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Autore: padme83    12/01/2020    10 recensioni
{Young!AlbusxGellert}
For all those born beneath an angry star,
lest we forget how fragile we are.

*
1. Nights in black satin
2. Blessed are the broken
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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O ricordo lontano,
ultima stella pallida
della mia notte atroce,
oserò mai strapparti
ciò che sola possiedi?
 
Cesare Pavese – Prima di “Lavorare stanca”
(19 maggio 1928)
 
 
 
 
 
 
 
~ Nights in black satin ~
 
 
 
 
 
 
 
Nights in white satin
never reaching the end,
letters I've written
never meaning to send.
Beauty I'd always missed
with these eyes before,
just what the truth is
I can't say anymore.
'Cause I love you,
yes I love you,
oh how I love you.
 
 
 
 

 
Londra, primi mesi del 1900
 
 
 
Sei ovunque[1].
Presenza discreta ma costante.
 
 

Sei nell'aroma pungente del primo tè del mattino, nel calore della tazza sotto le mie dita intorpidite, nel retrogusto amaro che indugia sulle labbra mentre cerco di riempirmi a forza lo stomaco, ingurgitando inquieto qualsiasi cosa sia in grado di darmi il coraggio necessario a reggermi in piedi e a tenere alta la testa – in apparenza, almeno. In fondo, è questione di poco, una manciata di ore soltanto, il tempo sufficiente a trascinarmi, in qualche modo, fino a sera. Niente di più.
(Niente – di – più)
Sei nell'acqua della vasca che lenta scivola sulla mia pelle gelida, nell'effluvio stucchevole di una saponetta che neppure rammento di aver comprato, nel tepore sprigionato dall'asciugamano umido nel momento in cui mi avvolgo nel primo – e ultimo – abbraccio che riscalderà la mia giornata.
Mi illudo che possa bastare.
Non basterà.
 



Sei ad aspettarmi a ogni angolo di strada, tra i riflessi beffardi del sole sopra le insegne opache dei negozi, nell'espressione pettegola e piena di curiosità di una vicina che mi chiede quando, e con quale incarico, comincerò a insegnare a Hogwarts.
«Presto», rispondo.
La voce non si incrina, il sorriso rimane composto, educato, sereno persino – ma una morsa d'acciaio mi comprime con violenza la gola e il petto.
Quando riuscirò a prendere in mano una penna, un libro o una pergamena senza che l'ennesima parte di me si frantumi e si disperda come cenere nel vento.
Perché sei anche . Racchiuso tra le pagine ingiallite di compagni nei quali ho da sempre riposto una cieca fiducia, e che in un istante di cruda, brutale consapevolezza, si sono rivelati in tutta la loro agghiacciante miseria – null'altro che subdoli traditori, cumuli di parole incapaci ormai di regalarmi alcun conforto, nessun appiglio cui aggrapparmi mentre attorno a me il suolo trema, si spacca e mi inghiotte – ci inghiotte, la inghiotte! –, ancora, ancora e ancora.
Amici che ho amato con sincero ardore, guide preziose nei giorni difficili, mi torturano ora come i più crudeli fra gli aguzziniprivandomi di ogni difesa residua.
 



Sei alle mie spalle, ombra cupa fra le ombre che mi seguono strisciando attraverso le vie della città, nei movimenti scattanti e nervosi degli stranieri in cui per caso mi imbatto, nei barbagli di pallido oro che scorgo al collo o alle orecchie o ai polsi di ignare e indifferenti sconosciute.
Sei nei profumi che hanno infine scordato l'arte di colorare di vita l'aria che mi invade i polmoni – ché ogni cosa ha perso consistenza e nitore da quando non cammini più al mio fianco, ma vaghi furioso – deluso? Smarrito? Disperato? – per il mondo, nascosto chissà dove, come, con chi.
Sei nell'oscurità del crepuscolo che avanza implacabile, nella tempesta dei miei sonni brevi e spezzati, nei baci roventi che bagnano il cuscino quando è il mio stesso corpo a non rassegnarsi alla tua assenza e a cercare spasmodico tracce di te fra le pieghe vuote delle lenzuola. Solo, angosciato, inizio a toccarmi, trattenendo a stento i singhiozzi, poi di colpo mi blocco – che senso avrebbe provarci adesso, senza le tue mani ad accompagnarmi, senza la tua bocca che mi assaggia lasciva, ingorda, smaniosa, feroce e possessiva e tuttavia così tenera, dolce (oh, Dio, sì, sì bredhu, sì! Dolce – sinceramente, tremendamente, dannatamente dolce).
In quelle notti calde e infinite, trascorse a fare l’amore sfumando l'uno nell'altro, quasi fossimo un'entità unica, incorporea, angelica, l’Universo intero si fermava, con stupore e riverenza, solo per inchinarsi al nostro divino cospetto.


 
 
Sei nel ticchettio logorante della pendola all’ingresso, tic-toc, tic-toc, tic-toc, nella pioggia che batte ossessiva contro i vetri delle finestre, nel sussurro spettrale degli spifferi fra gli interstizi delle porte e dei muri.
Sei nella promessa d’imperituro inverno portata dall'arrivo improvviso di una tormenta di neve.
Sei nelle lacrime che non sono più capace di versare.
Dormire è impossibile – oltre il buio delle palpebre serrate, l'immagine di noi è marchiata col fuoco.

 
 
Sei la terra e la morte[2].
Sei il desiderio immutabile che secca il sangue, morde le vene e tritura le ossa.
Sei il grido che non posso – non riesco, non voglio – soffocare.
Sei l’eterno rimpianto, il rimorso bruciante, il dolore che non concede tregua – sei la rabbia, la paura, la colpa.
Sei il mio riflesso perfetto, lo specchio del mio odio, il sepolcro dei miei sogni infranti.
Sei l’ultima stella, pallida e sperduta nel chiarore dell’alba, la cometa che trafigge il nero impenetrabile del firmamento, l’astro luminoso al quale rivolgo le mie preghiere furibonde, tormentate, acri.
Sei la memoria, il pensiero fisso nella mente, la maledizione del ricordo.
Sei l’oblio, il rifugio, l’abbandono.
Sei il pulsare aritmico, incessante e ostinato del mio cuore – del tuo cuore, dei nostri cuori.
 
 
 
Gellert Gellert Gellert
 
 
 
Mio blu
mio amore
mio cielo
mio tutto
ascoltami
voltati
guardami
sono qui
mi vedi?
Parlami
accarezzami
stringimi
baciami
 
 
Ma se ti svegli
e hai ancora paura
ridammi la mano
cosa importa
se sono caduto
se sono lontano


 
 
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 815}
 
 
 
[1] I riferimenti e i richiami a Ovunque e a Sleeping Sun (e in misura minore ad altre storie) sono naturalmente voluti, così come tutte le ripetizioni.
[2] Cosa ve lo dico a fare? Si è infilata lì in mezzo praticamente da sola (Cesare PaveseLa terra e la morte).


 
 
 

 

 
Nota:

Buon pomeriggio a tutt* e ben ritrovat*!
 
Cominciamo questo 2020 con qualcosina di leggero e poco impegnativo (!), giusto per esorcizzare le vibrazioni malefiche dovute alla fine delle vacanze e al ritorno al solito tran – tran.
 
I mesi successivi alla morte di Ariana (con tutto ciò che ne consegue) sono stati senza dubbio quelli più difficili nella vita di Albus: immagino che in qualche modo lui abbia cercato di andare avanti, ma la botta che ha preso è bella forte e dubito che si sia tirato su da un giorno all’altro. Le cose, penso, cominceranno a cambiare quando effettivamente si trasferirà in pianta stabile a Hogwarts, ma per il momento la strada per risalire dal gorgo è ancora molto, molto lunga e accidentata. Però… sapete bene che da queste parti c’è sempre un “però”.
 
L’idea sarebbe quella di dare il via a una nuova raccolta di flash (un po’ sperimentali magari), ma, tanto per cambiare, non sono per ora in grado di offrirvi delle certezze. La storia dunque è postata come completa, poi eventualmente si vedrà.
 
Intanto, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate di questa discreta dose di angst direttamente iniettata in vena. La struttura e lo stile sono un po’ diversi dal solito (ho riadattato una vecchia idea della raccolta sui Rumbelle – che in quanto a tormento&disperazione non hanno niente da imparare da nessuno). In qualsiasi caso, lasciate che vi rassicuri: è soltanto un momento, necessario ma destinato a essere superato (pur lasciando addosso al nostro sfortunato beniamino una notevole quantità di cicatrici indelebili).
 
SoundtrackNights in white satin, The Moody Blues (il cambio nel titolo è una licenza poetica).
Bonus trackHotel Supramonte, Fabrizio De André.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questo raccontino in uno degli elenchi messi a disposizione da EFP.
 
Alla prossima!
 
Un bacio :*
 
 
padme
   
 
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