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Autore: apollo41    21/01/2020    4 recensioni
A undici anni dalla fine della guerra Draco ha trovato un nuovo equilibrio: è il proprietario di un negozio di successo, vive con la sua migliore amica e si gode l’anonimato che deriva dalla mancanza di una vita sociale. Certo, è consapevole di un vuoto che non sa come riempire, ma lo ignora occupando le giornate in un’inutile battaglia contro il Poltergeist che infesta il magazzino del suo negozio. Basta però che a varcare la soglia di Accessori di Prima Qualità per il Quidditch sia un vecchio nemico per fargli scoprire che quel vuoto ha in realtà dei contorni ben definiti.
Dal testo:
Draco poteva sentire fisicamente su di sé lo sguardo di Potter, eppure non riuscì a distogliere l’attenzione da quel pezzo della sua famiglia che non avrebbe mai avuto l’opportunità di conoscere a causa degli errori del suo passato. Era così vicino, eppure così distante che Draco poté quasi sentire il suo cuore spezzarsi.
Teddy, nella sua totale ignoranza di chi lui fosse, gli aveva ricordato per la prima volta in molto tempo cosa di preciso avesse perso per colpa della guerra: qualcosa che neppure tutto l’oro del mondo avrebbe mai potuto dargli.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Teddy Lupin | Coppie: Draco/Harry
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Salve! Ritorno dai meandri del nulla più totale con una long! Prima che leviate le tende, frenate. Before I Rise è la storia che ho scritto per il NaNoWriMo (lo so, è praticamente febbraio, non giudicatemi per l’eternità che ci ho messo con l’editing), pure se non ho partecipato in modo ufficiale. Also, no beta, we die like men, godetevi il minestrone di verbi.

L’informazione importante è che la storia è finita e che cercherò di postare un capitolo più o meno ogni 5 giorni.

Escluso questo, un paio di cosine:
1) ho avuto tempo di rileggere solo gli ultimi 3 libri della saga prima di imbarcarmi in questa avventura. Ho fatto vari check in corso di scrittura per dettagli vari, ma se qualcosa non vi pare in linea con il canon, date per scontato che l’ho dimenticato e fa parte dell’AU.

2) ogni capitolo inizia con un verso della canzone Rise di Tom Francis, che dà anche il titolo alla storia. Per chi la vuole sentire, c’è anche una playlist intera per la storia. Son 15 canzoni, ma non sono una per capitolo. Here: https://spoti.fi/3ayJz7d

3) i capitoli sono tutti di lunghezze variabili; fateveli andare bene così perché così a me parevano equilibrati. Preciso che saranno tutti POV Draco, tranne l’epilogo che sarà POV Harry.

Finito con la lista della spesa inutile, enjoy the ride!

 

Before I Rise

 

Capitolo 1

Was going through changes
They've been coming for a while


L’aria era frizzante in quella mattina di aprile e, come sempre prima di Pasqua, Accessori di Prima Qualità per il Quidditch era deserto. Era una cosa comune nelle prime ore dopo l’apertura del negozio quando gli studenti di Hogwarts ancora non scorrazzavano per le strade di Diagon Alley per fare compere approfittando delle vacanze.

Tuttavia, il proprietario del negozio si beava della pace e del silenzio, respirando a pieni polmoni il profumo di legno e di lucido per manici di scopa che permeava nella stanza principale della bottega.

Erano passati anni dalla prima volta in cui Draco Malfoy aveva messo piede da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, eppure l’idea di esserne il proprietario lo riempiva di un orgoglio che dopo la guerra era quasi certo non sarebbe più riuscito a provare.

Adorava tutto del negozio. Dall’ordine quasi maniacale degli oggetti riposti sugli scaffali, al legno di ciliegio che ricopriva quasi ogni superficie e che ancora riluceva delle sfumature rossastre alla luce che proveniva dai lampadari in ottone appesi sul soffitto e alle pareti, dove abbastanza candele mantenevano l’ambiente sempre piuttosto intimo.

“Credo che prima di Pasqua dovremmo sostituire le Nimbus con le Tornado,” borbottò la voce roca di Saoirse, l’unica commessa che Draco aveva assunto da quando aveva rilevato l’attività.

Draco abbandonò lo scaffale che stava controllando e si avvicinò a lei, che come ogni mattina stava risistemando l’esposizione della vetrina principale alla sinistra della porta d’entrata. I capelli tinti di nero di Saoirse erano raccolti in una coda, e sulla pelle chiara delle orecchie e del naso risaltava più del solito la leggera spruzzata di lentiggini a causa della luce che filtrava dalla vetrina.

“Non credo sia una buona idea. La Nimbus sta per rilasciare un nuovo modello per l’estate, e ho appena scontato le 2300, Saoirse.”

Spostò lo sguardo oltre il vetro, ma come previsto non c’era molta gente che passeggiava lungo il viale. Sapeva, però, che la loro esposizione di scope era da sempre un’attrazione sia per grandi che piccini. Era il motivo per cui c’era almeno uno dei suoi modelli di punta tutto il tempo in bella mostra, affiancato ovviamente da qualcosa di più economico e accessibile.

Saoirse sbuffò. “Ma le Tornado sono più veloci!”

Draco portò gli occhi al soffitto con un sospiro e la lasciò a borbottare tra sé e sé. Sperava non avrebbe dovuto subire il suo ennesimo monologo. Supponeva fosse il lato negativo di aver assunto qualcuno che apprezzava davvero le scope e non temeva d’essere vocale sulle sue preferenze.

Perlomeno Saoirse si era sempre comportata in modo professionale con i clienti, anche se le Tornado erano le prime scope che consigliava. Dai suoi registri sembrava anche che il numero di Tornado vendute dal negozio fosse stranamente alto, tuttavia a Draco non dispiaceva. Lui preferiva le Nimbus, ma una vendita era una vendita.

Lasciò Saoirse alle sue elucubrazioni, dirigendosi verso il bancone che ospitava la cassa, per poi oltrepassarlo e infilarsi nel passaggio che si affacciava sul magazzino. Avrebbe recuperato un paio di Tornado e le avrebbe aggiunte all’espositore che occupava una delle pareti all’interno del negozio, giusto per placare l’amica almeno per qualche ora. Era certo che gli avrebbe chiesto di nuovo di riempire la vetrina delle sue preferite in un paio di giorni, ma almeno per un po’ si sarebbe salvato dalle sue lamentele.

Il magazzino sul retro, al contrario della stanza principale in cui tutto era in ordine quasi maniacale, era incredibilmente disordinato e polveroso. Sin dal giorno in cui Draco aveva comprato il negozio dal precedente proprietario, aveva tentato di risolvere il problema del caos che regnava anche in quella stanza e che per anni gli era stato impedito di toccare quando era stato un semplice dipendente.

Non aveva, ahimè, avuto successo, e la piccola stanza sembrava ancora un labirinto di casse contenenti scope in attesa di essere vendute e scaffali di metallo con merce d’altro genere, il tutto ricoperto da uno spesso strato di polvere.

Neppure la magia aveva aiutato, anzi. La prima volta in cui Draco aveva provato a far sparire la polvere con un incantesimo, appena aveva lasciato la stanza la situazione era degenerata. Una serie di rumori sospetti provenienti dal magazzino e la misteriosa ricomparsa della polvere, lo avevano convinto che ci fosse in realtà un Poltergeist a infestare il negozio, seppure nessuno lo avesse mai visto e neppure il proprietario precedente di Accessori di prima Qualità per il Quidditch gliene avesse mai fatto parola.

Lo aveva sempre lasciato perplesso che l’unica parte del negozio che lo interessava fosse il magazzino, ma finché il Poltergeist timido, come lo avevano soprannominato, si limitava a riempirlo di polvere e spostare gli oggetti da dove li lasciavano, Draco non aveva motivo per cui cercare di liberarsi di lui. D'altronde, era piuttosto sicuro che tentare di farlo avrebbe avuto conseguenze negative soltanto per Draco.

Mentre cercava come al solito tra le grandi casse di legno, sentì il suono del campanello sopra la porta del negozio che lo avvertì dell’entrata del primo cliente della giornata. Saoirse era un’ottima venditrice con anni di esperienza nel suo negozio, quindi proseguì nella ricerca, non badando alle voci attutite che poteva sentire appena dalla stanza principale.

“Tua nonna mi ucciderà per questo, lo sai, vero?” fu tutto ciò che riuscì a capire Draco.

Ridacchiò al pensiero che qualcuno stesse con molta probabilità comprando una scopa di nascosto a un ragazzino o una ragazzina che non avrebbe dovuto possederne una. Sperava solo che non ne sarebbe uscito un undicenne viziato come lo era stato lui.

Ci vollero ancora un paio di minuti perché riuscisse a trovare un paio di manici di scopa che ancora non erano stati esposti, e quando varcò di nuovo la soglia che portava alla stanza principale desiderò con ardore di aver prestato più attenzione alle voci che aveva ignorato poco prima. In piedi di fronte a uno scaffale che conteneva lucido per scope, guanti e stivali da Quidditch, c’era un uomo che avrebbe potuto riconoscere ovunque già dalla famosa cicatrice che sbucava dagli altrettanto riconoscibili capelli neri arruffati.

Draco stava quasi per optare per una ritirata strategica nel magazzino, quando Potter, che fino a quel momento non sembrava averlo notato, alzò gli occhi su di lui. Erano verdi tanto quanto Draco li ricordava e per un attimo si sentì come se Potter lo stesse giudicando, quasi il suo sguardo fosse alla ricerca di qualcosa.

“Oh…” mormorò soltanto.

Rimasero in silenzio mentre si guardavano negli occhi, entrambi immobili e colti di sorpresa, finché un ragazzino con una folta chioma di capelli biondo sporco non si avvicinò a Potter di corsa. Il ragazzino non doveva avere più di una decina d’anni e aveva un viso stranamente familiare, era come se i suoi zigomi e il suo sorriso gli ricordassero qualcuno che aveva incontrato in passato. E Draco avrebbe quasi potuto giurare che avesse lo stesso naso di sua madre Narcissa.

“Harry, Harry, ho visto una scopa che mi piace!” esclamò il ragazzino, cercando di trascinare Potter verso la vetrina dopo averlo afferrato per il polso.

L’incantesimo che li aveva bloccati parve spezzarsi; Draco scattò all’improvviso e aggirò il bancone in direzione della parete che ospitava l’esposizione di scope, stringendo tra le braccia i manici che ancora aspettavano di essere appesi. Potter, dal canto suo, si lasciò trascinare senza protestare, anche se Draco, dal suo punto strategico a qualche passo di distanza dalla vetrina, era sicuro di aver notato Potter voltarsi in sua direzione prima di prestare attenzione al ragazzino.

Draco cercò di non origliare la loro conversazione mentre riordinava le Tornado, ma non era una cosa semplice quando la stanza era così piccola e silenziosa. L’unico rumore che poteva sentire oltre al loro parlare era il fruscio dei suoi vestiti ogni volta che si allungava per far levitare un manico al suo posto nell’espositore.

“Teddy, quella mi sembra un po’ troppo costosa…”

Potter sembrava divertito più che altro.

“Oh. Beh, magari ce n’è una simile?”

Troppo tentato, Draco sbirciò in direzione della vetrina mentre fingeva di valutare quale tra le ultime due scope che gli erano rimaste volesse tenere più a portata di mano.

“Certo, la Firebolt è da anni considerata il top di gamma, ma ci sono alternative più economiche che sono quasi alla pari!” Saoirse, a un paio di metri di distanza, stava annuendo e gesticolando con entusiasmo prima di indicare nella direzione in cui si trovava lui in quel momento. “Potrei mostrarvi degli ottimi modelli di Tornado. Sono diventate davvero competitive da quando hanno iniziato ad aggiungere incantesimi acceleranti…”

Draco sospirò, riportando l’attenzione sull’ultima scopa che gli era rimasta tra le mani. Era una delle Tornado che Saoirse stava con tutta probabilità per consigliare a Potter. Avrebbe dovuto sbrigarsi a risistemarla e tornarsene nel retro, ma non era la prima volta che qualcuno dal suo passato entrava nel suo negozio.

Lo aveva solo colto di sorpresa che tra tutti potesse tornare a spezzare la sua pace proprio Potter. Aveva perlomeno avuto qualche istante per riprendersi e ora si sentiva pronto ad affrontarlo. Decise quindi di non scappare, anche se non era entusiasta di ciò che lo attendeva.

Quando si avvicinarono tutti e tre a lui aveva appena finito di risistemare l’ultimo dei manici. Saoirse alle sue spalle ne stava descrivendo nel dettaglio un paio al ragazzino e con la coda dell’occhio Draco notò come pendesse dalle sue labbra, seppure lo sguardo del ragazzino continuasse a ritornare alla parete di scope.

Non gli sfuggì neppure che Potter fosse rimasto in silenzio a osservare, le braccia incrociate al petto. Draco aveva la netta sensazione che fosse distratto; forse perché si sentiva quasi studiato, si chiese se non fosse lui la causa di tale distrazione.

Fece un passo di lato, per lasciare spazio a Saoirse di descrivere e mostrare le scope con più facilità, voltandosi del tutto verso di loro e assistendo in silenzio. Si sforzò di sembrare interessato alla discussione nonostante fosse ovvio che la sua attenzione tornava sempre su Potter.

Dopo qualche altro minuto di quello strano scambio di occhiate perlopiù neutre, Potter si allontanò fingendo di essere interessato alla merce sugli scaffali alla parete opposta del negozio. Draco all’inizio lo seguì solo con lo sguardo; per la verità stava quasi per offendersi, pensando che semplicemente Potter volesse stare il più lontano possibile da lui, quando notò che si era girato in sua direzione e gli aveva rivolto un cenno discreto, invitandolo a raggiungerlo.

Il ragazzino e Saoirse, troppo occupati nella loro discussione sulle caratteristiche tecniche delle scope, non sembravano aver notato nulla. Draco prese un profondo respiro e seguì Potter nell’angolo vicino alla vetrina secondaria, quella alla destra dell’entrata in cui erano esposti gli accessori e le divise.

“Cosa?” domandò, forse un po’ brusco Draco. Pensò per un istante di aver rovinato con quella singola parola la sua occasione di fare una buona seconda impressione su Potter e imprecò contro se stesso.

Tuttavia, Potter non sembrò essersi offeso a causa del suo tono. Per la verità fino a quel momento gli era quasi parso che Potter fosse stato chiuso a riccio e l’espressione di aperto stupore comparsa sul suo viso era se possibile quasi vulnerabile a confronto.

“Non sapevo che il negozio avesse cambiato gestione,” fu tutto ciò che disse Potter.

Non sembrava neppure che stesse provando a essere sgarbato; Draco avrebbe quasi detto che fosse solo curioso di sapere cosa aveva fatto negli undici anni in cui non si erano visti.

“Non entravi in questo negozio da parecchio, allora.”

“In effetti…” mormorò Potter, lo sguardo che si spostava fuori dalla vetrina e verso il vicolo. “Quindi, come ci sei finito qui?”

Draco incrociò le braccia al petto. Non era un argomento di cui gli piaceva parlare, eppure Potter aveva sempre avuto il potere di fargli dire cose che non voleva gli uscissero di bocca soltanto perché sentiva l’impellente bisogno di vantarsi. E anche se non era orgoglioso di come aveva ottenuto i soldi per comprare il negozio, amava quel posto con tutto il suo cuore ed era soddisfatto del lavoro che faceva.

“Ho lavorato qui per un paio d’anni come commesso e quando il proprietario ha deciso di vendere, ho comprato l’attività.”

Il viso di Potter si corrucciò perplesso. “Pensavo che il Ministero ti avesse privato…” si interruppe, forse realizzando che stava per dire qualcosa di molto scortese.

Era risaputo come subito dopo la fine della guerra il Ministero aveva deciso che fosse una buona idea congelare tutti i beni dei Mangiamorte e sequestrarli a tempo indeterminato. Ad anni di distanza dagli ultimi processi a carico dei sospettati in attività legate a Voldemort, c’erano ancora decine di famiglie di ex Mangiamorte ridotte in miseria.

Il viso di Potter all’improvviso si illuminò, riportando Draco alla realtà. “Oh, il JUST!”

Draco grugnì sentendo la frustrazione affiorargli in viso all’idea che fosse così semplice arrivare all’ovvia conclusione di come avesse potuto permettersi di comprare un’attività del genere.

Nonostante il JUST fosse la ragione per cui al momento si trovava in una situazione finanziaria tranquilla e malgrado avesse già restituito la somma che gli era stata prestata anni prima, Draco ancora pensava con amarezza a quando era stato costretto a presentare un modulo di candidatura al Justified Unwilling Supporters’ Trusts.

Quando era stato proposto anni prima, il Fondo era stato severamente criticato, tuttavia ancora esisteva e continuava ad aiutare un ampio spettro di persone, da coloro che erano stati sotto l’influenza dell’Imperius così a lungo da non riuscire a vivere una vita normale agli individui che erano stati coercizzati a obbedire a ordini sotto minaccia per chiudere con varie molteplici famiglie che si erano trovare in situazioni moralmente dubbie.

Lo aveva lasciato seriamente perplesso, al tempo, scoprire che la faccia che aveva promosso con fervore il Fondo era sempre stata Hermione Granger, con il supporto dell’allora neo eletto Ministro Shacklebolt, e di Potter in persona – oltre che una serie di altre personalità del Mondo Magico. Tutti e tre ne avevano sempre parlato come un metodo per evitare discriminazioni nel senso opposto, per evitare di emarginare persone che erano già a rischio a cause dei pregiudizi del loro passato.

Draco non aveva idea se la cosa avesse davvero funzionato. Era un Fondo incredibilmente selettivo, una delle iniziative ministeriali più restrittive e controllate, forse proprio considerati i riceventi del denaro. Eppure, per esperienza personale, sapeva che doveva aver cambiato la vita di molte persone.

Aveva ammesso a se stesso che non era stato il chiedere aiuto che lo aveva fatto sentire come la peggior sanguisuga, al tempo. Era stata l’idea che qualcuno come lui, che aveva attivamente – e a suo avviso volontariamente – preso parte alle attività dei Mangiamorte, avesse avuto la presunzione di chiedere in prestito denaro a un simile Fondo per rifarsi una vita. Si era ripetuto spesso di non averne alcun diritto, ma allo stesso tempo aveva proseguito, convinto che il rifiuto sarebbe stata una giusta forma di punizione quasi auto inflitta.

Lo aveva lasciato senza parole ricevere il documento che aveva visto la sua richiesta accettata, un conto a suo nome con il denaro che aveva richiesto a sua disposizione alla Gringott purché venisse speso nella compravendita di Accessori di Prima Qualità per il Quidditch.

“Beh, sembra che tu te la stia cavando bene,” continuò Potter, un sorrisino soddisfatto stampato in faccia.

Draco avrebbe voluto dargli un pugno, soprattutto perché sembrava Potter si stesse vantando di aver avuto una parte nell’avergli permesso di riprendere una vita normale. Tuttavia la fase della sua vita in cui agiva d’istinto era finita da un pezzo, quindi si limitò a rivolgergli un’occhiataccia prima di ribattere.

“Me la cavo certo meglio di te se non puoi permetterti di comprare una Firebolt a tuo figlio.”

Sembrava che la fase del rispondere a tono invece non avesse finito il suo corso.

Si aspettava che le sue parole offendessero Potter, invece dopo un istante in cui lo guardò stupito, scoppiò a ridere. “Ben mi sta. Scusa Malfoy, è ovvio che il tatto non sia mai stato il mio forte.”

Suo malgrado Draco si sentì come se un peso gli fosse scomparso dalle spalle, anche se non era ancora del tutto a suo agio. Forse perché Potter gli aveva chiesto scusa per la prima volta in vita sua. “Sei sempre stato delicato come un Ippogrifo in effetti,” borbottò.

Potter continuò a ridacchiare per qualche istante prima di riprendersi. “Per quanto sia forte la tentazione di comprare quella Firebolt per Teddy, credo che Andromeda mi ucciderebbe se lo facessi. Ricordo quanto veloci sono e ha appena compiuto 11 anni… Non credo sia una buona idea.”

Draco lo studiò corrucciato. “Ai ragazzi del primo anno non è permesso avere una loro scopa, comunque.”

“Gli ho fatto promettere di non provare a portarla di nascosto a scuola quando ho accettato di comprargliela.”

Con le braccia ancora incrociate al petto, Draco lo osservò. Rimase per qualche istante in silenzio a rimuginare sulle sue parole, mentre Potter lo guardava con un sorriso saputo, quasi in attesa che realizzasse qualcosa. Ci volle qualche istante, ma infine arrivò al nocciolo della questione. “Aspetta, come può essere tuo figlio?”

“Al Profeta ogni tanto piace dire che l’ho adottato, ma sono solo il padrino di Teddy. Fidati, sarebbe su tutte le copertine se avessi dei figli…”

Draco percepì le orecchie che iniziavano a scaldarsi per l’imbarazzo della gaffe. “Non sei al centro del mio universo, Potter. Non presto attenzione alla tua faccia quando la vedo sul giornale.”

Ed era così. Potter era comparso spesso in prima pagina sul Profeta, eppure Draco non aveva mai prestato molta attenzione ai pettegolezzi, soprattutto non quelli che riguardavano il Salvatore – giusto uno dei tanti nuovi nomignoli che si era guadagnato dalla fine della Guerra.

Di solito era Saoirse a leggere il giornale la mattina a colazione. Draco lo sfogliava mentre lei si occupava di riordinare la cucina, quindi perlopiù si soffermava su articoli che menzionavano suoi vecchi amici o sulle sporadiche notizie di politica trattate con fin troppa leggerezza dal quotidiano.

Ricevette in risposta da Potter solo una scrollata di spalle, prima che venissero interrotti ancora una volta dal ragazzino, i suoi passi affrettati che rimbombavano sul legno nel silenzio del negozio.

“Harry, vieni a vedere!” esclamò Teddy attirando l’attenzione di entrambi mentre correva loro incontro. Aveva gli occhi che brillavano d’entusiasmo e le punte dei capelli cambiavano colore ogni paio di secondi, arricciandosi come se nel negozio avesse iniziato a soffiare una leggera brezza.

Potter sorrise al figlioccio, prima di abbracciarlo e dirigersi di nuovo verso Saoirse che li aspettava accanto all’esposizione di scope. Ai suoi piedi c’erano già un numero imbarazzante di Tornado che doveva aver mostrato da vicino al ragazzino; Draco trattenne a malapena un grugnito all’idea di doverle risistemare tutte di nuovo. Si lasciò invece sfuggire un sospiro, prima di tornare dietro al bancone, cercando di ignorare Potter e Teddy.

Sapeva già che era un’impresa impossibile. I due continuavano a essere gli unici clienti, e Draco non aveva molto altro da fare in quel preciso momento. Finse di controllare gli ordini in arrivo nel fine settimana seppure lo avesse già fatto quasi un’ora prima, quando ancora non aveva aperto la porta principale del negozio.

Si ritrovò quindi ben presto a riportare lo sguardo su Potter.

Era impossibile non notare che quanto fosse cambiato dal ragazzo mingherlino che era stato in passato. Seppure il senso della moda di Potter non avesse visto un grosso miglioramento, ovvio dalla sua passione per i vestiti casual e comodi, perlomeno finalmente aveva iniziato a portare la taglia appropriata. Aveva una montatura di occhiali nuova, nonostante per qualche ragione avesse scelto qualcosa di molto simile a ciò che aveva sempre usato in adolescenza.

Tutto sommato, la cosa che aveva stupito di più Draco era la postura di Potter; sembrava più sicuro di sé, si comportava come se non dubitasse più delle sue parole dopo averle dette. Era come se si sentisse a suo agio con la fama che si portava appresso a causa del suo passato, ma allo stesso tempo non se ne vantasse. Era un equilibrio che, in tutta onestà, il Draco bambino avrebbe ammirato non senza una grossa invidia.

Era così perso nei suoi pensieri che quasi non si rese conto che Saoirse aveva infine convinto Potter a comprare una delle sue Tornado preferite del momento.

“Beh, sembra che non riuscirò a uscire da qui senza quella,” scherzò Potter indicando con un cenno del capo Teddy che, accanto a lui, stringeva la scopa al petto tanto forte da fargli temere per un attimo che l’avrebbe spezzata prima ancora di esserci salito per la prima volta.

“Un’ottima scelta, devi avere l’occhio da giocatore,” si limitò a rispondere solo Draco rivolgendosi al ragazzino, accettando il denaro che Potter gli stava porgendo.

Non era sicuro che il sorriso di Potter fosse rivolto a lui, però gli sembrò avesse apprezzato le sue parole. Forse era riuscito a recuperare punti nonostante fosse stato inizialmente sgarbato.

“Oh, lo spero tanto...” Il sorriso smagliante di Teddy si increspò per un momento quando strizzò gli occhi, come se si stesse concentrando su un punto fisso. L’istante successivo i suoi capelli erano diventati dello stesso biondo platino di quelli di Draco.

Aveva già intuito che il ragazzino doveva essere un Metamorfomagus, tuttavia rimase senza fiato a quel gesto così spontaneo in reazione alle sue parole.

Potter ridacchiò e scompigliò i capelli del figlioccio. “Andiamo a provarla?”

Teddy annuì, e si avviò alla porta di tutta fretta. Stava quasi per uscire, quando si voltò per salutare con entusiasmo sia Draco che Saoirse – solo in quel momento si accorse che Teddy aveva anche cambiato il colore degli occhi perché rispecchiasse il verde di quelli di Saoirse.

Potter, che era rimasto di fronte al bancone, osservò Teddy uscire ridacchiando. Dopo essersi assicurato che lo stesse aspettando dall’altro lato della strada, si voltò di nuovo verso Draco.

“Potrebbe sembrare una cosa un po’ improvvisa, ma… Sai che tu e Teddy siete parenti, vero?”

Draco boccheggiò per un istante, la sensazione di aver già visto quella faccia che all’improvviso trovava una spiegazione, quindi sospirò.

“Sapevo che mia cugina aspettava un figlio, però…” fece una pausa. Guardò verso Saoirse, che sembrava aver intuito che si trattava di una conversazione privata anche solo dal volume delle loro voci.

Era palese che fosse curiosa e stesse cercando di origliare, ma perlomeno si stava tenendo occupata con il riordinare le scope in segno di rispetto, se non nei confronti di Draco almeno verso Potter. Sapeva che Draco le avrebbe comunque raccontato tutto appena sarebbe stati soli. Era la sua migliore amica, dopotutto.

“Mi sembrava poco opportuno aprire un dialogo considerato tutto,” concluse infine Draco, in tono forse fin troppo diplomatico.

Potter rimase a osservarlo in silenzio per qualche istante.

“Come l’hai saputo? Non mi sembra tu lo abbia riconosciuto vedendolo.”

Draco tornò a stringersi il petto quasi in un abbraccio, spostando lo sguardo sulla superficie di legno del bancone senza però vederla davvero. “Vold… Lui ha usato l’informazione per mortificarci…”

Potter boccheggiò. “Voldemort vi ha deriso per la nascita di Teddy?”

“Menzionare la gravidanza di mia cugina era un modo come un altro di umiliarci di fronte agli altri Mangiamorte. Ci meritavamo di essere puniti per i nostri errori, e il figlio di una Mezzosangue traditrice e di un Mannaro sembrava la peggiore delle onte per chiunque fosse un Black al tempo.”

Cadde il silenzio, ma quando Draco rialzò lo sguardo Potter aveva la fronte corrucciata, la cicatrice che risaltava particolarmente tra le ciocche di capelli. Non sembrava arrabbiato con lui, tuttavia non pareva neppure felice di ciò che gli era appena uscito dalla bocca.

“Senti, Potter, Teddy mi sembra un ragazzino intelligente, di sicuro più sveglio di quanto lo ero io alla sua età. Non voglio mentire dicendoti che al tempo in cui Vold… L’idea che fosse mio parente non mi rendeva felice allora, ma le cose sono differenti adesso.” Fece una pausa, i suoi occhi che si spostavano quasi involontariamente a osservare fuori dalla porta, oltre la spalla di Potter, che notò essere ancora qualche centimetro più basso di lui.

Teddy era seduto sullo scalino del negozio dall’altro lato della strada e osservava con reverenza il manico di scopa poggiato sulle sue gambe, in attesa del padrino per poter tornare a casa e provarla.

“Sono passati anni. Forse c’è davvero voluta una guerra per farmi capire che Nati Babbani, Mezzosangue, Purosangue… Sono solo parole dietro cui ci siamo nascosti. Sul campo di battaglia, sul pavimento della Sala Grande, nei corridoi di Hogwarts, i morti erano solo quello: corpi su cui qualcuno ha pianto, cari che qualcuno non ha avuto accanto per il resto della sua vita.”

Draco poteva sentire fisicamente su di sé lo sguardo di Potter, eppure non riuscì a distogliere l’attenzione da quel pezzo della sua famiglia che non avrebbe mai avuto l’opportunità di conoscere a causa degli errori del suo passato. Era così vicino, eppure così distante che Draco poté quasi sentire il suo cuore spezzarsi.

Teddy, nella sua totale ignoranza di chi lui fosse, gli aveva ricordato per la prima volta in molto tempo cosa di preciso avesse perso per colpa della guerra: qualcosa che neppure tutto l’oro del mondo avrebbe mai potuto dargli.

“È stato un piacere rincontrarti, Draco,” disse all’improvviso Potter risvegliandolo dalla sua riflessione ancora una volta.

Si accorse solo allora che Potter gli stava porgendo la mano. Ne fu stupito, ma la strinse senza ripensarci due volte.

“Anche per me,” borbottò in automatico. Era una comunque risposta sincera, e doveva essere ovvio perché Potter gli sorrise.

Draco rimase a fissarlo mentre usciva dal negozio, per poi unirsi al figlioccio in strada e proseguire lungo il viale, entrambi con delle espressioni euforiche in viso. Ci vollero ancora un paio di minuti prima che si rendesse conto che salutandolo Potter lo aveva chiamato per nome.

“Perché non mi hai mai detto che tu e Harry Potter vi conoscete così bene?” domandò Saoirse sbucando al suo fianco così all’improvviso che Draco sussultò.

Le lanciò un’occhiataccia, prima di voltarle le spalle e provare a cercare rifugio nel magazzino. Lei però lo seguì e continuò a osservarlo in attesa, mentre si districavano nel labirinto di casse.

“Abbiamo solo frequentato Hogwarts assieme.”

Cercò di far sembrare la cosa il più noiosa possibile, dopotutto non era del suo passato con Potter che voleva parlare. Voleva dirle di Teddy, confidarsi con lei. Ma soprattutto non voleva che Saoirse si facesse strane idee del suo rapporto con Potter.

Saoirse però si era già messa a sedere su una cassa ignorando la polvere che la ricopriva con le gambe incrociate, in attesa. Gli dava l’impressione di essere tutt’altro che soddisfatta dalla sua risposta e pronta a cercare di estorcergli dalla bocca la verità.

“Ma davvero? Mi era parso ci fosse una certa tensione. Insomma, qualcosa deve pur essere successo!”

Draco portò gli occhi al soffitto sospirando. Una delle abitudini peggiori che aveva avuto Saoirse nei primi mesi in cui avevano vissuto sotto lo stesso tetto era stata cercare di fargli da cupido, organizzandogli appuntamenti spesso con perfetti sconosciuti. La sua speranza di bloccare sul nascere ogni possibile fantasia su una ipotetica quanto inesistente relazione segreta tra lui e Potter nella loro adolescenza erano quindi andati in fumo; era il momento di arrivare alle maniere forti e distruggere quelle fantasie prima che Saoirse decidesse di prendere iniziative idiote.

“Se per qualcosa intendi che a distanza di pochi mesi abbiamo provato a ucciderci per poi salvarci la vita a vicenda più volte nel mezzo della guerra…”

Il sorriso sornione che le aveva solcato le labbra si smorzò. “Oh… Scusa.”

Ci fu una pausa in cui Draco continuò a spostare cose a caso da uno scaffale all’altro nel polveroso e disordinato magazzino, sempre e categoricamente voltandole le spalle. Si era quasi convinto che alla menzione della guerra Saoirse avesse rinunciato, dopotutto sapeva che era un tema delicato per Draco. Era ovvio che non si fosse però fatta abbindolare dal suo maldestro tentativo di gettare fiamme sui suoi castelli volanti.

“Quindi probabilmente tra l’essere nemici a scuola e in fazioni opposte durante la guerra non c’è mai stata l’occasione di sfogare tutta quella tensione sessuale repressa che…”

Draco la interruppe girandosi di scatto verso di lei. “Giuro che ti licenzio.”

Saoirse aveva di nuovo il suo solito sorriso sornione stampato in faccia. “Come sei permaloso,” borbottò scendendo dalla cassa. Tornò a passi svelti nel negozio, lasciandolo da solo con la polvere e il disordine del magazzino.

Draco sospirò e si poggiò con la schiena contro uno degli scaffali, gli occhi ancora una volta puntati verso il soffitto.

L’incontro con Potter lo aveva lasciato con la testa piena di ricordi che avrebbe voluto dimenticare, ed era sicuro che quella notte non avrebbe dormito a causa degli incubi pieni di sottili occhi rossi o dell’eco delle perfide risate dei Mangiamorte.

Tuttavia, la consapevolezza che la vita di Teddy, il figlio di una cugina che non aveva mai neppure incontrato, sembrasse perfetta anche senza la sua presenza, lo aveva lasciato paradossalmente più scosso di qualsiasi altra cosa. Non aveva senso a livello logico, dopotutto Draco non aveva mai avuto ragione di voler far parte della vita di Teddy in alcun modo.

Fino a poche ore prima aveva a malapena saputo, nei reconditi del suo cervello, della sua esistenza. Era suo parente, certo, eppure era sempre stata una cosa così distante… Non aveva neppure senso che Potter l’avesse menzionato, ora che ci pensava. D’altronde, parlarne aveva portato soltanto conseguenze negative per il momento. Forse Potter era più crudele di quanto avesse pensato e aveva trovato un modo molto subdolo di tormentarlo. Si chiedeva solo come avesse fatto Potter a capire che Teddy fosse la rappresentazione fisica di quel sogno che aveva avuto quando da ragazzino credeva che avrebbe avuto una famiglia tutta sua, quando Draco stesso si era sforzato di dimenticarlo.

Si riscosse da quei pensieri; non aveva molto senso rimpiangere ciò che non poteva avere, si ripeté. Il negozio era qualcosa di concreto, era ciò che gli era rimasto, ciò su cui poteva lavorare. Avrebbe continuato a concentrarsi su quello e forse, con un po’ di fortuna, in un paio di settimane ciò che Teddy rappresentava sarebbe tornato a essere soltanto un sogno a occhi aperti di uno sciocco ragazzino che non capiva il futuro.

   
 
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