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Autore: __roje    18/01/2020    1 recensioni
Ren Tomomi è popolare, è il capitano della squadra di calcio della Kuromiya e si è fatto un nome. E' conosciuto da tutti, ha degli amici fidati e vive la sua vita scolastica in maniera normale ma un giorno, finito il campionato interscolastico, incontra un ragazzo dal profumo buonissimo e ne diventa ossessionato, Nao, il quale sarà un suo nuovo compagno di classe. Ma la conoscenza tra i due sarà tutt' altro che semplice, proprio perchè Nao disprezza i ragazzi come Ren, essendo lui riservato e secchione, ma dovrà affrontare la tenacia di Ren che le proverà tutte per diventare suo amico.
違い [chigai] significa letteralmente differenze. La storia ruota appunto intorno alla differenze sociali nell'ambito scolastico, ma cosa accade se due mondi diversi, due caratteri all'opposto si incontrano?
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo [14]

Studiare fu un po’ pesante, soprattutto dopo la febbre e Nao parve notarlo. Pose fine alla lezione lui stesso, chiuse il libro che aveva in mano e lo poggiò sulla scrivania spegnendo la lampada.
“Come sono andato?”
Nao mi riversò addosso i suoi occhi da giudice, “Poteva andare meglio.”
Non mi sarei aspettato commento differente, ma chiederglielo era giusto per sentirgli dire qualcosa che non fossero formule o capitoli di storia giapponese.
Senza rendermene conto erano già le sette passate, e pensai che fosse il momento di tornare a casa.
“Penso che me ne andrò, ha pure smesso di piovere fuori” indicai il balcone.
“Pare di sì. Vieni ti accompagno alla porta.”
Mi fece di nuovo da guida lungo i grossi corridoi di quella casa, ma della sua famiglia non c’era traccia. Non osai fare domande, Nao odiava il mio essere ficcanaso così lo seguii in silenzio. Una volta davanti allora porta, il suo maggiordomo mi consegnò un ombrello per prevenire l’episodio di poche ore fa e lo ringraziai.
“E’ davvero gentile” osservai davanti a Nao.
“Sì, lo è.”
Sorrisi mostrando la dentatura “Grazie dell’ospitalità, ci vediamo a scuola domani!” e feci per andarmene.
“Ren” mi chiamò e nel sentirgli pronunciare il mio nome il mio cuore ebbi un sussulto, mi voltai per guardarlo e trovai Nao sulla soglia, sempre con la sua espressione cupa.
“Si?” mi avvicinai per sentirlo meglio.
“Oggi era il settimo giorno, abbiamo finito.”
Il mio buon umore si spense davanti a quella rivelazione. Non avevo più portato il conto dei giorni, e quella nostra settimana insieme era letteralmente volata.
“Oh, è vero..”
“Se continuerai a studiare come ti ho mostrato non avrai problemi agli esami.”
Gli sorrisi, aveva avuto così tanta pazienza con un caso disperato come il mio, “Grazie Nao, senza di te non avrei capito neppure come aprirlo quel libro di matematica” ridacchiai su me stesso.
“Ci vediamo.”
“Ok! A domani ciao!” e corsi via prima che rimonciasse a piovere.
Lungo il tragitto verso casa feci un piccolo resoconto di quella curiosa settimana. Mi ero divertito tanto, e con Nao era diventato quasi naturale studiarci insieme e vedersi dopo la scuola. Non sarebbe stato lo stesso adesso, non proprio ora che mi aveva mostrato la sua casa, così bella.
Andava tutto bene, fino a quando qualche giorno dopo mentre me ne stavo seduto in caffetteria da solo si presentò davanti a me Haruno con in mano un cartone di latte alla fragola.
“Posso disturbarti solo per un momento?” mi chiese sorridendo.
L’ultima persona al mondo che mi sarei aspettato di trovarmi davanti. Avevo addirittura rimosso la sua esistenza, dopo essere stato a casa di Nao ero tornato normale, e ogni cattivo pensiero era stato scacciato via per fortuna.
“Certo, siediti pure” e lo invitai a sedersi di fronte a me con fare gentile.
Haruno ricambiò con un sorriso e spostò la sedia per mettersi seduto. Poggiò il cartone di latte sul tavolo, aveva davvero un bel aspetto, era carino e i suoi capelli brillavano come tanti piccoli diamanti.
“Non ho capito bene il tuo nome. Io comunque sono Haruno Mikage.”
“Ren Tomomi.”
“Hai un nome davvero molto bello Ren” commentò così chiudendo gli occhi e assaporando ogni lettera del mio nome. Mi sentii un po’ a disagio, “sai io sono nuovo qui, sono stato in Inghilterra per quasi buona parte della vita, da quando avevo dieci anni e ora mi trovo un po’ smarrito. L’unico che conosco è Nao, ma sai no com’è? Chiuso, scontroso e non ama molto parlare.”
“Si immagino” ridacchiai.
“Credo metta in difficoltà anche te no? Col suo carattere intendo.”
Non capivo il senso della domanda, e mi feci più serio, “In verità no. Non è un problema.”
“Capisco. Sono contento che Nao abbia trovato un amico che lo accetta così com’è, vorrei avere la tua stessa pazienza quando certe volte Nao mi fa arrabbiare.”
“Arrabbiare?”
“Sì insomma quando vuole cacciarti, o smette improvvisamente di parlare e ti fissa come se fossi immondizia. Vedi certe volte non tollero proprio questo suo modo di fare, lo rende antipatico, e poi si crede sempre chissà chi, solo perchè sa fare due calcoli.”
Che gli prendeva. Parlava male di Nao davanti a me, non erano amici d’infanzia in qualche modo? L’ultima volta che lo avevo visto quasi gli si attacava addosso, e ora sembrava mettere in duscussione quello che Nao era come se nulla fosse.
“Vive una sua campana di vetro, non permette a nessuno di entrarvi. Irritante non trovi?”
“No..” mormorai appena.
“Come?”
“Ho detto no!” scattai in piedi stranamente arrabbiato “Nao non è cattivo. E’ vero sembra che odi il mondo intero ma in realtà è gentile, pazienza soprattutto quando nessun altro lo sarebbe ed è sempre pronto ad aiutare come puo’.”
Mi resi conto troppo tardi di essere esploso. Restai sorpreso dal tono convinto con cui avevo pronunciato quelle parole in difesa di Nao.
Haruno sorrise compiaciuto della cosa e nascose la cosa dietro ad un sorriso finto, “Capisco. Bè sono davvero felice che Nao abbiamo un amico come te, ne ha davvero bisogno.”
“Perdonami non volevo gridarti in faccia...”
“Tranquillo. Scommetto che sei un tipo impulsivo Ren, il che è strano perchè Nao ha sempre odiato persone di questo tipo. Le trovava seccanti.” Seccanti aveva detto, “Be ti ringrazio della compagnia, ma ora devo proprio tornare in classe. Ci si vede in giro” e andò via mostrando un ghigno di soddisfazione per chissà cosa.
Sembrava quasi essere venuto solamente per capire qualcosa ma cosa. Era improvvisamente tornato quel nodo allo stomaco, e quella sensazione di disagio che avevo sentito il primo giorno che lo avevo visto.
Non solo in squadra avevo un personaggio come Urie a lanciarmi frecciatine, ma ora era arrivato anche Haruno. La mia scuola sembrava attirare personaggi curiosi uno dopo l’altro.
Tentai di scacciare ogni pensiero, di dimenticare le parole di Haruno e tornare me stesso. Fu fuori dal bagno che vidi girare come un anima persona Momoka, lontana dalla sua classe e dal laboratorio. Mi domandai allora cosa ci facesse in quella zona della scuola, mi avvicinai allora toccandole le spalla per farla girare e questa sussultò come un giocattolo a molla.
“Sono io Momoka!” esclamai.
“Ren? Perdonami, non ti avevo riconosciuto..” mormorò timidamente ricomponendosi.
“Come mai sei qui? Di solito non sei nel laboratorio a quest’ora?” Momoka s’incupì di colpo a tale domanda “Stai bene?” domandai allora.
Scosse la testa, e gli occhi le divennero lucidi “Senti, posso farti una domanda?”
Ero perplesso, “Certo che puoi” cercai di sorriderle per darle un po’ di serenità.
“Secondo te sono una brutta ragazza?”
Quella domanda mi lasciò senza parole per un momento, non capendo il nesso con la sua espressione afflitta e il suo girare a vuoto per la scuola.
“Certo che no! Perchè pensi questo?”
“Eppure.. mi è stato detto il contrario” e strinse forte contro il petto i libri che aveva con se, e abbassò lo sguardo mostrando tanta tristezza.
“Chi è stato a dirti questo è crudele. Non devi credergli assolutamente.”
Una lacrime si versò sulla sua guancia “Mi sono dichiarata a un ragazzo Ren. Mi ha risposto che sono ridicola anche solo a sperare che qualcuno mi noti, che resterò sola per sempre perchè sono brutta.”
“Cosa?”
Di solito Momoka era sempre enigmatica, all’inizio neppure mi guardava in faccia ma dopo un po’ di tempo aveva iniziato ad accettarmi e si era aperta. Mi aveva mostrato il suo lato più dolce, le sue risate e ora vederla così triste mi spezzò il cuore, tanto che mi venne spontaneo accarezzarle la testa non sapendo che altro fare per cancellare tutto ciò.
Accompagnai Momoka in caffetteria e le offrii della cioccolata, non sapendo che altro fare. Nelle faccende di cuore non sapevo come comportarmi, ero un novellino. Non mi ero mai innamorato, nè dichiarato e non riuscivo proprio a comprendere lo stato d’animo della mia amica, ma potevo percepirne la tristezza e la delusione del rifiuto.
“Ti senti un po’ meglio?”
Momoka annuì “Sì, grazie Ren. Non volevo scocciarti con questa storia” e si sistemò gli occhiali.
“Figurati. In verità non so come comportarmi, non ne capisco tanto di amore ecc..”
Sembrò sorpresa nel sentirlo dire “Non ti sei mai innamorato?”
“No mai, ma da ciò che mi hai detto posso capire come ti senti, e stai tranquilla questo ragazzo è uno stupido. Sei una brava persona, e una bella ragazza che merita molto di più.”
Sembrò quasi sul punto di piangere nuovamente ma si trattenne e mi sorrise “Sei gentile grazie..”
Le sorrisi “Figurati. E se vuoi che qualcuno gli dia una lezione, chiamami pure. Gli amici servono a questo no?”
“Amici?”
“Io e te siamo amici no?” le feci l’occhiolino.
Lei arrossì e nascose lo sguardo sotto gli spessi occhiali “I-immagino di sì..”
In quei tre lunghi mesi non avevo conosciuto solamente Nao. Mi rendevo sempre più conto di essere circondato di ragazzi straordinari, a partire da Momoka gentile e sempre presente, ma anche Rio e Kaito si era rivelato dei ragazzi formidabili e ingegnosi, per non parlare di tanti altri che avevo conosciuto nei vari club. Mi avevano mostrato il loro lato migliore e tutto ciò lo dovevo a Nao che mi aveva aperto gli occhi, facendomi uscire dal mio mondo faccio di calcio e campo.
In quel preciso momento suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni, annunciando il pranzo.
“Oh ma quindi è qui che eri finito” comparve Take seguito da Yuuki.
Momoka alla vista dei miei amici si fece piccola, e incassò la testa nelle spalle.
“Tranquilla Momoka, sono miei amici. Lui è Take, e il più piccolo è Yuuki.”
Momoka fece un cenno con la testa e la cosa lasciò basito Take che ricambiò con un sorriso forzato. Mi si avvicinò all’orecchio “La smetti di fartela con gente strana o no?”
“Stupido. Allora Momoka che ne dici se raggiungiamo Nao in laboratorio?”
Lei mi fissò ad occhi spalancati “Ma lui non è li. Doveva vedersi con un suo amico ora.”
“Come?”
Take scoppiò a ridere “Sei appena stato scaricato dal tuo amato Nao!” Yuuki gli diede una gomitata.
Quando si parlava di amico non poteva essere altri che Haruno, mi morsi il labbro per l’irritazione e potevo anche immaginare dove fossero.
“Scusate ragazzi ma devo andare un attimo.”
Fu allora che il viso sbiancò di colpo, e gli occhi le si spalancarono di colpo. Non capii il motivo, e anche Take e Yuuki la fissarono preoccupati. Guardai alle loro spalle e notai che Momoka teneva gli occhi puntati verso una sola persona che era appena entrata nella caffetteria, e notai che era Urie accompagnato da altri ragazzi ella squadra.
Dal volto di Momoka riuscii a capire chi fosse il bastardo senza cuore che le aveva detto quelle terribili parole, e capendo che era Urie non mi sorprese neppure così tanto.
Take non capì del perchè della mia espressione improvvisamente così severa “Che succede?”
Momoka mi afferrò per il braccio per fermarmi, mi guardò con un espressione di supplica “Ti prego no. Lascia perdere, non ne vale la pena” disse con poca voce.
“E’ davvero lui?”
Lei distolse lo sguardo vergognandosene.
“Che succede Ren?” domandò anche Yuuki preoccupato.
“Tenete d’occhio Momoka, io devo fare un attimo una cosa.”
Momoka cercò nuovamente di bloccarmi ma Take glielo impedì “Ren ti prego..!”
La guardai e le sorrisi “Non voglio picchiarlo tranquilla, Nao non sarebbe felice se mi abbassassi a suo livello.”
La sua preoccupazione sembrò placarsi un po’.
Urie era una pessima persona. In squadra non amava il gioco di gruppo, non mi rispettava come capitano e l’unico di cui sembrava avere un briciolo di timore era Take, ma solo perchè era più grosso di lui. Non riuscivo proprio a credere che fosse un verme fino a quel punto, tanto da dire parole così terribili a una ragazza che gli si era dichiarato.
Mi avvicinai al suo tavolo, dove aveva preso posto con altri nostri compagni. Quando si accorse di me non ne sembrò stupido e rise divertito. “Capitano! Cosa ti porta nell’umile plebaglia della tua squadra mh?”
“Possiamo parlare da soli?”
“Tutto ciò che vuoi dirmi dovrai farlo davanti ai nostri compagni” e li indicò. Chi lo seguiva erano quei quattro che si erano anche rifiutati di condivedere il nostro enorme budget.
Ogni parola, ogni frase di Urie diventava il suo personale teatrino per fare il pagliaccio. Mi vidi costretto a parlare comunque, perchè tanto non mi avrebbe mai seguito.
“So che hai rifiutato la confessione di una ragazza oggi.”
Rise “Ne ricevo tante sai. Non so a quale ti riferisci di preciso.”
“Non avevi il diritto di dirle quelle cose orribili, va da lei e chiedile scusa. C’è modo e modo di rifiutare qualcuno e tu hai sbagliato” gli spiegai con calma mantenendo la mia autorità di capitano.
“Mi stai ordinando di fare qualcosa per caso?”
“Sì, da tuo capitano non ammetto queste cose nella mia squadra.”
Urie sorrise, ma fu un sorriso spaventoso di chi era seriamente furioso ma che gelò con ritrovata ironia ridendoci su. In un istante il mio sguardo cadde non lontano dalla porta che dava alla caffetteria e vidi entrare Nao seguito da Haruno, che gli stava come al solito incollato al braccio. Tale scena fu peggio di uno spillo piantato nel petto.
“Ehi capitano, cos’è sei partito? Torna sulla terra bello” mi punzecchiò con un dito Urie e lo guardai negli occhi tornando alla nostra conversazione, “E’ da un po’ che voglio dirtelo ma il tuo di modo di fare non mi piace affatto. Sarai pure l’asso della Kuromiya ma per me non sei affatto un talento, ma solo un bambino stupido che gioca a fare il capo. Vuoi che mi scusi con quella befana? Beh non lo farò, diglielo pure” e la indicò con la mano.
Momoka sotto gli occhi di chi stava ascoltando la discussione si fece minuscola, e Yuuki capendo un po’ la situazione la strinse a se con l’aria furiosa quanto la mia.
Anche Nao e Haruno si erano accorti della cosa, e proprio Nao aveva visto Momoka e immediatamente le andò incontro per accertarsi di come stesse. La piccola gli sorrise sforzandosi, ma aveva gli occhi lucidi. Allora Nao arrabbiato si voltò nella mia direzione, e quanto me, riversò il suo odio verso Urie.
“Che c’è capitano? Ti ho zittito?” poi si rivolse ai nostri compagni che la ridevano “Vedete? Non è in grado di fare il capitano, non ha le palle.”
“Ti sbagli. Semplicemente non uso i tuoi modi” lo zitii raccogliendo l’attenzione di tutti “Non alzo la voce come fai tu, non amo ferire le persone e giocare con le loro debolezze. Racconta ai ragazzi, racconta a tutti come ti sei sentito bene a ferire i sentimenti di una ragazza che era venuta da te per dichiararsi. Non avevi il diritto di farlo, e questo dimostra solamente quanto tu sia un verme che finge di farsi forte su chi non sa proteggersi. Probabilmente io non sono adatto come capitano e lo so di mio, ma valgo dieci anzi cento volte più di te, quindi ora scusati con quella ragazza e con la caffetteria per il trambusto che stai creando, prima che ti metta in panchina senza mai farti giocare.”
Dal fondo del posto partì un debole battito di mano. Si era alzata una persona, un ragazzo grassottello di mia conoscenza, sì era proprio Kaito, seguito a ruota da Rio che lo segui nell’applauso che non volevo. Dopo di loro altre mani, e mi capì di scorgere le facce familiari di chi avevo conosciuto in quei mesi nei vari club, c’eranche Eijii, Cho e molti altri.
Davanti a ciò Urie si ammutolì di colpo. Perse anche l’appoggio dei compagni che lo avevano seguito fin dall’inizio, fischiarono urlando il mio soprannome: Fiamma!. Ma a me non importava tutto ciò, ero li e non me ne sarei andato fin quanto non si fosse deciso a chiedere scusa.
Feci cenno a Take di far avvicinare Momoka, e il mio amico mi sorrise pieno di fierezza per quel momento. La ragazza si avvicinò impaurita al massimo sotto troppi guardi, e si fermò proprio a pochi metri da Urie che messo con le spalle al muro su costretto a pronunciare quelle parole.
“Chiedo scusa..” mormorò a fatica.
Momoka esplose in un pianto liberatorio e si lasciò andare su di me “Grazie! Grazie!”
Le accarezzai la testa per consolarla ma sapevo che piangeva non più per tristezza. Quella la seconda volta che qualcun giocava con chi era più debole e avevo iniziato a stancarmi.
“Ascoltate bene tutti!” gridai attirando gli sguardi tutti, e sperai che fosse almeno buona parte della scuola li o che dopo ci fosse un passaparola “Questa storia deve finire. Questa volta è capitato a una mia amica, ma potrebbe capitare ad ognuno di voi. Non è giusto che qualcuno debba ferirci, o deridere i nostri sentimenti. Persone del genere non devono restare impunite, e se il comitato studentesco non ha intenzione di tutelare noi studenti beh allora lo faremo da soli!”
Partì subito dopo un boato. Applausi, accompagnati da urla e diversi piedi sbattuti a terra crearono un baccano che mai si era sentito nella sua scuola negli ultimi tre anni.
Il mio obiettivo fin dall’inizio era stato quello che cambiare le cose. Non attraverso il denaro, ma far capire a tutti che c’erano troppo cose sbagliate. Il caso di Kaito, e ora la povera Momoka. Nessun altro doveva più subire una cosa del genere, chiunque esso fosse.
In mezzo a tutto quel casino Urie sparì dalla circolazione, mentre io portai via Momoka da quel caos. Ci allontanammo lasciando la caffetteria e una volta lontano, la feci respirare un po’.
“Mi dispiace di averti esposto così tanto. Non volevo assolutamente che diventasse una scenata del genere, e forse mi sono fatto prendere la mano, sono proprio uno stupid-“
Momoka mi zittì con una mano e mi sorrise dolcemente accarezzandomi il viso delicatamente “Ha ragione Nao, parli davvero troppo” e inaspettatamente mi stampò un bacio sulla guancia.
Restai di sasso per quel gesto, le sue labbra furono inaspettatamente morbide e quel tocco così tiepido. Quello era il suo modo per dirmi grazie. Non avevo mai visto Momoka con un espressione così serena, il viso le si era illuminato diventando dieci volte ancora più carina.
Le sorrisi ricambiando quel momento “Grazie” le dissi.
Le scosse la testa “A te, Ren.”
“Eccolo è li!” gridò Yuuki indicandomi e fummo raggiunti da lui e Take, “Sei stato fantastico Ren!” esclamò Yuuki abbracciandomi.
“Finalmente hai mostrato a quel cretino chi è il capitano della Kuromiya.”
Sorrisi ad entrambi, “Ho creato un bel casino li dentro, invece” sospirai.
Take mi sfiorò una spalla “Sei stato un grande invece. Hai dimostrato che tutta la tua forza non parte certo dai tuoi piedi ma da qui” e con l’indice mi sfiorò il petto.
Mi sentivo in imbarazzo per tutti quei complimenti, non ero a mio agio e se lo avevo fatto era per mettere in chiaro il concetto, così facendo chiunque la prossima volta sarebbe corso in aiuto di qualcuno in difficoltà.
Fu davvero una giornata estenuante. Dopo quella storia nella caffetteria ovunque andassi venivo sempre fermato da studenti che avevano o assistito di persona alla cosa, o che avevano sentito tutto da altri, e mi porgevano tutti i loro complimenti mostrandosi d’accordo con me.
Era strano camminare ovunque e sentirsi chiamare. Improvvisamente non ero più la Fiamma della Kuromiya, ma ero Ren che aveva dato di matto nella caffetteria.
Era tardo pomeriggio quando lasciai l’edificio, e preso da tutti quei ragazzi e dalla storia di Momoka avevo completamente rimosso Nao e il fatto che fosse insieme ad Haruno. Chissà perchè riuscivo ad esprimermi perfettamente quando dovevo parlare con chiunque, ma quando si trattava di Nao mi accorgevo che non riuscivo a mettere insieme un discorso sensato, che fosse intelligente e per ciò non facevo che dimostrare solamente la mia stupidità. Anzi forse lo ero davvero.
Mi arrivò un colpetto sulla testa dal nulla, e mi fu dato proprio da Nao che era comparso dal nulla vicino all’ingresso della scuola, dove di solito di cambiavano le scarpe.
“Nao..”
“Oggi Momoka era particolamente felice sai, mi chiedo di chi sia la colpa.”
Abbassai lo sguardo “Ho fatto una scenata in caffetteria come hai potuto vedere. Ho esagerato.”
Nao mise le mani in tasca “Solo un po’.”
Mi feci un po’ più buio vedendo che lui non apprezzava, poco me ne importava che tutti mi dicessero bravo quando poi l’unica persona da cui volevo sentirmelo dire non lo pensava.
L’unica persona? Che cosa vevo appena pensato?
“Nao credi ancora che io sia una capra che sa solo tirare calci ad una palla?”
“Sì lo penso ancora.”
Mi lasciai crollare, spalle e capo sotto quell’affermazione e cercai di prenderla a ridere.
“L’hai difesa pero’, e li sei stato figo devo ammetterlo.”
“Come?!” lo guardai fissò stupito che avesse ammesso una cosa del genere.
Nao in tutta risposta guardò dal lato opposto nascondendosi al mio occhio “Ma resti comunque uno stupido che non pensa alle cose stupide che fa” commentò per finire severo servendomi un altro colpo.
“Sì, hai ragione come sempre.”
Il mio interlocutore rilassò mascella e spalle, non aveva più la sua solita espressione severa ma era stranamente più silassato del solito. I nostri occhi si incontrarono in un attimo che parve infinito, riuscii a vedere il mio riflesso nei suoi occhi completamente neri, e forse un po’ dei suoi sentimenti celati.
“Hai gli allenamenti?”
“Oggi no per fortuna”ci dicemmo mentre indossavo le scarpe per andar via. Una volta messe lo guardai ancora, e gli sorrisi come mio solito e sembrava essersi ormai abituato al mio atteggiamento mantenendo però sua compostezza, che avevo imparato ad apprezzare, “andiamo a casa insieme?”
“Ho scelta?”
Ridacchiai “Credo proprio di no.”

  
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