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Autore: BabaYagaIsBack    21/01/2020    0 recensioni
Jay ha diciotto anni e tutto ciò che ha imparato sulla vita le è stato insegnato da Jace, il fratello maggiore, e i suoi migliori amici. Cresciuta sotto la loro ala protettrice, ha vissuto gli ultimi anni tra la goffaggine dell'adolescenza, una cotta mai confessata e un istituto femminile di cui non si sente parte. E' ancora inesperta, ingenua e alle volte fin troppo superficiale, ma quando Jace decide di abbandonare Londra per Parigi, la sua quotidianità, insieme alle certezze, iniziano a sgretolarsi, schiacciandola sotto il peso di ciò che non sa
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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§ Broken Hopes Sounds like Bass Drum - Part One §
 

Oh lovely and beautiful
Precious and priceless
You're so much more than you know
Heart of the purest gold
Pure clean and white snow

Set apart this dream - Flyleaf

 

Alle pareti ci sono delle foto. Incorniciate con minuziosa attenzione e appese tutt'intorno al caminetto ci sono alcune delle mie opere migliori e peggiori, scatti rubati durante allenamenti, gare, concerti, gite e pomeriggi di placida nullafacenza. Sono tutti lì - o quantomeno ce ne sono parecchi - mischiati a ritratti di famiglia e d'infanzia. Molly Benton ha decorato ogni centimetro del salottino con immagini di ciò che la rende felice: e Charlie, con i suoi pro e contro, è sicuramente la cosa che più ama.

Se un lato di me è lusingato nel vedere tanto apprezzamento per fotografie che non avrei mai creduto valide, un altro è tremendamente in imbarazzo. Solo ora, guardando la composizione d'insieme, mi rendo conto di quanti momenti ho immortalato e di quanti sorrisi ho rubato al mio migliore amico. Ci sono inquadrature di ogni tipo e altrettante, se non di più, sono nascoste nella memoria del mio hard-disk. Avrò usato per lui decine di sim card, mentre a Seth ho sempre e solo concesso qualche fugace click per paura che sentisse su di sé l'intensità del mio sguardo. Temevo che avvertisse il bruciante desiderio che ho di lui, che ne fosse infastidito o schifato. Ad ogni modo, nel tempo sono riuscita a collezionare anche per lui una discreta galleria, ma la maggior parte sono foto di gruppo e se confrontate con quelle in cui c'è Charlie non vi è alcun paragone.

«Scusa il disordine, cara. Oggi non ho proprio avuto tempo di rassettare» Molly entra nella stanza portando con sé un vassoio a fiori su cui svettano due tazze di cioccolata calda dal profumo fin troppo allettante. Il sorriso le gonfia le guance, rendendo gli occhi poco più di due fessure - è il ritratto della salute e dell'abbondanza da quando ha compiuto quarantotto anni e la menopausa ha preso prematuramente a minacciarla.


Prima che possa aprir bocca per negare la presenza di questo famigerato "disordine", la donna corruga le sopracciglia guardandosi attorno: «Non è ancora sceso?» mi domanda poi, accorgendosi dell'assenza del figlio.
Scuoto la testa e abbozzo un sorriso: «No» le confermo poi, ormai rassegnata all'idea che la doccia di Benton non sia descrivibile con aggettivi quali "breve" o "veloce". Si gode ogni istante e, per questo, la maggior parte delle volte i suoi amici si ritrovano ad attenderlo per interminabili minuti; solo il lavoro, o un concerto che ha atteso con impazienza, riescono a mettergli fretta.

«Santi numi! Quanto ci vuole a lavarsi due braccia e due chiappe?» Bofonchia appoggiando il vassoio: «Avesse un po' di ciccia almeno! Nemmeno quella! E' tutto muscoletti e pelle». 
Già, purtroppo lo è, mi ritrovo a pensare con una certa riluttanza. Alle volte vorrei negare l'evidente condizione fisica in cui mio fratello e i suoi amici si trovano, in modo da non sentirmi inferiore, ma tra corse mattutine di gruppo, qualche ora in palestra o allenandosi allo skate-park, tutti e tre possono vantare figure asciutte e longilinee come quelle dei veri bellocci. Solo alle elementari e nei primi anni di medie posso dire di averli visti con qualche chilo in più.
Così, mordendomi la lingua prima di aprir bocca, cerco di spezzare una lancia a favore della questione: «Vedila in positivo, Molly. Alle ragazze piacciono i tipi secchi come Charlie, soprattutto se profumati!»
Lei trattiene a fatica una smorfia divertita, poi agita la chioma: «Ah, si? E allora come mai non me ne porta mai a casa una? Sarebbe anche ora!»

«Perché sono un bocconcino per palati sopraffini, mammina cara» ed ecco che, con la zazzera biondiccia ancora bagnata, il malcapitato fa la sua apparizione strizzando l'occhio alla donna che lo ha messo al mondo.
«Bocconcino?» gli domanda lei con evidente scetticismo: «Ma se qui non c'è nemmeno un po' di carne!» e prendendolo alla sprovvista gli tira un pizzicotto tanto forte che, guardandolo, mi ritrovo a soffrire anche io. Avverto la pelle stritolarsi, così inesorabilmente strizzo i denti e prego che non ve ne sia un secondo: non sopporterei tanta sofferenza.

Charlie caccia un guaito, si lascia andare con teatralità sul divano dove sono seduta e schiacciandomi inizia recitare un qualche copione inventato al momento, ignorando completamente la macchia d'acqua che si sta creando sui miei jeans.

«Madre! Madre! Come potete far questo al vostro unico figlio? Come potete infliggergli un simile dolore sia nell'orgoglio che nel fisico? Non vi sentite un mostro a percuoterlo con cotanta violenza?» Ma lei nemmeno lo degna di uno sguardo; a passo lento si fa strada verso la cucina, lì dove l'attende l'ennesima deliziosa ricetta a cui mi auguro di non dover rinunciare. Le mie papille gustative necessitano clemenza dai piatti immondi di Catherine!

Entrambi ridiamo, ci lasciamo cogliere dall'armonia e naturalezza con cui il tempo insieme si riempie e, senza nemmeno rifletterci, gli scosto una ciocca umida dalla fronte, liberandogli gli occhi. E' un gesto innocente, del tutto privo di malizia, eppure mi rendo conto non essere realmente adatto al momento - solo ieri abbiamo "fatto pace" e sempre in quella circostanza gli ho confermato la mia relazione con Seth; forse, viste tutte queste dinamiche, dovrei contenermi dal trattarlo con tanta amorevolezza, eppure più me lo ripeto, più mi vien difficile credere di poterlo fare.
D'improvviso l'azzurro delle sue iridi si fissa sul mio viso e l'imbarazzo non tarda ad arrivare, dandomi prova che, almeno per lui, le circostanze non sono ancora delineate a tal punto da permettermi simili comportamenti - in fin dei conti, anche se non lo ha ancora ammesso, so benissimo che non apprezza questa situazione e che, se non mi volesse bene, mi esorterebbe a rinunciare a Morgenstern prima di commettere una qualche sciocchezza.

Si bagna le labbra, poi lancia uno sguardo fugace verso il corridoio, probabilmente assicurandosi che non vi siano le orecchie indiscrete di Molly a udire qualsiasi parola esca dalle nostre bocche, e infine torna a fissarmi: «A lui va bene che tu sia qui?»
Corrugo le sopracciglia: «Perchè non dovrebbe?» Le mie dita sono ancora appoggiate sulla sua pelle calda, eccessivamente scottante a causa della doccia appena finita, solo che dalla tempia si sono spostate in prossimità del collo, qui dove avverto appena appena il suo battito farsi svelto.
«Perché state insieme, Jay. Sei la sua ragazza ora, no?»

Cosa sono per Seth è ancora qualcosa d'indefinito, soprattutto visto che non ne abbiamo parlato apertamente e non ho idea di che fine abbia fatto Sharon, quella che, per quanto ne so, è l'ultima a essersi potuta definire tale. 
Già, e chissà come l'avrà fatta infuriare questa notizia - sempre se le è stata comunicata; dopotutto mi ha vista intorno al suo uomo da sempre e per tutto il tempo in cui sono stati insieme io sono parsa tutto, tranne che una minaccia alla sua idilliaca quanto fittizia storia d'amore, fatta di tradimenti e belle apparenze.

«Non capisco quale sia il problema» confesso, iniziando però ad allontanare la mente dal presente. La conversazione d'un tratto mi appare meno importante, c'è altro a richiamare a sé la mia attenzione, qualcuno che mi rendo conto essere sparito dalla circolazione con fin troppa facilità - un dettaglio assai stridente con il suo carattere possessivo. Sharon infatti diventa un cane rabbioso quando le si tocca ciò che decreta proprio e io, con questa sorta di tresca con il suo "ex", non sto facendo altro che aizzare la sua territorialità - però lei non reagisce, forse ignara di qualsiasi cosa stia accadendo tra me e lui. Ma qualcosa non mi torna. Possibile che sia davvero così? Oppure, è possibile che si siano nuovamente lasciati e ora finga indifferenza per non mostrare il suo orgoglio ferito? Qualsiasi sia la motivazione, io non la conosco, e più questa consapevolezza si delinea tra i pensieri, più mi rendo conto di dover capire.

«Io, Jay. Questo» mi risponde d'un tratto Charlie, prima indicando il proprio petto e poi ciò che ci circonda: «Non penso gli faccia piacere sapere che sei qui al posto che con lui, men che meno se di mezzo c'è la discussione con Jace». Le sue parole cercano di tenermi ancorata al presente, ma nonostante l'argomento faccio fin troppa fatica a preoccuparmi della questione; inoltre, Benton è un amico, il migliore che sia Morgenstern che io potessimo mai volere: perché passare del tempo sola con lui, come ho fatto negli ultimi dieci anni, dovrebbe essere un problema?

Lo guardo con maggior confusione, azzardando un sorriso: «Dubito che possa credere mi stia coalizzando con mio fratello contro di lui, visti gli ultimi avvenimenti...» e mentre lo faccio presente, avverto il telefono accanto alla coscia vibrare. Una, due, tre volte e, credendo che si tratti di una telefonata, allontano le dita dal collo del ragazzo distesomi sopra e lo afferro, portandomelo di fronte al viso. So che potrebbe risultare irrispettoso, eppure non riesco a fermarmi, soprattutto valutando la possibilità che possa essere una questione urgente - o l'ennesima strigliata di Catherine per qualche ragione a me oscura.
Quando il display si illumina su una foto mia e di Jace, scopro che non vi è alcuna chiamata a reclamare la sottoscritta, solo decine di messaggi da parte di Caro, esasperata per qualcosa che dall'anteprima non riesco a vedere. Così, ignorando le parole che Charlie continua a rivolgermi sull'argomento, sblocco la schermata.
Mentre cerco di seguire il fiume di caratteri inviatomi, qualche suono mi giunge alle orecchie, vago e confuso. Si sta parlando ancora delle possibili paranoie di Seth, del fatto che comunque Benton non si sia realmente schierato con l'uno o con l'altro, anche se trova più ragionevoli le motivazioni di JJ. Credo che ora si stia lamentando di qualcosa e, più il tempo passa, più mi rendo conto che forse dovrei interrompere almeno uno dei due flussi di informazioni. Dovrei dar priorità a solo una delle questioni in cui mi trovo in mezzo, ma non ci riesco - e allora annuisco senza nemmeno capire dove stia volgendo la discussione.

Nei messaggi di Caroline ci sono decine di notizie, ma quella che più di tutte attira la mia attenzione è rivolta alla persona con cui si sta frequentando adesso, a suo avviso "un soggetto eternamente indeciso" a cui non sa se dar fiducia o meno. Ed è proprio la questione della fiducia ad accendere una lampadina tra le mie idee: potrei fare un po' di stalking sui profili social di Sharon, in modo da capire la questione per vie indirette - dopotutto per cosa li hanno inventati a fare, instagram e facebook, se non per intromettersi negli affaracci altrui?
Un paio di colpi allo schermo e in pochi istanti passo dalla chat della mia amica alla schermata iniziale del profilo della mia nemesi, dove decine di selfie e foto degne delle migliori influencer mi riempiono gli occhi con una certa invidia.

«Mi stai ascoltando?» 
Quasi facendomi sussultare, il ragazzo sulle mie gambe mi tira un buffetto, si imbroncia ed io, colta alla sprovvista, ridacchio per coprire l'imbarazzo d'essere quasi stata scoperta. Dubito di saper giustificare ciò che sto facendo.
«Certo! Solo che non penso di dovermi scusare con nessuno se frequento lui e continuo a vedere anche te. Siamo amici, no? Migliori, per quel che ricordo!»

Charlie tira un angolo della bocca, forse facendo un mezzo sorriso. Sicuramente non deve trovarsi completamente d'accordo con me: «Già, perché la tua è una memoria di ferro, vero?» e appena sento il sarcasmo uscirgli di bocca, insieme a una risatina, torno allo spionaggio da cui sono stata distratta: a quanto pare non si è accorto di nulla e questo mi dà la possibilità di concludere la mia personale missione prima di abbandonarla per sempre e tornare a questo pomeriggio di relax.
Mi basta guardare qualche post, niente più, poi potrò mettermi il cuore in pace e godermi la cioccolata insieme a lui. Non ho bisogno di molto, solo delle cose caricate nell'ultimo mese - peccato che lei aggiorni ogni giorno.
E mentre avanzo tra una foto e quella successiva, studiando i tag e le descrizioni, mi dimentico che Benton non ama i silenzi, a lui vanno stretti - così imperterrito riprende a parlare, stavolta cambiando argomento: «Con l'avanzare dell'età però, dubito resti così attiva».
«Sì, in effetti...» rispondo distrattamente, aprendo con estrema attenzione uno dei post risalenti ai giorni in cui Seth si è presentato da me. Nel quadratino c'è l'immagine di due mani che si stringono, quella di lui e quella di lei che mostra con orgoglio un bracciale per cui tutti noi, correndo in aiuto del povero fidanzato smemorato - o forse sarebbe meglio dire "disinteressato" -, avevamo speso ore a girovagare per Londra. E' un ricordo vecchio, risalente almeno a un anno fa, eppure se ne sta tra gli ultimi, accompagnato da una dicitura che mi pare tutto tranne che confortevole. 

"No matter what" - Non importa cosa.
Involontariamente il cuore mi si stringe tanto che temo d'iniziare a star male, di piangere senza alcun apparente motivo. Sento quella frase riecheggiarmi dentro al pari di una minaccia, si trasforma in puntale che infierisce sugli organi indifesi.
Che vorrà dire?, mi chiedo temendo già il peggio.
E quando penso di star perdendo il controllo su me stessa, dal nulla riemerge la voce di Charlie, strappandomi con veemenza da quei pensieri: «... allora, ti va? So che non è chissà che, ma... insomma, ci terrei».

Non ho idea di cosa mi stia chiedendo.
Mentre mi fissa con trepidazione mi rendo conto di non avergli dato alcuna attenzione, troppo occupata a farmi male, eppure lui deve aver finto di non aver notato la mia distrazione - e come minimo per farmi perdonare, visto che è qualcosa a cui tiene, devo dirgli sì.
Quale sia la sua richiesta però, resta un mistero.

«Ovvio! Potrei mai dirti di no?» 

 
   
 
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