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Autore: Riku_Lucis_Caelum    17/01/2020    0 recensioni
E se ci fosse qualcosa che abbiamo dimenticato?
O meglio, "qualcuno"...
Questa è la storia di una principessa di un regno caduto.
Spero possiate apprezzare questa storia e il personaggio che sono andata a creare, gli intrecci e le sue relazioni. ^^
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gladiolus Amicitia, Ignis Stupeo Scientia, Noctis Lucis Caelum, Prompto Argentum
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Altissia era sotto attacco, il leviatano scatenava la sua furia devastando quella splendida città mentre suo fratello combatteva per avere la sua approvazione. Lei era là, abbastanza lontana per non farsi male e abbastanza vicina per vedere quando venne presa alle spalle. Il braccio le venne torto costringendola a piegarsi in avanti gemendo dal dolore.
- Ma chi abbiamo qui? Diamine sembri quasi quel principino…- disse l’uomo che la stava trattenendo.
Aveva i capelli rossi quanto il sangue che aveva sulle sue mani, in viso un sorriso sadico e divertito mentre le torceva il braccio.
Gli tirò un calcio su una gamba così che lui allentasse la presa e così fù, approfittò di quel breve momento per divincolarsi ed evocare una delle sue armi puntandola contro di lui.
Le sembrava abbastanza sorpreso, tanto che ridacchiò sollevando le mani.
- Usi le armi dei Lucis ma, non ti conosco… chi sei? – mugolò l’uomo per nulla infastidito dall’arma ma più che altro dalla sua ignoranza.
Moriva dalla voglia di capire chi fosse quella che aveva davanti.
- Qualcuno di cui devi preoccuparti… - disse la giovane puntandogli l’arma contro il petto premendo appena.
Il fatto che non subisse danno standogli vicino voleva dire solo una cosa, lui non la conosceva già da prima di quegli eventi infausti ed era un bene, perché sapeva cosa aveva fatto e cosa stava facendo.
Era stato lui a condannarla a morte e ora continuava a fare del male alla sua famiglia.
Sentì un grido e si voltò vedendo il fratello precipitare in acqua, voleva gettarsi per salvarlo ma, non poteva.
- Dannazione… - uggiolò la giovane mentre usava la sua arma per spostarsi e scappare lontana da quell’uomo.
Non era finita ma ora le premeva la vita del fratello, doveva salvarlo e fu allora che lo vide, correva come un forsennato prendendo a calci e pugni ogni sorta di avversario.
-Salva Noct! – urlò la ragazza tenendosi a distanza mantenendo la visuale su di lui.
Quando la guardia si voltò vide quella ragazza, stava balzando sui detriti con la stessa tecnica di Noctis, lanciava la spada per poi teletrasportarsi lasciando una scia luminosa, i capelli neri e lunghi sembravano un mantello, se non fosse stato per quella lunga chioma l’avrebbe scambiata per il principe.
La vide indicargli il punto dove era Noctis e seguì l’indicazione della moretta senza farsi troppe domande, se lui era in pericolo e lei poteva aiutarlo non gli interessava altro.
Quando poi fu certa che fosse al sicuro, si allontanò da quella che una volta era la città per inseguire quell’uomo. Lo avrebbe fermato, a costo della vita.

 
Qualche anno prima…

Ormai era l’ombra di se stessa, la piaga la stava divorando. Era seduta nel letto, la schiena appoggiata alla spalliera e leggeva un libro. La pelle si stava facendo più bianca e sul collo si intravedevano le venature scure, tipiche dell’infezione.
Mangiava appena visto che ogni volta che ingeriva troppo cibo lo vomitava assieme a quel denso liquido nero.
Nella sua stanza era raro che fosse sola, Noct non la lasciava un attimo e aveva dovuto litigarci per convincerlo ad andare a scuola. Ignis era sempre premuroso e presente, cercava di darle da mangiare il minimo ma che fosse nutriente a sufficienza, ogni volta che a causa della malattia stava particolarmente male, lui le era sempre affianco. Gladio non era da meno, nonostante i suoi modi impacciati cercava di starle vicino. Il solo che non era spesso presente era suo padre, si era fatto cupo e silenzioso. Probabilmente non accettava tutto questo ed infondo come poteva biasimarlo.
La guardia era seduta sul letto e la guardava, piegato in avanti con i gomiti sulle ginocchia.
- Non sono bella da vedere… smettila …- mugolò la principessa senza distogliere lo sguardo dal libro.
Lui sorrise e rise, era bello vedere che non perdeva il suo caratterino nonostante stesse male e poi, lei era sempre bella anche non se ne era mai resa conto. La malattia la stava logorando lentamente ma la trovava sempre splendida. Certo era dura pensare che se ne stesse andando un giorno alla volta.
Lui non era come Ignis, non sapeva fare niente di speciale però qualcosa c’era che poteva fare solo lui.
Si alzò piano e di sorpresa la prese in braccio facendole cadere il libro e sobbalzare per la sorpresa.
- Gladio! – uggiolò agitata la moretta.
Lui non sentì ragione e con la principessa tra le braccia prese a camminare, uscì dalla stanza andando per i corridoi meno affollati poi, si diresse verso il giardino interno.
- Su… apri il vetro… - le disse lui con tranquillità tenendola senza alcuno sforzo.
La giovane aprì la porta finestra e uscirono fuori, l’aria aveva un odore così diverso da quello che respirava nella sua stanza, era tanto che non usciva da là.
La guardia si sedette sulla panchina con lei sulle gambe e sorrise spostandole piano i capelli dietro un orecchio.
- Ti ci voleva un po’ d’aria… - lo disse con sincerità ma la guardava con rammarico.
Non lo aveva mai visto così, aveva anche preso a farsi crescere i capelli e la barba era incolta, sul viso troneggiava la cicatrice che si era fatto per proteggere suo fratello.  Gli carezzò piano il viso con quelle mani gelide, sfiorò con dolcezza la parte di cicatrice sulla guancia sorridendo appena.
- Prenditi cura anche di te… non solo di Noct… ok?- si raccomandò la ragazza.
Gladio la guardò negli occhi, poi posandole un dolce bacio sulla fronte la strinse delicatamente tra le braccia, ora le sembrava così fragile che temeva di farle male anche solo abbracciandola.
Rimasero seduti là fuori per un po’ a chiacchierare e lui tentava di strapparle qualche sorriso, Noct era poco dietro, appena tornato da scuola. Si era poggiato al muro di fronte alla finestra, aveva ancora lo zaino a tracolla sulla
spalla e li guardava triste, Prompto era con lui.

Voleva rivedere la ragazza e nella mano aveva un mazzo di fiori, guardava la scena accanto all’amico restando in silenzio. Era così dolce eppure così triste vederla sorridere nonostante tutto quello che stava passando.
- Dei… non portatemela via…- mugolò sommessamente il principe.
Il biondino non disse nulla, strinse solo i pugni tremando mentre qualche petalo cadeva a terra volteggiando lentamente prima di toccare il suolo.

 

 La settimana che seguì la piaga l’aveva portata allo stremo, sul corpo i segni dell'infezione erano sempre più evidenti e lei a stento si muoveva. Era stesa nel letto e faticava a respirare.
Aveva gli occhi chiusi perché ormai anche tenerli aperti per lei era un dispendio di energia eccessivo.
Stava morendo, lo sentiva, quando due braccia la sollevarono di peso dal letto e una mano delicatamente le carezzò la fronte.
-Pa…dre…- sussurrò piano lei riconoscendo in quella carezza il genitore.
- Non ti lascerò morire…- disse l’uomo con la voce tremante.
Non capì subito chi fosse ma riconosceva il profumo che avevano addosso, ne era certa anche se era così tanto tempo che non lo vedeva che, quello che la stava portando in braccio fosse un caro e vecchio amico.
Presero delle scale e qualche ascensore poi sentì il freddo del pavimento e intravedeva appena un bagliore.
Una dolce carezza, delle mani che ricordava e si sforzò per poterlo vedere.
I lineamenti duri, i capelli cortissimi e lo sguardo serio, se possibile non era cambiato per nulla e non era invecchiato di un giorno.
- Cor…- sussurrò appena la giovane e lui le carezzò la fronte spostandole i capelli.
- Avrei voluto incontrarti in altre circostanze principessa…- disse l’uomo tristemente.
Lei accennò un sorriso poi sentì un calore al petto e voltando appena lo sguardo vide il cristallo era così luminoso, si chiedeva perché l’avessero portata là quando iniziò nuovamente a tossire, riuscì a voltare appena la testa sputando in terra quel denso liquido nero poi la udì, una voce gentile che parlava con il padre.
- Quindi accetti il patto? – domandò la voce.
L’uomo non ebbe nemmeno un attimo di esitazione, non poteva assolutamente permettere che accadesse tutto questo.
- Si, ma salvala…- disse il re a cui inizia a tremare la voce.
-Anche se la perderai lo stesso?- domandò di nuovo quella voce mantenendo sempre la stessa cadenza.
Ci fu solo silenzio, i passi incerti mentre si poggiava al bastone raggiungendo la sua bambina, si inginocchiò accanto a lei, le carezzò i capelli mentre le lacrime iniziavano a scendere lente e inesorabili.
- Perdonami… se ho scelto per te… perdona questo padre egoista…- mugolava mentre riempiva di dolci carezze il viso della figlia.
Non era pronto a vederla morire, avrebbe fatto di tutto per poterla salvare, anche perderla, anche non rivederla, gli stava bene tutto purché fosse viva.
L’uomo sollevò lo sguardo sul cristallo annuendo in lacrime il suo assenso a quel patto e mentre la sua bambina riprendeva colorito e il respiro, lui sapeva che la stava perdendo, diede un'ultima carezza, delicata su quel viso che presto avrebbe dimenticato.
Cor la riprese tra le braccia e la portò via, il più lontano possibile dal palazzo mentre il monarca restava a terra in ginocchio piangendo le sue ultime lacrime.

 

Si svegliò in un posto che non conosceva, in un letto che non era suo. La finestre erano chiuse anche se la luce filtrava dalle persiane, di fuori si sentiva il vociare e i suoni della città. Si alzò velocemente senza capogiri e ne fu sorpresa.
Dove si trovava?
Perché non era nella sua stanza?
-Perché sono viva?- mugolò guardandosi le mani.
Posò a terra i piedi, e si diresse all’unica finestra di quel monolocale e aprendola respirò a pieni polmoni l’aria della sua città.
Da lontano vedeva il palazzo, casa sua e si chiedeva come poteva essere finita in quel posto, l’ultima cosa che ricordava era Cor che la portava in braccio e suo padre che le chiedeva perdono in lacrime.
Andò verso l’armadio trovandovi dentro vestiti tutti della sua misura e lo trovò più che strano, surreale.
Mise uno shorts nero e una canotta dello stesso colore, prese le chiavi che erano sul tavolino in mezzo alla stanza e si affrettò ad andare in strada.
Correva come una forsennata, tutti si voltavano a guardarla ma nessuno la avvicinava e quando fu nei pressi del palazzo, fu come immobilizzata.
Le gambe non si muovevano, erano salde a terra e non poteva muoversi di un solo millimetro.
-Perché mi fate questo… ? Voglio tornare a casa…- disse lei con la voce che le tremava.
Fu allora che la sentì, una voce, quella voce che parlava con suo padre.
- Se torni, morirai… se ti avvicini a loro morirai…-
Non le disse altro e la lasciò libera di proseguire, ma  non lo fece. Fissò il palazzo stringendo i pugni, trattenendo le lacrime capendo cosa fosse successo.
Non sarebbe tornata a casa mai più.
Non avrebbe più abbracciato suo fratello, parlato con Ignis, giocato con Prompto…

 

...Gladio…

 

Faceva male anche solo pensarlo ma sarebbe stata così ora la sua vita.
Imparò a osservare a distanza, non smise mai di allenarsi e non pianse mai una volta.
Per strada la gente non faceva che guardarla, sparlava e sussurrava notando la sua incredibile somiglianza col principe, con suo fratello ma nessuno immaginava che lei, fosse sua sorella.

Lei era meno di un ricordo, era un ombra e nell’ombra doveva restare.


Ma non avrebbe lasciato morire suo fratello.

 
P.s.
Lo so ci ho messo molto a caricarlo ma, tra problemi di vario tipo più o meno gravi non avevo tempo e mi sto sforzando di finire le storie sospese. Piano piano ce la farò e spero non passi troppo per i nuovi capitoli ^^ e spero abbiate gradito questo. Alla prossima
   
 
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