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Autore: violetmoon888    19/01/2020    0 recensioni
Non riuscivo a capire, non riuscivo proprio a capire come fosse possibile. La mia vita era cambiata in quelle poche settimane. Lo shock, era chiaro che lo stato di adrenalina e confusione impediva agli altri di parlare. Sentivo il respiro di Jasper accelerare. Mi stringeva ancora la mano. Immobile io fissavo il cielo, quel bagliore bluastro che quell’angelo aveva lasciato. Restammo tutti pietrificati come statue per qualche minuto. Poi fui io a sbloccarmi. Guardai Jasper, lo sentivo, provava una sensazione nuova, era spiazzato e mi fissava trasognato. Lo scossi leggermente e mi lasciò la mano si voltò verso gli altri, mi girai anch’io. Carlisle, il più lontano da noi fece qualche passo e sillabò un i-n-c-r-e-d-i-b-i-l-e.
ATTENZIONE: Questa storia è da definirsi un sequel, è necessario leggere la precedente, "NON SO PIU' CHi SONO" sulla mia pagina.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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POV ALICE

Ritrassi anche io le ali e camminammo nella foresta in direzione della casa, eravamo a qualche chilometro di distanza, se Sean aveva ragione presto sarebbe arrivata questa Helena, e chissà quanti altri, non ero spaventata o per lo meno la rabbia e il desiderio di libertà scacciavano il timore, ero molto più potente di loro, molto più potente di quanto pensassi, li avrei uccisi.
“E’ piuttosto freddo qui” notai che Sean tremava sensibilmente,
“Tu lo avverti?” sorrise bieco,
“Gli angeli sanguinano, sentono dolore, mangiano, e avvertono freddo e caldo, il nostro cuore batte forte” mi afferrò il polso pigiando la vena,
“Tu sei…strana” mi fece ridere il modo in cui lo disse,
“Solo perché sono mezza vampira e mezza angelo, bevo sangue, mi batte il cuore, sono immortale, posso dormire, essere ferita, controllare gli elementi della natura, vedere il futuro e chissà cos’altro? Nah non direi” feci uno scatto davanti.
“Non sottovalutare i demoni” disse serio,
“No, certo…potresti dirmi qualcosa di più su di loro?” Sean annui e rallentò il passo.
“Beh, c’è una sorta di gerarchia come nella Città d’argento, l’unica differenza è che i capi non interagiscono o si coalizzano tra loro e questo per te è un vantaggio, Lucifero come per lassù non bada troppo a la continua guerra tra sotto e sopra, in realtà ha cose più importanti a cui pensare…”
“E questa Helena è una dei capi?”
“Si, morto il padre, è giovane, avrà forse 100 anni ma Balthazar non aveva altri figli, è scaltra arrogante e assetata di potere; ha con se’ una schiera di 20 sottoposti, non credo coinvolgerà altri, ma è pericolosa…lei” si bloccò perso in qualche pensiero,
“Lei conosce la magia, sa sfruttarla come il padre, e mi fa paura per questo, vedi i demoni possono materializzarsi da un posto ad un altro, hanno forza ma non hanno abilità psichiche, nessun angelo ce l’ha in effetti, tranne te” mi guardò compiaciuto.
“Ma la magia si può usare, molti stregoni sono al servizio dei demoni, e gli umani sono subdoli” annuì sospirando.
“Sean io non so nulla di te però” mi fermai corrugando la fronte, volevo sapere chi fosse quell’angelo caduto che  aveva tentato di uccidermi e poi mi aveva salvato la vita in più occasioni.
“Che vuoi dire?” incrociò le braccia,
“Da dove vieni? Qual è il tuo passato, chi sei tu…” si passò una mano sui capelli,
“Niente di interessante” aveva una corazza impenetrabile, ma l’avrei scalfita, se con Jasper ci ero riuscita e lui aveva avuto un passato tremendo, potevo aiutare anche lui.
“D’accordo” saettai più avanti incitandolo a muoversi,
“Facciamo così, io ti racconto qualcosa di me oggi, e tu dovrai dirmi qualcosa del tuo passato un’altra volta” sospirò,
“Mmm, è un modo gentile di costringermi” fece spallucce. Gli raccontai della mia vita da umana, di quello che avevo ricordato 7 anni fa, del manicomio, di tutto quello che mi avevano fatto, Sean ascoltava rapito.
“C’era un vampiro, un dottore che tentò di proteggermi” il viso di David, pallido e dagli occhi dorati mi si plasmò davanti, anche lui mi aveva salvata, mi amava ed era morto per me, un brivido mi fece scacciare il pensiero.
“Il tuo compagno, il biondo?” chiese lui,
“Non lui” sorrisi giacchè quella parte della storia assumeva una piega di gran lunga felice,
“Vidi Jasper appena trasformata, la prima visione, vedevo il suo presente, come stesse soffrendo la sua vita in pezzi e sentivo qualcosa dentro di me…ma non era compassione…era come se quelle cose le stessero facendo a me, era come se lui fosse una parte di me…” mi fermai, Sean aveva distolto lo sguardo imbarazzato,
“Scusa quando comincio coi ricordi…” tornò a guardarmi,
“No, figurati…è solo che non ho mai visto una persona che provi una cosa così forte” gli sorrisi, spero tu possa provarlo Sean un giorno, pensai. Gli descrissi i nostri viaggi e i Cllen, l’arrivo di Bella, I Volturi, poi il selciato di pietre si aprii davanti a noi.
 




POV JASPER
 
“Non è sola” sussurrò Edward sospettoso, mi sollevai di scatto lasciando Jacob e Renesmee seduti sul tappeto enorme dirimpetto il camino della sala, era quasi l’una del mattino, Aiden dormiva da ore. Annusai l’aria che debolmente passava da uno spiraglio della porta-finestra. Un odore di bruciato e acre mi allarmò.
“Uno di loro” dissi mentre Edward e Carlisle simultaneamente seguivano il mio stesso movimento fuori dal vialetto. Esmee Bella  ed Eleazer si incollarono alla finestra. Alice avanzò per prima alle luci del vialetto, mi rivolse una occhiata rilassata ma anche un po’ stupita. Poi accanto a lei si avvicinò un ragazzo magro ma muscoloso con abiti scuri e capelli neri. Mi ci volle qualche secondo per riconoscerlo.
“Sean?” Carlisle ed Edward tirarono un sospiro di sollievo, si avvicinarono per stringergli la mano, perché era tornato? Certo non per una visita di cortesia, dopo tutti quegli anni. Era nervoso, non amava l’attenzione e il contatto con gli altri. Sorrisi mentalmente, avevamo qualcosa in comune. E l’altra cosa era Alice, era venuto per lei, questo era certo. Sospirai tentando di apparire cordiale, e avvicinandomi notai che aveva una ferita arrossata alla testa da cui cominciò a colare di nuovo sangue, i vestiti sporchi di terra, anche Alice era conciata male. SI spostò verso di me prendendomi la mano. Le sfiorai un lembo cadente del vestito interrogativo.
“Credevo che mi stesse attaccando, e l ‘ho attaccato e come conseguenza siamo precipitati” appoggiò la testa alla mia spalla soffocando una risata. Guardai il demone, era ridotto male.
“Ti ha quasi ucciso insomma” Edward le lanciò un’ occhiataccia.
“Vieni dentro Sean, se permetti voglio mettere qualche punto o sanguinerai dappertutto” riluttante annuì e ci spostammo dentro casa.
“Tu stai bene?” sussurrai all’orecchio di Alice mentre entravamo, si fermò sulla soglia girandosi,
“Si Jazz, ora vi spiegherà quello che ha detto a me…” mi guardò preoccupata.
“Okay” dissi strofinandole la mano. Sean ci disse ogni cosa, come ci aveva trovato, le intenzioni di questa Helena, ma non avevamo i dettagli del suo piano, era tutto molto vago, la cosa non mi piaceva.
“E non sai che magia potrebbe usare per avere la meglio? Quando verrà, in quanti sono, insomma il suo piano?” Eleazer era seriamente preoccupato,
“No amico, forse sono 20 al suo servizio, ma io non scendo negli Inferi da anni, queste informazioni le ho avute da un’amica fidata, non so altro…ma mi sembrava giusto avvisarvi e aiutare” Edward mi lanciò un’occhiata enigmatica,
“Vuoi aiutarci?” chiese Bella sorpresa, non attese risposta.
“Va bene…faremo delle ronde come a Boston, tu ed Alice potete sorvegliare dall’alto, noi controlleremo lo stato a turni… siamo in tanti e Alice ha recuperato le forze, ce la faremo” disse deciso Carlisle.
“Ora fatemi ricucire questo disastro” Sean andò a sedere nell’angolo della cucina con Carlisle, Alice andò con loro, gli altri lasciarono la casa per andare a caccia mentre io ed Edward restammo in salotto guardando la cucina.
“Dice la verità, è tutto quello che sa” mi prevenne Edward appoggiandosi alla libreria, di spalle alla cucina,
“Si…ma ti fidi?” non mi piaceva quel demone,
“Beh si, insomma dopo quello che ha fatto, ci ha tirati fuori dall’inferno, ha cercato di liberare Alice, ha ucciso  Balthazar e ha portato Alice in paradiso infrangendo chissà quale legge dell’universo…” si voltò a guardarlo, dissimulava il dolore dei punti senza anestesia, Alice parlava vivacemente con Carlisle e lui non le scollava gli occhi di dosso.
“Ho capito si, non serve l’elenco di tutte le sue prodezze” Edward ridacchiò canzonandomi,
“Smettila” gli tirai un pugno forse troppo forte giacchè tutti e tre si voltarono, Alice indugiò più a lungo per poi tornare all’attenzione di Carlisle e Sean.
“Fratello credo che tu sia geloso” aggrottai la fronte, io non ero geloso di Alice, non lo ero mai stato, noi ci amavamo e  nessuno…
“Mr Nessuno è fortemente attratto da lei” soffocai un ringhio,
“Dillo di nuovo e vado li a staccargli la testa” ammiccò,
“Per questo, è tornato per lei” riflettei,
“Hey Jasper” Edward tornò serio poggiandomi una mano sulla spalla,
“Non è un nemico, potrebbe aiutarci davvero a concludere questa vicenda, se prova qualcosa per Alice non puoi farci nulla ma lei ama te… tranquillo, l’ho sperimentato con Jacob” si grattò la testa a quel pensiero, un leggero fastidio aleggiò nella sua tranquillità.
“Bella l’ha baciato…non mi conforti Ed….” ridacchiò,
“Si, e poi ha capito che amava me…Tu cerca solo di non ucciderlo”
Il mattino seguente anche Aiden conobbe l’ospite inatteso, dicevamo tutto al piccolo, certo non quei particolari che avrebbero potuto turbarlo ma il contesto della situazione gli era chiaro ed Aiden aveva una forte empatia, capiva quando qualcosa non andava.
“Un angelo anche tu? Come la mamma?” gli occhi gli si erano illuminati, Sean guardò Alice come se non sapesse come comportarsi, forse erano secoli che non interagiva con un bambino di 7 anni.
“SI, diciamo di si” rispose in fretta,
“E puoi volare?” Sean annuì fiero,
“Okay AIden, è ora che Bella ti accompagni a scuola” Aiden sospirò, Sean era davvero turbato non capivo il perché, sgattaiolò fuori prima che potessi pensare di parlargli. Di giorno Alice continuava ad allenarsi con Benjiamin ma lasciava qualche ora libera per fare la ronda con il demone in volo. DI sera ci rilassavamo con gli altri e poi finalmente potevo stare solo con lei. Anche Aiden vedeva Alice solo dopo cena. E notavo che cominciava a stancarsi di tutta quella folla, era passata un’altra settimana, e la villa seppur enorme era gremita di persone. Decisi che una sera avrei portato lui ed Alice in spiaggia per un pic-nic solo noi tre. Avrei solo dovuto convincere Alice.
“Jazz” perso nei pensieri mi ridestai quando apparve in cima alle scale, avevo lasciato la porta aperta in sua attesa.
“Finalmente” dissi, tirandola per la mano dentro e chiudendo forse con troppo entusiasmo la porta,
“Mmm…non sono ancora convinta al 100%”ovviamente aveva visto; sedette sul letto a gambe incrociate, pensierosa.
“Andiamo, cosa può persuaderti?” mi inginocchiai davanti a letto e la guardai afflitto,
“Così non vale Jazz” la sua risata cristallina sferzò il silenzio della casa immobile, nessuno doveva essere al nostro piano.
“Se non fosse sicuro?” tornai serio, le presi i gomiti,
“Tesoro, Aiden ha bisogno di una serata diversa, e di stare con la sua mamma lontano da questa casetta nel bosco… sarà sicuro” mi prese il viso tra le mani,
“Okay, va bene” strofinò la fronte contro la mia, si alzò e cominciò a togliere gli abiti impolverati e umidi per l’aria fredda.
“Com’è andata oggi?” davanti all’ampio specchio a tre ante osservò attenta la sua figura semi-nuda, poi si girò di profilo,
“Alice?” crucciata si voltò a guardarmi,
“Cosa c’è?” scosse il capo,
“Nulla, nulla… non vedevo l’ora di togliermi questi vestiti” in reggiseno e mutandine andò a chiudere le tende,
“Posso condividere il tuo desiderio” da dietro la cinsi aiutandola a spostare la tenda, l’abajour era accesa, le nostre sagome ondeggiavano sul tessuto. Senti gli zigomi di Alice contrarsi in un sorriso.
“Non avevo dubbi… ma…voglio fare una doccia” mi staccai da lei e sedetti sul letto divertito,
“Non metterci troppo” Alice andò in bagno e accese tutte le luci, dopo pochi secondi uscii completamente nuda, la pelle marmorea luccicava quasi alla luce della lampada, negli occhi una leggera sfumatura di azzurro.
“Cosa stai aspettando?” eccitazione ed adrenalina mi salirono in circolo. Stare lontano da lei per tutto il giorno come a Boston era snervante, e la desideravo.
Li sotto l’acqua fresca che lambiva piano i nostri corpi intrecciati tutti i problemi, tutta la nostra vita sembrava fermarsi e condensarsi in quell’unico momento. Se Alice era stata in Paradiso per me era quello il paradiso e non avrei desiderato altro, la donna che amavo, quando ero dentro di lei non mi capacitavo che potesse esistere una cosa così, e che la provassi con lei. Appagati eravamo seduti schiena contro al muro, Alice col viso sul mio grembo,
“A che pensi?” mi chiese ad occhi chiusi,
“A quanto sono felice” aprii gli occhi adesso di un azzurro intenso, alzò il braccio per afferrarmi i capelli e sollevandosi mi baciò con passione.
“Senti?” si interruppe, si sentivo, c’era trambusto adesso in casa.
“Meglio che chiuda a chiave, non vorrei che quel diavoletto di Aiden o renesmee entrino” mi sollevai e scattai alla porta. Un odore buono ma allo stesso tempo acre mi turò le narici. Sangue.
“Jazz, v-vieni” tornai in bagno, il tono allarmato di Alice mi fece capire, da lì…il sangue. In accappatoio si appoggiava al lavello, sofferente in volto, una piccola chiazza ai suoi piedi, il sangue le colava tra le gambe,
“Ma cosa…” calma mi prese la mano,
“Va a chiamare Carlisle Jazz”



 
POV ALICE

Tentai di pulire il pavimento e misi un asciugamano per tamponarmi, tolsi le lenzuola buone e misi una vecchia coperta sul letto, poi mi adagiai. Era strano…insomma… il cuore mi batteva più accelerato… perchè sanguinavo? Carlisle entrò come un treno, sin troppo allarmato da Jasper forse.
“Alice, eccomi…” ero un po’ agitata ma tutto-sommato mi sentivo bene.
“Fammi vedere” nonostante Calisle avesse fatto nascere Aiden e mi avesse visitata così tante volte , distolsi lo sguardo comunque imbarazzata, incrociai quello di Jasper, che tentò di infondere a tutti e due calma.
“Okay, una piccola emorragia…ma non hai perso molto sangue” prese la sonda e il monitor portatile,
“Cosa stavi facendo prima che accadesse” guardai Carlisle,
“Capisco” tentò di soffocare il sorriso,
“E’ come se l’utero…” Sussurrò, poi cominciò a scrutare lo schermo sempre più attento,
“Carisle cosa vedi?” mi sollevai, la sua faccia era troppo strana, paura e poi entusiasmo. Mi fece coprire e si alzò, prese una siringa e mi prelevò del sangue.
“Voglio essere prima sicuro” disse, mi sollevai dal letto irritata, Jasper si parò di fronte a Carlisle,
“DI cosa?” posò la valigetta,
“Okay…un bel respiro…Alice credo che tu sia di nuovo incinta” Jasper indietreggiò e mi guardò. L’ilarità coinvolse anche Carlisle. Strinsi la coperta. Ecco la mia sete, la mia aggressività …e mi sentivo così gonfia. Ma non doveva succedere! Entrambi capirono che non ero affatto entusiasta e anche Jasper mutò umore all’istante. Capiva perché. Noi l’avevamo deciso insieme. Non avere altri bambini se fosse stato possibile ancora. Non con tutto quello che stava accadendo. No. Non potevo coinvolgere un’altra persona a me cara, se avessero dato la caccia anche a questo bambino. No.
“Devo fare delle analisi” Jasper mi sedette accanto e mi prese la mano, mi passai la mano sul viso,
“Ma come Carlisle, abbiamo preso ogni precauzione che ci hai detto” lui si grattò il capo,
“Sicuri? Ogni Volta?” io e Jasper ci congelammo e pensammo in sincrono alla stessa cosa. Quella sera, prima di partire, quando avevo avuto l’incubo in vasca e non ci parlavamo quasi, e poi avevamo fatto sesso, e così presi avevamo dimenticato tutto. Sospirai crollando all’indietro.
“E il sangue?” Carlisle abbassò la voce,
“Ecco, da quello che ho visto ma dovrò visitarla con più accuratezza, la placenta di questo feto è molto più debole… e lo sfregamento ha provocato una piccola emorragia” Jasper sbiancò,
“Non ci sono complicanze, certo Alice se ti capita ancora dovrai dirmelo subito, e dovreste fare più attenzione.” Si avvicinò alla porta,
“Carlisle, non dirlo ancora a nessuno” annui e chiuse la porta. Jasper mi si sdraiò accanto.
“Hey Alice… guardami” gli occhi mi si erano offuscati, non dovevo piangere, ma anche gli ormoni cominciavano a farsi sentire.
“ E’ più di un mese…non me ne ero resa conto” gli carezzai la guancia,
“Tesoro, so che non era previsto, noi non volevamo che accadesse ma…” mi prese la mano.
“Lo so…” cosa fare adesso… ormai una vita cresceva dentro di me. Eppure sentivo che era sbagliato.
“Dovremo stare attenti sul serio… è colpa mia se” mi avvicinai al suo viso,
“Come potevamo saperlo, Jazz… sto bene”mi abbracciò.
 

La mattina seguente mi svegliai con una gran sete, andai prima in camera di Aiden, era da poco l’alba, sonnecchiava alla luce della volta di stelle che illuminava debolmente la stanza dal soffitto. Mi accoccolai nell’ampio letto accanto a lui carezzandogli i capelli. Come avrebbe reagito Aiden sapendo che… sospirò profondamente e sembrò svegliarsi, rimasi immobile, non volevo interrompere l’oblio del sonno o magari un mondo di fantasia in cui era immerso. Tornò a respirare ritmicamente. Se non volevo dirlo agli altri giacchè era presto non c’era motivo di scombussolare Aiden. Ma Edward, come nascondere un pensiero così, anche con Bella presente. Mi scostai dal letto e uscì nel corridoio del primo piano. La villa era a tre piani e Sean era al nostro stesso piano ma dalla parte antistante la foresta, non credevo potesse sentirci o vedere me e Jasper o la stanza di Aiden. Tuttavia mentre camminavo persa nei pensieri al buio me lo trovai di fronte all’improvviso. Sussultai.
“Non volevo spaventarti” sussurrò cercando l’interruttore della luce,
“Figurati, ero distratta” stava venendo nella nostra direzione o forse era un po’ disorientato.
“Dove stai andando?” un click e la luce arancione del corridoio mi offuscò per 1 millisecondo la vista. Indossava dei vestiti puliti, Esme doveva aver provveduto, io non ci avevo pensato.
“Cercavo la sala da pranzo, sono giorni che non mangio e ne avrei bisogno” lo accompagnai, avrei cacciato anche io innanzitutto. Edward stava leggendo un giornale in salotto e Carlisle aveva appena acceso la tv a muro.
“Buongiorno” disse Sean un po’ roco, guardai Edward dritto negli occhi, non dirlo Ed, non so ancora che fare. Edward restò immobile dissimulando la forte emozione, poi corrugò la fronte. Non doveva succedere.
“Vado a caccia” dissi sonoramente e mi defilai nella foresta.
 
Un puma, un orso e una cerva mi saziarono a stento. Irritata aprii le ali e mi lasciai sollevare dalla brezza mattutina. Il sole caldo creò piccoli diamanti sulla mia pelle, il cielo era privo di nubi, di un azzurro intenso. Battei le ali e raggiunsi un’altura sopraelevata, a gambe incrociate restai lì a fissare il panorama. BEnjiamin mi stava aspettando. Capii, una cosa scontata in realtà. Potevo combattere ed essere forte finchè la gravidanza non sarebbe progredita. Poi sarei stata solo un peso.
“Dovete venire, adesso” strinsi frustrata le piume dell’ala destra.
“Mamma, vorrei che tu fossi qui” sussurrai, un sibilio improvviso mi fece voltare di scatto,
“Merda…potevo” Sean schivò un mio fendente,
“Uccidermi? Dobbiamo smetterla di incontrarci in questo modo” si avvicinò all’estremità del pendio,
“Perché ti sei materializzato?” richiusi le ali e sedetti nell’identica posizione di prima, volevo pensare, e da sola forse avrei potuto vedere qualcosa, con Jacob e Reneesme sembrava impossibile.
“Vuoi che ci trovino in fretta, ti ho sentito, entro in connessione con tutti loro smaterializzandomi, ma perché vuoi affrontarli subito?” mi fidavo di Sean ma neppure lui doveva sapere. Se gli altri demoni lo avessero scoperto e se gli anziani…
“Alice? Tutto ok?” mi sventolò una mano davanti al viso, sedette anche lui,
“Puoi insegnarlo a me?” elusi la sua domanda,
“E’ l’ultima cosa che dovresti fare, gli anziani, gli altri angeli potrebbero trovarti subito e tu vuoi nasconderti anche da loro dico bene?” sospirai,
“Non voglio più nascondermi ma… devo affrontare un problema alla volta, e che gli anziani si intromettano ancora non è quello che voglio” una cornacchia gracchiò in lontananza,
“Ci tieni molto alla tua famiglia” disse lui sorpreso.
“Certamente” Sean tirò un sasso con energia,
“Io non ho mai conosciuto mia madre” lo osservai sorpresa, voleva parlarmi del suo passato.
“Il nostro patto no? Ti dirò qualcosa” gli sorrisi,
“Non mi manca, a differenza di quello che provi tu, ho sentito si” abbassai lo sguardo, pensare a lei era sempre così difficile.
“Mio padre era un demone così oscuro, Lucifero tolse di mezzo lui e i suoi fratelli quando avevo 8 anni, erano troppo ambiziosi, e tramavano di cacciarlo via dal trono” Sean era così rilassato e sereno nel raccontarlo, gestiva i suoi sentimenti in modo strano, a volte sembrava indifferente ed apatico in tutto e altre così emotivo.
“Ho trascorso 200 anni a servire i capi, e  ho fatto cose ….” Esitò,
“Di cui non vado fiero… ho ucciso Alice Cullen, molti angeli e molti umani…ma non era vita quella, non me ne sono reso conto finchè non ti ho incontrato, finchè non ho cercato di uccidere te e il bambino” ecco qualcosa, era pentito davvero pentito, scrutò il cielo nervoso.
“Perché? Cosa ti ho fatto?” posò di nuovo lo sguardo su di me trasognato,
“Mi hai svegliato” non sapevo cosa dire, Sean aveva un effetto strano su di me, eravamo connessi da qualcosa fin dal primo momento, quando gli avevo stretto il polso estraendo il coltello maledetto, ma non riuscivo a capire se fosse stata una cosa positiva o negativa.
“Sei solo? Non hai nessuno che…” tornò a fissare il cielo,
“ Ho molti amici se così vogliamo definirli ma nessuno è mai riuscito a capirmi davvero” annui,
“E chi è Mazekin?”uno scintillio di rabbia e si alzò in piedi,
“Non chiedermi di lei Cullen” era lei ad averlo avvisato, dovevo sapere, era arrabbiato.
“D’accordo” Sean mi sorrise inaspettatamente,
“Per oggi d’accordo, ma voglio sapere di più” mi alzai a mia volta,
“Vado da Ben… a stasera Sean” mi afferrò delicatamente il braccio mentre andavo via,
“Alice io…” mi lasciò improvvisamente il braccio smaterializzandosi.
 
 



 
POV JASPER

Il vialetto di pietra contornato dagli aceri era umido quella mattina, ero da solo, Edward poco prima era venuto a cercarmi, voleva sapere di più. Gli avevo spiegato tutto. Nonostante quella situazione, nonostante Alice fosse adesso in serio pericolo, nonostante un esercito di demoni sarebbe potuto spuntare da un momento all’altro ero felice. Un’altra vita. Aiden era stato il nostro miracolo e adesso un altro figlio. Aspirai a pieni polmoni l’aria satura di odori.
“Jasper” una voce flebile e inconsistente mi invocò da dietro l’acero più grosso. Mi alzai di scatto. Il vento non smuoveva neppure una foglia, nulla.
“Vieni qui” la voce sembrava una eco lontana, andai nella direzione di quel sussurro e dopo 100 metri fui dinanzi all’acero. Le foglie rosso sangue erano tutte ben attaccate ai rami nonostante fosse quasi dicembre. La corteccia marmorea trasudava linfa dorata.
“Cosa vuoi?” non c’era nessuno, che fosse stato un demone, mi preparai saettando con lo sguardo da ogni parte, poi una luce accecante mi abbagliò facendomi indietreggiare, e un odore di cannella mi stordii.
“Jasper, devi ascoltarmi, c’è poco tempo” la luce si dissipò e una sagoma snella mi si profilò davanti, era una donna, o meglio un angelo dalle ali bianco-dorate, piccole e sottili a differenza di quelle di Alice ma molto luminose. Lei aveva una stola bianca e un girocollo di bronzo, bracciali tintinnanti e dei capelli ricci biondo fragola. Occhi di un grigio perlaceo.
“Chi sei tu?” l’angelo mi intimò di abbassare la voce, era uno degli anziani? Cosa voleva, come ci avevano trovati, Alice, era qui per lei? No, non l’avrebbero toccata.
“Non sono qui per intervenire, svuota la mente e ascolta bene” una calma disarmante mi invase nonostante non volessi ascoltarla, non volessi restare lì fermo.
“Loro stanno arrivando, fra poche settimane, Jasper, useranno voi per arrivare ad Alice, e non devono appropriarsi del bambino” loro sapevano già.
“Lo so, come lo sanno i demoni, è questo che vogliono, e non deve accadere, il bambino non è quello che sembra, non doveva accadere, metterà in pericolo la madre…” l’angelo protese la mano dietro di sé spaventata, ma non c’era nulla che potessi vedere,
“Cosa? Perché dici questo? Il bambino ?” spaventata tornò a fissarmi,
“Sanno che sono qui.” Richiuse le ali e mi afferrò il braccio quasi avvinghiandomi a sè, sentivo il respiro fruttato sulle guance,
“E’ un errore Jasper, devi proteggerla, dovete trovare un modo, il bambino non deve cadere in mano loro,  non so come dirtelo ma se venisse alla luce…. Ora va, avvisa gli altri…”
“ Ma…farnetichi, cosa vuol dire, gli anziani? Sei una di loro? cos’ha che non va il bambino? Dimmelo”una forza invisibile sembrò trascinarla via.
“Io non posso… lo saprai a tempo debito…Io mi… mi chiamo Phoebe” disse in uno spasmo, la luce tornò ad amplificarsi, mi coprii il viso,
“E non fidarti di Sean”.
Restai come pietrificato per qualche istante, cercavo di elaborare la situazione, ma a stento credevo a quello che miei occhi avevano visto in maniera tangibile, il bambino aveva qualcosa che spaventava quell’angelo e Sean, ci stava tradendo, stava conducendo qui i demoni? DI chi dovevo fidarmi davvero. Nessuno di loro, nessuna di quelle creature, angeli e demoni tramavano sempre qualcosa, tutti impegnati a salvaguardare se stessi o ad agire per i propri fini. Alice ed Aiden, il piccolo che portava in grembo,dovevo occuparmi di loro e solo della mia famiglia potevo fidarmi. Mi lanciai verso la casa, Edward e Carlisle mi avrebbero consigliato come sempre, ma se la cosa più sicura mi sembrava lasciare anche Denali, fuggire ancora, per Alice non sarebbe stato lo stesso, lei  voleva restare e lottare. Un vociare sonoro veniva dalla casa. Vidi Sean dalla porta vetro e tra le altre sagome Alice pensierosa, quasi assente mentre vagava con lo sguardo in cerca del futuro. Mentre mi apprestai a salire i numerosi grandini di pietra, Edward aprii la porta di scatto forzandola troppo e provocando un’acuto stridore che fece scivolare tutti in un silenzio definitivo.
“Sean sa che l’angelo è stato qui” Esme Bella, Jacob anche Reneesme , Eleazer e Carmen, Tania era anche loro li impazienti.
“Che ti ha detto Jazz ?” Alice ridestatasi mi venne incontro inquieta, mi afferrò decisa la mano,
“Che stanno arrivando…che sono qui per il bambino…”Alice mi diede una stretta forte lanciandomi uno sguardo di pietra.
“Il bambino? Aiden?” fu Carmen a parlare. Edward di qualcosa. Pensai. Avevo completamente rimosso che gli altri non sapevano. Mi scorrevano davanti agli occhi ancora gli istanti di poco fa, i riccioli della donna, i suoi occhi grigi così affranti, la luce, quelle parole, così strane.
“Ragazzi, io e Carlisle dovremmo parlare con Jasper ed Alice, dateci un po’ di tempo e sapremo cosa fare” Reneesme sorrise al padre e guidò per la mano Jacob e Bella, riluttanti tutti lasciarono l’atrio di Ingresso e sparirono nei corridoi della vasta villa.
“Anche tu Sean” disse Alice, ma il demone si era pietrificato a sua volta, con un’espressione di sconforto sul viso.
“Andiamo in soggiorno” disse Carlisle, facendoci un cenno, lentamente feci qualche passo nella sua direzione,
“Aspetta, non parlava del ragazzino… lei, Alice aspetti un altro bambino è così?” Alice si passò una mano sulla fronte annuendo,
“Sean ora dovresti lasciarci parlare” Edward con fare deciso si parò tra lui ed Alice,
“No aspetta, aspetta, non posso crederci, non doveva accadere, loro ci riusciranno allora… non deve andare cosi” spintonò quasi Edward e afferrò Alice per un braccio,
“Sta calmo!” lo afferrai per la camicia nera e lo feci indietreggiare, Alice dietro di  me, tesa e confusa si frappose in mezzo a tutti e tre,
“Fermi, Sean che ti prende? Qual è il problema?” il demone spalancò le ali, percepivo un’ ira crescente proprio nei confronti di Alice, ma perché?
“Cosa non mi stai dicendo?” aggiunse Alice spaventata,
“Non c’è niente da dire…” uscì via spiccando il volo.
 
 
 
 
POV ALICE

Carlisle accese il fuoco nel camino, la stanza era gelida e piccole goccioline di umidità trasudavano dai vetri delle finestre. Non capivo perché Sean avesse reagito così, ma ora era importante mettere al sicuro Aiden e gli altri prima che li avessi affrontati.
“Vogliono il bambino, è chiaro questo allora” Carlisle si bloccò riflettendo, sedevo immersa nel divanetto con la testa appoggiata allo schienale, mi doleva molto. Jasper mi scrutava preoccupato.
“C’era da aspettarselo, questa volta non sono gli anziani ma i demoni a volere un neonato”dissi sottovoce e ad occhi chiusi.
“Jasper di loro cosa ti ha detto l ‘angelo” Edward sedette accanto a me, mi sollevai, Sean lo aveva percepito così chiaramente, mi stava parlando e si era bloccato a metà frase, ci aveva smaterializzati a casa, sapeva che era passato poco più che un istante ma che l’angelo non c era già più. Ma se un angelo era sceso qui sulla terra, doveva essere importante. E Jasper , Ed aveva detto che aveva parlato a Jasper.
“Si” Jasper si schiarì la voce,
“Era una donna, ha detto di chiamarsi Phoebe” quel nome…
“Aveva capelli ricci e biondi, occhi grigi e una voce quasi infantile?” posai una mano sul ginocchio di Edward, sentii nella mia mente a cosa mi riferivo, Jasper annuì.
“Era a Boston, una delle maestre di Aiden…ci stavano spiando…”
“O proteggendo”aggiunse Carlisle,
“Alice, so che nessuno di loro è dalla nostra parte …ma…loro non posso agire contro di te, non ti farebbero del male, ti hanno salvato” oggettivamente era cosi,
“Lo so…” dissi,
“Questa Phoebe mi sembrava davvero terrorizzata, io credo che gli altri anziani non volessero interferire, o per lo meno qualcuno la stava riportando indietro, lei mi ha detto che i demoni arriveranno a breve, potrebbe essere fra 1 ora come fra giorni. Mi ha detto che vogliono impadronirsi del bambino. Volevano una parte di me, del mio potere giacchè era evidente che il loro tentativo di controllarmi era fallito? Jasper lanciò un’occhiata intensa ad Edward,
“C’è dell’ altro Jazz?” mi alzai,
“No Alice” disse Edward,
“Jazz, guardami, cos’altro ti ha detto?” gli presi il viso fra le mani, era combattuto, non voleva che sapessi,
“ Di non fidarsi di Sean…e… che il bambino ti metterà in pericolo, che non doveva accadere, non capisco era come se fosse terrorizzata dal fatto che tu sia incinta” non doveva accadere, anche Sean l’aveva detto. Mi portai una mano in grembo.
“Perché, non capisco, il bambino mi metterà in pericolo?” il mal di testa era insopportabile, tornai a sedermi massaggiandomi le tempie.
“Alice ora la cosa importante è far allontanare da qui Aiden e gli altri, tu cosa vuoi fare?” Jasper mi guardò speranzoso, voleva che fuggissi con lui ed Aiden che trovassimo quell’ isola sperduta su cui essere felici, lontano da loro, da questa guerra infinita, ma io dovevo chiudere questa storia, per lui, per Aiden, per…
“Combatterò” dissi,
“Prima che la gravidanza non mi permetta più di farlo…” mi alzai, mi colsero le vertigini,
“Alice, va bene, ora vieni a stenderti, sei così stremata” Jasper mi porse un braccio,
“Si, hai ragione, devo dormire Jazz”.
Il mattino seguente un forte senso di malessere rallentava ogni mio movimento e pensiero, Jasper venne a svegliarmi poco dopo le 8, con lui c’era anche Aiden, aveva capito che qualcosa non andava e venne ad accoccolarsi accanto a me.
“Carlisle dice che dovremmo farlo partire oggi con Jacob ed Esmee per Forks, anche Bella andrà con loro” mi sollevai poggiandomi dietro la schiena un cuscino, la gola mi ardeva. Aiden si sollevò dal mio grembo e afferrò il braccio di Jasper,
“No papà io voglio restare qui” sospirai, passai la mano sulle spalle di Aiden con movimenti circolari,
“Tesoro, i cattivi stanno arrivando e non è sicuro per voi rimanere” Aiden fece uno scatto e scese dal letto,
“Non me ne vado” disse crucciato, evitando il mio sguardo, mi sorprese la sua reazione, aveva accettato con serenità il cambiamento da Boston, ma forse era proprio questo il punto, cambiare ancora dopo pochi mesi, era solo un bambino, si era ambientato qui, gli piaceva.
“ Dovresti parlargli Alice, solo tu puoi convincerlo, è testardo come me ricordi?” Jasper mi sfiorò la mano,
“Si , lo capisco, ama questa casa e questo ambiente, i boschi, l aria pulita, una cittadina tranquilla” la mia voce divenne ad un tratto roca,
“Ho davvero sete, meglio che vada a caccia prima” mi alzai, ogni muscolo del corpo mi doleva,
“Non hai una bella cera” Jasper spalancò la saracinesca, la luce del sole mi investii in pieno, chiusi gli occhi per il fastidio, Jasper mi si parò davanti scrutandomi attentamente,
“Non mi sento molto bene ma sarà solo stress” mi avvicinai allo specchio, avevo uno strano pallore, e gli occhi ambrati quasi tendenti all’arancio.
“No, c’è qualcosa… andiamo da Carlisle” afferrai bruscamente Jasper,
“Non c’è tempo per questo, devo prepararmi ad affrontarli” ma perché mi stava capitando proprio adesso mentre loro stavano per attaccare,
“Hey Alice” mi accasciai sul bordo del letto, Jasper allungò una mano per frenare una lacrima,
“Dovevate andare via tutti e io li avrei uccisi, avrei finito questa storia e finalmente saremmo stati liberi” Jasper mi abbracciò,
“Non lo so cosa mi succede, il tempismo è catastrofico, non posso stare male ora” tentai di sciogliermi dall’abbraccio,
“Alice adesso andiamo da Carlisle e vediamo cosa dice, può darsi che sia qualcosa di passeggero e prima che arrivino sarà passato okay?” annui rassegnata. Carlisle mi visitò e analizzò anche il mio sangue nell’immediato.
“E’ la gravidanza” sentenziò, quasi sgretolai la fiala di sangue, la terza che avevo ingerito, tra le mani, eravamo in cucina.
“Perché lo pensi?” chiese Edward preoccupato, Jasper accanto alla finestra inspirò profondamente,
“I valori sono anomali, come per una donna incinta, ma il tuo sangue ha perso vigore, il feto assorbe più di quanto tu possa dare, è strano ma con Aiden è stato diverso, questo bambino ha più esigenze ma è anche più debole, come la placenta per quelle perdite. Credo che la febbre e i dolori siano causati da un indebolimento del sistema immunitario. Posso darti delle vitamine e dovrai nutrirti sempre di più, ma non so se starai meglio per la durata della gravidanza, oramai sei nel secondo mese” Jasper ebbe un sussulto,
“ Il bambino metterà in pericolo la madre” sussurrò Edward impercettibilmente, Jasper lo fulminò con lo sguardo, avevo perso un passaggio,
“Cosa?” CArlisle mi si avvicinò cingendomi per le spalle,
“Alice, l’angelo sapeva che sarebbe stata una gravidanza difficile a quanto pare, e in queste condizioni sei un bersaglio facile per i demoni, dobbiamo lasciare tutti questo posto” avanzai arrabbiata fino alla porta, volevo uscire, spalancare le ali e schiarirmi le idee ma il mio corpo non obbediva.
“No io, devo combattere” erano stupide quelle parole, lo sapevo, non ero in condizioni e non potevo farci nulla. Odiavo gli imprevisti, odiavo non sapere cosa sarebbe successo , che le cose non andassero come avevo previsto.
“Alice” Jasper era affranto quanto me, ma non me l’avrebbe lasciato fare, era stato chiaro,
“Alice hai” Carlisle mi fece cenno sul naso, mi portai le dita in viso, stavo perdendo sangue dal naso, le vertigini ricominciarono, mi sedetti a terra aggrappandomi al piano cucina prima di svenire. Jasper mi fu accanto in 1 secondo.
“Va bene, facciamola stendere” disse Carlisle, le orecchie cominciarono a fischiarmi,
“Alice, tranquilla, sono qui” non ero spaventata, ero incapace di accettare quello che mi stava accandendo e la rabbia mi teneva sveglia. Mi portarono sul divano tenendomi sollevata la testa e inondandomi con fazzoletti per il sangue. Ma la piccola emorragia si fermò presto.
“Va meglio” cercai di dissimulare, in realtà non era cambiato nulla, se la gravidanza mi stava facendo ammalare le parole dell angelo e di Sean erano vere, non doveva accadere, ma non capivo cosa fosse diverso, perché con AIden era andato tutto liscio.
“Sean sa qualcosa” afferrai la mano di Jasper,
“Si Alice, hai ragione, vado a cercarlo, ci deve una spiegazione e forse sa come potremmo aiutarti, ma dobbiamo muoverci se si stanno avvicinando” Edward parlò e frenò Jasper che si stava alzando,
“Resta con lei, ci penso io” svanii mentre Carlisle andò a recuperare qualche medicina.
“ Il bambino, Jazz se sto male io anche lui” le vertigini erano passate, ora vedevo con lucidità Jasper seduto sul pavimento e proteso su di me, lo guardai in quegli occhi color miele, mi pose un dito sulle labbra,
“Non devi avere altre preoccupazioni, il piccolo se la caverà” mi baciò smorzando qualsiasi cosa stessi per dire.
 



 
POV SEAN

“Maze, andiamo, raggiungimi!” l’eco della mia voce graffiata risuonò per 2 volte; nel buio della notte riuscivo a scorgere a stento i riflessi scuri delle rocce che spuntavano dalla grotta. Ore, mi aveva fatto aspettare ore, se non fosse venuta sarei stato costretto a scendere lì, dopo 5 anni tornare, e non lo volevo. Il vento gelido dell’Alaska spirava sibilando tra le pareti, era quasi inverno e la neve già cadeva copiosa. Erano tutti nei paraggi, potevo avvertirlo, ero ancora come loro, connesso a loro, ma non attaccavano ancora, la domanda era per quale motivo, cosa stavano aspettando.
“Carino…” uno sciabordio frammisto alla sua voce suadente,
“Bel posticino Sean, troppo freddo per i miei standard però” Mazeekin vestiva di pelle nera, ogni sua curva era marcata dai tessuti attillati e la pelle ambrata si confondeva con buio. Spiegò le piccole ali nere e poi le rinfoderò.
“Sono ore che ti aspetto, credevo non saresti venuta” alzò gli occhi al cielo,
“Mmm…sono qui intorno, come iene affamate… è solo questione di tempo prima che riducano il tuo angelo a tanti piccoli pezzettini” ero stanco, nervoso, e lei era insopportabile ormai, l’afferrai per il collo e la schiacciai al muro,
“Dammi quello che ti ho chiesto Mazeekin!” gli occhi le si infiammarono di rosso, mi cacciò indietro,
“Non osare essere impudente con me ragazzino! Non dopo quello che hai fatto!” sfoderò un piccolo coltello seghettato, era una lama infernale, l’unico acciaio che poteva ferirci o ucciderci. Respirai. Non potevo commettere errori.
“Maze, se non mi dai le fiale, sarà tutto inutile” dissi pacato, mi fissò ancora accigliata,
“Ti ho detto tutto quello che sapevo perché per me sei ancora qualcuno ragazzino, sei fuggito dall’Inferno per restartene da solo con gli umani e dopo 5 anni mi hai contattata e non ho fatto domande… te le ho portate le maledette fiale, ma adesso dimmi, perché vuoi aiutarla?” rinfoderò il coltello,
“Per lo stesso motivo per cui tu aiuti me… non voglio che scoppi una guerra tra sopra e sotto” cominciò a camminare avanti e indietro ridacchiando, poi scattò verso di me stringendomi i fianchi,
“Non è questo il motivo… tu provi qualcosa per lei, è così? Guardami negli occhi Sean! ” Maze era così selvaggia e passionale e per questo ero stato totalmente incantato da lei negli Inferi, era stato bello, ma era solo sesso per lei e io seppure provassi qualcosa, quel sentimento era morto da tempo. Era sorpresa anzi indignata che potessi desiderare un’altra. Un angelo per di più.
“No” dissi convinto,
“Bugiardo… ecco….me ne vado” e sparì. Le sillabe di quel bugiardo risuonarono ancora e ancora nella grotta. Non avevo rivelato tutto ai vampiri; ma non credevo sarebbero arrivati a tanto, non sapevo come l’avessero…contaminata…o quando. Ma ciò che era necessario era salvarle la vita ed impedire alla figlia di Balthazar di arrivare al bambino. Uscii dalla grotta e fui investito in pieno dal gelo della notte, tentai di far aderire il più possibile la giacca a vento alla mia pelle ma brividi intermittenti mi facevano sobbalzare come piccole scosse elettriche. Camminai qualche centinaio di metri e sentii una scia dolciastra, era un vampiro, uno di loro ovvio. Mi fermai in attesa che sbucasse dalla foresta. Edward con gli occhi neri e spenti avanzò teso guardandosi intorno.
“Sei da solo?” chiese quasi in un sussurro, annuì, infagottandomi ancora di più nella giacca, la neve si stava mescolando alle folate di vento.
“Sento un altro odore” probabilmente sentiva ancora Maze,
“Sono solo” avanzò afferrandomi bruscamente un braccio,
“Dove te ne sei andato, sono 3 giorni che ti cerco” non mossi un muscolo,
“Dovevo procurarmi una cosa per Alice, ora andiamo, non c’è molto tempo” mi tenne fermo,
“Sean se non mi dici ora cosa sai lo dovrai dire agli altri e ti costringeranno, anche con la forza” mi guardò intensamente.
“Dirò ad Alice quello che so, non spetta a voi sapere” stava cercando di leggermi nel pensiero, ma il mio unico pensiero era dettato dall’insopportabile percezione del freddo e dal mio desiderio di muovermi e arrivare alla villa il più in fretta possibile.
“D’accordo”.



 
POV JASPER

Carlisle stava facendo iniezioni di liquidi e vitamine da giorni, ma Alice non sembrava dare cenni di miglioramento. Aveva la febbre sempre abbastanza alta, dolori e vertigini, riusciva a stare in movimento per poche ore poi necessitava di dormire a lungo, molto a lungo, le mancava ogni tipo di energia. Era turbata e seccata da come il suo corpo stesse reagendo, e anche il suo spirito era fiacco. Aiden voleva starle accanto quasi sempre da 3 giorni, appena tornato da scuola gli si accovacciava accanto gli portava da bere, non volevo che vedesse sua madre in quello stato ma era impossibile nasconderglielo. Sarebbero dovuti partire il giorno precedente, avevamo ritardato la partenza in attesa che Alice si riprendesse ma non succedeva.
“Papà, si è svegliata” Aiden mi fece cenno di raggiungerli al divano del soggiorno, Alice schiuse gli occhi, appena mise a fuoco il viso di Aiden sorrise,
“Pulce, che ci fai ancora sveglio, e mezzanotte” Aiden strofinò il naso contro il suo,
“Volevo darti la buonanotte” Alice si sollevò mettendosi a sedere, scostai Aiden per farle spazio,
“Alice? Cosa vedi” si era bloccata corrugando la fronte,
“Ha una cura, credo… starò meglio” Carlisle e Bella si avvicinarono,
“Cosa? Chi ?” qualche istante dopo dei passi conosciuti si avvicinarono al cancello,
“Edward! E il demone!” Bella si affacciò esclamando, mi alzai anch’io, Edward e Sean entrarono scrollandosi la neve di dosso, tirai Edward a me e parlai ad alta voce, non mi importava che mi sentisse,
“Non mi fido, l’angelo ha detto chiaramente che…”
“Può far riprendere Alice” mi interruppe Edward, Sean mi ignorò avanzando verso Carlisle e porgendogli 2 fiale contenenti un liquido bianco.
“Tu hai la medicina per la mamma? La farà stare bene vero?” Aiden fece qualche passò titubante fissando con gli occhioni blu la sagoma in nero di fronte a lui, speranzoso. Sean si tolse il cappotto e si piegò alla sua altezza,
“Si Aiden, la tua mamma guarirà” Aiden sorrise e lui gli allungò una mano sulla spalla, mi avvicinai seccato,
“Aiden, va a letto adesso” obbedii scoccando prima un bacio sulla guancia ad Alice.
“Cosa c’è nelle fiale?” chiese Carlisle esaminandole,
“Non ne ho idea, ma mi sono state date dalla stessa persona che mi ha avvisato dei demoni, mi fido se dice che potrà farla stare meglio” Carlisle dubbioso mi scrutò interrogativo,
“Lei non prende nulla se non ci dici cosa le sta succedendo!” Alice si alzò incerta e mi afferrò una mano,
“Jazz, ti prego, funzionerà, l ho visto…non mi accadrà nulla se Carlisle me la inietta ora, prima che…” gemette, l’aiutai a sedersi, mi implorò con lo sguardo,
“Posso solo dirvi che in qualche modo i demoni l’hanno indebolita, quando o attraverso cosa non chiedetemelo ma sta male perché loro la vogliono debole per prendere il bambino” Carlisle prese una siringa e le iniettò il liquido nel braccio sinistro.
“Vedremo..” disse Carlisle titubante,
“Grazie Sean… dopo parliamo in privato…devi dirmi…” cominciava a perdere conoscenza,
“Non preoccupatevi farà effetto” disse lui, Alice avvinghiò la mano nella mia e si addormentò.



POV ALICE

Un vociare confuso cominciò a stimolare i miei sensi, ero ancora sul divano, sentivo le piume del cuscino soffice contro le guance, aprii gli occhi lentamente per farli abituare alla luce del giorno.
“Riesci a sentirmi, sei sveglia ?” la voce di Jasper divenne più distinta, Sean gli faceva da eco,
“Si” erano entrambi protesi verso di me,Carlisle si fece largo tra i due, aiutò a sollevarmi, e mi pose una mano sulla fronte,
“Non ha più febbre…” mi sentivo bene, come se non mi fosse mai accaduto nulla, quei dolori e la stanchezza, era tutto passato,
“Come ti senti?” chiese Jasper,
“Credo bene, si sto bene” Carlisle confuso guardò Sean,
“E’ rimasta qualche goccia di quel liquido, voglio capire cos’è” andò via,
“Alice abbiamo confermato ad Aiden la partenza, non l’ha presa molto bene” perfettamente vigile mi alzai e mi sgranchii le gambe,
“Quando partono?” Sean si allontanò silenzioso,
“Adesso” sbarrai gli occhi,
“Jazz ma?” Edward ci raggiunse in soggiorno,
“Alice meglio adesso, abbiamo aspettato anche troppo, potrebbero venire da un momento all’altro” stava accadendo tutto troppo in fretta, ma che Aiden dovesse andare a Forks con gli altri era già stato deciso da tempo, raccimolai il senso della ragione e annuì.
“Ti aspetta di fuori, con Bella e gli altri”disse Jasper,  dovevano andare via anche loro, Edward devo parlare con Jasper,
“Io e Carlisle andiamo avanti” Jasper mi si avvicinò abbracciandomi,
“Per fortuna ha funzionato” gli sorrisi mesta,
“Jazz, dovete andare anche voi, Carlisle ed Edward faranno quello che fai tu” corrugò la fronte,poi scosse la testa,
“Jazz, ho recuperato le forze grazie a…qualsiasi cosa fosse quella fiala, posso batterli, ma non posso proteggere anche voi allo stesso tempo e non voglio che qualcuno si faccia male o peggio” deglutii, Jasper mi prese il viso tra le mano, uno sguardo perso ma combattivo mi trafiggeva,
“Non ti lascio Alice, non dobbiamo separarci” abbassai lo sguardo, era l’ultima carta che potevo giocare per farlo allontanare dallo scontro.
“Aiden ha bisogno di uno di noi, devi proteggere lui” Jasper esitò per un istante ma poi mi sorrise placido,
“Aiden sarà al sicuro, loro vogliono te” mi pose una mano sul grembo, appoggiai la mia sulla sua, sospirai preoccupata,
“E scordati che Edward e Carlisle ti permettano di combattere da sola, non dovrai preoccuparti di noi, tu sprigiona tutta la tua forza  e noi saremo il piano B” mi abbracciò nuovamente più a lungo.
Uscimmo fuori, Bella Jacob Reneesme ed Esmee  erano tutti in piedi poco distanti dalla mercedes di Edward, Bella mi venne incontro e mi strinse forte a sè,
“Fa attenzione, ti voglio bene Alice” ricambiai l’abbraccio, c’era qualcosa di greve nell’aria, come se un evento terribile stesse per accadere. Salutai tutti, Esmee sussurrò qualcosa a Carlisle baciandolo teneramente. Poi vidi finalmente Aiden, nascosto dietro tutti gli altri, a testa bassa, con il suo enorme zainetto sulle spalle. Mi si strinse il cuore. Sentivo quanto soffrisse ad andarsene. Gli altri ci lasciarono spazio, anche Jasper. Mi accovacciai alla sua altezza. Cercava di ignorarmi.
“Aiden, tesoro?” gli sollevai il mento, i suoi occhioni blu saettavano da tutte le parti per evitare di incrociare il mio sguardo. Mi faceva male che fosse arrabbiato con me. Tuttavia in quei mesi non gli avevo dedicato troppe attenzioni, presa dall’ allenamento, dalla storia dei demoni, da Sean. Mi sentivo in colpa. E ora per lui ero una madre severa e ingiusta che oltre a passare poco tempo con lui voleva mandarlo via.
“Lo so che vuoi restare, lo so bene ma credimi non è sicuro qui” nessuna reazione,
“ Molti di quegli esseri malvagi vogliono farci del male, verranno qui, ma tu non devi preoccuparti con la zia Bella a Forks non ti accadrà nulla. Noi ci rivedremo presto e poi potremo tornare qui o dovunque tu voglia” cominciò a sfregare il bottone della sua camicetta.
“Voglio solo proteggerti piccolo mio” si tolse sospirando lo zaino pesante dalle spalle, poi alzò lo sguardo su di me, per la prima volta vidi in quegli occhi sempre curiosi e sereni una profonda consapevolezza.
“Io posso proteggere te mamma” mi sollevai di scatto cercando di non dare a vedere le lacrime che forzavano per uscire. Mi sistemai i vestiti dissimulando.
“Aiden non spetta a te proteggermi” lo dissi con durezza, faceva male ogni parola. Lui corrugò la fronte e abbassò lo sguardo ferito. Si voltò e cominciò a correre in direzione della macchina.
“Aspetta!” dissi con voce strozzata e tremante, non volevo lasciarlo così, non se stavo rischiando la vita, non se sarebbe andata male, non poteva ricordarmi così. Lui si bloccò senza voltarsi, scattai nella sua direzione, lo voltai e lo abbracciai forte, stringendo i folti capelli neri tra le dita e aspirando il suo profumo di cannella. Ricambiò. Tratteneva i singhiozzi lo sapevo. Poi si scostò rapidamente e senza guardarmi entrò nell’auto già in moto, Bella al volante mi lanciò un’ occhiata triste. Ecco erano andati.
“Devo parlare con Sean, dov’è finito?” chiesi rientrando in casa, Jasper ed Edward stavano parlando di ricognizioni, Carlisle mi venne accanto e mi pose una mano sulla spalla,
“E’ nella foresta, non vuole dirci in alcun modo cosa ti stava succedendo, ma ad essere sinceri non credo lo sappia nemmeno” annui, non seguitemi Edward, mio fratello annui e guardò Jasper, uscii dal retro sicuro che Jasper non mi avrebbe dato retta e che fra un po’ sarebbe venuto a cercarmi. Schiusi le ali e nell’aria intercettai subito l’odore di Sean,aspirai l’aria fresca del mattino, mi sentivo in forze e volare mi dava come sempre maggiore sicurezza. In una piccola radura circondata da grano secco trovai Sean, la brina aveva formato una patina bianca su tutta la vegetazione, si stava lisciando le piume delle ali in attesa, guardava dritto l’orizzonte.
“Sono felice che tu stia bene” disse senza voltarsi, atterrai delicatamente,
“Non posso dirti quello che non so” aggiunse subito dopo, soppesai le mie domande, era ovvio volevo sapere che cosa mi avesse fatto stare male, se avevano fatto qualcosa al bambino in qualche modo, cos’era quel fluido bianco eppure qualcos’altro mi traeva in dubbio.
“Perchè hai reagito in quel modo?” si voltò interrogativo,
“Che vuoi dire?” era stato come sconvolto, furioso per il fatto che aspettassi un altro bambino per quei minuti prima di andarsene.
“Quando hai capito che ero incinta, eri…molto turbato, cosa sai Sean?” tornò a voltarsi irritato,
“Non so nulla di più Alice, non so cosa ti hanno fatto o cosa hanno fatto al tuo bambino per farti stare male, so solo che lo vogliono e che non devono averlo o scoppierà la guerra” mi avvicinai e gli sfiorai il braccio, non volevo minacciarlo o accusarlo, volevo solo capire. Cercai di modulare la voce con pacatezza.
“Intendi fra angeli e demoni? Perché devo essere sempre io a pagarne le conseguenze?” la mia voce si affievolì con quel pensiero, Sean si voltò a guardarmi e rimase in silenzio abbassando lo sguardo,
“Non succederà, farò il possibile” tornò a guardarmi,
“Ascolta Alice io mi fido molto di Maze, la detesto così tanto che a volte vorrei staccarle la testa ma …non ho mai conosciuto nessuno di più leale, lei mi ha detto che ti stavano cercando 5 anni fa, nonostante l’avessi abbandonata insieme ai miei compagni agli inferi,  lei mi ha detto che volevano corromperti di nuovo ma non potevo immaginare che c’entrasse un altro bambino , per questo ero così sconvolto, se l’avessi saputo avrei potuto avvisarti” fece una pausa, evitarlo, come se fosse possibile, il destino muoveva i fili.
“ E’ possibile che lei sappia altro ma se non me lo dice lo fa per….tenermi fuori dai guai. E’ grazie al suo antidoto che stai bene. La sola cosa certa è che vogliono arrivare al tuo bambino perché sanno che tu sei troppo potente per essere soggiogata e usata come arma, e non so cosa credono di ottenere da un neonato che deve ancora venire al mondo ma non la otterranno” strinse i denti e tornò a fissare il cielo. Sean non voleva lottare contro gli angeli, ero convinta che forse il suo desiderio represso era quello di tornare in paradiso, ricordavo come fosse estasiato e malinconico quando andammo alla Città di Luce. Lui era davvero un caduto e voleva solo tornare.
“Non so come ringraziarti per quello che fai…” gli presi la mano stringendola tra le mie, aveva una pelle così calda e liscia. Quel contatto lo sorprese, sentii il suo cuore accelerare. Compresi l’effetto che gli facevo e lasciai la presa.
“Alice, voglio che tu sappia una cosa però…” passi veloci si avvicinavano, era Jasper, avrei riconosciuto la sua andatura furtiva e leggera e il profumo di viola ovunque. Sean deglutii e fece qualche passo indietro, Jasper avanzò tra le sterpaglie di grano sino al centro della radura. Era contrariato, si lo sentivo, non voleva che stessi da sola con Sean dopo quello che l’angelo aveva detto.
“Tutto bene?” mi sussurrò tirandomi a sé e squadrando Sean,
“Si Jazz, tranquillo…torniamo indietro” mi incamminai in direzione della casa ma non mi seguii, mi voltai indietro,
“Ti raggiungo, voglio parlare anch’io con lui” saettai di nuovo nella sua direzione,
“Jazz vuole solo aiutare” gli dissi pacata,
“Devo solo fargli qualche domanda, non preoccuparti” .



POV SEAN

Il vampiro biondo cominciò a fissarmi senza parlare per qualche minuto, Alice era andata via non entusiasta all’idea. Mi stava esaminando, misi le mani in tasca e feci qualche passo guardando il circondario.
“Allora amico cosa vuoi chiedermi” dissi neutro, quel vampiro incuteva un certo timore, capivo perché gli umani non si sentissero a loro agio con alcuni di loro, era poco espansivo e così stoico, almeno in mia presenza, mentre con gli altri della sua famiglia dissimulava quell’ atteggiamento, provava affetto per loro, e con lei, quando li vedevo insieme, solo lei riusciva a farlo ridere, il calore si effondeva subito tra loro, mi faceva rabbia, si, mi faceva rabbia vederla con lui..
“Non riesco a fidarmi di te Sean, anche se tu l’hai portata in paradiso e sei tornato con lei per Aiden, anche se adesso ci stai aiutando” lo guardai accigliato, c’ era un tono sorpreso nelle sue parole.
“Non so cosa dirti” dissi confuso,
“Prova a spiegarmi il perché, perché dopo tutto questo non mi fido?” respirai profondamente,
“Se non ti fidi è un tuo problema” non capivo dove volesse arrivare, Jasper mantenendo sempre la stessa compostezza incrociò le braccia,
“Su questo hai ragione, è un problema, e lo è perché quell’ angelo mi ha detto di non avere a che fare con te, e quindi dovrei tenerti lontano da Alice” contrassi involontariamente un pugno, il vampiro se ne accorse subito, dovevo restare calmo, essere cacciato era l’ultima cosa che volevo, Alice doveva sapere cosa io, insomma dovevo finire il discorso che due volte avevano interrotto.
“Per esperienza non dovresti dare ascolto alle parole degli anziani” dissi il più garbatamente possibile. Non parlò. Quei silenzi intermittenti mi mettevano agitazione.
“Vedi è difficile credere a qualcuno se costantemente si intromette e distrugge la tua vita” in quelle parole percepii forte rabbia nonostante il tono della sua voce restasse calmo e freddo.
“Che cosa le hanno fatto i tuoi amici per farla stare male?” ancora, perché non accettavano il fatto che fossi ignaro tanto quanto loro.
“Non lo so, l ho detto anche a lei, non so nulla, se l’avessi saputo l’avrei avvisata o li avrei fermati evitando di chiamare MAzekiin dagli Inferi, una seccatura per me ” dissi quasi esasperato, Jasper riflette’,
“D’accordo” non capivo se mi credesse,
“Angeli e demoni, volete solo distruggervi l’un l’altro, noi siamo solo pedine, non vi importa nulla di noi” continuò,
“Questo è falso, io non sono come loro, non generalizzare, io non combatto per nessuno, non aspiro al potere o alla gloria, mi importa solo di …” mi fermai bruscamente,
“Ti importa di Alice” disse guardandomi negli occhi, non potevo essere codardo, sostenni il suo sguardo enigmatico.
“Si, e continuo ad aiutarvi perché vivo qui sulla terra e non voglio una guerra, e non ti chiedo di fidarti di me ma solo di lasciare che aiuti lei a combatterli” Jasper si passò una mano tra i capelli biondi, aveva molte cicatrici sulle braccia ma il viso era perfetto, di certo da umano aveva degli occhi smeraldo o magari azzurri, come tutti i vampiri era avvenente ma non capivo perché fosse così innamorata di lui.
“ Credo, anzi sappiamo benissimo entrambi che l’unico motivo per cui lo stai facendo è perché provi qualcosa per lei” mi spiazzò, come poteva sapere che provassi qualcosa per lei,neppure io sapevo bene cosa, nascondevo al meglio quello sentivo o almeno credevo.
“Non è così” dissi automaticamente, ma neppure i fusti di grano essiccato mi avrebbero creduto, Jasper sorrise, ma era un sorriso di mera irritazione,
“Ascolta, “amico”, io ho la capacità di avvertire cosa provano gli altri, sento le emozioni che provi quando sei vicino a lei, o quando pensi a lei, anche adesso” disse quasi sofferente. Deglutii.
“In ogni caso non posso certo cambiare quello che provi, o a che cosa miri davvero, ma ti avviso demone” gli occhi gli fiammeggiarono, mi afferrò per un braccio e lo strinse, restai bloccato da quel furore così controllato,
“ Lei è la mia ragione di vita, prova a farle del male o a ferirla in altro modo ,che tu stia facendo il doppio gioco o no, e io ti uccido” mi lasciò andare bruscamente. Abbassai lo sguardo e indietreggiai.
“Sei stato chiaro” dissi nervoso e spalancai le ali.
  
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