Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pampa98    19/01/2020    6 recensioni
[Jaime/Brienne]
Soulmate!AU. Una rivisitazione degli eventi della serie in chiave Soulmate, da quando Jaime e Brienne si incontrano per la prima volta all'accampamento degli Stark, fino al loro addio ad Approdo del Re.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The song of the Knight and his Maiden Fair'
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EPILOGO


 
Jaime entrò nella sua camera e chiuse la porta, appoggiandovisi contro. Era stata una giornata terribile. Avrebbero dovuto festeggiare i nuovi re e regina del continente occidentale, ma le celebrazioni si erano trasformate in un funerale.

Joffrey è morto.

Ricordava ancora le grida disperate di Cersei mentre rifiutava di accettare cosa stava accadendo. Erano stati necessari lui e altri due confratelli, più la voce imperiosa di suo padre per farla allontanare dal corpo del figlio. Jaime era almeno riuscito a trattenerla prima che si avventasse su Tyrion.

Aveva dato lui l’ordine di arrestarlo. Credeva che in quel momento fosse la cosa migliore: Cersei era troppo sconvolta per pensare lucidamente e Jaime temeva che avrebbe potuto uccidere Tyrion seduta stante se non fossero stati separati.

Loras aveva riaccompagnato Margaery nelle sue stanze, quelle che aveva occupato da quando era giunta alla Fortezza Rossa. La ragazza era sconvolta, anche se Jaime credeva che in fondo non le dispiacesse così tanto non dover condividere il letto e la vita con Joffrey.

Mio figlio è morto.

Si tolse bruscamente mantello e armatura e si versò un bicchiere di vino. Non beveva tanto quanto i suoi fratelli, ma in quel momento ne aveva bisogno.

Sentì dei colpi alla porta e decise di ignorarli. Aveva avuto una lunga ed estenuante conversazione con suo padre, durante la quale aveva capito chiaramente che Tyrion era davvero accusato di regicidio e che sarebbe rimasto in cella in attesa di un giudizio, seguita da un vano tentativo di calmare Cersei. Era esausto e non aveva intenzione di vedere nessuno.

«Ser Jaime?» chiese la voce oltre la porta.

«Entra.»

Brienne indossava ancora l’abito di quel pomeriggio. È bellissima.

Lei entrò e si chiuse la porta alle spalle, ma rimase a distanza senza dire niente.

«Cosa c’è?» Jaime cercò di parlare con il tono più neutrale di cui fosse capace, ma suonò comunque infastidito.

«Volevo… Volevo solo sapere se potevo fare qualcosa per te.»

Nonostante fossero insieme da mesi ormai, Jaime non si era ancora del tutto abituato alla sua gentilezza. Si rese conto che non trovava per niente strano il comportamento distaccato e quasi di disprezzo che gli riservava la sua famiglia, mentre non sarebbe dovuto essere così.

«Sto bene, non mi serve niente» rispose. Poi aggiunse, temendo di essere stato troppo brusco. «Grazie comunque.»

«Va bene. Se hai bisogno di qualcosa, sai dove trovarmi. Buona…»

«No, aspetta» la fermò prima che potesse aprire la porta. «Hai sonno?»

Lei aggrottò le sopracciglia, sorpresa per quella domanda.

«Non direi.»

«Nemmeno io. Dai, siedi, resta un altro po’.»

Brienne tentennò un momento, poi si sedette di fronte a lui. Jaime ripensò all’ultima volta in cui si erano ritrovati così, in un clima molto più gioviale e rilassato.

«Tyrion è ancora nelle prigioni?» chiese Brienne.

«Sì e pare ci resterà per un po’.»

«Credi che sia stato lui?»

Jaime fece spallucce.

«Odiava Joffrey, come tutto il regno del resto, ma sarebbe stato uno stupido ad assassinarlo di fronte a tutta quella gente.»

Brienne annuì.

«E Sansa? È stata imprigionata anche lei? In mezzo alla confusione l’ho persa di vista.»

Jaime sbuffò. «Sansa è scomparsa. Fuggita subito dopo l’omicidio, probabilmente, fatto che avvalora ancora di più le accuse contro Tyrion.»

«Perché?»

«Perché lei è sua moglie e perché aveva più motivi di chiunque altro di volere Joffrey morto» spiegò semplicemente Jaime. «Sarebbe così strano se lo avesse ucciso lei?»

«Sansa non è un’assassina» la difese Brienne. «Voleva solo… Voleva scappare e ha colto l’occasione appena si è presentata.»

«Tu non le avevi parlato?» le chiese, ricordando il loro imbarazzante incontro qualche sera prima.

Brienne abbassò la testa.

«Sì, ma non era andata molto bene. Lei non… Non si fidava di noi.»

«Di noi o di me

«Non ti conosceva» continuò Brienne. «Io speravo che ci sarebbe stato il tempo per farle cambiare idea, ma ormai è fatta.»

Jaime annuì.
«Credi che dovrei essere triste?» le domandò a bruciapelo.

In tutta quella giornata terribile la cosa che gli aveva dato più fastidio era stata la sua apatia, nel migliore dei casi, di fronte alla morte del figlio. Aveva sofferto per la cattura di Tyrion e per il dolore di Cersei e Tommen, ma se non ci fosse stato quello, lui forse sarebbe stato addirittura sollevato che Joffrey non ci fosse più.

«No, non credo» rispose Brienne. «Era un mostro, lo sai anche tu. Hai il diritto di non essere addolorato.»

Forse aveva ragione. Jaime provò a ricordare un momento in cui Joffrey fosse stato buono, ma non gli venne in mente niente eccetto il suo primo vagito. Anche allora, quando aveva visto Cersei prenderlo in braccio per la prima volta, non aveva provato niente. Si era sempre detto che era stato un meccanismo di auto-difesa: lui non avrebbe mai potuto comportarsi come se fosse suo padre, quindi tanto valeva non affezionarglisi nemmeno come un padre. Tuttavia con Myrcella e Tommen era stato diverso, con loro aveva provato l’impulso di prenderli in braccio e dire che erano suoi. Forse già alla nascita aveva capito cosa sarebbe diventato Joffrey.

«Tua sorella come sta?» gli chiese poi.

Jaime scosse la testa.

«È furiosa e disperata. Joffrey era il suo primogenito, non supererà la sua morte facilmente. A proposito di Cersei» aggiunse per cambiare argomento. Non aveva più voglia di sentir parlare del re defunto. «Che cosa avete fatto dopo che mi ha cacciato?»

Brienne arrossì, aumentando la curiosità e il timore di Jaime.

«N-Niente di che. Abbiamo passeggiato e chiacchierato.»

Jaime rise. «Come due vecchie amiche?»

«Mi ha ringraziata per averti riportato a casa.»

«Tutto qui?»

Lei annuì, ma Jaime si rese conto che gli stava nascondendo qualcosa.

«Che altro?»

«N-Niente.»

«Brienne» la ammonì lui. «Me lo dici da sobria o devo farti ubriacare?»

Brienne sbuffò. «Puoi provarci» lo sfidò e Jaime le rivolse un sorrisetto compiaciuto.

«Attenta, potrei farlo davvero. Sarebbe divertente. Sul serio Brienne, cos’ha detto? Avete parlato di Sansa?»

Se Cersei avesse scoperto che Brienne era al servizio di Catelyn Stark, Tyrion avrebbe presto avuto una compagna di cella. Nel migliore dei casi.

«No, non abbiamo parlato di lei.»

«E di chi allora? Di me?»

Lo disse per scherzo, ma dal modo in cui Brienne sgranò gli occhi capì che aveva indovinato.

«Cosa ti ha detto?»

«N-Niente di che» tagliò corto lei, distogliendo lo sguardo.

«Brienne parla, maledizione!» sbottò. Doveva sapere che cosa si erano dette per essere certo che Brienne non si fosse scavata la fossa con le sue stesse mani.

«Solo che… Solo di non farmi illusioni.»

«Illusioni su cosa?»

«Su niente, va bene?!» esclamò lei, alzandosi in piedi. «Si è fatto tardi. Col tuo permesso, Ser.»

«No, no, aspetta!»

Allungò una mano per fermarla, ma alzò il braccio sbagliato e la colpì con la mano d’oro.

«Merda! Scusa, ti ho fatto male?»

Brienne scosse la testa. Lei stava bene, ma in compenso si era fatto male lui. Già da un paio d’ore aveva cominciato a sentire quel blocco d’oro troppo pesante e aveva la sgradevole sensazione che premesse sulla cicatrice.

«Non ti fa male tenerla tutto il giorno?» gli chiese Brienne.

Aveva dimenticato il suo desiderio di scappare ed era tornata la solita donzella premurosa di sempre. Jaime fece spallucce.

«Dai, fa’ vedere.»

«Sto bene, non c’è bisogno di…»

Ma Brienne gli aveva già preso il polso e stava slacciando la protesi. Quando tolse anche il cappuccio protettivo, Jaime la sentì trattenere il fiato.

«L’hai visto in condizioni peggiori, donzella.»

«Jaime!» lo rimproverò lei. «Guarda quanto è rosso. Vuoi che si infetti di nuovo per caso?»

In effetti la pelle intorno alla cicatrice era infiammata, mentre quella mattina aveva il solito colore rosato. Forse davvero avrebbe dovuto indossarla con più parsimonia.

Brienne prese a massaggiare il moncone e Jaime si sentì subito meglio.

«Ti faccio male?»

Jaime scosse la testa.

Rimasero lì per qualche minuto, Brienne a prendersi cura della sua ferita e Jaime ad ammirarla, ancora incredulo che lei fosse reale e insieme a lui.

“Guarda quanto è rosso.”

«Che cosa hai detto?» esclamò Jaime, ricordando le sue parole di poc’anzi.

«Non ho detto niente.»

«Prima!»

Brienne aggrottò le sopracciglia.

«Ti ho chiesto se ti facevo male?»

«No, non quello!»

Lei sbuffò.

«Non lo so, abbiamo detto tante cose.»

«Hai visto la ferita rossa

Brienne sbiancò sentendo quelle parole.

«N-No, io… Ho solo visto un…»

«Hai visto un colore, Brienne.»

Tyrion aveva ragione! Come sempre, del resto.

Lei abbassò la testa, lasciandogli andare il braccio.

«Sì, vedo i colori» disse evitando il suo sguardo. «Non è una gran cosa comunque. Il rossore è passato, cerca di non indossare quell’affare troppo a lungo, buonanotte.»

Di nuovo cercò di allontanarsi velocemente da lui.

«Maledizione, Brienne, perché ogni volta che parliamo di sentimenti devi scappare?»

Si fermò di fronte alla porta, senza voltarsi.

«Perché non… Non è importante e non ne voglio parlare.»

«Io invece ne voglio parlare, donzella.»

«Non ce n’è bisogno Ser, perché so già cosa vuoi dirmi.»

Jaime sbuffò.

«Se fuggi evidentemente non lo sai.»

Finalmente Brienne si decise a guardarlo. Era spaventata, glielo leggeva negli occhi, ma lui aveva sicuramente più paura di lei.

Mosse qualche passo nella sua direzione.

«Devo confessare che ti ho mentito, mia signora.»

Brienne aggrottò le sopracciglia, ma non si scansò quando le prese la mano.

«Ricordi cosa ti dissi quando ci siamo conosciuti?»

«Che ero la donna più brutta che avessi mai visto?»

Jaime scosse la testa.

«No e non mi pentirò mai abbastanza per il modo in cui ti ho trattata. Ti dissi di vedere l’erba verde e che era sempre stata così per me.»

Brienne si irrigidì.

«S-Sì lo ricordo, ma va bene così Jaime, davvero non...»

«Ho mentito» la interruppe lui. «Era la prima volta che la vedevo così.

«Ho sempre pensato di amare Cersei e non tolleravo il pensiero che ci potesse essere un’altra donna nella mia vita. Fino a quando non ho incontrato te. Da quando sei entrata nella mia vita è cambiato tutto e non parlo solo della percezione del mondo intorno a me: tu mi hai ricordato i valori in cui credevo un tempo, quei valori che avevo smarrito lungo la via. Mi hai fatto capire che c’è ancora del buono in me e che posso ancora essere un cavaliere degno di questo nome. Tu mi hai insegnato ad amare, Brienne, ad amare davvero e ora so che l’unica persona con cui voglio stare sei tu.»

Brienne aveva avuto gli occhi lucidi per tutto il tempo, ma lo aveva lasciato parlare e, verso metà della sua dichiarazione, aveva ricambiato la sua stretta di mano.

«Jaime…» cominciò, ma fu interrotta da dei colpi sulla porta.

«Sono occupato!» urlò Jaime, infastidito da quell’interruzione.

Il visitatore lo ignorò e aprì comunque la porta. Era una delle ancelle di Cersei e, quando li vide insieme, si fermò, probabilmente capendo di aver interrotto un momento intimo.

«Chiedo scusa, mio lord» disse.

«Cosa vuoi?» sbottò Jaime.

«La regina vorrebbe vederti. Dice che si tratta di vostro fratello il nano.»

«Si chiama Tyrion» la corresse lui. Guardò per un momento Brienne, la quale annuì brevemente.

«Dille che sono da lei fra un minuto» disse Jaime.

Non aveva alcuna intenzione di allontanarsi da Brienne, ma se Cersei aveva riacquisito il lume della ragione e accettato di rilasciare Tyrion non era il caso di farla adirare compromettendo inutilmente il destino del fratello.

«A-Allora io vado» disse Brienne, scostandosi da lui. Per un momento Jaime temette che la magia fosse finita e sarebbero tornati al punto di partenza, ma qualcosa nello sguardo di lei gli fece intuire che non era così. Avevano fatto un passo avanti nella loro relazione, un passo importante, e non sarebbero tornati indietro.

Jaime indossò la casacca che aveva lasciato sul letto e riprese la mano d’oro.

«Hai capito quello che ti ho detto prima?» chiese Brienne mentre indossava di nuovo la protesi.

«Sì, donzella, ma la vista del mio moncone fa infuriare Cersei e se voglio aiutare Tyrion dovrò cercare di farla stare il più calma possibile. Non preoccuparti, lo toglierò non appena sarò tornato qui» le promise per farla stare più tranquilla.

Brienne annuì.

Uscirono dalla stanza insieme. L’ancella lo stava aspettando in fondo al corridoio, mentre Brienne avrebbe svoltato a destra verso le sue stanze.

«Buona fortuna» gli disse, prima di allontanarsi. Dopo qualche passo però si voltò, il volto completamente rosso, e gli chiese:

«Ci… Ci vediamo domattina?»

Jaime le rivolse un sorriso radioso.

«Ovviamente, donzella.»


 
Cersei lo aspettava nel tempio di Baelor. Mentre andava, incrociò le Sorelle Silenti e capì che dovevano aver appena finito di vestire la salma di Joffrey.

Il tempio era più silenzioso del solito. Vi erano poche candele accese, per lo più era la luce lunare a illuminare la sala. Al centro, china sopra una bara, c’era Cersei. Jaime non ricordava di averla mai vista in quello stato. Indossava ancora l’abito della festa, ma i capelli erano sfuggiti alle forcine e le ricadevano in ciocche scomposte lungo le spalle.

«Cersei» la chiamò dolcemente.

Lei si voltò. Aveva il volto rigato di lacrime e singhiozzava.

«Jaime… Oh, Jaime…»

Aprì le braccia e Jaime andò da lei. La strinse a sé, passandole la mano sui capelli, lasciando che si sfogasse sulla sua spalla. Joffrey era stato cambiato d’abito e sui suoi occhi erano state poste due pietre dalle iridi verdi.

«Il nostro bambino, Jaime» mormorò Cersei tra i singhiozzi. «Il nostro piccolo bambino.»

Il nostro mostruoso bambino, Cersei.

Non aveva visto lacrime, né espressioni di dolore sincero tra gli invitati al banchetto. Joffrey era odiato da tutti, persino dai suoi padri: nemmeno a Robert era mai piaciuto, sebbene lui non avesse mai conosciuto il suo lato peggiore. Solo Cersei lo amava, probabilmente perché era sua madre, e una madre non riesce a vedere appieno i difetti del figlio, non al punto di smettere di amarlo.

«La pagherà» disse. «Jaime, giurami che quel mostriciattolo pagherà per ciò che ha fatto.»

Jaime la scostò da sé. Le prese il volto tra le mani, asciugandole le lacrime, e la guardò dritta negli occhi.

«Chiunque abbia assassinato nostro figlio la pagherà, te lo giuro, ma quel qualcuno non è Tyrion. Sai che non lo avrebbe mai…»

«No, no, no!» Cersei non volle nemmeno ascoltarlo. «So che non vuoi accettarlo perché gli vuoi bene, ma è stato lui. Devi ucciderlo, Jaime. Devi vendicare il nostro bambino. Ti prego, Jaime, fallo per me.»

Si sollevò sulla punta dei piedi e posò le labbra sulle sue. Jaime non ricordava più l’ultimo bacio che avevano condiviso. Gli mise le braccia intorno al collo e lo attirò a sé. Per un momento, Jaime le cinse la vita, ricambiando il gesto, ma per la prima volta da quando era nato, sentì che c’era qualcosa di sbagliato in quello che stava facendo.

Si allontanò da lei, cogliendola di sorpresa: lui non si allontanava mai. Vide qualcosa cambiare nello sguardo di Cersei, ma decise di tornare all’argomento principale della loro conversazione, ovvero Tyrion.

«Che prove hai contro di lui?» le chiese.

Cersei raddrizzò le spalle e lo guardò con la fierezza della leonessa di sempre.

«Lo odiava e voleva destituirlo.»

Jaime evitò di riderle in faccia, anche se non riuscì a trattenere un sorrisetto.

«È questo che secondo te lo rende un assassino? Dimmi, Cersei, credi che fosse l’unico ad odiarlo? Credi che fosse l’unico a volere un re migliore?»

«No, naturalmente no» rispose lei. «Anche Sansa lo voleva.»

«E puoi biasimarla?»

«Uccidere Ned Stark è stato un terribile errore, ma la morte di Joffrey non glielo avrebbe riportato comunque, no?»

Jaime scosse la testa.

«Hai dimenticato tutto ciò che le ha fatto subire? Solo oggi ha deriso suo fratello con quell’insulso spettacolo.»

«Io l’ho trovato divertente» disse Cersei.

Jaime non ebbe difficoltà a crederlo.

«Sai che Sansa è fuggita?» aggiunse.

«Certo che lo so.»

«E secondo te chi la ha aiutata?»

Jaime fece spallucce. Poteva essere scappata da sola, per quanto ne sapeva, oppure era stata aiutata dai Tyrell. Non sarebbe stata un’ipotesi così azzardata, sembrava che fosse molto legata a quella famiglia, specie a Margaery. Non lo disse a Cersei, però: non voleva mettere un bersaglio sulla schiena della giovane regina.

«Forse la spada giurata di Catelyn Stark ha trovato il modo di allontanarla dalla città dopo aver perpetrato il suo crimine» disse Cersei.

Jaime si impose di mantenere la calma. Non c’era nessuna spada giurata degli Stark ad Approdo del Re, non una di cui Cersei fosse a conoscenza almeno.

Madre e Dei tutti che siete qui, fate che non l’abbia scoperto.

«Dov’è adesso quella grossa vacca che ti piace tanto?»

«Perché mi chiedi di Brienne adesso?» le chiese Jaime. Non era la prima volta che Cersei usava quel termine per definirla, ma non era il caso di preoccuparsi di ciò in quel momento. Doveva cercare di darle l’impressione che non gli importasse affatto di lei.

Non avrei mai dovuto invitarla a ballare.

«Ho avuto modo di incontrare spesso Qyburn» disse. «Vecchietto interessante. Sa molte cose ed è propenso a rivelarle.»

«Smettila di girarci intorno, Cersei» tagliò corto Jaime. «Che cosa stai cercando di dire?»

«Cerco di dire» rispose, avvicinandosi a lui. «Che la tua puttana e quel mostriciattolo di nostro fratello hanno le ore contate. Sono colpevoli di tradimento e per questo pagheranno.»

«Credi che nostro padre ti permetterà di uccidere suo figlio e l’erede di Tarth senza nemmeno una prova contro di loro?» Usare Tywin Lannister nelle discussioni con Cersei di solito era piuttosto efficace.

«Ce ne sono, sta’ tranquillo.»

Si voltò verso Joffrey, dandogli le spalle. Gli mise una mano sulla spalla e a Jaime sembrò essere tornata affettuosa.

«Va' a dire addio alla tua puttana, Lord Comandante. Il vostro tempo insieme è finito.»

Jaime strinse il pugno, ma non disse niente. Non c’era altro da aggiungere dopotutto.

Come ho potuto amarla?

Uscì dal tempio e si diresse ai suoi alloggi. Camminò lentamente, senza mostrarsi agitato o spaventato. In realtà si sentiva piuttosto tranquillo. Ripensò alle parole di Cersei durante il tragitto e quando si chiuse la porta della sua camera alle spalle, dovette concordare su una cosa: il suo tempo con Brienne era finito.
 

 
Brienne non era riuscita a chiudere occhio quella notte. Tornata nella sue stanze si era sdraiata sul letto ancora vestita e aveva fissato il soffitto, troppo scossa da quello che era successo per poter prendere sonno.

Se il fantasma della stretta di Jaime non fosse stato ancora presente sulla sua mano, avrebbe creduto di aver sognato.

È innamorato di me.

Era così strano da pensare e da credere, ma lui aveva chiaramente parlato di amore. Non se lo era immaginata, ne era quasi certa.

Non avrebbe voluto che se ne andasse, ma trattenerlo e togliergli la possibilità di aiutare suo fratello sarebbe stato ingiusto. Senza contare che Jaime avrebbe potuto odiarla se fosse successo qualcosa a Tyrion a causa sua.

Sperò che Cersei avesse davvero cambiato idea e rilasciasse il folletto. Brienne ricordava bene le sue urla di dolore di fronte al figlio morente ed era certa che avrebbe annientato chiunque fosse stato il responsabile della sua morte, ma prendersela con Tyrion solo perché il poveretto si trovava lì non era la soluzione.

Una parte di lei, quella più sciocca, sperava che Jaime andasse a farle visita dopo essere stato da Cersei. Ovviamente era un’idea insensata: Jaime era stanco, glielo aveva letto negli occhi, inoltre si erano promessi di vedersi l’indomani mattina quindi non aveva senso che andasse da lei in quel momento.

Brienne si decise infine a chiudere gli occhi e cercare di riposare. Il sonno la colse davvero solo verso l’alba.

Fu svegliata da qualcuno che bussava alla porta. Il suo cervello ci mise un po’ a ricordarsi di dover rispondere. Si alzò e per un momento credette che fosse Jaime, ma quando andò ad aprire si ritrovò di fronte lo scudiero di Tyrion. Le sembrava di ricordare che si chiamasse Podrick.

«Buongiorno» gli disse.

Lui arrossì senza un vero motivo.

«B-Buongiorno mia signora. Ser.»

Brienne inarcò un sopracciglio.

«Ser Jaime ti aspetta nella sala rotonda.»

Quelle parole resero Brienne immensamente felice, ma al ragazzo si limitò ad annuire e dire che sarebbe andata tra poco.

Lui fece un mezzo inchino e se ne andò. A Brienne ricordò Peck.

Si cambiò d’abito, indossando la casacca con la stella al centro, pettinò i capelli all’indietro cercando di dare loro un’unica direzione e uscì dalla stanza.

La porta della Sala Rotonda era aperta e Brienne poté subito vedere Jaime chino sul tavolo.

«Ser Jaime?» lo chiamò per rendere nota la sua presenza.

Jaime non si voltò.

«Entra e chiudi la porta.»

Brienne obbedì, ma la freddezza della sua voce la preoccupò.

«Podrick ha detto che volevi vedermi» gli disse.

«È così. Perdonami, non ho dormito molto bene.»

Finalmente si voltò a guardarla e Brienne notò che aveva delle evidenti occhiaie.

Si è pentito di quello che mi ha detto? Oppure…

«Com’è andata ieri sera?» chiese.

Jaime si rabbuiò.

«Cersei voleva solo sfogarsi. Tyrion resterà in cella.»

«Ma con quali prove?»

«L’odio verso Joffrey.»

Brienne sbuffò.

«Senza offesa, ma tutto il regno lo odiava, non è…»

«Per Cersei è un motivo più che valido» tagliò corto lui. «Basta, non ti ho fatta venire per questo.»

Brienne abbassò gli occhi, mortificata per averlo fatto arrabbiare. La conversazione della sera precedente sembrava ormai un sogno lontano.

«Guarda.»

Quando alzò gli occhi, Jaime era di fronte a lei e aveva in mano una spada. Gliela porse e Brienne la prese, osservando attentamente il pomello decorato e le increspature della lama.

«Acciaio di Valyria» disse.

«È tua.»

Brienne sgranò gli occhi.

«No, io non… non posso accettare.»

«La lama è stata ottenuta fondendo la spada di Ned Stark» spiegò Jaime. «La cosa migliore è utilizzarla per difendere sua figlia, non credi?»

«Ma Sansa è scomparsa.»

«Quindi non hai più intenzione di mantenere la promessa fatta a Lady Catelyn?»

Brienne osservò attentamente la spada. Era bellissima e incredibilmente leggera, una caratteristica di quel tipo di acciaio. Naturalmente voleva mantenere la sua promessa, ma Sansa era lontana e andare a cercarla avrebbe significato lasciare Jaime.

Ho dato la mia parola e questo viene prima di ogni altra cosa.

«Andrò a cercare Sansa Stark e la condurrò al sicuro al Castello Nero» disse Brienne.

Jaime annuì e le rivolse un sorriso triste.

«Bene. Ho un’altra cosa per te.»

«Jaime…»

«Ormai l’ho fatta fare, donzella» le disse, assumendo un atteggiamento più allegro. «I miei ultimi doni ti sono piaciuti molto.»

Brienne arrossì, ma lo lasciò fare. Quando era entrata non si era accorta del manichino coperto alla sua sinistra. Jaime tolse il velo per rivelare l’armatura più bella che Brienne avesse mai visto. Era rifinita in tutti i dettagli e il colore dell’acciaio era tendente al blu. La toccò e sentì che era dura e liscia. Vide che era della sua misura.

«Non è un viaggio semplice quello che devi affrontare» le disse Jaime, «e voglio poterti aiutare come meglio posso.»

Brienne annuì.

«Sei stato molto gentile. Ti prometto che la troverò, Jaime. Per Lady Catelyn e per te.»

Jaime fu sorpreso da quelle parole, ma si limitò ad annuire.

«Temo che il tempo non sia dalla nostra parte, mia signora. Devi partire il prima possibile.»

Jaime andò verso la porta.

«Indossa l’armatura, io ti aspetto qui fuori» disse e uscì.

Rimasta sola, Brienne si concesse un momento per rendersi conto di cosa stava succedendo. Stava per lasciare Approdo del Re e andare in cerca della fanciulla perduta, proprio come un cavaliere delle canzoni. Era quello che aveva sempre desiderato in fondo.

Non vedrò più Jaime.

Sapeva che si sarebbero dovuti separare un giorno. Erano troppo diversi e la loro lealtà risiedeva in persone diverse, eppure Brienne aveva creduto – sperato – che potessero restare insieme per sempre.

Avevano passato più di un anno fianco a fianco e l’idea che Jaime non sarebbe più stato con lei la spaventava. Soprattutto la terrorizzava l’idea che quello fosse un addio. Non voleva perdere di nuovo una persona che amava.

Ma se rifiutassi, se decidessi di restare, lo deluderei.

Brienne posò la spada sul tavolo e cominciò a indossare la nuova armatura.


 
«Davvero, Jaime, mi hai già dato abbastanza. Va bene così.»

«No, donzella, ti manca ancora qualcosa di importante.»

Quando era uscita dalla Sala Rotonda, Jaime le aveva rivolto un sorrisetto soddisfatto e le aveva detto che c’era un altro regalo per lei. Stavano percorrendo i corridoi della Fortezza Rossa e presto ne sarebbero usciti.

«Posso accettare solo un cavallo, nient’altro» sentenziò Brienne.

Di un cavallo aveva davvero bisogno, dal momento che non sarebbe stato saggio viaggiare a piedi lungo tutti i Sette Regni, cosa che avrebbe certamente dovuto fare dal momento che non aveva idea di dove fosse Sansa.

«Un cavallo lo avrai, ovviamente. Credi che ti lascerei andare a piedi?»

«Vuoi dire che c’è un altro dono oltre al cavallo?»

Jaime annuì.

«Jaime!»

«In realtà non è propriamente un dono» spiegò lui, mentre uscivano dalle mura della Fortezza.

Ad aspettarli c’erano due cavalli insieme a Podrick. Il ragazzo indossava il mantello da viaggio e aveva con sé una sacca.

Brienne rivolse a Jaime uno sguardo interrogativo mentre si metteva accanto al ragazzo, ponendogli una mano sulla spalla.

«Brienne, ti presento il tuo nuovo scudiero, Podrick Payne.»

Brienne sbuffò.

«Senza offesa, ma non ne ho bisogno.»

«Ma certo che ne hai. Forza, ragazzo, sellale il cavallo.»

«Subito, Ser.»

«Lui resta qui» disse a Jaime, una volta rimasti soli.

«In realtà sarebbe meglio di no» rispose. «Il ragazzo era lo scudiero di Tyrion. Cersei ha cercato di corromperlo perché testimoniasse contro di lui, ma Podrick ha rifiutato. Un gesto nobile che gli costerà la testa, a meno che non lasci subito la città.»

Brienne guardò il ragazzo mentre era alle prese con la sella del suo cavallo. Non sembrava un granché come scudiero, ma di sicuro si impegnava.

Proprio come Peck.

«Va bene, lo porterò con me» disse. «Ma se dovesse rallentarmi, lo lascerò in qualche villaggio e proseguirò da sola.»

Jaime alzò le mani in segno di resa. «Come desideri, mia signora.»

«Qui è tutto pronto, Ser» intervenne Podrick. «C-Cioè mia signora.»

Brienne rivolse uno sguardo scettico a Jaime, il quale si limitò a un’alzata di spalle. Aveva la sensazione che avrebbe lasciato Podrick molto presto.

«Ci dai ancora un momento, Pod?» gli chiese Jaime.

Il ragazzo annuì e si mise ad affaccendarsi con il suo cavallo.

Era infine giunto il momento dell’addio.

Brienne lo aveva accettato nel momento in cui aveva indossato l’armatura, ma era comunque doloroso. Era soprattutto un pensiero a toglierle il fiato.

Non lo rivedrò mai più.

«Dicono che le spade migliori hanno dei nomi» le disse Jaime.

Brienne strinse il leone dorato e ci pensò un momento. Le sue spade non avevano mai avuto nomi, nemmeno quella che aveva usato il giorno in cui Renly l’aveva accolta nella sua Guardia Reale. Ci aveva pensato, ma non era riuscita a trovare niente di significativo. Quella spada doveva essere destinata ai Lannister, a Jaime in particolare, ma lui aveva scelto di darla a lei. Per proteggerla anche da lontano. Per poter mantenere una promessa fatta insieme a lei.

«Giuramento» decise Brienne.

Jaime annuì, rivolgendole un sorriso sincero.

Non voglio lasciarlo.

Rimasero lì in piedi a guardarsi in silenzio, nessuno dei due capace di dire all’altro le ultime parole. Fu Jaime a decretare l’inizio della fine.

«Fa’ attenzione, ti prego.»

Brienne annuì. Si rese conto che i suoi occhi si stavano inumidendo e non voleva che Jaime la vedesse piangere. Gli girò intorno per allontanarsi, ma quando gli fu di spalle sentì la sua mano afferrarle il polso.

«Brienne, io…» le disse. «Quello che ho detto ieri sera…»

«No, non… non serve, Jaime, davvero.»

Anche se una parte di lei voleva la conferma che quella conversazione era esistita nella realtà, sapeva che sarebbe stato solo più doloroso lasciarlo in caso di risposta affermativa, pertanto preferiva tenersi il dubbio.

E poi Jaime fece una cosa che la sconvolse.

Le lasciò andare il braccio per portare la mano dietro la sua nuca e attirarla a sé. Quando le labbra di lui si posarono sulle sue, Brienne percepì una scossa lungo tutto il suo corpo.

Non era mai stata baciata prima di allora e non aveva idea di cosa dovesse fare. Naturalmente sapeva come funzionavano certe cose, aveva visto spesso due persone baciarsi, soprattutto durante la sua permanenza nell’accampamento di Renly, ma non credeva che sarebbe mai capitato a lei. All’improvviso si sentì terrorizzata, temendo di fare qualcosa di sbagliato e far pentire Jaime di quel gesto.

Lentamente provò a ricambiare, spingendo le labbra contro le sue e portando una mano sul braccio destro di Jaime. Lui prese quel gesto come un assenso e la baciò con più trasporto. Brienne cercò di seguire i suoi movimenti, sperando di non risultare troppo impacciata, ma quando Jaime le leccò le labbra, chiedendo il permesso di entrare, il suo cervello smise di funzionare e lei si lasciò andare. Portò le braccia dietro la nuca di Jaime, infilando le dita tra i suoi capelli morbidi, mentre lui le cinse la vita, attirandola ancora di più contro il suo corpo. Per la prima volta, Brienne si maledisse per aver indossato un’armatura.

Non seppe quanto tempo fosse passato e non le sarebbe nemmeno importato se i suoi polmoni non avessero reclamato a gran voce un po’ d’aria. Si staccò malvolentieri da lui e respirò a grandi boccate, ma senza allontanarsi troppo dal suo volto.

«Avrei dovuto farlo tempo fa» disse Jaime, dopo aver recuperato il fiato a sua volta.

Brienne si sforzò di mantenere un’espressione seria.

«Avevi detto di non essere interessato» rispose, ricordando la loro conversazione a Harrenhal.

«Ero un idiota allora.»

Questa volte rise, imitata da Jaime, e le due risate si scontrarono in un unico suono armonioso in mezzo a loro.

«Vorrei poter venire con te» le disse, tornando serio e allontanandosi un poco da lei.

Brienne sorrise.

«Lo vorrei anch’io, ma non puoi. Tuo fratello ha bisogno di te.»

Jaime annuì. Non si sarebbe mai perdonato se Tyrion fosse morto perché lui non si era impegnato abbastanza per salvarlo. Ed era proprio il bisogno di proteggere le persone che amava, a qualunque costo, ciò che più amava in Jaime.

«Promettimi che starai bene» le disse lui, guardandola dritta negli occhi. «Promettimi che non mi sveglierò un giorno per scoprire che il mondo ha perso tutto il suo splendore.»

Brienne gli sorrise, accarezzandogli il volto.

«Solo se tu prometterai lo stesso a me. Sta’ lontano dai pericoli e non fare niente di stupido.»

Jaime le rivolse uno dei suoi soliti sorrisetti.

«Non mi conosci, donzella?»

«È proprio perché ti conosco che lo dico!» esclamò lei. Jaime era pur sempre Jaime, fastidioso e strafottente. Aveva imparato ad amare anche questo suo aspetto.

«Sul serio, Jaime. Promettimi che farai attenzione.»

Lui le prese la mano e se la portò alle labbra, dandole un bacio leggero.

«Te lo prometto, Brienne» poi aggiunse, guardandola negli occhi. «Questo non è un addio. Noi ci rivedremo.»

Brienne sorrise e si ripeté quelle parole nella mente, come un mantra.

Non è un addio. Ci rivedremo.

Annuì e si chinò verso di lui per dargli un ultimo bacio a fior di labbra.

«Diventerai così rossa tutte le volte che ci baceremo?» la prese in giro Jaime.

Brienne sbuffò e si avviò verso il suo cavallo. Podrick la imitò, salendo in sella nel suo stesso momento.

Brienne guardò Jaime un’ultima volta prima di spronare il cavallo al trotto e lasciare la città.

 
Il regno era ancora invaso dalla guerra e ogni giorno centinaia di persone perdevano i loro cari in questo folle Gioco dei Troni.

Né Jaime né Brienne avevano davvero la certezza che si sarebbero rivisti, tuttavia entrambi sapevano una cosa:
finché il cielo sarebbe stato azzurro e la terra verde, potevano coltivare la speranza di riunirsi un giorno per vivere il loro amore in pace e serenità.
 
 
"Se tu avrai paura, no, non capirai
Che l'amore è giusto e non ti lascia mai
È perfetto il mondo dentro agli occhi tuoi
Con la gioia che c’è in te e in me
Agli altri noi diremo che
L'amore troverà la via.
"


FINE



 
 
NOTE AUTRICE:
FINE! È strano scrivere questa parola, non ci sono molto abituata ^^” Tirando le somme sono piuttosto soddisfatta di quello che è venuto fuori ed è gratificante riuscire finalmente a portare a termine una long ^^
Come vi avevo annunciato, il capitolo ha entrambi i POV, più una frase finale detto da esterni (aka me XD). Dal momento che avevo iniziato la storia con una citazione ho pensato di concluderla con un’altra, anche se non dello stesso spessore: la prima era una frase di Platone, mentre questo è il testo di una canzone de “Il Re Leone 2”. Mi sembrava che potesse starci, così l’ho messa (e poi adoro quel film, quindi era d’obbligo metterla, dai XD)
Un po’ mi dispiace che sia finita, un po’ sono felice chiaramente. Grazie infinite a tutti quelli che hanno seguito questa storia e mi hanno supportata, i vostri pareri per me sono sempre molto importanti *^* È stato un bellissimo viaggio, stranamente anche piuttosto breve XD, e spero che anche voi lo abbiate apprezzato ^^
E ora un po’ di auto-spam:
Duuuunque, dal momento che sono in fissa con i Braime (non si era capito, no XD) e ho molta voglia di scrivere (anche se in teoria non avrei tempo perché devo studiare, ma va be), ho alcuni progetti in cantiere di cui vi voglio mettere a conoscenza, se vi interessa ^^ Ho già iniziato a scrivere una Beauty&theBeast!AU (banale, lo so, ma era necessaria) che dovrebbe essere divisa in 4 o 5 capitoli massimo e penso che a breve pubblicherò il prologo. Poi la mia mente malata si è chiesta come sarebbe stato inserire i personaggi di GOT nel contesto di Final Destination, saga cinematografica che mi piace molto, dunque potrebbe arrivare anche una mini long di questo tipo. Però in questo caso non ho ancora scritto niente e le idee sono un po’ vaghe, perciò ci sta che non se ne faccia di niente XD
Infine, e questa forse a chi ha seguito True Colors potrebbe interessare già di più, potrebbe essere che in un futuro ipotetico (ci devo ancora pensare bene perché non ho idee chiare in mente) arrivi un sequel di questo long a partire da, ovviamente, l’incontro a Riverrun e poi divergerebbe dal finale della sesta stagione. In questo caso, però, i personaggi non sarebbero solo Jaime e Brienne, ma tutti quanti, perché da quella via andrei a riscrivere anche le stagioni successive (soprattutto l’ottava che ne ha decisamente bisogno -.-). Avrei quindi molte più storyline da gestire perciò devo pensarci. Per il momento la storia è conclusa qui, vedrò se riuscirò a riprenderla in mano in un secondo momento ^^ Intanto fatemi sapere se vi piacerebbe e se sareste interessati a vedere qualcuna di queste proposte :)
Scusate per questo sproloquio finale, ancora grazie per aver letto questa storia e a presto ^^
Baci, pampa
   
 
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