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Autore: Etace    07/01/2020    7 recensioni
Come gli Ineffabili si misero insieme e come si salvarono dalle rispettive punizioni.
 
Con la straordinaria partecipazione di Lucifer Morningstar.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che Aziraphale vide Crawley nel giardino dell’Eden, provò una paura lancinante.

Si era immaginato che il demone prescelto dagli inferi fosse, come minimo, pericoloso e aggressivo, brutale, oscuro, ripugnante e altri terribili aggettivi, tuttavia la creatura squamosa che emerse dalle profondità della terra non gli diede questa impressione. Strisciava sopra agli alberi, mangiava le sue bacche, chiacchierava amabilmente con Eva (ecco, forse un po’ troppo amabilmente) e se ne stava immobile al sole.

Non sembrava pericoloso, ma non per questo l’angelo aveva mai abbassato la guardia, dopotutto il serpente era un demone, un demone vero! Aziraphale non ne aveva mai visti prima, aveva solo sentito parlare di loro tramite le bocche degli altri angeli, e ogni volta ne era rimasto terrorizzato. Gli abitanti dell’inferno erano descritti come degli esseri ripugnanti, crudeli e perversi, che odiavano gli angeli più di qualsiasi altra cosa. Circolavano tante voci sulla bestialità dei demoni, in Paradiso. C’era perfino un corso di auto difesa, a cui Aziraphale non aveva ovviamente partecipato. Dopotutto lui brandiva una spada fiammeggiante, luminosa di fuoco divino. Non era del tutto disarmato.

O almeno, non lo era fino a ieri.

La prima notte senza spada passata nel Giardino dell’Eden fu abbastanza complicata, tuttavia Aziraphale dovette ammettere che quel demone a forma di serpente pareva molto tranquillo, strisciava e si faceva per lo più gli affari suoi. Solo una volta l’angelo aveva avuto la netta sensazione che il rettile volesse rivolgergli la parola, ma alla fine Crawley, era così che si chiamava, per qualche ragione aveva desistito.

Quei giorni passati nell’Eden convinsero Aziraphale che quel serpente non era una minaccia. Non si dileguava neanche più quando lo vedeva, anzi, era arrivato a rivolgergli dei sommari “Buongiorno” e “Buonasera”, a cui il serpente rispondeva guardandolo fissamente. Sembrava sorpreso, per quanto fosse difficile distinguere le espressioni di un serpente.

Però il punto di svolta accade più tardi, il giorno della prima pioggia. Aziraphale era salito sul bordo del cancello per godersi lo spettacolo e, sorpresa, Crawley lo aveva seguito. Ma non l’aveva semplicemente seguito, perché si era presentato in forma umana.

Gran colpo basso, a dire il vero. Crawley era alto, era bello e aveva dei capelli di un rosso scuro ma acceso, un punto di colore impossibile da trovare in natura. E meno male che doveva essere ripugnante.

-È stato un fiasco totale- esordì, parlandogli come se si conoscessero.

Aziraphale fu quasi tentato di voltarsi per vedere se il serpente stesse parlando davvero con lui. 

-Come hai detto, scusa?- gli rispose quindi, educatamente.

-Ho detto che è stato un fiasco totale- ribadì il demone, alzando gli occhi gialli su di lui.

Aziraphale forzò un sorriso, intimorito e imbarazzato.

Ma un angelo può parlare con un demone?

 

 

 

La prima volta che Aziraphale capì che Crawley non aveva proprio niente di cattivo fu durante il diluvio universale. Demone di nome ma non di fatto, Crawley aveva nascosto nella stiva dell’arca un gruppetto di bambini, che stavano nascosti a tre a tre nelle celle degli animali da fattoria.

Aziraphale non era riuscito ad arrabbiarsi con lui, anzi, ebbe quasi l’impulso di abbracciarlo, impulso che ovviamente frenò e inghiottì nel suo corpo.

Ci mancava solo che si mettesse ad abbracciare un demone…

Ma un angelo può fraternizzare con un demone?

 

      

 

La prima volta che Aziraphale si rese conto che Crawley, oltre a non essere cattivo, era anche gentile, fu durante il regno degli antichi egizi, più precisamente nel corso della XVIII dinastia. L’angelo non vedeva Crawley da circa duecento anni, perciò rimase molto sorpreso quando sentì la sua voce invadere il suo campo uditivo, in modo del tutto inaspettato. Il demone era seduto poco lontano da lui, ma a differenza sua, non stava mangiando.

-Come ti sbarazzi del cibo dopo che l’hai ingurgitato?- gli domandò, guardando la mistura poco sfiziosa di canapa e orzo che l'angelo stava mangiando.

Aziraphale si sentì arrossire, ma non si voltò nemmeno. Guai, se qualcuno li scoprisse fraternizzare!

-Perdonami, Crawley, ma è davvero poco opportuno parlarne durante i pasti- gli rispose, prendendo un altro boccone.

Il demone gli fece un sorriso stupito -Ah, in quel modo?-

-Non… Ci sono vari modi- lo corresse subito, imbarazzato -Non solo quello-

-Io sceglierei quello- decretò Crawley, assorto. Aziraphale allontanò la sua scodella.

-Come mai sei in Egitto? Non eri nel Nord Europa?-

-Nah, là mi sento inutile. Gli uomini da quelle parti commettono delle atrocità tutti i giorni, e che atrocità! Sono dei barbari- gli rese noto il demone -E poi emanano un fetore insopportabile. Gli egiziani sono più puliti e più civili-

Aziraphale convenne con lui.

-Comunque, ho una novità- continuò Crawley, abbassando il tono di voce -Pare che il faraone voglia cambiare religione entro la fine del mese-

Aziraphale a quella notizia aveva sussultato. Si era voltato, lo aveva guardato e ne era rimasto a dir poco sconvolto. Crawley era vestito da sacerdotessa e questa non era neanche la cosa più sorprendente. Il faraone che cambia religione? Che fosse la volta buona che il suo Dipartimento…?

-Adesso venerano soprattutto Aton- aggiunse il demone, indicandogli il disco solare -Amon-Ra è passato di moda-

No, a quanto pare no.

-Aton- ripeté Aziraphale, sprezzante -E io che avevo appena fatto tinteggiare i miei alloggi con i geroglifici di Amon-

-Hm, lasciali così- gli sussurrò il demone, alzando le spalle -Appena Akhenaton morirà, tornerà in voga Amon-Ra-

-Speriamo, con quello che mi sono costati gli stuccatori- borbottò l’angelo, poi lo guardò di sbieco -Grazie per avermelo detto. È stato molto...- l'angelo si interruppe e Crawley lo minacciò con lo sguardo -Molto...- gentile da parte tua -Molto poco crudele da parte tua- gli disse a stento, per poi cambiare subito discorso -Ma sei una sacerdotessa?-

-Una specie…- borbottò.

Aziraphale distolse lo sguardo, senza fare domande. Non volle sapere che genere di sacerdozio poteva celebrare il demone Crawley, era meglio non approfondire.

-Tu invece come stai?- lo sorprese Crawley, di nuovo -È da un po’ che non ci si vede-

-Non male, grazie- gli rispose, educatamente -Ammetto che qui in Africa fatico a trovare la mia dimensione, ma suppongo che fra qualche secolo… In un altro continente…- si schiarì la voce con fare imbarazzato -Sai, stavo pensando che sarebbe interessante iniziare a collezionare i testi degli scribi. Fra qualche millennio potrebbero avere un valore inestimabile-

Crawley ci pensò su, alzò le spalle e si sfilò dall’elegante saio bianco una pergamena arrotolata e fatta col papiro.

-Questo è un messaggio d’amore che mi è stato recapitato dai messi imperiali- gli porse la pregiatissima pergamena -Pezzo raro, dipinto a mano e tutto il resto. Se lo vuoi, è tuo-

-Grazie, ma… I messi imperiali?- ripeté Aziraphale, guardandolo negli occhi con stupore.

-Il faraone ha una cotta per me, mi crede la dea Bastet. Ma io non ti ho detto niente, eh- gli sussurrò all’orecchio, appoggiandogli una mano sulla spalla -Ora devo tornare nel grande palazzo reale. Non mi ha fatto troppo schifo averti rivisto, angelo-

-Neanche a me- gli rispose Aziraphale, sorridendo. La spalla che gli aveva toccato il demone quasi gli bruciava.

Il faraone aveva una cotta per Crawley? Pensò Aziraphale, guardando la pergamena decorata con oro e lapislazzuli. 

Ma si può avere una cotta per Crawley?

 

 

      

 

La prima volta che Aziraphale vide Crowley in versione femminile, per poco non ebbe una sincope. Era la donna più bella che avesse mai visto in vita sua. Non che facesse molto caso alle donne, però Crowley gli era parso semplicemente… Splendida. I suoi connotati erano diventati squisitamente femminili, gli occhi gialli e grandi avevano delle lunghe ciglia nere, la pelle del viso era liscia come alabastro e i capelli folti erano lunghi e vermigli come le labbra. L’angelo era rimasto a bocca aperta, ma ovviamente non aveva accennato niente, né un complimento, né un sorriso. Soltanto…

-Corpo nuovo?-

-Mi serve per un lavoretto- gli aveva risposto il demone con tono assente.

-Oh, certo- annuì Aziraphale -Chi è il malcapitato?-

-La malcapitata vorrai dire- lo corresse Crowley, facendogli un sorriso aguzzo.

Aziraphale arrossì come un pomodoro. Non sapeva neanche lui perché, ma arrossì.

-Queste seguaci di Saffo...- farfugliò, sentendosi un perfetto idiota. Quanto si sentiva imbranato in quelle cose. 

-Saffo!- esclamò Crowley nostalgicamente, mentre si truccava -Che cara amica, mi manca così tanto-

-L’hai conosciuta?-

Crowley gli sorrise dal riflesso -A chi credi che abbia dedicato Ode a Venere? A Venere?- lo punzecchiò, con tanto di occhiolino simpatico.

Aziraphale si strinse nelle spalle, con le mani appoggiate sulle ginocchia. Avrebbe preferito non saperlo. Oh, no, si corresse, avrebbe mille volte preferito non saperlo. Insomma lui era un angelo, non era tenuto a conoscere la vita di perversioni che conduceva un demone sexy e assurdamente scopabile come Crowley.

“Aziraphale!” si auto rimproverò subito, arrossendo da solo “Non pensare a queste volgarità!”

-Eccomi qui, Antoinette è pronta- esclamò intanto demone, mirandosi soddisfatto allo specchio. Aziraphale lo guardò alzarsi in piedi. Gambe chilometriche e sottili, fianchi arrotondati, vita stretta, capelli lunghissimi…

“Oh, buon cielo. Devo andare a confessarmi”  pensò, guardandolo avidamente mentre ancheggiava come una pin-up.

-Vado, angelo. Augurami buona fortuna-

-Buona fortuna, caro- gli rispose di getto, ancora un po’ stordito. Ma poi si rese conto che no, non doveva sperare che il lavoro di Crowley riuscisse, era pur sempre il suo nemico!

-Voglio dire, no! Buona sfortuna, Crowley-

Crowley ridacchiò, scrollandosi i capelli con un cenno rapido e aggraziato.

E dire che Aziraphale aveva sempre creduto di essere interessato solo agli uomini…

Ma un angelo può prendersi una cotta per un demone?

 

       

 

La prima volta che Aziraphale ammise con se stesso di amare anche carnalmente Crowley, tuttavia, non accadde quella volta. In realtà successe molto dopo, in un momento in cui il demone aveva le sue ben note sembianze maschili.

Erano a uno dei loro numerosi incontri clandestini, nel quel di Londra. Il locale era molto giovanile e certo non rientrava nei gusti di Aziraphale.

Accadde che, quella stessa sera, un gruppo scalmanato di ragazze stava festeggiando l’addio al nubilato di una di loro. Costoro si avvicinarono impulsivamente al tavolo dei due ineffabili e si rivolsero, ovviamente, a Crowley.

-Scusa, la mia amica domani si sposa- gli disse una ragazza un po’ brilla, indicando una donna molto imbarazzata con un cerchietto osceno sulla testa -Non è che puoi darle un bacio di solidarietà?-

-Che cosa!?- intervenne Aziraphale, piccato -Non se ne parla nemmeno! Crowley, non accettare!-

Ma il demone si era già alzato in piedi, con tanto di sorrisetto diabolico. Afferrò la futura sposa per i fianchi e, con un casquet molto scenografico, la baciò in bocca, proprio davanti agli occhi stupefatti dell’angelo.

Le ragazze applaudirono e accompagnarono quel bacio approfondito con fischi e risolini, anche perché la futura sposa non sembrava molto intenzionata a staccarsi da Crowley. Anzi, gli afferrò i capelli rossi e si spinse avidamente contro di lui, continuando a baciarlo con passione, tanto che a un certo punto furono le sue amiche a intervenire per trascinarla via…

-No, lasciatemi!- si dimenava costei, disperata, con le braccia protese verso il demone -Lo amo! Ti amo!-

-Condoglianze, signorina, e che la vita coniugale ti sia lieve- la salutò Crowley, tornandosi a sedere di fronte all’impallidito, imbambolato, impalato angelo.

-Dicevamo?- chiese ad Aziraphale, con un sorriso che avrebbe mandato in calore anche una mummia.

Ma un angelo può desiderare un demone?

 

  

 

La prima volta che Aziraphale aveva baciato Crowley era stato a Natale, in casa di Anathema Device e Newton Pulsifer.

Per farlo, l’angelo aveva tramato un piano diabolico da circa otto mesi. Tutto doveva sembrare puramente casuale, frutto dell’inelluttabile -Ineffabile- caso. Ormai Aziraphale aveva accettato i suoi sentimenti e aveva deciso che un bacio, uno solo, dopo 6000 anni se lo meritava. Crowley aveva baciato tantissimi umani, poteva darne uno anche a lui senza che sarebbe finito il mondo. E poi un bacio non aveva mai fatto cadere nessuno, no?

Comunque, per far quadrare il tutto, l’angelo 007 aveva telefonato ad Anathema già in agosto, parlandole di quanto fosse importante rispettare le tradizioni natalizie, ivi compresa quella del bacio sotto il vischio. Il mese successivo, le aveva telefonato nuovamente, e poi di nuovo quindici giorni dopo. Il tema era sempre lo stesso: il Natale. Ed era metà ottobre. Anathema, che era spiccatamente intelligente, all’ottava telefonata domandò: “Aziraphale, vuoi per caso passare il Natale da noi?”.

Ovviamente l’angelo si finse stupito da tale inaspettata proposta e le rispose subito di sì, aggiungendo però che non voleva disturbare, perché il galateo era pur sempre molto importante. Talmente importante che omise di dirle che veniva anche Crowley.

Ma tanto Anathema lo aveva immaginato e infatti aveva apparecchiato anche per il demone. Non per niente, li aveva soprannominati Ineffable husbands per una ragione.

Il piano di Aziraphale, dunque, si stava realizzando perfettamente.

E si realizzò, in modo solo in apparenza casuale, perché in realtà era tutto studiato fino all’ultimo centesimo di secondo.

Crowley sarebbe andato in salotto dopo il cenone che aveva sì e no sbocconcellato. Si sarebbe fermato di fronte alla pianta di Anathema con un cipiglio ostile, avrebbe ravvivato il fuoco stregato nel camino, minacciato la pianta con lo spuntone arroventato e poi…

-Come mai non sei a tavola?-

-Chi, io?- squittì Aziraphale, appoggiato al muro in una posizione rigida e palesemente innaturale -Avevo voglia di sgranchirmi le gambe…-

Crowley mormorò un “hm” e si avvicinò a lui, del tutto ignaro di ciò che stava per accadere.

-Cos’è quello?- domandò poi, abbassandosi gli occhiali per guardare meglio una sorta di mazzetto d’origano che pendeva dal soffitto -Da quando gli umani appendono il basilico sul…-

Ma Aziraphale non lo lasciò finire e appoggiò le sue labbra vergini e tumide su quelle di Crowley. Velocemente, dolcemente. Ah, fu una sensazione umana grandiosa. Un mix di trionfo (finalmente era suo) e di gioia (finalmente era suo!!) che non aveva mai provato prima.

Quando si staccò, talmente rosso da sembrare un fuoco fatuo, trovò Crowely esterrefatto.

-Buon Natale, mio caro ragazzo- esclamò subito, innamorato perso.

Crowley sgranò gli occhi e gli puntò il dito contro -Ma...? Mi hai… Baciato?-

-Porta fortuna- si giustificò subito l’angelo, sentendosi arroventare dall’imbarazzo -Vedi? C’è il vischio-

Ma Crowley non alzò nemmeno lo sguardo -Mi hai baciato in bocca?-

-È solo per rispettare una tradizione-

-E perché mi hai baciato proprio in bocca?-

Aziraphale deglutì -Beh, perché funziona così, no?- domandò, teso -È obbligatorio-

Obbligatorio? Crowley era interdetto.

-Quindi, se al mio posto fosse passato Hastur, lo avresti baciato in bocca?-

Aziraphale si sentì arrossire, aprì e chiuse la bocca in cerca di una scusa, ma alla fine sospirò. Gli angeli non dicono le bugie, e quel senso di gioia totalizzante era come svanito nel nulla, veloce come era arrivato.

-No, Hastur mi ripugna. Tu invece… Tu non mi ripugni affatto, anzi- gli rispose, sincero.

Crowley rimase piacevolmente colpito. Arrossì, alzò le spalle e si mise le mani in tasca, spostando il peso da una gamba all’altra.

-Grazie- borbottò, con gli occhi fissi a terra.

-Prego- sussurrò Aziraphale, abbassando lo sguardo.

-Angelo?-

-Sì?-

-Comunque è questo il vischio- gli disse Crowley, indicandogli la vera piantina natalizia che pendeva tra loro. Aziraphale la guardò con occhi incantati e poi spostò lo sguardo sulla mano di Crowley, che si era appena poggiata sul proprio fianco. Il demone gli sorrise e si era talmente avvicinato che l’angelo poteva contargli tutte le efelidi che gli decoravano il viso…

-Ragazzi, c’è il dolce, che state facendo?- domandò Anathema, ma appena li vide, si morse subito la lingua e si nascose dietro a una colonna, esultando come se non ci fosse un domani. Le due entità erano impegnate.

Finalmente.

 

  

 

La prima volta che Aziraphale era andato a letto con Crowley, aveva creduto di morire, letteralmente. Il cuore del suo corpo in dotazione per poco non si era fermato dall’emozione violenta e dalla paura, altrettanto violenta, di subire una punizione rapportata all’estasi di quei momenti. Si era immaginato di vedere Gabriel, Michael, Uriel, Amenadiel e tutti gli angeli più influenti del Paradiso in cerchio di fronte al letto, con le braccia conserte e l’espressione indignata.

Si era immaginato un’undicesima piaga di Egitto abbattersi esclusivamente contro di lui, con furia divina.

Si era immaginato Lucifer, con tanto di forcone rosso, comparire in una nube nera, prenderlo per un orecchio e trascinarlo all’inferno.

Si era immaginato tante cose, ma non quella che accadde realmente, ossia Crowley che lo guardava con uno sguardo intenso e acceso dall’amore.

-Stai andando benissimo, Azi- lo sentì ansimare. Le sue mani affusolate si muovevano veloci, avanti e indietro, e circondavano sapientemente le erezioni di entrambi. Crowley le accarezzava tutte e due come se fossero una sola, tenendole unite. Il povero Aziraphale non riusciva a stare fermo, non riusciva a trattenere i gemiti e i fianchi, era troppo, troppo il rumore, troppo il piacere, l’odore, la visione meravigliosa del corpo di Crowley, l’idea che ora quel rubacuori era proprio suo, suo! No, non ce la faceva.

Ma ce la fece.

Venne copiosamente contro di lui, prima di lui, in quel modo violento, totalizzante e improvviso che aveva solo vagamente sentito dire… Quella cosa di nome orgasmo di cui Crowley era premio Nobel, Medaglia d’oro, dottore di specchiata professionalità e incontrastato campione nel Guinnes World Record.

Occorse molto tempo ad Aziraphale per riprendersi e per credere che aveva davvero pensato a quelle cose.

-Come va?- sentì chiedergli la sua voce -Stai bene?-

Aziraphale aprì gli occhi e lo mise a fuoco. Crowley era sopra di lui, ma era talmente leggero che quasi non se n’era accorto.

-Sto anche troppo bene- gli rispose, accarezzandogli gli zigomi sporgenti -Non te l’ho mai detto, ma è da una vita che sono perdutamente, follemente…-

-Lo vorrai rifare?- lo interruppe molto bruscamente Crowley, troncandogli la dichiarazione d’amore sulle labbra.

-Lo rifarei anche adesso, se solo riuscissi a muovere la gambe- gli rispose, facendolo sorridere.

-E pensa che questo è niente- gli ammiccò Crowley, baciandolo sulle labbra -A questo proposito, non abbiamo ancora parlato di una cosa molto importante-

Aziraphale lo guardò spossato, insofferente. Non voleva parlare di cose molto importanti proprio adesso, anche perchè già immaginava quale sarebbe stato il tenore del discorso: le conseguenze della nottata appena trascorsa. Ci sarebbero state delle tremende conseguenze, Aziraphale già lo sapeva, ma non per questo voleva rovinare un momento felice e speciale come quello.

-Tesoro, possiamo parlarne più tardi?-

-Meglio parlarne adesso- insistette il demone.

-Crowley, no. Ora siamo io e te, e io non rimpiangerò mai niente di ciò che ho fatto, perché ti…-

-Abbiamo entrambi un corpo maschile- lo interruppe brutalmente un’altra volta -Uno dei due dovrà stare sotto. Oppure, in alternativa, posso diventare Antoinette, o Ashtoreth, visto che avevi una cotta per lei-

-Io non avevo...- replicò Aziraphale, ma poi sorrise, divertito -Quello che preferisci tu, mio unico e vero amo…-

Crowley lo zittì con un bacio.

 

 

La prima volta che Crowley si era sentito dire ti amo, aveva quasi temuto di diventare sordo. O di morire.

Aziraphale ci aveva provato di continuo, in tutti i modi. E visto che era anche un pochettino bastardello, pur di dirglielo era arrivato anche a giocare sporco. Era una lotta e non solo tra le lenzuola.

Esclusi i nomignoli, che presto erano degradati dal più banale “caro” all’impronunciabile “amore mio”, Crowley non poteva tollerare le gentilezze. E Aziraphale era un angelo, era fatto della stessa materia della gentilezza, dire certe smancerie faceva parte del suo essere. Odiarle faceva parte dell’essere di Crowley.

Ma Crowley non le odiava più, questo era il problema.

Stava diventando quella parola che inizia con G e finisce con ENTILE.

-Sei il mio demone gentile-

-Smettila, Azi- piagnucolava Crowley, coprendosi il viso con le mani. Ma l'angelo era in brodo di giuggiole.

-Sei il mio dolce, adorato, meraviglioso demone buono e gentile-

Crowley si rannicchiò su se stesso, con le mani sopra alla testa. Era sdraiato sul letto insieme a lui ma era girato sul fianco opposto proprio per dargli le spalle.

-Mio tempio, mia stella, mio inestimabile tesoro- gli sussurrava piano Aziraphale, abbracciandolo stretto -Mio meraviglioso, unico, adorato amore-

-Basssta!- gli sibilava contro, irrimediabilmente riscaldato dalle sue parole -Ti prego-

-Ti amo infinitamente-

-Anche io- ammise, e le sue ali da nere diventarono grigie. 

Può un demone dire “ti amo” a un angelo?

 

 

 


 

 

Note
Ciao, sono tornata con una nuova storia su questi due patati. Li adoro troppo e mi mettono di buon umore come poche altre cose. Sarà che hanno un lieto fine (ALMENO loro), che sono simpaticissimi e dolcissimi <3
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, nel prossimo e ultimo cap. gli ineffabili affronteranno le conseguenze dei loro sentimenti, e ci sarà il nostro mitico, adorato Lucifer ...
A presto!





 

   
 
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