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Autore: meiousetsuna    13/01/2020    5 recensioni
Un povero angelo non può dedicarsi ai suoi preziosi libri senza che un certo demone protesti per la sua distrazione. Questo scenario è abituale, ma oggi le cose stanno prendendo una piega più stravagante...
Madame Tracy si girava la collana di perle coltivate tra le dita nervose, Anathema cercava di restare imperturbabile, ma la visone era la più sconcertante. La padrona di casa aveva eseguito parecchie performance in quel grande letto coperto da trapunte rosa con le paillettes, e naturalmente non erano mancati dei giochini con le manette. Ma mai, davvero mai, si era trovata a legare con delle corde le robuste e nodose mani di una donna alle quattro colonnine del mobile. E non una qualsiasi, ma la sua affezionata cliente Brenda Ormord. La suddetta signora indossava il suo completo preferito, verde e marrone scuro a righe verticali che riteneva la sfinassero, le scarpe ortopediche e anche il buffo cappellino floscio che nessuno aveva avuto l’ardire di toglierle. Quello che non era propriamente suo, erano gli occhi di un giallo brillante, con le pupille verticali.
have hellish fun,
Setsy
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anatema Device, Aziraphale/Azraphel, Crowley, Madame Tracy
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Aziraphale/Crowley, Brenda Ormord,(grazie, Gladia ^-^) Anathema, Madame Tracy
commedia, The exorcist!movieverse


Bella giornata per un esorcismo, Aziraphale!


Non poteva crederci. In migliaia di anni di osservazione dei comportamenti degli esseri umani, Aziraphale aveva assistito proprio a tutto. Le persone potevano essere buone o cattive, ma raramente raggiungevano picchi estremi nell’uno o nell’altro senso. Più spesso erano mediocri, o disinteressate al prossimo, avide, infedeli. Per lo meno antipatiche o egoiste, era la loro natura; ma molte volte lo stupivano con la gentilezza, il calore, la buona volontà.
C’era un essere, però, che sapeva riassumere tutto questo in sé e anche magistralmente. Il suo demone. Aziraphale cercava in tutti i modi di non giudicare, perché riconosceva che era quello il peggior difetto di un Principato. A volte lo sgridava come una mogliettina nervosa, altre come un maestro bacchettone. Quello che otteneva però era peggiorare la situazione, perché Crowley arruffava il pelo come un gatto che si vede proporre un bagno ― anche in acqua di rubinetto, per capirci; nella versione con psicologia felina bastava quella ―, soffiava e andava a nascondersi sotto il letto. Qualche volta letteralmente, anche se in realtà era dentro le lenzuola, che cercava di proporre del sesso riparatore… quel diavolo tentatore ci riusciva sempre! Altre faceva il gioco del silenzio, perdendo miseramente contro la sua composta fermezza, e finendo con l’avvicinarsi per primo a cercare di fare pace dandogli piccoli baci sul collo, o portandogli una tazza di cioccolato belga fumante, con una tale faccia disperata che l’angelo non poteva che cedere.
Questo gioco però aveva un limite, e Crowley sapeva bene qual era; poteva essere dispettoso, alzarsi in piena notte e mettere ‘The best of Queen’ in loop a tutto volume, girare in boxer neri mentre c’erano dei clienti nella libreria scusandosi con un ‘so che vuoi vederli andar via senza comprare niente’. Tutto questo perché non gli stava concedendo attenzioni, lì e subito, quando lo decideva lui.
Ma quando se la prendeva con i libri, Aziraphale vedeva rosso. Come quella mattina.

Un angelo, similmente agli uomini mortali, se è sulla terra si trova a essere di carne e ossa. E guardare Crowley che si pettinava i capelli facendoli ondeggiare sulle spalle come una cascata di rame fuso, annaffiava le piante senza sgridarle, (anzi rivolgendo loro complimenti che le facevano fremere fino alle radici) e poi si sedeva a fare colazione, tutto ciò completamente nudo, era una visione da capogiro.
“Resta a casa oggi, ti preparerò le crepes, e potrai mangiarle direttamente su di me”.
Aziraphale capì cosa voleva dire soffocare nella comune maniera dei terrestri, mentre mandava giù un sorso di tè completamente di traverso.
“Tesoro, oggi aspetto una consegna, una pergamena indiana del V° secolo avanti Cristo, è importantissima…”
“Ancora rotoli miracolosamente rinvenuti dal Mahāvastu? Lo sai che i seguaci di Siddhartha di solito non sapevano scrivere, vero? Possibile che i libri ti interessino più di questo?” Il demone indicò se stesso dalla testa ai piedi con un sogghigno che lo vendeva per l’abitante degli inferi che era.
“Non è così, caro, un po’ di pazienza”. Come parlare al muro.
“Allora potrei farti pentire, sai che la mia razza è molto vendicativa”.
Crowley non sembrava certo minaccioso, però quando Aziraphale si decise a tenere il punto uscendo per recarsi in libreria, il suo sesto senso celeste lo avvertì che qualcosa sarebbe successo. Una volta aperta la porta, però, tutto sembrava in ordine. Questo finché non si accorse che vari volumi piuttosto preziosi erano sulla scrivania, dove era certo di non averli lasciati.
Sfogliò con trepidazione una prima edizione di ‘Delitto e Castigo’, per trovare dei pupazzetti disegnati con la biro sulla prima pagina. Una biro rossa, normale, difficile da miracolare via. Lo sgorbio raffigurava degli stilizzati Beelzebub e Ligur in quello che si chiamava ‘il gioco dell’impiccato’. Sulla copertina di un volume illustrato di ‘Dracula’ c’era un altro disegnino facilmente identificabile, con aggiunta di denti da vampiro e la scritta ‘Gabriel sucks’. Trattenendo il fiato, Aziraphale stava per controllare anche la sua amata Enciclopedia Britannica del 1768, quando girandosi si accorse che Crowley l’aveva raggiunto e si stava godendo la scena.
“Come hai potuto? Ti sembra divertente?” Il viso di porcellana del libraio era di un rosa decisamente acceso, in quel momento.
“Moltissimo, ti avevo avvisato… forse potrei far sparire tutto, dipende da te”. La lusinga nella voce dell’essere diabolico si insinuò nei pantaloni dell’angelo come se avesse avuto corpo, anzi, specificatamente mani. Ma la rabbia era molto forte e una frase infelicissima sfuggì dalle labbra rosee di un esasperato rappresentante delle schiere celesti.
“Sei un viscido serpente!” Bastò un secondo per pentirsi. Quelle parole non volevano essere una vera accusa, erano una sciocchezza detta per ripicca, una lite tra innamorati. Ma aveva trapassato un confine proibito. Crowley era sensibile a quell’argomento in un modo che stringeva il cuore dell’angelo, e proprio lui l’aveva ferito con superficialità.
“Perdonami, io…”
“No, hai detto quello che pensi, bassstardo”. Il sibilo era un brutto segno e la trasformazione in un lunghissimo ed elegante serpente nero cangiante, ancora peggiore. Prima che il suo offensivo fidanzato potesse aggiungere mezza parola, Crowley era svanito strisciando via in una nuvola di zolfo assolutamente non necessaria, ma che aveva l’unico compito di rovinare l’atmosfera nel locale. Ad Aziraphale non restò che sedersi a riflettere sul suo errore, sperando che il demone non gli portasse rancore troppo a lungo. Era lì da un po’, con le mani sulle ginocchia come faceva quando era molto in pensiero, quando il telefono suonò all’improvviso. Il numero non era in elenco, altrimenti degli acquirenti avrebbero potuto chiamare, Lei ce ne scampi! Poteva essere solo qualcosa di preoccupante, c’era una strana elettricità nell’aria.
“Pronto, Aziraphale?” Il suono di quella voce simpatica lo tirò su.
“Anathema, mia cara! È un piacere sentirti, come stai? E Newton?”
“Noi bene, ma c’è un’emergenza, qui a casa di Madame Tracy. Non potevo fare altro che chiamarti, è una questione delicata. La nostra amica qualche volta pratica ancora lo spiritismo, quando il signor Shadwell va a trovare la sorella fuori Londra. Per fortuna ero ospite da lei; ho aiutato con la seduta e sai com’è quando c’è una strega potente…”
La tensione si stava addensando, e Aziraphale iniziò a pregare chiunque di stare avendo il presentimento sbagliato.
“Come te la cavi con gli esorcismi?”

Così quella che poteva essere una giornata serena si era trasformata in un incubo. Madame Tracy si girava la collana di perle coltivate tra le dita nervose, Anathema cercava di restare imperturbabile, ma la visone era la più sconcertante. La padrona di casa aveva eseguito parecchie performance in quel grande letto coperto da trapunte rosa con le paillettes, e naturalmente non erano mancati dei giochini con le manette. Ma mai, davvero mai, si era trovata a legare con delle corde le robuste e nodose mani di una donna alle quattro colonnine del mobile. E non una qualsiasi, ma la sua affezionata cliente Brenda Ormord. La suddetta signora indossava il suo completo preferito, verde e marrone scuro a righe verticali che riteneva la sfinassero, le scarpe ortopediche e anche il buffo cappellino floscio che nessuno aveva avuto l’ardire di toglierle. Quello che non era propriamente suo, erano gli occhi di un giallo brillante, con le pupille verticali.
“Crowley”. Il tono era afflitto oltremisura, e conteneva la speranza che bastassero un po’ di moine a farlo ragionare.
“Bella giornata per un esorcismo, Aziraphale, non trovi?” * Oh, sì, la voce era inconfondibile, seducente, graffiante, ma sentirla emettere dalla laringe di Brenda non dava la stessa sensazione.
“Cos’hai fatto? Ti rendi conto che la povera signora…”
“La povera signora, qui, ha pensieri che neppure ti immagini, amore. Intanto è gelosa perché Madame Tracy ha subito la tua possessione angelica, e quando ho avvertito il richiamo di quella ridicola seduta mi sono affacciato a dare un’occhiata, insomma, è lavoro mio tormentare gli esseri umani, da bravo serpente maledetto che sssono”.
Già a metà frase Tracy si era prontamente alzata, mormorando qualcosa come ‘potrei aver finito il tè, vado a comprarlo in un negozio lontano’, mentre la giovane strega resisteva al proprio posto; poteva esserci bisogno di aiuto.
“Tesoro mi dispiace, hem… esci da , torniamo a casa a parlarne, vuoi?”
“No!” D’improvviso tutti i cassetti si aprirono da soli, e il loro contenuto iniziò a volteggiare nell’aria. Mazzi di tarocchi, lettere, ma soprattutto frustini, reggicalze e mascherine di pizzo, il tutto rigorosamente fucsia.
“Ma guarda, quanti gadget interessanti… vorresti provare qualcosa, angelo? Perché non mi sollevi la gonna? Ho dei mutandoni ricamati con le mie iniziali, mhuahahah! Potresti sfilarmeli…”
Anathema fu così rapida a lasciare la stanza che Aziraphale si chiese se avesse imparato a teletrasportarsi, in fondo era molto dotata nel suo settore. L’importante era mantenere la calma.
“Crowley, ti prego. Non vorrai che debba gettarti dell’acqua santa”.
“Non penserai che ci creda! Non lo faresti, invece potresti approfittare di me, sono legato a gambe aperte, e Brenda ha tanta nostalgia di Ron; vorresti parlarci?”
La risposta sarebbe stata un bel no, ma Crowley fu più veloce. I tratti della donna posseduta si deformarono per assumere l’espressione della depressione più completa.
“Per favore, amico, chiunque tu sia, rimandami indietro! Sono a letto con mia moglie, di nuovo, anzi sono dentro di lei, fammi uscire!”
“Sentito, angelo?” quello era tornato a essere Crowley, senza dubbio “siamo Legione!”
“Oh, insomma! Siete tre, è vero; tu, il tuo discutibile senso dell’umorismo e il tuo smisurato ego!”
“Non sai divertirti, questa è la verità. Perché non controlli che sia proprio io? Come fai a sapere che non sono Hastur tornato per una rappresaglia?”
Aziraphale decise di dargli soddisfazione, in fondo stava cercando la sua attenzione e non avrebbe smesso prima di ottenerla. Tutto per liberare quella buona donna. Insomma…
“D’accordo ti chiederò una cosa che solo tu puoi sapere”.
“La tua posizione preferita è quella del missionario, ma con le gambe sulle mie spalle! So cosa pensi, piccolo pennuto vizioso”.
Un flusso di sangue affiorò sulle guance angeliche, e non solo per la vergogna. Ora stava cominciando ad arrabbiarsi, un pochino.
“Parlami in una lingua straniera”. Ma che domanda era? Non nutriva dubbi che quella non fosse la signora Ormord. Stava andando in confusione: quello era un film che avevano visto insieme negli anni settanta e l’avevano trovato credibile, anche se Crowley gli aveva rovinato lo spettacolo mangiando popcorn e doppiando la bambina con vivo fastidio dei loro vicini.
“Rien ne va plus! À la guerre comme à la guerre! Rèpondez s’il vous plaît!”
E come se non bastasse, la lingua biforcuta, estesa in tutta la sua lunghezza, fuoriuscì tra le labbra strette di Brenda in quella che era la pernacchia satanica più riuscita che si fosse udita.
“Crowley, ragazzo mio, stai esagerando”. Un guizzo di luce diabolica saettò nelle iridi gialle.
“Che tono duro, angioletto… mi sto bagnando tutta! Sai che non mi depilo? Potresti denudarmi e farmi le treccine alla…”
“Adesso basta! Non hai il minimo pudore, ed io che ero pentito di averti insultato! Prima o poi ti annoierai e quando verrai fuori ti darò una bella lezione, caro! Ti metterò sulle ginocchia, ti abbasserò i pantaloni e ti darò una sculacciata che non ti scorderai più!”
“Giura”. Il sibilo del demone era sottile e morbido, come quando si eccitava, ma Aziraphale era troppo indignato per badarci.
“Sei inopportuno e privo di rispetto, vedrai che non ti siederai per tre giorni!”
“Huuu… quindi posso sperare nel trattamento completo, per la mia rieducazione? Dopo mi piegherai a novanta sulla tua scrivania?”
Ma non sarò dolce, ecco…” Se c’era stato un briciolo di convinzione nella prima parola, questa era deceduta durante il tragitto.
Dopo un secondo la signora Ormord strabuzzò gli occhi ed emise un verso buffo, mentre la creatura diabolica tornava a materializzarsi fuori da lei.
“Slegatemi! Oppure torna dov’eri!” Le proteste della donna rimasero inascoltate.
Anathema si torceva le mani aspettando nel salottino, non si era mai trovata in una situazione simile, ma lo spettacolo che seguì forse la superò. Un furioso Aziraphale avanzava trascinando un lamentoso demone per un orecchio.
“Bentornato, Crowley” cosa si diceva in occasioni così? “Vi preparo un tè?”
“No, grazie abbiamo fretta di rientrare a casa” un sorriso diabolico brillò in tutto il suo splendore “sono stato un ragazzino molto, molto cattivo”.


Note: da qui iniziano le citazioni; le frasi fatte in francese si riferiscono a “La plume de ma tante” che era pronunciata dalla bambina, Regan. La seconda voce era quella della mamma di padre Karras. Certo può divertire solo chi ha visto il film D
:
p.s. Se qualcuno è arrivato fin qui: ma va bene il rating arancione? A me pare di sì, ma mezzo dubbio ce l’ho ^^’

  
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