pretendevano sicuramente che indossasse una veste elegante. In più indossare quel maglione era un modo per sentire la madre un po’ più vicina.  
I Cartarescu abitavano proprio alla fine del villaggio, leggermente più in alto rispetto agli altri abitanti, per cui Charlie si coprì bene con il mantello e procedette con attenzione per non scivolare sulla neve.
Era una serata piacevole e l’atmosfera festosa era certamente contagiosa, così come le colinde, i canti natalizi rumeni, cantati per le strade da cantori mascherati. Tiana gli aveva raccontato che i volti mascherati simboleggiavano i cari scomparsi che tornavano per festeggiare insieme ai lori familiari grazie alla musica che funge da ponte tra i due mondi.
Di consueto Charlie non impiegava più di venti minuti per raggiungere la casa di Cezar, ma quella sera ce ne volle molto di più proprio perché tutti continuavano a fermarlo per gli auguri o perché ascoltasse i loro canti.
Fuori dal villaggio di solito era poco illuminato, ma le luci delle decorazioni guidarono Charlie senza problemi. Fuori dalla casa dei Cartarescu, trovò Cezar in compagnia dei figli minori, Pavel e Andrei.
 
«Charlie! Charlie!» lo chiamò Andrei. «Stiamo facendo la Cerimonia della Restituzione!».
 
Charlie ormai se la cavava bene con il rumeno, anche se la maggior parte lì conosceva l’inglese per cui non aveva avuto problemi di comunicazione. In quel momento, però, non fu sicuro di aver compreso. «Cerimonia della Restituzione?».
 
«Esattamente» assentì Cezar di fronte alla sua perplessità. «Ringraziamo il Signore per quello che abbiamo ricevuto quest’anno e lanciamo dei chicchi di mais per augurarci un buon raccolto».
 
«Ah, capisco» replicò Charlie.
 
«Tieni» trillò Andrei. «Lanciali con noi».
 
Charlie non si tirò indietro e si lasciò riempire la mano di chicchi per poi lanciarli sulla neve.
 
«Ecco fatto» sorrise Cezar. «Su, vieni dentro al caldo, Charlie. Tiana ti aspetta».
 
«No, dai. Perché non vieni con me Charlie?» gli chiese Andrei saltellandogli intorno. Per certi versi gli ricordava i gemelli da piccoli. «Prepariamo i cereali e il fieno per le renne di Babbo Natale!».
 
«Tua sorella aspetta Charlie perché devono fare qualcosa insieme prima di cena» intervenne Cezar in aiuto dell’ospite. «Ti aiuterà Pavel».
 
Andrei s’imbronciò, ma seguì il fratello sul retro della casa.
 
«Mi dispiace» disse Charlie.
 
«Ma no, tranquillo. Vedrai che tra poco sarà di nuovo entusiasta. Gli stai simpatico. Piuttosto che dovete fare tu e Tiana? Fidati, per esperienza, ti dico che è meglio stare lontani dalla cucina quando le donne comandano».
 
Charlie sorrise pensando alla madre che probabilmente in quello stesso momento era alle prese con il cenone. «Sì, ma ci tenevo a farvi un regalo e ho pensato di cucinare un piatto tipico del mio paese».
 
«Oh, che pensiero gentile» ricambiò il sorriso Cezar.
 
«Charlie» strillò una voce giovale e divertita, appena entrarono in casa, e delle braccia sottili lo strinsero prima che riuscisse anche solo a vedere il volto della ragazza. Ma non ne aveva bisogno.
 
«Uh, è strano vederti in grembiule e con i vestiti tradizionali!» le disse appena lei lo liberò dalla stretta.
 
«Vero, ma ogni tanto posso fare questo sacrificio».
 
«Solo perché è Natale».
 
«Solo perché è Natale» convenne Tiana con un enorme sorriso. «Su, vieni. Ti mostro la cucina».
 
La casa era totalmente riscaldata dall’ampio caminetto presente nel salotto dove – Charlie riuscì a vederla di sfuggita – l’unica sorella di Tiana stava apparecchiando un lungo tavolo; ma la cucina non era meno calda grazie al forno accesso.
 
«Buonasera, signora» salutò Charlie.
 
Elizabeta Cartarescu sorrise e lo baciò sulle guance. «Benvenuto! Tiana mi riferito che dovete cucinare insieme, vi lascio piena libertà».
 
«Grazie» replicò il giovane.
 
«Allora, che cosa cuciniamo?» chiese Tiana entusiasta.
 
«Il pudding natalizio. È un dolce che non manca mai sulle tavole inglesi».
 
«Bene, sono pronta a seguire le tue istruzioni».
 
Charlie annuì e tirò fuori dalla tasca un foglietto ripiegato: sua mamma gli aveva inviato la ricetta via gufo, con tanto di spiegazione dettagliata della preparazione. Da solo non avrebbe saputo nemmeno da dove iniziare, figuriamoci ottenere un risultato decente. Era mediamente tranquillo solo perché nei giorni precedenti si era esercitato e anche grazie alla presenza di Tiana.
 
Charlie elencò gli ingredienti necessari e la ragazza li recuperò nella dispensa, poi insieme misurarono le giuste dosi. «Ora possiamo iniziare veramente».
 
«L’uvetta va bene?» gli chiese Tiana concentrata. Charlie le aveva detto che doveva essere messa a mollo nel liquore o nell’acqua tiepida almeno una settimana prima. «Alla fine ho usato l’acqua, perché Andrei vorrà sicuramente assaggiarlo».
 
«Certo, va benissimo. Mia mamma lo fa anche con l’acqua perché dice che siamo tutti fin troppo agitati, soprattutto i gemelli, e non ci serve ulteriore aiuto».
 
Tiana ridacchiò. «Sono sempre più curiosa di conoscere i gemelli. Quanti anni hanno?».
 
«Quattordici. Sono due veri pesti» rise a sua volta il ragazzo. «Aggiungiamo lievito, strutto e zucchero alla farina».
 
«Sì, ma attento. Non così» lo bloccò Tiana.
 
Charlie s’irrigidì al contatto con le sue mani ed entrambi distolsero lo sguardo. «Mia mamma ha scritto così» si giustificò il primo.
 
«Volevo solo dirti che con il lievito devi stare attento. Ogni tanto ha dei grumi, quindi ti conviene sbriciolarli con le mani… ti aiuto…».
 
«Ah, ok, non lo sapevo…» borbottò Charlie arrossendo.
 
«Per questo lo stiamo facendo insieme. Vedrai che verrà buono».
 
«Non ne dubito» mormorò Charlie tentando di non incrociare i suoi occhi luminosi.
 
Lavorare fianco a fianco fu veramente piacevole, ma il giovane Weasley pensò che gli sarebbe scoppiato il cuore quando lei gli guidò le mani mentre amalgamava le uova.
Una volta completato l’impasto lo versarono nello stampo, che poi fu immerso in una pentola d’acqua calda.
 
«Mi sa che possiamo andare di là» disse Tiana. «Hai detto che deve cuocere per cinque ore, no?».
 
«Già, e poi riposare per altre due. Mi dispiace che non sarà pronto per questa sera, ma purtroppo pomeriggio ero di turno alla riserva».
 
«Oh, no, non ti preoccupare. È stato divertente cucinare insieme, dovremmo farlo più spesso».
 
Charlie arrossì visibilmente e annuì.
 
In salotto ormai si era radunata tutta la famiglia e Charlie salutò i fratelli più grandi dell’amica, nonché suoi colleghi, Konstantin e Flavian. L’albero di Natale troneggiava in un angolo ed era decorato di tutti i colori. Il giovane lo fissò per qualche minuto e lì lo raggiunse Tiana mettendogli un braccio attorno al collo.
 
«Allora, ti piace? Andrei e mio padre sono andati a prenderlo stamattina nella foresta».
 
«È molto bello, complimenti».
 
«Grazie, l’abbiamo decorato io, Andrei e Pavel».
 
«Ragazzi, venite a mangiare» corse a chiamarli Andrei nuovamente sorridente.
 
La cena fu a base di carne di maiale, com’era tradizione, e Charlie si complimentò più volte con la signora Elizabeta.
 
«Il cozonac devi assolutamente assaggiarlo» disse Tiana servendogli una generosa dose di un dolce simile a un plumcake.
 
Charlie lo provò con piacere e scoprì che era ripieno di noci e canditi dall’aroma particolare.
 
Alla fine della cena, che non era durata a lungo per quanto fosse stata comunque sostanziosa e saporita, la famiglia si preparò per uscire.
 
«Vi raggiungiamo tra poco noi» comunicò Tiana al padre.
 
Cezar assentì. «Mi raccomando, però».
 
«Ci vediamo più tardi, così ti insegno qualche colinda» trillò Andrei.
 
«Non vedo l’ora» replicò Charlie gentilmente.
 
«Finalmente soli» sospirò Tiana. «Adoro la mia famiglia, ma alle volte è davvero troppo caotica».
 
«A chi lo dici, ti ricordo che ho sei fratelli» replicò Charlie tranquillo.
 
«Mi è venuta voglia di una cioccolata calda, ti va?».
 
«Va bene» rispose Charlie che non riusciva a dirle di no, sebbene fosse alquanto sazio.
 
Per la seconda volta in poche ore si ritrovarono in cucina insieme, questa volta però Charlie era molto più tranquillo visto che comandava l’amica e non rischiava di fare qualche figuraccia.
 
Ben presto l’odore di cacao riempì la cucina e fece sorridere Charlie, che, inevitabilmente, ripensò per l’ennesima volta ai Natali alla Tana e alla cioccolata calda preparata dalla mamma prima di andare a letto.
 
«Vieni, ti mostro una stanza che non hai ancora visto» gli disse Tiana.
 
Charlie la seguì fuori dalla cucina e lungo le scale di legno che portavano ai piani superiori. Nelle visite precedenti non era mai salito, d’altronde lì vi erano le camere da letto e non vi era stato alcun motivo. La ragazza, però, lo guidò fino a quella che doveva essere la soffitta.
 
«Ecco, questo è il regno di mia madre. Lei adora dipingere e, quando le diamo tregua, si rifugia qui» spiegò Tiana.
 
La soffitta effettivamente era disseminata di tele, alcune bellamente dipinte altre ancora intonse. Charlie non ebbe il tempo di fermarsi e osservare i lavori della signora Elizabeta perché l’amica tirò dritto verso una piccola porta a vetri. «Questo è sempre stato il mio posto preferito fin da bambina».
 
Oltre la porta vi era un balconcino di legno in cui a malapena entravano in due, ma non fu quello che colpì il ragazzo. Ciò che lo lasciò senza fiato fu la montagna che si apriva a strapiombo sotto i loro occhi.
 
«Impressionante» sussurrò Charlie, contento di non soffrire di vertigini.
 
Tiana si limitò ad annuire e porgergli una tazza di cioccolata. Il ragazzo la prese volentieri e un sorso gli scaldò il petto, ma mai quanto la ragazza che appoggiò la testa sulla sua spalla.
 
«Grazie per questa bella serata» disse ancora a bassa voce, nonostante fossero soli, quasi potesse disturbare la Natura, unica vera padrona di quel pezzo di mondo.
 
Rimasero uno accanto all’altro a osservare il panorama finché la cioccolata non finì e non ebbero nemmeno quell’esigua protezione dal freddo.
 
«È meglio andare» disse Charlie. «O i tuoi si preoccuperanno».
 
Tiana annuì e gli sfiorò la guancia con un bacio, a pochissima distanza dalle labbra. «Buon Natale».
 
Charlie la prese per mano sorridendo. «Buon Natale anche a te, Tiana».
 
 
 
   
 
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