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Autore: Shireith    19/01/2020    2 recensioni
Questa storia, essendo stata ideata mesi fa, non tiene conto del finale della terza stagione, né MangiamoreMiracle Queen.
[Capitolo 1] Ebbe appena finito di pronunciare quelle parole, che Chloé si era già voltata nella sua direzione. «Ladybug!» esclamò nel riconoscerla. Gaia in volto, gettò lo specchio sul sontuoso letto di camera sua e affondò ambe le mani nella chioma bionda, sistemandosi i capelli scompigliati e umidi. Aveva tutto l’aspetto di una che era da poco uscita dalla doccia, pensò Marinette. «Be’, che cosa ci fai qui?» la incalzò a parlare, per nulla infastidita della visita inattesa. Parve inasprirsi solo quando Plagg tornò nel suo campo visivo, e indicandolo con l’indice curvato all’insù aggiunse: «E perché quel coso è con te?»
[Capitolo 2] Ladybug aggrottò le sopracciglia scure con evidente scetticismo. Stette ad ascoltare per un po’ Queen Bee e Rena Rouge che si contendevano la sua amicizia, mentre Viperion, Carapace e Ryuko assistevano come spaesati, senza intervenire, insicuri se ridere o astenersi per solidarietà.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II — Non era un appuntamento!


Con lo sguardo rivolto verso il basso, i suoi occhi studiavano l’ambiente circostante nel tentativo di elaborare un piano d’azione. Non era mai stato suo compito farlo, ma in attesa che Ladybug si facesse viva, chi altri meglio di lei?
  Udì, all’improvviso, il rumore di una figura atterrare alle sue spalle, e sospirò sollevata. «Oh, finalmente», esordì, ammutolendosi all’istante quando, voltatasi, non riconobbe la solita ragazza in rosso alla quale ormai era abituata. Vide, invece, la figura di un ragazzo dalla muscolatura asciutta e più alto di lei, i capelli verde acqua dello stesso colore del costume che ne mascherava l’identità.
  «Queen Bee, giusto?» disse quello, calmo e affabile. «Sono Viperion, come già saprai. Mi manda Chat Noir. Lui e Ladybug sono impegnati altrove. Qui, per il momento, dovremo vedercela noi due.»
  «Tre», soggiunse un’altra voce. Entrambi gli eroi si voltarono, seguendone la fonte finché una terza figura mascherata non si palesò ai loro occhi. Anche il suo costume era rosso e nero, ma quella non era certamente Ladybug.
  Alla sua vista, Queen Bee arricciò le labbra, ma si costrinse a tacere. Viperion si limitò a osservarla con espressione neutra, un solo nome che riecheggiava nella sua mente: Ryuko. Era un’eroina che era giunta in aiuto di Ladybug e Chat Noir non troppe volte, come aveva fatto lui, ma questo non aveva impedito ai telegiornali di parlarne per giorni. Luka, prima d’ora, aveva combattuto al fianco di diversi eroi, ma mai di Ryuko o Queen Bee.
   Ryuko guardò Viperion con lo stesso interesse, poi i suoi occhi saettarono su Queen Bee, di cui, suo malgrado, conosceva l’identità. Non la sopportava. Aveva imparato, col tempo, ad apprezzare sempre di più Marinette e gli altri amici di Adrien, ma non Chloé. Era viziata, egocentrica ed estremamente superficiale. Non capiva perché Ladybug, tra tanti, avesse affidato un miraculous proprio a lei.
  Nessuno dei tre sapeva che Ladybug, nel radunarli assieme, aveva pregato ardentemente che la situazione non degenerasse. Un’alleanza tra Kagami e Chloé era un’utopia, ma sperava che, nascoste da una maschera e impegnate nei propri doveri, riuscissero a raggiungere un compromesso. Forse, si era detta, avrebbe potuto rivelarsi un trio tanto letale quanto vincente.
  «Dunque», esordì Viperion, mani sui fianchi, «qual è il problema? Chat Noir non ha fatto in tempo a spiegarmi la situazione», disse, ricordandosi dell’eroe che aveva bussato alla finestra di camera sua e si era trattenuto appena il tempo necessario a snocciolare qualche parola.
  «C’è stata una rapina al Crédit du Nord», spiegò Queen Bee, «ma non so i dettagli.»
  «La banca?»
  «Sì, quella», soggiunse Ryuko. «Hanno trafugato tanto denaro e ora stanno scappando con cinque furgoni. Carapace e Rena Rouge si stanno occupando di inseguirne due. Ladybug e Chat Noir sono impegnati con un akumizzato: a quanto pare, Papillon ha pensato bene di approfittare della situazione per coglierli di sorpresa.»
  «Quel tipo ha proprio bisogno di un hobby», commentò Queen Bee, e Kagami si ritrovò a trattenere un sorriso divertito.
  «Forse», convenne. «Comunque, io e Ladybug abbiamo fatto un tratto di strada assieme dopo che mi ha dato il miraculous e mi ha spiegato alcune cose. Mentre gli altri sono impegnati altrove, noi tre dovremo pensare ai furgoni rimasti. Sono tre in tutto e dovrebbero passare di qui a momenti.»
  Ebbe appena finito di pronunciare quelle parole, che Queen Bee gridò: «Eccoli! Sono loro!»
  Viperion e Ryuko si sporsero oltre il ciglio dell’edificio e adocchiarono tre furgoni bianchi serpeggiare nel traffico cittadino a una velocità non consentita dalla legge. Senza nemmeno il bisogno di convenire sul da farsi, i tre eroi si lasciarono cadere nel vuoto e si piombarono all’inseguimento.
  Il vento sferzava i loro volti mentre correvano e balzavano abilmente tra i tetti. Per sovrastare il rumore, Ryuko urlò: «Dobbiamo fermarli, prima che qualche innocente ci vada di mezzo!»
  Annuendo, Viperion gettò uno sguardo attorno a sé: con il traffico gremito di automobili, pensò, sarebbe stato molto difficile – se non impossibile – assicurarsi l’incolumità di tutti i civili. A meno che…
  «Ragazze, ho un’idea!» esclamò, e senza dare alle due la possibilità di parlare ricorse ai suoi poteri. Il tempo mutò, e i tre eroi si trovarono nuovamente sulla cima dell’edificio in cui si erano riuniti.
  «C’è stata una rapina…»
  «… al Crédit du Nord», tagliò corto Viperion, riconoscendo la familiarità di quelle parole. «Sì, lo so.» Entrambe lo guardarono con leggero stupore, e lui si affrettò a dire: «Il mio potere mi permette di andare indietro nel tempo, anche se di appena cinque minuti. Seguitemi, vi spiego strada facendo.»
  Mentre si lanciavano nel vuoto, Viperion illustrò loro la situazione: di lì a pochissimo, tre furgoni avrebbero imboccato a grande velocità la strada principale, e a quel punto alcuni dei civili avrebbero rischiato di ferirsi – o peggio, perdere la vita – in un incidente, se i conducenti avessero tentato un gesto folle una volta messi alle strette. «Se invece li prendiamo mentre sono ancora in una strada poco trafficata…» proseguì, ma le parole gli morirono in gola quando Ryuko urlò di aver appena avvistato i bersagli.
  La strada principale era poco distante; a quella velocità, i tre furgoni sarebbero riusciti a raggiungerla prima del loro intervento. Avevano, dalla loro, il potere di Viperion, ma se vi avesse fatto ricorso una seconda volta, avrebbe dovuto nuovamente spiegare a lei e Queen Bee la situazione. Kagami decise che non c’era tempo da perdere.
  «Gli blocco la via!» esclamò, e prim’ancora che gli altri due potessero anche solo pensare qualcosa, aveva già chiamato a sé il potere dell’aria. L’istante dopo, una folata di vento che sembrava essersi originata dal nulla discese dal cielo e investì i tre furgoni. Il primo, in testa al piccolo convoglio, capitombolò all’indietro e urtò il secondo. Ora erano entrambi fermi, ma Kagami sapeva che avrebbero fatto di tutto per rimettersi alla guida il più in fretta possibile.
  Il conducente del terzo furgone andò nel panico, domandandosi cosa fosse appena successo: era stata, per quanto forte, una semplice folata di vento, oppure…?
  Le sue paure tramutarono in realtà non appena avvistò una figura verde acqua atterrare poco distante da lui. Assottigliò gli occhi per scrutare con maggiore attenzione, lo riconobbe come uno degli eroi aggiuntosi alle schiere di Ladybug e Chat Noir, e fu allora che decise che la sorte che sarebbe toccata ai suoi compari non era più di suo interesse. Ingranò la retromarcia e sterzò per riassestare il veicolo, assaporando già il sapore della libertà… ma si bloccò. Di colpo, avvertì il corpo farsi pesante come un macigno e gli arti intorpidirsi. Le mani erano ferme sul volante, le braccia inermi, e le gambe sembravano diventate cemento. Non riusciva più a muoversi.
  Fuori, Queen Bee osservava soddisfatta il proprio operato. Scese dal tettuccio del furgone e atterrò con eleganza sulla superficie dura della strada, alzando il capo giusto in tempo per vedere Ryuko occuparsi di uno dei restanti malviventi. Lo costrinse a scendere dalla vettura con uno strattone e lo invitò a sedersi al fianco del secondo complice, abbandonatosi a terra con aria mesta.
  «Non vi conviene tentare nessun gesto disperato», li ammonì con voce perentoria. Si nascondeva, sotto la maschera, una bravissima schermitrice, e benché questo non lo sapesse nessuno, Kagami non avrebbe esitato a ricorrere alle proprie capacità fisiche in caso di necessità. Con i poteri di Longg, poi, quei due non sarebbero riusciti a fare più di cinque passi, prima che li riacciuffasse.
  Sopraggiunse Queen Bee. Ryuko si voltò a guardarla e, mani sulle anche, la squadrò da capo a piedi con occhi inquisitori. Poi, messi da parte il suo incredibile orgoglio e l’antipatia che provava per quella ragazza, riuscì a dire: «Bel lavoro.»
  Queen Bee udì una certa riluttanza nella sua voce, ma, ignara dell’identità di Ryuko, non poté dire a cosa fosse dovuta. Sapeva solo che, chiunque fosse, quella ragazza non le andava particolarmente a genio, ma si guardò bene dal dirlo a voce alta. Ripensò a Pollen, alle parole che le avrebbe detto se fosse stata lì in quel momento, e si arrese a commentare: «Anche tu.» Ryuko annuì soddisfatta. «Dov’è Viperion?» domandò poi Chloé, gettando lo sguardo in più direzioni senza che riuscisse a scorgerlo.
  «Sì è nascosto da qualche parte per poter fare una soffiata anonima alla polizia mentre aspetta che il suo kwami mangi qualcosa. Dovrebbe essere di ritorno a breve… oh, eccolo.»
  Queen Bee si voltò ed entrambe stettero a guardare mentre Viperion le raggiungeva.
  «Tutto risolto», esordì il ragazzo non appena fu loro vicino. «Ho informato la polizia e mi ha detto che gli agenti saranno qui il prima possibile. Siamo stati proprio bravi, eh?» E così parlando, si aprì in un sorriso largo e gioioso. Allungò un pugno, aspettandosi che le due ragazze ricambiassero il gesto, ma non successe nulla. Senza perdersi d’animo, Luka occhieggiò in direzioni di entrambe con le labbra ancora sorridenti, mentre l’indice della mano opposta indicava il suo pugno chiuso. «Guardate che posso restare qui tutta la sera, se serve.»
  Ryuko e Queen Bee si scambiarono un’occhiata diffidente. «Solo se lo fa anche lei.»
  Silenzio.
  «Oh, e va bene!» sbuffò Queen Bee dopo qualche istante, scoccando a Ryuko un’occhiata vagamente seccata mentre avvicinava il pugno a quello di Viperion. Soddisfatta, Ryuko la imitò subito dopo, e insieme i tre eroi gioirono della vittoria.
  La polizia sopraggiunse dopo pochi minuti. Chloé si dileguò dalla scena il tempo necessario a far rifocillare Pollen, mentre un agente informava gli altri due che i furgoni pedinati da Rena Rouge e Carapace erano stati fermati e i loro conducenti arrestati poco prima della soffiata anonima di Viperion. Ladybug e Chat Noir, invece, erano ancora alle prese con Papillon. Non appena lo avevano saputo, Queen Bee, Ryuko e Viperion avevano lasciato che la polizia si occupasse del resto e si erano affrettati a raggiungere il luogo dello scontro.
  Si trovavano a metà strada, quando intravidero sfrecciare, poco distante da loro, due sagome inequivocabili. Quelli li notarono subito dopo, perché Rena Rouge fece segno a Carapace di guardare nella loro direzione e insieme i due sostarono sul punto più alto di un edificio lì vicino. Queen Bee, Ryuko e Viperion li raggiunsero.
  «Ladybug e Chat Noir hanno fatto le cose in grande, vedo», commentò Rena Rouge con un sorriso, mentre i suoi occhi correvano veloci sulle tre figure che aveva di fronte. Conosceva Queen Bee, avevano già combattuto fianco a fianco, in passato. Viperion e Ryuko, invece, li aveva visti solo ai telegiornali. Di Viperion, una volta, era anche riuscita a scattare una foto niente male, e ancora oggi ne andava fiera. Decise in quel momento che, non potendosi esporre come la creatrice del Ladyblog, avrebbe tentato di approfittare della sua presenza in incognito per carpire qualche informazione sul loro conto.
  «Stavate andando a dargli una mano?» domandò Ryuko, e Rena Rouge e Carapace annuirono.
  «Abbiamo avuto la stessa pensata, allora», disse Viperion. «Se ci sbrighiamo, faremo ancora in tempo.»
  «Non credo ce ne sia più bisogno.»
  Al commento di Queen Bee, gli altri quattro si voltarono, e la ragazza indicò un punto oltre la sua spalla. Osservarono tutti con attenzione e scorsero, in lontananza, due macchie appena visibili, una rossa e l’altra nera. Divennero pian piano più nitide e distinte, finché non fu impossibile non riconoscerne i volti. Sembrava che Chat Noir avesse appena detto qualcosa di estremamente divertente e seccante, perché se la stava ridendo di gusto, e nonostante Ladybug stesse scuotendo la testa, il sorriso che si scorgeva sulle sue labbra tradiva le sue vere emozioni.
  «Ehi, voi due!» esclamò Rena Rouge, e Ladybug e Chat Noir si accorsero della presenza degli altri eroi solo in quel momento.
  Il duo li raggiunse. Riposta la sua arma, Chat Noir li guardò con espressione allegra e vagamente soddisfatta. «Stavamo giusto venendo ad accertarci che fosse tutto sotto controllo», disse.
  «Volevamo fare la stessa cosa», spiegò Carapace, «ma non ce n’è più bisogno.»
  «Avete risolto, con i rapinatori?» domandò Ladybug, affiancando il collega in nero.
  Rena Rouge raccontò di come lei e Carapace avessero frenato la fuga di due dei cinque furgoni, e non appena ebbe finito, Ryuko fece la stessa cosa. Ascoltate entrambe le versioni, Ladybug annuì soddisfatta e si complimentò con tutti loro per l’ottimo lavoro svolto.
  Mentre Carapace e Ryuko si perdevano in una discussione e Queen Bee soggiungeva con un commento alla Chloé Bourgeois sui passamontagna fuori moda e assolutamente ridicoli dei malviventi, Ladybug si avvicinò quieta a Chat Noir, si puntellò sulle punte dei piedi e in un orecchio gli sussurrò: «Ci credi che è andato tutto bene, tra quelle due?» Quando, circa un’ora prima, gli aveva affidato il miraculous dell’Ape e gli aveva rivelato la sua intenzione di radunare assieme Ryuko e Queen Bee – Kagami e Chloé –, lui aveva pensato fosse uno scherzo. La stessa Marinette, del resto, aveva dubitato di quel suo piano.
  Adrien soffocò una risata e la guardò con espressione divertita. «Ero pronto a giurare che si sarebbero tirate i capelli. Non è che possiamo lasciarle così più spesso? Magari riesco a farle andare d’accordo.» Marinette gli diede una gomitata affettuosa sul fianco e lui, questa volta, rise a voce più alta. Gli altri lo sentirono.
  «Volete che vi lasciamo soli?» suggerì Rena Rouge, un’espressione divertita e alludente dipintasi sul suo volto che faceva ben intendere i suoi pensieri.
  Ladybug era già pronta a ribattere che lei e Chat Noir non erano una coppia – era, sì, una menzogna, ma lei e Adrien avevano convenuto di comune accordo che era meglio che le cose rimanessero così. Marinette adorava Alya, ma la sua amica aveva la bocca larga, e se avesse scoperto che Ladybug e Chat Noir erano una coppia, sarebbe successo l’inevitabile. Non potevano permettersi che Papillon sfruttasse la cosa a loro vantaggio, e dunque avrebbero continuato a negare finché avessero potuto, lasciando i cittadini liberi di spettegolare e fantasticare quanto volevano. Sul campo, non erano altro che Ladybug e Chat Noir, un duo di eroi che correva in aiuto di Parigi nel momento del bisogno; il romanticismo potevano lasciarlo alle loro controparti civili, di cui nessuno sospettava la duplice identità.
  Ladybug era già pronta a ribadire tutto questo a voce, ma fu interrotta.
  «Giusto!» aveva appena esclamato Queen Bee, ricordatasi improvvisamente di una cosa che riteneva di vitale importanza. «Com’è andato l’appuntamento galante, Ladybug?» domandò, correndo con lo sguardo da lei a Chat Noir.
  Marinette sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Mentre cercava di formulare una risposta coerente, Adrien le rivolse un’espressione interrogativa, e nell’occhiata di panico che lei gli lanciò in risposta si leggeva una lieve nota di: Ti posso spiegare.
  Ma no, non poteva. Non poté, infatti, dire nulla di tutto quello che le vorticava nella mente, perché fu subito panico.
  «Aspetta, aspetta», scandì piano Rena Rouge, gesticolando energicamente con le mani, «quale appuntamento?»
  Istintivamente, Queen Bee si voltò in direzione di Ladybug, e nei suoi occhi lesse qualcosa che le fece capire che non avrebbe dovuto dirlo. Masticò qualcosa di indefinito nel tentativo di riparare all’errore, ma le parole non vennero in suo aiuto.
  «Era una cena galante, più che un appuntamento – e, prima che vi facciate strane idee, non eravamo nemmeno soli.»
  «Chat Noir!»
  «Dai, ormai l’hanno capito!»
  «Lo sapevo!» esclamò Rena Rouge con tono sognante, unendo le mani con enfasi. «Visto? Te l’avevo detto», aggiunse rivolta a Carapace, e Nino seppe in quel momento che non si sarebbe mai stancata di rinfacciarlo ad anima viva. «Quando scoprirò chi siete, Ladybug», proseguì Alya, come se ignorasse la regola non scritta che lo proibiva, «dovremo assolutamente organizzare un appuntamento a quattro.»
Ne abbiamo già avuto più di uno, Alya, pensò Marinette tra sé.
  «Però, scusa», continuò Rena Rouge, senza mai darle il tempo di replicare alcunché, «perché Queen Bee lo sapeva e io no?»
  «Be’, era ovvio che sarei stata la prima a cui Ladybug avrebbe aperto il suo cuore: siamo migliore amiche, io e lei!»
  Ladybug aggrottò le sopracciglia scure con evidente scetticismo. Stette ad ascoltare per un po’ Queen Bee e Rena Rouge che si contendevano la sua amicizia, mentre Viperion, Carapace e Ryuko assistevano come spaesati, senza intervenire, insicuri se ridere o astenersi per solidarietà.
  Chat Noir si fece vicino e mormorò all’orecchio di Marinette: «Uhm… dovremmo fare qualcosa? No, perché io tornerei molto volentieri a dove siamo stati interrotti prima che Papillon attaccasse», aggiunse con tono alludente.
  Lei nascose la faccia in una mano, mormorando: «È un disastro.»
  «Non è poi così male», tentò di sdrammatizzare lui, ma la voce tradiva la poca fiducia che aveva nelle sue stesse parole.
  Dopo un po’, Ladybug riprese in mano la situazione. Tossicchiò due volte per schiarirsi la voce ed esordì: «Ok, ok, calmatevi. Queen Bee, sbaglio o prima, quando sono passata da te, ti ho detto che io Chat Noir non stiamo assieme?» Era quasi caduta dalla finestra, ma era riuscita a tornare sana e salva in camera di Chloé per chiarire la questione. Era sicura, dopo un sermone durato quindi o forse venti minuti, che Chloé si fosse convinta delle sue parole – e Plagg, che era rimasto tutto il tempo nelle cucine dell’albergo, era fortunatamente soggiunto dopo, quando non c’era più il tempo per avanzare commenti sconvenienti. Quando poi se n’erano andati, Marinette era sicura che Chloé non avrebbe più sospettato nulla.
  Evidentemente, si era sbagliata.
  «Sono bionda, non stupida», ribatté difatti Queen Bee, lisciandosi la coda di cavallo in maniera un po’ distratta. «Se proprio vuoi saperlo, penso che avresti potuto trovare un partito migliore», ci tenne a precisare, e Adrien, che la conosceva troppo bene per sentirsi offeso dalle sue parole, dovette anzi trattenere una risata, «ma è innegabile che tra voi ci sia qualcosa.»
  «Ma se siamo stati bravissimi a nasconderlo», intervenne Chat Noir, sicuro che negli sguardi degli altri eroi avrebbe trovato conferma alle sue parole. Ma quando fece correre gli occhi sui loro volti, si rese conto che lo osservavano con un certo scetticismo. Guardò Marinette, e si accorse in quel momento che anche lei, come lui, pensava che fossero stati insospettabili.
  «Be’, veramente…»
  Qualsiasi allusione volesse avanzare Rena Rouge, quella non vide mai la luce, perché Ladybug la interruppe dicendo: «Va bene, va bene. Sì, stiamo insieme, e no, i dettagli non li vogliamo condividere con nessuno.»
  Rena Rouge parve un po’ delusa, ma Carapace, di fianco a lei, sapeva che non si sarebbe arresa tanto facilmente. Ripensò a tutte le occasioni in cui Alya avrebbe ripetuto «Te l’avevo detto, Nino! Lo sapevo che c’era qualcosa, tra quei due, non poteva essere altrimenti!» e si sentì male per se stesso.
  «Nessun vestito verrà strappato, stasera!» udì Ladybug controbattere con tono esasperato e le guance arrossate, ma non seppe bene dire il motivo perché aveva perso l’ultimo stralcio di conversazione. Gli sembrò, però, che si stesse rivolgendo a Queen Bee.
  Dopo dieci o quindici minuti di puro imbarazzo per i due eroi, il gruppo si sciolse. Come quando li avevano consegnati, Ladybug ritirò i miraculous di Ryuko, Rena Rouge e Carapace, mentre Chat Noir si occupò di Queen Bee e Viperion.
  «Rimettiamo i miraculous al loro posto, poi torniamo subito alla cena», disse Chat Noir una volta che furono soli e già sulla strada del ritorno. «Mio padre era in bagno, quando siamo sgattaiolati via, ma se nota che siamo entrambi assenti chissà cosa potrebbe pensare. Comunque, mi spieghi che cosa c’entra Chloé col vestito?»
  «Lunga storia. Più tardi ti raccontiamo tutto, io e Plagg.»
  «Non vedo l’ora», disse ridendo. Ma, per quanto fosse interessato alla storia, che era sicuro si sarebbe rivelata spassosa, i suoi pensieri vertevano altrove. «A proposito di dove ci siamo fermati prima…» aggiunse in tono alludente.
  Lei sospirò. «Ti ho già detto di sì», rispose. «Quando torniamo, puoi mangiare tutti i dolci che vuoi. Papà li ha cucinati apposta.» 

N.d.A. Voglio iniziare queste note premettendo che la comparsa di Ryuko, Viperion, Carapace, Rena Rouge e la stessa Chloé nei panni di Queen Bee non era prevista. La mia intenzione era quella di scrivere una one-shot che terminasse con Ladybug che lascia camera di Chloé, ma il finale mi ha divertita più del previsto e mi ha dato uno spunto interessante. Ladybug e Chat Noir, cioè, che vengono canzonati dagli altri cinque eroi. Non ho saputo resistere.
 Ora, mi rendo conto che due punti della storia cozzano con gli avvenimenti del finale di stagione, e trovo sia il caso di spiegarne i motivi. Semplicemente, si tratta di una storia vecchia di mesi che ho ritrovato in una cartella assieme ad altre bozze incomplete. Mi pare fosse agosto, o comunque estate, e allora non potevo sapere come si sarebbero evoluti gli eventi. Prendere in considerazione tali cambiamenti, vale a dire le azioni di Chloé e la conseguente scoperta delle identità di tutti gli altri eroi, avrebbe tuttavia significato dover cestinare buona parte della storia, se non proprio tutta. Prendetela per quello che è, una semplice future fic in cui Chloé dà prova di non essere una persona completamente marcia.
 Il finale di stagione ha smentito questa cosa? Be’, sì. Però – ed ecco che torno a sfruttare le note per i miei rant personali – solo perché Chloé si è mostrata per quello che era una volta, ciò non vuol dire che sarà sempre così. Anzi, in verità, trovo che il suo percorso sia coerente: non si cambia dall’oggi al domani, ci vuole tempo. Benché nessuno possa dire per certo che un redemption arc ci sarà, una buona parte del suo percorso, ossia due intere stagioni, è ancora da vedere. Ora come ora, credo sia più un’incognita.
 Se vi va, fatemi sapere come la pensate voi, se siete d’accordo o meno. Io, intanto, vi ringrazio di aver letto fin qui e vi saluto!
   
 
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