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Autore: destiel87    17/01/2020    3 recensioni
Rivisitazione della classica favola disney, con Azraphel nella parte di Belle, e Crowley in quella della bestia.
Più dark e sensuale rispetto all'originale, ma sempre ricca di divertimento, romanticismo e magia.
Il cast:
Gabriele è Gaston
Madame Tracy è la teiera
mr. Shadweel è l'orologio
Newt è il candelabro
Adam è Chicco
Il cane è il cane
E Anatema nella parte della sorella di Azraphel, una stravagante inventrice.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5: The witch
 
L’aria fredda della notte ricopriva di leggeri brividi la pelle nivea di Azraphel, mentre osservava le stelle accanto al suo cavaliere.
Dopo aver danzato per ore, erano usciti sul balcone del salone a prendere un po’ d’aria fresca, ed ora se ne stavano entrambi in silenzio, ad ammirare il cielo stellato.
“Sei felice?” Chiese Crowley, che non riusciva a smettere di guardare il suo sorriso.
“Si… Credo di si.” Rispose il giovane, senza smettere di osservare il cielo.
“Era da molto che non ballavo… E tu invece? Ballavi spesso quando vivevi in paese?” Gli chiese Crowley, chiedendosi se ci fosse qualcuno di speciale nella sua vita, con cui in passato avesse ballato.
“Oh si, molto spesso.”
“Capisco… Immagino che ci saranno tante belle fanciulle dove vivi tu…” Rispose con rammarico, distogliendo lo sguardo.
“Immagino di sì, non ci ho mai fatto caso.”
“Ma hai… Hai detto che ballavi spesso!”
“Si, con Anatema.”
“Oh…” Esclamò, sorridendo istintivamente.
“Sei per caso geloso, Crowley?” Gli chiese Azraphel, notando il cambiamento della sua espressione.
“Io? No, che vai dicendo… Figuriamoci.” Rispose Crowley, schiarendosi la voce.
Dopo qualche momento, Azraphel si ricordò dell’ultima volta che aveva ballato con la sorella, in una calda sera d’estate.
“E’ molto brava a ballare sai? E’ così aggraziata… Mi chiedo come sia possibile che ancora nessuno la corteggi.”
“Beh se ti assomiglia, vivrà anche lei in un mondo tutto suo.”
Azraphel rise. “E’ così. E’ un’inventrice! A volte nemmeno io riesco a capire di cosa sta parlando.”
“Sarà per questo allora, che ancora non ha trovato una persona che le stia accanto. Quando sei diverso, e vivi in un mondo di persone tutte uguali, è come… Come essere sulla luna.” Rispose Crowley, guardando il cielo.
“Anche tu ti sei sentito così?”
“Sempre… Anche se ero costantemente circondato da altre persone, era quasi come se non ci fossero… Come se fossi un fantasma nel castello.”
“Mi dispiace, che tu ti sia sentito così. A dir il vero, si può dire che io sia il fantasma di quel paese. Vivo lì, ma… Non l’ho mai considerato la mia casa.”
“Forse un giorno… Potresti considerare questo castello la tua casa…” Esclamò Crowley, quasi in un sussurro.
“Per considerare un luogo la mia casa, dovrei sentirmi libero... Ma qui, non sono altro che il tuo prigioniero. E poi… Restare significa non poter mai rivedere mia sorella.”
“E se ci fosse un modo per vederla?”
“Quale?”
“Seguimi, te lo mostrerò.”
 I due si incamminarono verso la stanza di Crowley, e una volta entrati, la bestia gli porse uno specchio, la cui cornice nera era ricoperta di strani simboli simili a lettere e forme geometriche.
“Pensa a lei…”
Azraphel lo fece, concentrandosi sul suo volto.
Poi lentamente nello specchio apparse il suo viso.
Il giovane sorrise, ma più la guardava, più avvertiva che qualcosa di terribile le stava accadendo.
Stava piangendo, aveva un grosso livido sulla guancia, ed i suoi capelli le erano stati tagliati rozzamente.
“Qualcosa non và Crowley.” Esclamò preoccupato.
La bestia si avvicinò, guardando insieme a lui nello specchio.
Un coro di voci si levavano attorno a lei, sempre più forti, ripetendo con ferocia un’unica parola: “Strega!”
Poi l’immagine divenne più amplia, rivelando Il palo contro il quale era legata la ragazza, e la legna sotto di lei.
“Cosa le stanno facendo? Crowley? Che succede?” Esclamò Azraphel, sempre più spaventato.
Una voce si alzò tra la folla, era quella del vescovo Maxwell Pulsifer, che impugnando una bibbia, si rivolgeva ad Anatema.
“Non temere figliola, libereremo la tua anima corrotta dal patto che hai stretto con il demonio!”
“Io no ho stretto alcun patto, vi prego dovete credermi!”
“Neghi dunque di aver parlato con il demonio? Di essere stata nel suo castello?”
“No! Mi ero persa nel bosco, stavo solo cercando un riparo…”
“Neghi dunque, che il demonio abbia preso la vita di tuo fratello, in cambio della tua?”
“No… Ma vi prego, non ho fatto nulla di male, dovete credermi!”
“Strega!” Urlò Gabriel. “Diresti qualunque cosa pur di salvarti! Il demonio ha corrotto la tua anima, dolce fanciulla, ma non avere paura, presto il fuoco libererà la tua anima.”
“La mia anima è già libera!” Urlò Anatema. “La vostra piuttosto, è corrotta e meschina!”
Qualcuno si avvicinò e le sputò in faccia.
Il garzone del pane le lanciò un sasso, che la colpì al torace.
“Dio ci è testimone!” Urlò Pulsifer. “Questa notte estirperemo il demonio dalla tua carne, e ti salveremo dalla dannazione eterna!”
Il vescovo afferrò la sua croce, spingendola con forza sulla fronte di Anatema.
“Strega, confessa i tuoi crimini!! Urlò Pulsifer. “Confessa di aver scritto il tuo nome sul libro nero!”
Gabriele le mise una mano sotto la gonna. “Confessa di aver giaciuto con il diavolo, strega!”
“Siete voi il diavolo!” Urlò lei, dimenandosi con forza.
“Strega! Bruciate la strega!” Urlava la folla.
Azraphel posò lo specchio sul tavolo, scoppiando in lacrime.
“Sorella… Sorella cosa ti stanno facendo?” Disse tra i singhiozzi.
Crowley lo prese tra le braccia, abbracciandolo.
Eppure, più lo teneva stretto, più sentiva di doverlo lasciare andare.
“Oh Crowley… Devo andare da lei, devo salvarla… Non posso lasciare che la uccidano.”
“Lo so…” Rispose lui, con un filo di voce. “Vai da lei. Prendi la mia spada… Uccidili tutti se devi, ma salvala.”
“Io non posso uccidere un essere umano… Non posso farlo…”
“Potresti non avere scelta. Hai ucciso un lupo per un estraneo. Chi uccideresti per salvare tua sorella?”
Azraphel gli accarezzò la guancia, mentre si staccava dal suo abbraccio.
“Tu non sei un estraneo… Non più almeno.”
Crowley la prese, baciandone il palmo.
“Vai adesso. Vai da lei…” Sussurrò, allontanandosi. “Ma prendi lo specchio… Almeno, potrai rivedermi, se lo vorrai.”
Azraphel lo prese tra le mani tremanti, incamminandosi verso la porta.
“Ci rivedremo Crowley, ne sono certo.” Disse, prima di chiudere la porta dietro di sé.
Il giovane percorse i corridoi, spalancò la porta del castello, correndo attraverso il grande parco, inoltrandosi nel bosco.
Proprio nel momento in cui sparì tra l’oscurità della foresta, un petalo della rosa cadde, appassendo mentre toccava il tavolo.
Crowley guardò l’ultimo petalo, rassegnandosi alla sua sorte.
“Fa presto amaro destino… Fa presto rosa ad appassire, poiché questa agonia è durata fin troppo, e la speranza, ormai ha abbandonato il castello. Quindi svelta rosa, muori, muori e lascia che il buio mi avvolga e mi chiami per nome.”
Le torce erano già accese, e le ultime preghiere erano state dette.
La folla invocava la morte, che presto sarebbe arrivata.
Anatema non piangeva, ma con lo sguardo fiero la guardava in volto.
“Fratelli, sorelle, il tempo è giunto. La giustizia di Dio calerà impetuosa su questa strega!” Urlò Gabriele, avvicinando la torcia alla legna alla base della pira.
“Fermi! Fermatevi!” Urlò a sua volta Azraphel, correndo verso di loro, esausto per la corsa. “Vi prego, è uno sbaglio, un terribile sbaglio! Mia sorella non è una strega!”
“Azraphel!” Esclamò Anatema, dimenandosi nelle strette corde. “Fratello mio!”
“Tu? Come hai fatto a sfuggire alle grinfie del demonio?” Disse Gabriele, avvicinandosi minaccioso.
“Non sono fuggito, mi ha lasciato andare!”
“Questa è follia!” Gli rispose ridendo.
“E non è un demonio! E’un essere umano, a cui è accaduto qualcosa di terribile… Ma lui è… Buono!”
“Eresia!” Tuonò il vescovo. “Blasfemia! Il demonio ha corrotto la sua anima impura!”
“Non mi ha corrotto… Lui è stato gentile…”
“Confessa! Hai stretto un patto con lui?” Chiese Gabriele, prendendolo per un polso. “Ha sedotto anche te con la sua lingua di serpente, non è vero?”
 “No! Vi state sbagliando… Non è un demonio! Lui è… Dolce.” Mentre sussurrava le ultime parole, Azraphel pensò intensamente a lui. Ed in quel momento, lo specchio nero emise una luce, simile ad un fumo nero, mostrando la sua immagine.
Prima che se ne rendesse conto, Gabriele gli aveva già strappato lo specchio dalla cintura, guardando inorridito il volto della bestia.
“Eccolo, il volto del demonio!” Urlò, mostrando a tutti lo specchio.
“Quello specchio è un oggetto creato con la magia nera! Attenti, voi che lo sguardate!” Esclamò il vescovo.
“Se solo sapessi dove si trova, lo ucciderei io stesso! Dove sei, demonio?” Disse Gabriele furioso.
In quel momento nello specchio apparse l’immagine del castello.
“Ecco, fratelli, ecco l’antro del demone!” Urlò, mostrando lo specchio alla folla.
“Bisogna ucciderlo! E’ dio a comandarcelo!” Aggiunse il vescovo. “Ricacciamolo nel ventre dell’inferno!”
“Via dalle nostre terre!” Urlò il calzolaio.
“Lontano dai nostri figli!” Aggiunse la moglie del lattaio.
“Uccidiamo il mostro!” Si udì tra la gente. “A morte!”
“No! Vi prego, non fategli del male!” Implorò Azraphel, cercando di riprendere lo specchio.
“Dobbiamo bruciarlo con la sorella!” Urlò il vescovo. “Ormai la sua anima è nera, ed è il demonio a possederla.”
La folla inferocita lo prese per le braccia e le gambe, trascinandolo sulla pira di legna.
Lo legarono insieme alla sorella, stringendo la corda dietro ad i suoi polsi.
Gabriele lo guardò a lungo, con l’espressione atterrita, ma li lasciò fare.
“Al castello dunque fratelli miei, il signore ci guiderà!” Urlò Gabriele, distogliendo lo sguardo. “Chi verrà con me?”
Un coro di voci si levò in risposta.
I cavalli furono ferrati, le spade affilate, si caricarono i fucili, si accesero le torce.
Padri salutarono i loro figlioletti, e mogli baciarono i loro sposi, guardandoli partire verso l’oscuro castello.
Prima di andare, accesero la legna sotto la pira, lasciando i due ad aspettare la morte.
Quando se ne andarono, cavalcando come eroi verso la battaglia, fiori vennero sparsi sulla loro strada, e canzoni vennero cantate dalle spose affrante.
Mentre il fumo nero entrava nei loro polmoni, ed il calore del fuoco arrivava lentamente ai loro piedi, i due fratelli si tennero per mano.
Poi d’improvviso sentirono il calore del fuoco sui polsi, e pensarono che fosse arrivata la loro fine.
Ma le corde si slegarono, e i due si guardarono confusi.
“Presto padroncino! Da questa parte!”
“Newt?” Esclamò Azraphel, riconoscendo il candelabro, nascosto ai loro piedi.
“Dobbiamo far presto, o ci vedranno!” Rispose Newt.
“Chi… Cosa sei tu?” Chiese Anatema, chinandosi verso di lui.
“Io sono Newt… Al vostro servizio, mademoiselle.” Rispose, facendo un inchino.
“Dobbiamo avvertire Crowley, prima che sia troppo tardi!” Esclamò Azraphel.
“Avvertirlo? Sei impazzito? Dobbiamo scappare, finche ne abbiamo l’occasione!”
“No! Non lo abbandonerò…”
“Fratello, non sai cosa stai dicendo, è un demonio!”
“E’ mio amico! Ti prego, devi fidarti di me Anatema. Puoi farlo?”
Lei rimase un momento a guardarlo, poi annuì.
“Presto mademoiselle, mi prenda! Vi farò luce nella via del ritorno.”
Anatema si chinò verso di lui, spaventata ed incuriosita, prendendolo con una mano.
“Che belle dita che avete mademoiselle, per essere una strega!”
“Grazie… mr. Newt.”
“Solo Newt, per voi.”
Anatema si ritrovò a sorridere, nonostante la situazione.
Presto i tre scesero dalla pira, bruciandosi solo superficialmente, grazie al passaggio che aveva liberato Newt.
Presero Philippe dalla stalla, e si misero in marcia verso il castello.
Due forze opposte, si muovevano adesso verso la stessa direzione, una per uccidere, una per salvare, una spinta dall’odio, l’altra dall’amore.
  
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