Anime & Manga > Hakuouki
Ricorda la storia  |      
Autore: Stella Dark Star    20/01/2020    0 recensioni
Mentre fuori l'estate avanza, all'interno di una stanza Kondo Isami e Yamazaki Susumu vivono il loro amore e la loro passione, ricordando il giorno d'inverno in cui tutto ebbe inizio. A vegliare su di loro, solo gli shoji.
Un breve racconto delicato e quasi poetico dedicato a questi due personaggi (che credo abbiano avuto una relazione anche nella vita reale).
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Isami Kondou, Susumu Yamazaki
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kondo x Yamazaki
Shoji
 
Al di là degli shoji era una calda giornata di inizio estate, non particolarmente afosa come quelle che ogni anno si presentavano a stagione inoltrata, ma comunque abbastanza calda da spingere le cicale a frinire nascoste fra le piante e il fogliame degli alberi, nel delizioso giardino del tempio. Al di là degli shoji l’aria profumava di fiori al culmine della fioritura e di erbe mediche che crescevano all’ombra del muro di cinta, le quali venivano curate e annaffiate con grande impegno per essere pronte in caso di necessità. Al di là degli shoji il sole splendeva in un cielo limpido privo di nuvole e pian piano proseguiva la sua passeggiata verso l’occidente, senza alcuna fretta o alcun disturbo. Al di là degli shoji vi erano samurai che si rinfrescavano alla fontana, o altri che riposavano silenziosamente sui gradini o nelle verande, o altri che montavano di guarda all’ingresso, o altri ancora che pattugliavano le vie della capitale con addosso l’haori azzurro e le fedeli katana al fianco. Tutto ciò era al di là degli shoji, appunto. Ma questi, oltre a tenere al di fuori il mondo, avevano anche il compito di riparare e di proteggere ciò che era all’interno della stanza su cui vegliavano.
A quell’ora del pomeriggio, la stanza personale di Kondo si trovava nella zona d’ombra, perciò la luce che filtrava attraverso la carta di riso era limitata, come anche lo era il calore esterno, eppure, nel piccolo spazio disadorno e ordinato, l’aria era intrisa dell’odore di sudore e di altri liquidi corporali. In quella stanza, Kondo e Yamazaki stavano unendo i loro corpi in un rapporto d’amore.
Kondo aveva troppo caldo, lo stava pensando da un po’ e imprecava contro se stesso per aver deciso di non togliere il nagagi, il quale era ormai diventato una seconda pelle, soprattutto sulle spalle a cui si era incollato. Ma era pur vero che non aveva alcuna intenzione di interrompere il rapporto solo per liberarsi di quel fastidio. Era stato più saggio con il corpo di Yamazaki. Ringraziando il desiderio di poterlo toccare, accarezzare e baciare ovunque, lo aveva denudato completamente, e ora quel corpo che lui adorava giaceva al di sotto del suo, a contatto diretto col tatami. Seppur non fosse la prima volta, continuava a preoccuparsi, a chiedersi se i gomiti e le ginocchia di Yamazaki non ne risentissero. Non certo perché lo ritenesse debole, la sua era solo una forma d’amore. Il corpo di Yamazaki era snello, come si confà a chi è agile nei movimenti, ma si trattava comunque di un fisico addestrato al combattimento, di muscoli scattanti e forgiati da anni di allenamenti nel dojo. Anche se Yamazaki non era robusto come lui, non si sarebbe potuto definire delicato o debole.
Dalla posizione in cui si trovava, Kondo poteva deliziarsi della bella schiena liscia, sulla quale i lunghi capelli bruni erano sparsi come fiamme ribelli. L’incavo tra la spalla ed il collo era bagnato di sudore e leggermente arrossato per le precedenti attenzioni che vi aveva rivolto con le labbra. Dalla posizione in cui si trovava, ossia con le ginocchia e le mani ben piantate sul tatami, Kondo muoveva i fianchi a ritmo regolare, immerso nel calore accogliente di lui, un piacere tale da desiderare di andare sempre più a fondo al suo interno. E quale gioia nei momenti in cui Yamazaki sollevava il bacino assecondando così il suo movimento e stringendolo dentro di sé in una sorta di gesto possessivo. Dalla posizione in cui si trovava, anche se non era in grado di vedere l’espressione del suo viso, poteva udire il suono dei suoi gemiti, una musica che solo in quei momenti gli era concesso di sentire. Solitamente la voce di Yamazaki era bassa e secca, ma quando veniva colto dal piacere, ecco che la tonalità si alzava e si addolciva, quasi quanto quella di una giovane donna. Non vi era inganno in quei gemiti, ogni nota, ogni respiro, ogni parola sfuggita alla volontà, era puramente frutto del piacere.
“Kondo-san…”
Era solito pronunciare il suo nome poco prima di raggiungere l’estasi, di accentuarlo come se stesse invocando una divinità, facendo vibrare la voce e il respiro nella gola ormai arida. Una parola che nascondeva una sorta di ordine rivolta ai suoi fianchi, costringendoli ad aumentare il ritmo. Un ordine che Kondo era segretamente felice di ricevere. L’insolenza di un samurai al proprio Comandante. Un’insolenza che solo a lui era concessa. Ma pur sempre un’insolenza che richiedeva una punizione, ed allora, come sempre, Kondo spostò il peso sul braccio sinistro, così da avere libera la mano destra. La fece scivolare gentile sul petto di lui fino a raggiungere il basso ventre, dove avvolse nel palmo la sua virilità gonfia e bagnata. Il respiro di Yamazaki si fece più veloce, più insistente, come la mano che lo stava punendo. E poi quel respiro si spezzò, il capo si riversò all’indietro, permettendo a Kondo di ammirare un viso arrossato e contratto dal piacere, la bocca spalancata da cui a stento si levava il fiato. Un momento sufficiente per raggiungere a sua volta l’estasi e lasciare esplodere quel piacere dentro di lui.
Kondo uscì lentamente dal caldo rifugio di lui, con gesto forzato riuscì a sfilarsi di dosso l’indumento umido e a gettarlo altrove, quindi poté finalmente stendersi e accogliere a sé il corpo sfinito di Yamazaki. Lo avvolse con un braccio, facendo aderire la mano alla curva del fianco, e lasciò che poggiasse il capo sul suo ampio petto. La pelle contro cui batteva il suo respiro sembrava ardere. I loro corpi pulsanti e umidi ora esigevano riposo.
“Come ho fatto a conquistarti?”
Chiese Kondo con voce leggermente roca per la fatica.
Yamazaki mosse il capo, permettendogli così di vederlo bene in volto. A onor del vero, non si poteva definire esattamente un bell’uomo, ma lui riusciva a scorgervi qualcosa di splendido che lo faceva innamorare ogni volta. Il viso era a forma di cuore, la carnagione chiarissima. Le labbra così sottili da rendere difficile distinguerne il colore dal resto del viso e ancor più difficile da catturare con un bacio. Il naso spiccava tendente all’aguzzo, tanto che durante l’inverno la punta si arrossava al minimo cenno di freddo. Gli occhi dal taglio lungo e sottile come le foglie di bambù, rendevano più gentile lo sguardo altrimenti serio, oltre a custodire due incantevoli iridi del colore indaco dei fiordalisi. La fronte particolarmente ampia era simbolo della sua notevole intelligenza e della sua rinomata saggezza.
“Kondo-san, credevo di essere stato io a conquistare te.”
Parole dette con leggerezza, con tono scherzoso, ma anche con convinzione.
Kondo accennò un sorriso divertito, reazione che indusse Yamazaki a giustificare la propria affermazione.
“Ricordo che i primi mesi, dopo avermi accettato nella Shinsengumi, eri particolarmente nervoso in mia presenza. Mi chiedevo perché. Sembrava ti sforzassi di non guardarmi ma, più tentavi e più il tuo sguardo si posava su di me, soprattutto quando credevi fossi concentrato a guardare altrove. Poi giunse un mattino d’inverno. Aveva nevicato per l’intera nottata ed io, che mi ero alzato al sorgere del sole, uscii nel giardino ad ammirare la neve. Fu lì che ti vidi, solo.”
“Sì. Lo presi come un segno del destino e ti raggiunsi. Anche se eri appena uscito all’aria aperta, eri già così infreddolito da avere il naso arrossato. Addirittura ti dimenticasti di chinare il capo e di salutarmi.”
“Fu a causa del tuo sguardo, in verità. Nel vedermi, prima ti voltasti repentino, con grande imbarazzo, ma poi, quando ti voltasti nuovamente, notai nei tuoi occhi una fermezza tale da restarne colpito. Mi accorsi che ti eri avvicinato a me solo quando percepii il calore del tuo respiro contro il viso. Non posso negare di aver dimenticato ogni cosa, il luogo, il momento, i ruoli che ricoprivamo. L’unica cosa che sapevo era che mi avresti baciato. Ed era ciò che volevo anche io. Per questo sporsi le labbra e le posai sulle tue.”
Kondo ridacchiò, rivivendo quel ricordo.
“Il respiro mi si bloccò in gola! Davvero non avrei creduto che avresti preso tu l’iniziativa! Assaporare le tue labbra mi diede ulteriore coraggio. Allora presi la tua mano nella mia e mi dichiarai.”
Yamazaki, all’apparenza impassibile sia nello sguardo che nella voce, ricercò la mano di lui e se la portò alle labbra per stamparvi un bacio sul dorso. Si soffermò alcuni istanti, quindi la volse e ne stampò un altro sul palmo. Infine la posò contro la guancia con tenerezza e Kondo mosse le dita per accarezzarla delicatamente.
“Anch’io ti amo, mi dicesti. Credo fu quella la prima volta in vita mia che toccai il cielo con un dito, tanto ero felice.”
“Per me fu lo stesso. Provo tutt’ora questa sensazione, quando sono con te, Kondo-san.”
Kondo sporse il capo un po’ in avanti ed impresse le labbra sulla fronte di lui, emettendo un piccolo schiocco.
“Yamazaki, ti amo.”
I suoi occhi tondi e buoni erano colmi di sentimento, proprio come quella volta. Quando Yamazaki lo aveva incontrato la prima volta, aveva provato una sensazione benevola nei confronti di quell’uomo semplice che, passo dopo passo, si stava costruendo una posizione senza mancare di rispettare i propri ideali. Conosceva la sua storia, conosceva la sua determinazione ed aveva lasciato la propria città per diventare parte del sogno che lui e altri uomini stavano tentando di realizzare. Quando Yamazaki lo aveva incontrato la prima volta, aveva scorto nei suoi occhi qualcosa che gli aveva fatto capire di aver trovato il proprio posto nel mondo. Essere utile alla Shinsengumi nelle vesti di samurai, di medico e di spia, significava essere parte della vita di Kondo. E questa era la cosa più importante.
Si mosse nel suo abbraccio, risalendo quanto bastava per essere all’altezza del suo viso.
“Anch’io ti amo.”
Gli disse, rievocando quel mattino d’inverno, mentre al di là degli shoji l’estate avanzava.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Hakuouki / Vai alla pagina dell'autore: Stella Dark Star