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Autore: ladyzaphira    07/01/2020    1 recensioni
One-Shot speciale, divisa in più parti scritte in occasione delle feste appena trascorse.
La storia si ricollega alla mia altra fanfiction "Magaman NT warrior: Another universe", di conseguenza vi sarà una sovrabbondanza di personaggi OC vi avverto XD
Che altro dire? Spero abbiate passato buone feste e ci vediamo alla prossima storia ^^
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ogni volta che lasciavano l’autostrada in direzione di Viñales era come fare un salto indietro nel tempo.
A quando l’umanità non era ancora consapevole dell’immenso sviluppo tecnologico ed informatico che avrebbe caratterizzato i decenni futuri, portando all’evoluzione definitiva della rete mondiale.
 
La valle di Viñales venne dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1999, per ragioni sia ambientali che culturali.
 
Un piccolo paradiso rurale situato nella parte occidentale di Cuba, in cui tutt’ora oggi regnavano le antiche tradizioni contadine.
Abbastanza facile da riconoscere grazie alla sua caratteristica terra color rosso intenso ed i suoi così detti “mogotes”, delle specie di panettoni di roccia calcarea, i quali svettavano solitari nella vallata pianeggiante circondati da piante di bambù giganti e palme altissime.
Lì si coltivavano piantagioni di caffè e tabacco, si allevavano cavalli …
 
… Lì era dove si era stabilita la famiglia Santacruz, sulla scia dei primi coloni spagnoli.
 
Oggi, a secoli di distanza, i Santacruz possedevano un Hotel a cinque stelle a loro nome di ben cinquanta camere insieme ad un allevamento di cavalli.
 
Lan aveva sempre passato lì le sue vacanze, circondato dal calore e l’affetto di tutta la famiglia Santacruz.
A cominciare dai nonni Conrado ed Emilia.
 
Nonno Conrado era gentile e divertente.
Gli aveva insegnato ad andare a cavallo, a giocare a scacchi.
Lo faceva sedere sulle sue ginocchia quando lui e gli altri adulti si riunivano al tavolo rotondo del salotto per giocare a poker, dove i “soldi” messi in gioco erano i coquito acaramelado* della nonna.
Nonna Emilia era forte, appassionata e carismatica, caratteristiche che aveva tramandato a Marcela.
Aveva una fervida fantasia, che le permetteva di inventare storie fantastiche e gli permetteva di gironzolare in quello che considerava il suo personale regno, la cucina, un lusso che non concedeva a nessun’altro.
 
Poi c’erano zio Gregorio, il fratello maggiore di Marcela, insieme alle zie Carmen e Esperanza, gemelle, che invece erano le sorelle più piccole.
 
Insomma una famiglia fantastica, se non fosse …
 
“Tutto bene tesoro?” domandò improvvisamente Marcela, lanciando un’occhiata preoccupata al figlio seduto accanto a lei.
“Uh? Sì, certo” rispose il ragazzino “Perché?”
“E’ da un po' che sei così silenzioso, sei stanco? Possiamo fermarci al prossimo Autogrill se vuoi” propose l’altra.
“Cosa? No, no, stavo solo …” Lan tornò a guardare fuori dal finestrino “… Solo pensando”
“Pensando a …?”
“Papà”
 
La cubana emise un sospiro, avrebbe dovuto immaginarlo.
“Verrà, questa volta verrà” lo rassicurò, forzando un sorriso “Ne abbiamo parlato, lo ha promesso”
 
“E questa volta mi dici perché dovrei credergli?”
 
La domanda di Lan colse la donna talmente alla sprovvista da non sapere come rispondergli, lasciandola ammutolita per diversi secondi.
 
Nessuno meglio di Marcela sapeva quanto quella situazione lo amareggiasse, eppure questa era la primissima volta che suo figlio si permetteva di darlo a vedere parlando con franchezza.
Lan voleva bene a suo padre, gliene voleva davvero.
Tanto da aver sempre, in qualche modo, cercato di giustificarlo auto-convincendosi che se mancava alle feste o non si presentava a casa quando prometteva di farlo doveva essere per dei validi, validissimi, motivi.
Era pur sempre lo scienziato di punta del SciLab dopotutto.
 
Marcela accostò l’auto, fermandosi al margine dell’autostrada.
 
“Mi dispiace mama” si affrettò dire Lan, preoccupato per la brusca frenata.
S’interruppe quando sentì il braccio di sua madre avvolgersi attorno alle sue spalle, tirandolo in una stretta confortante.
 
“Querido*, hai tutto il diritto di essere arrabbiato” affermò Marcela, stupendolo “Non devi avere paura di parlarne, specialmente con me”
 
“Mama …”
 
Lan ricambiò la stretta, mordendosi il labbro.
 
Restarono così per diversi istanti, finché Lan non si decise a riprendere il discorso.
“Non mi piace pensare male di papà, g-giuro, è solo che a volte, sai …” esordì, tirando su con il naso “Non posso fare a meno di chiedermi se … s-se papà mi voglia bene davvero …” confessò.
“Oh Lan …”
“Voglio dire, se mi volesse bene troverebbe almeno un po' di tempo per me, n-no?"
 
“Tuo padre ti vuole bene” mormorò dolcemente Marcela “Su questo non devi aver dubbi”
 
“Però vuole più bene al suo lavoro”
 
“Mijo …”
 
In che modo poteva spiegare ad un ragazzino di appena undici anni che suo padre apparteneva a quella categoria di persone che, semplicemente, si rendevano contro troppo tardi di non essere in grado di dedicare la propria vita a più cose contemporaneamente?
Scegliere tra lavoro e famiglia non è così facile come si può pensare.
“Se solo Yuichiro non fosse mai stato promosso a capo del settore di ricerca informatico” si ritrovò a pensare la cubana “Forse … forse le cose sarebbero andate in modo diverso”
 
“Questa volta ci sarà” decise comunque di chiudere la conversazione “Dovessi andare a prenderlo io stessa per le orecchie!!”
 
L’ultima frase, detta in tono scherzoso, sembrò risollevare un po' il figlio, ma non fu comunque sufficiente per cancellare il velo di malinconia dai suoi occhi.
Alla fine della fiera nessuno dei due era ancora pronto ad affrontare quel discorso.
 
Era troppo presto.
 
***
 
“MI NIETO QUERIDO*!!”
 
Emilia Santacruz si fece trovare all’ingresso dell’Hotel quando arrivarono.
Lan fece a malapena in tempo a mettere piede fuori dalla macchina che si ritrovò strizzato tra le calde braccia della nonna.
 
“H-hola abuelita* …”
 
“Era ora che arrivaste” seguitò la donna “Oh Marcela!!”
“Mama”
 
Dopo aver dato un rapido abbraccio anche alla figlia, Emilia fece cenno ad un paio di ragazzi lì vicino di occuparsi dei loro bagagli.
“Sono così felice che tu abbia deciso di venire prima” esordì la signora Santacruz rivolta a Marcela “Anche i tuoi fratelli hanno detto che si sarebbero fatti vedere in anticipo per le feste quest’anno”
“Come vanno qui le cose?” domandò Marcela.
“Come se io e tuo padre non ce ne fossimo mai andati, i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro”
 
Emilia sorrise dolcemente alla figlia, la quale si sentì come sollevata da un peso.
Per quanto la scelta di lasciare Cuba, per andare a vivere con lei a Cyber City e starle così vicino durante il difficile periodo del post-divorzio, sia stata una scelta unicamente presa dai suoi genitori ciò non aveva impedito alla trentenne di sentirsi comunque in colpa nei loro confronti.
In special modo nei confronti di sua madre, dal momento che non aveva mai approvato il matrimonio con Yuichiro.
 
Lì avevano la loro casa, il loro Hotel, l’amato allevamento di cavalli di papà …
 
L’unica cosa che la consolava era che, se non altro, si era trattato solo di un anno e qualche mese.
Ora sia lei che Lan erano finalmente riusciti a trovare un nuovo equilibrio.
 
“Bene, mi fa piacere” mormorò Marcela.
 
“Diego II!!”
 
L’attenzione delle due donne venne attirata dall’esclamazione di Lan, il quale le superò di corsa per andare incontro ad un micio di circa due anni.
Il gattino si lasciò prendere in braccio da Lan, strofinando il musetto contro il suo naso.
 
“Aaawwwh, mi sei mancato anche tu” ridacchiò l’undicenne.
 
***
 
“SALUDOS MIS AMIGOS!!*” esordì improvvisamente una voce femminile, proveniente dall’atrio, appena due giorni dopo l’arrivo di Lan e Marcela “Le star della festa sono arrivaaaate!!”
 
“ZIA CARMEN!!” esclamò Lan, riconoscendo al volo la voce della sua zia preferita.
 
“Nipotino mio preferito!!” rispose raggiante della venticinquenne, inginocchiandosi al volo nel bel mezzo della sala reception per accogliere il nipote in un abbraccio affettuoso “Aawwh, fatti dare un bacio, ogni anno che passa diventi sempre più bello”
“G-Grazie zia” fece Lan, arrossendo leggermente.
“E come potrebbe essere altrimenti?” commentò una presenza alle loro spalle “Tonalità della pelle a parte, per sua fortuna, assomiglia tutto a nostra sorella anziché a … “tu-sai-chi”, e non mi sto riferendo al mago oscuro della famosa saga letteraria inglese”
 
A parlare non era stata altri che Esperanza, ovvero la sorella gemella di Carmen.
 
Carmen ed Esperanza erano perfettamente identiche.
Avevano entrambe la pelle mulatta, appena, appena più scura rispetto al resto della famiglia per via dell’abbronzatura, capelli neri corti, entrambi tagliati a caschetto (uno di tipo asimmetrico per Carmen e uno di tipo mosso per Esperanza, il che di fatto era l’unico dettaglio che permettesse di distinguere l’una dall’altra) ed occhi di un caldo color cioccolato.
 
“Parole sante mi hermanita*, parole sante” concordò Carmen sorridendo deliziata, del tutto incurante della frecciatina nei confronti dell’ex-marito di Marcela.
 
Già, perché oltre alla signora Santacruz neanche ad Esperanza Yuichiro era mai stato particolarmente simpatico e, proprio come la madre, non si era mai fatta problemi a dirlo apertamente, per quanto davanti a Marcela (prima del divorzio) e all’amato nipote (dopo) avesse cercato di tenere a freno la lingua …
… Nei limiti del possibile.
 
Per quanto riguardava Carmen, beh, possedeva un carattere troppo allegro, espansivo e, a tratti, stravagante per soffermarsi troppo sul passato.
 
“Ciao zia Esperanza!!” salutò Lan allegramente, ignorando a sua volta il commento, troppo concentrato a schivare i pizzicotti sulle guance da parte di Carmen.
“Ciao dolcezza” sorrise l’altra mollando la presa su una delle valigie che aveva in mano per arruffargli i capelli “Vedo con piacere che ti sei alzato di un paio di centimetri rispetto all’anno scorso”
 
“Oh, quasi dimenticavo!!” cinguettò Carmen tirando fuori il PET “Tua madre ci ha scritto che ti sei finalmente procurato un Net-Navi personalizzato”
 
“Oh giusto”
 
Lan prese a sua volta il PET.
“Ehi Megaman, ti presento le mie ziette Carmen e Esperanza” disse girando lo schermo verso quest’ultime in modo che il suo amico potesse vederle.
 
“Uh, salve” salutò il Navi blu con un sorriso timido “Piacere di conoscervi, Lan mi ha parlato molto di voi”
 
“Aaawwh, ma sei un amoreeee!! Devo assolutamente farti conoscere la mia Net-Navi” commentò Carmen con tanto d’occhi a forma di stella.
 
Detto questo scattò in piedi, avanzando a passo spedito verso la prima porta d’accesso disponibile per collegarsi seguita a ruota da Lan.
“JACK-IN STARLIGHT EXE, connessione!!” esclamò collegando la presa.
 
“Jack-in Megaman!!” seguì Lan a sua volta.
 
***
 
Starlight era una Net-Navi dall’aspetto femminile.
Indossava una tuta aderente nera che le ricopriva tutto il corpo, sotto ad un vestitino mono-spalla blu scuro simile ai body usati nelle esibizioni di ginnastica artistica, tempestato di minuscoli e scintillanti cristalli bianchi volti a ricordare un cielo stellato. Una mezza gonnellina le arrivava a malapena a metà coscia mentre avvolti lungo alle braccia vi erano dei veli semi-trasparenti, i quali sembravano quasi danzare attorno a lei, come sospinti da un vento impercettibile, sempre blu che però sfumavano a tratti nel viola scuro.
 
Tocco finale era dato da un elmetto simile a quello di Roll, che però le gettava nell’ombra la parte superiore del viso da cui spiccavano i soli occhi viola.
 
“Bene, bene, bene!! Diamo un’occhiata alla mercanzia” affermò Starlight, mettendosi a girare attorno a Megaman a distanza SUPER ravvicinata.
Okay, era forse abitudine comune a tutti i Net-Navi appartenenti ai membri della famiglia Santacruz mettere i nuovi arrivati loro simili sotto la lente di un metaforico microscopio?
Prima Scarlet, adesso Starlight!!
 
L’unica differenza era che Starlight sembrava felice come una Pasqua …
… Anche TROPPO felice.
 
Dal canto suo, la Net-Navi scarlatta ridacchiò sotto i baffi alla scena.
 
“Così tu sei Megaman?”
“Ehm, sì?”
“Che lo chiedi a me? Tranquillo stellina, non ti mangio mica” Starlight scoppiò in una fragorosa risata “Anche se, carino come sei, scommetto che saresti dolcissimo ahahahahahah!!”
 
Megaman arrossì vistosamente al complimento.
 
“Vacci piano Starlight” si decise ad intervenire Showman, che era rimasto in disparte fino a quel momento.
 
Quest’ultimo avvolse le braccia attorno alla vita della Navi, tirandola contro il suo petto in quello che a Megaman sembrò un tenero abbraccio tra amanti.
“Se continui così finirai per traumatizzarlo, questo poveretto” disse per poi rivolgere un sorriso un sorriso di scuse verso Megaman “Devi scusare la mia gemella, conoscere gente nuova la fa andare su di giri ancor più di quanto non sia normalmente”
 
“N-Nessun problema” rassicurò Megaman, massaggiandosi la nuca imbarazzato “Anche Scarlet mi ha … uhm, messo sotto una lente d’ingrandimento la prima volta che ci siamo incontrati”
 
“Dovevo pur accertarmi che non avessi cattive intenzioni” confermò Scarlet facendo le spallucce.
 
“Ah sì? Conoscendoti non mi sorprende” se la rise Showman.
 
“Già, allora siete gemelli?” domandò Megaman, un po' per cambiare argomento e un po' perché sinceramente curioso dal momento che non aveva mai sentito parlare di Navi gemelli.
 
Effettivamente a ben guardare Showman non sembrava altro che una versione maschile della stessa Starlight, con la differenza che al posto del body portava una giacca da gentiluomo blu chiusa da una spilla a forma di stella (che richiamava i cristalli sui veli di Starlight) ed un lungo mantello dello stesso colore che scivolava elegante dietro le spalle.
 
Cilindro da prestigiatore blu sulla testa e bastone da passeggio in mano completavano il quadro.
 
“Oooh, puoi scommetterci stellina” cinguettò Starlight alzando un braccio per pizzicare una guancia a Showman, che nel mentre aveva appoggiato il mento sulla sua spalla “Siamo stati creati a partire dallo stesso assetto* di base, per il resto ci hanno pensato le nostre Net-Op e … Un attimo!! Perché qui in giro non c’è neanche uno straccio di decorazione natalizia?!” esclamò poi, come colta da una realizzazione improvvisa.
Ovvero che il cyber spazio dell’Hotel Santacruz era caratterizzato da un semplice “cielo” aranciato con dei comunissimi blocchi di dati fluttuanti.
 
La Net-Navi stellata si districò dalla presa di Showman con un verso indignato, guardandosi intorno.
 
“Cos’è questo sfondo anonimo?! E dove sono i pacchi regali?! E gli ologrammi di Babbo Natale che volano in giro sulla slitta?! E le stelline color-… DOVE SONO LE STELLINE COLORATE?! Le stelline colorate SONO FON-DA-MEN-TA-LI!! SCARLEEEEY!!!”
Megaman sbatté le palpebre, perplesso, mentre Showman si limitò a ridacchiare, con sul volto l’espressione di uno già abituato a scenate simili da parte della gemella.
 
Sì, i modi di fare di Showman erano decisamente più discreti di quelli di Starlight.
 
“E così ogni anno Star, non ricordi?” si limitò a sbuffare Scarlet annoiata “Aspettano sempre l’arrivo di Carmen e Esperanza prima di iniziare a decorare”
 
“Meno male che siamo arrivati allora!!” sbottò l’altra “Andiamo subito nel mio PET a chiedere a Carmen di caricarmi i programmi per le decorazioni, non permetterò che questo posto sembri la centralina di controllo riscaldamento di un comune mini-market!!”
 
Detto questo, senza chiedere il permesso a nessuno, prese sia Showman che Megaman a braccetto, trasferendo a quest’ultimo, attraverso il contatto fisico, la chiave d’accesso link per accedere al suo PET.
Scarlet gli venne dietro roteando gli occhi.
Un istante dopo erano stati tutti e quattro risucchiati dalla colonnina di luce azzurra tipica del trasferimento dati.
 
***
 
Infierno era un splendido stallone dal manto color beige, chiazzato da piccoli spruzzi e puntini rossastri che gli percorrevano il dorso e parte delle zampe inferiori.
 
Il cavallo del nonno.
 
Nonostante fosse stato abituato sin da piccolo ad avere a che fare con quegli animali, QUEL particolare cavallo a Lan aveva sempre fatto un po' paura.
Forse era il modo in cui gli occhi dell’animale sembravano volergli perforare l’anima quando passava, anche solo per sbaglio, davanti al suo box, o forse perché nonostante fossero passati anni ricordava ancora il modo in cui era riuscito a disarcionare il nonno stesso.
Era successo solo una volta, ma era stato talmente sconvolgente da essergli rimasto impresso nella memoria.
 
Così come era stato sconvolgente il fatto che, malgrado ciò gli avesse procurato un mese passato con braccio rotto, una spalla lussata ed una leggera commozione celebrare, nonno Conrado ci si fosse fatto una sonora risata e avesse continuato a cavalcarlo una volta rimessosi.
 
“Sembra che questa volta abbia vinto tu vecchio mio!!” si era limitato a commentare bonario, due giorni dopo l’evento, dando una pacca affettuosa sulla spalla del cavallo “Mi chiedevo quando mi avresti dimostrato di meritare il nome che porti”
 
E Lan quel giorno aveva compreso perché lo avesse chiamato “Infierno”.
 
Niente a che vedere con la sua …
 
“… PEPA!!” esclamò Lan aggrappandosi alla porticina del box della sua puledra.
Pepa era una femmina di circa sette anni su cui Lan aveva imparato a cavalcare, dal manto castano scuro pezzato da ampie macchie bianche.
Era la tranquillità fatta cavallo, mansueta ed affettuosa.
 
Era impossibile non volerle bene.
 
La puledra emise un breve nitrito d’apprezzamento mentre faceva piazza pulita delle due zollette di zucchero sul palmo della mano del ragazzino, facendolo ridere.
 
“Ah-ah cosa ti avevo detto sulle zollette di zucchero chico?” si fece sentire il nonno alle sue spalle.
“Uhm, che non devo esagerare?” chiese l’undicenne.
 
Conrado Santacruz aveva cinquantacinque anni, portati splendidamente dal momento che in tutta la sua vita non aveva mai smesso di tenersi in forma praticando diverse attività fisiche tra cui, per l’appunto, equitazione e ballo da sala (quest’ultimo da quando aveva conosciuto la sua adorata moglie).
 
Un uomo distinto, pacato, come si dice “d’altri tempi”, che difficilmente si lasciava prendere dall’ira, fedele ed estremamente affettuoso.
 
“Esatto, spero che tu non ne abbia portate altre di nascosto” affermò l’uomo, inarcando giocosamente un sopracciglio a voler simulare un’occhiata sospettosa “Una zolletta ogni tanto non gli fa male, ma non dimenticare che l’intestino dei cavalli non è progettato per la digestione degli zuccheri, frutta compresa”
“Lo so nonno, però a lei sembrano piacere così tanto”
“E a chi non piacciono gli zuccheri?” ridacchiò l’altro, scompigliandogli i capelli “Tuttavia non è detto che una cosa ci piace sia, allo stesso tempo, anche salutare per il nostro benessere: Il segreto è sempre …”
 
“… Nella giusta misura delle cose” concluse Lan sorridendo.
 
“Es cierto, sobrino*” affermò Conrado “E ora sbrighiamoci a dare da mangiare ai cavalli, il vecchio Infierno diventa più scorbutico del solito senza la sua razione di biada”
 
***
 
Era passata una settimana intera dall’arrivo all’Hotel Santacruz, ed ormai si respirava a pieno l’atmosfera natalizia.
 
“Jingle beeeells, jingle beeells, jingle bells rock! Jingle bells swing and jingle beeeells ring …!!”
“Hermanita*, ti prego abbi pietà” sbuffò Esperanza coprendosi le orecchie con due cuscini del divano in un disperato tentativo di isolamento acustico “Marcela, digli qualcosa!!”
 
“E’ la tua gemella, non la mia” se ne tirò fuori l’interpellata, la quale al momento era concentrata a studiare la lista della spesa scritta dalla madre in previsione dei cenoni che si sarebbero tenuti nei prossimi giorni.
 
“E comunque sarebbe una partita persa, Carmen è praticamente l'incarnazione dello spirito del Natale”
 
Malgrado fossero già diversi giorni che avessero provveduto a decorare il posto, al momento Carmen si stava dilettando ad appendere rametti di vischio e festoni scintillanti un po' dappertutto perché … beh, perché sì a quanto pare e come se tutto questo non bastasse si era pure messa a cantare.
Non che non fosse intonata, era pur sempre una donna di spettacolo, ma dopo un quarto d’ora di canti e saltelli in giro per il salone la cosa stava cominciando a diventare un po' pesante.
 
“Uff, ma quando arriva nostro fratello? Lui è l’unico che riesca a metterle un freno” si lamentò Esperanza.
 
“A giudicare dalla sua ultima e-mail, dovrebbe arrivare il giorno prima della vigilia”
 
“Vale a dire Domani? Non credo che riuscirò a sopravvivere fino ad allora …”
 
Sarebbero state delle feste mooolto lunghe.
 
T.B.C

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*Tesoro.
*E’ un dolce a base di cocco che si presenta come tante piccole palline di cocco e zucchero che vengono caramellate all’esterno.
Il caramello solidifica creando un guscio dorato, preservando la polpa all’interno.
*Nipotino mio adorato ^^
*C-Ciao nonnina …
*Saluti amici miei!!
*Sorellina mia.
*Ossia la mappa digitale della struttura di un Net-Navi, in pratica l’elemento da cui si parte per programmarli.
*Esattamente, nipote.
*Sorellina.


Ebbene NON CE L'HO FATTA!! ^^'
Non solo non sono riuscita a far uscire questa storia nei tempi giusti, ma probabilmente impeigherò tempo anche a tirare fuori la seconda parte, yuppieeee!!

Beh, spero che se non altro il risultato abbia valso la pena l'attesa.
La cosa positiva è che con questa "One-shot" a pezzi ho potuto finalmente presentare la famiglia Santacruz -quasi- al completo ^^
Ordunque cosa ne pensate della famiglia di Lan da parte di Madre?

 
  
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