Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pampa98    17/01/2020    7 recensioni
[Jaime/Brienne]
Soulmate!AU. Una rivisitazione degli eventi della serie in chiave Soulmate, da quando Jaime e Brienne si incontrano per la prima volta all'accampamento degli Stark, fino al loro addio ad Approdo del Re.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The song of the Knight and his Maiden Fair'
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BRIENNE V


 
Brienne aveva cercato di incontrare Margaery per tutta la mattina, ma Elinor, una delle sue accompagnatrici che aveva già incontrato all’accampamento di Renly, le aveva detto che sarebbe stata impegnata per la preparazione delle nozze e avrebbe poi pranzato nelle sue stanze con Sansa Lannister.

«Avrò premura di dirle che sei qui» le disse. «Ti ricorda con affetto e sono certa che sarà felice di rivederti.»

Dubitava che la futura regina provasse affetto per lei, dal momento che si erano scambiate solo poche parole, per lo più formali, ma ringraziò comunque Elinor per la sua cortesia e se ne andò.

Avrebbe quasi voluto chiedere se poteva pranzare con lei, ma ricordò l’ammonimento di Jaime riguardo a Sansa e decise di lasciar perdere. Inoltre non sarebbe stato educato presentarsi senza invito.

Decise di fare una passeggiata per i giardini di Approdo del Re e presto si ritrovò ad ammirare le sue scogliere e il mare blu sotto di esse. Si chiese se somigliasse al panorama di Tarth. Scese su uno dei promontori e si sedette a terra, lasciando che la brezza marina le scorresse sul viso e le scompigliasse la gonna.

Le dava fastidio dover indossare quegli abiti, ma erano gli unici che le erano stati forniti e doveva portarli per forza. Quel giorno aveva scelto un vestito rosso con le maniche fino al gomito e una scollatura leggera. Odiava gli abiti che mettevano in risalto il petto: nella maggior parte dei casi serviva a enfatizzare le curve di una donna, ma lei di curve non ne aveva e non le andava di renderlo più ovvio del dovuto.

Quell’abito non le dispiaceva, le stava abbastanza bene e non la faceva sentire eccessivamente ridicola. Era sicuramente meglio di quello indossato il giorno prima. Quantomeno in quell’occasione Jaime aveva avuto il buon senso di tacere, senza ridicolizzarla.

Si chiese cosa stesse facendo in quel momento.

Sarà insieme a Cersei. Sono stati lontani per molto tempo, devono recuperare.

Sospirò. Il pensiero di loro due insieme le faceva male. Durante il loro viaggio si era illusa di essere importante per lui, ma era solo perché non aveva alternativa. Là fuori era un viaggiatore storpio, ma qui era il Leone di Lannister, Lord Comandante della Guardia Reale.

E la sua anima gemella è qui.

O forse Cersei era solo la sua gemella. Brienne si era chiesta spesso se fosse lei l’anima gemella di Jaime Lannister: in teoria il legame dovrebbe essere reciproco, perciò se lei aveva iniziato a vedere i colori grazie a lui, doveva essere accaduto lo stesso a Jaime.

Però ha detto di averli sempre visti.

Tuttavia Brienne ricordò che lei stessa aveva mentito in quell’occasione, dichiarando di vedere ancora in bianco e nero. Forse lo aveva fatto anche lui, forse…

Scosse la testa, scacciando quei pensieri. E se anche fossero state anime gemelle? Non aveva importanza, perché lui amava Cersei e solo Cersei.

E, in ogni caso, non guarderebbe mai una come me.

Il fatto che le loro anime fossero legate non significava che dovessero amarsi. Jaime voleva Cersei e lei non avrebbe potuto fare niente per fargli cambiare idea.

«Ti disturbo, mia signora?»

Brienne si voltò sentendo una voce alle sue spalle. In fondo alle scale era comparso un omuncolo che si stava avvicinando a lei con passo ondeggiante. Indossava una casacca ricamata con il rosso e oro dei Lannister e aveva un’orrenda cicatrice sul volto.

Quel sorrisetto mi ricorda qualcuno.

«Mio lord» lo salutò lei, alzandosi in piedi.

«Oh, sei davvero un gigante» esclamò Tyrion. «Ti prego, rimettiti comoda. A me verrà il torcicollo e a te il mal di schiena se parliamo così.»

Non aveva tutti i torti. Si sedettero insieme sul muretto, ma Brienne non sapeva bene cosa aspettarsi da lui. Sapeva che Jaime gli voleva bene e che tra i suoi parenti era quello più umano e affidabile, ma si sentiva comunque a disagio a stare sola con lui.

«Perdona il mio aspetto» disse lui. «Spero non ti dia troppo fastidio la mia faccia.»

«Niente affatto» rispose prontamente lei. Non era un bel vedere, certo, ma chi era lei per giudicare l’aspetto fisico altrui?

Colse l’occasione per cercare di iniziare una conversazione.

«Posso chiederti com’è successo?»

«Un regalino della mia dolce sorella durante la Battaglia delle Acque Nere.»

Brienne sbiancò.

«Ma non… Non stavate combattendo contro Stannis Baratheon?»

«Esatto.»

«Allora perché…?»

«Mia sorella mi vuole morto dal giorno in cui sono nato» spiegò Tyrion. La sua voce suonava quasi divertita. «Quale occasione migliore di una battaglia per farmi fuori? Nessuno avrebbe potuto incolpare lei. Ti ha scioccato questa storia?»

«Un po’, sì. Siete fratelli» disse.

Tyrion fece spallucce.

«Ci amiamo molto e ce lo dimostriamo così» scherzò. «Jaime non ti ha detto che non siamo esattamente una famigliola unita e felice?»

Ricordò che l’uomo aveva accennato all’odio di Cersei per il loro fratello minore, ma Brienne non l’avrebbe mai creduta capace di ucciderlo.

Di che razza di donna è innamorato Jaime?

«Non stare ad angustiarti, mia cara» tagliò corto lui. «Ho un bel fratello che mi vuole bene e tanto mi basta. A proposito di Jaime, è passato da te stamani?»

«N-No, perché?»

Tyrion la squadrò da capo a piedi, mettendola in imbarazzo, e annuì.

«Già, dovevo capirlo dal vestito.»

Brienne aggrottò le sopracciglia. Cosa c’entrava Jaime con i suoi vestiti?

«Be', è stato un piacere averti conosciuta, ma ora devo andare» disse infine, alzandosi in piedi.

Brienne non dovette nemmeno alzare la testa per guardarlo in faccia.

«Torno anch’io. Penso che andrò a riposare un altro po’.»

Non che ne avesse davvero bisogno, ma, non sapendo cos’altro fare, preferiva rinchiudersi nella sua camera piuttosto che girovagare per il castello, rischiando di imbattersi in altri Lannister.

«Perfetto, allora facciamo la strada insieme. Ti offrirei il braccio, ma credo che sarebbe più un impiccio che un aiuto per te» disse ridacchiando.

Brienne sorrise. «Hai ragione, ma ti ringrazio comunque per il pensiero.»


 
Entrando nella Torre delle Spade Bianche, Brienne fu tentata di cercare Jaime nella Sala Rotonda, ma decise di attenersi al piano originale e andò in camera sua. Lui aveva sicuramente molte cose di cui occuparsi e sarebbe stato sciocco andare a infastidirlo inutilmente.

Brienne capì che le sue giornate si sarebbero divise tra la sua stanza e il tentativo di avvicinare Margaery e Sansa. Ma per quanto tempo sarebbe andata avanti così? Jaime aveva promesso di proteggerla, promessa che lei aveva accettato solo grazie all’intensità dal suo sguardo,

e al fatto che era troppo vicino a me per permettermi di ragionare lucidamente,

ma non avevano mai elaborato un vero e proprio piano. Portare Sansa alla Barriera era la scelta più saggia, il problema era come avrebbero fatta a farla uscire dalla città.

Entrò in camera e si diresse verso il letto, su cui trovò tre abiti che non aveva mai visto prima.

«Ma cosa…?»

Erano tutti sulle tonalità del blu e dell’azzurro e sembravano proprio della sua misura. Il primo aveva una larga scollatura e un corpetto imbottito, il secondo era un modello molto simile a quello che stava indossando, mentre il terzo era il più semplice, somigliava a una casacca e sul petto era ricamata una stella d’oro. Insieme a essi vi era anche un biglietto:


Mio padre non accetta che le donne non indossino le gonne, soprattutto in sua presenza, perciò temo che dovrai accontentarti. Tuttavia lasciami dire che il rosa non è assolutamente il tuo colore, mia signora. Trovo che il blu sia più adatto e spero proprio di non sbagliarmi. Mi auguro di aver indovinato le misure e che queste vesti siano di tuo gradimento. Ti aspetto a pranzo.
                                                                                                                                                                               Jaime



Brienne guardò quegli abiti con rinnovato interesse. Jaime li aveva fatti fare appositamente per lei.

Li osservò nuovamente, ma la sua preferenza iniziale non cambiò comunque. Prese il terzo abito, quello più sobrio e che nascondeva meglio il suo corpo, ma mentre lo sollevava, qualcosa scivolò a terra. Erano un paio di pantaloni. Brienne non capì come fossero finiti lì, ma poi un dubbio si insinuò nella sua mente: guardò anche gli altri abiti e, dentro la gonna di entrambi, vi erano dei pantaloni. Osservandoli bene, sembravano fatti apposta per abbinarsi ai rispettivi abiti. Jaime sapeva quanto le gonne la mettessero a disagio e aveva fatto in modo di farla sentire al sicuro, pur seguendo le direttive di Lord Tywin.

Brienne pensò che nessuno aveva mai compiuto un gesto così carino per lei.


 
«Sei in perfetto orario, mia signora. Prego, entra.»

Brienne cercò di non arrossire mentre entrava. Non si era ancora abituata a vederlo nei panni del Leone di Lannister e il suo aspetto la metteva in soggezione.

La sua camera era più spaziosa della sua, con un grande letto a baldacchino e un lungo tavolo, già imbandito per il loro pranzo.

«Vedo che hai ricevuto il mio dono» le disse, chiudendosi la porta alle spalle.

«Sì e ti ringrazio, sei stato molto gentile. Soprattutto per…» disse, sollevando la gonna e rivelando i pantaloni blu nascosti lì sotto.

Jaime sorrise soddisfatto.

«Ero certo che ti sarebbero piaciuti. E avevo anche ragione sul colore: il blu ti dona» disse, guardandola dall’alto in basso, ma senza il disprezzo a cui gli altri uomini l’avevano fatta abituare. «Mette in risalto i tuoi occhi.»

Brienne arrossì per quel complimento inaspettato.

«G-Grazie» mormorò, cercando di non risultare troppo impacciata.

Jaime le sorrise dolcemente e la invitò a sedersi. Le tenne la sedia finchè non si fu seduta e Brienne si sentì a disagio per quell’improvviso atteggiamento cavalleresco. Anche se si trattava di Jaime e sapeva che non l’avrebbe derisa o insultata, il timore di essere presa in giro non era ancora svanito del tutto.

«Ti direi di aver scritto di persona il biglietto, ma sarebbe una bugia» le disse. «Non ho mai avuto una buona grafia e con la mano sinistra riesco a malapena a tenere in mano una penna. Spero che mio fratello non abbia aggiunto qualche commento inopportuno.»

«È stato Lord Tyrion a scrivere il messaggio?» esclamò Brienne. «Ah, ora capisco.»

Jaime sgranò gli occhi, terrorizzato.

«Lo sapevo, dovevo farlo fare a qualcun altro. Cosa ti ha detto? Sappi che è uno stronzo dalla lingua lunga e non sa cosa sia il contegno.»

«Credevo gli volessi bene» disse Brienne, sorpresa per quelle parole.

«Con tutto il mio cuore, ma resta il fatto che è insopportabile.»

Brienne rise. «Comunque ha scritto tutto alla perfezione. L’ho incontrato stamattina e, vedendo il mio abito, aveva capito che non avevo ancora ricevuto il tuo dono.»

Jaime tirò un sospiro di sollievo.

«Anzi, ti dirò, l’ho trovato molto garbato. Non somigliava per niente all’uomo di cui avevo tanto sentito parlare.»

«Lo hai visto per troppo poco tempo, temo. Comunque, ignora i miei commenti: sono il fratello maggiore, devo trattarlo un po’ male. Ti assicuro che è la persona che amo e di cui mi fido di più al mondo, secondo solo a…»

Si zittì, prima di terminare la frase, ma Brienne capì comunque a chi si riferisse.

Secondo solo a Cersei.

Il clima di serenità che si era venuto a creare mutò in un attimo. Brienne non era più così sciocca da credere che un uomo potesse amarla, specie uno come Jaime Lannister, ma non credeva comunque che Cersei fosse la donna adatta a lui. Oltre al fatto che erano fratelli, la regina sembrava una persona spregevole e vendicativa. Aveva cercato di uccidere suo fratello, quello stesso fratello che Jaime amava moltissimo.

Sapeva ciò che sua sorella aveva fatto? Glielo avrebbe dovuto dire?

«Va tutto bene?» le chiese Jaime, riscuotendola dai suoi pensieri.

Brienne annuì. Non era compito suo impicciarsi delle faccende dei Lannister.

«Vuoi un po’ d’acqua? O per una volta accetti il vino?» le chiese, inclinando la testa di lato.

Brienne ci pensò un momento.

«Va bene» disse. «Un bicchiere solo però.»

Jaime sorrise, soddisfatto, e allungò la mano verso la brocca. La mano sbagliata. Brienne riuscì a prendere la brocca prima che cadesse a terra, ma parte del liquido si era comunque versato sulla tavola.

«Maledizione! Stupida mano inutile» esclamò Jaime.

Solo in quel momento Brienne si rese conto che sporgeva qualcosa dalla manica destra del cavaliere. Era un pezzo d’oro, minuziosamente rifinito per dargli la forma e l’aspetto di una mano. Il giorno precedente non lo aveva.

Brienne avrebbe voluto dire qualcosa, ma non le veniva in mente niente di carino. Quell’oggetto non sembrava minimamente funzionale, era solo pensato per celare il moncherino.

«Carino, vero?» disse Jaime, notando dov’era puntato il suo sguardo. «Il regalo di bentornato da parte della mia cara sorellina.»

«Non sembra molto utile.»

«Ovviamente. Non era quello il suo scopo.»

Rideva mentre parlava, ma quell’allegria non aveva raggiunto i suoi occhi.

È un ornamento. Lo so io e lo sa anche lui.

Cersei aveva voluto abbellirlo, come se fosse stato un oggetto rotto di cui non voleva far vedere la crepa.

«Però sono abbastanza sicuro che ricevere uno schiaffo con questa faccia piuttosto male» disse Jaime, cercando di trovare un lato positivo in quell’oggetto.

Brienne annuì, anche se non sapeva quanto un’utilità simile servisse: Jaime non era il tipo da andare in giro a picchiare la gente.

Alzò la brocca e versò il vino per Jaime e per se stessa. Non c’era molto altro da dire su quella mano, quindi tanto valeva cambiare argomento.

«Grazie» le disse Jaime. «Vogliamo brindare, mia signora?»

«A cosa vorresti brindare?» Non le sembrava che ci fosse qualcosa di cui essere felici in quella situazione, se non, almeno per lei, il fatto di essere ancora insieme. «E smettila di chiamarmi così, è strano.»

Jaime fece spallucce.

«Come vuoi, donzella.»

Brienne alzò gli occhi al cielo, facendo ridere di gusto il suo interlocutore.


 
Passarono tutta la giornata insieme, nessuno dei due consapevole del tempo che fosse passato fino a quando lo scudiero di Tyrion non andò a ricordare a Jaime della cena di famiglia di quella sera. Lui non sembrò esserne troppo felice, ma disse che si sarebbe cambiato e li avrebbe raggiunti.

Le augurò la buona notte e i due si separarono. Brienne si era ripromessa di andare a cercare Margaery di nuovo quel pomeriggio, ma quando lasciò le stanze di Jaime si rese conto che era già sera. Non le capitava spesso di dimenticare i suoi doveri e di non accorgersi dello scorrere del tempo, ma a quanto pare Jaime aveva quell’effetto su di lei.

Quando arrivò di fronte alla sua stanza, c’era Ser Loras ad aspettarla. I due non si erano più visti dal loro ultimo incontro e Brienne sperò che il cavaliere non fosse lì per accusarla nuovamente della morte di Renly.

«Lady Brienne» la salutò cortesemente.

«Ser Loras.»

«Se non ti è di disturbo, mia sorella avrebbe piacere a vederti.»

Brienne sgranò gli occhi.

«La regina Margaery?» chiese.

«Non mi risulta di avere altre sorelle» rispose Loras, scocciato.

«C-Certo» disse Brienne. «Con molto piacere.»

Loras annuì e le fece cenno di seguirla. Si addentrarono nei cortili della Fortezza Rossa e, per un momento, Brienne temette che Margaery fosse alla cena di famiglia dei Lannister. Non le avrebbe fatto piacere incontrarla lì, soprattutto se il Re e Cersei fossero stati presenti. Tuttavia Loras uscì dalla Fortezza e si diresse nei giardini, da dove proveniva un vociare concitato e un intenso profumo di rose.

Passarono accanto a molti servitori e dame, tutti con indosso lo stemma dei Tyrell. Alcune facce non le erano nuove, le aveva già incontrate all’accampamento di Renly o a Tarth, e si sentì a casa.

«Mia nonna ti aspetta nel gazebo dall’altro lato» annunciò Loras, facendo svanire la tranquillità di Brienne.

Lady Olenna Tyrell, la Regina di Spine. Avrebbe dovuto immaginare che sarebbe stata presente al matrimonio della nipote, ma sperava di poter incontrare Margaery da sola. Si fidava di lei, ma non sapeva cosa pensare del suo entourage e, soprattutto, di sua nonna, la quale non si era mostrata troppo entusiasta per l’alleanza con Renly.

Ormai, però, era lì e fuggire sarebbe stato impossibile. Ringraziò Loras e si avviò verso il luogo dell’appuntamento. Era buio, ma il giardino era pieno di candele che permettevano di vedere chiaramente le persone e l’ambiente circostante. Il gazebo era il luogo più illuminato e Brienne riuscì a distinguere le persone al suo interno anche a distanza. Vi era una donna anziana, dal portamento regale, che guardava le due giovani fanciulle sedute accanto a lei.

Queste erano occupate in un’allegra conversazione e sembrarono non accorgersi del suo arrivo fino a quando Lady Olenna non le parlò.

«Oh, per gli dei! Eccoti qui» disse, come se si conoscessero da sempre. «Ma guardati. Sei davvero incredibile. Ehi, tu!» esclamò poi, rivolta ad uno dei servitori. «Credi di riuscire a portare una sedia alla nostra ospite prima che arrivi l’Inverno? Questi idioti» aggiunse poi, tornando a rivolgersi a Brienne. «Mi chiedo perché continuo a tenerli al mio servizio.»

Brienne non sapeva cosa dire, ma di certo aveva appena capito come Lady Olenna si fosse guadagnata il titolo di “Regina di Spine”.

«Lady Brienne. Che piacere rivederti.»

Per sua fortuna Margaery venne in suo soccorso, alzandosi per accoglierla.

«Mia regina» Brienne fece un inchino, anche se nel suo solito modo impacciato. «Il piacere è tutto mio.»

Margaery le sorrise e tornò a sedersi. Fu in quel momento che Brienne si rese conto di chi era la ragazza seduta tra le due Tyrell. Aveva gli inconfondibili capelli rossi dei Tully e il volto austero di sua madre.

«Permettimi di presentarti Lady Sansa» disse Margaery. «Sansa, questa è la donna di cui ti ho parlato, ricordi?»

Brienne si sentì onorata per la considerazione che Margaery le mostrava e anche perché, inconsapevolmente, la stava aiutando.

Jaime mi ha detto di stare lontana da Sansa Stark, ma è stata la regina a farci incontrare e non ho intenzione di lasciarmi sfuggire questa occasione.

«È un onore conoscerti, Lady Sansa» disse, facendo una riverenza.

Sansa rispose con garbo, ma Brienne si rese conto che i suoi occhi non esprimevano emozioni, nonostante poco prima sembrasse felice a conversare con Margaery.

Il servitore arrivò con la sedia per Brienne e le quattro donne poterono cominciare a cenare. Il tavolo era imbandito con dolci e formaggi, alimenti molto diversi da quelli condivisi con Jaime, ma la sontuosità era quasi la stessa. Brienne non ricordava di aver mai passato così tanto tempo seduta a un tavolo.

«So che hai sconfitto mio nipote» disse Olenna, «mandandolo a terra come lo sciocco ragazzo che è.»

«Ser Loras ha combattuto con valore» lo difese Brienne, ma la donna la zittì con un gesto della mano.

«Sì, sì, poco importa. È un idiota e qualcuno avrebbe dovuto suonargliele prima. Temo sia un difetto degli uomini della nostra famiglia: tanta bellezza, ma poco cervello.»

«Nonna!» la ammonì Margaery. «Ti prego, hai già spaventato Sansa, non fare lo stesso anche con Brienne.»

«Mi pare che la nostra giovane amica non si tiri mai indietro da un nostro invito, perciò non l’ho spaventata così tanto evidentemente» ribatté lei. «Comunque, mia cara, gli dei ti hanno dato un dono unico: la stazza di un uomo. Devi usarlo bene.»

Brienne non riusciva a capire se Lady Olenna la stava adulando o insultando.

«Verrai al matrimonio, dopodomani?» chiese Margaery per cambiare argomento.

Brienne fu colta in contropiede, poiché non ci aveva ancora pensato. I banchetti la mettevano a disagio ed era certa che a nessuno sarebbe importato della sua assenza.

«Io… Non credo, mia signora. Non sono stata invitata e non…»

«Sei appena stata invitata» confermò Olenna. «Ti divertirai, vedrai.»

Ne dubito fortemente.

«Vieni, ti prego. Ne avrei molto piacere» le disse Margaery e quelle parole furono più efficaci.

Accettò, anche se in cuor suo sperava ancora di riuscire a evitarlo.

«Hai già conosciuto il re?» le chiese Olenna.

«No, non ne ho ancora avuto il piacere.»

Avrebbe evitato di incontrarlo per sempre se avesse potuto, ma doveva mostrarsi piacente di fronte alla sua futura moglie e a sua nonna. Sebbene forse rischiava di fare una brutta impressione su Sansa.

«Non è un piacere, fidati. È un piccolo mostro a cui non avrebbero mai dovuto dare la corona.»

Brienne sgranò gli occhi di fronte a quelle parole. La Regina di Spine non poteva davvero pensare quello di Joffrey, altrimenti non avrebbe potuto darlo in sposa a sua nipote.

Però quello che ha detto è vero. Joffrey è un mostro.

«Non siamo sue grandi fan» le spiegò Margaery. «Specie dopo quello che ci ha raccontato Sansa.»

«Ma allora… Non capisco, perché vuoi sposare un uomo simile?»

«Perché è necessario» rispose semplicemente lei. «Joffrey è il re che ci piaccia o meno. A ogni modo credo di avere una qualche influenza positiva su di lui. Forse potrei riuscire a cambiarlo.»

«Non farti illusioni» la contraddisse Sansa. Il suo sguardo si era rabbuiato da quando avevano iniziato a parlare del re bambino. «Lui non cambierà, non accadrà mai.»

Maragery le sorrise dolcemente, prendendole la mano, e Brienne ebbe l’impressione di stare assistendo a un gesto molto intimo.

«Perdonami, Sansa, questi discorsi ti hanno rabbuiata» le disse. «Parliamo di cose più felici. Domani ti va di accompagnarmi a scegliere i gioielli per le nozze? Il consiglio di un’esperta mi farebbe comodo.»

Sansa sembrò riacquistare un po’ di serenità e annuì.

«Credevo che i preparativi per il matrimonio fossero ormai ultimati» commentò Brienne.

Margaery ridacchiò e si sporse verso di lei, per non farsi sentire da Lady Olenna.

«Se fosse dipeso da me, sì, ma devo lottare contro il giudizio e le lamentele di mia nonna su ogni cosa.»

Brienne non ebbe difficoltà a crederlo.


 
Fu una serata piacevole. Lady Olenna sembrava insultare anche Margaery e Sansa, perciò Brienne suppose che fosse semplicemente il suo modo per dimostrare affetto. Quando anche l’ultima tartina al limone era stata mangiata e la luna era ormai alta nel cielo, Olenna decise che era il momento di ritirarsi. Lei e Margaery andarono insieme, mentre Brienne si offrì di scortare Sansa fino ai suoi alloggi.

Il primo tratto di strada lo fecero in silenzio e Brienne si rese conto che sarebbe stato più sicuro parlare in mezzo ai Tyrell che tra le mura della Fortezza Rossa, ma ormai non aveva scelta. Non sapeva quando avrebbe avuto nuovamente occasione di stare da sola con lei, quindi doveva agire. Jaime avrebbe capito.

«Non ti ho ancora fatto le mie condoglianze per la perdita dei tuoi genitori e di tuo fratello, mia signora» disse Brienne, mentre entravano nei cortili della Fortezza.

«Ti ringrazio» rispose lei, senza lasciar trapelare alcuna emozione. Probabilmente si era sentita ripetere quella frase fino alla nausea e di certo non le procurava alcun piacere: i morti non sarebbero tornati solo perché i vivi erano dispiaciuti.

«Ho avuto l’onore di conoscere tua madre, Lady Catelyn» continuò.

«All’accampamento di Renly, sì. Margaery me lo ha detto.»

«E sono stata al suo servizio» Quest’ultima informazione attirò l’attenzione di Sansa. «Lo sono ancora, in realtà.»

«Non eri al suo fianco però.»

A Brienne non sfuggì la nota di rimprovero nella sua voce e sentì i sensi di colpa tornare a galla.

«No, poiché mi aveva affidato un altro incarico. Dovevo scortare Ser Jaime qui, nella Capitale, per scambiarlo con te e tua sorella e riportarvi a casa.»

Gli occhi di Sansa si illuminarono all’improvviso.

«Allora sei qui per portarmi via!» esclamò, forse a voce un po’ troppo alta.

«Più o meno, ecco… Allora tu non eri sposata con Tyrion Lannister e Lady Catelyn…»

Allora aveva una vera casa a cui tornare.

«Quindi non farai niente?»

«Non ho detto questo! Solo… Sarà più difficile del previsto, ecco tutto. Ma non devi preoccuparti» disse, posandole una mano sulla spalla. «Io e Ser Jaime ti terremo al sicuro fino a quando non potremo andarcene.»

Sansa si scostò dal suo tocco.

«Lo Sterminatore di Re?! Stai dicendo che sei in combutta con lui?»

«In combutta? No, no. Come me ha giurato di riportarti a casa e…»

«È un Lannister e uno spergiuro! Non puoi essere così stupida da fidarti di lui!»

Brienne strinse i pugni, cercando di rispondere nel modo più chiaro e semplice possibile. Ser Jaime era un uomo d’onore e non era il nome della sua famiglia a determinare chi fosse. Tuttavia, capiva l’agitazione di Sansa e, dopotutto, lei stessa aveva pensato le stesse cose sullo Sterminatore di Re prima di conoscere l’uomo dietro la bestia.

«Mia signora, so che non è semplice, ma ti assicuro che Jaime è un brav’uomo. Ho viaggiato con lui, mi ha protetta e si è preso cura di me. Puoi…»

«Sei una sua alleata dunque» sentenziò Sansa.

Perché non riesco a farmi capire.

«Non proprio, io…»

«Lo sei o no?»

Brienne non sapeva che fare. Se avesse risposto di sì, Sansa l’avrebbe considerata una nemica. In caso contrario, non solo avrebbe mentito, ma avrebbe anche reso più difficile il compito di Jaime. E il suo aiuto era per loro indispensabile, specie per Sansa.

«Mi era sembrato di sentire una voce familiare.»

Sansa e Brienne si scambiarono uno sguardo preoccupato mentre si voltavano verso i nuovi arrivati.

Cersei, Jaime e Tyrion erano di fronte a loro e Brienne temette che avessero sentito la loro conversazione. Jaime le rivolse uno sguardo interrogativo, ma lei scosse la testa: non era il momento per le spiegazioni.

«Moglie. Lady Brienne» le salutò il folletto.

Sentendo il suo nome, una nuova luce brillò negli occhi di Cersei. La guardò dall’alto in basso e un sorrisetto di scherno comparve sul suo volto.

«Dunque sei tu la misteriosa donna che ha riportato mio fratello a casa.»

«S-Sì, maestà» rispose Brienne, accennando un inchino.

«Avevo sentito delle storie su di te, ma non immaginavo che fossi davvero così grande. Quanto sei alta?» chiese, senza mezze misure.

Brienne arrossì. Non le piaceva essere interrogata su certe questioni, anche se era evidente che raggiungeva quasi i due metri di statura. Tuttavia, inconsciamente, credeva di poter apparire più bassa se gli altri non avessero saputo la sua altezza precisa.

«Più alta di molti uomini» intervenne Jaime. «Sono certo che Lady Brienne e Lady Sansa stessero andando a riposare. Non disturbarle, Cersei.»

«Oh, non era mia intenzione» rispose lei con sguardo innocente. «Andate pure e siate ben riposate per il matrimonio del re. Piccola Sansa» aggiunse, avvicinandosi a lei. Brienne ebbe l’impulso di frapporsi tra le due, ma Cersei non avrebbe fatto del male alla fanciulla. Non in quel momento almeno.

Le mise le mani sulle spalle con fare affettuoso, dicendo:

«Mi sarebbe piaciuto vederti raggiungere l’altare insieme a Joffrey, ma purtroppo non è andata così. Almeno siamo comunque diventati una famiglia.»

Sansa annuì. «Anche a me è dispiaciuto molto non poter dimostrare appieno il mio amore e la mia fedeltà a Re Joffrey.»

Brienne fu colpita dall’abilità di Sansa di mentire. Sembrava quasi sincera e, se solo un momento prima non le avesse fatto capire che desiderava ardentemente lasciare quella città, Brienne le avrebbe creduto.

«Col vostro permesso» aggiunse poi Sansa. «Vorrei ritirarmi.»

«Ti seguo a ruota, mia signora» disse Tyrion, il quale era rimasto in silenzio per tutto il tempo. Si avvicinò a lei, porgendole la mano. Sembrava alticcio. «Per quanto mi divertirebbe restare qui, ho proprio bisogno di una bella dormita.»

Sansa prese la sua mano e si incamminarono insieme verso le loro stanze. Erano una coppia bizzarra, l’orfana e il nano, ma Brienne fu felice di vederli insieme. Dopotutto, la stessa Sansa a cena aveva dichiarato che Lord Tyrion era gentile e buono con lei. Era stato l’unico, oltre ai Tyrell, ad averla trattata con un minimo di riguardo da quando era morto suo padre.

Concentrata com’era su di loro, non si era ancora accorta di essere rimasta da sola con i gemelli Lannister.

«Con… Con permesso» disse. «Mi ritirerei anch’io. Vi auguro la buona notte, Altezza, Ser Jaime.»

Non aspettò la loro risposta per andarsene.
 


Il giorno del matrimonio era infine arrivato. Brienne aveva ricevuto un secondo invito, questa volta scritto, da parte di Margaery e ormai non poteva più tirarsi indietro. Mai come in quel momento fu grata a Jaime per averle procurato degli abiti decenti. Si chiese se non lo avesse fatto proprio per il matrimonio, ma decise che non le importava.

Dopo il loro incontro nei cortili, Brienne avrebbe voluto cercarlo per parlargli di Sansa e del fatto che la ragazza non si fidasse assolutamente di lui, ma quando aveva bussato alla sua camera non aveva ricevuto risposta e non era in nessuna delle ale comuni della Fortezza, perciò aveva lasciato perdere. Non le andava di disturbarlo mentre era con i suoi confratelli o con suo padre.

O con Cersei.

Di certo lo avrebbe visto al matrimonio, ma dubitava che si sarebbero potuti scambiare più di un paio di cenni di saluto.

Sospirò. Odiava i banchetti e le feste, in più in quest’occasione tutti quelli che conosceva sarebbero stati lontani da lei: Jaime avrebbe partecipato in veste di Comandante della Guardia Reale, Margaery era la sposa e Tyrion era lo zio dello sposo, di conseguenza sarebbe stato al tavolo con il resto della famiglia, Sansa inclusa. Decise che si sarebbe fatta vedere dalla regina, in modo da farle sapere che aveva preso parte alle celebrazioni, e poi avrebbe inventato una scusa per ritirarsi prima. Aveva sentito dire che il banchetto sarebbe stato composto da settantasette portate, vi sarebbero stati eventi di musica e scherma, e una compagnia di nani proveniente dal continente orientale avrebbe messo in scena uno spettacolo. Brienne dubitava che la festa si sarebbe conclusa prima di notte inoltrata e non aveva intenzione di stare in mezzo a quella gente per tutto quel tempo.

Avrebbe voluto indossare di nuovo la casacca blu, ma decise di optare per l’abito tradizionale. Non pensava che Jaime l’avrebbe notata, ma almeno gli avrebbe fatto capire che apprezzava che le avesse fatto confezionare più abiti.

Si adattava perfettamente al suo corpo e, anche se la scollatura era più ampia di quanto avesse creduto all’inizio, era sicuramente uno degli abiti migliori che avesse mai indossato. Si pettinò i capelli all’indietro, essendo troppo corti per essere acconciati diversamente, e provò a darsi un leggero rossetto, ma le labbra diventarono troppo rosse e Brienne abbandonò ogni tentativo di truccarsi.

Uscì dalle sue stanze quando sentì il rintocco delle campane che annunciavano al regno di avere una nuova regina.

Dei, proteggetela. Lei sarà un’ottima regina, ma fate che possa cedere parte della sua bontà e saggezza anche al re.

Come gli altri conviviali che non avevano preso parte alla cerimonia, giunse nel parco in cui sarebbero avvenuti i festeggiamenti. Era una giornata splendida e tutto era addobbato con colori sgargianti. Brienne si chiese se fosse un buon presagio per il futuro del regno.

Fortunatamente, fatta eccezione per la famiglia reale, il pranzo era a buffet, così Brienne non dovette preoccuparsi di essere costretta a stare seduta accanto a persone sgradevoli o potenzialmente pericolose.

I primi ad arrivare furono i membri della Guardia Reale, capitanati da Jaime. Quando la vide, le rivolse un sorriso e un cenno del capo, che lei ricambiò. Arrivarono poi Tyrion e Sansa, insieme allo scudiero del nano, seguiti dalla Regina Madre, il principe Tommen, Mace Tyrell, Tywin Lannister e Lady Olenna. Quest’ultima fu la sola a rivolgerle un cenno di saluto.

Per ultimi, mano nella mano, arrivarono gli sposi. Furono accolti da urla di giubilo e applausi, a cui si unì anche Brienne, sebbene i suoi auguri fossero rivolti principalmente a Margaery.

La regina si fermò a salutare tutti e andò anche da lei.

«Lady Brienne. Sono così felice che tu sia venuta» disse, stringendole la mano.

«Non potevo mancare, Altezza. Congratulazioni a entrambi.»

Joffrey aveva seguito la sua consorte nei saluti e, per la prima volta, si era ritrovata faccia a faccia con lui. Era un ragazzo di bell’aspetto, giovane, con i capelli biondi e gli occhi verdi tipici dei Lannister.

Somiglia a Jaime.

«Sei tu quella che ha ucciso Renly Baratheon, vero?» le chiese, rivolgendole un mezzo ghigno.

«No, mio amato» intervenne Margaery. «Ti sbagli, Brienne non c’entra niente.»

«Peccato. Chi l’ha ucciso meriterebbe di diventare cavaliere.»

Brienne sentì la rabbia crescerle dentro. Renly era stato ucciso con l’inganno, dalla magia nera. Non era stato battuto lealmente in duello, ma assassinato nella notte perché il suo avversario aveva troppa paura per combatterlo.

«Ora dobbiamo raggiungere gli altri» disse Margaery, rivolgendole uno sguardo eloquente, probabilmente capendo che le parole di Joffrey l’avevano ferita. «Goditi il banchetto. Ci vediamo più tardi.»

Brienne riuscì a sorriderle mentre si allontanava verso la pedana.

Somiglia a Jaime, ma solo nell’aspetto.
 


Il re rimase seduto a mangiare per circa dieci minuti, poi volle vivacizzare la festa con uno spettacolo. La compagnia di guitti fece il suo ingresso dalle fauci di un leone di legno e il silenzio calò tra gli spettatori quando videro cosa stavano inscenando.

Erano cinque nani, ognuno vestito come i Cinque Re che si erano contesi il trono. Brienne si rifiutò di credere che quello con il sedere in bella vista fosse Renly, ma nessuno degli altri gli somigliava. Strinse i pugni e, quando cominciarono ad attaccarlo, insultando però il vero Renly, si allontanò dalle tavole imbandite. Il silenzio iniziale si era tramutato in risate e forse era quello che le aveva dato più fastidio. Camminò a testa bassa e non si accorse di essere andata a sbattere contro qualcuno.

«Oh! Chiedo scusa…»

«Non fa’ niente» Era Ser Loras.

Lo vide osservare oltre le sue spalle, verso quello scempio, e il suo volto divenne una maschera di furore. Comprendeva la sua rabbia, ma attaccare il re o fare delle scenate non avrebbe fatto che peggiorare le cose.

«Ser Loras…»

«È inaccettabile» disse a denti stretti. «Lui non era così.»

Brienne si voltò per vedere cosa stesse accadendo. Fortunatamente il nano-Renly era stato sconfitto e adesso se la stavano prendendo con il nano-Robb. Cercò lo sguardo di Sansa, ma non riuscì a vederla bene da quella distanza, anche se immaginava che avrebbe dato qualsiasi cosa per allontanarsi da quel luogo. O per riservare a Joffrey lo stesso destinato che era stato affidato a suo fratello.

«Renly non gli è mai piaciuto.»

Jaime si era avvicinato a loro e stava osservando anche lui l’osceno teatrino.

«Questo non significa che può dire certe cose!» sbottò Loras.

«È il re quindi può farlo. Ricorda, Ser Loras, che ora sei un confratello della Guardia Reale. Il tuo compito è proteggere il re, non ucciderlo. Adesso va'» aggiunse. «Fatti una bella camminata e calmati. Qui ce la caviamo da soli.»

Loras sembrò colpito dalle sue parole. Annuì e se ne andò.

«Sei stato gentile a lasciarlo andare» gli disse Brienne una volta rimasti soli.

Jaime fece spallucce.

«Loras deve accettare che Renly è morto e che adesso c’è un altro re.»

«Lo ha fatto mi pare» gli fece notare. «È entrato nella Guardia Reale di Joffrey, ma questo non significa che debba accettare una cosa del genere. Non è giusto, il re è veramente un…»

«Piano, donzella» la ammonì lui, afferrandole il braccio. «Insultare il re è alto tradimento.»

Brienne sospirò, ma rimase in silenzio. Quello spettacolo orribile andò avanti ancora per qualche minuto, finché Margaery non prese in mano la situazione. Sussurrò qualcosa al re e lui alzò le mani per richiamare l’attenzione del popolo.

«Miei lord e lady, che maleducato che sono» disse. «Che matrimonio è senza un ballo? Forza voi cinque, toglietevi di torno. Che inizino le danze!»

Lui e la regina furono i primi a scendere in pista, tra gli applausi e le acclamazioni degli invitati. Presto a loro si unirono molte altre coppie, inclusi Lord Tywin e Cersei.

Il clima della festa era tornato gioviale e a Brienne ricordò l’ultimo e unico ballo a cui avesse preso parte. Il ricordo di come Renly l’aveva stretta la faceva ancora arrossire e quello sarebbe rimasto per sempre il giorno più bello della sua vita, anche se il ballo era iniziato tutt’altro che bene.

Guardò le varie coppie danzare e ridere in mezzo al prato, quando sentì gli occhi di Jaime puntati su di sé.

«C-Cosa c’è?» gli chiese.

«Vedo che hai messo uno dei miei abiti.»

Brienne arrossì.

«S-Sì, mi sembrava la cosa più adatta.»

«Ottima scelta. Questo ti sta anche meglio dell’altro.»

Brienne sbuffò, evitando il suo sguardo. Anche Renly le aveva detto che era bella la sera in cui avevano danzato, ma ormai sapeva che i complimenti per lei nascevano da semplice gentilezza e non erano sinceri.

«Mi concederesti questo ballo, mia signora?»

Jaime si mise di fronte a lei e le porse la mano buona. Brienne quasi gli scoppiò a ridere in faccia.

«Come?»

«Balla con me» ripeté.

«Io… Ti ringrazio, ser, ma non so ballare.»

«Nemmeno io» rispose semplicemente lui. «Coraggio, rendiamoci ridicoli insieme.»

Brienne sbuffò.

«E perché dovrei farlo?»

«Perché sono il tuo cavaliere storpio preferito e tu muori dalla voglia di danzare con me.»

Brienne arrossì, soprattutto perché quelle parole non erano false, ma decise di concentrarsi sulla prima parte della frase.

«Ti piace essere storpio quando ti torna comodo.»

Jaime fece spallucce, rivolgendole poi un finto sguardo da cucciolo bastonato.

«Andiamo, donzella. Cosa devo fare per convincerti? Vuoi che mi metta in ginocchio?»

Brienne scosse la testa, ma quando vide che Jaime si stava davvero inginocchiando lo fermò.

«No, fermo, fermo! Ma che fai?» sospirò. «Sei davvero impossibile.»

«Lo prendo per un sì.»

Le prese la mano e cominciarono ad avvicinarsi alla folla danzante. Erano quasi arrivati quando sulla loro strada comparve Cersei. Appena la vide, Jaime le lasciò andare la mano. Quel gesto, anche se non era niente di grave, ferì Brienne.

«Lord Comandante» lo salutò Cersei. «A minuti porteranno il dolce. Puoi andare a controllare che sia tutto in ordine?»

Jaime aggrottò le sopracciglia.

«Se ne occupano in cucina.»

«Ovviamente. Ma mi sentirei più tranquilla se andassi a controllare tu personalmente.»

Jaime scambiò uno sguardo veloce con Brienne e annuì.

«Come desideri, Maestà. Mie signore.»

Si allontanò, lasciando le due donne da sole. Brienne decise che avrebbe fatto un inchino e se ne sarebba andata, ma Cersei parlò per prima.

«Lady Brienne, facciamo una passeggiata?»

La prese a braccetto e, riluttante, Brienne fu costretta a seguirla. Camminarono intorno ai ballerini e notò che Joffrey era tornato a sedersi e la compagna di ballo di Margaery era diventata Sansa. Le due ragazze sembravano divertirsi e Brienne ne fu felice.

«L’altra sera avevo bevuto troppo vino e temo di essere stata inopportuna» disse Cersei.

«Non hai fatto niente di male, Altezza.»

«Sei gentile, ma riconosco quando sbaglio. Questo mi ricorda che non ti ho ancora ringraziata per aver riportato a casa mio fratello sano e salvo. Eravamo terribilmente in pensiero per lui.»

«Davvero, non devi ringraziarmi. In realtà è stato lui a salvare me. Più di una volta.»

Ripensò a quando aveva impedito a Locke di stuprarla, a quando si era gettato in una fossa con dentro un orso per salvarla e a come l’aveva accudita durante la sua convalescenza. La verità era che lui aveva salvato lei, non il contrario.

«Ma davvero?» disse Cersei. Sembrava divertita. «Non ho mai sentito questa storia. In tal caso, però, devo avvertirti di una cosa.»

Erano arrivate dietro la tenda reale, lontano da occhi e orecchie indiscrete, e Cersei si fermò di fronte a lei.

«Non vorrei che ti facessi un’idea sbagliata. Tu per lui non conti niente. Nessuna conta qualcosa per lui, eccetto me. Perciò se anche dovesse mostrarsi gentile con te, regalandoti abiti o invitandoti a ballare, lo farebbe solo perché ha pietà di te. È una sua peculiarità, affezionarsi ai mostriciattoli e alle creature bizzarre, quindi non credere che lo faccia per amore nei tuoi confronti.»

Brienne aveva le mani incrociate dietro la schiena e le unghie si erano conficcate nella carne a forza di stringere. Il suo volto, però, rimase impassibile a giudicare dall’espressione delusa di Cersei.

Avrebbe voluto ribattere, perché anche se Jaime non l’amava, non era certo pietà quello che provava per lei, ma poi si rese conto di una cosa: Cersei si sentiva minacciata da lei e questo perché sapeva che Jaime era in grado di andare oltre le apparenze e amare qualcuno per ciò che era e non per come appariva. Bastava vedere quanto fosse affezionato al fratello nano per capirlo.

Lei non ha niente da offrire tranne la sua bellezza. E quella, un giorno, svanirà.

Il loro colloquio fu interrotto dall’annuncio del taglio della torta. Cersei le rivolse un ultimo sguardo carico di disprezzo e si allontanò. Brienne andò dalla parte opposta e si mescolò alla folla mentre il re tagliava la torta con la sua spada. Uno stormo di colombe si alzò in volo e, anche se lo spettacolo in sé era piuttosto bello, a Brienne fece impressione l’idea che quegli uccelli fossero nella torta che avrebbero dovuto mangiare.

Si guardò intorno per vedere dov’era Jaime. Si trovava davanti alla pedana e la stava fissando a sua volta. Lei gli fece un cenno e tornò a concentrarsi sugli sposi.

Sembravano una coppia felice mentre Margaery imboccava suo marito, ma Joffrey non riusciva mai ad accontentarsi.

«Zio» disse, rivolto a Tyrion.

In quel momento Brienne si rese conto che lui e Sansa si erano alzati da tavola e che il nano era bagnato.

«Servimi il vino» ordinò il re.

«Altezza, io e Lady Sansa vorremmo ritirarci…»

Joffrey lo ignorò. «No, no. Forza, dammi da bere. Questa torta è secca.»

Brienne vide Tyrion prendere la coppa del re, sul lato opposto della tavola degli sposi.

Gli bastava allungare la mano, non era necessario scomodare suo zio.

Joffrey prese la coppa e bevve con gusto.

«Zio, smettila di cercare di scappare» disse, notando che Tyrion aveva nuovamente cercato di allontanarsi. «Devi rest… Coff. Restare qui.»

«Maestà, per favore…»

«No, no… Coff, coff…»

Joffrey continuava a bere, ma più lo faceva più la tosse aumentava. Lo vide voltarsi verso Margaery e Brienne seppe cosa stava succedendo senza bisogno di sentirlo dire dalla regina.

Sta morendo.

Pensò che sarebbe dovuta essere triste. Quello era il figlio di Jaime ed era poco più di un bambino, eppure ebbe l’impressione che un masso enorme le venisse sollevato dalle spalle. Cercò Sansa con lo sguardo, ma non riuscì a trovarla. Sulla pedana, intanto, Cersei urlava disperata e Jaime era accanto a lei, incapace di aiutarla.

Per loro provò compassione. Provò compassione anche per Tyrion, quando sua sorella lo accusò di regicidio.
   
 
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