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Autore: pamina71    11/01/2020    9 recensioni
1777. Oscar è ancora alla Guardia Reale, Fersen è ancora in Svezia (dalla cronologia del manga).
Tutto procede come di consueto, sino al giorno in cui cominciano ad giungere messaggi molto particolari.
Qualcuno da aiutare, oppure da salvare.
Talvolta Oscar deve agire da sola, talaltra con André, ed altre ancora in cui è lui solo a dover sbrogliare la matassa.
Vagamente noir, ma molto più leggero delle mie ultime storie.
Credits: L'Assommoir – Io sono il messaggero
Genere: Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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23. Come Pollicino

     

Il ragazzino non era mai salito a cavallo quindi, una volta rassicuratosi del fatto che né il soldato biondo, né il suo amico dai capelli neri gli avrebbero fatto del male, si stava davvero godendo la passeggiata.

Arrivati nei pressi del bivio per Roquencourt si sporse per indicare un punto con la mano.

- Laggiù è dove ho trovato il primo!

Oscar volle capire meglio: - Il primo?

- Il primo orecchino. Come vi avevo detto, non era tutto insieme. Uno qui, uno al bivio successivo. Quello grosso era molto più avanti. Per questo ho pensato alla storia di Pollicino.

Lei ed André si guardarono.

- La direzione era questa. Tua madre avrà buttato prima gli orecchini, sperando di non dover fare lo stesso con il ciondolo da collo.

Oscar si fermò a riflettere.

- Ma a Versailles hanno detto che la carrozza è partita verso Meudon.

- Hai detto bene. E' partita. Proprio perché noi avremmo chiesto la direzione. Sono andati verso Meudon, dopodiché sono tornati indietro. Altrimenti avremmo compreso subito dove fossero diretti.

Aspetta che arriviamo ai prossimi incroci, e capirò se la mia intuizione ha un senso.- Poi si voltò verso il bambino. - Michel, continua a farci strada.

Si avviarono nuovamente, Oscar con fare pensieroso mentre André si rivolgeva al ragazzino.

- Cosa facevi in giro quando li hai trovati?

Michel esitò: - Sono andato a rubare frutta. D'estate è più facile riuscire a mangiare.

La frase li fece sentire a disagio.

- Quanti siete in famiglia?

- Io, la mamma e due sorelle. La mamma lavora alla locanda. Riesce a portarci degli avanzi, ma non sempre. Non riusciamo mai a toglierci del tutto la fame, però. Per quello volevo vendere i gioielli. - Concluse, con voce colpevole.

- Non temere, ti pagherò io per avermeli fatti ritrovare. E ti darò di più di quanto avresti ottenuto da Malaussène.

Il ragazzo sorrise. Poi proseguirono in silenzio per una decina di minuti.

Ben presto raggiunsero un secondo bivio. La strada maestra proseguiva verso nordest, mentre a sinistra partiva una piccola carrareccia secondaria.

Michel indicò un punto dopo la diramazione. - Era là.

Non avrebbe potuto essere altrimenti, poiché conoscevano quel punto. La stradina conduceva solo ad una fattoria, e, dopo un lungo giro, portava all'ingresso posteriore dei possedimenti di Palazzo Jarjayes.

Erano stati imbrogliati per bene.

Oscar si morse il labbro inferiore. Non riusciva a perdonarsi un'ingenuità di tale portata.

André si rivolse a Michel.

- Andiamo avanti. Anche se comincio a credere di sapere dove stiamo andando.

Lo aiutò a rimontare sul cavallo di Oscar, poi si avviarono e proseguirono lungo la strada, che da quel punto era fiancheggiata da platani ombrosi. Dopo forse un mezzo miglio, il ragazzo indicò una casupola sulla destra, dove l'intonaco parzialmente scrostato lasciava intravvedere i mattoni, il camino sbilenco pareva sul punto di cadere, e pochi panni erano stesi ad asciugare su un filo teso tra due piante.

Io abito lì – disse sorridendo. - La mamma lavora alla locanda che si vede laggiù in fondo.

Oscar gli arruffò i capelli, per mascherare l'imbarazzo. Era già passata davanti a quella bicocca, ma non vi aveva mai buttato più di un'occhiata distratta. Anche André si mosse sulla sella, a disagio.

- Come si chiamano le tue sorelline?

- Marie e Anne, ma noi la chiamiamo Ninon. Ora saranno in giro a spigolare.

Se la domanda aveva voluto dissipare il disagio, la conseguenza era stata invece quella di aumentarlo. Ma il bambino non se ne accorse, e, presa un poco di confidenza, si mise a raccontare alcuni episodi buffi che riguardavano lui e le sorelline. Questo fece trascorrere il tempo sino all'incrocio successivo.

- E' qui che ho trovato il gioiello più grosso. Appena dopo quella grossa quercia.

La strada proseguiva diretta verso nordest.

André parlo: - Esattamente quello che temevo.

Michel lo guardò con aria interrogativa, ma fu Oscar ad esprimere i suoi dubbi.

- Non riesco a capire cosa ti preoccupi.

- Hai presente dove porta questa strada?

- Sì, certo, verso Amiens.

- E passa da Pontoise.

Oscar ricordò quello che era stato detto sul Duca De Guiche.

- Non è stata la Contessa. Ci siamo fatti trarre in inganno anche su questo. Abbiamo dato per scontato che fosse lei, dopo i sospetti per l'agguato. Ma anche il Duca ha i suoi buoni motivi per avercela con te. - Disse André. Poi si rivolse a Michel:

Tu abiti qui vicino. Puoi tornare a casa da solo? Ti prometto che domani passeremo a pagarti per i gioielli. Per ora... - alzò gli occhi verso Oscar, che annuì – prendi questo.

Prese la sacchetta1 e gli diede due monete d'oro.

Il bambino sgranò gli occhi, ringraziò e corse verso casa.

Oscar sospirò: - Andiamo a vedere il castello del Duca.

 

La Contessa di Polignac non riusciva a togliersi dalla testa l'incontro con la giovane che viveva a casa del Comandante Oscar. Non riusciva a spiegarsene la ragione. Raramente qualcosa era in grado di scalfire la sua imperturbabilità. Eppure una frase le si era fissata in mente. Tornare da voi. Tornare...perché? Non ricordava di averla mai incontrata prima. Eppure qualcosa non tornava.

Si alzò nervosamente: - Colette! Colette! Dove sei?

La cameriera arrivò trafelata, certa di venire punita.

- Sono qui, Madame.

- Devi dirmi al più presto come si chiama la ragazza che vive con il Comandante Jarjayes.

- Vado, Madame. - E si allontanò con un inchino.

 

Marguerite De Jarjayes passeggiava inquieta nella sua stanza. La prigionia la rendeva estremamente nervosa, sebbene cercasse di tranquillizzarsi. La ragione le diceva che non sarebbe cambiato nulla, se si fosse messa a strepitare, e anni impiegati a mantenere l'adeguato contegno a corte le avevano insegnando a dissimulare, ma era estremamente faticoso, in quel momento. Avrebbe voluto essere capace di arrabbiarsi, di reagire con la veemenza che sempre aveva veduto in Oscar, ma riconosceva di non averne il carattere.

Sospirò e riprese a camminare, mentre Constance la guardava inquieta. Se almeno avesse potuto uscire da quella stanza, se avesse potuto avvisare qualcuno di dove si trovava, si sarebbe sentita meglio.

In quel momento si aprì la porta. Di solito da quell'uscio entrava solo la cameriera che le portava il cibo, ma in quel momento fece il suo ingresso un uomo alto ed elegante, dallo sguardo freddo.

Madame Marguerite lo riconobbe, più di una volta si erano incontrati a corte.

L'uomo fece un rapido inchino. - Spero non vi stiano trattando male.

- Duca. - Rispose lei con una breve riverenza, dandosi immediatamente delle stupida. Fare la riverenza al suo rapitore.

- Non è mia intenzione ferirvi o malmenarvi. Voglio solo trattenervi per un tempo indefinito, per dare una lezione a vostro figlio.

- Una lezione indiretta. Molto onorevole. - Commentò sarcastica.

- Se sia onorevole o meno non sono affari vostri, Madame. - Rispose, acido. - Ma vedo che non vi interessa la mia compagnia, quindi vi saluto.

E si diresse vero la porta, che aprì a metà, prima di voltarsi.

- Oscar mi ha umiliato pubblicamente, permettendo ad una bambina di rompere il fidanzamento, e lasciando che mi si dipingesse addosso la fama di essere orribile. E lo ha fatto in modo tale da non permettermi nemmeno di sfidarlo a duello. Perché mi ha offeso compiendo quello che le dame definiscono un nobile gesto.

Varcò la soglia e sbatté la porta alle sue spalle.

 

- No, no, NO! Fermati e ragiona.

André prese Oscar per le spalle e la fece voltare. Lei rispose guardandolo con rabbia:

- C'è mia madre lì dentro!

- Non lo sappiamo con certezza. Potrebbero averla spostata. Ma lì ci sono parecchi uomini armati, il palazzo è pieno di servitori e quella torre centrale non è certo luogo dove si possa arrivare in due, con una spada e una pistola. Vuoi salvare tua madre o farti ammazzare?

Oscar si fermò.

Odiava ammetterlo, ma André aveva ragione. Avrebbero dovuto scoprire se Madame de Jarjayes fosse ancora lì, e dove.

- Ma come facciamo ad entrare ?

- Ho un'idea. Torniamo a Corte e ti racconto strada facendo.

 


1   All'epoca gli aristocratici non tenevano personalmente il denaro.

 

   
 
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