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Autore: Lisaralin    10/01/2020    4 recensioni
"One single master equation, unification of the great and small."
(The Theory of Everything, Ayreon)
L'ambizioso apprendista di Radiant Garden, il Freddo Accademico dell'Organizzazione XIII, lo scienziato in cerca di redenzione. La raccolta definitiva sul personaggio più figo di tutto Kingdom Hearts, nonché vero eroe morale e materiale di Kingdom Hearts III.
[Even/Vexen + apprendisti, Organizzazione XIII, personaggi Disney e Final Fantasy (anche non apparsi nella saga) | Coppie varie e non canoniche]
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Organizzazione XIII, Vexen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti
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Questa storia partecipa al contest per i dieci anni del XIII Order Forum, ed è ambientata durante Kingdom Hearts II.




#137 - Secret Wishes

 

“Genio, i miei tre desideri.”
Il Mercante si sfrega la mani, gli occhi scintillanti. 
Il trionfo, nella sua immaginazione, ha il sapore dello sciroppo di jellab che sua nonna gli preparava da bambino per tenere a bada la calura dei lunghi pomeriggi trascorsi dietro il banchetto dei datteri, le ginocchia indolenzite dall’immobilità e le labbra contratte in un crampo perenne a furia di sorridere alla fiumana di clienti. Ha il profumo dell’uva passa e dell’acqua di rose, promesse fugaci di un futuro con le vesti di seta e la pancia sempre piena.
“Il primo: desidero essere l’uomo più ricco di tutta Agrabah!”
Sua nonna diceva sempre che la fortuna aiuta gli audaci, e che chi lavora duramente prima o poi finisce inevitabilmente per essere premiato dalla sorte. La vecchia non è arrivata ad assistere a quel trionfo con i propri occhi, pace all’anima sua, ma adesso persino il sultano si sarebbe inchinato di fronte al nipote della proprietaria del banchetto più umile e sgangherato di tutto il bazar. Lui che con pochi datteri, la sua astuzia sopraffina e il fiuto innato per gli affari è arrivato ad aprire una bottega tutta sua, gettando sul lastrico decine di concorrenti. 
Ma non è ancora abbastanza.
“Il secondo: desidero che il sultano mi nomini suo nuovo gran visir!”
La carica è rimasta vacante da quando il vecchio Jafar era stato accusato di tradimento e cacciato con ignominia. Il genio non poteva capitargli tra le mani in un momento più propizio.
Certo, quando aveva rinvenuto quello strano scudo a forma di goccia in mezzo alla sabbia del retrobottega non avrebbe mai immaginato che si trattasse della prigione di uno djinn. Secondo le leggende, quegli spiriti di solito sono intrappolati in contenitori come giare o lampade; tutti i racconti, però, concordano anche nell’affermare che basta strofinare l’oggetto in questione per diventare automaticamente padroni delle potenti entità al loro interno. E lui stava giusto scrostando la sabbia dallo scudo, nella speranza di poterci ricavare un bel gruzzolo una volta messo in vendita, quando puff! un lampo di luce lo aveva catapultato in quella strana oasi lussureggiante dominata da un edificio dai colori del tramonto, costruito in uno stile che non ricordava per nulla né le dimore dei nobili di Agrabah, né le casse basse e squadrate dei quartieri poveri.
Al suo posto, una persona meno ambiziosa avrebbe perso la lucidità. Questo genio non somigliava affatto al buffone blu al servizio del nuovo marito della principessa, né ai giganteschi e colorati djnn nelle illustrazioni dei volumi di fiabe che ogni tanto capitavano nella sua bottega. Anzi, aveva un aspetto decisamente umano e ordinario, sebbene fosse straordinariamente pallido e avesse gli occhi di un verde intenso, reso profondo dai segreti dell’universo che doveva aver scrutato nel corso di lunghissimi millenni di solitudine. I suoi piedi levitavano a qualche palmo dal terreno ricoperto d’erba.
Per di più, il genio era ostile. Nella mano sinistra impugnava uno scudo identico a quello che il Mercante aveva trovato nella sabbia, e lo brandiva come se fosse pronto a respingere un attacco diretto contro di lui.
Il Mercante, però, non aveva sferrato alcun attacco fisico. Aveva affrontato lo spirito millenario con l’arma che sapeva usare meglio: le parole. La sottile e sublime arte del negoziato.
E il genio, senza proferire alcun suono, era rimasto immobile ad ascoltare il volere del suo nuovo padrone.
“E infine il terzo desiderio… “
Il terzo desiderio è il suo capolavoro diplomatico, nonché il sugello ad un futuro di prosperità senza limiti. Ci ha riflettuto a lungo ed è giunto alla conclusione che, se è vero quello che si racconta in città, il nuovo principe di Agrabah aveva fatto una mossa molto astuta liberando il suo buffone blu.
“Poiché sono un padrone molto magnanimo, ho deciso di donare il terzo desiderio a te, genio. Potrai usarlo per essere libero, se vorrai.”
Accompagna le parole con un mezzo inchino e il suo miglior sorriso da offerta-che-non-si-può-rifiutare. La sua non è generosità, chiaramente. Un vero mercante non fa mai beneficienza. Gli piace pensarlo come un accordo tra gentiluomini, un contratto di mutuo beneficio, vantaggioso per entrambe le parti. In fondo, cosa conviene di più: tre desideri subito, o due desideri seguiti da una lunga sfilza di favori da parte di un genio grato al suo liberatore?
Però, ecco, si sarebbe aspettato una reazione più sentita al suo grande annuncio. Invece il genio continua a fluttuare come se niente fosse. I lineamenti inespressivi, lo stesso sguardo algido con cui lo ha accolto nella sua oasi segreta. Intorno alla sua figura alta e sottile baluginano delle flebili scintille azzurrine, e il Mercante di colpo si accorge di stare tremando di freddo.
Forse deve formulare il concetto in maniera più chiara. Quando si stila un contratto, in fin dei conti, non si può lasciare spazio alle ambiguità.
“Genio, desidero che tu sia libero!”
L’unica risposta è la brezza della sera che serpeggia tra le fronde degli alberi, gonfiando la veste nera dello djinn e facendogli penetrare il freddo sin dentro le ossa. E oltretutto… il sole non dovrebbe essere già tramontato da un pezzo? Il cielo era già rosa e arancione quando è arrivato nell’oasi.
A parte il vento, nulla si muove.
Adesso persino il consumato uomo d’affari inizia a percepire una lieve punta di nervosismo.
“Insomma, genio… non ti importa nulla? Capisco che tu abbia visto tutto nella tua esistenza immortale… ma è la libertà che ti sto offrendo! Un futuro migliore, per me e per te!”
Il Mercante è certo che le labbra del genio non si siano mosse. Eppure, per la prima volta, ne sente le parole. Rimbombano direttamente nella sua testa, provenienti da tutte le direzioni e da nessuna.

 

non esiste

 futuro 

per me

 

“Cosa vai blaterando?”

 

domani 

è solo 

un sogno

 

Di colpo, come abbattuto da un fulmine, il Mercante cade in ginocchio e si stringe le tempie tra le mani. Ogni parola dello djinn incide una scia di fuoco nel suo cervello e lo fa urlare di dolore, incenerendo ogni pensiero di gloria, obliterando tutti i sogni e le ambizioni e i desideri ad eccezione di quello di fuggire il più rapidamente possibile da quel luogo infernale.
Infine, anche quello si infrange sotto il peso di immagini aliene che si aprono a forza la strada tra le pieghe della sua mente. Sente il corpo squassato da sussulti di nausea, avvelenato da ricordi che non gli appartengono, infettato da rimpianti non suoi.
L’occhio azzurro di un bambino lo trapassa da dietro una cortina di capelli d’argento. Non conosce il suo nome, ma sa che avrebbe dovuto proteggerlo. Che ha fallito. Che è colpa sua se…
“Desidero… desidero salvarlo, genio! Il mio terzo desiderio!”
Perché ha perso tempo a esprimere desideri inutili quando l’unica cosa che conta è chiara e limpida come quello sguardo colmo di fiducia tradita? E lui che non pensava altro che a moltiplicare il giro d’affari, che siglava l’accordo per l’acquisto della bottega mentre sua nonna gemeva e tossiva nella sua casetta sudicia, coperta da quattro stracci…

 

non c’è

alcun 

domani

 

Il Mercante si rannicchia nell’erba, sopraffatto. Stringe al petto le braccia che tremano e serra gli occhi come si fa negli incubi, pregando di risvegliarsi di soprassalto nel proprio letto.
Non esiste djinn abbastanza potente da riscrivere un futuro già segnato. 
Non può salvare nessuno. 
Sua nonna giace sul fondo di una fossa comune fuori le mura di Agrabah. 
Il bambino dall’occhio azzurro è svanito per sempre nell’oscurità.

 

Quando riesce a svegliarsi il dolore alla testa è scomparso, il corpo non è più scosso da tremiti. Sopra di lui, la vista familiare del soffitto della sua amata bottega.
“Che sogno bizzarro…”
Deve aver lavorato troppo ed essere crollato per la stanchezza o un colpo di calore. E forse anche mangiato qualcosa di strano, perché altrimenti come spiegare quel senso di oppressione che gli attanaglia la bocca dello stomaco?
Mentre si rialza in piedi, con cautela per non sforzare le sue povere giunture, scopre con una certa meraviglia di sentire il bisogno di piangere. Assurdo. Piangere, lui? Non aveva versato mezza lacrima nemmeno quando gli era toccato sfrattare quella stracciona con il suo moccioso urlante dal suo nuovo magazzino, figuriamoci se si faceva impressionare da un brutto sogno.
Poi però ripercorre con la mente le scene di quell’incubo senza senso, e si rende subito conto del perché.
Anche quel bellissimo scudo di zaffiri dal valore di almeno diecimila munny era stato soltanto un sogno.




Note: nel Final Mix di Kingdom Hearts II, durante la seconda visita ad Agrabah, si può affrontare la Absent Silhouette di Vexen,il cui portale si trova proprio nella bottega del Mercante. Nel gioco, le Absent Silhouette sono descritte, citando più o meno a memoria, come “armi lasciate indietro dai loro padroni scomparsi, in cui risiede ancora un residuo della loro volontà”. Come lo scudo di Vexen (o quel che ne resta) sia finito nella bottega del Mercante è un mistero, ma in KH abbiamo assistito a fenomeni ben più inspiegabili.

  
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