Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Miriallia    15/01/2020    3 recensioni
Durante una giornata come tante, i Giovani Detective, intenti a giocare a nascondino, trovano uno strano gatto nero appeso a un albero. Da questo avvenimento in poi cominceranno una serie di fatti strani che porteranno quasi a una tragedia. Una giostra di sentimenti e circostanze che condurrà tante coppie - e non - a dover dimostrare quanto valgono il loro amore e il loro coraggio. Inoltre, non mancherà anche il mistero, insieme a un colpevole: stiamo pur sempre parlando di Detective Conan!
Verranno coinvolti tantissimi personaggi della serie, con l'aggiunta di alcuni puramente inventati. Per quanto riguarda la storia, non credo che ci possano essere degli spoiler. Ma se non conoscete Amuro Toru nella sua totalità, vi consiglio di non leggere!
Spero che la storia possa piacervi, ci metterò l'anima a scriverla! Grazie a tutti coloro che la leggeranno!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Quasi tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Avrebbero preferito continuare a parlare, in fondo, avevano molte cose da dirsi. Anche se non fossero stati costretti a farlo, in realtà, non sarebbe stato poi così male cominciare a muovere i primi passi. Era ciò che Shiho voleva reprimere con tutta se stessa, ma che aveva appurato dentro il suo cuore. Nonostante ciò, però, sia il suo petto che quello di Rei, sentivano che qualcosa non andava.
 
Qualcuno stava per aprire la porta che si parava davanti a loro.
 
Ma di chi poteva trattarsi? 
 
Entrambi erano riusciti a farsene un'idea.
 
Rei sentiva una sensazione conosciuta, riusciva a riconoscere quel tocco deciso e allo stesso tempo disperato. Non era quella persona con cui aveva comunicato durante la serata affinché potesse uscire vivo da lì insieme alla ragazza che stava cercando di difendere con tutte le sue forze, a denti serrati. Il dolore alla gamba si faceva sempre più acuto, ma lo sopportava come poteva. Sapeva che ormai era questione di poco tempo affinché sarebbe riuscito a uscire da lì. Certo, non sapeva se sarebbe riuscito a farlo da vivo o da morto. 
 
Shiho sentiva la sensazione che la colpisce ogni volta che un membro dell'Organizzazione si avvicina a lei. Il cuore le batteva a mille, le mani le sudavano freddo, aveva la bocca totalmente secca. L'aveva capito, non c'erano molti dubbi in merito. Il suo unico pensiero andava al fatto che era braccata, anche se per una sua scelta. Proprio per questo motivo, era certa di una cosa sola: non se ne sarebbe mai andata. 
 
Rei: «Shiho-san… ascoltami.» bisbigliò, avvicinandosi a lei senza produrre alcun rumore. 
 
Shiho: «Prima che tu dica qualsiasi cosa…» gli poggiò un dito sulle labbra, parlando a voce bassa a sua volta. «Non me ne andrò. Non importa cosa accada, non ti lascerò da solo ad affrontarla.» 
 
Parlava con un tono così tanto fermo e deciso da fargli capire che non avrebbe voluto sentire nessuna contraddizione e, dunque, aveva deciso di non fare inutili questioni. In fondo, non era nemmeno nelle condizioni di farlo. Il giovane uomo, tuttavia, restò colpito dalle parole della ragazza. Era lui che fino a quel giorno aveva lottato con tutto se stesso per proteggerla. Adesso era lei che stava facendo lo stesso con lui, di nuovo, come da quando aveva riaperto gli occhi. Nonostante lo avesse insultato e denigrato più volte, adesso sembrava essere dalla sua parte. Aveva gli occhi spalancati e la bocca socchiusa. Anche se il tono di Shiho era lapidario e ostentava una certa sicurezza, Rei riusciva ad avvertire il tremore che scaturiva dalle sue mani e il cuore che le batteva in gola. Aveva paura, chissà quanta ne aveva. Eppure l'ultimatum era arrivato: non avrebbe abbandonato quel posto. 
 
Si sentì una zavorra, ma non poteva far altro. Il corpo non glielo consentiva più e, quindi, si doveva arrendere all'evidenza. Era lei ad avere il coltello dalla parte del manico. 
 
Rei: «Va bene.» le prese gentilmente la mano e la strinse nella sua. «…per sempre. Finché morte non ci separi.» farfugliò con un tono così tanto basso che Shiho non ne afferrò il significato. (Già… com'è che si dice? Nella gioia e nel dolore... in salute e in malattia? Per me va bene tutto... tutto. Tutto al solo fine di proteggerti.)
 
Shiho: «Cosa…?» si avvicinò di più a lui. 
 
Rei: «Non ti preoccupare.» scosse la testa. «Non è questo il momento…» si voltò verso la porta. «L'hai capito, no?»
 
La ragazza annuì.
 
Shiho: «Sì.» volse lo sguardo sulla porta che non si muoveva nemmeno di un millimetro, nonostante le continue botte che riceveva. «È lei… Vermouth.» ammise con tono secco. 
 
Rei: «Probabilmente se n'è accorta…» si strinse nelle spalle. «Ero sicuro di aver fatto del mio meglio, ma l’aver temporeggiato così tanto non ha giovato in bene sotto tutti i punti di vista. Quindi… non posso fare altro che questo… mi dispiace.» la tirò al suo petto tramite la mano che le aveva preso. (Mi tornano in mente le parole di Ayumi-chan… Non conta quanto sei forte o quanto fai… l'importante è che lo fai col cuore e che ci metti tutto l'impegno del mondo solo per quell'unica persona che vuoi proteggere! Darebbe la sua vita per salvare Ladybug, ti pare poco eroico? Eh… ero d’accordo, ma a questo punto… la mia vita basterebbe davvero…?)
 
Rei sentiva che, per quanto quella mano fosse fredda, riusciva lo stesso a infondergli un calore unico. 
 
Shiho: «…» si liberò dalla stretta alla mano del giovane uomo e lo abbracciò anche lei. 
 
Rei restò perplesso e il cuore gli cominciò a battere più celermente. 
 
Shiho: «Diciamo… che io non mi arrendo.» afferrò la pistola che Rei aveva messo nella tasca interna del gilet nella stanza dove si erano trovati precedentemente. «L'ho capito, sai? L'ho capito…» lo guardò negli occhi. «Anche se il mio passato fa schifo… Anche se da piccola non avevo nessuno al mio fianco e venivo bullizzata… Anche se la mia famiglia è stata sterminata…» strinse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore. «Non scapperò mai più dal mio destino… le amo… le persone che mi stanno intorno… le amo e voglio restare per sempre al loro fianco. Quella pillola, l’APTX4869… quante volte ho pensato che non avrei mai dovuto portarla a termine… Quante volte me ne sono pentita…? Non lo so nemmeno io. E poi, la luce. Ascoltando le parole della mamma e conoscendo tutte le persone che ho incontrato che, in caso contrario, non avrei mai e poi mai visto in tutta la mia vita… non posso pentirmi delle mie scelte.» si asciugò delle piccole lacrime sul nascere. «Mai più… Non guarderò mai più indietro. Niente e nessuno mi fermeranno… voglio essere felice anche io.» si alzò e caricò un colpo. «Basta sofferenze… basta disperazione… voglio essere libera… libera di poter restare me stessa… per sempre.»
 
Rei: «Shiho-san…! Non farlo! Non puoi sapere se lei ha delle altre armi con sé, o---» fece per alzarsi, ma lei glielo impedì. 
 
Shiho: «Non hai capito…?» scosse la testa e liberò un sorriso sulle labbra. «A me va bene così. Quindi non ti immischiare.» si allontanò leggermente e tenne la pistola puntata verso l'altezza di Vermouth, a occhio e croce. «Non ti muovere, peggiorerai solo le tue condizioni fisiche.»
 
Rei: «Ugh…» si strinse la gamba per il dolore. «Shi… Shiho-san…»
 
Shiho non disse altro, le andava davvero bene così. Ciò che era stato fino a quel momento era pesante per lei. Per colpa sua, molte persone avevano rischiato di perdere la vita e, ciò che più la fece arrabbiare e star male, era che in cima a tutti c'era la sua cara amica Ayumi. Mai e poi mai avrebbe perdonato Vermouth e nessuno che aveva avuto a che vedere con quel rapimento. Però in quel momento si sentiva più sollevata. Sapeva che se fosse morta, almeno una persona all'interno di quel vasto pianeta sarebbe stata al corrente dei suoi veri sentimenti. Sentimenti d'amore che non avrebbe mai pensato di provare e che, invece, non facevano altro che assillarla ormai da quando aveva cominciato la sua nuova vita. Quella come Haibara Ai. 
 
Rei: «Se… sopravviveremo… ti inviterò a cena…» disse col sorriso sulle labbra, ansimando. (Spero di non stare davvero per morire… Mi viene in mente anche quel ricordo… quando da bambino pensai quelle cose su di lei… Era del tutto normale che quella bambina stesse con la sua mamma...)
 
Shiho: «Te lo devo perché non mi stai intralciando?» continuò a tenere la pistola salda verso la porta. 
 
Rei: «Diciamo di… sì? Anf…» mormorò respirando a fatica. (C'era già un'altra figlia con cui la condividevo… e poi, Elena-sensei non era mia madre...)
 
Shiho: «Le possibilità che abbiamo di sopravvivere sono poche… quindi… ne vale la pena farti una promessa. Poi…»
 
Il rumore alla porta si fece più forte. 

Rei: (Avremmo potuto giocare insieme e diventare amici…)
 
Shiho: «Scommetto che anche la mamma ne sarebbe felice.» accennò un sorriso, mentre la porta si aprì. 

Rei: (Era impossibile che avesse un brutto carattere, dato che era figlia di un angelo.
 
Il tempo si congelò per qualche istante. Shiho continuò a tenere di mira la porta, rassegnata a lasciare tutto in mano non più al fato, ma alla sua giurisdizione. La paura che aveva, però, era davvero tanta, così che le gambe le diventarono tanto dure da sembrare cemento. Non riuscì a scrollarsi di dosso qualcosa che non colpiva direttamente la sua pelle, ma le sue sensazioni. 
 
All’improvviso, Rei non vide altro che il labiale della ragazza a rallentatore. 
 
Bye bye da ne, Rei-kun, era ciò che lui aveva letto. 
 
Spalancò di nuovo gli occhi. Il cuore gli batteva ancora più velocemente di prima, come se stesse per uscire fuori dal suo petto. 
 
Erano quelle le ultime parole che aveva sentito dire a Elena quando lo avvisò che non si sarebbero visti più. Cosa significava? Non avrebbe mai voluto dire addio anche a Shiho. 
 
Non significava quello, vero? 
 
La ragazza sparò a vuoto, perché davanti a lei non si parò nessuno.
 
Il proiettile rimbalzò sul muro all'esterno della porta. Tramite essa, entrò in quella zona blindata un'aria gelida che in qualche istante si propagò per tutta la stanza. Nello sgomento generale, si sentì una voce interrompere quel silenzio che stava diventando un'arma pericolosa. 
 
…: «Non ci vedevamo da così tanto tempo, Sharon! Cosa ci fai in un posto del genere?» disse melodiosa e priva di qualsiasi paura. 
 
Vermouth: «Mpf… ma guarda, alla fine eri tu… Yukiko.» rise sadicamente. 
 
Nel momento in cui Vermouth era riuscita ad aprire la porta che la separava dai due traditori, Yukiko l’aveva sorpresa alle spalle e l’aveva allontanata di qualche passo. L'aveva afferrata e trattenuta stringendole entrambe le braccia tramite una presa immobilizzante.
 
Yukiko: «Eh sì… È stata una bella festa, non trovi?» la guardò divertita. «Come mai non provi a liberarti? Vedo che sei ferita…»
 
Vermouth: «Mpf. Come se non lo sapessi già. Ormai l'ho capito che eri nei paraggi sin dall'inizio. Non posso vederti in viso, ma riesco a sentire quanta sicurezza stai ostentando tramite le tue parole.» volse lo sguardo sulla porta, poco lontana da lei, ma dalla quale non riusciva a vedere nulla all'interno. «La mia preda è lì. E giuro che questa volta… non mi fermerà nessuno.»
 
Yukiko: «Aaah…!! E io che ero venuta con la speranza che, invece, potessimo fare qualcosa di carino!!» la strinse più forte che poteva. «Perché per questa volta non ti arrendi e basta?»
 
Vermouth: «Non c'è modo che io possa farlo, Yukiko. Ognuno ha le proprie colpe, anche io ho le mie. Ma questa è una missione che mi sono prefissata di portare a termine molto, molto tempo fa. È una grande possibilità che non posso assolutamente sprecare. Ma so che lo sai bene, o non saresti qui. Giusto?» ipotizzò incuriosita. 
 
Yukiko: «Beh, come dire… diciamo che avevo delle cose da fare e non potevo rimandarle in alcun modo!» si strinse nelle spalle. «Però, Sharon… Tutto ciò che ti ho detto l'ultima volta, per me non è cambiato.»
 
Vermouth: «Quella volta sei riuscita a giocarmi in una maniera assurda… come ci si poteva aspettare da te!» rise divertita. «È per questo che stavolta non indugerò. E Sherry non sarà l'unica a pagarmela…»
 
Yukiko: «Che brutte cose che dici!!» cercò di stringere ulteriormente la presa perché aveva sentito che il corpo di Vermouth era diventato più malleabile e che quindi avrebbe fatto presto il suo prossimo passo. «Che ne dici di---»
 
Vermouth: «Ho detto…» concentrò tutta la sua forza e disperazione sulle gambe e sulla schiena. «...che non cambierò idea! E ora levati di torno, non farmi perdere tempo!!»  la gettò violentemente a terra. 
 
Yukiko: «Aaah!!! Che maniere!!» si sollevò a sedere e si accarezzò la schiena. (Se solo sapesse di Shin-chan, sono sicura che correrebbe da lui e da Ran-chan, altro che preoccuparsi di questa povera ragazza…!! Speravo così tanto che si imbattesse in loro, così che avessimo più possibilità di non averci a che vedere…!)
 
Vermouth: «Non sono qui per giocare!!» si voltò verso la porta e allungò una mano verso di essa. «Non lascerò che, ancora una volt---»
 
Non riuscì a completare la frase perché venne colpita da uno spillo sul collo. Era proprio uno di quelli che solitamente usava Conan per addormentare Kogoro. Ma, ovviamente, non era stato sparato da lui. 
 
Yukiko: «Oplà!» si alzò e afferrò Vermouth al volo. «Come si deve fare con te? Eeeh…» la stese a terra e poi volse lo sguardo sulla persona che l'aveva aiutata. «A un certo punto, pensavo che non saresti arrivato più…!» lamentò crucciata. 
 
L'individuo si portò un dito sulle labbra e le fece cenno di dirigersi all'interno della stanza il più velocemente possibile. 
 
Yukiko: «E va bene…» fece spallucce e si avvicinò piano piano alla porta dove si affacciò una volta giunta sulla soglia. «Sono io, non mi sparare, per favore~!»
 
Shiho: «La…. Madre di Kudo-kun…» la guardò con gli occhi sgranati. 
 
Nel frattempo che Yukiko aveva immobilizzato Vermouth e stava cercando di prendere tempo, Shiho aveva ascoltato la loro discussione, ma era rimasta totalmente pietrificata per la paura. Tanti pensieri si erano affollati nella sua mente, non era più riuscita a connettere per lo shock. Probabilmente, se Vermouth fosse davvero entrata all'interno della stanza, la ragazza avrebbe sparato a caso tutte le pallottole che erano rimaste in quella pistola. 
 
Yukiko: «Come siete messi male…» volse lo sguardo su Rei, notando il viso sofferente e stremato con una guancia incandescente, ma si avvicinò a Shiho. «Adesso siete in salvo, non avere alcun timore.» la abbracciò per rassicurarla. 
 
Shiho: «Però… Re- Bou- Amuro-san…» si lasciò stringere nel suo caldo abbraccio che sapeva di madre. «Come lo porteremo via di qui? E…» deglutì. «…Vermouth?»
 
Yukiko: «Lei… diciamo che dormirà per un po'...» le accarezzò i capelli. «Mentre per lui… arriverà presto un omaccione che se ne prenderà cura. Lo stava aspettando da ore, ma non è mai riuscito a raggiungerlo per via di quelle bombe che erano state piazzate… Tuttavia, per fortuna adesso non c'è più niente da temere. D'accordo?» sorrise dolcemente. 
 
Era un sorriso che solo lei avrebbe potuto fare. Quel sorriso che la rasserenava e la faceva stare bene. Da quanto tempo non sentiva una sensazione come quella? Avrebbe quasi preferito restare lì a passare il resto dei suoi giorni, coccolata e immersa nel calore di un seno materno che le era sempre mancato. Però non poteva lasciarsi andare ai sentimentalismi. La persona che tra tutti rischiava di più non era lei, ma Rei. Adesso non poteva più perdere l'opportunità di poterlo salvare e ricambiare ciò che lui aveva sempre fatto per lei. 
 
La menzogna era sempre la stessa. Però, nel più recondito dei suoi pensieri, sperava davvero che si potesse salvare solo perché sarebbe stata contenta così. Lo era, dal profondo del cuore. 
 
Shiho: «D'accordo…» accennò un sorriso. 
 
Yukiko: «Peeeerfetto! ❤ Adesso, affinché quella persona possa venire qui, noi dobbiamo andare via per non intralciare il suo cammino, ok?» le accarezzò la schiena. 
 
Shiho: «Sì.» annuì convinta, lasciando un ultimo sguardo su di Rei. 
 
Lui ricambiò con degli occhi che lasciavano tradire un'agonia pura, che sembrava corroderlo fino all'interno. Soffriva. Stava davvero male. Eppure stava bene. Dentro di sé stava benissimo.
 
Shiho: «Fidati di questa persona… Anche se immagino che vi conosciate già, per qualche motivo.» disse lapidaria. 
 
Rei, cercò di accennare un sorriso. 
 
Shiho: «Guai… Guai a te se muori. Ricordati che mi devi almeno mille favori e anche… una cena.» disse distogliendo lo sguardo e uscendo fuori dalla porta. 
 
Rei: «Mo…rire…? Mpf…» sorrise beffardo. «Non finché… non potrò proteggerti… come desidero…»
 
Yukiko: «Uh, che romantico! ❤» uscì con Shiho, mentre Rei, ancora appoggiato con le spalle al muro, perdeva lentamente i sensi. (Koi no Yokan*! 🌟) 
 
Pochi minuti dopo, giusto il tempo di accertarsi che Shiho e Yukiko si fossero allontanate, un uomo con un berretto di lana entrò all'interno della stanza e si chinò verso di Rei. Era seguito da un altro uomo muscoloso, vestito di nero per l'occasione. 
 
…: «Alla fine ce l'hai fatta. Hai fatto un ottimo lavoro.» lo stese su una barella che l'altro uomo aveva appoggiato a terra. «Andiamo, Camel. Portiamolo via. Deve essere operato al più presto.»
 
Camel: «Certo, Akai-san.» insieme sollevarono la barella e se ne andarono facendo molta attenzione.


Note:
*Koi no Yokan (Previsione d'amore) è un sentimento, o sensazione, che si ha quando due persone sembrano essere fatte per stare insieme anche se all'inizio del loro rapporto sembra non esserci nulla di eclatante.
   
 
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