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Autore: _euph0rja    21/01/2020    1 recensioni
L'Euphoria indica uno stato di benessere psicologico e fisico.
Euphoria per me vuol dire stare bene, e io sto bene quando scrivo.
Non importa se non sono una scrittrice, ho le mie idee e voglio sapere cosa ne pensa la gente.
Scrivere significa liberare la mente da tutto, mettere tutto nero su bianco.
Le tue idee, i tuoi disagi, le tue preoccupazioni.
In quello che scrivo metto tanto di me, e vorrei far capire alla gente come sono anche se, al momento, non mi capisco neanche io.
'La scrittura mi protegge. Vado avanti facendomi scudo delle mie parole, delle mie frasi, dei miei paragrafi abilmente concatenati, dei miei capitoli astutamente programmati. Non manco d' ingegnosità.'
- Georges Perec
~Raccolta di piccole storie, piccoli pensieri~
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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"Solo perché non capite
certe cose, non significa
che siano sbagliate."

La mentalità di adesso è troppo limitata.
L'essere diversi è visto come una cosa negativa, se non sei come gli altri sei fuori della società.
Non si accettano i cambiamenti perché, se le cose cambiano, le persone non sanno se possono controllarle.
Non si può controllare il pensiero di qualcuno, gli altri non possono decidere come qualcuno essere.
C'è chi si deve nascondere per non essere giudicato o preso a pugni.
C'è chi deve nascondere il proprio amore per paura.
Anche uno sguardo fa male, forse più delle mani.
Si ha paura delle reazioni di chi si ha accanto.
Come possono reagire i tuoi genitori sapendo che il loro unico figlio maschio è gay?
La paura di aprire bocca, di deludere le persone che ti hanno visto crescere.
-Alec, andiamo.- mio padre mi distrae dai miei pensieri.
-Arrivo.- sospiro alzandomi dal letto e seguendolo fuori dalla casa.
Cammino verso la macchina e, una volta davanti, prendo posto nei sedili posteriori, dietro il guidatore. Apro il finestrino quando mio padre mette in moto; il nuovo profumo mi fa venire la nausea e soffrire di mal d'auto non aiuta.
Il viaggio non dura tanto e, poco dopo, siamo davanti la porta degli Atson.
-Scendete.- mio padre posteggia e io scendo con calma, anche se dentro di me la felicità cresce. 
Bussiamo e la signora Atson, Liz, spunta alla porta. 
-Eccovi! Dai che fra poco è pronto!- è sempre molto felice questa donna, ha sempre il sorriso sulle labbra. 
Ci abbraccia uno per uno, e si sofferma su mia madre, anche troppo. Noto che si dicono qualcosa all'orecchio, ma sono troppo lontano per sentirle. Ma gli sguardi che mi lanciano, mi fanno capire subito l'argomento. Io e Sophie, la seconda figlia degli Atson. 
Parlando del diavolo... - Ciao Alec! - mi abbraccia come se non ci vedessimo da settimane. 
-Ciao Sophie- ricambio l'abbraccio. 
È una ragazza molto bella, occhi e capelli castani. 
Entrambi sappiamo che i nostri genitori ci vorrebbero vedere come una coppia, ma lei sa che io ho interesse per altro e lei è fidanzata. Si vede che è innamorata, quando parla del suo lui ha una luce negli occhi indescrivibile, sorride come non fa per altro. 
-Alec, ti dispiace andare a chiamare David? - annuisco alla donna, avviandomi verso l'ultima porta del corridoio. 
Busso ma non ricevo risposta. Riprovo altre due volte e, alla terza non risposta, entro. 
Sento il mondo crollarmi addosso, la mia unica certezza scomparire. 
-Che stai facendo!?Scendi subito da lì!- tento di avvicinarmi, ma David mi ferma.                                                                                                                                            Si volta verso di me, i suoi occhi non esprimono niente. 
-Non puoi fare più niente, Alec. Non puoi più salvarmi.- sorride malinconico.
-Che vuoi dire?!- tento di avvicinarmi, ma ad ogni mio passo, si sporge sempre di più oltre la finestra. 
-Sai, Alec..., avevi ragione quando dicevi di volerlo tenere per te. La gente non è mai riuscita capirci.- scuote la testa- Ti sembra mondo un posto dove non puoi essere te stesso? Dove non puoi esprimere i tuoi sentimenti per paura delle parole o di finire in ospedale con lividi dappertutto? Sognavo di poter vivere come tutti, di mettere la paura da parte... Poi sei arrivato tu.- sorride mentre guarda fuori, poi si volta verso di me. 
Una lacrima gli scorre sul volto; quel volto che ho accarezzato e baciato innumerevoli volte, quel volto che mi ha fatto tornare a sorridere. 
-Sei entrato dalla porta di casa con quel cappellino  che odio e, che pur sapendolo, continui a mettere. Eri un ragazzino, devo dirtelo, all'inizio ti odiavo.- ride guardandomi -Te lo dissi in faccia una volta! Mi hai guardato malissimo. Ci odiavamo, forse solo perchè non potevamo amarci... Mi ignoravi, allora io ti prendevo per il culo per farmi notare. Cercavo in tutti i modi di stare accanto a te e farti sorridere e, quando ci sono riuscito, mi sono sentito in un altro mondo. Mi sono innamorato di te la prima volta che hai sorriso, ma forse ero troppo stupido per capirlo.- abbassa lo sguardo mentre tanti ricordi mi tornano in mente. 
-Mi sembrava impossibile innamorarmi di un ragazzo; innamorarmi di te... Quando mi baciasti per la prima volta, non sapevo che fare, sapevo solo che era la cosa giusta.- mi guarda e io, come la prima volta, mi perdo in quel verde. 
Ho sempre amato i suoi occhi. Sono gli occhi della prima persona che mi ha amato davvero. 
-Perché? Perché vuoi lasciarmi da solo?- delle lacrime mi bagnano il viso. 
-Non ce la faccio più, Alec!- si porta una mano tra i capelli, tirandoli leggermente. 
-Non riesco più a vivere! Respiro con la paura di uscire e ricevere altri pugni, non riesco a guardarmi allo specchio senza distogliere lo sguardo per i lividi. Che vita è una dove non puoi neanche amare chi vuoi?  Non voglio più avere paura Alec.- singhiozza, le guance arrossate e gli occhi pieni di dolore -Non voglio più svegliarmi e addormentarmi con l'ansia di iniziare un nuovo giorno.- non ho mai pensato che potesse sentirsi così.. 
Si è sempre dimostrato forte e io non mi sono mai accorto della corazza che si era costruito addosso. 
Sono stato così cieco.. 
-Non sei solo! David, ti prego, non lasciarmi!- mi avvicino, ma mi fermo appena si sporge un po' più fuori dalla finestra. 
-Scusa, scusa se non ti ho dimostrato abbastanza quanto ti amo. Scusami, ma, ti prego, non lasciarmi..-singhiozzo, i suoi occhi sono fissi in un punto ben preciso. 
-Avvicinati.- mi prende il viso tra le mani e mi bacia. 
No ne avrò mai abbastanza dei suoi baci, delle sue labbra, di lui. 
Si stacca lentamente da me e punta i suoi occhi nei miei. 
-Ti amo così tanto.- una lacrima mi bagna il viso ancora umido per le lacrime precedenti. Sorride... è così bello quando sorride. 
-Anch'io, tanto.- mi accarezza la guancia -Ma il mondo non è fatto per tutti.- la sua mano scivola via dalla mia guancia, lui scivola via da me. 
Troppo tardi mi sono accorto che il mondo non era fatto per lui. 
Era troppo buono per un mondo così crudele.

 

   
 
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