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Autore: Btsuga_D    12/01/2020    3 recensioni
[COMPLETA] Nello slang giovanile, "Hook-up" é il famoso rimorchio senza impegno. L'accordo riguarda la possibilità di fare sesso senza che ci sia un sentimento sottostante. Suga, famoso Idol e rapper del gruppo BTS, è conosciuto per le sue "scappatelle di una notte" con le sue fan. La sua regola numero uno: tutto è concesso, tranne i baci sulla bocca. Per delle sfortunate circostanze, Kang Yorin è costretta a dover andare ad un fan-sign dei BTS al posto della sua migliore amica, venendo subito notata dal bel rapper. Yorin accetterà la sua offerta o resterà fedele alla sua regola numero uno, donarsi solo all'uomo che ama?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hook-Up
❖ Shame



⚜⚜⚜

YORIN’S POV
 
\Start Flashback/
 
Il sole primaverile era caldo sulla mia pelle bianca. All’ombra di un albero, con il viso rivolto verso il cielo, osservavo le poche nuvole modellate dal vento e dalla mia fantasia. Mi divertiva farlo, forse per sfuggire alla realtà di tutti i giorni e rifugiarmi nella mia immaginazione.
 
«Che cosa vedi?»
 
La voce di Yoona non mi sorprese più di tanto. Si sedette accanto a me mentre io tenevo le ginocchia premute contro il petto, gli occhi fissi sulle nuvole.
 
«Qualcosa che non riesco a distinguere,» risposi con voce piatta e lontana. «Forse il mio futuro.»
 
«Yorin… Non è la fine del mondo. Okay, hai perso il lavoro. Ma ne troverai subito un altro, tranquilla.»
 
«È già la terza volta, Yoona!» scoppiai, voltandomi finalmente a guardarla. I suoi occhi castani erano identici ai miei. L’unica differenza era la scintilla di frustrazione nelle mie pupille, in contrasto con quelli fermi e decisi della mia gemella. «E non era neanche un lavoro come si deve. Lavoravo part-time alla caffetteria dietro l’angolo. Avremo di nuovo problemi di soldi.»
 
Mia sorella si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Oggi era più bella del solito, il suo viso scintillava. «No, non li avremo. Mi hanno preso come trainee alla SM Entertainment. Io e Jongin ci trasferiamo domani nel dormitorio.»
 
La guardai scioccata. «Tu e Jongin?»
 
«Già. Dopo tutti i nostri sforzi, finalmente ce l’abbiamo fatta. Ci hanno notato. Jongin farà parte di un gruppo mentre io debutterò come solista.» Un piccolo sorriso le stirò le labbra mentre appoggiava il mento contro il suo ginocchio. Il suo sguardo si perse all’orizzonte. «Mi mancherai tanto.»
 
Senza che potessi impedirlo, delle piccole lacrime mi appannarono gli occhi. La figura sfocata di mia sorella si mosse verso di me, inglobandomi nel suo abbraccio. Le sue dita si chiusero intorno alle mie spalle.
 
«E me lo dici così?» l’accusai. Tuttavia, mi schiacciai ancora di più contro di lei, seppellendo la faccia nell’incavo del suo collo. «Lascerai me e la mamma da sole? Sai che abbiamo bisogno di te.»
 
«Me ne vado per aiutarvi. Siamo pieni di debiti da quando papà è morto, e tu non hai fatto altro che lavorare per estinguerli mentre io trascorrevo le giornate in sala prove. Ora è arrivato il momento di ripagarti.» Si allontanò, agguantandomi il viso per guardarmi in faccia. I nostri occhi s’incontrarono. «Vi farò vivere nel lusso, a te e alla mamma. Non dovremo più vivere di stenti. Io… posso fare qualcosa per rendere migliore la nostra vita.»
 
«Ne hai già parlato con la mamma?» domandai tirando su col naso. Yoona mi sorrise.
 
«È stata lei a dirmi che eri qui. Voleva che ti consolassi.»
 
La mamma sapeva quanto fossimo legate io e Yoona. Non averla accanto avrebbe aperto una spaccatura nel mio cuore, uno squarcio che si sarebbe ingrandito per colpa del mio migliore amico. Mi stavano lasciando, tutti e due. Mia sorella e il ragazzo per cui avevo una cotta stavano per oltrepassare quel limite invalicabile. La porta che li avrebbe condotti verso la celebrità. Un impedimento per noi comuni esseri umani.
 
«Diventerai inavvicinabile,» mormorai tra me e me. «Ti allontanerai. Non verrai più a trovare me e la mamma. Riusciremo a vederti soltanto in tv.»
 
Mia sorella scoppiò a ridere, una risata di scherno che portava dentro di sé una tenerezza mal celata. «La celebrità non è poi così male, Yorinie. E lo sai perché?» Scossi la testa. «Perché la gente ti ascolta. Ti dà retta. Ogni cosa che esce dalla tua bocca fa notizia. Non verrai più messa da parte.» Il suo sguardo si perse in lontananza. «Non verrai più ignorata.»
 
«Perché?» le domandai nonostante conoscessi già la risposta. «Perché hai bisogno di farti notare?»
 
«Per sentirmi viva.»
 
\End Flashback/
 
▫◦▫◦▫
 
Mi risvegliai di soprassalto, in quella stanza buia e rivoltata come un calzino. Puntai lo sguardo sui muri bianchi, ora in penombra, e poi ridiscesi con gli occhi in corrispondenza delle mattonelle color avorio. Sul pavimento c’era di tutto. Cartacce, bottiglie di plastica e lattine di birra mezze vuote, mozziconi di sigaretta e cuscini del divano che erano finiti chissà come sul tappeto rosso che delimitava il tavolo di legno in prossimità della finestra. Un odore acre mi pizzicò le narici.
 
«Sei sveglia?»
 
La voce di Jongin mi ridestò completamente. Sollevai il capo dal divano e lo voltai verso il ragazzo seduto al tavolo. Teneva una gamba incrociata sull’altra e una sigaretta tra le mani. I suoi occhi mi scrutavano con un bagliore angosciato e premuroso.
 
«Che ore sono?» domandai massaggiandomi la tempia. Avevo un mal di testa tremendo, forse a causa di tutte le lacrime che avevo versato la notte scorsa. O della birra che mi aveva annebbiato il cervello. «E da quand’è che fumi?»
 
Jongin si portò il mozzicone di sigaretta alla bocca per fare un tiro. «Le nove del mattino. E fumo da circa due anni. Posso farlo solo in casa mia visto che al dormitorio mi spellerebbero vivo. Per fortuna nessuno se n’è ancora accorto.» Fece una pausa e cambiò l’incrocio delle gambe. «Non dovresti andare a lavoro?»
 
Sentii la rabbia crescermi dentro. «Lavoro? Quale lavoro?» Strinsi forte i pugni mentre i miei occhi si concentravano sulla pelle del divano sotto le mie dita. «Io non ho più un lavoro.»
 
«Quindi il tuo contratto con Suga non è più valido?»
 
Inspirai furente quando udii quel nome scivolare via dalle labbra di Jongin. Mi afferrai la testa con entrambe le mani, stringendo le palpebre fino a farmi male. Sussultai non appena percepii una stretta rassicurante che aderì perfettamente alla mia schiena. Il respiro di Jongin mi solleticò l’orecchio.
 
«Mi fa male vederti così,» sussurrò sfiorandomi il lobo con la punta del naso. Rabbrividii. «Cosa posso fare per aiutarti, Yorinie?»
 
«Mi sento come se il mondo intero mi avesse tradita,» affermai con voce velenosa. La rabbia trattenuta nel mio cuore si espanse al resto del corpo. Ero un fuoco di rabbia e risentimento. «Yoongi mi ha tradito. Tu mi hai tradito.» Mi voltai verso di lui, incontrando il suo sguardo pietoso nei miei confronti. Mi venne il voltastomaco. «Tu lo sapevi. Avevi una prova e non hai detto niente alla polizia.» Tremavo di rabbia e la mia voce esplose. «Non hai detto niente a me
 
«Ho sbagliato,» affermò serio. Il suo sussurro era miele contro il mio orecchio. «Ho sbagliato a non dirtelo. Hai ragione. Avevi tutto il diritto di saperlo.»
 
«E quando te ne sei reso conto, esattamente?!» sbraitai allontanandomi brutalmente dal suo tocco. «Quando l’assassino di mia sorella aveva tutta l’intenzione di scoparmi? E magari uccidermi per completare l’opera?!»
 
«Ti ho tenuta d’occhio, Yorinie. Ero preoccupato per te e ho continuato a chiamarti perché mi ero reso conto che vi stavate avvicinando troppo!» urlò a sua volta. «Ero terrorizzato. Terrorizzato che avrebbe potuto farti del male. E allora ho capito che volevo proteggerti. Volevo disperatamente proteggerti, Yorinie. Non facevo altro che pensare a te, e Jennie se n’è accorta.» Si avvicinò nuovamente, gattonando come un felino verso la mia direzione. Il suo corpo era sopra il mio e la sua ombra mi sovrastava. «E anch’io mi sono accorto che la nostra non è mai stata una semplice amicizia.  Almeno non da parte tua.»
 
Lo fissai negli occhi. I miei erano spalancati, forse per dare un fottutissimo senso alle sue parole. «Che stai dicendo?»
 
«Sto dicendo che tu hai sempre provato qualcosa per me.» Il suo naso sfiorò il mio quando si abbassò verso il mio viso. «O mi sbaglio?»
 
Gli posai una mano sul petto per impedirgli di diminuire la distanza fra noi. La sua camicia sbottonata era morbida sotto il tocco delle mie dita. «Forse una volta,» sussurrai decisa. I miei occhi non abbandonarono mai i suoi. «Adesso non lo so più. Voi uomini mi fate schifo.»
 
Non si rabbuiò alla mia affermazione, non sembrava neanche essersi offeso. Al contrario, piegò un angolo delle labbra per mostrarmi un sorrisetto di assoluta comprensione. «Non tutti gli uomini sono dei figli di puttana.»
 
«Quelli che ho conosciuto io sì.»
 
Ridacchiò ancora. «Mi stai dando del figlio di puttana?»
 
Non risposi. Il respiro nel mio petto diventava sempre più corto ad ogni pensiero che mi balenava in testa, ad ogni ricordo che cercavo disperatamente di scacciare. Nonostante cercassi di mostrarmi forte, stavo soffrendo peggio di un cane. Il cuore mi faceva male da morire ogni volta che pensavo a Yoongi. A quello che aveva fatto ieri. A quello che forse aveva fatto a mia sorella. Ma come potevo esserne sicura? Le suppliche che mi aveva rivolto per farsi perdonare continuavano a vorticarmi in testa e chiusi di nuovo gli occhi per cercare di zittirle.
 
«Voglio sapere cos’è successo quella notte,» sussurrai con una mano premuta sopra la tempia. Sentivo ancora il peso di Jongin che mi sovrastava. «Ma non mi fido più di Yoongi. Anche se dovessi andare a parlare con lui, so che non gli crederei. Non dopo quello che ho visto.»
 
«Allora cos’hai intenzione di fare?» mi domandò il ragazzo accarezzandomi il collo con il suo fiato. Mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Andrai alla polizia?»
 
Riuscii a malapena a trattenere uno sbuffo. «E cosa pensi che farà la polizia? Ci ho pensato, e sai che ti dico? I BTS sono troppo potenti. Hanno la capacità di mettere a tacere chiunque, altrimenti come avrebbero fatto a scamparla fino ad adesso?» Il mio sguardo si perse in un punto fisso dietro le spalle di Jongin. «Sono stata un’idiota. Ho avuto compassione per loro e non mi sono resa conto che non ne avevano alcun bisogno. Potrebbero tapparmi la bocca in qualunque momento. E sono sicura che hanno già contattato qualche loro amico della polizia per metterlo in guardia.»
 
«Metterlo in guardia da cosa?»
 
Sospirai. «Da me.»
 
«Ricordati che io ho una prova,» mi rammentò lasciandosi cadere al mio fianco. Il divano di pelle si appiattì sotto il peso di entrambi. «Posso aiutarti. Basta chiedere.»
 
Socchiusi le palpebre per poi riaprirle subito dopo. «Vuoi davvero aiutarmi?» Jongin annuì lentamente, gli occhi fissi nei miei. «Allora fammi debuttare.»
 
Pensai di essermi immaginata il suo sussulto. Aveva smesso di respirare. Mi voltai su un fianco, piegai il gomito e mi sostenni la tempia con una mano mentre lo fissavo senza alcuna espressione, aspettando che il suo cervello elaborasse la mia richiesta.
 
«Cosa…?»
 
«Fammi debuttare,» gli ripetei senza esitazione. Aprì la bocca per parlare, ma io non glielo permisi. Gli posai l’indice sulle labbra mentre mi guardava interdetto, la fronte corrugata per lo sforzo di comprendermi. «So cosa stai per dirmi. Che devo essere impazzita. Ma pensaci, Jongin. In questo momento c’è troppo squilibrio tra me e i BTS. Ho bisogno di pormi sul loro stesso livello se voglio uno scontro alla pari.»
 
Il moro sbatté le palpebre. «Vuoi batterti con loro?»
 
«Voglio dichiarargli guerra.»
 
Non m’importava se in quegli ultimi mesi ero persino arrivata a considerarli delle persone importanti. Non mi importava delle confessioni d’amore di Yoongi, delle chiacchierate confidenziali avute con Taehyung o della tenera gelosia di Jungkook. Non m’importava delle grasse risate fatte con Jin, Hoseok e Jimin, o di quell’apprensione che il loro Leader, Kim Namjoon, voleva far passare per autorità.
 
La fiducia che nutrivo nei loro confronti si era dissolta non appena avevo posato gli occhi sul loro tradimento. E non mi riferivo soltanto a quello carnale di Yoongi, ma soprattutto a quello commesso nei confronti di mia sorella. Se i BTS c’entravano davvero qualcosa, gliel’avrei fatta pagare cara. A costo di affondare io stessa.
 
Ma per entrare in possesso della verità non bastava una misera denuncia alla polizia. Lo sapevo bene. Le mie armi non erano all’altezza delle loro. In tutti i sensi. In fondo avevano un maledetto esercito di fans che li difendeva da ogni calunnia. Io cos’avevo? Nulla. Era solo la mia parola contro la loro. Avrei potuto mandare avanti Jongin al posto mio, ma non ero il tipo di donna che lasciava combattere un uomo al posto suo. Volevo sporcarmi le mani. Volevo piazzarmi in prima linea e attaccare con le unghie e con i denti.
 
Alcune volte la fama poteva distruggerti, piegarti in due, ma altre volte aveva il potere di proteggerti come un’armatura. Grazie a lei diventavi intoccabile. E io ero sicura che i BTS fossero diventati antiproiettile a causa di tutti i colpi che si erano presi in passato. Dovevo solo trovare il modo di annientare quella corazza che si portavano dietro. Ma come?
 
Creando il mio esercito personale.
 
«Ti va di diventare il generale che condurrà la mia armata alla vittoria?» domandai a uno Jongin ancora stralunato. «Allora aiutami a debuttare. Solo così riuscirò a scoprire la verità.»
 
«Sei davvero disposta a farlo? A lanciarti sotto i riflettori per indagare su un caso che è stato archiviato tre anni fa?»
 
Le mie iridi color cioccolato bruciarono di rabbia. «Mi butterei nel fuoco per dare a mia sorella la giustizia che merita! Ho cercato in tutti i modi di riaprire quel dannato caso e sono stata ignorata fino allo sfinimento! Sai cosa vuol dire? Che dietro a tutto questo c’è qualcuno di potente. Qualcuno che sta cercando d’insabbiare la verità!» urlai in preda alla rabbia. «Ora l’ho capito, e ho finalmente trovato il modo di ottenere tutte le risposte che voglio. Mia sorella aveva ragione. Diventerò qualcuno così non verrò più ignorata.» Mi sollevai sulle ginocchia e puntai l’indice contro il volto di Jongin. «Quindi dimmi da che parte stai, Jongin! Sei con me o contro di me? E in caso tu abbia davvero intenzione di aiutarmi, in che modo saresti disposto a farlo?»
 
Non avrei mai potuto prevedere ciò che accadde dopo. Le labbra di Jongin si schiantarono contro le mie con una foga che mi fece andare a sbattere contro la spalliera del divano. L’odore del fumo proveniente dalla sua bocca mi invase le narici, le sue mani mi afferrarono il volto per spingermi contro di lui. Ero talmente scioccata che non chiusi nemmeno gli occhi quando cercò d’intensificare il bacio e di far passare la lingua tra il piccolo spazio tra le mie labbra, formatosi più per la sorpresa che per l’eccitazione.
 
Lo feci istintivamente. Cercai di scansarmi spostando la testa di lato, impedendogli di continuare a torturarmi le labbra con le proprie. Tuttavia, il mio volto rimase comunque incastrato fra le sue mani. Non aveva intenzione di lasciarmi andare così gli posai le mani sul petto per allontanarlo.
 
«Ti sto mostrando come ho intenzione di aiutarti,» mi sussurrò a un palmo dal naso. Un brivido mi scivolò lungo la schiena quando risollevai lo sguardo per incontrare il suo. «Stamattina i paparazzi hanno pubblicato delle foto… di noi due.» Spalancai gli occhi, in preda alla confusione e a un brutto presentimento. «È stato ieri. In piscina. Mentre ci baciavamo.»
 
«Mentre TU mi baciavi,» sottolineai con astio puntandogli il dito contro il petto muscoloso. «E io ti ho tirato uno schiaffo.»
 
«Quello non è stato mostrato.»
 
Feci un sorriso amaro. Talmente amaro che riuscii quasi a sentirne il sapore in bocca. «Ovviamente. Mostrano solo quello che fa comodo a loro.» Mi premetti entrambe le mani contro la faccia per affondarcela dentro. «Cazzo…»
 
Le mie dita non rimasero sulla mia pelle un secondo di più. Il tocco di Jongin mi riscaldò le mani e incontrai nuovamente il suo sguardo, questa volta severo. «Hai paura che lui possa averle viste?» Mi si mozzò il fiato in gola e persi un po’ della mia caparbietà. «Lo ha fatto, Yorinie. Siamo su tutti i notiziari e le riviste di gossip. In televisione c’è soltanto la nostra faccia. Ma è un bene, perché in questo modo posso aiutarti ad ottenere quello che vuoi.»
 
Aggrottai la fronte. «Spiegati meglio.»
 
«Organizzerò una conferenza stampa… e annuncerò pubblicamente il nostro fidanzamento.» Mi si gelò il sangue nelle vene. «Dirò che sei una trainee che tra non molto debutterà nella mia stessa agenzia. I miei capi non avranno nulla da ridire, ne sono sicuro. Con te hanno tutto da guadagnarci.»
 
Era pazzo. Completamente folle. Tirai indietro la mano e lo guardai come se gli fosse appena spuntata un’altra testa. «E alla tua immagine non ci pensi? Cosa diranno le tue fans?»
 
Jongin fece spallucce. Era completamente rilassato. «Le foto del nostro bacio sono ovunque. Cos’ho da perdere? Sto semplicemente rivelando al mondo qualcosa che ha già visto.»
 
Non avrei dovuto sentirmi così, eppure la fitta che mi stritolò il cuore era reale e tangibile. No. Non dovevo sentirmi in colpa. Non per lui. Non gli dovevo niente dopo quello che mi aveva fatto.
 
«Togliti quel puttaniere dalla testa, Yorinie.» La sua voce a malapena sussurrata mi sfiorò di nuovo l’orecchio, entrandomi di prepotenza nel cervello. Sentii le sue mani circondarmi la vita per spingermi contro di lui. «Solo io posso darti quello che vuoi.»
 
«E che cosa voglio?» domandai con tono piatto e spento. Sembrava che la mia anima avesse appena abbandonato il corpo.
 
«Amore,» alitò spostandosi verso le mie labbra. Le baciò piano prima di tirarsi indietro e guardarmi negli occhi. Lo guardai anch’io. «Vendetta.»

YOONGI’S POV
 
Amore. Vendetta. Erano questi due sentimenti contrastanti che mi stavano logorando l’anima mentre fissavo la tv con gli occhi ridotti a due fessure. Amore per la ragazza che non vedevo da quasi una settimana. Vendetta per quello che stava facendo di fronte al mio cuore ridotto in mille pezzi.
 
Era seduta di fianco a quel bastardo, che le stringeva la mano come se fosse di sua proprietà. Un ringhio gutturale sfuggì al mio controllo e attirò l’attenzione degli altri che erano seduti di fianco a me sul divano a quattro posti. Jungkook, Jimin e Hoseok erano in piedi dietro di noi. Osservavano lo schermo senza dire una parola.
 
«Dove vi siete conosciuti?» domandò la giornalista. La sua voce era leggermente coperta dai suoni dei flash delle macchine fotografiche.
 
Kai si voltò verso Yorin, scoccandole un sorrisetto divertito. Mi venne la nausea.
 
«Siamo amici d’infanzia,» rispose stringendole la mano nella propria. Yorin non batté ciglio. Non aveva ancora aperto bocca. «Ci conosciamo fin da bambini. Ero molto amico di sua sorella.»
 
Un altro giornalista prese la parola. «Come mai avete deciso di uscire allo scoperto? A causa delle foto? E perché vi trovavate alla Big Hit?»
 
«Una domanda alla volta, per favore!» intervenne l’MC di quella ridicola conferenza stampa. Era tutta una farsa, ne ero sicuro. Lo stava facendo per ferirmi? Per farmela pagare? Beh, ci stava riuscendo alla grande. Yorin non sbagliava mai un colpo quando si trattava di regolare i conti.
 
«Le foto sono state uno dei motivi,» rispose Jongin portandosi la mano di Yorin vicino alle labbra. Lei seguì con gli occhi il suo movimento, e anch’io. «Non c’era ragione di continuare a mentire. Ci siamo resi conto di provare qualcosa l’uno per l’altra ed è successo tutto con naturalezza. Il bacio è stato una conseguenza dei nostri sentimenti a lungo repressi.» Mi stritolai il tessuto dei jeans con le unghie. «Ci trovavamo alla Big Hit perché una sua amica stava facendo un provino lì. Eravamo andati a darle supporto.»
 
«I membri degli EXO cosa ne pensano?» domandò un altro giornalista. «Sono favorevoli alla vostra relazione? E come pensi che reagiranno i fans?»
 
Ancora una volta, Jongin prese in mano la situazione. Yorin si limitava a stare seduta su quella cazzo di sedia come se non esistesse. Perché non parlava? Perché non diceva qualcosa? Volevo sentirlo direttamente da lei, che stavano insieme. Non ci avrei creduto fin quando non avrebbe usato quella sua maledetta lingua affilata per straziarmi nuovamente il cuore. Ero pronto a soccombere.
 
«Spero che i miei fan comprendano la situazione e mi diano il loro pieno supporto. Ho trovato una persona che mi fa stare bene e mi piacerebbe poter condividere questa felicità con chi mi ha sempre amato e apprezzato. I miei membri sono entusiasti, ovviamente,» sorrise mentre si voltava verso Yorin. «La adorano.»
 
«Anche noi la adoravamo.»
 
Mi voltai verso Jimin, che stava guardando la tv con un broncio simile a quello di un bambino. Con le braccia incrociate al petto, si mordicchiava lentamente il labbro inferiore, le sopracciglia aggrottate verso il centro della fronte. Gli altri non erano da meno. Jin continuava a scuotere la testa come un padre in collera con la figlia per l’ennesima marachella, mentre Taehyung guardava la tv con un’espressione addolorata. Triste. Mi passai una mano sulla faccia.
 
«Lei cos’ha da dire, signorina?» Sollevai la testa di scatto quando la giornalista si rivolse direttamente a Yorin. La telecamera fece zoom sul suo volto e il mio cuore perse un battito. Ero talmente concentrato che non mi ero reso conto di essermi spostato con il peso in avanti. «Possiamo conoscere il suo nome?»
 
Yorin voltò il viso verso Kai, e quest’ultimo le sorrise per rassicurarla. Avrebbe risposto nuovamente lui. «Non ancora,» disse con un sorrisetto che mi fece venire voglia di spaccargli tutti i denti. «Non può parlare fino al giorno del suo debutto.»
 
La sala stampa impazzì, così come il mio cuore. Lo sentii ruzzolare giù per lo stomaco e mi venne voglia di vomitarlo. Dietro di me, qualcuno lasciò cadere qualcosa sulla moquette. Di sicuro era stata la ciotola delle patatine che avevo visto in mano ad Hoseok. Mi sollevai di scatto dal divano, ma non feci altro. Rimasi davanti alla televisione con i pugni serrati e il petto che si gonfiava e sgonfiava alla velocità della luce. Non mi sentivo più il sangue scorrere nelle vene.
 
«Debutterà sotto la SM Entertainment?»
 
«Userà un nome d’arte oppure manterrà il suo?»
 
«Farà parte di un gruppo o debutterà da sola?»
 
Le domande a raffica dei giornalisti stavano per farmi esplodere il cervello, per non parlare di tutti quei flash che inondavano il viso inespressivo di Yorin. Cominciai a scuotere la testa. No cazzo. No. Non poteva farlo. Non doveva farlo. Gliel’avrei impedito a tutti i costi. Con ogni mezzo a disposizione.
 
«È matta?» domandò Jungkook dopo essere rimasto in silenzio. «Lei non voleva avere niente a che fare con il nostro mondo. Diceva di odiarlo.»
 
«Chi disprezza compra,» intervenne Jin mettendosi una patatina in bocca. La sgranocchiò con gusto. «La maggior parte delle mie conoscenze è composta da gente ipocrita. Il mondo ne è pieno.»
 
Taehyung si alzò di scatto, fronteggiando il più grande tra noi. «Yorin non è una persona ipocrita!» la difese a spada tratta. Non mi voltai a guardare il suo teatrino, ma ero convinto che i suoi occhi sprizzassero lampi in direzione del suo hyung. «Ci sarà sicuramente una spiegazione. Deve esserci!»
 
«Sì che c’è,» intervenni senza voltarmi. La mia voce era un abisso profondo in cui io stesso avrei potuto annegare. «È semplicemente una fottuta stronza. Alla fine non è poi tanto diversa da me.»
 
Jimin aggirò il divano per comparire di fronte alla mia faccia. «Non siete stronzi. Siete semplicemente dei cretini e degli incoscienti! Tutti e due!» mi urlò dritto in faccia. Lo guardai con un sopracciglio sollevato. Non avevo mai visto Jimin tanto furioso. «Non siete stati in grado di fidarvi l’uno dell’altra, per questo siamo arrivati a questo punto!»
 
I miei occhi si spostarono nuovamente sulla televisione. Il volto serio di Yorin era ancora illuminato dai flash. La abbagliavano, ma lei riusciva a tenere gli occhi aperti nonostante il fastidio. Io invece non riuscii a farlo. Strinsi forte gli occhi e digrignai i denti mentre voltavo le spalle alla tv.
 
Ero sempre rimasto fermo sulla mia decisione. Non volevo che Yorin entrasse a far parte del mio mondo, per questo avevo vietato a qualunque essere vivente con in mano una macchina fotografica di avvicinarsi a lei. Mi rifiutavo d’immaginarla al centro delle scene, in balia di qualcosa che non avrebbe saputo gestire. Non dopo ciò che era successo alla sorella. La mia opinione non sarebbe mai cambiata.
 
«Ci dica qualcosa, per favore!»
 
«Siete sordi per caso? Jongin vi ha detto che non posso parlare.»
 
La voce severa di Yorin mi arrivò alle orecchie. Mi voltai nuovamente verso l’enorme schermo attaccato alla parete e per poco non mi cadde la mascella a terra. Non poteva rivolgersi in quel modo ai giornalisti. L’avrebbero massacrata. Cosa diavolo credeva di fare?
 
Kai represse una risatina. «Perdonatela. La mia ragazza ha un bel caratterino.»
 
E contro ogni mia più recondita aspettativa, i giornalisti ne sembrarono entusiasti. I flash aumentarono e le domande triplicarono di numero. Il manager di Kai fu costretto a farli alzare dai loro posti e un bodyguard li scortò fuori dalla sala stampa. Qualcuno spense di colpo la televisione e ci voltammo tutti verso l’artefice di quel gesto: Namjoon.
 
«Hyung,» disse in un fiato. Sapevo che stava parlando con me anche se non mi stava guardando. «Hai contattato Dong Wook? Il tuo amico Ufficiale che lavora nella polizia?»
 
Mi si ghiacciò il sangue nelle vene. Così come a tutti gli altri. Un gelo improvviso calò nella stanza e ci trasformammo in sette statue di ghiaccio. Sapevo che quel momento sarebbe arrivato.
 
«Sì,» confermai lasciandomi cadere stancamente sul divano dietro di me. Mi passai una mano tra i capelli ossigenati. «Ha detto di non preoccuparmi. Se ne sta occupando lui e lo sta facendo nel modo più riservato possibile.»
 
«È passato un sacco di tempo,» dichiarò Jungkook. Il tono della sua voce era basso, come se si stesse sforzando di far uscire le parole. «Credete che potrebbe darci ancora problemi?»
 
Jimin sospirò. «Sono passati tre anni, e provo ancora le stesse sensazioni di allora.»
 
«Abbiamo dovuto farlo,» intervenne Namjoon. «Non potevamo rischiare. La nostra carriera era praticamente agli inizi. Ritrovarsi immischiati in una cosa del genere ci avrebbe annientati. Distrutti.»
 
Strinsi forte i pugni mentre Taehyung si era irrigidito al mio fianco. Cominciarono a tremarmi le mani.
 
«Credete che andrà dalla polizia?» domandò Jungkook riferendosi a Yorin. Non riusciva ancora a parlare ad alta voce, segno che quell’argomento lo spaventava a morte. Spaventava tutti noi a morte. «Le sue minacce sembravano reali.»
 
Tae si mosse al mio fianco. La sua voce era più profonda del solito. «Dobbiamo parlare con lei,» ci supplicò. «Dobbiamo spiegarle che cosa è successo quella notte. Sono certo che capirà.»
 
«Non capirà,» s’intromise Namjoon. Il suo profilo era rigido come quello di una roccia. «Era pur sempre sua sorella. Non capirà.»
 
«E poi non risponde alle nostre telefonate,» fece notare Hoseok. La sua allegria si era dissolta. «Come pensi che abbia voglia d’incontrarci di persona? E Kai non risponde alle telefonate di Jimin.»
 
«E Yorin non risponde a quelle di Ji Woo,» s’intromise il Maknae. «È da una settimana che non torna a casa sua.»
 
Mi coprii di nuovo la faccia con le mani. Viveva insieme a lui? Insieme a quel bastardo? Le mani mi prudevano da morire e desiderai avere la testa di quello stronzo tra le mie dita per aprirgliela come una noce di cocco. Ero preda delle mie emozioni più oscure e profonde.
 
«Perché non provi a chiamarla tu, Yoongi?» mi domandò Jin all’improvviso. S’infilò l’ennesima patatina in bocca. Quello scricchiolio mi fece saltare i nervi già tesi. «Magari la sua voglia d’insultarti la convincerà ad accettare la chiamata.»
 
«Non m’importa se è una delle loro backup dancer! Le ho detto che non può entrare nella loro residenza privata!»
 
Il grido della guardia di fronte a casa nostra ci fece sussultare. Alcuni pugni si schiantarono contro il portone d’ingresso e subito dopo il campanello risuonò a mo’ di segnale d’allarme. Il segnale che la nostra quiete apparente stava per essere spezzata.
 
«Devo parlargli! Devo parlargli di persona, solo per un attimo!»
 
Ci bloccammo quando riconoscemmo quella voce. Jungkook scattò verso il portone e lo spalancò, trovandosi davanti una Ji Woo piuttosto esasperata. Si rilassò quando incontrò gli occhi del maknae.
 
«Lasciala stare,» ordinò il più piccolo alla guardia fuori dalla porta. «Lei può entrare. È autorizzata a farlo.»
 
Ji Woo scansò Jungkook e marciò lungo il salotto finché non si trovò proprio di fronte allo schienale del divano su cui eravamo seduti io, Taehyung, Seokjin e Namjoon. Hoseok e Jimin si spostarono di lato per farla passare. Gli occhi rancorosi della ragazza guizzarono subito nei miei. Voltai il busto per guardarla.
 
«Ji Woo,» la chiamò Jungkook arrivandole alle spalle. «Che succede? Perché sei venuta qu-»
 
«Non ti ha tradito.» La mora lo interruppe bruscamente per rivolgersi al sottoscritto. Le vene bluastre sotto la pelle bianca delle mie braccia guizzarono a causa della mia rigidità improvvisa. Indurii la mascella. «Yorin non ti ha tradito con Jongin. Ti è sempre stata fedele.»
 
Il sopracciglio cominciò a tremarmi convulsamente. Stritolai la pelle dello schienale del divano tra le mie dita. «Non sono stupido, ragazzina. Gli occhi ce li ho ancora e so quello che ho visto. Lo ha visto tutta la Corea.»
 
«Era pazza di te, Suga!» urlò inviperita. Seokjin fece un balzo di due metri per lo spavento, portandosi una mano sul cuore. «E posso assicurarti che non ti stava tradendo con Jongin. Non ha mai risposto alle sue telefonate e se n’è sempre tenuta alla larga. Lei aveva occhi solo per te. Sei tu che l’hai tradita come lo sporco bastardo che sei!»
 
Mi alzai di scatto e stavolta fu Hoseok a trasalire per lo spavento. Aggirai il divano e mi ritrovai ad un palmo dal naso della ragazzina, furente come una belva sul punto di esplodere. Sentivo i capillari pulsare dolorosamente nella mia tempia. Vedevo rosso.
 
«Non osare venire in casa mia a farmi la morale. Non dopo tutte le cazzate che hai raccontato,» le alitai ad un soffio dalla faccia. Il suo viso divenne di marmo quando capì che mi stavo riferendo alla sua farsa nei confronti di Jungkook. Farsa che io avevo scrupolosamente coperto. «Yorin è pur sempre la sorella di Yoona. Avrei dovuto immaginarlo che era fatta della sua stessa pasta!»
 
Il rimbombo dello schiaffo che mi spalmò sulla guancia sinistra rimbalzò contro le pareti. Nessuno aprì bocca. Si sentiva solo il respiro pesante di Ji Woo che stava cercando di trattenere la rabbia. Voltai nuovamente il viso verso di lei. Scioccato. Furente. Aveva fatto male, ma non quanto gli schiaffi di Yorin.
 
«Non lo accetto,» sibilò velenosa, come un serpente a sonagli in procinto di azzannarmi alla gola. «Non accetto un commento simile da un tipo che non sa nemmeno tenersi il cazzo nei pantaloni!» urlò a squarciagola. La sua voce s’incrinò a causa dell’isteria.
 
«Lei è stata la prima a tradirmi!» gridai a mia volta. Il salotto era saturo delle nostre urla, tuttavia nessuno osò intromettersi. Saremmo stati capaci di sbranare chiunque ci avesse provato. «Non le devo niente. Neanche le mie suppliche per ottenere il suo perdono!»
 
Ji Woo scoppiò a ridere. Mi rise dritto in faccia, e anche di gusto. «Sai qual è la verità, Min Suga? Tu vuoi credere che sia stata lei a tradirti per prima così non dovrai sentirti in colpa per quello che le hai fatto.» La guardai scioccato mentre la mia gola s’inaridiva. «Ma l’unico che l’ha tradita sei tu. Quindi smettila di nasconderti dietro alle tue ridicole bugie per poterti mettere l’anima in pace. Sei patetico.»
 
Quelle parole furono più dolorose di una pugnalata nello stomaco. Più infauste di un veleno mortale. I miei addominali si contrassero istintivamente a causa della fitta che avvertii all’altezza dello stomaco e feci istintivamente un passo indietro. Mi sentivo gli sguardi degli altri membri addosso ed ebbi il prorompente bisogno di scappare via. Nascondermi da tutti e isolarmi con la mia vergogna, quella che finalmente avevo ritrovato e accettato.
 
«È colpa tua se Yorin è diventata irriconoscibile.» I miei occhi vuoti si sollevarono nuovamente sulla ragazzina di fronte a me. Mi si bloccò il respiro nel petto quando vidi una lacrima solcarle la guancia. «È colpa tua se è diventata un’altra persona.»
 
Scivolai in ginocchio sotto gli sguardi attoniti dei miei compagni. Era diventata come me. Le avevo fatto ciò che Yoona aveva fatto a me. L’avevo tradita, e lei era diventata l’opposto di quello che era per sfuggire al dolore nel suo cuore. Per farmela pagare.
 
Mi facevo schifo. Non c’erano parole per spiegare quanta voglia avessi di mettermi le mani addosso e strapparmi via la carne dalle ossa. Quanto anelassi una doccia per lavare via il sudiciume che sentivo scivolarmi sulla pelle. Era nero come il catrame. Rosso come il peccato. Corrosivo come la mia vergogna. E mi avrebbe logorato, poco a poco, fin dentro alle viscere. Non c’era modo di sfuggire al mio destino.
 
ᗩngolo.ᗩutore

Non riesco a credere di essere riuscita ad aggiornare questa storia. Mi dispiace avervi fatto aspettare così a lungo ma non volevo scrivere senza un'idea chiara in testa e ultimamente l'ispirazione per questa storia era andata a farsi benedire. Ma ora sono tornata all'attacco 😂

Come avrete potuto notare, in questo capitolo ho evitato di aggiungere il disagio dei nostri cari BTS perché la situazione non lo richiedeva. Siamo passati a dei toni più oscuri a causa del tradimento di Yoongi e di tutta questa faccenda della morte di Yoona, ancora avvolta nel mistero.

Secondo voi cosa è successo quella fatidica notte? Cosa stanno cercando di nascondere i BTS? E vi aspettavate che Yorin prendesse una simile decisione? Lei che si era sempre tenuta alla larga da quel mondo fatto di luci e popolarità. Ma ora sembra che quello sia l'unico mezzo che ha per far venire a galla la verità, così come diceva anche sua sorella nel flashback.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Cercherò di non farvi aspettare tanto per il prossimo 😭 Non dimenticate di commentare e farmi sapere cosa ne pensate! Alla prossima 😘

Instagram: btsuga_d


   
 
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