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Autore: Doux_Ange    15/01/2020    1 recensioni
Ancora una volta, con una citazione dalla fiction - stavolta del PM - i nostri Anna e Marco, con un finale diverso per la loro storia, nelle varie puntate. Il titolo potrebbe variare. Grazie sempre a Martina per il brainstorming!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI ME
 
 
Marco’s pov
 
È una bella giornata di metà marzo.
Dire che sono felice è poco. Tra poco più di una settimana, finalmente, sposerò la mia Anna, e io non vedo l’ora.
La nostra storia d’amore va avanti da più di due anni, ormai, e non avrei potuto immaginare di viverla in modo più perfetto di così.
E io l’adoro, Anna. Adoro i nostri giorni insieme, con lei che non ammetterà mai di trovare divertenti le mie battute, a cui però ride sempre, e la sua fissa per l’ordine sotto ogni aspetto.
Ci eravamo ripromessi di cambiare insieme, ed è quello che stiamo facendo. Aveva ragione lei, quella volta... abbiamo intrapreso un viaggio che non sappiamo dove ci porterà, ma il nostro futuro lo sappiamo, da dove inizia: davanti all’altare, con Don Matteo a unirci in matrimonio.
 
A tal proposito, Anna, meticolosa com’è, vorrebbe tenere sotto controllo ogni dettaglio, e stiamo cercando di incastrare i tavoli per la sala ricevimenti, anche se qualche intoppo resta. Un punto su cui ci stiamo beccando in questo momento: zia Carmela. È una sua zia di settantacinque anni, l’ho conosciuta quando Anna mi ha presentato alla sua famiglia per una sorta di rimpatriata, e la simpatica vecchietta si era rivelata l’anima della festa. Inutile dire che io la adoro. Anna insiste per metterla al tavolo con altri parenti, ma io ho un’idea diversa.
 
“No, io, zia Carmela la metterei al tavolo delle cugine, perché è logorroica, racconta le barzellette, mettia-”
“No! Non mi toccare i segnaposti...” Mi stoppa immediatamente la mia futura moglie, prendendomi il bigliettino di mano. “Una donna di settantacinque anni non può stare al tavolo con un ventenne, perché-”
Intervengo di nuovo, cercando di calmarla. “Ma stai serena! È una festa, non è Risiko... Salve!” Saluto Don Matteo, che si è appena avvicinato a noi con un sorriso sul volto.
“Allora, come va con la preparazione del matrimonio?”
Io non ho dubbi. “Benissimo!”
“Malissimo!”, è però la risposta di Anna, che mi rivolge uno sguardo obliquo. Le accarezzo la schiena per tranquillizzarla.
“Ma sua madre e il maresciallo potrebbero darvi una mano!” Propone giustamente il parroco.
“Eh, certo, come no! Mia madre vuole che arrivi davanti alla chiesa con un cavallo bianco...!” Replica piccata Anna, in un tono eloquente che mi fa ridere. Ce l’ha a morte con lei per questa storia dei cavalli. Tra l’altro, è un punto di compromesso: Anna ha accettato di invitare zia Carmela a patto che sua madre limitasse le intrusioni nei preparativi. Non è che Anna odi la zia, eh... le dà fastidio il fatto che, pur avendo una nipote che fa il carabiniere, quella adori raccontare barzellette sull’Arma.
Ma tornando a noi...
“A proposito, tua madre e il maresciallo che fine hanno fatto?”
“Hai ragione! Vorrei saperlo anch’io...” Non fa in tempo a terminare la frase, che la mia futura suocera - oddio, quant’è strano dirlo - esce dal bar di Spartaco insieme a Cecchini. “Eccoli! Mamma, dov’eri?”
“Ero con il maresciallo...”
“Ci siamo presi una bibita...” Rispondono quasi in coro, dopo un cenno di saluto al parroco.
“Sì, ecco, perché noi volevamo dirti...” Inizia Elisa, ma Anna la blocca immediatamente.
“No, mamma, se si tratta del matrimonio non voglio paggetti, cavalli bianchi e carrozze!” Inveisce, alterata. Mi fa morire quando fa così.
“Anna, lascia stare...” Tento, con tono dolce. Anna è per le cose semplici e sobrie, e tutta questa roba che sua madre vorrebbe preparare le dà fastidio. La capisco, in realtà. Tutto quello che vogliamo è un matrimonio intimo.
“No, no no no no! Noi volevamo dirti che-”
“Che non ci sono sorprese, e che faremo come dite voi!” Interviene Cecchini, che mi sembra un po’ agitato.
“Ma noi-” La signora è interrotta nuovamente dal cellulare di Anna che squilla. Una chiamata dalla caserma.
“Maresciallo, dobbiamo andare, c’è stata una rissa al mercato. Forse è meglio che venga anche Lei, Don Matteo...”
“Io?” Chiede lui, sconcertato. In effetti...
“Pare che sia coinvolta Natalina.”
Si avvia insieme al maresciallo e al prete verso il mercato, ma non prima di avermi lasciato un leggero bacio sulle labbra.
Adoro questi piccoli momenti tra noi.
 
Nel pomeriggio, io e Anna dobbiamo presentarci a uno degli ultimi incontri per il corso prematrimoniale. Mentre la attendo, parlo un po’ con Don Matteo davanti alla chiesa.
“Io e Anna siamo un po’ preoccupati per il maresciallo...” Gli spiego. “Sono passati due anni ormai da quando sua moglie... Vabbè... e lui ha sofferto tantissimo. Però nelle ultime settimane sembrava tornato lui, sereno, scherzava, rideva... Però negli ultimi giorni, Anna dice che lo rivede di nuovo nervoso, è inquieto... ha paura che possa ritornare di nuovo nel tunnel della depressione.”
“È bello...” Commenta lui, sottovoce.
“Cosa, che ritorni nel tunnel della depressione? Sto scherzando, ovviamente...”
Don Matteo fa una piccola risata. “È bello che vi preoccupiate del maresciallo, lei ed Anna.”  
La sua osservazione mi fa sorridere. È Anna quella più preoccupata: il rapporto che in questi due anni si è venuto a creare tra lei e Cecchini è davvero quello tra un padre e una figlia, e io non potrei esserne più felice. Certo, Cecchini non potrà mai rimpiazzare Carlo Olivieri, e tantomeno Anna può sostituire Patrizia, ma per entrambi questo legame aiuta a sopperire a un vuoto prima apparentemente incolmabile. Solo che, adesso, per Cecchini i vuoti iniziano a essere un po’ tanti. La moglie Caterina è venuta a mancare due anni fa, e da allora lui non è stato più quello di prima. Lo capiamo, in fondo... dopo così tanti anni insieme, ha perso improvvisamente l’amore della sua vita. Io non riesco nemmeno a formulare l’idea di poter perdere Anna, se ci provo sto davvero, davvero male, e ci conosciamo da quattro anni, figuriamoci come può stare lui, dopo tanti anni di matrimonio. E a tal proposito...
“Io non capisco perché Anna non arrivi...”
 
Anna’s pov
 
“Maggiore La Gumina, come sta?”
“Bene! Allora, ha valutato la mia offerta di lavoro? Che mi dice?”
Sono davanti al Tric Trac, a una delle telefonate più difficili della mia vita.
Mi è stato offerto un posto come caposcorta all’ambasciata di Islamabad, in Pakistan, e io non so che fare. Cerco di prendere tempo.
“Eh... è una scelta molto importante.”
“Caposcorta all’ambasciata di Islamabad non è una cosa che capita tutti i giorni, è un incarico che potrebbe aprirle grandi possibilità di carriera, signorina.” Mi spiega il Maggiore, ma lui non capisce.
“... Senta, Islamabad è a seimila chilometri da qui, e io mi starei per sposare...” Gli dico, un sorriso che si fa strada da solo sulle mie labbra.
“Il suo futuro marito che dice?”
“... Che non lo sa. Non lo sa, ancora...”
Ed è questa la parte più difficile. Marco non è a conoscenza del fatto.
“Non potrebbe trasferirsi con Lei?”
“Senta, sarebbe un po’ complicato...”
“Capisco... ma mi serve una risposta. La richiamo stasera.”
Chiude prima che io riesca ad aggiungere altro, e francamente non avrei saputo cosa dire.
La verità è che non è la notizia in sé ad essere complicata da comunicare. È che io non voglio discuterne con Marco. Si tratta della mia carriera, e io la mia decisione l’ho già presa.
Ma sarà quella giusta?
 
Riesco a mala pena a rifletterci quando noto mia madre, seduta a uno dei tavolini del bar, intenta a parlare al cellulare. Quello che sento mi lascia sconvolta. Mia... mia madre si vede con un uomo! E... si fa chiamare... biscottino?!
“Ma chi è sto pervertito?” Mormoro tra me, sconcertata. I miei pensieri sono interrotti però da una voce che adoro.
“Buongiorno all’amore mio!”
Il mio fidanzato sta scendendo le scale dietro di me, per venirmi incontro. Io non riesco a mettere insieme due sillabe, dopo la telefonata di mia madre.
“Marco, Mar-”
“Vieni qua...” Mi interrompe però lui, stringendomi tra le sue braccia per avvicinarmi a sé e baciarmi.
In qualsiasi altro momento mi sarei goduta il suo bacio, ma ho bisogno di dirgli di mia madre. Marco ha evidentemente idee diverse, perché mi prende per mano con un’espressione divertita in volto.
“Volevo dirti una cosa... ho incontrato il tuo fidanzato, Marco Nardi, non so se lo conosci, che ti stava aspettando, mi ha detto di dirti, al corso fidanzati... da un po’!” Mi informa, con un sorrisetto.
Il corso! Me l’ero dimenticato!
“Stavo arrivando... stavo arrivando, stavo arrivando, stavo arrivando...” Tento di dirgli, quasi in panico, ma Marco mi rivolge un altro sorriso che mi scioglie, abbracciandomi. Mi sento leggermente meglio, così vicina a lui.
“Basta con quest’ansia per preparare il matrimonio, va bene?”
“Okay...”
“Anna... Ci sono io, non mi costa niente, mi diverto,” mi dice, ed è la verità: si è preso carico di tutto, per non mettermi ulteriore pressione. “Tu devi imparare solo una frase: ‘Sì, lo voglio!’. Se lo vuoi, ovviamente, se no...” Io ridacchio alla sua battuta, anche se non devo averlo convinto, perché mi chiede cos’abbia. Svio sul bimbo rapito, che è una mezza verità, prima di seguirlo al corso prematrimoniale.
La mia attenzione è solo parziale.
Penso alla scena di poco fa, sulle scalinate, e mi viene da sorridere.
Quanto mi davano fastidio, le battutine di Marco, all’inizio... adesso non potrei farne a meno. Non riesco a immaginare un giorno senza sentirle.
Sbatto le palpebre davanti a questa considerazione, e le mie certezze in merito all’incarico vacillano.
Marco è la cosa più bella che mi sia capitata finora, e non potrei desiderare nessun altro di più perfetto al mio fianco. Siamo diversi, vero, ma complementari. Non riesco a immaginarmi davvero lontana da lui. Eppure prima ero convinta...
Perché è così difficile?
Marco, evidentemente, si accorge della mia distrazione e mi prende con delicatezza una mano, intrecciando le nostre dita.
Io non so che fare.
 
In serata, dopo il mio rientro in caserma, Zappavigna mi informa dell’arrivo del mio abito da sposa, che mi consegna e che porto nel mio ufficio. Lo appoggio sul divanetto nell’angolo, con il cuore come un macigno.
Il matrimonio, la notizia da dare a Marco, e ora si aggiunge pure l’ipotesi orribile che il ‘biscottino’ di mia madre sia Ghisoni... perché tutto in una volta?
Dovrebbe essere il momento più bello della mia vita. Sto per sposare il mio amore, l’abito bianco è finalmente arrivato, e la vita con l’uomo che amo è lì davanti che mi aspetta.
Eppure, in un angolo della mia mente, sento risuonare le parole di mia madre di qualche anno fa. Sul fatto che, per una che fa il carabiniere, sarebbe stato impossibile conciliare amore e lavoro.
E se penso che ha ragione, di nuovo, sento montare una rabbia che fatico a tenere a bada.
In questo momento, però, scelgo di dedicarmi a Ghisoni, e l’unico con cui posso parlarne nell’immediato è Cecchini. Mi deve aiutare lui.
 
Marco’s pov
 
Per fortuna abbiamo trovato il bambino, con un piccolo aiuto di Don Matteo, e la questione si è risolta senza incidenti. Quando usciamo dalla caserma pronti per tornare a casa, però, Anna è sul piede di guerra.
“Dica a Ghisoni di stilare il rapporto, lo voglio entro domani mattina!” Dice inviperita a Cecchini. “E se necessario, ci lavori tutta la notte, è chiaro? Vada!”
“Comandi!” Fa quello, tornando su.
Io la osservo sconcertato. “Ma che t’ha fatto Ghisoni?” Provo a chiederle, ma lei solleva una mano per intimarmi di non fare domande, iniziando a camminare verso la sua macchina. Io non desisto, seguendola. “Cosa t’ha fatto? Oh!”
Prima di tornare al suo appartamento, dove ormai viviamo insieme già da qualche tempo, passiamo dalla mia vecchia casa per prendere le ultime cose che restano, e poi dal supermercato per un po’ di spesa. Io non demordo, continuando a domandarle perché ce l’avesse tanto col suo sottoposto. Non è da lei, fare così. Un po’ mi preoccupa.
 
Quando finalmente arriviamo a casa, lei si arrende. “Ghisoni ci ha provato con mia madre, va bene? Basta, fine della storia!” Esclama in tono irritato, entrando e portandosi dietro il nostro cane. “Vieni qua, Patatino, stai qua...”
“Che?!” Rispondo, trattenendo a stento una risata, quasi senza parole. La seguo dentro. “Mi son visto l’immagine di Ghisoni che bacia tua mamma... bellissima! Ma sai che bello un matrimonio a quattro, io, te, tua mamma e Ghisoni...!”
Lei posa le buste sul tavolo, dandomi un colpo sul braccio per bloccarmi, mentre io me la rido prendendola in giro. “Marco, Marco smettila!!” Fa, con espressione schifata. Tira fuori alcune cose dalle buste, prima di rivolgersi a me. “Quello?”
“Che?” Chiedo, senza capire. Lei indica un oggetto ai miei piedi.
“Quello è il pouf... lo buttiamo, perché qui...” Mi intima in tono eloquente.
Mi viene da ridere, perché dice sempre che lo detesta per via di quella sera, ma in realtà, in seguito a noi è tornato parecchio utile in certe... situazioni.
“Tu non hai capito... io mi sono innamorato di te per questo, piuttosto leviamo la lavatrice, dai...” Rispondo io, davanti alla sua espressione da non-ci-provare. Decido di punzecchiarla ancora un po’. “Poi, secondo me, quando vengono tua mamma e Ghisoni, possono baciarsi sopra perché è ergonomico, e-...”
Lei torna a ‘picchiarmi’. “Marco, bastaaaaa!” Esclama, non riuscendo però a trattenere una risata. Quanto la amo, quando fa così. Adoro quando battibecchiamo così per poi far pace. Soprattutto far pace. Non vedo l’ora che diventi davvero quotidianità, tutto questo.
“Quando ti arrabbi così è bella, eh!” Le dico io, con un sorriso che lei ricambia.
Quanto la amo.
“Vado a prendere gli ultimi scatoloni... io vado a prenderli.” Sottolinea, in tono che non ammette repliche. In questo non è cambiata, deve sempre dimostrarmi che ce la può fare da sola. Ma in fondo la amo anche per questo.
Però io avevo altre idee, non volevo interrompere il nostro momento...
“Adesso vai giù?” Le chiedo, quasi in tono di supplica, cercando di trattenerla per il polso.
Lei abbassa lo sguardo, un lieve rossore sulle guance accompagnato da un sorriso timido che mi fa capire che l’intenzione è comune. “Torno subito... torno subito!” Mi rassicura, in un tono sommesso che mi fa fremere.
Ma siccome io sono sempre il solito, rincaro la dose.
“Comunque tua mamma e Ghisoni secondo me sono bene assortiti...”
“Marco!!!” Strilla lei dalla porta. Immagino la sua espressione esasperata, e rido tra me.
“Scusami, io do un’opinione!”
 
Mentre lei è ancora intenta a fare avanti e indietro, il suo cellulare squilla. Noto che la chiamata arriva dal Comando Generale, quindi sarà importante, e quando provo a chiamarla senza successo, decido di rispondere.
“Pronto? No, non sono Anna... può dire a me perché sono suo marito... cioè, futuro marito...” spiego, compiaciuto, al Maggiore all’altro capo del telefono. Quello che però lui mi dice mi raggela. “Come, scusi?”
 
Cercando di mantenere la calma il più possibile, attendo che Anna rientri.
 
Lei si accorge subito che qualcosa non va.
“Cos’è ‘sta storia del lavoro in Pakistan?”
La sua esitazione non mi piace.
Tento di spiegarmi meglio. “Scusami... ho risposto al telefono... io non lo faccio, ma ho visto che era il Comando Generale, ho pensato fosse importante...”
“No, no, sì... Eh... te ne volevo parlare...” Questa conversazione sta iniziando male. Anna non è una che si fa problemi, a dire le cose. La sua incertezza mi mette in subbuglio.
“Praticamente il Comando Generale mi ha offerto un incarico all’ambasciata di Islamabad e... è un lavoro molto importante... Ecco, l’unica cosa è che...”
“Che c’è?”
“Dovremmo rimandare il matrimonio...” La sento appena, per quanto parla piano.
“Rimandare... in che senso, scusami?”
“Ipoteticamente, rimandare...”
“Ipoteticamente cosa significa?”
“Significa che dura tre anni!” Esclama infine.
Una coltellata avrebbe fatto meno male.
Se lei non è cambiata nel suo dover sempre mostrarsi forte, io non ho imparato a gestire meglio la rabbia. Esplodo in una volta.
“Ma tu quant’è che sai ‘sta cosa, scusami?!”
“Due-...”
“Due, cosa? Due giorni? Settimane? Facciamo un indovinello? Quanto?!”
“Mesi! Lo so da due mesi!”
“Due mesi! Ma cosa aspettavi a dirmelo, scusami? Mi mandavi una cartolina, ormai, quand’eri direttamente a Islamabad?! Tanto mica devi parlare con me, sono solo il tuo futuro marito, che te ne frega... sono solo dei dettagli questi, no?” Il fatto che lei non riesca a rispondermi mi manda completamente in bestia.
Non ci riesco, a restare qua un attimo di più. “Se per te è più importante questo lavoro, come mi sembra, allora rimandiamolo, il matrimonio, non c’è problema...”
“Ti prego, ne possiamo un attimo parlare?”
“Ah, adesso ne vuoi parlare, t’è venuta voglia! Allora non lo rimandiamo di quattro anni, ce l’ho io la data: a mai più.” Esco fuori di casa come una furia, sbattendo la porta, mentre sento lei che mi chiama, ma non è la sua voce a fermarmi.
 
“Dove va??” Sua madre.
“Eh, me ne vado, esco...” Mi limito a dire, con scarsi risultati.
“Resti, resti... volevamo comunicarle qualcosa... ecco, io e il maresciallo...”
Qualsiasi cosa sia, la mia è più importante.
“Vi comunico io una cosa, signora: il matrimonio è rimandato a data da destinarsi perché la signorina se ne va in Pakistan!” Urlo, la voce che trema, prima di fiondarmi giù per le scale.
Rientro tardi su richiesta di Cecchini, che mi ospita da lui.
 
Anna’s pov
 
Marco non è rientrato a casa, dopo la sfuriata di ieri.
Non me la sento di biasimarlo. Non mi ha dato il tempo di spiegarmi, ma lo capisco. Ho avuto due mesi per dirglielo, e l’ha dovuto scoprire così.
Dopotutto, è una decisione che non cambia solo la mia, di vita, ma quella di entrambi.
Mi rendo conto che non è stata una grande idea, tenerglielo nascosto. È il mio futuro marito, ne avremmo dovuto parlare.
Spero che abbia sbollito la rabbia abbastanza da poter affrontare il discorso, oggi.
 
Evidentemente però non è così perché in caserma, quando interroghiamo il cardiochirurgo che afferma di essere innocente perché ama sua moglie, Marco risponde in tono tagliente. “Ah, sì, la ama così tanto che non vi siete nemmeno confrontati su una questione così importante come l’operazione di suo figlio. Bello... strano modo di amare.” Dice, rivolgendomi uno sguardo di ghiaccio. E fa male, malissimo, perché non è la prima volta che gli sento pronunciare una frase del genere. È già capitato una volta, con quella ragazzina che non aveva avuto il coraggio di confessare al suo compagno i suoi sentimenti, e lui aveva appena iniziato a uscire con Chiara.
Io però sono una testona. Va bene, Marco ha avuto ragione ad arrabbiarsi, però potrebbe anche cercare di capire il mio punto di vista, e non mi ha lasciato il tempo di spiegargli nulla. Quella di Islamabad è un’occasione più unica che rara. Se solo mi facesse parlare...
Finito l’interrogatorio, Cecchini cerca di correre in mio soccorso.
“Ehhh, scusate, devo sistemare delle cose, vi lascio soli...”
Marco però ha altre idee. “Maresciallo, vengo con Lei, aspetti un attimo... Tenetemi aggiornato, va bene?” Dice, senza nemmeno guardarmi, andando via.
 
Cecchini, più tardi, cerca di farmi ragionare, seduto davanti alla scrivania nel suo ufficio.
“Signor Capitano, lei ormai mi conosce, sa che non sono il tipo che mi metto a farmi gli affari degli altri, però ho visto il PM veramente arrabbiato... Ma dove se ne va? Ma perché, non le piace stare qua?” Mi chiede, in tono sconsolato.
“Ma certo che mi piace! Non è questo,” provo a spiegargli. “Il problema è un altro... lo sa tra quante persone mi hanno scelta? Tremila! Hanno scelto me! È un’occasione che capita una volta sola nella vita.”
“Eh, ma lei lo sa quante persone vorrebbero essere al suo posto, qua a fare il capitano nella caserma di Spoleto? Tre miliardi di persone, come minimo! E dove se ne va, nel Pakistan? Che ogni sera al telegiornale... ci sono le guerre mondiali...”
Lo interrompo. “Comunque è una questione tra me e Marco, la risolveremo, è solo un litigio prematrimoniale...”
Cerco di auto-convincermi di questa cosa. Il maresciallo la vede sicuramente come Marco, e come mia madre. Figuriamoci, mia madre ha passato tutta la sera a cercare di farmi cambiare idea. Secondo lei, dovrei pensare a sposarmi, avere figli, e della carriera chi se ne frega.
Ho fatto una vita di sacrifici per arrivare a questo. E ora dovrei rinunciare? Mai!
Però... se avessero ragione?
Forse, se Marco mi lasciasse almeno spiegare, capirebbe.
Devo solo aspettare che si calmi.
 
Marco’s pov
 
Rientrando dal maresciallo, vengo a sapere della storia tra lui e la madre di Anna.
Fantastico. A quanto pare tenere i segreti è un vizio di famiglia.
A interrompere il tutto arriva Anna, che bussa nonostante la porta sia ancora aperta, e Cecchini ed Elisa vanno via, lasciandoci soli.
“Possiamo parlarne?” Mi chiede infine lei, avvicinandosi con fare incerto.
“Sì, sì sì sì... sarebbe stato meglio parlarne prima, forse, quando t’è arrivato il lavoro, però...”
Non sono più arrabbiato, per lo meno non adesso.
E ci ho pensato anche io, alla questione.
“Mi dispiace... ho sbagliato, mi dispiace.” Mi dice Anna, con voce piccola, ma io non riesco ad alzare lo sguardo su di lei, nemmeno quando mi prende per mano. “Ti prego...” Prova a baciarmi, ma per la prima volta nella mia vita glielo impedisco, per quanto sia doloroso.
“Il problema vero è che tu non volevi discutere con me di quel lavoro, perché appena te l’hanno offerto, il tuo corpo e il tuo cuore avevano già deciso... Il tuo problema vero era solo ‘E adesso come glielo dico, a Marco?’”
Lei abbassa lo sguardo che nel frattempo si è fatto lucido. Lo so, che per lei è una grandissima opportunità, e potremmo anche trovare un compromesso, ma... la verità è che mi sento tradito, perché lei non ha ritenuto importante condividere una questione così seria con me. Amo Anna e il suo modo di essere, ma per una volta avrei voluto che lei non avesse deciso di affrontare tutto da sola. E non avrei voluto nemmeno che il nostro viaggio ci portasse qui, a discutere del nostro futuro a casa Cecchini. Ma ho bisogno di sentirglielo dire, anche se lo so già. “Se mi sbaglio, ti prego, dimmelo adesso...” La imploro. Non ce la faccio nemmeno a tenere la voce ferma. “Se non è così, io ti chiedo scusa e torna tutto come prima... Dimmi, è così?” Lei abbassa di nuovo lo sguardo. “È così?”
“Sì, è così.” Ammette infine, con un filo di voce che mi devasta.
“È così...” Trattengo a stento le lacrime. “Noi, quando ci siamo fidanzati, ci siamo detti che saremmo cambiati insieme, ed è stata la cosa più bella che mi potesse capitare, una figata...” Dico, senza riuscire a celare come mi senta. “Però, evidentemente, anche se fa un male... ci sono delle cose in cui tu vuoi cambiare da sola...”
“No, non-”
“E sono un ostacolo, io, in questo...”
“No, non sei un ostacolo, non è vero...” Cerca di ribattere lei, con il mio stesso tono, ma io so bene che non è così. Anche se ammetterlo mi sta distruggendo.
“C’è un modo più carino senz’altro di dirlo... Anna, non ci siam mai detti delle balle, non iniziamo ora, va bene? E quindi è giusto che l’ostacolo se ne vada... e... per me va bene così.”
La lascio così, senza riuscire a dire altro.
Non sono mai stato tanto disperato, e combatto contro la voglia di tornare indietro, mandare all’aria tutto e stringerla e implorarla di non andare via. Di non lasciarmi.
Ma non posso. Non posso. È un’occasione unica per lei, e io non voglio impedirle di vivere la sua vita, dopo i sacrifici che ha fatto. E se è quel lavoro che vuole, io sono disposto a farmi da parte.
A lasciarla andare, piuttosto che averla accanto infelice.
 
“Che succede?” Mi blocca nuovamente sui miei passi sua madre, in compagnia di Cecchini. So che stavano cercando di spiare.
E mi trovo a dover dire quello che mai avrei voluto.
“Potete disdire il ristorante, la chiesa, anche il cavallo bianco, signora... Il matrimonio non è rimandato, non si fa proprio più.”
 
La via più facile per smettere di pensare è sempre l’alcol. Così mi ritrovo seduto a un bar, a buttare giù un drink dopo l’altro, fino a quando la mia mente è troppo annebbiata per capire, e non so nemmeno più quello che dico, così mi metto a raccontare al barman le mie pene.
“Bello perché la prima fidanzata mi ha tradito, ma col mio migliore amico, un po’ scontato, capito? La seconda è stata più originale perché mi ha fatto cornuto, ma col suo lavoro, capito? Grande Anna! Mi è piaciuto proprio! Io devo controllare su Internet, ma credo di avere il record mondiale degli abbandoni sull’altare!” biascico, un garbuglio di sentimenti che mi scuotono.
“Giornataccia?” Mi giro come posso, e vedo una donna appoggiata al bancone accanto a me.
Che razza di domanda... “Tipo la più brutta della mia vita... però... noi festeggiamo, eh... Puoi dare un drink anche alla mia amica? ... no, scusami, stop, forse non bevi...” Farfuglio.
“No, bevo!”
“Ah! Allora okay, va bene!”
Non so nemmeno quello che succede dopo, non lo capisco. Non so nemmeno come ci sono arrivato, all’interno di questa villa. L’unica cosa vagamente chiara è il viso di quella donna che si fa tanto, troppo vicino, e poi il buio.
 
Quando mi sveglio, la mattina, sono convinto di aver fatto un sogno orribile. Di Anna che diceva di aver ricevuto un incarico a migliaia di chilometri da qui, e ci lasciavamo.
Ma sono certo che non è vero. Che non appena aprirò gli occhi, la mia Anna sarà addormentata al mio fianco, perché nulla sarà stato se non un incubo, e la potrò svegliare come faccio sempre tutte le mattine, con qualche lieve bacio, accarezzarla, e magari, poi...
Mi alzo di scatto.
Non sono a casa con Anna. Non è il nostro letto, questo, né il nostro appartamento, e quella che dorme accanto a me non è lei...
Mi rendo conto di aver fatto la cazzata più grande della mia vita.
Non aspetto nemmeno che la donna si svegli. Mi rivesto e corro via, nel panico più totale.
 
Anna’s pov
 
Stanotte Marco non è rientrato nemmeno da Cecchini, stando a quello che ha detto lui. Chissà dove ha passato la notte... Io non ho chiuso occhio.
Accanto a me, appeso all’attaccapanni dell’ufficio, il mio abito da sposa nella sua custodia.
Mi viene da piangere come non ho mai fatto in vita mia. Anzi sì, ieri sera. E stanotte.
Sento la testa esplodere, il cuore dilaniato nel realizzare che davvero quell’abito bianco non lo indosserò mai.
Marco è più testardo di me, per certe cose, e so che non tornerà sui suoi passi. Si sente un ostacolo e niente che io possa dirgli potrebbe fargli cambiare idea. Ma non lo è, non lo è! Come potrebbe? Io lo amo, non potrebbe mai essere un ostacolo, per me...
Vorrei solo addormentarmi e risvegliarmi indietro di due mesi, dirgli tutto subito... ma sarebbe cambiato qualcosa?
Probabilmente no, lui non avrebbe forse reagito con quella rabbia, ma non sarebbe comunque sceso a compromessi, lo conosco.
Io quel lavoro lo volevo, lo vorrei accettare, ma Marco non vorrebbe di certo che io partissi per tre anni, nemmeno se ci sposassimo prima. E io non so se riuscirei ad andare via, in quel caso.
Ho sempre pensato di essere convinta, ma allora perché fa così tanto male anche la sola idea di non vederlo per poco tempo? Già in queste due notti senza di lui, la casa sembrava così vuota, il letto così freddo...
I miei pensieri vengono bruscamente interrotti da Cecchini, che spalanca la porta del mio ufficio con un’espressione terrorizzata in volto.
“Signor Capitano, hanno sparato a Don Matteo!”
 
Ci precipitiamo in ospedale, dove per fortuna scopriamo che il crocifisso che il sacerdote portava sotto i paramenti ha fermato il proiettile, salvandogli la vita.
Al rientro in caserma, notiamo Marco seduto a uno dei tavolini del bar. Si tiene la testa fra le mani. Io sento una fitta al cuore.
“Senta... ma perché non gli va a parlare?” Mi propone Cecchini, esitante.
“Abbiamo una donna in coma e un prete ferito da un’arma da fuoco. Pensiamo al lavoro, va bene?” Gli chiedo però, quasi in tono di supplica, le lacrime che tornano a minacciare di scendere. Non voglio pensarci in questo momento.
Non voglio pensarci.
 
Marco’s pov
 
Noto Anna e il maresciallo giungere all’ingresso della caserma, ma mentre lei si avvia verso le scale, lui mi viene incontro.
E ora che faccio? Se gli racconto tutto, lui come reagisce? Mi aiuta? O mi ammazza, cosa più probabile, considerando che per lui Anna è una figlia? Lui nel frattempo mi raggiunge.
“Come sta? Ma dove ha passato tutta la notte? Dalla faccia si vede che ha passato una brutta nottataccia, da solo, sveglio, a soffrire, a pensare al matrimonio, a Anna... “ Snocciola, senza lasciarmi dire nulla. Sempre molto delicato, Cecchini.
“Più o meno, maresciallo, sì...”
“Ma Lei lo sa quante volte io e mia moglie Caterina abbiamo litigato, e sembrava tutto finito, e invece... invece poi le cose si... Guardi, parlo io con la Capitana, la convinco a non partire. E poi, in fondo, non è successo niente di irreparabile!”
Alla sua proposta, vado ancora più nel panico. Cosa faccio, glielo dico? Forse è meglio di sì, tanto che differenza fa? Il danno l’ho fatto, Anna l’ho lasciata io...
“Maresciallo, io... ho combinato un casino, ho combinato...”
“Vabbè, Anna ha sbagliato, ma Lei l’ha trattata male! Ma non è così grave, potete rimediare, ancora!”
“L’ho tradita.”
Cecchini rimane per la prima volta senza parole. Quando si riprende abbastanza, biascica, “Come... ma così, co-col pensiero...”
“No...”
“Proprio, l’ha... l’ha tradita... coi fatti...” Lo capisco, è sconvolto anche lui.
“Non volevo... io, maresciallo, non volevo... ero ubriaco marcio, poi io pensavo che fosse finita, con Anna, ero disperato, io...”
“Ma quando è successo, scusi? Con chi, poi?”
“Eh... Io ero lì, ho bevuto un cicchetto, poi...” D’improvviso, le mie paure si materializzano, perché la donna di ieri notte sta procedendo a grandi falcate verso la caserma. E io devo impedirglielo a tutti i costi, non mi importa cosa sta pensando il maresciallo, ormai.
Mi precipito da lei. “Senti...!”
“Ciao!” Mi saluta quella, in tono allegro. Non c’è niente di cui essere felici!
“Ciao ciao ciao ciao... Senti, io non so che cosa pensi, ma tra di noi non può esserci niente, non c’è niente, mai, mai e poi mai.” Cerco di mettere in chiaro. Non importa se io e Anna ci siamo lasciati, io la amo, la amo e l’ho tradita... “Tu non puoi stare in questo posto perché io qui ci lavoro!”
“Anch’io ci lavoro!”
Per poco non mi prende un infarto. “Cosa dici?!”
“Sara Santonastasi, Procuratrice Capo.” Cosa?! “Sono qui per incontrare il Capitano Anna Olivieri.”
No! Anna no!
“No!! No, no, non si può perché è malata... e adesso è in malattia, ha avuto un problema di dermatite, dei follicoli, è una cosa... ma dovrebbe rientrare con tranquillità dopo... è meglio se torni- cioè, torna, Lei, torna un’altra volta.” farfuglio. Non so se mi abbia creduto, ma per fortuna accetta.
“Torno... torno un’altra volta... Dammi del tu!” Fa, tentando di afferrarmi il braccio, che io scanso come se mi potesse scottare. “Ci vediamo in tribunale!”
 
Giusto per migliorare le cose, il maresciallo mi raggiunge. “Ma chi è quella?”
“Chi?”
“Chi è quella, che voleva?”
“No, è una turista che s’è persa...” Cerco di fare l’evasivo pure con lui.
“Una turista...?”
“Sì, che-che c’è? è una turista!” Turista che si volta a salutarmi con la mano. “Sì, signorina, deve andare sotto il ponte, poi c’è il mausoleo e lì chiede...”
Cecchini mi osserva di sottecchi, ma io gli volto le spalle, trattenendomi dall’urlare. Peggio di così... come faccio a dirgli che quella con cui ho tradito la donna che amo è il mio capo e dovrò vederla tutti i giorni? Preferisco glissare, sa già fin troppo, lui.
 
Una volta in ufficio, dopo la confessione spontanea del videomaker, mi affretto ad andare via. Non sono pronto a parlare con Anna che cerca di avvicinarmi, soprattutto non col maresciallo nei paraggi. Non ce la faccio. Non dovrà mai saperlo.
 
Anna’s pov
 
Marco è sempre più distante. Dopo aver ascoltato la testimonianza del documentarista è fuggito via. Provo a chiamarlo, ma il suo cellulare squilla a vuoto. L’ennesima coltellata al cuore.
Il maresciallo mi raggiunge in piazza. “Signor Capitano... vedrà che tutto si risolve! Questo matrimonio si farà! Parlo io col PM... Lo convinco io...” Tenta di tranquillizzarmi. “Però Lei...” aggiunge, eloquente.
“Io cosa, scusi?” Non c’è bisogno nemmeno che risponda, ho già capito. “Lei la pensa come mia madre! Pensa che sono una stupida, che non devo pensare alla carriera ma a sposarmi, avere figli, e che è colpa mia!” Ribatto irritata, rientrando in caserma senza lasciargli la possibilità di replicare.
 
Come se non bastasse, quando rientro in caserma scopro Ghisoni a parlare di nuovo al telefono con la sua biscottina, prima di uscire e andare al bar di Spartaco.Io gli corro dietro, e al Tric Trac trovo ovviamente mia madre. Cerco di farla confessare, ma quello che scopro è anche peggio delle mie supposizioni errate. Cecchini! Mia madre si vede con Cecchini!
Vado via furiosa. Mi hanno presa in giro, tutto quel tempo a tenermi nascosta una cosa del genere pure loro! Come hanno potuto?!
 
La sera, a casa da sola, non va meglio.
Mia madre è passata per dirmi che lei e il maresciallo hanno deciso di non continuare la loro ‘amicizia’, cosa che mi fa stare anche peggio perché ho esagerato con la mia reazione. Le scatole dei regali della lista nozze, sparse per la stanza, non mi aiutano.
Decido di tentare di affogare le mie pene nel cioccolato, per cui mi armo di barattolo di Nutella e cucchiaio, e mi siedo sul divano.
Con il mio abito da sposa in grembo, vittima delle mie lacrime incessanti.
Non credo di aver mai pianto tanto come ho fatto in questi ultimi giorni.
Se ci penso, il mio dolore per la fine della storia con Giovanni era niente, appena un pizzicotto, in confronto a questo, nonostante i cinque anni insieme.
Ho scelto il lavoro, e sento ripiombare addosso le accuse del mio ex in merito. Ma non è come allora... In quel caso, non ci ho prestato attenzione più di tanto, optando per la carriera senza voltarmi indietro.
Stavolta, invece, non sono più così convinta come pensavo di essere.
Io amo Marco... come non ho mai amato nessuno prima, come non avrei mai pensato di poter fare. È stato l’unico a riuscire a vedere la vera Anna, quella dietro la corazza e la divisa e a innamorarsene.
Mi viene da sorridere perché Marco è la parte più casinista della mia vita, quella che ero convinta non avrei mai sopportato perché impossibile da gestire. Del resto, però, Marco è l’uomo più impossibile che conosca, e non riesco a immaginare in nessun modo la mia vita senza di lui.
Senza i suoi baci e le sue coccole, la mattina appena svegli.
Le sue battute e il suo voler scherzare per forza in ogni situazione.
Il suo essere terribilmente disordinato, con tutte le cose che lascia in giro e che mi esasperano.
I nostri battibecchi per niente.
I suoi goffi tentativi di far pace dopo una lite.
Le cene bruciacchiate perché troppo impegnati ad amarci.
La casa tutta per noi, un futuro da progettare insieme, tutto da creare...
Ancora una volta, a interrompere i miei pensieri ci pensa il maresciallo, col suo solito vizio di entrare in casa con la sua copia delle chiavi.
Non l’aveva più fatto, da quando Marco viveva con me.
 
“Come sta?” Mi domanda a bassa voce. Le mie lacrime penso dicano già abbastanza.
“Come sto... a parte Marco che non si fa vivo e io che non so che sarà della mia vita, sto bene... Che vuole?”
Lui si siede accanto a me sul divano. “Le volevo dire che io a sua madre non ci rinuncio. Non lo so se quello che c’è tra me e sua madre si possa chiamare amore, però... io con lei sto bene. Mi piace parlare, mi piace chiacchierare, mi piace passeggiare, andare a comprare il gelato, andare a ballare... è follia? Del resto, l’amore è follia, come dice un mio amico, e io a questa follia non ci voglio rinunciare. È da stupidi perdere una cosa così bella.” Mi dice, con una sincerità che mi stupisce.
“Non la facevo così... romantico e profondo.”
Lui fa spallucce, poi si alza in piedi. “Comunque, se la cosa Le crea problemi, io mi faccio trasferire... a Orvieto o a Foligno...”
Gli concedo una piccola risata. “No, non mi crea problemi... Lei e mia madre non avete bisogno del mio consenso...” E, in realtà, non mi dispiace, che lui e mamma si frequentino. Cecchini ormai è un padre, per me, e la loro relazione mi fa piacere. Mi alzo in piedi anch’io, stringendo i denti per non piangere di nuovo. “Mi dispiace per quello che ho detto... ero nervosa...” mi scuso, abbracciandolo stretto.
Ho bisogno del suo affetto in questo momento, disperatamente. Ma una piccola minaccia non gliela toglie nessuno.
“Se la fa soffrire la degrado.”
 
Va via poco dopo, lasciandomi di nuovo sola.
Le sue parole mi fanno riflettere, riprendendo il filo ingarbugliato dei pensieri che mi scorrevamo in mente prima del suo arrivo.
Torno al mio vasetto di crema alla nocciola, soffermandomi ad osservarlo.
Avrei preferito il gelato al cioccolato con le nocciole tritate sopra, ma quello lo prendo sempre con Marco, durante le nostre lunghe passeggiate dopo il lavoro. Come in quelle volte in cui non voleva nemmeno rientrare a casa per cambiarci, portandomi con sé ancora in divisa in giro per Spoleto. Oppure quando non vedevamo l’ora di tornare di corsa in appartamento, perché avevamo trascorso troppe ore divisi e avevamo solo voglia di stare insieme, di recuperare il tempo passato lontani nel modo più dolce possibile.
Le serate passate a cucinare insieme. I suoi abbracci improvvisi. I baci rubati.
Le lacrime riprendono.
Che stupida sono, ad aver pensato di poter fare a meno di Marco, del mio amato Marco.
Cecchini ha ragione: a volte bisogna davvero essere folli, come folle e rocambolesca è stata la nostra vita insieme fino a questo momento.
Ed io non voglio niente di più di questo nostro folle amore.
 
Marco’s pov
 
Riesco a dormire molto poco.
La mattina, sto per salire in sella alla mia moto, quando sento Anna chiamare il mio nome.
Mi raggiunge e, con mio enorme stupore, mi bacia. Le rivolgo uno sguardo sconcertato.
“Beh, che... che succede?”
Lei sembra disperata come forse non l’ho mai vista.
“Succede che all’amore non si rinuncia, me l’ha detto il maresciallo...” Mi dice soltanto, con un piccolissimo sorriso a incresparle le labbra, prima di continuare. “Ho sbagliato... avevi ragione tu, io quel lavoro lo volevo ma non sapevo come dirtelo... Però ho capito che sei tu che mi rendi felice.”
Alle sue parole, spalanco gli occhi. Significa... significa che resta? “Mi rendi felice quando passeggiamo insieme, mi rendi felice quando prendiamo il gelato, mi rendi- mi rendi felice quando andiamo a ballare...”
Faccio una piccola risata anch’io, un po’ interdetto. “A ballare mi manca, non mi ricordo...” Lei detesta ballare, dice che non è capace... quanto mi fa ridere, ogni volta. Anche se a casa non capita così di rado, che la convinca a danzare sulle note di qualche canzone romantica in mezzo al soggiorno.
“Ci possiamo andare a ballare, lo sai?” Mi contraddice però lei. “Quando saremo sposati...”
“Oddio...” Sta succedendo davvero... ha davvero rinunciato a quel lavoro per... me? Per il nostro amore?
“Mi vuoi risposare?” Mi chiede in un soffio, e io sento gli occhi pizzicare di lacrime.
“Certo, che ti voglio risposare... Duemila volte, ti risposo!”
Anna ride e mi getta le braccia al collo, al culmine della felicità.
Quando mi sussurra quel ‘Ti amo’, giurerei di aver sentito il cuore scoppiare.
Se il giorno in cui ci siamo messi insieme è stato il più bello della mia vita, questo è di sicuro poco distante.
Ci sposeremo... non potrei essere più felice.
Ma... il mio tradimento?
 
Ho un bisogno disperato di parlare con Cecchini, così lo aspetto in piazza.
Non appena arriva, lo chiamo a gran voce.
“Non mi dica che ha ancora problemi con Anna!” Mi rimprovera subito lui.
“No, Anna non c’entra, anzi, abbiam fatto pace, ci sposiamo...!”
“Vi sposate?!”
“Sì!”
“Questa è una bellissima notizia!!” Esclama, al settimo cielo, ma si riprende subito. “Lei però le deve dire la verità su quello che ha fatto.”
“Lo so, maresciallo, ma io non posso dirglielo! Se Anna lo scopre, non solo non mi sposa più, ma prende il primo aereo per il Pakistan e io la perdo per sempre... non posso!”
“Ma deve essere sincero! Vedrà che la perdona... E poi, scusi, si può sapere con chi...?”
Con un tempismo perfetto, ecco Sara scendere le scalinate che portano in piazza. Basta il mio sguardo disperato a far fare due più due a Cecchini.
“La turista!!”
“No, non è una turista...”
“L’avevo capito, che non era una turista...”
“Quello è il mio capo.”
Lui mi rivolge uno sguardo sconvolto.
“ Ah... è il capo...!”
 
Stavolta non riesco a impedirle di salire in caserma.
La tensione, nell’ufficio di Anna, si può tagliare con un coltello.
Lei si presenta. “Sono appena arrivata in Procura, ieri, e sono venuta a fare un giro per conoscere i nuovi collaboratori.”
Anna si affretta a stringerle la mano e fare le presentazioni a sua volta. “Io sono il Capitano Olivieri, il maresciallo Cecchini, e il Sostituto Procuratore Nardi, immagino già lo conosca.”
“Sì...” fa Sara, e io mi sento gelare.
“Sì, si conoscono nell’ambito del lavoro...” aggiunge Cecchini, che io vorrei strangolare. Così peggiora le cose!
“Certo...!” ribatte infatti Anna, leggermente interdetta.
“So che state lavorando su due casi...” chiede la Procuratrice, e per il momento l’ho scampata. Alla fine della conversazione, cerco di farla andare via il prima possibile. Per fortuna quella mi dà ascolto.
Stavolta l’infarto arriva quasi per mano di Anna, che blocca il mio capo prima che oltrepassi la soglia.
“Dottoressa... ha da fare, domenica? Perché sa, io e il PM ci sposiamo...” Le dice, con un sorriso che adoro, ma che mi fa avvertire ancora di più il senso di colpa.
“Ah... non sapevo che il Dottor Nardi fosse il suo fidanzato!” Fa infatti Sara, con una strana occhiata.
“Ho pensato... Lei è un suo superiore e poteva forse farle piacere venire e conoscerci, festeggiare...”
Faccio un cenno per farla rifiutare. Non può venire al nostro matrimonio! Lei capisce l’antifona. “Grazie dell’invito... Domenica ho già un impegno, mi dispiace... Ah, comunque vi faccio tanti auguri!” Esclama, prima di congedarsi.
Io le corro dietro.
“Sara, scusa... mi scusi, Dottoressa... io vo-”
Lei si ferma. “Mi dai del tu?” mi chiede con un tono che suona più come un ordine.
“Mi viene un po’ difficile, però... volevo ringraziar...ti, per non aver detto niente alla mia fidanzata...”
Alla mia frase, lei scoppia a ridere.
Ma come può ridere? Io sono disperato!
Sara deve aver notato la mia espressione, perché mi invita a prendere un caffè al bar e spiegarmi un paio di cose.
“Quella sera eri completamente ubriaco, a ogni goccio che bevevi era sempre peggio. Ma la cosa che mi ha più sconvolta è che per tutto il tempo non hai fatto altro che parlare della tua fidanzata. Di quanto non avresti mai pensato che la vostra storia potesse finire e che, nonostante un certo lavoro in Pakistan e la sua bugia, la amavi talmente tanto da non riuscire a capacitarti di come fosse svanito tutto così. Dicevi che non eri arrabbiato con lei, ma con te stesso, perché era colpa tua, lei è giovane e ha una carriera davanti e non volevi rappresentare un ostacolo. E che forse eri stato tu a spingerla a non dirti niente, perché non voleva che soffrissi o ti sentissi colpevole di averle tarpato le ali... Continuavi a farfugliare cose senza senso, eri sempre più arrabbiato perché ti stava piombando tutto addosso in una volta. Io ti ho assecondato, pensavo ti saresti distratto abbastanza e ti avrebbe fatto bene.” Io la ascolto, senza capire dove vuole arrivare. Lei continua. “A un certo punto ti sei offerto di riaccompagnarmi a casa, nonostante ti reggessi a mala pena in piedi. Io ho accettato. Sarò onesta con te, pensavo di poterne approfittare... mi sembravi un bel tipo e la tua lei doveva essere stata sciocca per ridurti in quello stato. Così ti ho portato da me. Ma quando ho... tentato di approcciarmi a te, hai biascicato un ‘Amore mio, non partire’, e sei crollato addormentato sul letto. Mi sono sentita un po’ stupida, e mi dispiace per quello che stavo per fare. Così ti ho lasciato stare, e mi sono coricata accanto a te. Tutto qui.”
Quando Sara termina il racconto, sento in me un misto di sollievo e rabbia.
Se da un lato è la notizia più bella che potesse darmi, dall’altro mi fa infuriare.
“Ma perché non me lo hai detto in piazza, ieri mattina? Se ti ho parlato di Anna, perché ti sei dimostrata sorpresa di sapere che fossimo fidanzati e ci stiamo per sposare?”
Lei abbassa lo sguardo per un attimo. “In realtà non mi hai mai detto come si chiamasse, né tantomeno che lavoro facesse.”
“Ammesso che sia così, non capisco perché tu sia rimasta zitta. Se non te lo avessi chiesto, non mi avresti mai detto nulla! Il mio matrimonio con Anna dipendeva da una cosa che non è mai successa...” Mi porto le mani al viso, sconvolto.
Ho passato due giorni d’inferno per scoprire che non c’era stato niente.
“Mi dispiace, hai ragione, avrei dovuto dirtelo subito.” Si scusa lei, prima di alzarsi. “Auguro il meglio a te e alla tua Anna... è una donna molto fortunata.”
Mi saluta e va via, dandomi appuntamento in tribunale.
 
Mi alzo anch’io, col cuore più leggero. Non ho tradito Anna!
E domenica, finalmente, ci sposiamo!
 
Resto a dormire da Cecchini comunque, perché la madre di Anna è fissata che non dobbiamo ‘farci tentare prima delle nozze’ - come se eventualmente servisse più, ormai -, quindi per l’ennesima sera dormo sul suo divano. A un certo punto, mi sento svegliare dalla voce del maresciallo. Per poco non mi piglia un infarto.
Lui inizia a farfugliare qualcosa sullo sposarsi col cuore pulito, che devo dirle la verità, e altre cose che, col sonno che ho, nemmeno capisco.
Cecchini, comunque, non mi dà modo di replicare, perché se ne va via prima che possa aprir bocca.
Non riesco a parlargli nemmeno durante i giorni successivi, per mille motivi che si mettono in mezzo.
 
Anna’s pov
 
Io e Marco abbiamo finalmente fatto pace.
Per i pochi giorni che ci separano dalle nozze, lui resterà da Cecchini, perché mia madre ha deciso che dobbiamo rispettare le tradizioni.
Come se servisse, ormai...
A proposito di Cecchini, dopo aver risolto il caso, approfitto della sua presenza nel mio ufficio per parlargli.
“Comunque volevo ringraziarla.”
“A me?” Chiede lui, incerto.
“Per avermi fatto fare la scelta giusta... Lei ha ragione, un altro lavoro posso trovarlo, ma un uomo migliore di Marco no...” Ammetto. Non avevo capito niente... e lui mi ha aiutata. Non lo ringrazierò mai abbastanza.
Sento il mio telefono squillare, e mi ricordo. “È il Comando Generale! Che scema, ancora non ho dato la mia risposta! Pronto, sì, Dottor La Gumina... Mi scusi, devo darle la mia risposta, sì... Devo rifiutare la vostra offerta. Grazie, vi ringrazio...”
Chiudo la chiamata, sollevata.
È Marco il mio futuro. E niente potrebbe cambiarlo.
 
Domenica.
È arrivato il giorno.
Finalmente io e il mio Marco ci sposiamo!
Sono a casa, e osservo la stanza mentre mi preparo. C’è mia madre che controlla freneticamente che sia tutto in ordine, Patatino coricato sul pouf che scodinzola, e sembra quasi sorridermi, come se anche lui avesse avvertito nell’aria che qualcosa sta cambiando, e c’è Cecchini, che sembra particolarmente agitato anche se non ne capisco il motivo.
A un certo punto va via, dicendo di volersi assicurare che Marco non ci abbia ripensato.
La sua insinuazione getta nel panico tutti, mia madre in primis, ma per fortuna il nostro cucciolone viene in mio soccorso appoggiando la testa sulle mie gambe, quasi a volermi rassicurare che quella possibilità nemmeno esiste, e che Marco mi aspetta davanti alla chiesa.
Lo accarezzo mentre lui chiude gli occhi soddisfatto per le coccole, prima di alzarmi per poter finalmente indossare il mio abito bianco, l’acconciatura appena terminata, così come il trucco.
Mia madre mi aiuta a chiuderlo, e quando mi guarda mi dice, commossa, che sembro una dea.
Mi ricordo che lo disse anche quella volta, quando provai quel vestito per il finto matrimonio con Giovanni.
Quando noto la mia immagine allo specchio, però, mi torna in mente la battuta di Marco, in ufficio, sul ‘giocare a Barbie sposa’. Sospiro, accarezzando la stoffa.
Chissà cosa penserà oggi, vedendomi così...
Mamma mi raggiunge, e mi abbraccia stretta. Il pianto lo soffochiamo sul nascere, perché altrimenti addio trucco.
Avrei tanto voluto che ci fosse anche Chiara, ma ha ottenuto un lavoro all’estero, e non le hanno concesso di partire.
Inspiro a fondo, impaziente che giunga l’ora, il velo che cala davanti al mio sguardo.
 
Marco’s pov
 
Quando arrivo davanti alla chiesa, trovo già Cecchini che fa avanti e indietro, agitato.
Mi dice qualcosa sull’essere felice che io non sia scappato perché non sarebbe servito a nulla.
“Maresciallo, non è successo niente... davvero, non-”
Sono costretto a bloccarmi, sia perché lui non mi lascia parlare, sia perché è arrivata l’auto con la mia sposa.
 
La visione che ho davanti mi lascia senza fiato.
Anna è... splendida. Una meraviglia.
Mi sento un po’ come Dante nel vedere Beatrice alle porte del Paradiso, non riesco a trovare le parole adatte per esprimere quello che sento.
Sento il cuore martellare contro il petto, e quando le sollevo il velo e incontro di nuovo i suoi occhi verdi, luminosi, gioiosi, con un sorriso incantevole a danzarle sulle labbra, riesco a biascicare solo un ‘Sei bellissima’ che la fa arrossire non poco.
Le consegno il bouquet, prima che sua madre mi trascini in chiesa, non sia mai che scappi.
Ma dove dovrei andare? Io vorrei che fossimo già al ‘Sì’...
 
Cecchini evidentemente però non è del mio stesso avviso, convinto com’è del misfatto, e dopo aver bloccato la marcia nuziale tre volte, si trascina Anna in sacrestia, gettando nel panico tutti, Elisa su tutti.
La trattengo a fatica, sperando di raggiungere gli altri due prima che Cecchini faccia danni.
Entro nella stanza giusto in tempo per sentirgli dire, “Un minuto soltanto, adesso il matrimonio riprende... c’è Marco che le deve dire una cosa...”
Anna è sconcertata.
“Ma che è successo? Che mi devi dire?”
“Maresciallo, ci può lasciare da soli, per cortesia?”
Lui per fortuna mi ascolta, chiudendosi la porta dietro le spalle.
“Marco, che c’è?”
Le stringo le mani tra le mie.
“Niente di grave, soltanto che... se, una volta sposati, tu volessi partire per il Pakistan e accettare quel lavoro, per me non ci sono problemi. Troveremo una soluzione, in qualche modo faremo. Insieme, come abbiamo sempre fatto. Per... Islamabad o qualsiasi altra cosa. Il nostro amore merita di fare il giusto passo, di arrivare all’altare, ma non devi, né dovrai mai rinunciare a qualcosa per me.”
I suoi occhi si riempiono di lacrime.
Cerca di ricacciarle indietro meglio che può, ma il suo sorriso mi scalda l’anima, facendomi intuire prima quanto sta per dirmi.
“Io ho fatto la mia scelta,” sussurra. “La mia vita è qui a Spoleto, con te. Per il futuro, vedremo, ma adesso... oggi... non importa.”
 
Torniamo finalmente al nostro posto, davanti a Don Matteo, rassicurando tutti.
Il parroco ci rivolge uno sguardo affettuoso, così come Cecchini, e la celebrazione ha inizio.
E, finalmente, quel ‘Sì, lo voglio’ diventa realtà.
 
Sono stati mesi lunghi e difficili, ma li abbiamo superati, in parte insieme, in parte da soli, ma anche grazie al maldestro aiuto del maresciallo e di mia suocera.
Ma adesso non ha più importanza.
C’è una fede che brilla al mio anulare sinistro. La sua gemella la indossa Anna.
Un cerchio che non ha inizio né fine.
Per far sì che sia per sempre.
 
Dopo la messa, gli auguri, e il riso come rito di buon augurio, ci spostiamo tutti al ristorante. Scorre tutto abbastanza tranquillamente, soprattutto dopo che sono riuscito a prendere il maresciallo da parte e spiegargli che era stato tutto un orribile malinteso. Decidiamo di comune accordo di tenerlo per noi.
Quando siamo alla prima portata, le porte d’ingresso si aprono, e arriva una sorpresa che fa scoppiare in lacrime mia moglie.
C’è Chiara.
Tra il pianto e gli abbracci, ci spiega che ha fatto prima che poteva, che è riuscita a farsi dare due giorni perché non poteva proprio perdersi il nostro matrimonio.
Dopo averci fatto promettere che la prima copia del video sarà sua, si rivolge a me con un guizzo divertito nello sguardo.
“Meno male, caro cognato, vedo che non sei stato così idiota da lasciartela scappare.”
Io e Anna scoppiamo a ridere, per poi lasciarla andare a salutare sua madre.
Sarà divertente quando anche lei saprà della sua storia col maresciallo.
Noi continuiamo il nostro giro tra i tavoli per salutare tutti gli invitati.
 
A un certo punto, Cecchini si avvicina a noi, e chiede timidamente ad Anna se vuole ballare con lui.
Lei accetta con un sorriso enorme, per poi abbracciarlo stretto una volta arrivati sulla pista da ballo.
È una visione che fa commuovere anche me.
So quanto si vogliano bene, quanto il loro rapporto sia cresciuto in questi anni, e quanto sia importante questo momento per loro.
Io ne approfitto per chiedere un favore a Chiara, che mi assicura il suo aiuto senza esitazione, felice.
 
Finito il ballo, Anna torna tra le mie braccia.
È la volta del tavolo delle cugine dove - sorpresa! - è seduta anche zia Carmela.
Sì, alla fine ho vinto io, e la vecchietta è l’anima della festa, come al solito.
Sta raccontando barzellette a tutti quelli che passano, e la sua vittima preferita è il povero Ghisoni, che ormai ha perso il conto di quante ne ha sentite.
Riesce a sfuggire alle grinfie della zia solo al nostro arrivo.
Zia Carmela è al settimo cielo nel vederci, e propone un bel brindisi, ma non ci lascia andare prima di aver raccontato una barzelletta speciale anche a noi.
Anna vorrebbe scappare, ma io la trattengo, curioso.
La mia sposa alza gli occhi al cielo, fingendosi irritata prima di concedermi un sorriso.
Restiamo lì ad ascoltare, le nostre dita intrecciate.
“Ci sono un prete e un carabiniere...”
Già l’esordio promette male, e Anna è sul piede di guerra.
“Il carabiniere vuole arrestare a tutti i costi questo prete che tutte le mattine scende a tutta velocità, lungo una discesa, con la sua bicicletta...”
Io scoppio a ridere mentre Anna mi guarda storto. Le cugine mi guardano stupite, senza capire.
“... Il primo giorno, il prete scende, e il carabiniere a 20 metri dal semaforo mette il rosso, ma quello riesce a frenare in tempo. Il secondo giorno, a 10 metri dal semaforo, il carabiniere mette il rosso ma il prete frena di nuovo in tempo. Il terzo giorno, convinto di fregarlo, mette il rosso a un metro dal semaforo ma il prete frena lo stesso in anticipo. Allora il carabiniere lo ferma e fa, ‘Ma come fa a fermarsi sempre prima?’, e il prete, ‘Io viaggio con Dio!’. Il carabiniere, allora, tutto contento, esclama, ‘Ahh, allora ti faccio la multa, in due sulla bicicletta non si può andare!’”
Il tavolo scoppia a ridere. Anna non ci trova niente di divertente, però, e come se non bastasse ci raggiunge Cecchini, che ha evidentemente sentito l’ultimo pezzo, e commenta, “Ma per caso, il prete si chiama Don Matteo?”
Anna sta per sbottare, quindi decido che è arrivato il momento di portarla via. Appena in tempo, perché zia Carmela ha ripreso a raccontare un’altra barzelletta.
 
Anna’s pov
 
Ma possibile che zia Carmela debba sempre raccontare barzellette sui carabinieri?! E il maresciallo, che infierisce! Va bene, ormai ho imparato a voler bene anche a Don Matteo, ma così è veramente troppo!
Meno male che Marco mi ha trascinata via, non so che avrei fatto. Perché devono rovinarmi l’umore anche oggi?
Prima che possa dire qualcosa, però, Marco mi tira delicatamente per le dita, proprio mentre sento le note di una canzone diffondersi nell’aria.
Ma non è una qualsiasi, no: è la nostra canzone.
Anna e Marco.
Il mio Marco ha un sorriso enorme stampato sul volto, e Chiara alza i pollici per dire che sta andando tutto come previsto.
Il fastidio di pochi istanti fa svanisce in un attimo.
Dimentico tutto, mentre Marco mi stringe a sé, per iniziare a ballare.
Mi rendo conto appena che in sala è piombato il silenzio. Io so solo che il mio sguardo è incatenato a quello di mio marito, senza che riesca a distoglierlo, né lo voglia fare.
Perché non esiste altro, in questi istanti, oltre noi due.
 
Quando la canzone giunge alla fine e Marco mi bacia con una dolcezza che mi fa venire di nuovo il batticuore, la stanza scoppia in un fragoroso applauso. Io non riesco a smettere di sorridere. Qualcuno grida ‘Viva gli sposi!’, e noto mia madre con le lacrime agli occhi, così come Cecchini e Chiara.
Torno a incrociare lo sguardo di Marco, baciandolo ancora.
Non potremmo essere più felici di così.
 
Marco’s pov
 
La serata prosegue fino a tarda notte.
Sono quasi le tre quando finalmente rientriamo al nostro appartamento.
La festa è andata un po’ per le lunghe, ma meglio di così non si poteva. È stata una giornata bellissima.
Anna apre la porta, e io la prendo in braccio, così come vuole la tradizione per gli sposi che entrano per la prima volta nella loro casa insieme.
Patatino ci accoglie festante, forse più per la fame che per la nostra presenza in sé.
Dopo esserci soffermati un attimo a goderci i primi istanti da soli da stamattina, intreccio le dita a quelle di Anna, ammirando la sua fede, prima di condurla verso l’ingresso della camera da letto.
Per terminare la giornata nel modo perfetto.
Giunti sulla soglia, ci fermiamo, e Anna mi rivolge un sorrisetto malizioso prima di affermare, “Dopo di lei, signor Nardi... Io sono la padrona di casa, e lei è un ospite.”
A sentire quelle parole scoppio a ridere, e con un sorriso altrettanto malizioso, le rispondo per le rime, stringendola a me.
“Non credo proprio, signora Nardi.”
La prendo in braccio, baciandola intensamente, prima di chiuderci la porta alle spalle.
Con una vita tutta da cominciare.
 
 
Ciao a tutti!
Ve l’avevo detto, che sarei tornata prestissimo!
Ammetto che io e Martina sapevamo già gran parte di ciò che ci attendeva nel primo episodio, da un bel po’ di tempo, e questa versione alternativa era già in cantiere.
Perché i nostri adorati Anna e Marco avrebbero meritato questo finale. Diventare marito e moglie, avere la loro vita insieme.
Speriamo ce l’abbiano comunque alla fine della stagione, anche se noi provvederemo comunque a dar loro il lieto fine a prescindere.
A presto,
 
Mari
   
 
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