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Autore: Ulvinne    10/01/2020    5 recensioni
Un piccolo intermezzo a Skyhold tra la mia inquisitrice Trevelyan e Cullen, coppia che ha animato la mia prima run di Dragon Age Inquisition. Cullen si perde nei sentimenti che prova per l'Inquisitrice, vittima della sua timidezza. Vecchio ritrovamento che ho deciso di portare a galla, spero vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Inquisitore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In your heart shall burn
 
La sua pelle è calda e morbida: non se l’aspettava così a dire il vero, forse perché guardandole le mani da guerriera aveva sempre immaginato che anche il resto del corpo fosse altrettanto tormentato.
Non avrebbe mai creduto di poterla avere. Non pensa a nient’altro, quando sono insieme. La sua mente è come annebbiata, completamente persa dal suo odore, dal sapore della pelle…e il respiro.
Adora sentirla respirare con urgenza, quando è dentro di lei, come se non avesse mai abbastanza tempo per recuperare; adora sentire le dita stringere la carne dei fianchi per tenerla contro di sé, a contrasto con la durezza del pavimento di pietra; adora sentire le sue unghie affondare sulla schiena.
La bacia, la tocca, la stringe come se temesse di vederla scappare, scomparire da un momento all’altro.
«Cullen…» la sua voce «Cullen…» il suo nome è sempre stato così bello?
O forse è lei a renderlo tale, con quel trasporto, con quel languore…
«Cullen, sei dei nostri?»
 
«Cosa?» il ritorno alla realtà è brusco, per il Comandante. E difficile…soprattutto quando trova i suoi occhi che lo osservano, attenti e rapaci come quelli di un falco.
«Cosa ne pensate di quei trattati che ci ha proposto Madame de Bouffon per riaprire le strade commerciali?»
«Oh, emh…» si sforza di concentrarsi sulle parole di Josephine, ma tra lei, Leliana e l’inquisitrice non sa dove è peggio guardare: ha come la sensazione, tutte le volte, che quelle tre donne possano leggergli nel pensiero, e in questo momento i suoi pensieri sono l’ultima cosa che intende condividere.
Le labbra di Leliana si piegano in un sorriso affabile, indubbiamente, eppure ha imparato ad inquadrare la Capospia quanto basta per capire che lo sta già sottoponendo ad un attento esame per capirlo meglio e questo lo rende nervoso.
«Forse dovremmo riposare e riprendere il tutto domani» interviene Josephine, non ha bisogno di sollevare lo sguardo per capire che è stata la ragazza a parlare, il suo accento antiviano è stato una delle prime cose che più l’hanno colpito dell’ambasciatrice «Sembri piuttosto stanco.»
«Io…» è consapevole di suonare strano ed esitante, ma è estremamente difficile staccarsi da quella visione, e soprattutto tenta di darsi una spiegazione su come possa essere accaduto in un momento di efficiente pianificazione.
A lui non succede mai: Cullen Rutherford è sempre stato famoso per la sua capacità organizzativa, la strategia e la rettitudine, ma soprattutto per la sua professionalità. Per un attimo gli sembra di essere tornato un ambizioso tredicenne con ancora i postumi dell’adolescenza che ha perso molto faticosamente per strada, durante il suo addestramento.
«Possiamo riprendere domani, se non ce la fai.» interviene Kadlin.
Gli viene istintivo guardarla, ma subito dopo se ne pente: si sente trasparente, sciocco e irrispettoso. Lady Trevelyan è l’Inquisitore e come tale dovrebbe trattarla, non distrarsi durante una riunione in favore di pensieri su di lei che non hanno niente di professionale. Deglutisce e subito dopo riabbassa gli occhi sulle cartine, mentre la sua mente si sforza di tornare operativa, se non altro per recuperare la gaffe fatta e dare l’impressione di non aver pensato agli affari propri, non davanti gli occhi di quei tre falchi.
«Io dico di ignorare la proposta, non ne abbiamo bisogno.» poggia l’indice su un punto preciso, indicando la zona di confine interessata «Semplicemente se mandiamo le nostre truppe in zona, la sicurezza sarà automatica per interessi certi da entrambe le parti. Non abbiamo bisogno di scendere a patti con loro.» risolleva gli occhi e cerca quelli delle tre donne, tornando rapidamente alla sua aria composta «Stavo riflettendo su questa cosa, devo essermi…» cerca la parola giusta «Isolato un po’ troppo.» Leliana è perplessa, ma Josephine annuisce.
«Io credo possa funzionare.» decreta infatti, poi immerge il pennino nell’inchiostro e inizia a scrivere qualcosa sulla tavoletta che si porta sempre appresso «Sì…se agiamo subito e muoviamo le truppe faremo un ottimo lavoro.»
«Bene, allora faremo così» dice Kadlin, annuendo ed incrociando le braccia al petto «Cullen, domani mattina fai preparare i tuoi uomini e dai loro ordine di partire, non dobbiamo perdere tempo.»
«Certo, Inquisitore.» china appena il capo, sentendosi più tranquillo a mano a mano che parlano. Sta recuperando il controllo di sé e dei suoi pensieri, consapevole che Nessuno può leggergli la mente, e torna a ricordare che lady Trevelyan è prima di tutto l’Inquisitore, e DOPO una donna.
Non è estraneo al desiderio: la sua condotta è sempre stata ineccepibile, non si è mai dilettato con le donne dei bordelli, ma non ha nemmeno rinunciato ai desideri carnali. Al momento di accettare o meno i voti del celibato si è rifiutato e ha avuto le sue storie, anche se non sono poi durate molto. Per Cullen Rutherford non c’è mai stato amore più grande del proprio dovere.
«Che ne dite di riprendere domani?» è Kadlin a proporlo e Josephine annuisce.
«Sono d’accordo, siamo qui da oggi pomeriggio.» finisce di scribacchiare qualcosa sulla sua tavoletta e poi solleva gli scuri sui suoi colleghi, cercando un’approvazione che arriva poco dopo, unanime; persino Leliana dimostra segni di stanchezza, presentando leggere occhiaie sotto lo sguardo comunque vivo e vispo come quello dei suoi corvi.
«Bien.» soffia «Allora ci rivediamo qui domattina, prima della tua partenza per le Terre Centrali, Inquisitore.» lei annuisce con sicurezza, ma Cullen oramai la osserva da abbastanza tempo per capire che è stanca e che vorrebbe tanto restare al sicuro tra le mura di Skyhold, dove può sentirsi a casa.
È leggermente pallida, perché le lentiggini che le decorano il naso e gli zigomi sono più che mai visibili: se n’è accorto quando l’ha soccorsa dopo la disfatta di Haven, trovandola tremante e morente tra la neve gelida, stremata ma viva; si era anche accorto che i suoi occhi erano cangianti, quando c’era il sole erano verdi, ma si poteva notare una spruzzata d’oro vicino l’iride…
Si massaggia la tempia: si sente stupido, anche se continua a ripetersi che lui ha sempre avuto occhio per certi dettagli; anche se gli chiedessero il colore degli occhi di Leliana saprebbe al massimo dire che sono chiari.
«Ti vedo stanco.» non si è accorto che mentre Josephine e Leliana sono andate via, lei è rimasta.
«Quindi…» non sa cosa dire, di nuovo, e deglutisce «Mi vedi stanco.» e poi si sente un emerito cretino, aiutato anche dall’espressione perplessa che gli dedica l’Inquisitore, subito prima di un sorriso.
«Dai, andiamo, l’alba giungerà troppo presto.» annuisce e quasi senza pensarci la segue, spegnendo con un soffio la candela che illumina il tavolo da guerra e tutte le mappe per far calare un attimo il buio: la luce della luna gli permette, una volta risollevato lo sguardo, di trovare la sua sagoma in penombra.
Nota che per essere una guerriera è piuttosto esile, più di Cassandra, almeno, ed è piccola; ha le mani ruvide e cosparse di calli come le sue, ma un viso privo di sfregi; non è aggraziata, nessun guerriero può esserlo, ma è sciolta e sa ondeggiare, forse anni di etichetta le sono serviti anche a questo.
Lady Trevelyan non parla mai della sua famiglia o della sua casa, ma non deve amarli troppo: dai pochi fatti che sbocconcella, sa che la sua fede non poteva non essere così radicata, frutto di intere generazioni che hanno deciso di servire il Creatore come Templari o come membri della Chiesa. Sono potenti, ma forse lei è stata una specie di pecora nera. Quando le chiede perché non è entrata in nessun ordine distoglie lo sguardo e cambia argomento. A quel punto smette di sorridere, e anzi le sopracciglia si incurvano in un’espressione infastidita, ma che lui ha imparato a interpretare come maschera per il dispiacere.
Si chiede da quanto lui osservi Kadlin Trevelyan in questo modo, ma l’attimo dopo non vuole rispondersi e accelera appena per affiancarla, per non permettere ai propri occhi di scivolare lungo i fianchi dell’Inquisitore.
«Sai…non abbiamo festeggiato nemmeno una volta.» la sente mormorare.
«Beh, l’ultima volta che ci abbiamo provato Corypheus ha deciso che era giunto il momento di farsi conoscere.» cerca di stemperare la tensione e sembra riuscirci perché lei sorride. E lui sente il cuore fermarsi per un attimo, in maniera così inaspettata che è costretto a guardare ancora avanti.
«Ci sarà tempo, dopo che l’avremo sconfitto. Andraste benedice il nostro operato ed è al nostro fianco!» il tono con cui l’Araldo di Andraste parla è deciso, forte. Non l’ha mai sentita esitare quando si è trattato di dare speranza agli altri. Anche ora guarda avanti, il mento sollevato come la nobile che è e il passo che sembra farsi più pesante, impettito.
Vorrebbe dirle che con lui non deve essere l’Araldo, né l’Inquisitore; vorrebbe dirle che lui può essere se stessa, può essere Kadlin, può essere la donna. Lui vorrebbe che lo fosse.
La studia sottecchi: si perde di nuovo, come prima durante la riunione. Si perde, tradito da una mente stanca, da uno spirito fiaccato dalla negazione di Lyrium che si sta imponendo. Si perde e lo fa con una facilità estrema, che la sua razionalità più spietata considera umiliante. Si guarda intorno e nota che nel corridoio non c’è nessuno. Potrebbe allungare il braccio e attirarla a sé. Potrebbe stringerla e poi baciarla come a lungo anela di fare. Potrebbe dimenticare e farle dimenticare tutto quello che li attende…
«Siamo tutti nelle tue mani, Inquisitore.» ma quella mano non si allunga, e Cullen resta al suo posto. Lui è sempre stato bravo a stare al suo posto, dopotutto.
La vede stringere le spalle, impercettibilmente e lui si pente subito di averglielo detto, probabilmente aggravando il suo peso. Razza di imbecille.
«Non che abbia molta scelta» sospira lei «Non accadrà di nuovo quello che è successo a Haven.» stavolta lui non dice niente, non vuole ricordare quelle vite spezzate, le case bruciate, la fortezza perduta. Non vorrebbe ricordare nulla «Però…» la guarda, ora, curioso «Sono felice che tu…» la vede stringere le labbra e interrompersi bruscamente, mentre a sua volta si mostra sorpreso per quella preoccupazione, per quel dettaglio che gli fa intendere come in fondo a lui ci abbia pensato…forse «…che tutti noi ce l’abbiamo fatta.»
«Anche io.» dice subito, di riflesso, e senza accorgersene sono arrivati davanti agli alloggi della donna, che si gira del tutto verso di lui.
«Io sono arrivata.» dice semplicemente, poi appoggia la mano sulla porta, producendo un lieve cigolio nell’aprirla: Skyhold deve ancora risvegliarsi del tutto, dopo anni e anni di riposo che l’hanno invecchiata e irrigidita. È una delle cose che gli piace della fortezza.
«Riposa, allora. Ti auguro una buona notte.»
«Anche a te.» si odia.
Fai qualcosa, si dice, qualsiasi cosa!
«Ad Haven» esordisce ancor prima di rendersene conto, e lei si ferma, girandosi e donandogli uno sguardo perplesso «hai rischiato così tanto…» sente una vampata di calore risalire dal collo e spandersi sul viso.
Che Andraste lo aiuti e non lo faccia arrossire; non stasera. Non in questa vita, possibilmente.
«Non lo permetterò mai più. Non…non dovrà più accaderti una cosa del genere.» e non appena pronuncia quelle parole, che nella sua mente facevano molta più scena, attende il giudizio del suo sguardo, inerme e disarmato. Gli sembra di non sentire nemmeno la pesantezza dell’armatura.
Ma lei non dice niente, forse l’ha colpita. O forse è troppo educata per mandarlo a quel paese o dedicargli una tagliente risposta. O forse semplicemente va bene così. O forse…
Troppi forse gli fanno accorgere tardi che dopo quel sorriso, lei se n’è andata. E che lui sta fissando la porta impalato da almeno un minuto. Si irrigidisce, guardandosi intorno come fosse un ragazzino scoperto a rubare nelle cucine, si aggiusta il pettorale dell’armatura e poi rapidamente si dirige verso i propri alloggi.
Si chiede quanto andrà avanti questo stupido tormento. Si chiede quanto si lascerà bruciare da questa sensazione che non ha mai provato prima, non a quel livello. Si ripete ogni volta i difetti della donna, per allontanarla: è rumorosa, impulsiva e non ha la mentalità del politico, ma del compagno; soprattutto ha una mentalità troppo aperta verso i maghi, persino per lui che decisamente ha ammorbidito le proprie posizioni.
Però è coraggiosa e carismatica. È tenace, capace di sopravvivere anche quando nessuno potrebbe farlo. Non è una stratega, ma è intelligente, di un’intelligenza istintiva e quasi brutale se applicata in battaglia. E ha un sorriso gentile, uno sguardo profondo. E delle labbra che…
Sbatte la porta con pesantezza, e finalmente è solo. Si getta sul letto totalmente vestito e per ora resta a fissare il soffitto. Si ripromette che non si illuderà, che non permetterà ad un’illusione di divorarlo dall’interno, non sapendo che ha già iniziato a farlo da un po’, oramai.
Precisamente dal giorno in cui l’ha raccolta dalla neve, stringendola a sé e coprendola per evitare che il gelo la divorasse, come aveva iniziato a fare con le sue mani. Gli è bastato vederla barcollare a terra, il viso stravolto e arrossato dal vento freddissimo delle montagne, contratto in una smorfia di stanchezza e sollievo che tradivano un pianto imminente, una resa oramai inevitabilmente vicina. Gli è bastato vedere quel sorriso disperato e al tempo stesso felicissimo che gli ha rivolto prima di perdere i sensi. Lei non era più solo l’Inquisitore, non era solo l’Araldo. Lei era Kadlin Trevelyan e Cullen non avrebbe voluto fare altro se non restare per ore a stringerla ed attendere che si riprendesse. Avrebbe atteso per ore la possibilità che gli dedicasse di nuovo quel sorriso, pieno e vivo. E attenderebbe ancora, se solo gli fosse promesso.
Attenderebbe per anni se gli fosse permesso, anche una sola volta, di estinguere il fuoco che gli arde nel cuore.

Note dell'Autrice
So che ho in corso due storie, ma questa è stata un vecchio ripescaggio dimenticato in qualche cartella! Una semplice OS sulla mia prima inquisitrice umana guerriera e Cullen, il primo pg con cui ho fatto la romance! Rigorosamente dal punto di vista di lui, spero vi piaccia <3
Ulvinne
  
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