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Autore: ArrowVI    15/01/2020    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 8-10: Disperazione

 


Umani... 
Feccia... Mi tolsero tutto, quella notte!

L'unico che mi fece mai sentire in pace... L'unico che riuscì mai a capirmi... 
...Me lo avete strappato via con quelle fiamme.


Lo vedo ancora, ogni volta che chiudo gli occhi. La sua schiena bruciata, il suo volto pieno di cenere e sangue...!

Quel suo sorriso... Rassegnato.
Sapeva che, salvando me, sarebbe stato lui a perire in quell'incendio.

Lui era... Era più forte di me, gentile anche con quei maledetti umani di cui io mai mi fidai.
Provai a dirglielo... "Non fidarti di loro", gli dissi, ma lui non mi ascoltò.

E alla fine, le mie paure e la mia diffidenza si rivelarono fondate.


Con la sua morte, quella notte, fui io a essere scelto da Bael come suo sostituto.
Ciò che un tempo sarebbe stato un onore, per me, ben presto si dimostrò un promemoria giornaliero del torto che quei bastardi traditori ci federo.

La sua stanza, i suoi vestiti... 
Non riuscii a sopportare quel luogo che, fino a poco tempo prima, mi era così caro.


Giurai a me stesso che li avrei ripagati con la loro stessa moneta.

"Occhio per occhio"
Non c'era altra via. Loro mi tolsero ogni cosa... E ora era il mio turno.


Ma non ero ancora abbastanza forte.

"Uno come te non è altro che la prova del fatto che stiamo diventando sempre più deboli. Se fosse stato per me, non saresti mai diventato uno di noi."
Alcuni non riuscirono ad accettarmi... E riuscii a capirli.

Mi allenai giorno dopo giorno, per anni interi, al fine di dimostrarmi alla loro altezza... E cosa ne ottenni?
Non fui comunque preso sul serio. Non fui in grado di raggiungere i suoi standard...! Continuò a sfottermi, a ridermi addosso per anni interi, a umiliarmi ogni volta che provavo a dimostrargli quanto fossi diventato più forte.

"Sai di essere debole"
Mi derideva.

"Quindi ti alleni, e comunque non cambia il risultato. Patetico."
Giorno dopo giorno, la mia rabbia cresceva sempre di più fino a quando non capii quale fosse il problema.
Qualcuno debole come me non era neanche lontanamente un degno rimpiazzo per i compagni che perdemmo quella notte... Non importa quanto avessi provato, non sarei mai arrivato al suo livello.

Eppure... Nonostante capissi le loro ragioni, cominciai a sentire quell'infinita rabbia riprendere a bruciare dentro di me.
Continuò a crescere sempre di più fino a quando non fui più in grado di contenerla.

Furioso, persi il controllo di me. Per poco, non feci la stessa fine di Behemot...

La mia furia, la mia disperazione e il mio odio mi fecero tornare dove tutto iniziò.
Rasi al suolo la città che condannò Barbatos a morte senza il benché minimo ripensamento.

Le loro facce mi rimasero impresse come le marchiature a fuoco sulla pelle di un cavallo.
Quando persi il controllo, furono inconsciamente i primi umani che cercai.

... Li feci a pezzi uno a uno.


Devo la mia vita a Bael. Fu lui a salvarmi, quel giorno, quando persi il controllo. Mi fermò prima che la trasformazione fosse completa... Ma i danni erano ormai fatti.

Il mio corpo divenne irriconoscibile, la mia pelle perse il suo colore diventando pallida e il mio corpo era segnato costantemente dalle vene che pulsavano istericamente sotto la mia pelle. Quella rabbia incontrollabile continuò a bruciare dentro di me, aspettando il momento giusto per esplodere, di completare ciò che aveva iniziato, nonostante avessi ottenuto la mia vendetta.

Non era abbastanza.
Volevo distruggerli tutti quanti, volevo che vedessero il mostro che avevano creato.


Volevo che provassero la stessa disperazione che io provai.


Eppure, allo stesso tempo, provai paura. Lui diede la sua vita per salvare la mia... Se l'avessi gettata via, diventando un mostro come Behemot... Non sarebbe stato, per caso, un insulto alla sua memoria? Il suo sacrificio... Sarebbe stato invano.

Non sarei diventato come Behemot. Non avrei gettato via la mia esistenza per soddisfare quella rabbia che bruciava dentro di me... No, non potevo farlo.
Quella fu la differenza tra me e i fratelli di Amon. Loro non riuscirono a fermarsi in tempo, io invece ricevetti quella possibilità.

Con il tempo, forse, la trasformazione potrebbe completarsi da sola, senza che sia io a volerlo. Ma non ha importanza.
Continuerò a vivere la vita che lui salvò, assicurandomi di rendere quella degli umani il più miserabile possibile nel mentre.



<< Siamo pronti a partire, Asteroth. >>
Le parole di Belzebub fecero tornare il demone in se.
Era seduto sul suo letto, intento a fissare il vuoto perso nei suoi pensieri. 

C'era molto freddo in quella stanza, ma ormai Asteroth non era più in grado di sentire né il caldo né il freddo.

Il demone fece un verso infastidito, per poi alzarsi dal suo letto e dirigersi verso l'uscita della stanza, superando il suo compagno senza proferire parola.

<< So che è difficile per te seguire le indicazioni, quindi mi piacerebbe sapere se hai intenzione di seguire i miei ordini, stavolta, Asteroth. >>
Disse Belzebub, senza voltarsi verso di lui, non appena il suo compagno lo superò.

Asteroth si fermò di scatto nel mezzo di quel corridoio freddo e vuoto per qualche istante, senza voltarsi verso Belzebub.
Una espressione innervosita comparve rapidamente nel suo volto.

<< Come ti ho già detto, Belzebub. >>
Rispose il demone, con un tono infastidito, senza voltarsi.

<< Lascia i ragazzini a me e a Nergal. Tu puoi fare tutto quello che ti pare con gli altri. >>
Aggiunse subito dopo, allontanandosi con passo pesante dal suo compagno, senza aspettare alcuna risposta.

Belzebub non gli rispose nulla: lo fissò in silenzio allontanarsi da lui, mentre un ghigno divertito apparve nel suo volto.


Quando Asteroth raggiunse la sala delle riunioni, notò che ci fosse solo Abraxas, al suo interno.
Sorpreso e confuso dalla sua presenza, si avvicinò lentamente al suo compagno, attirando la sua attenzione con un rapido cenno con la mano.

<< Cosa ci fai qui, Abraxas? >>
Domandò al suo compagno alato.


[ Cercavo solo qualche minuto per conto mio. ]
Rispose Abraxas, sollevando lo sguardo verso di lui.
Era seduto su una sedia davanti a un tavolo in pietra.

<< Sembri diverso, da quando sei tornato. Se sei così infastidito dall'aver fallito la tua missione puoi venire con noi per redimerti. >>
Gli propose Asteroth.
Abraxas rifiutò cordialmente con un cenno negativo del capo.


[ Ho fallito nel mio incarico, è compito di qualcun altro portarlo a termine. ]
Gli rispose, estraendo la sua spada e appoggiandola sopra il tavolo in pietra.

Subito dopo prese un panno scuro da una tasca, cominciando a lucidare lentamente e con delicatezza la lama della sua arma.

<< Chi credi di prendere per il culo, Abraxas? >>
Quella domanda attirò l'attenzione del demone alato, il quale sollevò il suo sguardo incuriosito sul suo compagno, senza proferire parola.

<< Credi io non abbia realizzato che tu sia più forte di Belzebub? Quindi perché...? Perché non finisci ciò che hai iniziato...?! >>
Ringhiò il demone.

<< Perché non li ammazzi e basta, dimostrando a Belzebub quanto si sbaglia!? >>
Ruggì subito dopo, colpendo con forza il tavolo in pietra davanti a se.

Abraxas non gli rispose subito.
Appoggiò delicatamente il panno con cui stava lucidando la sua lama, per poi posare il suo sguardo calmo sul suo compagno.


[ Asteroth... Nonostante il nostro obiettivo sia simile, non condividiamo gli stessi metodi. ]
Quelle parole non colsero Asteroth alla sprovvista.
Ringhiò verso il suo compagno, senza rispondergli nulla, attendendo che finisse di parlargli.

Era palese che provasse molto rispetto verso di lui.

[ Violenza... Quando possibile, preferirei evitarla. Non devo provare nulla a nessuno: a un soldato importa solo di proteggere la sua gente, indifferentemente da quale siano i mezzi che deve seguire per ottenere quel risultato. ]

In quell'istante Abraxas si alzò in piedi, piegando le sue ali nere dietro la sua schiena e mostrando al suo compagno uno sguardo severo.

[ Io non cerco violenza, a differenza tua, ma, se necessario, sono disposto a portarla con me sul campo di battaglia. I ranghi... Sono numeri che per me non hanno alcun valore. Se tu vuoi prendere il mio posto, sarò ben lieto di dartelo. Non devo provare alle altre persone quanto io sia forte, o debole, e, sinceramente, non dovresti farlo neanche tu. ]
Quelle parole non piacquero ad Asteroth, il quale cominciò a borbottare con fare infastidito.

[ La forza non è tutto. Non so cosa ti sia successo, Asteroth: quando arrivai qui, il disastro era già accaduto da molto tempo... Ma se non troverai il modo di superare qualunque cosa sia successa, la rabbia e il risentimento di divoreranno. L'ha fatto con me. ]

Non appena disse quelle parole, Asteroth lo fissò con fare incuriosito.

<< "La forza non è tutto", eh? Non farmi ridere. La forza è tutto, qui: più sei forte, più gli altri ti rispettano. Più sei debole, più verrai schiacciato. >>
Ringhiò, non riuscendo a capire come facesse Abraxas a farsi scivolare tutto addosso some se non avesse alcun significato.

<< Mi sono sempre chiesto cosa facevi prima di venire qui, e perché lo hai fatto. >>
Non appena Asteroth disse quelle parole, Abraxas evitò il suo sguardo, sospirando e chiudendo gli occhi.

<< Non sei un demone, vero? Quindi perché lo fai? >>
Gli domandò, subito dopo.


[ Ho le mie ragioni. Lasciai che i miei sentimenti presero il sopravvento sul mio dovere e ne pagai le conseguenze. Fare la "cosa giusta"... Non sempre è "la cosa giusta" da fare. ]
Quelle parole colsero Asteroth alla sprovvista.

[ Lo realizzai troppo tardi. Vissi con la certezza che proteggere tutti fosse la cosa giusta da fare... E, dopo aver risolto la situazione con le mie stesse mani, realizzai di aver semplicemente peggiorato la situazione... A volte, la sofferenza di pochi giustifica la sicurezza di tanti. ]
Non appena disse quelle parole, qualcosa attirò l'attenzione di Asteroth.


<< "Vissi"? Tu... Tu eri un umano? >>
Gli domandò, collegando finalmente le parole che gli disse quel giorno con tutti gli altri indizi.


Dopotutto, Asteroth non aveva mai visto Abraxas tra le fila dei demoni, prima che si unisse volontariamente alla causa di Bael.
La sua presenza, fino a quel momento, era rimasta avvolta dal mistero.

Gli unici che erano a conoscenza del suo passato erano Lucifer, Bael e, secondo alcune voci, anche Iris.
Dopo quelle sue parole, Asteroth non ebbe più alcun dubbio.

<< Sei uno Spirito...? >>
Chiese subito dopo, senza aspettare una risposta alla sua prima domanda.


[ Per favore, te ne sarei grato se questa cosa rimanesse un segreto fra noi due. ]
Gli chiese Abraxas, senza scomporsi più di tanto.

Asteroth non gli rispose subito. Lo fissò in silenzio per qualche istante mostrandogli uno sguardo minaccioso e diffidente.

<< Cosa stai cercando? >>
Gli domandò.


[ Il mio obiettivo... E' un qualcosa che riguarda solamente me, mi dispiace. ]
Rispose Abraxas, rapidamente, per poi dare le spalle al suo compagno.
Afferrò delicatamente la sua lama, rinfoderandola con un rapido gesto della mano.

[ Asteroth... ]
Disse, dopo pochi istanti di silenzio, attirando l'attenzione del suo compagno.

[ Stai permettendo alle tue emozioni di consumarti. Se non presterai attenzione, te ne pentirai... Esattamente come accadde a me. ]

Aggiunse subito dopo, con un tono quasi dispiaciuto.

<< E' una minaccia, per caso? >>
Ringhiò Asteroth, infastidito dalle parole del suo compagno, incrociando le braccia davanti al petto e piegando la testa di lato con fare infastidito.


[ No... E' un consiglio. Sono consapevole del fatto che la mia storia è differente dalla tua, ciononostante riesco a vedere me stesso, in te. Non permettere alla disperazione e alla rabbia di agire al posto della tua mente. Ci sono più versioni della stessa storia... Solo perché pensi che le tue ragioni siano giuste, non significa che lo debbano essere per forza. ]
Non appena disse quelle parole, Asteroth si allontanò dal suo compagno, lasciandolo da solo nella stanza alle sue spalle.


Per qualche motivo, le parole di Abraxas fecero ribollire il sangue di Asteroth.

<< Non farmi ridere. >>
Ringhiò a nessuno, muovendosi poi con un passo pesante e infastidito verso Belzebub, il quale lo stava aspettando in compagnia di Amon dall'altro lato della stanza.

<< So perfettamente cosa devo fare! >>

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Fine del capitolo 8-10, grazie di avermi seguito e alla prossima con l'inizio del volume 9!



 

   
 
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