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Autore: AcquaSaponePaperella    06/01/2020    2 recensioni
È incredibile come si può sempre cambiare idea, nel corso della vita. Ricordo per esempio che quando ero piccola, non mi piaceva molto l'idea di dovermi sorbire intere sigle che ormai si conoscevano a memoria, e mi ripetevo sempre, fremente: "Dai, ma quando inizia il cartone?".
Ma poi si cresce, e, una volta grandi, sono proprio le sigle a diventare le vere protagoniste dei cartoni animati. E quanto bello è adesso ricordarsi a memoria quelle sigle, ormai colonna sonora portante della nostra vita.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia canzone del cuore-"Heidi"

È incredibile come si può sempre cambiare idea, nel corso della vita. Ricordo per esempio che quando ero piccola, non mi piaceva molto l'idea di dovermi sorbire intere sigle che ormai si conoscevano a memoria, e mi ripetevo sempre, fremente: "Dai, ma quando inizia il cartone?".
Ma poi si cresce, e, una volta grandi, sono proprio le sigle a diventare le vere protagoniste dei cartoni animati. E quanto bello è adesso ricordarsi a memoria quelle sigle, ormai colonna sonora portante della nostra vita.
La mia sigla del cuore è quella storica di Heidi, composta da Gert Wilden e interpretata da Elisabetta Viviani, dell'altrettanto celebre cartone animato, che ha tenuto compagnia ad un sacco di famiglie. Chi non ricorda il personaggio di Heidi, nato dalla penna di Johanna Spyri, la piccola pastorella a cui "sorridono i monti e le caprette fanno ciao"?
Ma soprattutto a chi non capita ancora di canticchiare la sua canzone, così tanto genuina e fanciullesca, quanto allo stesso tempo nostalgica ("il tuo nido è sui monti, eri triste laggiù in città"). Anche le immagini, anch'esse così pure e candide, contribuivano all'emozione: quanto evocativa era la visuale introduttiva sui monti, disegnati in modo così realistico e fantasioso, che davano l'idea di un luogo remoto sospeso nel tempo ("accipicchia, qui c'è un mondo fantastico"), e quanto divertente era ripetere il ritornello "Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Ho-la-lai-di, Lai-di, Lai-di, Lai-di, Ha-ho", così semplice da imparare, guardando la bambina e il suo amichetto Peter fare il girotondo, come danzatori di un poetico carillon, in cui le stagioni si alternavano l'una dopo l'altra.
"Neve bianca, sembra latte di nuvola" è la mia frase preferita: racchiude la purezza dell'infanzia -bianca come la neve, desiderio di qualsiasi bambino, e come il latte, necessità di qualunque cucciolo- nonché la bellezza di un sogno: chi non ha mai voluto cavalcare quella nuvoletta su cui si distendeva Heidi, ed essere padroni di un mondo tutto nostro ("tutto appartiene a te")?
Chi non ha desiderato almeno una volta correre a piedi nudi sull'erba, oppure sedersi su quella magica altalena infinita che si librava alta, dai tetti delle case verso il cielo? E quante volte ci siamo chiesti quanto fosse lunga e da dove provenisse quell'altena, senza mai avere una risposta, ma d'altronde un cartone animato, così come una canzone, non ha mai troppi perché.

   
 
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