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Autore: Miharu_phos    17/01/2020    0 recensioni
-P-perché- aveva mormorato Jude in preda al pianto, facendo ghignare Caleb di soddisfazione.
-Perché te lo meriti, bastardo. Io ti odio, Jude. E se avessi potuto infliggerti più dolore in qualche modo certamente lo avrei fatto, ma questo mi è sembrato il modo più pratico.- spiegò con noncuranza il castano, prendendo un altro sorso dalla lattina.
Genere: Angst, Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, David/Jiro, Joe/Koujirou, Jude/Yuuto, Mark/Mamoru
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il campanello suonò rompendo il silenzio creatosi nella stanza in cui i due ragazzi riposavano abbracciati l'uno all'altro.

 

Mark si precipitò ad aprire, assicurandosi che il rumore non avesse svegliato il suo amico, il quale pareva essere ancora addormentato.

 

-Ehi tesoro, vi ho portato il pranzo, ho pensato che non aveste una gran voglia di cucinare così ci ho pensato io. Come sta?-

 

Mark si sforzò di sorridere prendendo la teglia ancora calda che la moglie gli porgeva, mentre fingeva di essere grato di quel gesto, congratulandosi con lei per il "profumo" che il pasto emanava.

 

-Si è addormentato solo poche ore fa, ha passato la notte a piangere. È ridotto uno straccio, poveretto- mormorò il castano facendo sospirare sua moglie dispiaciuta.

 

-Vedrai, lo supererà. Piuttosto, che fine ha fatto quel miserabile?-

 

-Non tocchiamo l'argomento, per favore. Per la prima volta nella mia vita sento di odiare qualcuno- disse Mark provocando un risolino nella moglie.

 

I due coniugi si salutarono ed il castano ritornò nella camera da letto dell'amico, trovandolo sveglio mentre si massaggiava il viso, ancora gonfio per il pianto.

 

-Scusami, ti abbiamo svegliato-

 

-Niente affatto, sta tranquillo. Chi era alla porta?- 

 

-Era Nelly, ti manda uno dei suoi famosi stufati- mormorò Mark con tono leggermente ironico, non riuscendo per nulla però a scalfire la tristezza di Jude.

 

Il rasta fissava il proprio cellulare con aria triste, mentre con le dita insicure digitava qualcosa sullo schermo.

 

-Ti prego non dirmi che è lui...-

 

"Quanto lo vorrei" pensò Jude, sospirando.

 

-No è David. Vuole venire qui per parlare-

 

Mark strinse le mani in due pugni contraendo la mascella.

 

-Che coraggio! Ma come si permette? Almeno Joe ha avuto la decenza di sparire, dopo. Lui invece non ti da neanche il tempo di metabolizzare che subito spera di ottenere il tuo perdono. Che schifo.-

 

-Non è colpa sua, Mark. Caleb li ha fuorviati tutti e due, lo sai. Lo ha fatto di proposito-

 

Jude ripensò alle lacrime che invadevano il volto di David quando si erano incontrati su richiesta di Jude, subito dopo quel che era successo a casa di Caleb.

 

-Mi dispiace tanto Jude. Mi sento un verme ed hai tutto il diritto di odiarmi-

 

Non si era giustificato, non aveva cercato neanche per un secondo di nascondere la sua relazione con Caleb.

 

Appena Jude era arrivato da lui in preda al pianto David aveva confessato, incapace di continuare ulteriormente a tradire il suo amico, soprattutto dopo quello che Jude gli aveva detto di aver scoperto su Joe.

 

-Non farlo venire Jude, per favore. Prenditi il tempo di rimetterti in piedi, per lo meno-

 

-No. Voglio sapere tutto, ogni dettaglio, anche da Joe. So che non avevano le stesse intenzioni di Caleb e so che questo non li rende meno traditori ma non importa. Posso sopportarlo.-

 

Mark si avvicinò al suo amico, abbracciandogli la testa mentre se la premeva sul petto.

 

Jude riprese istintivamente a piangere, non faceva altro dalla sera prima.

 

-Perché mi hanno fatto questo, Mark? Perché proprio loro? Mi fidavo di entrambi, erano come dei fratelli per me-

 

Mark gli baciò la testa, attirandolo a sé mentre si stendeva sul letto.

 

-Ci sono io Jude, un fratello lo hai ancora. E riuscirai a superare tutto, sei tanto forte. E poi hai anche Celia. Mi ha chiamato stamattina, è partita con i bambini e sarà qui entro sera- lo informò, provocando una forte scossa nel petto del rasta.

 

Si sentiva talmente umiliato al pensiero che tutti avessero scoperto la grossa fregatura dietro la sua relazione apparentemente perfetta; fosse stato per lui non avrebbe avvisato nessuno, ma Joe aveva immediatamente chiamato Mark chiedendogli con urgenza di aiutare Jude.

 

Quando lo aveva trovato in quelle condizioni non aveva potuto lascialo solo neanche per un secondo, lo aveva fatto sfogare sulla sua spalla e lo aveva consolato per tutta la notte, finché alle prime luci dell'alba non si era deciso a chiudere un po' gli occhi.

 

Passò una settimana prima che Jude potesse avere la forza di ricominciare ad uscire di casa.

 

E paradossalmente, la prima cosa che fece fu proprio tornare da Caleb, un gesto recidivo, contraddittorio, ma inevitabile.

 

Quando il ragazzo aprì la porta di casa per poco non gli venne un colpo.

 

Jude Sharp era tornato da lui, magari per ammazzarlo.

 

Passarono diversi secondi prima che uno dei due potesse avere una minima reazione.

 

Non parlarono.

 

Caleb si scostò facendo spazio a Jude che entrò lentamente in casa, con passo incerto.

 

Caleb si mise a guardarlo con la coda dell'occhio mentre l'altro si dirigeva verso la grande finestra del salotto che dava sulla strada.

 

La casa era uno schifo come al solito ma Jude ci era abituato, il suo ex ragazzo era sempre stato un tipo disordinato.

 

Quando si decise a guardarlo direttamente Jude abbassò lo sguardo, come se fosse lui il colpevole dei due.

 

-Scusami. Non ce l'ho fatta proprio a trattenermi-

 

Caleb lo guardò cercando di studiare il suo comportamento, che sembrava fin troppo sincero.

 

-Non volevo rovinarti la vita. Mi dispiace davvero, Caleb.-

 

L'altro lo fissò sorpreso. Jude si stava scusando? Perché?

 

-Se tu mi avessi parlato dei tuoi disagi nei miei confronti avrei fatto di tutto per venirti incontro, credimi. O forse no, forse hai ragione tu, molto probabilmente me ne sarei compiaciuto se avessi scoperto che eri invidioso di me.-

 

Caleb avvertì un pizzico al cuore.

 

Invidioso...

 

-Ma ti giuro che adesso sono cambiato e che non potrei mai, mai farti del male. Volevo solo il tuo bene, volevo solo passare con te il resto della vita, anche se non te l'ho mai detto. E so che l'ultima cosa che avrei dovuto fare era venire qui, perché non mi vuoi e dovrei farmene una fottuta ragione. Ma volevo che sapessi quanto mi dispiace per averti fatto soffrire, io non sono migliore di nessuno, tanto meno di te, e quel gioco, quello stupido gioco era solo un altro modo per accontentare le infinite pretese di mio padre. Io dovevo essere il migliore. Ma non lo ero. Tu lo eri-

 

Dal volto di Caleb non traspariva alcuna emozione eppure nella sua testa regnava il più grande sconcerto.

 

Scosse la testa, totalmente in disaccordo con le parole di Jude.

 

Come diamine faceva ad essere ancora così tanto perfetto, senza peccato, fottutamente buono, giusto, ragionevole, quasi angelico?!

 

-Tu sei il migliore, cazzo Jude, lo sei sempre stato e lo sai. Non mentirmi solo per tentare di rendere la mia esistenza meno patetica-

 

Risentire la voce di Caleb fu tremendamente doloroso ma al tempo stesso fu come riprendere una fresca boccata d'aria.

 

Jude strinse gli occhi tentando di trattenere l'ennesimo pianto. 

 

-Ti prego Caleb non voglio ricominciare, permettimi solo di scusarmi-

 

-Ma scusarti per cosa, dannazione?! Per essere stato perfetto?! Come fai ad umiliarti in questo modo Jude, me lo spieghi?-

 

-Mi dispiace- il pianto ormai aveva vinto e Jude stava cominciando a singhiozzare sotto gli occhi colpevoli del castano.

 

Caleb non riuscì a trattenersi e si avvicinò al suo ex ragazzo per stringerlo in un forte abbraccio.

 

-Va via Jude. Non ti meriti tutto il male che ti ho fatto, e la colpa mi sta logorando dentro. Non rendere tutto più doloroso.-

 

Il rasta sollevò il viso sorpreso dal gesto dell'altro, era convinto di disgustarlo.

 

Il suo labbro inferiore tremava mentre tentava di tenerlo fermo con i denti; fissava timorosamente Caleb negli occhi e lo supplicava con lo sguardo.

 

Lui proprio non ce la faceva a sostenere quegli occhi, così chiuse i suoi e strinse la testa di Jude per poi baciargli i capelli.

 

-Va via. Non ti merito.-

 

-Puoi- singhiozzò -puoi solo baciarmi per un'ultima volta e tipo, tipo fingere. Fingere di amarmi e...di non odiarmi, di non disprezzami...fingi soltanto un altro po'. Per favore-

 

Era inestimabile il grado di disprezzo che Caleb stava provando verso se stesso.

 

Era vergognoso il fatto che avesse ridotto così un ragazzo che era completamente innamorato di lui. Non c'era proprio nulla di cui andar fiero, quella che aveva conseguito non era una vittoria; era stato soltanto uno spietato e gratuito atto crudele ai danni di un ragazzo innocente.

 

-Non posso, Jude. Vai.-

 

Aveva tentato di staccarsi ma Jude aveva insistito e si era appropriato delle sue labbra senza alcun permesso, trascinandolo in un lungo e sofferto bacio.

 

Un bacio che mise completamente in subbuglio il cuore di Caleb perché per la prima volta non baciava Jude con il risentimento nel cuore, ma lo baciava esclusivamente perché gli piaceva assaporare quella bocca, scambiare la propria saliva con quella del suo eterno nemico, ed abbandonarsi alla consapevolezza che si, anche lui ne era inesorabilmente innamorato.

 

Non riuscirono a staccarsi. 

 

Finirono direttamente nella camera da letto del castano e vi rimasero per tutta la notte.

 

Jude era ignaro dei sentimenti che stavano emergendo nel cuore di Caleb ma non gli importava; pur di avere anche solo un secondo in più con il ragazzo che amava avrebbe sopportato la certezza di venire assecondato esclusivamente per compassione.

 

E Caleb si ostinò a fingere che fosse così. Tenerlo ancora in pugno in fondo era una bella sensazione e allo stesso tempo poteva mascherare la dedizione verso il rasta con la sua presunta generosità: si stava sacrificando pur di non farlo soffrire, e riuscire a farlo credere a Jude era dannatamente appagante.

 

 

 

   
 
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