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Autore: Lost In Donbass    15/01/2020    0 recensioni
Le sigarette, le canne, l'alcol e le pastiglie. Le fughe in macchina nella notte, la musica rock nelle casse, le incomprensioni, le liti, i baci appiccicosi. Le merende preparate dalla mamma, le feste sfrenate, la depressione post-adolescenziale, l'anoressia, l'odio per le regole, le paure incomprensibili, gli innamoramenti, l'identità sessuale da scoprire. E soprattutto, le camicie di Oliver.
Sono i ragazzi di Sheffield, distrutti, isterici, depressi e scavezzacollo. Sono la generazione distrutta e questa è la loro storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Universitario
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CAPITOLO QUARTO: MARIJUANA

Ты всегда можешь найти нас там, где много дыма.

Белый, белый, будто туман и снова дурман.

мы с ней обсудим новый роман. Выдыхай, ма!

 

(Puoi sempre trovarci là, dove c'è molto fumo.

Bianco, bianco, come se fosse nebbia e ancora oppio.

Con lei parleremo di una nuova storia d'amore. Butta fuori!)

[Mari Kraimbrery – Kazhdij Den Kalijan]

 

Jessie Vargas Alvarez li guardava di traverso da sotto lo spesso ciuffo corvino. Era a torso nudo, e una canzone latinoamericana pompava nelle casse. La casa puzzava di tacos e fumo di sigaretta e tutti si stavano chiedendo come mai ci fosse una ragazza svenuta sul divano.

-Perché c'è una ragazza svenuta sul divano?- chiese Alexandra.

Jessie si voltò a guardarla e si strinse nelle spalle magre.

-Valium.- rispose semplicemente – Cosa volete? Ho da fare.

-Erba!- strillò Cassidy. - Sono venuta a prendere l'erba che ti avevo chiesto.

-Vero.- Jessie le sorrise, e Oliver non poté fare a meno di pensare che avesse un sorriso inquietante. - Se volete posso proporvi delle nuove pastiglie. Vanno direttamente al cervello, ma durano poco. Perfette per uno sballo temporaneo.

I ragazzi di Sheffield si guardarono.

-Perché no. Possiamo prendere qualcosa in prova.- commentò Arden. - Quanto vuoi?

-Mi basta del Valium per tenerla a dormire.- Jessie indicò la ragazza svenuta – Andiamo di là.

Si incolonnarono tutti dietro al ragazzo e lo seguirono dietro ad una porta nascosta da una spessa tenda nera. La stanza in cui entrarono era illuminata da luci artificiali e vi erano, accuratamente disposte, moltissime piante di marijuana. Un paradiso dei sensi, per Cassidy e i suoi capelli blu. Jessie si scostò il ciuffo corvino dal viso abbronzato, e fece un cerimonioso gesto con il braccio

-Benvenuti in paradiso, signori.

-Carino!

-Grandioso.- Arden si guardò attorno ammirato, scompigliandosi la zazzera rossiccia – Ma, non ti hanno mai beccato?

-La gente ha paura dei messicani.- rispose tranquillo Jessie – E soprattutto ha paura di me. Vero, Oliver?

Oliver si morse il labbro inferiore e sbuffò, trincerandosi dietro una smorfia. Lui non aveva paura di quel nanerottolo pieno di piercing, era solo che … oh, okay, al diavolo, forse gli metteva un filo di ansia, con quel coltello nei jeans a vita bassa. Ma non si sarebbe certamente fatto mettere i piedi in testa. Dopotutto, lui aveva la camicia.

-Non credi che la musica potrebbe aiutare le piante a crescere meglio?- propose Denis, sfiorando con un dito una foglia – Tipo, un po' di sano vaporwave. O forse l'hardvapour.

-Quella roba ti rimbambisce e basta.- lo rimbeccò Oliver – Solo te puoi ascoltare quello schifo. E poi ci chiediamo perché sei un sociopatico.

Denis non lo disse ma ci rimase molto male. Decise dunque che quella sera sarebbe andato a cena con Laurie e avrebbe mangiato dieci gelati. Poi avrebbe vomitato e Laurie l'avrebbe soccorso, così, la mattina dopo avrebbero potuto mettere in atto le pratiche sadomaso. Piano perfetto.

Cassidy e Jessie cominciarono le trattative, ma con la ragazza si trattava molto bene. Si faceva andare bene tutto, comprava in grande quantità e non questionava.

-Ce le dai le pastiglie?- chiese Arden, saltellando attorno all'amica.

-Ve ne do due in prova.- disse Jessie, cominciando a preparare i pacchetti per Cassidy – Dividetevele a metà, ammazzerebbero un bue.

-E' per questo che hai una ragazza svenuta in salotto?- Alexandra fece una smorfia vagamente stupida, col viso incrostato di sugo di pomodoro.

-Chi? Valerie?- Jessie si strinse nelle spalle ossute – Nah. Lei è fatta di Valium. Lo prende per l'emicrania. Poi boh, forse è andata in overdose. Vedrò.

-E se fosse morta?

-La chiudiamo nella stanza dell'erba. Non ti preoccupare, bionda. Jessie non si fa fregare da un cadavere qualsiasi.

Oliver pensò che avrebbe voluto avere lo stesso sangue freddo. Se lui si fosse trovato una tipa morta in salotto sarebbe andato in crisi. Probabilmente l'avrebbe semplicemente messa nel compostaggio delle zucchine di sua nonna. Seh, poteva essere un buon piano.

-Dici che non marcirebbe qui?- si interessò Arden.

-Non credo. Ho creato un microclima ideale. E poi ho i frighi. Se avete bisogno di far sparire qualcuno, chiedete a Jessie. Droga e nascondigli sono il mio forte.- il ragazzino messicano rivolse loro un largo sorriso e mise in mano ad Arden due grosse pastiglie bianche – Ripeto, fate attenzione con queste. È roba delicata.

Arden annuì e le infilò in tasca. Sapeva perfettamente che se le sarebbe tenute per sé – non avrebbe mai lasciato quella roba in mano ad Oliver, o a Cassidy. Forse le avrebbe divise con Denis, c'era sempre da divertirsi a vederlo strafatto. O le avrebbe sciolte nel latte di Alexandra. Guardò la bionda che si era seduta sul divano, vicino alla ragazza svenuta, e si chiese se fosse innamorato di lei oppure no. Stavano insieme esattamente da un anno, tre mesi, dieci giorni e venticinque minuti (sì, aveva tenuto il conto), e lui ancora si chiedeva perché avesse scelto lei, che era anoressica e che aveva i capelli quasi bianchi. Forse perchè l'aveva presa come sfida contro sé stesso, o forse perché gli interessava veramente che fine avrebbe fatto quella ragazza così bella e così fragile. Si passò una mano tra i capelli e si sedette accanto a lei, scrutandola da sotto il ciuffo. Aveva il viso ancora sporco di cibo e l'espressione ebete. Arden sospirò e le posò la mano sul ginocchio ossuto. Le piaceva scoparsela, anche se ogni volta era terrorizzato dal romperla. Lei era di vetro e lui si sentiva un mastro vetrario alle prese con un'opera d'arte. Però lei era anche una stupida che avrebbe fatto uscire di testa chiunque – a volte aveva ragione Oliver a considerarla una poveretta con qualche rotella in meno.

-Alexandra, dovresti pulirti il viso.- le disse – Sei sporca di sugo dei fagioli.

Lei fece un sorriso inebetito.

-Dai, andiamo. Jessie, scusa, dov'è il bagno?

-In fondo a sinistra. Stai attento alle tartarughe nella vasca. Mordono.

Arden accompagnò Alexandra in bagno e le lavò la faccia, anche se era molto più basso di lei e lei riusciva solamente a lamentarsi di come le stesse sbavando il trucco.

-Hey. Hey, tesoro, guardami.- le disse, prendendole il viso tra le mani – C'è qualcosa che non va?

Alexandra fece una buffa smorfia e mise il muso, col viso ancora bagnato.

-Non lo so, Ardy. Ma ora mi si è sciolto il trucco per colpa tua.

-Dovevo toglierti il sugo dalla faccia.

-Non trovi che stia ingrassando?

-Semmai stai dimagrendo. Dovresti mettere su peso.

-Voglio andare a Cuba.

-Non abbiamo i soldi.

-Voglio andare a Cuba!

-Non urlare, Alexandra! Andiamo di là, forza, ora sei presentabile.

La prese per mano e la spinse verso il salotto, ma lei lo fermò, prendendolo per le mani. Sembrava essere sull'orlo del pianto

-Ma te mi ami, Arden?

Arden rimase un secondo zitto.

-Sì, ti amo.

Alexandra si morse il labbro inferiore.

-E se fossi incinta?

-Andiamo di là, Alex.

-Non sto mentendo.

-Muoviti.

In salotto, quando rientrarono, trovarono la ragazza sempre svenuta sul divano, Denis che si dimenava a ritmo della canzone latinoamericana, Cassidy che guardava una puntata di National Geographic sui bachi da seta, e Oliver e Jessie che fumavano, scrutandosi da un capo all'altro del salotto. Arden si chiese perchè tutto quello. Semplicemente, perché fossero così strani i ragazzi di Sheffield e quali problemi li affliggessero.

-Dovreste farmi un favore, chicos.- esordì a un certo punto Jessie, alzandosi e andando a dare un colpetto alla testa della svenuta. Lei non si mosse – Devo portare dell'erba a casa di una ragazza, ma adesso non ho tempo. Lo fareste voi per me?

-A casa di chi?

-Vanessa Bellerose. Abita sulla Victorian.

Oliver si illuminò immediatamente. Vanessa. Avrebbe rivisto Vanessa.

-Ci stiamo!- disse infatti subito, alzandosi a sua volta – Ragazzi, andiamo. È Vanessa, quella che mi devo portare a letto.

-Ma è palese che non ti vuole.- si lamentò Denis – Perché non ti consoli con me?

Oliver lo guardò con schifo e preferì non replicare.

-Carino!- ululò Cassidy, saltando in piedi e assicurandosi di avere il suo carico nello zaino.

-Andiamo.

-Oli, perchè non mi vuoi?

-Perché sono etero, Denis, sono etero!

-Forza, muoviamoci, che così poi andiamo a Cuba.

Jessie guardò i ragazzi di Sheffield uscire rumoreggiando da casa sua, con la scorta di erba per la bella Vanessa Bellerose e pensò che fossero gente molto strana.

Si strinse nelle spalle ossute e guardò la ragazza svenuta sul divano. Sperò solamente che suo padre rincasasse tardi. Per sicurezza, la afferrò per le braccia e cominciò a trascinarla nella stanza dell'erba.

  
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