Elkland
Roth
si tirò in piedi, spalancando l’immensa porta
della propria grande casa, nella
città immaginaria di Elkland.
Da
giorni aveva la sensazione che qualcosa non andasse: c’era
troppo silenzio,
nulla accadeva da troppo tempo, oramai.
Facendo
tremare la terra sotto gli enormi piedi, il gigante si diresse veloce
verso la
città degli elfi.
Non
avrebbe mai ringraziato abbastanza il signor L. per aver dato vita a un
universo in cui creature così differenti fossero in grado di
convivere in pace.
L’astio
e la guerra erano fenomeni tipicamente umani, non certo appartenenti ai
loro
mondi di fantasia.
In
lontananza, anche grazie alla sua altezza e alla potente vista, Roth
riuscì a scorgere
delle figure vagare laboriosamente in ciò che pareva in
tutto e per tutto un
mercato; o meglio, un mercatino, date le dimensioni.
Su
di un arco si poteva leggere chiaramente: “Benvenuti nella
parte migliore
dell’anno”.
Accadeva
di rado che il mondo dei giganti e quello dei nani venissero a contatto
l’uno
con l’altro; tuttavia, quando ciò avveniva, si
trattava indubbiamente di
questioni importanti.
Roth
mosse un passo in avanti, senza accorgersi della presenza di un
minuscolo individuo
paffuto accanto ai propri talloni.
«Fermo,
fermo, per tutti gli elfi!» udì una voce stridula
gridare, «finirai per schiacciarmi!»
Il
gigante si arrestò di scatto, notando una figurina
saltellare ai suoi
piedi, nella speranza di essere notata.
Acuì
la vista: «Fusha!» sbraitò, lasciandosi
scivolare a terra, provocando un
intenso tremore.
L’elfo
fu costretto a scostarsi per non essere schiacciato dal peso
dell’amico.
«Se
ti avvicini al mercato spaventerai tutti» strepitò
il nano, avvicinandosi al
corpo massiccio dell’altro.
«Lo
so bene, ma c’è una ragione molto seria se ho
superato i confini di Elkland»
disse allarmato il gigante, avvicinando il faccione al minuscolo essere
posto accanto
a lui.
«Non
accade nulla da settimane, ormai. I grifoni sono spariti, insieme alle
altre
creature.
Non
ti sembra strano questo silenzio?» continuò, con
un’espressione terrificata in
volto.
Come
avrebbero fatto il mondo dei giganti e il mondo degli elfi a
sopravvivere, se il
loro creatore pareva scomparso nel nulla?
«Forse
sono state le arpie, sai quanto siano malvagie»
strillò il nano.
«Non
ne sono sicuro, Fusha. Potrebbe essere accaduto qualcosa nel mondo
degli umani»
ribatté Roth, preoccupato.
«Come
possiamo fare per attirare la sua attenzione?» sospirarono
all’unisono.
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Il
signor L. si svegliò di soprassalto, come se un trambusto
assordante gli avesse
penetrato veementemente l’udito.
Gli
parve di aver riposato per secoli interi: la testa vorticava, gli arti
gli dolevano
ma, soprattutto, un pensiero persistente lo attanagliava: doveva
scrivere.
I
suoi personaggi rischiavano di venir dimenticati, se non avesse subito
afferrato
una penna.
Gli
avevano persino domandato aiuto, gridando in sogno il suo nome.
«Signor
L.! Padre!»
Li
aveva uditi chiaramente, non c’era alcun dubbio.
Si
accasciò sullo scomodo cuscino d’ospedale,
volgendosi verso la finestra:
l’impatto con quell’auto doveva avergli
scombussolato il sistema nervoso; ma,
dopotutto, non era la prima volta che i suoi personaggi, i suoi unici
amici,
dimostravano di esistere realmente.
Disclaimer:
si ringrazia Juriaka per il suggerimento del nome dell’elfo ♡