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Autore: ladymorgana94    14/01/2020    0 recensioni
In attesa che mi torni una vera ispirazione per la fanfiction che è in lavorazione da quasi un anno ho pensato di pubblicare una breve storia scritta da me dove il profumo di lavanda è un elemento fondamentale
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il mare è sempre riuscito a rasserenati in qualche modo, come se sapesse mettere a posto i pezzi disordinati della mia vita; per questo mi era sempre piaciuto andarci, indipendentemente dalla stagione, perché la sabbia, la salsedine e le onde bastavano per far sembrare tutti i problemi piccoli e banali.

Stavo passeggiando sulla spiaggia, la sabbia era calda ma non bruciava, non ricordavo quando e perché fossi uscita di casa, ma ero felice di aver preso quella decisione: era davvero piacevole sentire i piedi affondare in quel terreno soffice.

Il sole era ancora abbastanza alto nel cielo, lo sentivo molto caldo sulla pelle, dovevano essere le tre di pomeriggio. Abbassai lo sguardo sul mio corpo e vidi il mio vestito lungo, ma leggero, svolazzare al vento, ero davvero pallida nonostante l’estate fosse quasi finita, probabilmente restando troppo sotto al sole, con quel venticello, mi sarei bruciata senza rendermi conto.

Continuai a passeggiare senza curarmene troppo, era tuto troppo piacevole per pensarci in quel momento: il caldo, il vento, la sabbia, il rumore del mare, il profumo di lavanda…

Profumo di lavanda? Forse c’era una piantagione nelle vicinanze… Ma la lavanda viene coltivata in piantagioni? E cresce vicino al mare?

Ero immersa nei miei pensieri sulla lavanda quando lo vidi in lontananza. No. Non poteva essere lui. Eppure non c’erano dubbi, nonostante il sole alle sue spalle avrei riconosciuto il suo corpo ovunque.

Era in piedi sulla riva, con i pantaloni scuri leggeri riascoltati sulle caviglie per non farli bagnare dall’acqua che regolarmente si allungava verso di lui e la camicia bianca larga con le maniche tirate s§ che si appoggiava sui suoi muscoli spinta dal vento… sembrava aspettarmi.

Di colpo il mio cuore si è fermato per riprendere a battere a una velocità e con una forza tale che avevo paura mi sarebbe schizzato via dal petto, il mio torace aveva deciso di non collaborare alla mia sopravvivenza smettendo di muoversi e non permettendo ai polmoni di espandersi, il mio stomaco si era contratto tanto violentemente da farmi male. Cercai di pensare razionalmente, ma il mio cervello era chiaramente non rintracciabile in quel momento, così deglutii a vuoto e lasciai il mio corpo libero di agire come preferiva.

Istintivamente mossi alcuni passi verso di lui, come se una forza magnetica trascinasse tutto il mio corpo verso di lui, guardai il suo viso con i capelli scuri scompigliati da sale e vento, era ancora più bello un po’ sgualcito. Poi, quando mi fui avvicinata abbastanza da distinguere i suoi lineamenti, prima nascosti dal sole, mi persi nei suoi occhi, era sempre stato il nostro modo di comunicare: con lo sguardo, non con le parole; con le altre persone le parole non mi sembravano mai abbastanza per capire ed essere capita, ma con lui bastava uno sguardo a farmi comprendere i segreti dell’universo.

Mentre ero quasi arrivata a lui lo vidi scendere sul mio corpo con lo sguardo, bagnarsi velocemente le labbra con la lingua, deglutire e poi sorridere tornando a guardarmi negli occhi.

Mi fermai accanto a lui e rimasi a guardarlo ancora con le guance rosse per il suo sguardo di poco prima, tremavo leggermente per l’effetto della sua vicinanza. Come diavolo faceva a farmi quell’effetto dopo anni? Mi concentrai sul profumo di lavanda per cercare di calmarmi e non sembrare una ragazzina isterica.

Fece un cenno con il mento verso il mare e con il suo solito sorriso cinico disse “niente male, eh?”, mi venne da ridere, quel posto era un paradiso “è meraviglioso” risposi con la mia migliore espressione sognante e felice, si girò completamente verso di me e cambiò espressione, non lo avevo mai visto così serio “non quanto te”.

Mi sentii morire di felicità, fosse stata un’altra persona qualunque a dirlo sarei sicuramente scoppiata a ridere, ma lui sembrava così sincero che mi venne semplicemente da pensare che doveva avere qualche serio disturbo mentale per vedermi così bella.

Mentre lo fissavo negli occhi sorridente mi si avvicinò, passò la sua mano sinistra sul mio fianco fino ad arrivare alla mia schiena e poggio la destra sul mio viso, rabbrividii, tutto intorno a noi sembrò fermarsi e sfumare, i miei sensi non percepivano altro che lui. Ho sperato seriamente di essere morta e che quello fosse il paradiso così che potesse durare in eterno.

Eravamo davvero vicini, tanto da sentire l’una il respiro dell’altro sulla pelle, unì le sue labbra alle mie. Lo sapevo. Sono morta. E lui è un angelo, un angelo che ha vegliato su di neanche sulla terra. Sono appena stata baciata da un angelo, è l’unica spiegazione a quello che provo per lui, che ho sempre provato per lui.

Approfondimmo quel bacio, quasi per fonderci insieme, per far unire le nostre anime.

Senza fiato dividemmo appena le nostre labbra. restando attaccati l’uno all’altra, come se avessimo paura che anche quel vento potesse dividerci.

Sentii la guancia bagnata, pensai di aver iniziato involontariamente a piangere per la gioia, ma, quando alzai lo sguardo per scusarmi del mio essere infantile mi accorsi che a piangere era lui.

Mi prese il panico, in preda al terrore di perderlo chiesi d’istinto “ho fato qualcosa di sbagliato?” le mie mani, ancora sul suo petto dopo il bacio, tremavano, lui le prese tra le sue, diede un bacio leggero ad ognuna e le rimise dov’erano, al loro posto. “Non essere sciocca, è stato perfetto, tu sei perfetta”, lo guardai confusa, continuò “devo lasciarti andare, questo non è il momento giusto…” anticipò le mie domande dicendo solo “tra poco capirai… mi dispiace…” mi spinse contro il suo petto forte abbracciandomi. Chiusi gli occhi lasciandomi andare al suo calore e al profumo di lavanda che veniva dalla sua camicia morbida.

Li riaprii al buio, nella mia stanza, il viso quasi del tutto affondato nel mio cuscino, la federa e le lenzuola pulite che ancora sapevano del nuovo detersivo alla lavanda.

Era un sogno.

Sentii la guancia bagnata da una lacrima, un singhiozzo spezzò il silenzio della notte.

Stavolta ero io a piangere.

   
 
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