Libri > Good Omens
Segui la storia  |       
Autore: GladiaDelmarre    10/01/2020    8 recensioni
Una serie One Shots che parlano di missing moments.
Ognuna di queste associata ad uno dei cinque sensi: vista, gusto, olfatto, udito, tatto.
E forse, alla fine, esisterà anche un sesto senso, quello che serve a comprendere la vita e le sue ragioni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sense of Life '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ith, Campagna della bassa Sassonia V secolo d. C.

(intreccia)

 

L'equinozio di primavera era alle porte, finalmente, dopo i lunghi mesi invernali.

Nella Sassonia erano freddi e rigidi, e la neve spesso prima di sparire del tutto impiegava ancora parecchi giorni. Sul lato esposto a nord delle basse collinette della zona chiazze bianche ancora resistevano al pallido sole di marzo.

 

Crowley detestava l'inverno. Così come detestava la pioggia.

E anche il troppo vento, che gli scompigliava i capelli e li rendeva indistricabili.

 

Ma d'altronde aveva un compito da svolgere, e sebbene spesso non si preoccupasse troppo di essere ligio ai doveri infernali, quello era uno che fondamentalmente non gli dispiaceva troppo. Da qualche decina d'anni faceva un'apparizione ogni tanto sulla dorsale di Ith, nel giorno dell'equinozio di primavera. Era un luogo sacro, e i Sassoni vi si radunavano per celebrare i loro riti. Non che l'Inferno fosse particolarmente interessato a promuovere rituali pagani, ma evidentemente era una sorta di dispetto fatto personalmente a Lei. Crowley non aveva fatto domande, almeno non in quel caso.

Si presentava sotto spoglie femminili, coi lunghi capelli fulvi sciolti e ribelli al vento, fiammeggianti nell'ultima luce rossa prima del crepuscolo. Di solito restava appena quel tanto che bastava perchè lo vedessero, quel tanto che uomini e donne radunati lì per lui potessero ammirarlo.

Godeva segretamente di quei momenti.

L'adorazione smuoveva in lui moltissime emozioni che cercava di non classificare con troppa attenzione: di certo, rappresentare una divinità era come un grido verso Colei che, solo per qualche domanda di troppo, l'aveva scacciato dal Paradiso. Era una protesta e un urlo di orgoglio: adorano me, vedono me, vogliono me.

 

La dorsale era un luogo impervio. Pareti calcaree, ripide, con alberi aggrappati alle pendici scoscese, le radici a mordere le rocce per trovare appiglio. Un luogo di bellezza selvaggia, che periodicamente si animava di centinaia di umani, arrivati anche dopo interi giorni di viaggio, per celebrare i rituali del cambio delle stagioni. L'atmosfera era tesa, febbricitante. Crowley conosceva bene la natura di quei festeggiamenti: un grande falò ardeva già da ore, e un giovane per ognuno dei due sessi era stato scelto per rappresentare il dio e la dea e la rinascita della terra, la sua fertilità. La vita breve ed effimera degli umani lo affascinava: avevano una sete di vita che sentiva lui stesso, di tanto in tanto, e che lo spingeva ad osservarli incuriosito.

 

Non si sarebbe mai aspettato di trovare l'angelo seduto insieme a delle giovanette ad intrecciare fiori.

Aziraphale, ingaro della sua presenza, sorrideva a chiunque gli rivolgesse parola, dispensando la sua luce equanimamente. Aveva tirato su le larghe maniche della tunica color crema e le sue dita forti si muovevano in modo sorprendentemente agile su quell'ammasso di fiori di campo. Riusciva a sembrare allo stesso tempo delicato ma pieno di una forza antica, gentile, appena mascherata dalla sua lieve pinguedine.

 

Era tempo.

Il sole stava per scomparire dietro all'orizzonte.

 

Inspirò profondamente e camminò tra di loro, leggero, ancheggiante, sensuale, quasi senza peso. Lunghi capelli che mandavano bagliori ramati nell'ultimo sole dell'inverno, scaldando i presenti della loro luce ultraterrena. I piedi nudi sfioravano l'erba appena nata, solleticandogli appena le dita: avrebbe voluto affondarle tra i teneri steli, ma non ne aveva il tempo. Gli occhi spalancati nuovamente, intensi e dorati, scivolarono sulla folla riunita, e si soffermarono solo un attimo in più su Aziraphale, il quale invece lo stava fissando incantato.

 

Crowley era l'incarnazione del piacere, della morte che cede il passo ad una nuova vita, della sacralità del nuovo anno, del profano godere del sole che tornava a vincere la sua eterna guerra con la notte.

 

Scomparve poco dopo ai loro occhi, conscio solo in quell'attimo di aver trattenuto il fiato.

 

Si rifugiò su una roccia più in alto, silenzioso, mentre la luce bluastra della sera sostituiva le tinte rosse e aranciate del tramonto.

 

Aziraphale lo raggiunse poco dopo.

 

“Una splendida apparizione, mio caro, sembravi una dea”.

“L'idea era quella” gli rispose asciutto.

“Oh non lo metto in dubbio” ridacchiò appena Aziraphale con la sua voce argentina.

 

Crowley si voltò a guardare verso il basso, mentre il falò gettava la sua luce nella conca pullulante di uomini e donne danzanti. La musica antica, ritmata e frenetica, gli arrivava appena attutita dall'aria che si andava raffreddando.

 

“Umani” sbuffò il demone “Danzeranno fino al mattino, o finchè non crolleranno sfiniti”.

“Sono solo umani, appunto. Lasciali festeggiare la vita” sentenziò serafico l'altro, poco più indietro di lui.

 

“Non ti da fastidio? A te. Al Paradiso. Celebrano una dea che non è Lei”.

“Al Paradiso non importa: le cose faranno il loro corso, come sempre, e noi siamo qui solo per guidarli appena verso la giusta direzione”.

“E a te? A te non importa nulla?” insistè Crowley, evitando di guardarlo.

 

Lentamente la luna stava salendo, bianchissima, dietro alle colline.

 

“Sono solo umani” ripetè Aziraphale “Ogni dea è Lei”.

 

Rimasero in silenzio qualche minuto.

Poi, Aziraphale gli sfiorò i capelli. Crowley sentì le sue dita entrare tra le ciocche, mentre lo scalpo veniva percorso da brividi inaspettati. Avrebbe dovuto interrompere quel contatto, ma gli risultò impossibile: un piacere sconosciuto gli serrò la gola e gli impedì di parlare.

 

Aziraphale, angelo guardiano del cancello Orientale, passò ancora qualche attimo a giocare coi suoi riccioli, poi ritirò le dita con un piccolo sospiro, quasi inudibile.

 

“Le dee portano corone” disse, e Crowley seppe che in quel momento stava sorridendo.

 

Aziraphale pose delicatamente un una corona di tarassaco ed iperico intrecciati sul suo capo. Crowley si voltò e si guardarono per un attimo, prima che volgesse di nuovo il volto verso la notte.

 

“Sono dello stesso colore dei tuoi occhi”.

 






Ispirata dal disegno splendido di Martina.
Questo è il file su Instagram, qui metto solo una piccola anteprima. Aggiungetela e amatela.

Grazie, perchè queste sono cose per cui vale la pena di essere davvero felici.


   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: GladiaDelmarre