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Autore: leila91    20/01/2020    16 recensioni
La Compagnia di Thorin Scudodiquercia è giunta a Esgaroth e ha trovato ospitalità presso la casa di Bard, il chiattaiolo.
Il Dì di Durin è imminente e Erebor è più vicina che mai.
La prospettiva di essere finalmente sul punto di tornare a casa, rafforza però in Thorin timori e paure mai sopite.
Toccherà a Bilbo aiutarlo a riacquistare la fiducia.
(Bagginshield // hurt-comfort // Questa storia partecipa a “Il contest degli haiku” indetto da Juriaka sul forum di Efp)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fu il freddo pungente a svegliarlo.

Quando Bilbo aprì gli occhi notò che l’altra metà del giaciglio, che in quelle notti divideva con Thorin, era vuoto.
Il piacevole tepore che lo aveva cullato, fino ad accompagnarlo in un sonno senza sogni, era completamente svanito, assieme alla presenza solida e confortante che lo aveva generato.
Anche il fuoco si era quasi del tutto estinto e non rimanevano che poche braci nel camino.

Lo hobbit si tirò su a sedere, reprimendo uno sbadiglio, e il suo sguardo vagò lungo tutta la stanza alla ricerca del nano.

Non ci mise molto a trovarlo.
Thorin era in piedi, davanti alla finestra più grande della casa di Bard, e gli dava le spalle.

Pur non potendolo vedere in volto, Bilbo capì che il nano era profondamente assorto nei propri pensieri: lo aveva già sorpreso molte altre volte in quello stato, ma con il loro progressivo avvicinarsi alla Montagna Solitaria, e con l’approssimarsi del Dì di Durin, i momenti nei quali Thorin si richiudeva in sé stesso a rimuginare erano aumentati.

Bilbo non era stato l’unico ad accorgersene: a giudicare dalle occhiate furtive che Balin ogni tanto gettava al loro re, anche il vecchio nano doveva essere parecchio in pensiero. Più volte Bilbo lo aveva visto scuotere la testa – indeciso se avvicinarsi o meno a Thorin – per poi rinunciare, sul volto un’espressione a metà fra la tristezza e la preoccupazione.
Erano delle scene che facevano stringere il cuore del povero hobbit, in parte perché sapeva quanto Balin tenesse al loro re – a tratti quasi fosse il figlio che non aveva né mai avrebbe avuto – in parte perché capiva fin troppo bene il motivo di quelle tribolazioni.

Furtivo e silenzioso, come solo un hobbit sapeva essere, Bilbo decise di avvicinarsi a Thorin. Sorrise nel sentirlo sobbalzare, quando gli circondò la vita con le braccia e appoggiò la testa contro la sua schiena.

Thorin finalmente si girò a guardarlo, e nel farlo si sciolse però da quel tentativo di abbraccio, con visibile dispiacere dell’altro.

«Mastro Baggins.» soffiò il nano, e il suo tono era insolitamente dolce. «Che cosa fai sveglio? Dovresti cercare di riposare.»
Bilbo azzardò una linguaccia. «Senti chi parla: tu avresti bisogno di dormire assai più di me. E da quando sono di nuovo “mastro Baggins”? Non mi pareva che mi chiamassi così le altre notti…»

Thorin sospirò e abbassò lo sguardo, come se si vergognasse.
«Le altri sono notti sono state de-»

«Degli errori?» concluse Bilbo per lui, sulla bocca il più amaro dei sorrisi.
Da giorni temeva una confessione del genere: dopotutto come poteva il futuro re di Erebor essere veramente innamorato di un semplice hobbit come lui?
Come potevano i sentimenti di una persona straordinaria come Thorin essere davvero gli stessi di un comune mezzuomo?
Ma aveva scelto di ignorare quegli avvertimenti e di godersi appieno ogni secondo possibile.

La risposta di Thorin lo sorprese. 
«Sono state dei momenti rubati, Bilbo.» disse questi. «Rubati alla vita di un nano che ha cessato di esistere quando ha perduto la sua casa, molti anni fa.»

«Ma ora stai per tornarci, no?» Bilbo si scostò leggermente, e prese a gesticolare. «Siamo qui, a un passo da Erebor. Certo, dovremo prima liberarci di Smaug, ma io sono qui apposta per questo, giusto?»
Fece un piccolo ghigno nervoso, che strappò una risata sommessa anche all’altro. 

«Presto riavrai ciò che è tuo di diritto. Ce la farai, ne sono certo.»

«Vorrei avere la tua stessa sicurezza.» soffiò Thorin, rabbuiandosi.
Bilbo aggrottò la fronte.
«Cosa significa? Thorin, ti prego, guardami!» sbottò, perché l’altro gli aveva nel frattempo dato le spalle.
Thorin lo accontentò, e quando si girò il suo sguardo era di fuoco.

«Sai benissimo a cosa mi sto riferendo, mastro hobbit. O vuoi farmi credere di aver scordato le parole di Elrond?»*

“I-io…» Bilbo balbettò, colto alla sprovvista. 

No, non le aveva dimenticate. Ma si accorse che, fino a quel momento, aveva inconsciamente sperato che il malumore di Thorin fosse solo dovuto al timore che la Compagnia non riuscisse a liberarsi del drago.
Una questione comunque non da poco!
Si era illuso che quelle parole – parole che nessuno dei due avrebbe dovuto ascoltare, quella notte a Gran Burrone – non avessero trovato né eco, né nutrimento, nell’animo di Thorin.

Tanto per cambiare, si era sbagliato.

«Tu non sai cosa significhi vivere con il fardello di una maledizione.» continuò il nano, in assenza di una sua risposta. «Non hai la più vaga idea di cosa voglia dire andare avanti, pur sapendo che potrebbe essere tutto vano a prescindere. Che la tua sconfitta sia già stata scritta e tu stia marciando verso un’inesorabile rovina, trascinando gli altri con te. Stai donando il tuo cuore alla persona sbagliata, scassinatore.»

Forse fu il tono amaro e disilluso a riscuotere Bilbo. O forse fu solo l’insinuazione finale.
«Stammi bene a sentire, adesso, nano ridicolo!» esclamò lo Hobbit, pur cercando di tenere un tono di voce basso. «C’è un limite alle sciocchezze che sono disposto ad ascoltare in una sera!»

Thorin ammutolì, sorpreso dall’improvvisa veemenza dell’altro.

«Non ho nessuna intenzione di lasciarti crogiolare nell’autocompatimento, o in questa tua assurda convinzione di essere destinato alla stessa fine di tuo nonno.
Ma, soprattutto, non ti permetto di sputare giudizi riguardo al mio cuore. Sì, ho scelto di donarlo alla persona che ho di fronte. Credi sia stata una decisione così superficiale? Io non conosco il principe che sessant’anni fa ha lasciato Erebor. Ma conosco il re che è diventato oggi. Conosco i sacrifici che ha fatto per tenere la sua famiglia al sicuro, per garantire al suo popolo un futuro. E so che sarebbe disposto a dare la vita per le persone che ama.»

Thorin seguitò ad ascoltarlo in silenzio e, ad ogni parola del giovane scassinatore, sentì con stupore il peso che da settimane gli opprimeva il petto sgretolarsi sempre di più.
Il suo terrore di fallire, di soccombere alla malattia dell’oro che in passato aveva portato Thror alla pazzia.
La solitudine di cui si era adornato negli ultimi giorni, come fosse un mantello.

Tutto scivolò via, tutto sbiadì, come succede a un brutto sogno al risveglio.

Fino a quando un sorriso, tanto bello quanto inaspettato, gli si dipinse in viso. E un sentimento di profonda gratitudine per lo straordinario esserino davanti a lui gli sgorgò nell’animo.

«Io ho fiducia in te, Thorin Scudodiquercia. Forse anche tu dovresti averla in te stesso, e in noi. Non lasceremo che tu impazzisca e nemmeno che-»
Ma Bilbo non riuscì a concludere la frase.
Si ritrovò infatti afferrato per la vita, e coinvolto nel bacio più profondo che avesse mai ricevuto.

*

Quando Thorin si staccò, diversi secondi dopo, scoppiò in una risatina sommessa alla vista di quanto fosse arrossito lo hobbit.
«Grazie, Bilbo.» mormorò, dolcemente, appoggiando la fronte contro quella dello scassinatore.

Quella semplice frase – che raccoglieva tante cose non dette – riempì di gioia il cuore di Bilbo, che riuscì a scorgervi la profondità del sentimento in essa contenuto.
«Di nulla, razza di testone.» rispose. «Considerami a disposizione ogni qualvolta che avrai bisogno di una lavata di capo.»

Thorin non disse nulla, ma la ritrovata serenità nel suo sguardo fu una garanzia sufficiente per Bilbo.

Re e scassinatore tornarono a guardare insieme fuori dalla finestra. Le strade di Pontelagolungo erano deserte e silenziose, i tetti delle case coperte da quello che era ancora un accenno di neve, vaga anticipazione di quanto l’inverno imminente avrebbe portato.
Si prospettavano giorni gelidi e spietati.
A Bilbo pareva sempre che quella particolare stagione dell’anno riuscisse a risucchiare ogni stilla di calore e di luce dal mondo.

Eppure, che ironia: sarebbe stato proprio il “risolutivo raggio del Dì di Durin” a indicare la via definitiva.

La Montagna Solitaria si stagliava sullo sfondo coi suoi ghiacci perenni: non era mai stata così vicina.
«Casa nostra.» aveva detto Thorin, alla Carroccia, quella che sembrava un’infinità di tempo prima. 

E quando Bilbo sentì il braccio dell’altro circondargli le spalle, e trarlo più vicino a sé, si rese conto con ardore di quanto desiderasse che quelle parole diventassero vere.

Che Erebor potesse divenire davvero anche casa sua.
 

 
 
 
Note del testo:
 
*Si fa riferimento a una scena inedita del film “Un viaggio inaspettato”.
Citando Wikipedia, alla voce “Scene aggiunte nell’extended edition”:
[…] Mentre i nani bruciano mobili e Bofur lancia salsicce a Bombur, Bilbo si trova sulle scale. Vede Gandalf ed Elrond che conversano, e li ascolta di nascosto (assieme a Thorin, poco lontano). Stanno parlando di Erebor e Thorin, e di come la riconquista della Montagna Solitaria potrebbe donare una nuova fortezza verso Est al Bene. Elrond sottolinea tuttavia come sia Thror che Thráin siano impazziti, e che molto probabilmente lo stesso accadrà a Thorin. Bilbo si guarda intorno e scopre che Thorin è dietro di lui: ha sentito tutto ed è devastato, ma chiaramente non nega questa eventualità. È un momento molto intimo tra Bilbo e Thorin: si rendono conto che entrambi vengono manipolati per dare alle forze del Bene un nuovo baluardo, e che Elrond discute con molto cinismo della possibilità che Thorin impazzisca. […]
 
Purtroppo, Elrond alla fine ha avuto ragione, sigh!
Ho scelto di indicare come tag “missing moment” e non “what if” in quanto, pur non essendo canon la coppia trattata, il suo inserimento non va a stravolgere l’andamento della trama: difatti Thorin impazzirà e in seguito morirà in battaglia, dopo essersi riappacificato con Bilbo. Quest’ultimo tornerà a casa e, come aveva anticipato Gandalf, non sarà più lo stesso.



 
Note Autrice:
 
Ringrazio Juriaka per aver indetto il contest e avermi dato la possibilità di tornare a scrivere della mia coppia preferita: è cercando storie su di loro che ho scoperto EFP, ben 6 anni fa (O/)
Ringrazio chiunque abbia letto e vi invito, se ne avete voglia, a lasciare un commento 😊
Alla prossima,

Bennina
   
 
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