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Autore: Miharu_phos    21/01/2020    0 recensioni
Un abbaglio, ecco cosa sembrò.
Jude non poteva credere ai suoi occhi.
Shawn spingeva il carrello della spesa qualche metro più avanti e non si era accorto di nulla; parlava con tono basso e chiedeva pareri su quello che intendeva buttare nel carrello.
Non era cambiato di una virgola, Shawn.
Ad essere cambiato infatti non era lui ma il ragazzo che gli camminava affianco, con la schiena ricurva ed i capelli che gli ricoprivano la fronte e le guance in modo disordinato.
Quanti anni erano passati dall'ultima volta che aveva visto Caleb? Quanto tempo era passato dal loro ultimo bacio, dalla loro ultima notte insieme?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Per Jude fu impossibile riuscire a riposare quella notte.

 

Il volto scavato di Caleb lo perseguitava, la sua voce sommessa e debole gli risuonava nelle orecchie tormentandolo.

 

E soprattutto il senso di colpa e la rabbia non permettevano ai suoi muscoli di rilassarsi, né alle sue palpebre di chiudersi.

 

Quanto tempo gli restava, ancora? 

 

Nessuno avrebbe potuto specificarlo, in certi casi non si può mai sapere; c'è un limite, certo, ma esistono anche le eccezioni, i casi particolari.

 

Ma Caleb era sempre stato un ragazzo sfortunato, Jude lo sapeva. Non gli restava molto.

 

Con quale forza avrebbe potuto trattenersi in quel letto, riposare, andare a lavoro, sapendo tutto ciò?

 

Come avrebbe fatto ad andare avanti con quella consapevolezza nella mente, che in una casa a qualche chilometro dalla sua il ragazzo che non aveva mai smesso di amare stesse morendo?

 

Semplicemente non poteva.

 

E se davvero gli mancava così poco, come poteva pensare di aspettare di sentire quella notizia da un momento all'altro senza fare nulla, senza aver tentato tutto il possibile, senza averlo abbracciato il più che poteva, senza avergli detto quanto lo amava?

 

No che non poteva, non era possibile, e si vergognò per essersi imposto di restare lontano da quella situazione che lo riguardava più di quanto riguardasse Shawn e Axel, che in tutto ciò si erano solamente ritrovati travolti senza possibilità di fuga.

 

Avrebbe dovuto essere una sua responsabilità curare il proprio fidanzato ed invece, nonostante tutti gli anni involontariamente sprecati, lui stava scegliendo di restarne fuori ancora, di lasciare il compito a qualcun altro.

 

Non è possibile.

 

Per la prima volta Jude decise di ignorare la propria coscienza che tentava a tutti i costi di trattenerlo fuori dalla vita di Caleb.

 

Aveva scelto lui che le cose andassero in quel modo, era vero, ma c'erano ancora così tante cose che avrebbe voluto dirgli, così tante carezze, così tanti baci che ancora reclamava, così tanto affetto che non aveva potuto dargli e che in quel momento gli traboccava dal cuore, impaziente.

 

Perché trattenersi? Perché sprecare ulteriormente del tempo prezioso, solo per paura di soffrire di più? Non era già stata un'agonia per entrambi stare lontani tutto quel tempo?

 

Jude scattò in piedi asciugandosi le guance bagnate e si vestì con i primi abiti che gli capitarono a tiro.

 

Non gli importava più di niente, aveva pochissimo tempo, perché aveva esitato?

 

Senza neanche pettinarsi o indossare i suoi stupidi occhiali si precipitò in strada, verso la propria auto e cominciò a guidare.

 

Erano le tre di notte circa ma che importava dell'orario ormai? Ogni ora era preziosa.

 

Non esitò neanche un secondo nel suonare al citofono che riportava i cognomi dei due ragazzi; tutto il suo autocontrollo, il suo portamento, la sua educazione, potevano amabilmente andare a farsi benedire.

 

Dopo circa un minuto sentì il portone scattare; avevano capito subito.

 

Quando giunse al piano in cui si trovava l'appartamento di Axel si ritrovò Shawn sul pianerottolo ad aspettarlo, fuori dall'ascensore.

 

Aveva un sorriso appena accennato e senza neanche salutarlo gli sussurrò "vieni, entra" mentre si dirigeva verso la propria porta socchiusa.

 

Jude lo seguì senza emettere il più flebile suono e varcò la soglia di casa con incredibile impazienza mista a paura e tensione.

 

-Lui sta dormendo, va a letto molto presto. Se vuoi posso svegliarlo, dorme da parecchio, non sarà un problema.-

 

Jude non riuscì a trattenere altre lacrime prepotenti che si impossessarono immediatamente dei suoi occhi.

 

Sentir parlare di lui faceva così male, sembrava così maledettamente irreale.

 

Scosse la testa.

 

-Voglio aspettare che si svegli. Dimmi- tirò su col naso -dimmi soltanto dov'è, devo vederlo-

 

Shawn annuì e cominciò a fargli strada lungo il corridoio.

 

La casa era molto ben arredata, mobili di buon gusto, tappezzeria lussuosa, bei quadri.

 

Jude fu così contento di sapere che il suo Caleb aveva passato quegli anni in un posto così piacevole.

 

C'era una porta socchiusa che Shawn spinse silenziosamente, facendo cenno ad un letto matrimoniale nel quale si sarebbe potuto affermare che non stesse dormendo nessuno; il corpo del castano era talmente piccolo e magro da sembrare solo un mucchio di stracci fra tutte quelle coperte.

 

Jude trasalì quando notò una testolina ricoperta da capelli radi ed estremamente corti.

 

Guardò Shawn confuso e l'amico fece cenno ad una parrucca spettinata che riposava su di una testina poggiata sul comodino.

 

-Vai, avvicinati. Ha il sonno pesante, non se ne accorgerà- gli sussurrò una voce conosciuta.

 

Jude si voltò e riconobbe Axel nel buio, con lo sguardo assonnato ed i capelli raccolti in uno chignon appena abbozzato. 

 

Il biondo abbracciò il marito da dietro e gli posò il mento sopra una spalla mentre entrambi osservavano il rasta dai capelli sciolti e disordinati.

 

-Vieni Ax lasciamolo solo- mormorò poi Shawn, percependo l'imbarazzo di Jude, ed il marito acconsentì, allontanandosi assieme a lui verso il corridoio.

 

Jude deglutì timoroso e cominciò a muovere qualche passo verso il letto.

 

Si inginocchiò davanti al lato in cui dormiva il castano e lo osservò mentre questi dormiva beato e ignaro di tutto.

 

-Sei ancora così bello- sussurrò Jude cercando di non cedere nuovamente al pianto.

 

Il buio mascherava in parte i tratti malati del ragazzo, regalando a Jude un'immagine a dir poco perfetta e angelica del suo fidanzato.

 

Si perché era ancora il suo fidanzato, Jude non riusciva a pensarla diversamente e non vedeva l'ora di ribadire quel concetto una volta che Caleb si fosse svegliato.

 

Non riuscì a trattenersi, voleva toccarlo; gli accarezzò il viso, la testa quasi nuda, gli baciò le mani ormai estremamente sottili, se le posò sulle guance immaginando delle carezze affettuose da parte dell'altro.

 

-Sei veramente un dormiglione- mormorò abbozzando una risata mentre si asciugava l'ennesima lacrima.

 

Voleva disperatamente baciarlo ma decise che per quello avrebbe aspettato il suo risveglio, sempre che il ragazzo in questione si fosse dimostrato d'accordo.

 

Provò ad immaginare la sua reazione: si sarebbe quanto meno infuriato, sia con lui che con gli amici; poi lo avrebbe cacciato via, dicendogli che non aveva bisogno di lui, e alla fine si sarebbe arreso e si sarebbe lasciato coccolare sbuffando.

 

Jude sorrise pregustando il tutto e continuò ad osservare il suo angelo mentre riposava sereno.

 

Aveva sempre amato guardarlo dormire, nonostante non avessero passato chissà quante notti insieme all'epoca in cui erano fidanzati.

 

-Ti amo- soffiò chiudendo gli occhi mentre stringeva sulle labbra una delle sue mani leggère.

 

-Jude! Vieni a metterti sul divano, dormi adesso, dai!-

 

La voce preoccupata di Shawn richiamò l'attenzione del ragazzo, completamente perso nelle sue fantasie assieme al suo ragazzo dormiente.

 

Jude sorrise annuendo e chiese ancora un minuto con il castano, ricevendo un sospiro in risposta da parte del ragazzo che lo osservava sulla porta.

 

Rimboccò le coperte a Caleb e gli baciò teneramente la fronte, sorridendo contro il calore di quella pelle chiara e sottile.

 

Poi lasciò la stanza socchiudendo la porta, non prima di aver dato un'ultima occhiata al suo amore.

 

Erano circa le sette del mattino quando Jude venne svegliato dalla voce gentile di Shawn.

 

Axel beveva del caffè da una grossa tazza, era vestito di tutto punto, stava certamente andando a lavoro.

 

Porse del caffè anche al rasta che accettò subito, aveva dormito solo un paio d'ore e ne avrebbe certamente avuto bisogno.

 

Shawn stava sistemando la colazione su di un vassoio, lanciando delle occhiate a Jude per fargli capire che Caleb era sveglio; Jude sentì un pizzico al cuore.

 

-Io vado tesoro, tienimi tu informato.- aveva mormorato il biondo, dando un bacio al marito prima di lasciare l'appartamento.

 

Jude aveva sorriso.

 

-Sono felice per voi- aveva detto dopo aver preso un sorso di caffè, dirigendosi verso Shawn che gli sorrideva riconoscente.

 

-Che cosa aveva ieri? Si sentiva poco bene?- domandò dopo un po', sorprendendo l'altro.

 

-Ha spesso la nausea durante il giorno. E poi si stanca subito, gli basta una camminata ed ha bisogno di mettersi a letto. Ma sai quanto è testardo, vuole uscire di casa almeno una volta al giorno- 

 

Jude annuì curvando le labbra in un minuscolo sorriso.

 

Gli faceva piacere in un certo senso sapere che Caleb avesse conservato il suo carattere ribelle.

 

-Andiamo? Gli ho parlato, lui aveva capito tutto già ieri sera. Gli sta bene, puoi venire- lo rassicurò, facendo spaventare ulteriormente il rasta.

 

-Come sarebbe? Mi ha sentito?-

 

-Urlavi come un forsennato, ti avrà sentito tutto il palazzo- ridacchiò Shawn -ma sta tranquillo, non è arrabbiato. Ha molta paura. Ha paura di quello che tu potresti pensare di lui e di come è cambiato. È diventato molto insicuro e si vergogna. Sii gentile-

 

Stavolta il suo tono si era fatto serio ed un tantino commosso.

 

Jude annuì.

 

Vai prima tu. Fallo mangiare, fallo vestire se preferisce. Voglio aspettare che sia pronto.-

 

-Fosse per lui non sarebbe mai pronto, Jude. Vieni adesso. Tieni, portagliela tu la colazione-

 

Jude esitò qualche secondo prima di accettare il vassoio, poi si decise finalmente a prenderlo e cominciò ad avviarsi con passi insicuri verso la camera da letto.

 

La porta stavolta era spalancata e Caleb era in piedi davanti alla finestra, con lo sguardo rivolto all'esterno.

 

Mentre si riscaldava le mani sul calorifero sembrò non accorgersi che qualcuno fosse entrato nella sua stanza.

 

Indossava la parrucca. Jude sorrise e sospirò intenerito.

 

Posò il vassoio sul tavolino, richiamando l'attenzione di Caleb che si voltò di scatto per poi rigirarsi immediatamente verso la finestra.

 

Jude si morse le labbra e tentò di dare una sistemata ai suoi capelli, era un vero idiota, non si era neanche pettinato prima di andare ad incontrare il suo ragazzo.

 

Strinse gli occhi e si fece coraggio.

 

-Ciao...-

 

Caleb non rispose, sembrava farsi sempre più piccolo contro quel calorifero a cui si aggrappava come se fosse la sua salvezza.

 

Le forze lo abbandonarono non appena quella voce si fu librata nella stanza.

 

Jude gli si avvicinò preoccupato, non capiva se stesse scivolando o se si stesse rannicchiando di sua volontà.

 

-Ciao Cal, sono io- mormorò Jude piegandosi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza.

 

Caleb nascondeva il viso e non parlava. Gli fece una tenerezza incredibile, sembrava un bambino.

 

Il rasta gli accarezzò un braccio ma Caleb lo respinse.

 

-Sono- tentò di non cedere per l'ennesima volta al pianto -sono J-jude, amore sono io, sono il tuo ragazzo. Caleb amore guadami-

 

Il castano scosse la testa cominciando a singhiozzare, senza avere il coraggio di sollevare il viso.

 

Si strappò con violenza la parrucca dalla testa e si rannicchiò maggiormente su se stesso cominciando a piangere dirottamente.

 

-No, Caleb non fare così, hey, amore guadami! Tesoro ti prego guardami, non avere paura-

 

Jude tentava di accarezzare il ragazzo difronte a lui ma quello non faceva che scansarlo, come un animale ferito.

 

-Sei tu che dovresti avere paura! Perché sei venuto? Perché hai dovuto saperlo, perché Jude! Non vedi quanto faccio schifo?!-

 

Jude si sentì morire per le parole rabbiose di Caleb, pronunciate con una voce talmente rauca e sconnessa da non sembrare la sua.

 

Cadde all'indietro piantando i palmi sul pavimento, incapace di reagire; si aspettava una reazione brusca ma questo era peggio di ciò a cui si era preparato.

 

Il castano non si muoveva, molto probabilmente non ne aveva la forza ma avrebbe voluto.

 

Jude fece appello a tutto il coraggio che aveva, avrebbe sopportato di tutto pur di riconciliarsi con il suo amore.

 

Si mise in ginocchio abbassando il capo sulle gambe sottili del castano, mentre ci si aggrappava delicatamente.

 

-Mi dispiace così tanto, sono stato uno stupido, non ti ho più cercato, mi sono arreso perché ero convinto che non mi volessi più. Sono imperdonabile amore mio, avrei dovuto insistere, avrei dovuto continuare a cercarti in capo al mondo pur di sapere quello che stava accadendo. È stata solo colpa mia. Avrei così tanto voluto esserci amore, non chiedo neanche il tuo perdono perché non ho scuse. Mi dispiace così tanto-

 

Caleb tremava, ascoltava tutto e non parlava.

 

Lasciò che il suo ragazzo gli piangesse sul grembo, avvertendo ogni suo singhiozzo penetrargli in profondità, sotto la pelle, contro le ossa deboli.

 

Era sorpreso, non si aspettava quelle parole, si aspettava solamente risentimento e pietà.

 

Lentamente il suo pianto si acquietò e cominciò a risollevare il viso timidamente.

 

Jude lo sollevò a sua volta, aveva il volto inondato dal pianto e Caleb non riuscì a sopportare il suo sguardo, dovette voltarsi.

 

Il rasta cercò le sue mani che il castano gli concesse debolmente.

 

-È colpa mia, sono io che l'ho voluto. Tu non hai colpe Jude. Non sei costretto a stare qui, non fa niente.-

 

L'altro scosse la testa avvicinandosi a Caleb.

 

Portò una mano a quel dolce e piccolo viso che aveva già accarezzato la notte precedente.

 

Caleb si negò, girando la testa ma Jude non smise di insistere finché non ebbe afferrato, senza troppa forza, il volto del suo fidanzato.

 

Gli baciò delicatamente la testa.

 

Il castano ebbe un fremito; pensava che la sua testa dovesse risultare disgustosa in quelle condizioni ma in realtà non era poi tanto diversa dall'aspetto che aveva da ragazzino, se non fosse stato per la mancanza della cresta.

 

A parte quello l'unica differenza erano le cicatrici.

 

Jude le baciò senza timore, sperando di non far male all'altro che se ne restava rannicchiato ed immobile, sovrastato dal rasta.

 

-Non ho mai smesso di amarti. Ti prego permettimi di farlo ancora. Non potrò mai perdonarmi di non esserti stato accanto in tutti questi anni. So che non è possibile rimediare ma, ti prego, permettimi di rimanere qui. Con te.-

 

Caleb ormai si era calmato.

 

Era stupito dalle reazioni di Jude che sembravano fin troppo preparate, poco istintive.

 

Poi si ricordò che in fondo il suo ragazzo era sempre stato così, e che molto probabilmente si era preparato tutto ciò che doveva dirgli prima di incontrarlo.

 

-Perché ieri sera te ne sei andato?-

 

La voce di Caleb si era calmata ma era pur sempre scossa e rauca.

 

-Vieni? Mettiamoci sul letto, adesso ti spiego tutto, mh?-

 

Jude stava cercando di ridarsi un contegno, si asciugava le lacrime velocemente e tirava su col naso che non faceva che colare a causa del pianto.

 

Il castano acconsentì alla richiesta e respinse l'aiuto dell'altro che tentava di sostenerlo nella risalita.

 

Ci aveva messo anni ad accettare quel tipo di aiuto da Shawn e Axel, non sarebbe stato altrettanto accondiscendente con Jude.

 

Jude appoggiò il vassoio pieno sul letto e Caleb si rannicchiò fra le coperte, cominciando a fare smorfie per il cibo davanti a sé.

 

-Sono un codardo. Ho avuto paura e sono scappato. Temevo la tua reazione, temevo di peggiorare tutto quanto, temevo di star male. Tutto questo mi è caduto addosso nel giro di un secondo e non sono riuscito a gestirlo. Sono disgustoso, sono un miserabile Caleb. Scusami. Ma non ci riuscivo a starti lontano. Anche adesso sono qui perché sono un egoista. Ma ti amo maledettamente tanto e non ci riesco, davvero non ci riesco a lasciarti in pace.-

 

Caleb abbassò il viso.

 

-Non posso accettare che ti rovini la vita per me.-

 

-Sei tu la mia vita-

 

Le mani di Jude avevano afferrato quelle di Caleb e le stringevano con delicatezza, timorose di fargli del male.

 

-E cosa farai dopo? Io sto morendo Jude. Non c'è più tempo per noi. Ti farai soltanto del male. Era quello che volevo evitarti, è un peso troppo grande da portare.-

 

Le mani di Caleb si ritirarono sul suo grembo, rifiutando ancora quelle dell'altro.

 

-Sei tu la mia priorità, non mi frega che cosa ne sarà di me dopo, perché non vedo un dopo in tutto questo. Voglio solo stare con te il più possibile, voglio darti tutto l'amore di cui ti sei privato. Permettimelo Caleb-

 

Il castano si voltò, grattandosi la nuca.

 

-Fa come vuoi. Io ti ho avvisato. L'avevo fatto per te.-

 

Si stava arrendendo, come aveva previsto.

 

-Ma non voglio vederti piangere o dire cose melense. E ti avviso, io non posso più scopare con questo catorcio che mi ritrovo al posto del corpo. Così cambi subito idea se magari credevi diversamente-

 

Jude rise piano, per nulla divertito ma rise, per far piacere all'altro.

 

-Posso baciarti adesso?- 

 

-La mia bocca ha il sapore del vomito, non sarebbe una bella cosa- lo informò il castano, senza riuscire ancora a guardare l'altro negli occhi.

 

-Mi basta che la lingua ti funzioni, per il resto posso sopportare tutto. E poi secondo te perché ti ho portato il caffè?- mormorò il rasta, porgendogli la tazza piena di caffè ormai tiepido.

 

Caleb gli tirò un minuscolo pugno sul braccio, poi accettò la bevanda e buttò giù con disgusto un paio di sorsi.

 

-Ti prego porta tutto via, oggi non sono in vena- si lamentò, toccandosi la bocca disturbato.

 

Jude annuì e portò subito via la colazione, più tardi avrebbe cercato di convincerlo a mangiare.

 

Quando tornò in camera trovò Caleb davanti allo specchio che si sistemava la parrucca.

 

-Ti ricordi quando li avevo così? Non sono più riuscito a farmeli crescere-

 

Il rasta gli si avvicinò abbracciandolo da dietro, mentre si specchiavano insieme.

 

L'altro si irrigidì, poi cercò di scansarsi dal corpo dell'altro ma il rasta questa volta utilizzò la sua forza e lo afferrò per la vita mentre questi si girava.

 

Si ritrovarono viso contro viso, finalmente gli occhi che si incontravano.

 

-Non distogliere lo sguardo...fatti vedere. Sei così bello.-

 

Jude parlava mentre inseguiva gli occhi del compagno, poi prese ad annusargli il collo, lasciandoci bacini delicati che lentamente raggiunsero anche le guance incavate.

 

-Ti avevo detto di non fare il melenso- mormorò, spingendolo delicatamente.

 

Jude lo afferrò ancora con ulteriore forza e fece incontrare prepotentemente le loro labbra, violando subito la bocca del castano che stringeva gli occhi tentando di opporsi.

 

-Ti prego faccio schifo! Jude no!-

 

Non riuscì a lamentarsi oltre perché il rasta, per nulla disgustato dalla bocca del fidanzato, continuò ad insistere inseguendo la sua lingua, seppure intrisa del sapore di medicinali.

 

-Vaffanculo. Mi stai facendo male. E non ti eccitare, fai schifo, sei un necrofilo per caso?-

 

Il rasta sorrise, guardando il gonfiore che gli si era creato in basso, e che Caleb aveva subito percepito.

 

-Significa che non fai schifo come credi. Adesso mi lasci continuare?-

 

-Lasciami in pace, maniaco. Mi stai molestando, sono un povero malato indifeso ti dovresti vergognare, stai usando la tua forza sopra una persona nettamente più deb-

 

-Ma stai zitto- ridacchiò l'altro afferrandolo per le cosce che subito si incrociarono attorno al suo bacino.

 

Caleb strinse le braccia al collo del rasta mentre le loro labbra si incontravano nuovamente, ma stavolta in due sorrisi.

 

Finalmente le loro lingue si cercarono in modo reciproco ed il bacio poté intensificarsi, ricordando ad entrambi i lunghi baci di un tempo.

 

Jude si stese sul letto, tenendo su di sé il corpo leggero del castano che subito gli si avvinghiò, in cerca di maggior contatto.

 

-Sei- lo baciò -sei un fottuto pervertito, fra un po' -lo baciò ancora - fra un po' mi buchi il pigiama con quel lanciarazzi che hai fra le gambe. La smetti? Io non ti aiuto, sono cazzi tuoi!-

 

Entrambi scoppiarono a ridere e Caleb scese dal corpo dell'altro per evitare di peggiorare la situazione.

 

-Vado a farmi una doccia fredda, ho capito...prima però mi prometti una cosa?-

 

Caleb si era già rannicchiato fra le coperte, soffriva particolarmente il freddo da quando aveva perso tutto quel peso.

 

-Cosa?-

 

-Che mi sposerai- mormorò Jude, assumendo tutto ad un tratto uno sguardo serio e pieno di speranza.

 

Caleb sospirò abbassando lo sguardo.

 

-Perché devi rovinare tutto?-

 

Jude si sentì colpire dritto al petto con quella frase. Dunque non voleva più sposarlo. O forse era solo perché gli sembrava inutile, date le circostanze.

 

Stava per rimangiarsi tutto ma il castano parlò prima.

 

-Sarai vedovo. Io lo avevo detto che sei un necrofilo- mormorò scherzando, poi alzò lo sguardo ed incrociò gli occhi di Jude, inumiditi dalle lacrime.

 

-È un si?-

 

-Vai a farti la doccia, pervertito.-

 

 

 

   
 
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