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Autore: Kuro Nekomiya    18/01/2020    5 recensioni
«Che diavolo stai cercando di fare?» Tuonò la ragazza dagli occhi di fuoco, tenendolo d’occhio.
Kisshu non disse nulla e, in risposta, si lanciò su di lei come un felino, cogliendola di sorpresa.
La fece arretrare di pochi passi fino a farla scivolare sul letto alle sue spalle, immobilizzandole prontamente i polsi.
Lei grugnì, fissandolo con astio. Ogni scusa era buona per metterle le mani addosso...
«Che faccio? Fraternizzo con te...» Mormorò l'alieno, con voce che a Suguri parve a tratti arrogante. «...ormai siamo complici, no?» Le chiese allusivo, puntando gli occhi nei suoi.
«Che cosa intendi dire?» Soffiò la ragazza, sorpresa.
Lui ridacchiò divertito a quella domanda.
«Che ne dici...ti va di far parte del terribile duo
**Storia soggetta a cambio di rating**
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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** Long time no see!
Salve a tutti. Mi spiace di aver tardato tanto ad aggiornare, ma ho avuto numerosi problemi personali negli ultimi mesi che non mi hanno incoraggiata a dedicarmi alla scrittura e alla mia vita.
Nonostante la lunga pausa, ho continuato a ricevere molto affetto da parte vostra ♥
Più di una lettrice mi ha scritto in privato, informandomi di aver concluso l’ennesimo re-read dei capitoli finora pubblicati.
Sappiate che vi adoro e che siete un supporto importantissimo per me ♥
Visto che aspettate da molto, passerò subito al dunque c:
Nelle note autore dell’ultimo capitolo vi avevo sottoposti ad alcuni quesiti, i quali si riassumono tutti nelle domande:
Dove voglio andare a parare con il tipo di struttura narrativa che ho scelto?
Cosa vi aspettate dai prossimi capitoli?


Ho già risposto ad ogni recensione che toccava l’argomento, e vorrei ringraziare tutti coloro che si sono espressi al riguardo c:
Ugualmente, mi interessa chiarire a tutti un punto di cui non ho ancora parlato.
Se dovessi scegliere un paragone, si può dire che la struttura narrativa che ho scelto somiglia a quella del Marvel Cinematic Universe.
Una serie di eroi vengono introdotti tramite una dilogia/trilogia di film inizialmente slegati gli uni dagli altri. Man mano che le varie dilogie o trilogie prendono forma, queste si intrecciano tra loro e convergono in una dilogia o trilogia collettiva.
La prima parte di questa longfic introduce i personaggi, le loro motivazioni, il loro mondo e il loro passato.
Questa prima parte si chiama ‘First Act’.
Il ‘Second Act’ corrisponderà al nocciolo della storia e avrà un respiro più collettivo, il punto di fuoco sarà proprio su come le varie identità si intrecceranno tra loro in parallelo allo svilupparsi della trama.
Il ‘Third Act’ corrisponderà alle fasi che porteranno all’epilogo.
Spero che questo vi incuriosisca ancora di più riguardo alla storia c:
Parlando di questo capitolo, posso dirvi che ho passato molto, molto tempo a rimaneggiarlo, soprattutto la prima parte della prima scena: molte cose continuavano a non quadrarmi, e la versione attuale non mi soddisfa ancora.
Quanto è snervante questa sensazione! >.>
Usare il pov di Purin non è affatto semplice come potrebbe sembrare.
Inoltre, ho scoperto che scrivere scene d’azione con molti personaggi in campo è mortalmente difficile >.>
Spero che la apprezzerete comunque, nonostante i difettucci ^^”
Buona lettura!











XIII.
Y-Hello-w!








Quella mattina, lei e la zia* avevano deciso di visitare tutti assieme lo Zoo di Ueno.
Sarebbe stato faticoso portarsi appresso cinque piccole pesti, ma il meteo dava bel tempo e l’entrata era gratuita, perciò le era sembrata una grande idea.
Era da tanto che non si toglievano un piccolo sfizio…
Ogni tanto se lo meritava!

Solitamente, si limitava a dedicare la maggior parte del suo tempo a giocare con i fratellini a casa o al parco, oppure a tenere loro qualche semplice lezioncina di arti marziali in modo da iniziarli all’attività del Dojo di suo padre.
Pensava che sarebbe stata una tranquilla giornata all’aperto, invece le cose non erano andate come aveva previsto.
Il caos era scoppiato all’improvviso, e…
...In lei era scattato qualcosa.
I suoi sensi avevano cominciato a recepire molti più stimoli di quanto non le fosse mai capitato.
Una specie di istinto primordiale l’aveva avvertita di un pericolo in avvicinamento e le aveva letteralmente suggerito di entrare in azione.
Non sapeva bene come, ma sentiva di dover agire, e di doverlo fare su
bito.
Aveva quindi domandato a zia Mei la cortesia di mettere in salvo i suoi fratellini prima di dirigersi verso il luogo indicatole dall’olfatto.
Le sue gambe l’avevano condotta di corsa al percorso di visita due, lungo il quale era possibile ammirare gli animali esotici ospitati allo Zoo.
Mentre saettava in mezzo alla folla di persone che, terrorizzata, scappava nella direzione opposta alla sua, non si accorse minimamente del fatto che il suo corpo avesse cominciato a brillare, modificando il suo aspetto e gli abiti che indossava.
Tuttavia, lo stupore per quell’avvenimento ebbe breve durata.
La prima tappa del percorso di visita, il recinto degli elefanti, era ormai un ricordo.
L’ampio piazzale circolare brullo e sassoso che l’accoglieva, infatti, non ospitava che misere macerie.
Un leone mastodontico, dal manto chiaro e la folta criniera, digrignava i denti e la fissava da lontano, ruggendo cupo in sua direzione.  
A poca distanza da esso, circondati da quelli che erano i resti delle palizzate ridotte in briciole, due individui vestiti di nero chiacchieravano tra loro sottovoce, godendo di quell’impietoso spettacolo.
In posizione ben più defilata, a ridosso del fitto viale alberato che circondava il piazzale, una ragazza dall’abito rosa giaceva al suolo insieme ad un ragazzo.
A giudicare da com’era mal ridotta, doveva aver lottato contro quel mostro enorme...
Avrebbe voluto andare a salvarla, ma una strana nausea la prese allo stomaco, facendola stare male. Si portò una mano alla gola, prima di far uscire dalla sua bocca una manciata di  parole.
Non appena pronunciatole, un paio di tamburelli apparvero come per magia tra le sue mani.
Ne percepì il potenziale al semplice tatto e comprese al volo che si trattassero di armi.
Le sue armi.
Corse dunque in direzione della ragazza vestita di rosa, la quale nel frattempo s’era rialzata a fatica.
Aveva lo sguardo basso e l’arma lasciata lungo il fianco, l’aria stanca ed arresa.
Uno sguardo in più le bastò per riconoscere nella ragazza la Mew Mew con le orecchie da gatto che aveva visto al notiziario quella stessa mattina.
La Mew gialla intuì si trovasse in serie difficoltà, e perciò si convinse ad esclamare con foga la formula che sentiva sgorgare dal cuore.
Indirizzò le armi verso il grosso leone di poco prima, che nel frattempo s’era avvicinato di corsa alla Mew rosa con l’intenzione di aggredirla, e dalle sue armi fuoriuscì un raggio di luce gialla che cristallizzò il felino dentro ad un budino.
MewPurin sorrise istintivamente a quella vista, più euforica che mai.
Era tanto elettrizzata da non riuscire in nessun modo a contenersi!
Aveva dei poteri magici e stava combattendo in nome della giustizia.
Quella sensazione la rinvigorì ancor di più quando vide giungere in soccorso di MewIchigo altre due compagne, le quali si posero immediatamente in sua difesa.
Il Chimero leone, liberato dalla morsa gelatinosa grazie ad un colpo dei nemici, era stato sconfitto immediatamente da una freccia di MewMinto.
Pensava fosse finita, ma s’accorse ben presto che non era ancora arrivato il momento di gioire.
Una medusa trasparente sbalzò fuori dal leoncino e s’impadronì di un esemplare di pavone poco distante, trasformandolo a sua volta in un pennuto di dimensioni XXL.
Quello sbarrò minacciosamente l’unica via di fuga a ore dieci.
Per quanto riguardava la via di fuga a ore due, beh…
Quella era ostacolata dalla presenza dei due brutti ceffi in nero, avvicinatisi alle Mew Mew nei pochi secondi di concitazione nei quali nessuno aveva prestato loro attenzione.
Avevano finalmente deciso di entrare in azione e combattere...
MewPurin, che fino a quel momento li aveva solo scorti da lontano, lanciò loro un’occhiata per poterli osservare meglio.
Si trattavano di un tizio con le orecchie a punta e gli strani indumenti scuri, armato di sai, e di una Mew Mew dal corto abito nero e la coda e le orecchie di una tigre.
Nella mano destra stringeva quella che doveva essere la sua arma, la quale, suo malgrado, non riusciva a distinguere, immersa com’era tra le balze della sua gonna.
Se ne stavano immobili come statue ad osservarli, gli occhi penetranti come predatori pronti alla caccia.
L’alieno rivolse a lei e alle compagne un sorrisetto raggelante e a quella vista rabbrividì istantaneamente nelle spalle, incapace di capire perché.
MewPurin ignorò quel breve attimo di sgomento e scosse la testa, tornando a concentrare la sua attenzione sul Chimero alla sua sinistra.   
Quel pavone dalle dimensioni titaniche guardava a lei e alle altre Mew Mew come ad un bel pranzo, il becco semiaperto pronto a sferrare furiose beccate.  
Non sarebbe rimasta lì a farsi mangiare.
Si sentiva carica, traboccante di energie...
Ce l’avrebbe messa tutta per evitare che quello splendido posto venisse distrutto.
«Dobbiamo dividerci!» Ordinò a quel punto la Mew uccello vicina a lei, sussurrando alle compagne. «Ho analizzato la situazione, ed è l’unico modo che abbiamo. Dobbiamo tenere impegnati quei due!» Esclamò, indicando l’alieno e la Mew nera alla loro destra. «Se non lo facciamo, ci impediranno di attaccare il Chimero!» Aggiunse poi, accennando al grosso animale alla loro sinistra.
A quelle parole, MewPurin scattò sull’attenti.
«Ci penso io!» Replicò, rivolgendole lo sguardo.
La Mew azzurra abbassò il suo su di lei, fissandola in silenzio per qualche secondo.
«Quali sarebbero i tuoi poteri?» Le domandò, con una punta di scetticismo nella voce.
La Mew gialla incrociò le braccia e le lanciò un’occhiata sorniona.
«Sparo budini in faccia alla gente!» Rispose lei, con visibile esaltazione nella voce.
MewMinto inarcò un sopracciglio.
«Spari...budini?» Ripeté incredula la ballerina.
MewIchigo la guardò e tirò MewPurin a sé, come a volerla far stare buona per un attimo.
«Può bloccare i movimenti del nemico intrappolandolo in grossi budini...» Cercò di spiegare lei, mimandone le dimensioni con le mani.
MewMinto si portò una mano al mento.
«Potrebbe rivelarsi utile...» Mormorò, riflettendoci su.
MewRetasu interruppe le sue supposizioni, scrollandola delicatamente.
«Attenzione, sono scomparsi!» Avvertì lei, indicando il punto in cui si trovavano in precedenza Kisshu e MewSuguri.
Le ragazze si misero in allerta ed acuirono i sensi, pronte a scattare o ad inforcare le proprie armi al minimo segnale di pericolo.
In quell’esatto momento, il Chimero pavone gorgheggiò rumorosamente e partì alla carica, dirigendosi pericolosamente verso di loro.
«Lo blocco io!» Esclamò MewPurin, puntandogli addosso i suoi tamburelli. «Ribon Purin Ring...» Cominciò a formulare, quando una sfera d’energia le arrivò addosso dall’alto, colpendola alla schiena.
«Ferma, bambina!» Esclamò Kisshu, comparso sopra le loro teste con il teletrasporto. MewPurin gemette dal dolore e cadde al suolo, una dolorosa scossa elettrica lungo le membra.
Strinse i denti piena di rabbia, cercando di distogliere l’attenzione dalla fastidiosa sensazione di bruciore che quel colpo le aveva procurato.
 Non si sarebbe fatta battere così...
«Non si attacca alle spalle, vigliacco!» Gridò all’indirizzo dell’alieno, cercando di rialzarsi in ginocchio.
Da lì non riusciva proprio a vederlo...
«Fermo!» Sentì dire MewMinto alle altre, spiccando il volo dal punto in cui si trovava.
MewPurin inclinò il collo e vide la compagna raggiungere il nemico in pochi secondi, con un rapido e deciso movimento delle sue ali.
Si fermò di fronte a lui, rivolgendogli un’occhiata al veleno.
«Non ti vergogni ad attaccare una bambina alle spalle?» Domandò furiosa all’alieno, riservandogli uno sguardo acido.
Kisshu sorrise e strinse gli occhi, minimamente colpito. «Perché dovrei?» Replicò, prima di abbassare le spalle e concentrare tutta la forza sulla parte bassa dell’addome. Si servì delle reni e compì uno scatto verso di lei, tentando di colpirla con tutto il peso del corpo.
La Mew uccello intuì la sua mossa riuscì a spostarsi per tempo, evitando all’ultimo la sua offensiva. Scelse poi di allontanarsi immediatamente da lui, forse ben conscia del fatto che un combattimento ravvicinato non l’avrebbe avvantaggiata, e caricò la sua arma con un dardo di luce, puntandolo verso l’alieno.
Quest’ultimo, d’altro canto, rimase a mezz’aria ad osservarla, cercando di studiare la sua tattica.
«Ti aiuto!» Esclamò a quel punto MewIchigo, eseguendo un balzo verso il ragazzo armato di sai per dare manforte all’amica.
Non riuscì a vedere di più, poiché la Mew verde le si avvicinò di corsa e le si affiancò, coprendo il suo campo visivo.
«Ribon Retasu Rush!» La sentì formulare, e una maestosa cupola d’acqua fece da scudo a una beccata del Chimero, il quale s’era abbassato verso di lei nel tentativo di colpirla.
«Stai bene, MewPurin?» Domandò a quel punto la Mew focena, lanciandole uno sguardo preoccupato.
MewPurin annuì con la testa e si tirò in piedi con un balzo, pronta a tornare di nuovo in azione. «Wow, quanto è fico il tuo scudo!» Commentò, osservandolo con interesse.
Il Chimero, infatti, non riusciva ad infrangerlo, nonostante la mole considerevole.
MewRetasu abbozzò un lieve sorriso ed arrossì sulle guance.
«È forte, non resisterò a lungo!» Replicò, stringendo le labbra e mantenendo i muscoli tesi in quella posizione.
Come se si fosse accorto di stare facendo degli sforzi inutili, il pennuto indietreggiò, rinunciando a sfondare lo scudo.
Alzò il collo al cielo e cacciò un verso acuto e strozzato, muovendo goffamente le ali.
Le due Mew Mew mantennero lo sguardo fisso su di lui, aspettandosi l’arrivo di una mossa micidiale, ma l’uccello si limitò a srotolare la gigantesca coda e distendere le piume, rimanendo fermo nella sua posizione.
I raggi del sole si riflessero su di esse, facendole brillare di una luce accecante. MewPurin fu costretta a chiudere gli occhi e ripararsi la vista, perdendo per lunghi secondi il contatto con l’ambiente circostante.
«Dannazione!» Biascicò a denti stretti mentre un forte ronzio le riempiva le orecchie, impedendole di sentire chiaramente i suoni attorno a lei.
Anche quella doveva essere opera di quel mostro. «Non riesco a vedere nulla!» Balbettò MewRetasu accanto a lei, ciondolando vistosamente in avanti.
MewPurin sbatté energicamente le palpebre nel disperato tentativo di riacquistare la vista, e i suoi occhi lacrimarono per lo sforzo.
Non ci voleva proprio...in quelle condizioni erano molto vulnerabili.
«Ribon Suguri Explosion!»
MewPurin percepì per miracolo la formula di MewSuguri, la quale riecheggiò nell’aria seguita dal fragore di colpi d’arma da fuoco.
Si concentrò meglio, cercando di rimanere mentalmente lucida e non farsi prendere dal panico in un momento così cruciale.
Poteva riuscire a sentirlo...
Il ticchettio di un grilletto.
Doveva aver usato la sua arma.
Una pistola...
Quindi le sue intenzioni erano…
«Sta giù!» Esclamò la ragazzina dai capelli biondi, lanciandosi alla cieca addosso alla compagna e riuscendo a portarla miracolosamente al sicuro.
Quando udì il sibilo dei proiettili passare sopra le loro teste poté tirare un sospiro di sollievo, certa che si trovassero al riparo.  
Ora era tutto più chiaro...
Ecco perché la Mew tigre era scomparsa senza partecipare alla battaglia.
S’era nascosta in mezzo alla vegetazione, pronta ad agire nel momento più opportuno...
Non aveva dubbi, era stato tutto calcolato in precedenza.
Lei e Kisshu avevano approfittato dei poteri del Chimero per colpirle tutte assieme ed immobilizzarle.
Un piano diabolico...
«Ah!» Gemette la Mew focena ancora stordita, accorgendosi di essere stata gettata a terra. Si strofinò energicamente gli occhi, riprendendo pian piano a vedere.
«Che succede?» Chiese poi, spaventata.
La ragazzina grugnì al suo indirizzo.
«Succede che ci sparano addosso!» Le urlò contro la Mew scimmia, tirandosi in piedi. «Su, rialzati!» La esortò in seguito, porgendole una mano. «Abbiamo bisogno del tuo scudo!»
«Il mio scudo?» Ripeté lei, prima di accettare il suo aiuto e rimettersi in piedi, incerta.
MewPurin la guardò di sottecchi.  
Non sembrava avere esattamente la stoffa della guerriera...  
«Sì, fa come ti dico e scherma la sua offensiva!» Le ordinò MewPurin con impeto, indicando la Mew in nero diretta di corsa verso di loro.
Poi si mordicchiò il labbro inferiore e si guardò attorno, nervosa.
MewIchigo e MewMinto giacevano a terra poco distanti, preda delle morse paralizzanti dei proiettili.
Dovevano essere state colpite dalla loro avversaria.
L’alieno, rimasto anch’egli coinvolto dalla luce emanata dal Chimero, fluttuava in aria, tenendosi la testa.
Con quegli occhiacci da animale che si ritrovava, forse era più sensibile alla luce di quanto non lo fossero gli esseri umani…
Poteva essere un vantaggio.
Avevano ancora qualche secondo per elaborare un piano d’attacco...
Voltò lo sguardo alla sua destra, incrociando il grosso pavone che aveva tentato di attaccarle in precedenza. Lo vide inarcare il collo all’indietro, forse per caricare una seconda beccata diretta verso di lei e la Mew verde.
Ah no! Non si sarebbe fatta fregare da quello stupido pennuto!
Lei era una fottuta supereroina!
«Sei solo un pollo gigante!» Gridò MewPurin, scattando determinata verso di lui.
La sua esperienza nel campo delle arti marziali le aveva insegnato alcune importanti e semplici regole.
Più un avversario è grosso, più è lento.
E più è grosso…
«Più fa rumore quando cade!» Esclamò, entrando sulla zampa dell’uccello con un calcio volante e colpendone in pieno il ginocchio. Il Chimero emise un rumoroso lamento, prima di sbilanciarsi in avanti e scivolare malamente a terra, alzando una nuvola di polvere.
«E uno è sistemato!» Commentò la Mew Mew ad alta voce, voltandosi in direzione delle compagne.
A pochi metri da lei, MewRetasu era intenta a farsi scudo dall’offensiva corpo a corpo di MewSuguri. La Mew nemica cercava con tutte le forze di penetrare la barriera d’acqua a spallate, ottenendo tuttavia magri risultati.
La vide allora alzare di sbieco lo sguardo e lanciarlo oltre la Mew verde, abbozzando un sorrisetto soddisfatto. MewPurin seguì i suoi occhi con sospetto ed incrociò la figura dell’alieno in rapido avvicinamento dal cielo, pronto a mettere fuori gioco la Mew focena a sua completa insaputa.  
Kisshu si teletrasportò in un lampo e riapparve alle spalle di MewRetasu, accorciando brevemente le distanze da lei. Lo vide far roteare il sai nella mano destra e tirare il gomito all’indietro, intenzionato a colpirla con la lama.
La Mew gialla digrignò i denti furiosa e compì un lungo balzo verso di lui, eseguendo un altro calcio volante all’altezza del volto.
L’alieno riuscì a scorgerla con la coda dell’occhio, ma era ormai tardi perché la evitasse. Riuscì a parare la sua offensiva con l’avambraccio ma MewPurin lo colpì ugualmente, gettandolo lontano di qualche metro.
«MewIchigo, pensa al Chimero!» Urlò lei a gran voce, con la speranza di farsi sentire dalla leader del team. I suoi occhi color marroncino rimasero inchiodati alla sagoma di Kisshu, il quale aveva fortemente attutito gli effetti del suo calcio restando in volo.
«Cosa vuoi fare, ragazzina?» La schernì Kisshu, prima di scagliarsi su di lei senza aspettarsi una risposta.
Le arrivò addosso come un fulmine, il braccio sinistro in avanti e il destro più arretrato, il sai impugnato nella mano di quest’ultimo.
MewPurin indietreggiò con uno dei suoi salti acrobatici, evitando la lama per pochi centimetri. Il suo corpo s’irrigidì per un istante, un improvviso brivido di paura misto ad adrenalina lungo la spina dorsale.
Era questo che significava combattere davvero?
Non era come sul tatami…
Qui si rischiava la pelle.
Deglutì a quella constatazione, cercando di non perdere il controllo sulle sue azioni. Kisshu cominciò a mangiarle terreno poco a poco, affondando con impeto nelle sue difese. MewPurin evitò quell’ennesimo tentativo di offesa, ma indirizzò immediatamente la sua attenzione alla sua destra, dove il braccio sinistro dell’alieno s’avvicinava sempre più, armato del secondo sai.
Afferrò saldamente uno dei suoi tamburelli e lo usò per parare il colpo, facendo in modo che l’elsa vi ci rimanesse bloccata. Non ebbe il tempo di pensare ad altro, se non a fermare una nuova offensiva ad ore dieci.
Bloccò anche questa volta l’elsa entro il tamburello, impedendogli così di avvicinarsi con la lama al suo addome.
A quel punto, Kisshu le rivolse lo sguardo e MewPurin si ritrovò, suo malgrado, costretta a quel contatto visivo.
Venne assorbita dalle sue iridi, di un dorato freddo e soffocante al tempo stesso.
L’espressione sul suo volto non era cambiata e trasudava una sicurezza di sé praticamente urticante.
«E ora?» Le domandò canzonatorio, facendo riferimento alla situazione di stallo in cui si trovavano.
La scimmietta sostenne il suo sguardo, cercando di non farsi intimorire.
Se era quello il suo gioco, non voleva proprio cascarci…
«Ho bloccato i tuoi colpi...ti ho fregato!» Replicò lei, facendogli una linguaccia.
Kisshu inarcò un sopracciglio e ridacchiò sommessamente.
«No...» Rispose lui, sorridendo. «...T’ho fregato io.»
A seguito di quelle parole, il ragazzo fece pressione su uno dei tamburelli ed approfittò di quel breve attimo di distrazione per disarmarla di quest’ultimo.
Si liberò poi del sai che impugnava nella mano destra e chiuse le dita nel pugno per sferrarle un rovescio allo stomaco.
Quel colpo avrebbe potuto metterla definitivamente KO…
Presa in contropiede, MewPurin abbassò il tamburello per preparare una difesa, ma Kisshu l’anticipò ancora, spostando repentinamente il braccio dal suo campo d’azione per colpirla alla tempia con il taglio secco della mano.
MewPurin accusò la botta e barcollò, provando un breve senso di straniamento.
Una finta...
Pensò, prima di provare il sapore amaro di un altro pugno, questa volta sotto le costole. Boccheggiò, ripiegandosi a riccio su sé stessa.
Porca miseria se era forte…
Ma non voleva darsi per vinta.
Spinta dall’istinto, afferrò il braccio sinistro dell’alieno, quello che impugnava ancora il sai, con la mano lasciata libera dal tamburello di cui lui s’era disfatto poco prima.
Con uno sforzo delle reni lo tirò a sé e lo spinse giù, cercando di immobilizzarlo in modo da non nuocerle.
A quel punto, una freccia luminosa di MewMinto lo colpì alla schiena, paralizzandolo sul posto. Kisshu s’inarcò all’indietro e traballò, biascicando a denti stretti prima di accucciarsi ai suoi piedi.
La Mew scimmia approfittò dell’aiuto della Mew uccello e calciò la mano dell’alieno, facendogli perdere la presa sul suo tridente.
S’abbassò poi su di lui e affondò il gomito tra le sue scapole, facendolo tremare in silenzio fino a farlo crollare del tutto a terra.
Soddisfatta, recuperò il tamburello che le era caduto e s’allontanò di corsa dall’alieno.
Si prese un attimo per recuperare ossigeno, tenendosi contemporaneamente il ventre con una mano e asciugandosi la fronte con l’altra.
Era madida di sudore per la tensione e la fatica.  
Sistematasi alla bell’e meglio, alzò nuovamente gli occhi, concentrandosi sulla situazione del campo di battaglia.
A pochi passi da lei, MewRetasu e MewMinto si stavano occupando di MewSuguri, attaccandola ripetutamente in modo da costringerla a giocare in difesa.
MewIchigo, dal canto suo, stava facendo il possibile per distrarre il Chimero pavone, rialzatosi faticosamente a seguito del calcio che le aveva assestato poco prima, per impedirgli di aprire di nuovo la coda.
MewPurin si fermò per un secondo a pensare e la richiamò da lontano, incrociando subito lo sguardo con quello dell’amica.
Non appena ottenuta la sua attenzione, si limitò a farle un cenno con la testa e a lanciare al cielo i suoi tamburelli, scuotendoli per aria come due racchette.
«So come sconfiggerlo!» Le gridò, prima di dirigersi di corsa verso il pennuto.
La Mew rosa le lanciò un’occhiata poco convinta, ma decise di fidarsi di lei.
Prese le corrette distanze dal Chimero e puntò la Strawberry Bell verso di lui, pronunciando ad alta voce la sua formula.
Il mostro venne colpito dal fascio di luce e strillò di dolore, annunciando in tal modo di essere prossimo a ritrasformarsi.
MewPurin attese il momento esatto in cui l’animale tornò alle sue dimensioni originali prima di scagliare con decisione il suo attacco a ridosso delle sue zampe.
Il budino giallo comparve all’improvviso in uno schiocco di luce, incrociando sulla sua traiettoria il parassita alieno, già pronto a guizzare via come un topo.
Quest’ultimo, impossibilitato a difendersi in quella debole forma, rimase inevitabilmente cristallizzato dentro la gelatina.
A quella vista, un sorriso di gioia s’aprì sul viso della ragazzina.
«Ce l’ho fatta!» Urlò entusiasta lei, cominciando a saltare dappertutto.
MewIchigo la osservò festeggiare e sorrise, facendosi contagiare dalla sua allegria.  S’avvicinò stanca al frutto del suo Purin Ring e ne accarezzò la superficie gelatinosa, incredula del piano che quella ragazzina era riuscita ad escogitare per farle uscire da quell’impasse.
«MewPurin!» La chiamò poi, facendole un ampio gesto con la mano.
«Che c’è?» Gridò lei, fermandosi di colpo.
«Come ti è venuto in mente di intrappolare il parassita nel budino?» Domandò la Mew gatto, eccitata e curiosa.
La scimmietta rise, coprendosi la bocca con entrambe le mani.
«Ho tirato ad indovinare!» Ammise candidamente lei.
«Come?!» Esclamò MewIchigo perplessa, portandosi una mano in faccia.
Sospirò tra sé e sé. «Beh, ciò che conta è che ce l’abbiamo fatta...» Aggiunse, assicurandosi che il para para fosse ormai innocuo.
«Potete sognarvelo!»
La voce di MewSuguri tuonò nell’aria, guastando quel piacevole momento di gloria.
MewPurin bloccò repentinamente la sua eccitazione non appena vide la Mew nemica avvicinarsi a loro ed afferrare la pistola con entrambe le mani, decisa a colpire il suo budino.
Lanciò uno sguardo preoccupato alle sue spalle ed individuò i corpi di MewRetasu e MewMinto, distesi doloranti a terra.
Nonostante avessero cercato in tutti i modi di disarmarla, non c’erano riuscite.
Quella tipa era davvero tosta...
«Ribon Suguri Explosion!» Esclamò a quel punto MewSuguri, premendo il grilletto con tutte le forze che le erano rimaste in corpo.  
Il suo proiettile si diresse rapido come un fulmine contro il Purin Ring, ma venne parato per tempo dal campo di difesa di luce generato dalla Strawberry Bell di MewIchigo.
«Non te lo permetterò!» Replicò la Mew gatto, gettando alla Mew nemica uno sguardo deciso.
MewPurin aggrottò le sopracciglia e scattò in avanti, bucando l’aria col suo corpo.
«Lascia, faccio io!» Le suggerì la ragazzina, compiendo un lungo balzo verso MewSuguri. Atterrò ad un tiro di schioppo da lei ed approfittò spudoratamente delle sue condizioni, penetrando la sua difesa e a disarmandola con un calcio improvviso sferrato alle mani.
MewSuguri ingoiò un ruggito ed abbassò il baricentro del corpo per indietreggiare ma MewPurin glielo impedì, afferrando con forza uno dei suoi avambracci.  
Più veloce della luce, spinse i tamburelli stretti nella mano contro le sue costole, lasciandosi andare ad un sorrisetto di soddisfazione.
«Ribon Purin Ring Inferno!» Formulò, e la ragazza dai lunghi capelli scuri irrigidì le membra, rimanendo prigioniera della gelatina in pochi secondi.
MewPurin trattenne a fatica una risata divertita. 
«Ben le sta!» Commentò tra sé e sé, fregandosi energicamente le mani per liberarle dalla polvere.
Gettò un occhio al budino alle sue spalle, attorno al quale s’erano riunite le Mew Mew, e notò una strana palletta di pelo rosa svolazzarvi attorno, tutta intenta a scavarvi attraverso per raggiungere il parassita alieno in esso prigioniero.
«MewPurin!» La richiamò MewIchigo per l’ennesima volta, attirando la sua attenzione con ampi gesti della mano.
MewPurin le si avvicinò di corsa e la Mew rosa si mise in ginocchio di fronte a lei per abbassarsi alla sua altezza.   
«Non ti sembre di avere esagerato?» Le domandò, lanciando un’occhiata accigliata alla Mew nera rimasta vittima dei suoi poteri.  
La ragazzina si soffermò sulla nemica per qualche secondo e rimase in inebetito silenzio, non comprendendo il significato di quella domanda.
«Perché?» Le chiese lei, ingenuamente.
«Non capisci? Lì dentro potrebbe soffocare!» Replicò con agitazione la Mew neko, prendendola per le spalle.
Lei grugnì in risposta, sbattendo un piede a terra.
«Non merita nessuna pietà!» Replicò MewPurin, incrociando le braccia al petto contrariata.
MewIchigo la guardò dritta negli occhi e la scosse, come a volerla far ragionare.
«È pur sempre una Mew Mew...» Puntalizzò lei. «Una...di noi.» Balbettò, non del tutto sicura della sua affermazione.
La scimmietta rimase colpita da quelle parole ed allentò per un attimo le sopracciglia, rendendosi conto delle conseguenze che avrebbero potuto avere le sue azioni.
Forse aveva ragione lei?
In quel momento, le sue orecchie percepirono quella che sembrava essere una sciabolata provenire dalle sue spalle. Si voltò in quella direzione e vide quell’alieno dagli occhi spaventosi sorreggere MewSuguri tra le braccia, visibilmente intontita per la mancanza di ossigeno.
«Tutto ok?» Lo sentì sussurrare all’indirizzo della ragazza, aggrappata alle sue spalle.
MewSuguri ruotò le pupille e lo guardò, ringhiando furiosa.
«Odio i mocciosi.» Mugugnò lei a bassa voce, stizzita.
«A chi lo dici...» Replicò lui, irritato.
MewPurin strabuzzò gli occhi.
Non aveva dubbi, stavano parlando di lei!
Entrambi gettarono uno sguardo in tralice al gruppo di supereroine, ma non proferirono una singola parola.
Le Mew Mew, per reazione, si schierarono in formazione di difesa, stanche ma pronte a riprendere gli scontri.
«Non ne avete avuto abbastanza?» Esordì MewPurin imbracciando i tamburelli, come a voler rispondere alle provocazioni che i due si erano scambiati tra loro poco prima.
Kisshu le riservò un’occhiata perplessa, ridacchiando sotto i baffi.
Non si levava mai quell’aria di superiorità dalla faccia…
«Siete state brave!» Replicò lui, complimentandosi con loro per averli messi tanto in difficoltà. «Ma non crediate che sia finita qui!» Esclamò.
Infine si teletrasportò nell’aria e sparì nel nulla, portando la Mew tigre con sé.
Volare, svanire a piacimento…
Ma che razza di creature erano quelle?
MewPurin sbuffò, rifiutandosi categoricamente di scervellarsi oltre.   
Abbassò definitivamente la guardia e rilassò le spalle, tirando un sospiro di sollievo.
«Ah, meno male che è finita!» Sentì pronunciare da MewIchigo all’indirizzo delle amiche. Quelle annuirono, abbozzando un sorriso sulle labbra.
MewPurin se ne fece contagiare.
Già, era finita…
...e tanto del merito per quella vittoria era suo!
Niente male come prima prova!
Considerò soddisfatta, facendo sparire i tamburelli in uno schiocco di luce.
I suoi pensieri andarono subito ai suoi fratellini.
Chissà come se la stavano passando? Dovevano presi una tale paura!
Incrociò le braccia dietro la testa e chiuse gli occhi, stiracchiando i muscoli della schiena.
Non aveva nessun cattivo presentimento.
Era certa che zia Mei li avesse messi in salvo...
«Ahhh...» Si lamentò a quel punto, portandosi una mano al ventre.
Borbottava furiosamente per la fame...in tutto quel trambusto non s’era proprio accorta.
Lanciò uno sguardo alle Mew Mew, supplicandole con i grandi occhi castani.
«Ragazze...» Mormorò, attirando definitivamente la loro attenzione.
Non appena vide il loro sguardo puntato addosso a lei riprese a parlare, non prima d’aver messo in bella mostra un persuasivo sorriso a trentadue denti.
«Andiamo a mangiare qualcosa?» Propose la ragazzina, strepitando. «Io ho una fame da lupi!»

 



***




Cinque…
Contò tra sé e sé, rassegnato, prendendo nota di quante volte avesse accavallato le gambe da quando si trovava lì.
Si molleggiò sullo schienale a forma di cuore della seggiolina laccata bianco su cui sedeva, picchiettandosi pigramente la nuca con le dita di una mano. Poi chiuse gli occhi e rilassò i muscoli, cercando di non pensare a quanto quella seduta sembrasse, di minuto in minuto, sempre più a una graticola arroventata.
Il Caffé s’era preso un paio d’ore di chiusura in piena domenica pomeriggio, uno dei momenti di maggiore affluenza di clienti, per quelle che erano state definite necessità di forza maggiore.
Più precisamente, si trattava di una 'riunione straordinaria’ che lui era stato costretto ad accettare sotto gentilissima minacc..emh, richiesta delle quattro Mew Mew, per tentare di salvare la sua pellaccia.
Tirò un sospiro dalle labbra semi chiuse.
Sembrava ieri da quando aveva cominciato ad occuparsi del Mew Project, a seguito della morte dei suoi genitori.
Quanti erano stati i giorni, gli anni passati a ripetere calcoli e ricerche, al solo scopo di raggiungere la perfezione?
Ogni briciolo delle sue energie era stato speso per trovare un team di giovani ragazze dalle caratteristiche geneticamente impeccabili, pronte a tutto per la difesa della Terra.
Ichigo, la Mew gatto determinata e sbarazzina.
Minto, la Mew uccello analitica e risoluta.
Retasu, la Mew focena altruista e gentile.
E infine la piccola Purin, la Mew scimmia energica e vulcanica aggiuntasi da poco al gruppo di supereroine.  
Sì, era tutto corretto.
Avrebbe fatto di tutto per proteggerle, persino dare la vita...
...Tutto, tranne che essere costretto a sentire quei discorsetti femminili da té delle cinque che riempivano a loop le sue orecchie da mezz’ora.
No, non era proprio fatto per quel genere di cose.
D’altronde, se Keiichiro l’accompagnava ovunque c’era pure un motivo…
Tuttavia, in quell’occasione persino lui era stato capace di abbandonarlo al suo destino, approfittando di quella pausa per uscire a prendere degli ingredienti che avrebbe voluto usare per sperimentare un nuovo dolce.
Alzò pigramente una palpebra, lanciando un’occhiata distratta alle ragazze.
Se ne stavano tutte e quattro in cerchio attorno ad uno dei tavolini del locale.
La ballerina dai capelli scuri, in posizione centrale rispetto al gruppo, era seduta a braccia incrociate e dava gli occhi al cielo, dondolando nervosamente una gamba.
Ichigo, seduta alla sua sinistra, si stropicciava di continuo l’orlo della gonna a pieghe che indossava; gli occhi vacui fissavano distrattamente un punto del tavolino di fronte a lei senza distaccarsene mai.
Retasu, in piedi a destra della rossa, teneva le mani giunte sul ventre e sorrideva in silenzio, mentre Purin, dal lato opposto al suo, poggiava gli avambracci sullo schienale di una sedia e ondeggiava avanti e indietro, trattenendo tutto il peso del corpo su un solo piede.
Improvvisamente, Minto s’alzò in piedi e spezzò il teso silenzio che s’era insinuato tra loro, sbattendo le mani sulla superficie del tavolo.
«È inconcepibile!» Proruppe a quel punto, incapace di trattenersi oltre.
Ryou grugnì ma non si scompose, rimanendo immobile.
Se lo sentiva, stava per scoppiare una tempesta...
«A cosa ti riferisci, Minto-san?» Domandò immediatamente Retasu, nell’impacciato tentativo di calmare l’ira della compagna.
Minto arricciò il naso, lanciandole un’occhiataccia.
«Parlo di quella tizia che s’è messa contro di noi! Chi altri?» Sbottò lei, infuriata.
Retasu abbozzò un sorriso nervoso.
«Moriyami-san?» Precisò timidamente, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
La ragazza con gli chignon, in risposta, sventolò una mano per aria.
«Quello che è!» Esclamò, dimostrandosi completamente disinteressata al suo intervento. «S’è messa in testa di allearsi con quel...coso disgustoso!» Commentò poi, acida.
Ryou rimase scosso da quelle parole e la sua reazione riflessa fu quella di riaprire gli occhi, nell’incerto tentativo di riprendere contatto con la realtà.  
Allungò di più l’orecchio mentre un tic nervoso s’impadronì del suo piede, tradendo la sua maschera di freddezza.
Finalmente qualcosa di quelle chiacchiere catturava il suo interesse...
Una Mew Mew aveva fatto comunella con gli alieni?
Non gli era difficile immaginare di chi stessero parlando…
«Non ci voleva proprio...» Borbottò tra sé e sé, massaggiandosi ossessivamente il mento con le dita.
A quella considerazione, alzò lo sguardo dal pavimento, sul quale si era ossessivamente soffermato, incrociando quello furente ed accusatorio di Minto.
Ryou aggrottò le sopracciglia e sospirò, maledicendosi immediatamente per averlo fatto.
«E tu, Shirogane?» L’apostrofò lei, puntandogli un dito addosso. «Invece di startene lì a sonnecchiare, potresti partecipare?» Rimarcò, fissandolo duramente.
L’americano sostenne il suo sguardo con fermezza, distendendo i muscoli della fronte.
Non aveva nessuna voglia di mettersi a litigare, tanto più che la sua posizione doveva essere la più neutra possibile, in modo da non sbilanciare equilibri e animi.  
«Beh? Cosa pensi che dovrei fare io, esattamente?» Le rispose, allungando il dorso sullo schienale della sedia. «Andare a prendere questa ragazza di peso e costringerla a far parte del team?» Le domandò infine, lapidario.
Una provocazione della quale si pentì subito.
Che idiota.
Faceva il sostenuto, ma in realtà…
L’idea che una delle Mew Mew si fosse alleata con gli alieni gli faceva venire i brividi.
Strinse le mani nel pugno, nervoso.
Cosa poteva fare concretamente uno come lui?
Era piombato nella vita di quelle ragazze all’improvviso, senza aver chiesto il consenso a nessuna di loro.
Se qualcuna non si fosse trovata d’accordo, o persino si fosse ribellata ad una sua decisione, arbitraria ed egoistica…
In fondo se lo sarebbe meritato.
Era la sua punizione...
«Potresti esprimere la tua opinione, non è forse per causa tua se siamo qui?» Gli rispose la ballerina, non il minimo cambio di tono.
Esatto...per causa mia, Pensò.
Si schiarì un poco la voce prima di rispondere.
«Il punto è che io non sono una Mew Mew» Cominciò lui, sospirando. «Siete voi le uniche a poter comprendere il vero stato d’animo di quella ragazza. Siete le uniche che possano farle cambiare idea!» Tagliò corto il biondo.
Scosse di poco il capo, trattenendo il più possibile il senso d’impotenza che gli spezzava il respiro.
Non appena udite le sue parole, Retasu annuì con un cenno del capo.
«Minto-san, io la penso come Shirogane-san...» La sentì mormorare, rivolgendo alla compagna uno sguardo amorevole. «Forse quella ragazza ha delle motivazioni che l’hanno spinta ad allearsi con quell’alieno...» Terminò, torturandosi le dita delle mani, ben sapendo quanto quella sua opinione avrebbe fatto spiacere alla Mew azzurra.
«Scusami, Retasu-chan...quali motivazioni ci possono essere per fare del male al prossimo!?» S’inseri a quel punto Purin, incredula. «Insomma, l’avete vista, no? Non si è degnata di darci una mano, non le interessiamo minimamente!» Aggiunse, enfatizzando il concetto con ampi gesti delle braccia. «Al mondo esistono i buoni e i cattivi, e lei rientra nella seconda categoria, ecco tutto!» Sentenziò, incrociando le braccia al petto.
A quelle parole, il capo del Mew Project, rimasto in disparte, sospirò per l’ennesima volta.
Quella discussione stava pian piano degenerando…
«Purin-san...» La richiamò la Mew occhialuta, timidamente. «Ti sembro cattiva?» Le chiese a bruciapelo, portandosi una mano al petto.
Ryou fu catturato da quella domanda, certo che Retasu stesse per dire qualcosa di importante, e rimase in ascolto.  
La ragazzina la guardò sorpresa, tentennando per un attimo.
«Assolutamente! Ma qui si stava parlando...»
«Di Moriyami-san, giusto?» La interruppe per prima la Mew focena. «Tu ancora non c’eri, Purin-san, ma quando mi sono trasformata...» Cominciò a dire, con un filo d’incertezza nella voce. Poi si bloccò, trattenendosi per un istante.
«Ho quasi...ucciso delle persone...» Proferì, abbassando il capo per la vergogna.
Purin cambiò espressione e così fece Shirogane, facendosi di colpo ancor più serio.
Quelle ragazze erano insospettabilmente forti...
Erano già così grandi i pesi che dovevano portare?
«Non l’ho fatto per errore, è stata un’azione consensuale, e...» Riprese Retasu con voce tremante, prima che Minto le prendesse una mano, conscia della sua sofferenza.
«Basta così, Retasu...» Le soffiò lei, guardandola dispiaciuta.
Retasu scosse il capo e si morse le labbra, asciugandosi gli occhi lucidi.
Si trattava di una questione molto dolorosa per lei, ma si stava sforzando per rendersi utile.
«Minto-san e Ichigo-san mi hanno aiutata a capire che stavo sbagliando, e forse...»
«Forse dovremmo farlo anche con Moriyami-san...» Propose a quel punto la rossa, lanciando uno sguardo ad ognuna di loro.
Nonostante il tono di voce piuttosto cupo che aveva usato, l’espressione sul suo viso era risoluta.
Nessuna delle ragazze trovò da obiettare a quella sua affermazione.
Persino Minto, sull’orlo di una crisi di nervi un attimo prima, si ritrovò ad abbassare gli occhi.
Ryou si portò una mano al mento, rimanendo a guardarle in silenzio.
Finora Ichigo non aveva detto una parola, escludendosi dalla conversazione…ma in quel momento, gli parve più sicura che mai.  
«Io credo che non sia cosciente di quello che fa...» Mormorò ancora Ichigo, guardandosi le mani appoggiate al tavolino. «Probabilmente non conosce le reali intenzioni degli alieni...»
La Mew bird tirò un sospiro a quelle parole.
«Come puoi esserne sicura?» Domandò, con aria malinconica, forse contrariata all’idea di avere effettivamente sbagliato le sue personali valutazioni.
La rossa abbozzò un pallido sorriso.
«So di per certo che è una persona gentile...» Replicò semplicemente. «Me lo sento qui!» Aggiunse, portandosi una mano sul cuore.
Minto la guardò senza spiccicare parola, e lo stesso Ryou non fu in grado di capire se quelle considerazioni fossero realmente sincere.
Un mistero che rendeva più interessante tutta la faccenda...
A quel punto, Purin ridacchiò, sporgendosi dallo schienale della sedia a cui era rimasta appoggiata per tutto quel tempo.
«Se è il tuo istinto a parlare, allora non ci sono dubbi!» Esclamò la ragazzina, con l’idea di darle una scarica di sicurezza e fiducia.
Ichigo annuì e le sorrise più convinta di prima, dimostrandole di essere riuscita nel suo intento.
«Allora andiamo tutte a cercarla!» Suggerì d’impeto, alzandosi di colpo dalla sedia. «Dobbiamo parlarle faccia a faccia!»
«Facciamolo!» Proruppe Purin, eccitata.
Minto volse lo sguardo alla biondina, squadrandola da capo a piedi.
«Dunque hai già ritrattato?» Le chiese delusa, sostenendosi il viso con il dorso di una mano. Purin le lanciò un’occhiata e fece spallucce, come a rimarcare che non era possibile contraddire le decisioni della leader.
La ballerina sbuffò poco convinta e riprese a dondolare nervosamente un piede, senza aggiungere null’altro.
«Come possiamo rintracciarla?» Domando allora Retasu, anticipando il pensiero di tutte.
Ryou si soffermò qualche secondo su di lei, notando con piacere che si fosse ripresa dalla crisi di poco prima.
«Sapete, non appena l’ho vista...» S’inserì la Mew scimmia, «Mi ha dato come la sensazione di averla già incontrata da qualche parte.» Ammise pensierosa.
«E dove?» La spronò Ichigo, curiosa.  
«Moriyami, Moriyami...» Ripeté la ragazzina di origini cinesi, arrovellandosi e massaggiandosi nervosamente il mento con le dita di una mano. «Ahh! Non mi riesce proprio di ricordare!» Si lamentò lei, calciando un piede a terra.
«Non ti stressare!» Le suggerì la Mew gatto, picchiettandole una spalla. «Penso di riuscire a rintracciare l’istituto che frequenta» Affermò in seguito, a voce abbastanza alta perché tutte potessero sentirlo. «L’ho incontrata sulla metro una volta...» Disse, bloccando però la frase a metà.
La sua mente vagò immediatamente a quel ricordo.
Dopo tutti quegli avvenimenti pareva così lontano nel tempo…
A quel punto, Shirogane s’alzò dalla sedia e batté le mani un paio di volte, attirando l’attenzione delle ragazze.
Gli occhi castani di Ichigo incrociarono i suoi e la ragazza mutò bruscamente espressione.  
«Benissimo, la decisione è presa.» Concluse Ryou, sancendo la fine della discussione, prima di rivolgere alla rossa un’occhiata calma e distesa.
«Ti affido il comando dell’impresa. D’accordo?» Le domandò, trattenendo a lungo gli occhi su di lei.
La Mew gatto annuì e sorrise, ma il suo sguardo era perso altrove, tanto che persino lui riuscì ad accorgersene.
Stava fingendo...
«Qualcosa non va?» Le chiese, un filo d’apprensione nella voce.
Lei negò immediatamente, l’aria riluttante e nervosa, bloccando sul nascere un qualunque tentativo d’instaurare un dialogo.
L’americano espirò aria dal naso e non indagò oltre, scacciando l’idea di approfondire la questione.
Molto probabilmente non erano affari suoi…
Voltò le spalle alle ragazze, muovendo un paio di passi verso il corridoio che dava al piano di sopra.
«Andate a prepararvi, tra mezz’ora apriamo il locale.» Ordinò al loro indirizzo, prima di oltrepassare l’uscio di fronte alla cucina e sparire sul retro, lasciandole sole.
Il turbamento di quella Suguri, la confusione all’interno del gruppo…
Erano tutte causa sua.
Lo sapeva perfettamente...
Ma non poteva fare di più.
D’altronde, non avrebbe mai potuto paragonarsi a loro...
Solo le Mew Mew potevano compiere quella difficile missione.
«Ho fiducia in voi...» Mormorò tra sé e sé, salendo le scale che davano alla sua stanza.

 



***  




Suguri spiluccò dalla sua ciotola una fettina di pollo teriyaki** accuratamente posta sopra un abbondante letto di cavolo e riso bollito, afferrandola saldamente con le bacchette. Se la portò alla bocca e l’azzannò coi canini, soffermandosi su di essa per assaporarne la consistenza morbida e succosa.
Qualunque piatto, se preparato da nonna Miyoko, sembrava assumere il dolce retrogusto della nostalgia.
Si fece rigirare distrattamente le bacchette tra le dita della mano, la testa bassa e lo sguardo inchiodato ad un punto al centro del kotatsu*, persa tra sé e sé.
Da qualche giorno sentiva di provare un fortissimo senso di straniamento...
Aveva la netta sensazione che la gran parte degli stimoli e dei messaggi attorno a lei le arrivassero ovattati, e che altri non riuscissero minimamente a raggiungerla.
Pensava continuamente alle sensazioni che provava quando vestiva i panni della Mew Mew.
Quando pronunciava quella formula, cessava di essere una ragazza comune e si ritrovava tra le mani un potere immenso, in grado di svelare al mondo ciò che realmente era.
Non appena la magia terminava, una parte importante di sé volava via insieme alla trasformazione, e lei ritornava ad essere Suguri...
Suguri e basta.

Non s’era mai sentita così.
Nemmeno nei suoi anni più infantili aveva assaggiato il sapore bruciante della libertà che Kisshu le aveva donato...
S’era chiusa in sé stessa per troppo tempo, castrando i lati di sé più scomodi, smussando i suoi angoli più appuntiti…
Perché così le avevano insegnato.
Così le avevano detto...
Così l’avevano punita, resa indegna di essere amata...
Ancora e ancora, fino a che non c’erano riusciti.
Erano giunti infine a manipolarla, a ricattarla in maniera tanto diabolica da farle provare vergogna per il suo essere…
Sbagliata.
Crebbero in lei la frustrazione, l’incomprensione, la rabbia...
Lati che non le era mai riuscito di cacciar via, che la infestavano come un’erbaccia coriacea e robusta, dura da estirpare...
Per questo aveva scelto di cambiare punto di vista.  
Fino a quel momento aveva lottato con tutte le sue forze per reprimere qualcosa che non andava in lei.
Aveva lottato per conformarsi al volere altrui, nella speranza di venire accettata...
Una lotta vana ed amara.
Era inutile ribellarsi alla propria natura...
Lei l’aveva accettato, e così avrebbero dovuto fare tutti.
Non si sarebbe più piegata al volere altrui.
Mai più.
«Suguri.»   
La voce di suo nonno s’insinuò tra i suoi pensieri, costringendola suo malgrado ad interrompersi e a rivolgergli lo sguardo.
L’uomo, in piedi dal lato opposto del kotatsu, teneva ambedue la ciotola della cena e le bacchette in una mano, così come gliele aveva servite nonna Miyoko.
L’espressione sul suo viso era, come sempre, seria ed austera, di quelle che da bambina le facevano paura.
«Ojisan**.» Rispose lei, telegrafica, prestandogli il minimo d’attenzione necessario.
In quell’istante scorse Miyoko comparire alle spalle del marito e sfilargli affianco per tornare a sedersi, e preferì di gran lunga concentrare il focus su di lei.
Non s’era nemmeno accorta d’essere rimasta la sola a tavola.
Che fosse rimasta a riflettere così a lungo?
Tutte quelle domande le sembrarono prive di senso.
Aveva proprio la testa su un altro pianeta...
«Miyoko mi ha detto che sei tornata tardi.» Continuò Seijuuro, squadrandola con una lieve punta d’irritazione.
Suguri non cambiò espressione, intuendo che il nonno si riferisse alla postura ben poco corretta che aveva assunto, lasciando le gambe piegate di lato sotto al kotatsu***.  Poi lo vide inginocchiarsi a terra senza commentare oltre e poggiare la ciotola sulla stuoia di bambù che nonna apparecchiava ogni volta che pranzavano o cenavano tutti assieme.
«Anche tu, mi pare.» Replicò la nipote, agguantando una manciata di chicchi di riso dalla ciotola.
A quelle parole piene d’arroganza, l’uomo sbatté una mano sulla tavola, facendo vibrare pericolosamente il té verde all’interno della sua ciotola.
«Io sono stata da tua madre. Tu che giustificazione hai, ragazzina?!» Replicò duro, lanciandole un’occhiata tagliente.
Quel gesto riuscì ad attirare l’attenzione della ragazza la quale puntò gli occhi su di lui, fissandolo in tralice. Seguì un silenzio di circostanza fin troppo lungo, carico della tensione che si era creata tra i due e nel quale Seijuuro credette che Suguri si stesse rifiutando di rispondergli, fin quando non vide l’adolescente aprire bocca.
«Sono stata a scuola. Poi sono uscita con un...amico...» Mormorò rilassata, sostenendo senza alcun problema il suo sguardo.
A quelle parole, nonna Miyoko allontanò la ciotola di té dalle labbra e si soffermò incuriosita su di lei, ma non s’azzardò ad intervenire nella discussione.
Nonno Seijuuro la guardò, incerto se crederle o meno, ma si limitò ad alzare la ciotola dalla stuoia e a portarsi alla bocca numerosi bocconi di cibo, masticando voracemente il tutto.
«Hai visto i notiziari, vero?» Domandò lui, subito dopo aver inghiottito parte della cena. «La clinica Yamazaki è stata distrutta.» Continuò serissimo, prima di pulirsi le labbra umide di salsa con il tovagliolo. «Sai bene che era la clinica dove era ricoverata tua madre.»
Suguri s’irrigidì a quell’affermazione, un brivido freddo su per la schiena.
Dove voleva andare a parare?
«Caro, dicci tutto!» Mormorò Miyoko, guardandolo con apprensione.
Seijuuro sospirò.
«Hotaru sta bene. Fortunatamente i macchinari non hanno subito danni. È un vero miracolo» Replicò, ricambiando il suo sguardo ed abbozzando un sorriso sollevato, prima di prenderle teneramente la mano.
La donna gliela strinse e arricciò le labbra, restando in attesa di ulteriori aggiunte da parte sua.
«È stata trasferita al Centro Medico di Tokyo senza conseguenze.» Concluse infine l’uomo, mentre nonna Miyoko s’asciugava gli occhi lucidi con un fazzoletto, rincuorata dalla notizia.
Contrariamente a lei, Suguri deglutì a fatica e s’ammutolì.
Strinse con forza le bacchette nel pugno, sentendosi tutto d’un colpo molto nervosa.
Il nonno le lanciò un’occhiata, senza soffermarsi sull’espressione allarmata che aveva in viso.
«Domani pomeriggio dopo la scuola verrai con me.» Le ordinò, facendole un cenno con il capo. «Intesi?»
Suguri gli volse lo sguardo, incapace di percepire in lui un minimo segno di tentennamento.
Voleva trascinarla a tutti i costi da sua madre e a giudicare dal tono che aveva usato, non ammetteva repliche o ribellioni.
Distolse lo sguardo, ringhiando a labbra socchiuse.
Non era affatto d’accordo con quella decisione.
All’improvviso si sentì come chiusa nuovamente in gabbia...
Una sensazione urticante che aveva provato spesso nel corso della sua infanzia, e con la quale non voleva avere più niente a che fare.
«Non so con che amici tu esca, Suguri...» Riprese poi Seijuuro, tornando a rivolgere la sua attenzione alla cena. «Ma vedete di stare attenti. Ultimamente la città è piena di pericoli.» L’avvisò, scrutandola con la stessa inflessibilità di poco prima.
La nipote fremette a quelle parole, trattenendosi a fatica dal replicare.
Basta...stava per ribollire.
Non poteva pretendere di decidere della sua vita.
Non avrebbe ammesso altre incursioni nel suo territorio.
«Non c’è nessun pericolo.» Sibilò aspramente, a denti stretti.
Scostò gli occhi da lui si portò la ciotola alle labbra, rovesciandosi in bocca l’intero contenuto.
Ingoiò il cibo di corsa e, infine, si scolò il té verde rimasto nella tazza, afferrò in fretta e furia le stoviglie usate e arrotolò su sé stessa la stuoia di bambù, liberando in quattro e quattr’otto il suo lato del tavolo.
L’aria era irrespirabile in quella stanza.
Non aveva intenzione di starsene lì un minuto di più.
«Grazie per la cena, Obaasan.» Mormorò, modulando la voce quel tanto che bastava a nascondere la sua irritazione. «Era ottima come sempre.» Aggiunse poi, alzandosi in piedi.
Aggirò il kotatsu e sfilò accanto a Seijuuro, ignorando del tutto la sua presenza.
Tirò dritta verso la cucina alla sue spalle, grugnendo silenziosamente, e raggiunse in pochi passi il lavabo dove poggiò le ciotole e bacchette con un gesto secco della mano.
Infine se ne andò, sparendo dalla loro vista una volta per tutte.   












***

* Questa Long è una What If, quindi mi riservo il diritto di whatifare (?) ciò che penso abbia bisogno di una sistemata. Beh, non volete che replichi le condizioni familiari da galera di Purin così come ci sono state presentate in originale, vero?
* si schiarisce la voce *
Visto che sono tutti minorenni e il padre c’ha da lavorà, i figli hanno, in questo caso, una delle sorelle della madre defunta e perché no, qualche nonno o nonna a fare loro da tutori. Ecco. u.u
** Il pollo teriyaki è un piatto giapponese composto da carne di pollo fatta cuocere in padella dopo essere stata marinata nella salsa teriyaki (salsina giapponese composta da salsa di soia, saké, zucchero, aglio e farina di mais), con aggiunta di riso bollito, insalata o cavolo cappuccio tagliato finemente.  
* Il kotatsu è il tavolino basso tipico delle case giapponesi. Si usa sedersi attorno al kotatsu per mangiare, guardare la tv o condividere altri momenti d’aggregazione. Nei mesi invernali viene coperto con un futon, sotto il quale si infilano le gambe, e viene usato per scaldarsi, previa l’installazione di una fonte di calore sul lato inferiore del tavolino stesso.  
** ‘Ojisan’ è un termine informale che significa ‘nonno’ in giapponese. Il corrispettivo per ‘nonna’ è ‘Obaasan’.
*** Suguri fa riferimento alla seiza, la seduta tradizionale giapponese tipica di varie discipline (arti marziali, ikebana, cerimonia del té ecc…) e di numerose situazioni quotidiane. QUI una foto c:
  
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