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Autore: Carme93    06/01/2020    0 recensioni
Dieci giovani maghi alle prese con vicende particolari e, a volte, divertenti saranno i protagonisti di questa raccolta. Preparatevi a seguire le avventure e gli amori della Nuova Generazione!
[Questa raccolta partecipa alla challenge "Slot machine" indetta da Juriaka sul forum di EFP].
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi | Coppie: Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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[Prompt 35: 8 (Rose Weasley) porta un personaggio a vostra scelta a vedere le stelle. Genere! Bonus: romantico].









 
A riveder le stelle
 
 


Quella mattina le lentiggini sembravano più numerose del solito, ma concorrevano a conferirle un’aria ancora più infantile e delicata. Una delicatezza apparente che non si estendeva al bagliore azzurro dei suoi occhi ridotti a fessura. Sentiva anche da lontano il suo cervello macchinare un nuovo piano, qualche nuova corbelleria che avrebbe divertito i compagni e ridotti alla disperazione gli insegnanti. I capelli lunghi e rossi le ricadevano disordinatamente sulle spalle, rispecchiando la noia che sicuramente stava provando in quel momento. Alcuni capelli si erano staccati e risaltavano sul nero della divisa.
Avrebbe voluto alzarsi e toglierglieli. Qualunque cosa pur di sfiorarla ancora.
 
 
 

«Rose».
La ragazza sollevò gli occhi e lo fissò stancamente.
«Sono contento che tu sia venuta» sorrise sinceramente Scorpius. «Non mi dire che sei seccata perché non ti ho lasciato andare a letto presto come i bravi studenti».
«Al sta ancora studiando» replicò ella sollevando gli occhi al cielo. «E non sono seccata. Non ce l’hai con me?».
«Io? No, assolutamente. Tu, piuttosto?».
Rose scosse la testa e sospirò: «Siamo entrambi dei fifoni».
«Già. Non siamo stati capaci di parlare con i nostri genitori» concordò Scorpius.
«Direi piuttosto i nostri padri. Io non posso immaginarlo… Quando lo scopriranno… Oh, per le più consunte mutande di Merlino, non voglio che mio padre uccida il tuo e finisca ad Azkaban!».
«Se è per questo ho paura della stessa cosa… cioè che mio padre uccida il tuo…».
«Mio padre è il vice Capitano degli Auror» ribatté Rose guardandolo male.
«Mio padre è un abile pozionista e i Malfoy sono noti per l’uso della magia oscura».
«Ma per favore! Sta zitto! Sei i nostri padri duellassero, il mio vincerebbe».
«Ma dai!».
Rose si staccò dal muro, su cui era appoggiata, e gli si avvicinò, non smettendo di guardarlo con espressione minacciosa. «Come scusa?».
«Senti, Rose, lasciamo perdere. Anche perché nessuno dei due è intenzionato a metterli alla prova, no?».
«Eh, già» sospirò Rose, abbassando le difese e cambiando lo sguardo arrabbiato in uno stanco e appoggiando la testa sul petto di Scorpius, che ne approfittò all’istante cingendola con le braccia. «Finché siamo a Hogwarts il problema non si pone, no?».
«Insomma. La gente parla… i professori parlano… quanto riusciremo a tenerlo nascosto?».
«Non ci facciamo vedere dai professori, allora» replicò Rose staccandosi da lui e fissandolo dritto negli occhi. L’azzurro nel grigio. «Che la notte sia nostra!».


 
 
 
Scorpius era così concentrato sulla pozione, sembrava così serio assorto, sicuramente, che, lei ne era certa, avrebbe fatto un buon lavoro. Era questo il bello di Scorpius: era bravo e attento in ogni attività a cui prendeva parte, che fosse la Scuola o il Quidditch, ma era ben lungi dall’essere un secchione. I suoi capelli biondi rilucevano anche nel buio dei sotterranei e Rose avrebbe voluto staccare la mano di Meredith Ashton che glieli accarezzava. Come osava!  Scorpius era solo suo, pensò stringendo con foga il mestolo con cui avrebbe dovuto mescolare la pozione e brandendolo inconsciamente verso l’odiosa Serpeverde.
 
 
 

«Che facciamo?» domandò Scorpius.
«Seguimi» replicò Rose.
Scorpius si lasciò prendere per mano e condurre verso la Sala d’Ingresso. Dovettero fermarsi più volte e nascondersi per evitare le ronde dei Prefetti e dei Capiscuola.
«Usciamo» sussurrò Rose, non mollando la sua mano.
Erano ancora a settembre, ma la notte era già fredda e i due ragazzi si strinsero i mantelli addosso con le mani libere. Nessuno dei due fiatò, sia per non rischiare di farsi beccare – sebbene vi fossero ben poche possibilità di incontrare qualcuno nel parco a quell’ora – sia perché entrambi sapevano dove stavano andando. Ormai da diverso tempo avevano trovato una sponda del Lago Nero che non era visibile dal castello. Vi erano andati a fare il bagno qualche mese prima, ma entrambi sentivano che questa volta sarebbe stato diverso.
«D’ora in avanti questo sarà il nostro luogo» dichiarò con voce roca Scorpius.
«Già. Qui non ci vedrà nessuno. Meno persone sanno del nostro legame, meglio è» concordò Rose.
«A mio padre verrebbe un colpo se lo scoprisse da La Gazzetta del Profeta o peggio dal Settimanale delle Streghe» borbottò il ragazzo.
«Vabbè, potrebbero sempre prenderlo come un pettegolezzo».
«Insomma, se dovessero mettere una foto mentre ci baciamo appassionatamente… non credo che ci sarebbero molti dubbi…».
«E quando mai mi hai baciato…» le parole di Rose furono interrotte dal bacio bramoso del ragazzo.
«È tutto il giorno che lo aspettavo» bisbigliò Scorpius.
Rose ghignò. «Decisamente questo non potrebbe essere frainteso… E nemmeno se sapessero che ti ho portato qui a guardare le stelle…».
Scorpius le rispose con enorme sorriso e, una volta raggiunta la meta, si tolse il mantello appoggiandolo a terra. «Prego».
«Morirai di freddo» borbottò Rose a braccia incrociate. «Solo perché ho avuto un’idea romantica, non significa che sono diventata una fanciulla delicata che ha bisogno di essere salvata».
Scorpius sbuffò. «Figuriamoci… Infatti dividerai il tuo mantello con me!».
Rose si accigliò, ma poi annuì. Sedettero insieme sul mantello dalla fodera di pelliccia verde smeraldo e si abbracciarono per scaldarsi a vicenda.
«Siamo stati fortunati, oggi il cielo è limpido» sussurrò Scorpius osservando la volta celeste.
«Non è fortuna» ribatté Rose. «Ho scelto apposta questa sera» soggiunse appoggiando la testa sulla sua spalla.
«Allora, mi dici quali stelle ci sono?».
«Col cavolo. Odio Astronomia. Fallo tu che hai il nome di una stella».
«Che io sappia lo Scorpione è una costellazione» replicò Scorpius beccandosi una gomitata dalla ragazza. «Comunque, quella è Vega, perché brilla tanto… poi abbiamo il Grande Carro…».
«Ma sei sicuro?».
«Non ha la forma di un carro?».
«A me non pare proprio. Non ha forma».
«Si devi unire i puntini… cioè le stelle… proprio come nei giochi sulla rivista di Quidditch…».
«Ma sei serio?».
«Certo… E poi abbiamo Saturno, Marte, Giove…».
«Ma smettila!» sbottò Rose scoppiando a ridere.
«Che fai non ci credi? Saturno e Marte si stanno per accoppiare…» insisté Scorpius prima di ridere anche lui.
«Scemo!» strillò Rose iniziando a solleticarlo.
«N-no… ti pregooooh…» si lamentò il ragazzo tentando di bloccarle le mani e con un po’ più di forza non solo ci riuscì, ma la spinse a terra di schiena e si pose su di lei. «Allora chi è il più forte?».
«Non mi provocare, Malfoy» ribatté Rose con un ghigno pericoloso. «Mi basta un calcio e…».
«No, no, ok» si affrettò a dire il ragazzo. «Lasciamo perdere Marte stasera, meglio Venere».
Rose sorrise e lo tirò più vicino per baciarlo.
Sì, quello sarebbe stato il loro posto e le uniche testimoni sarebbero state le tacite stelle di settembre.
   
 
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