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Autore: Clownqueen_oa    09/01/2020    1 recensioni
Era strano, dopo tutto quel tempo, prendersi cura di qualcuno. Non era in grado di farlo nemmeno per se stesso, da quando l'aveva conosciuto ironicamente ci pensava Connor, perciò per quanto miseramente volle ricambiargli il favore.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Connor/RK800, Hank Anderson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ispirato al fumetto di @/smudgeandfrank su tumblr




Fu come svegliarsi da un backup di emergenza.

Si ritrovò in piedi, cosciente, e la prima cosa che percepì fu paura.

Le emozioni da devianti erano una novità per lui, anche a distanza di mesi, eppure con quelle generalmente catalogate come prettamente negative ci aveva avuto a che fare così spesso, soprattutto i primi tempi, che fu facile riconoscere tale sentimento.

Ma perché era spaventato?

L'ambiente intorno a lui non si definì, ma realizzò di avere una pistola puntata contro qualcuno e una mano sulla spalla, che secondo i suoi recettori era definita come gelida.

"Ben fatto, Connor" si congratulò Amanda, il volto corrucciato in una smorfia di severa soddisfazione. "Hai completato la missione".

La missione... Come aveva fatto a scordarlo? La devianza lo aveva reso più lento nell'elaborare informazioni e tenere presente quelle vecchie.

Aveva compiuto la sua missione, lo scopo per il quale era stato costruito e inviato dalla Cyber Life al dipartimento di polizia di Detroit... Scopo che per qualche motivo non riusciva a trovare nei suoi database.

Qual era, il suo scopo? Come mai era stato finanziato con una serie di modelli di ricambio con spostamento di coscienza incluso ogni volta che quello in uso veniva irrimediabilmente danneggiato o distrutto?

"Sparagli, Connor. Così avrai ufficialmente terminato la missione".

C'era un uomo, davanti a lui. Era in ginocchio, ricurvo su se stesso, ma non per proteggersi. Rilevò una ferita d'arma da fuoco all'addome, il proiettile apparteneva della sua pistola ed era esploso di recente. 

"Ti prego Connor, non farlo..." l'uomo alzò la testa, i capelli grigi che gli ricadevano sul volto distorto dal dolore. 

"Hank..." mormorò, la mano che teneva la pistola che aveva iniziato a tremare senza controllo. 

"Che stai aspettando? Finiscilo" ordinò Amanda, perentoria. "Non sarai mica un deviante, Connor?" 

"Non farlo" ripeté Hank, con fatica, "io mi fidavo di te, Connor. Siamo colleghi". 

"Uccidilo". 

"Connor..." Lo sguardo supplicante del tenente si incastrò nelle iridi castane dell'androide.

"SPARA!" 

Il colpo esplose, Connor urlò e Hank cadde a terra, con un tonfo sordo e agghiacciante.

"Hank... No" mormorò. I suoi sistemi erano in avaria, lasciò cadere la pistola. "Che cosa ho fatto?"

Crollò in ginocchio, disperato, ma quando provò ad afferrare il corpo senza vita del tenente questo scomparve, insieme ad Amanda e tutto il resto. 

Rimase soltanto Connor, solo e spaventato in un buco nero di oscurità e rimorso. Urlò, con tutto il fiato che aveva nei suoi polmoni meccanici, provando un dolore tanto grande da fargli quasi scoppiare un cuore che non aveva mai pensato di avere davvero.


«CONNOR! Riprenditi, porca puttana!»

Connor spalancò gli occhi, boccheggiando senza fiato. 
Al suo fianco, Hank lo stava reggendo per la schiena, preoccupato. 

«Si può sapere che è successo? Sumo non la finiva di abbaiare, ha svegliato tutto il fottuto vicinato» masticò mezzo addormentato, ma con gli occhi celesti puntati sull'androide. 

Il LED di Connor vorticava impazzito, tinto di rosso acceso, mentre faceva un backup completo delle sue funzioni vitali: battito accelerato, forte shock emotivo, instabilità dei sistemi. 

E un principio di... Lacrime, che spuntavano dalle sue telecamere, quando si lanciò su Hank e cogliendolo totalmente di sorpresa lo strinse in un abbraccio ferreo. 

«Ma che-D'accordo, che è successo?» chiese il tenente, spiazzato e ancora allarmato per il fracasso. 

Sumo lo aveva svegliato abbaiando come un pazzo, si era alzato di soprassalto e aveva preso la pistola, gettando un'occhiata alla sveglia solo per notare che fosse notte fonda. Si era mentalmente preparato a un'effrazione, magari da parte dei teppistelli del quartiere che non la finivano di rompergli le palle con i loro schiamazzi, invece si era ritrovato Connor con il cervello fottuto che si sbracciava a terra con gli occhi chiusi, caduto dal divano che da mesi ormai era il suo letto.

Per un momento, lo aveva spaventato. 

Connor non accennò ad allentare la presa, ancora turbato. «È stato... Spiacevole» disse, la voce flebile e per nulla salda come sempre. «Le mie analisi hanno rivelato un'attività psichica anomala negli ultimi trentadue minuti, deve aver mandato in tilt i sistemi, e visto che ero in modalità riposo non me ne sono reso conto». 

Hank alzò un sopracciglio grigiastro, lanciando un'occhiata al LED ora di un giallo più sotto controllo. 

«Sono le tre del mattino, Connor. Non capisco le tue stronzate scientifiche di giorno sotto effetto di caffeina, e pretendi che lo faccia ora?» commentò, con una punta scherzosa nel tono che fece spuntare l'ombra di un sorriso sul volto dell'androide. «Altro che attività psichica o come l'hai chiamata, tu hai avuto un incubo. Stavi quasi urlando cazzo». 

«Un... Incubo?» il silenzio che seguì tali parole fece intuire al tenente che stesse facendo ricerche al riguardo. Difatti, dopo qualche secondo di silenzio, ritornò presente. «È possibile, ne aveva tutte le caratteristiche. Suppongo che sia un'altra delle funzionalità umanoidi dei devianti».

Hank sbuffò, dandogli una leggera pacca sulla spalla. «Comunque mi sembra che tu stia meglio, perciò ora lasciami o vomito tutto quello che ho bevuto ieri sera».

Malvolentieri, Connor obbedì, rivelando così all'uomo lo stato terribile dei suoi capelli, tutti spettinati, e la maglietta storta. 

Si guardarono negli occhi per qualche secondo. 

«Riesci a dormire?» gli domandò Hank, sorprendendolo. Lo aveva chiesto con il solito tono scocciato, ma se c'era una cosa che Connor aveva imparato da lui, era decifrare il suo sguardo: ed era ancora preoccupato, era palese. 

La verità? Dubitava che avrebbe dormito ancora, aveva ancora la brutta sensazione della mano di Amanda sulla spalla e il frastuono della pistole nelle orecchie; tuttavia Hank aveva bisogno di quelle ore di sonno, e anche in quella situazione Connor non riuscì a evitare di pensare prima al benessere dell'altro. 

«Va tutto bene. Torna pure a dormire, me la caverò» rispose, il LED ancora giallo ma che roteava in modo decisamente più placido di prima. 

Il tenente gli scoccò uno sguardo indagatore ma, complice la stanchezza, sembrò non accorgersi che stesse mentendo. Così gli diede un leggero buffetto sulla testa, e si alzò per tornare a dormire con un trotterellante Sumo alle calcagna. 

Connor lo guardò andare via, sentendo la paura tornare non appena Hank sparì dalla sua visuale notturna. Strinse le labbra, ed emise un sospiro. 

Era proprio un bugiardo. 

-

Era ancora febbraio, eppure quando la mattina seguente Hank si svegliò sentì subito un caldo soffocante, e non aveva neppure la coperta. 

Zittita la sveglia, fece una smorfia e con un rantolo provò ad alzarsi dal letto, scombussolato. Non ci riuscì, e gli bastò guardare a sinistra con la coda dell'occhio per capire come mai fosse bloccato come un pesce in un retino: Connor era letteralmente avvinghiato a lui, le gambe piegate in posizione fetale che lo circondavano insieme alle braccia e il capo completamente abbandonato sulla sua spalla. Il corpo dell'androide emanava più calore di una stufa, e attraverso il tessuto della t-shirt grigia il suo centro vitale pulsava di una luce azzurrina. La coperta scomparsa giaceva appallottolata in un angolo del letto, insieme all'altro cuscino del matrimoniale e alle lenzuola. 

Hank alzò un sopracciglio, impossibilitato a muoversi.

«Dici sul serio?» gracchiò, con voce impastata.

Connor non gli rispose, era completamente andato. Aveva persino le labbra schiuse e la schiena rilassata, al contrario di quando se ne stava sul divano, dove manteneva sempre un certo contegno e rigidità nel dormire; la sua modalità riposo doveva essere stata sostituita da una modalità letargo, o cose così.

Nonostante ciò, in quel momento al tenente apparve talmente normale che avrebbe dovuto spaventarsi, eppure un altro fastidioso sentimento si stava facendo strada in lui.

Era intenerito. Connor aveva mentito, probabilmente per farlo dormire di più o qualche stronzata del genere, e doveva aver aspettato che si addormentasse per intrufolarsi in camera sua.

Cole faceva lo stesso quando aveva gli incubi, e puntualmente dopo dormiva fino a tardi. Ecco perché i sensori di Connor sembravano non aver minimamente calcolato il suono della sveglia, doveva essere sfinito.

Hank riuscì in qualche modo a liberarsi di lui, spostandogli delicatamente un arto alla volta e alzandosi dal letto tutto indolenzito; tornò ad avere freddo e, anche se palesemente Connor non ne aveva bisogno, non poté fare a meno di gettargli addosso la coperta che aveva buttato da parte, e coprirlo fino al collo. 

Era strano, dopo tutto quel tempo, prendersi cura di qualcuno. Non era in grado di farlo nemmeno per se stesso, da quando l'aveva conosciuto ironicamente ci pensava Connor, perciò per quanto miseramente volle ricambiargli il favore. 

Connor si svegliò non molto tempo dopo, reduce da un backup distruttivo e con la sensazione di essere stato in modalità riposo per giorni interi.

Hank era già in piedi, strano, di solito era lui il primo a svegliarsi tra loro. Che avessero un nuovo caso? Impossibile, lo avrebbe svegliato.

Una volta vestito si affacciò in cucina, dove trovò il tenente nel bel mezzo di una buffa imitazione di quello che sarebbe dovuto essere il lavoro di Connor, ovvero preparare la colazione: perplesso, lo osservò servire a tavola due piatti stracolmi di uova e bacon, fischiettando una melodia che l'androide in un secondo scansionò e riconobbe come Another Brick in the wall dei Pink Floyd.

«Buongiorno, come mai così attivo già di prima mattina?» domandò, gioviale. In qualche modo lo rendeva felice vedere il collega così tranquillo e indaffarato, schiodarlo dal divano quando non lavorava era sempre stata un'impresa ardua.

«Ben svegliato, usurpatore di letti. "Torna pure a dormire" un cazzo, sei venuto a rompermi le palle anche nel sonno alla fine» commentò in risposta, seppur senza alcun risentimento.

Le guance di Connor si tinsero di una tinta bluastra, senz'altro in quello che gli umani catalogavano come imbarazzo. Era raro che lo provasse.

«L'ho disturbata, tenente? Ho disattivato il software del movimento, per non infastidirla nel caso avessi avuto un altro... Incubo».

L'uomo sbuffò, servendosi il caffè nella sua vecchia tazza sbeccata. «Punto primo, sono Hank dentro queste mura, quante volte devo dirtelo? Punto secondo, non disattivarlo mai più, ammasso di ferraglia. Non mi hai dato fastidio».

«Ma erano le 3.14 del mattino e sono certo che lei dormisse. Non credo sia stato piacevole essere interrotto a tre ore e un quarto di distanza da quando si è coricato».

«Lascia decidere cosa trovo spiacevole. Ora fai colazione, avanti».

Spiazzato dalla testardaggine dell'uomo, Connor rimase fermo al suo posto, il LED celeste che girava tranquillo. Un sorriso fece capolino tra le sue labbra sottili. «Sei stato molto gentile, Hank, ma non posso mangiare» gli ricordò.

«Merda, l'ho scordato! A volte sembri quasi umano» l'occhiata da cane bastonato che gli venne riservata gli fece fare subito un passo indietro, «Cioè, nel senso che sembri una persona vera... Porca troia, così è peggio. Vaffanculo, hai capito» grugnì, quasi nel panico. 

Il sorriso di Connor non accennò a sparire, mentre si sedeva a tavola e osservava il suo partner mangiare.

«Sì, Hank» disse, con una pace tale che l'incubo della notte prima gli sembrò null'altro che un vecchio ricordo, archiviato e lasciato a prendere polvere nella sua memoria. «Ho capito». 



Spazio autrice

Vengo alla luce anche qui su efp, con la mia prima os su Detroit perché ne sono ossessionata. Sul serio, l'ho giocato durante le vacanze di natale e non me lo sono ancora tolto dalla testa.
Non ho intenzione di scrivere fan fiction, non ho il tempo lol, credo mi butterò sulle os fino a stufarmi.
Metto le mani avanti e chiedo scusa per la pessima gestione di Connor, non ho molta dimestichezza con il punto di vista di una macchina: ho provato a prendere spunto da alcune storie che l'hanno reso divinamente, ma sia mai che mi esca un lavoro decente :)
Ci tengo a specificare che nonostante l'avviso nella mia os c'è ben poco del comic della fantastica smudgeandfrank, ammetto che quando ho iniziato a scriverla pensavo sarebbe stata molto più somigliante, ma di solito le mie storie fanno quello che pare a loro e non c'è stata eccezione.
Diciamo che hanno in comune il prompt Connor's nightmare, e un momento di affetto con quell'orso scorbutico ma adorabile che è il tenente Anderson.
Il mio prossimo obiettivo è una os molto più comica, vi avviso, spero di finirla prima della resurrezione di cristo. 

Xoxo,

- Clown
   
 
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