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Autore: LadyMoon89    18/01/2020    11 recensioni
Momento di tregua sulla Terra. Dovrebbe rappresentare il periodo più bello per la storia del mondo ma non è così; almeno non per tutti. Vegeta viene subissato da mille quesiti che gli impediscono di concentrarsi e riuscire a raggiungere il suo obiettivo, ovvero trasformarsi in Super Saiyan e battere Kakarot. Anche Bulma non sta attraversando un periodo roseo a causa delle batoste sentimentali. I due si trovano in un momento in cui le loro debolezze e loro fragilità minano il loro equilibrio e per questo motivo si scontrano in continuazione. Ma saranno questi i reali "motivi" o c'è dell'altro?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fammi tacere



 




 
 
 

Il tempo passava lentamente e tutto sulla terra trasudava noia e disinteresse. Il principe dei Saiyan lo sapeva bene. Da troppo tempo viveva imprigionato in un contesto e in una realtà che non gli appartenevano. Lui, il valoroso principe Vegeta, in cui dinanzi al suo nome tutte le popolazioni aliene tremavano di paura, adesso si trovava su un pianeta infimo e deplorevole come la Terra. Per cosa, poi? Per monitorare un guerriero di terza classe che aveva osato superare il suo livello di combattimento, riuscendo a trasformarsi nel leggendario Super Saiyan.

Kakaroth.

Lo detestava. Detestava tutto di lui. Il suo atteggiamento infantile che sembrava voler prendere in giro chiunque e la sua innocenza che soleva renderlo un emerito idiota. Odiava quei suoi dannati amici che lo osannavano per ogni circostanza, adoperando un nome imbarazzante per identificarlo.

Tsk. Pivelli.

Ma il motivo per cui realmente Vegeta non si dava pace era un altro: il fatto che, oltre Kakaroth, ci fosse un altro alieno della loro stessa razza in grado di trasformarsi nel leggendario Super Saiyan. Un tipo bizzarro dai capelli lilla e dagli occhi azzurri. Caratteristiche non tipiche della sua specie. Eppure era anche lui un Saiyan e non riusciva a comprenderne la causa. Il suo orgoglio e la sua arroganza erano minati dalla presenza di Kakaroth e dello sconosciuto e non riusciva a darsi pace finché non avrebbe trovato una soluzione per eliminarli.

Odiava tutto e tutti.

Ma soprattutto odiava quella donna. Quella donna isterica con i capelli turchesi che girava con abiti succinti alla Capsule Corporation. Le aveva chiesto di riparargli i robot che aveva distrutto dentro la camera gravitazionale. Eppure lei con quella sfacciataggine che la contraddistingueva da chiunque gli aveva risposto che aveva di meglio da fare e che si sarebbe occupata in seguito di quegli aggeggi infernali.

Vegeta l’avrebbe uccisa volentieri se non fosse per la sua grande intelligenza e, perché no, la sua avvenenza. Sin dal suo soggiorno alla Capsule Corporation aveva largamente notato il corpo sinuoso, la pelle d’alabastro e le gambe curate. In giro per la galassia non aveva mai incontrato una femmina così vanitosa che teneva alla cura del corpo come se fosse l’unica ragione di vita. Una donna proprio sfacciata, superficiale e nevrotica. Tutte le volte che parlavano finivano per scontrarsi e urlarsi contro gli insulti più pesanti. Eppure lei alla fine si prendeva cura di lui, gli riparava i robot e la camera gravitazionale un giorno sì e l’altro pure. Ecco, era quella l’utilità della donna: essere servizievole e obbediente, come lo erano i suoi sudditi.

Quel mattino arrivò dentro la camera gravitazionale per il consueto allenamento ma si accorse che quei robot si trovavano nello stesso posto in cui li aveva lasciati il giorno prima, privi di vita. La scienziata sclerata non ne aveva riparato nemmeno uno.

Maledetta donna.

Uscì dalla camera gravitazionale e si diresse come una furia verso lo studio della turchina. L’avrebbe minacciata di morte e se gli avesse fatto ancora perdere la pazienza le avrebbe volentieri spezzato l’osso del collo e messo fine alla sua inutile vita. Spalancò la porta dello studio senza bussare. Non l’aveva mai fatto soprattutto perché sapeva che avrebbe fatto infuriare la donna poiché gli ripeteva sempre che sulla terra si usava bussare prima di entrare in una qualunque parte.
 

 
 

Bulma non stava attraversando un bel periodo. La scoperta del tradimento di Yamcha con una ragazza più giovane di lei l’aveva completamente afflosciata, privandola di quell’energia e di quell’entusiasmo che la contraddistingueva.

La loro relazione non era più rosea e romantica come un tempo. Il bel ragazzo alto, moro con gli occhi scuri che aveva conosciuto da ragazzina si era rivelato la delusione più grande della sua vita; adesso si era trasformato in un tizio che frequentava i pub per bere e rimorchiare le donne più giovani. Scoprì tutto per caso, quando una sera decise di uscire con l’amica storica Lunch per staccarsi un po’ dal lavoro e godersi una serata di sole donne. Quella serata aveva portato molti frutti in tutti i sensi.

Da quella sera, dunque, mise un punto a quel capitolo traballante della sua vita. Credeva di aver perso molti anni dietro ad un ragazzino che non aveva mai avuto il coraggio di diventare un uomo. E lei, ormai trentenne, aveva bisogno di un uomo che la rendesse felice e le concedesse il dono più grande di tutte: quello di diventare madre.  

Non fu facile per lei cancellare dalla mente i ricordi passati di lei e Yamcha felici ed innamorati. Non fu facile stamparsi sul viso un sorriso falso per nascondere a tutti il dolore. Non fu facile fingere che andava tutto bene quando in realtà avrebbe così tanto abbandonato ogni cosa e partire lontano.

Eppure non poteva. Un nuovo pericolo incombeva sulla terra a causa di un dottore psicopatico che da lì a qualche mese avrebbe attivato dei cyborg potenti capaci di distruggere la terra. Almeno era questo ciò che aveva comunicato il simpatico giovanotto venuto dal futuro. Un ragazzino maturo che aveva un’aria molto familiare anche se non l’aveva mai visto prima di allora.

Per tali ragioni si rimboccò le maniche e cercò di dare il suo contributo. Ecco il movente che la convinse ad accogliere nella sua casa quel selvaggio di un Saiyan, realizzando per lui una camera gravitazionale che gli avrebbe permesso di superare il limite per trasformarsi in un Super Saiyan. Vegeta era caparbio e sapeva che alla fine ce l’avrebbe fatta, ma quanto le rompeva le scatole! Era sempre lì pronto a lagnarsi della mancata manutenzione dei suoi stramaledetti robot che distruggeva sempre alla fine di ogni allenamento. Non lo tollerava più e pur di non sentire gli scleri di quell’uomo orgoglioso preferiva riparare tutto ciò che rompeva.

Tuttavia Bulma era grata a Vegeta. Gli era grata perché lui le teneva la mente impegnata e le permetteva di sfogarsi quando discutevano animatamente. Lui non si offendeva e la insultava a sua volta, permettendole inconsapevolmente di manifestare il suo malessere.

Quella sera non era riuscita però ad aggiustare i robot rotti perché si era addormentata mentre guardava alla tv un programma trash ma che dopo tanti giorni la stava facendo ridere a crepapelle. Non le importava dello scontro che avrebbe avuto con Vegeta anzi, lo attendeva con trepidazione. 
 

 
 

Vegeta entrò con impeto all’interno dello studio della scienziata, con lo scopo di farla adirare proprio come aveva fatto lei non avendo aggiustato gli aggeggi meccanici con cui si allenava. La trovò intenta a tamburellare le dita smaltate di rosso sulla tastiera. Indossava un paio di occhiali e scommetteva tutto quello che gli era rimasto che sotto quel camice aperto portava il solito abbigliamento succinto.

«Qual buon vento ti porta qui, Vegeta?» domandò la donna, senza degnarlo di uno sguardo.

«Donna, non farmi arrabbiare più di quanto non lo sia già.» esclamò privo di tatto Vegeta. Odiava essere ignorato.

All’udire quel tono Bulma alzò lo sguardo dallo schermo del computer e scrutò attentamente il Saiyan che si era catapultato come uno scimmione insolente dentro lo studio. Era conscia del motivo per il quale la stava cercando con così tanta foga ma voleva che glielo dicesse espressamente.

«Ah, sei arrabbiato. Non l’avevo notato, sai?» dichiarò la donna con un lieve sorriso. Tolse gli occhiali e sbatté le lunghe ciglia facendo ricorso ad una finta ingenuità.

«Donna. Oggi ho voglia di fare fuori qualcuno. Potresti essere la prescelta.» la minacciò avanzando dentro lo studio.

Bulma non temeva le sue minacce. Ne riceveva molte al giorno e mai una volta ne aveva portata a termine taluna. Sapevano entrambi di essere indispensabili l’uno per l’altra: lui aveva bisogno di lei per allenarsi e riuscire a raggiungere il livello di Super Saiyan; lei, invece, aveva bisogno di lui per distrarsi e canalizzare tutte le sue energie in modo tale da aiutarlo nella sua impresa. Nessuno avrebbe ucciso nessuno. Ci sarebbe stato il solito conflitto verbale che avrebbe indotto Vegeta a sbraitare contro Bulma mentre lei teneva il coltello dalla parte del manico.

«Vegeta. Sappiamo entrambi che hai bisogno della mia intelligenza.» disse con arroganza facendo spallucce.
«Non sei necessaria.» tuonò il principe dei Saiyan.

«Non lo sono?» chiese.

«No.» sentenziò.

«Vedi Vegeta.» disse Bulma prima di alzarsi dalla sedia per girare attorno alla scrivania e poggiarsi contro di essa. «Se sei qui è perché mi stai dicendo implicitamente che ti sono necessaria.»

Quella affermazione veritiera fece infuriare il Saiyan. La guardò con disprezzo e ridusse gli occhi a due fessure, trattenendosi a stento dall’afferrarla e farle del male. Quella stramaledetta donna lo rendeva irrazionale e furioso. Nessuno nell’universo avrebbe trattato il principe dei Saiyan in quel modo e invece un essere il cui livello di combattimento era pari a zero lo sfidava in continuazione non temendo le conseguenze. Eppure una minuscola parte di sé la ammirava poiché era un vulcano di idee e di energia, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Era già ridicolo sentirsi attratto da lei quando la vedeva ondeggiare sui tacchi o quando usciva dal bagno con una tovaglia striminzita per raggiungere la propria stanza. No. Queste erano sono delle debolezze fisiche.

Effettivamente Vegeta non aveva un incontro intimo da un po'. Dapprima del tradimento di Freezer. In quel periodo era solito festeggiare le vittorie intrattenendosi con le più belle prostitute offerte da Freezer in persona. Lui, il principe dei Saiyan, non aveva mai pregato nessuno per ottenere compagnia. Ma quel tempo era finito da un pezzo. Dopo la battaglia sul pianeta Namek ed il suo conseguente arrivo sulla terra i suoi pensieri erano fissi su Kakaroth e sugli allenamenti. Non aveva tempo per nient’altro.

«Non ribatti?» chiese vittoriosa la donna. In realtà era un po' delusa perché quel giorno Vegeta non si stava impegnando molto sul loro consueto scontro verbale. Così provo a rincarare la dose: «Chi tace acconsente nel mio pianeta.»

«Taci, stupida donna!» esclamò allora Vegeta, riprendendosi dai suoi pensieri.

«Tacere io? E perché mai. Ho la bocca e posso dire tutto quello che voglio.» dichiarò fissando l’uomo.

A Bulma piaceva quella situazione e soprattutto le piaceva con quanta passione Vegeta si adirava e si scagliava verbalmente contro di lei. La faceva sentire viva, quello che non riusciva più a fare quello stupido del suo ex ragazzo. Vegeta sembrava infuocato e Bulma avrebbe tanto voluto scottarsi per constatare cosa si provava ad essere vittima della sua passione. Era diventato un chiodo fisso da quanto Yamcha non c’era più e adesso, più delle altre volte era intenzionata a fargli perdere la pazienza.

«Chiudi questa dannata bocca e ripara i tuoi aggeggi infernali che si rompono in continuazione.» sbraitò l’uomo.

«Chiudere la bocca? Bene. Fammi tacere allora.» lo sfidò incrociando le braccia al petto.

L’orgoglio del principe non si fece calpestare dall’insolenza di quell’insulsa ed insignificante terrestre. Con due falcate fu su di lei e con una mano strinse il collo dell’umana ma senza farle male né soffocarla. Fu solo un monito di ciò che le avrebbe fatto se solo avesse avuto il coraggio di sfidarlo ulteriormente. Notò che il battito della donna aumentò, ma notò anche altro: la sfumatura cangiante dei suoi immensi occhi blu, il calore della sua pelle ed il suo profumo floreale. Per i Saiyan, essendo una razza per metà umana e per metà animale, l’odore era importante. Avevano il senso dell’olfatto molto sviluppato e secondo le loro tradizioni era attraverso l’odore che gli uomini Saiyan sceglievano la loro compagna. E l’odore di quella donna era così buono che confuse Vegeta. 

Bulma, dal canto suo, era spaventata dalla reazione dell’alieno ma allo stesso tempo era attratta dalla sua vicinanza. Fisicamente quell’uomo era perfetto, non aveva un filo di grasso ed ogni linea o cicatrice del suo corpo contribuiva a renderlo affascinante e seducente. Vegeta possedeva uno charme che Bulma non aveva mai notato fino a quel momento o forse lo aveva notato ma non gli aveva dato molta importanza dato che fino a qualche tempo fa stava con un altro uomo. Osservò gli occhi scuri dell’alieno e vi lesse un abisso di ambizione, di passione e solitudine che tramortì la bella scienziata. La determinazione ed il coraggio di Vegeta erano frutto di molti sacrifici e battaglie combattute nel corso della sua vita, ma era un essere solo proprio come lei.

Mai nessuno seppe in che modo ma ad un certo punto le loro bocche si fusero in una mentre le loro lingue presero a rincorrersi inaspettatamente. Le labbra della donna erano morbide, calde, gustose e combaciavano perfettamente con quelle sottili del guerriero. Vegeta era stupefatto di come un atto del genere scatenasse in lui reazioni forti e contrastanti. Non aveva mai permesso a nessuno di baciarlo, i suoi rapporti si svolgevano esclusivamente per ricavarne un piacere egoistico. Nessun sentimentalismo ma solo puro e mero istinto.

Bulma invece aveva già dato molto tempo fa il suo primo bacio. Quasi non lo ricordava più ma adorava quello scambio di effusioni. Lo riteneva l’espressione più alta dell’affetto. Scoprì in quel momento che provava qualcosa per l’uomo che definiva spesso scimmione e che il suo sentimento verso il suo ex era svanito. Quel pensiero la entusiasmò a tal punto di gettare le braccia al collo taurino di Vegeta per addossarsi contro il suo meraviglioso corpo composto solo da una muscolatura perfetta.

La dolcezza mista alla foga di quel momento aumentava a vista d’occhio. Le capacità di Bulma ed il suo corpo armonioso erano una forte tentazione per ogni uomo e Vegeta non faceva eccezione. A quel pensiero si irrigidì poiché quella vicinanza stava innescando delle reazioni che presto lo avrebbero portato ad agire in un modo che non gli avrebbe più permesso di tornare indietro. Le forme abbondanti della donna erano un punto a suo favore. Avrebbe voluto morderle il collo e denudarla da quegli inutili indumenti che le coprivano ben poco. La poca razionalità che gli era rimasta era contrastata dall’afflusso del sangue verso una parte in particolare del suo corpo. E quell’odore afrodisiaco poi? Riusciva a confondere l’alieno e ad attirarlo come fa il miele con le api.  

Maledetta donna! Era stata in grado anche di attirarlo nella sua rete e manipolarlo a suo piacimento. Ma lui non era uno sciocco terrestre che si lasciava abbindolare da una femmina qualunque. No. Lui era Vegeta, il principe dei Saiyan, una razza che non si sarebbe contaminata con quella umana per dare vita a degli ibridi privi di significato come il figlio di Kakaroth.

La allontanò da sé ed uscì dalla stanza senza aggiungere altro, promettendo a sé stesso che una scena del genere non si sarebbe più ripetuta. Bulma, invece, fissava incredula un punto indefinito dello studio, con il respiro ansante ed il cuore a mille. Sulle labbra aveva ancora il sapore di Vegeta e le toccò sentendole gonfie al tatto. Non provava quelle sensazioni da tempo e comprese che la sua nuova missione era quella di far capitolare il bel principe orgoglioso e incontentabile. Per un istante si domandò se ci fosse stata una donna nella vita di Vegeta. Un pensiero che non la scompose più di tanto. Lei era Bulma Brief e avrebbe sedotto e conquistato il suo orgoglioso principe.
 

 
 

Quella stessa sera il principe dei Saiyan si recò nella camera da letto di Bulma, incapace di sfuggire al destino che aveva già stabilito la loro unione sin dall’inizio. Le visite di Vegeta si ripeterono ogni sera, e si trasformarono in settimane e successivamente in mesi. La passione che colse i due giovani li legò e li solidificò come coppia.
Bulma seppe ammansire il selvaggio alieno tanto da diventare una famiglia vera e propria e ricevendo da lui due figli meravigliosi. Era lui quell’uomo che desiderava e che l’aveva resa amante, compagna, donna e madre.
Nessuno sa dare una spiegazione a tutto questo. Sta di fatto che Vegeta non dimenticò mai quel primo bacio rubato dalla sua donna testarda dai capelli turchini che era riuscita ad andare oltre il suo terribile carattere mirando direttamente al cuore.   

The end


 
Spazio dell'autrice:
Rieccomi! Dopo parecchi anni sono riuscita a scrivere una OS dedicata alla mia coppia peferita di Dragon Ball. Per un lungo periodo ho avuto un blocco che mi ha allontanata da questo fandom (mi riferisco ovviamente alla scrittura di ff). A quanto pare la maledizione si è spezzata e finalmente è venuta fuori questa breve storia. Spero che vi piaccia. 
LadyMoon89   
   
 
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