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Autore: Shaara_2    22/01/2020    18 recensioni
“Ben perché non sei tornato da me?” gli chiese, asciugando le lacrime.
Ma lui rimase immobile a guardarla, sorpreso e senza fiato.
“Rey? Sei tu?” le rispose, incredulo, aggrappandosi al cristallo kyber che lo teneva prigioniero. “Pensavo che non ti avrei più rivisto.”
***
Ciao a tutti. Ho deciso di scrivere questa breve storia REYLO (Ipotetica relazione sentimentale tra Rey e Ben Solo), per raccontare un possibile Epilogo “soddisfacente” dopo TROS. Come tutti i miei racconti, ci sarà il lieto fine. Questa storia è ispirata alla filosofia degli Je’Daii. Buona lettura
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Finn, Kylo Ren, Maz Kanata, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Principi di indeterminazione



 
Capitolo 1

Immagine presa dal sito che puoi trovare qui

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A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams


​⧫⧫⧫

Questo è amore: volare verso un cielo segreto, far cadere cento veli in ogni momento.

(Rumi)
 

⧫⧫⧫
 

 

Come ogni sera, Rey si sedeva sull’uscio della casa dei Lars. Dava un’occhiata al deserto che la circondava. Osservava i due soli calare sotto la linea dell’orizzonte. Aspettava che svanissero in silenzio. E, come ogni sera, si sentiva sola. Sola, come era sempre stata. Sola, come non era stata mai.

Luke e Leia le erano apparsi quando aveva deciso di dare una sepoltura simbolica alle loro lightsaber. Ma, da allora, non li aveva più visti.

Così come non aveva più visto i suoi amici della Resistenza. Chissà se ancora si ricordavano di lei? Certo, era felice che adesso tutta la Galassia fosse in pace. Ogni cosa aveva ripreso il suo posto. Il male era stato vinto per sempre. Nella sua mente si immaginava che ormai tutti fossero felici. Tutti. Forse, quasi tutti. E lei? Che cosa poteva dire di se stessa? Aveva preso il cognome di Luke, ma niente era cambiato. Tranne che nessuno sarebbe tornato a prenderla. Almeno non chi sperava. E, da quella solitudine interiore, nasceva ogni sera la stessa domanda: lei, chi era?

“Una diade nella Forza” le aveva detto Ben, poco prima di morire.

“Una diade spezzata” ripeteva a se stessa ogni sera.

Ma, poi, si alzava per chiudere la porta. Guardava la luna alzarsi nel cielo e aspettava in meditazione. Lievitando, gravitava a mezz’aria.

Luke e Leia le erano apparsi una volta. Era molto concentrata, quella volta. Forse, se si fosse concentrata abbastanza, avrebbe potuto vederli ancora. Forse, era solo una speranza. Ma lei sperava ancora di poter rivedere… Ben. Chissà se era diventato tutt’uno con la Forza? Chissà perché non si era fatto mai vedere? Che fine aveva fatto? Possibile che un esperto delle vie della Forza, come lui, non avesse imparato ad apparire dopo la morte?

O, forse, era offeso con lei. Forse, aveva sperato invano che lei gli cedesse un poco della sua energia vitale, prima di morire. Lei non si era nemmeno accorta che gliel’aveva lasciata tutta, fino all’ultima goccia. Aveva dato tutto a lei, senza tenere nulla per sé. E, così, era morto, dandole appena il tempo per un bacio. Morto. Ed era per sempre.

A quel pensiero, cominciò a piangere. Non era la prima volta. Anzi, lo faceva sempre. Ormai, era l’unica cosa che riusciva a fare. Spegneva il fuoco esausta e si buttava nel letto. E, sdraiata su quel vecchio materasso, che era stato di Luke, piangeva fino a che non le mancava il respiro. Fino a che il sonno non la rapiva.

Quello era il suo unico conforto. Nel sonno, traditore, riviveva tutti i suoi incubi. Lei che affrontava Palpatine. Lei che era impotente, mentre Ben veniva lanciato dentro ad una fossa. E, poi, quel mare di fulmini. Sentiva ancora il dolore della sua pelle che si lacerava. E il lezzo della carne bruciata. Non c’era scampo da quell’incubo. La sua morte si ripeteva all’infinito, alternata solo dalla morte di Ben. E lei era sempre impotente. Non poteva fare nulla. Solo piangere. Ma, da qualche tempo, i suoi sogni erano mutati.

Per qualche ragione inspiegabile, ultimamente, alla fine dei suoi incubi, le appariva una farfalla.

Una farfalla blu e luminosa. Non le aveva mai viste nella realtà, eppure, era certa che dovessero esistere da qualche parte. E, per quanto potesse sembrare strano, la facevano sentire meglio.

A volte, pensava che fosse Ben che cercava di darle conforto. Forse era tutto quello che riusciva a fare, dopo aver passato quasi tutta la vita prigioniero del lato oscuro. Però, ogni notte, la farfalla era più chiara, il suo colore più vivace, la sua luce più intensa.

Così, infine, decise di seguirla. Se quella farfalla era davvero Ben, avrebbe trovato un modo per parlargli o di insegnargli ad apparire nella sua forma umana. Forse, stava già facendo tutto il possibile. Forse, non l’aveva dimenticata. Non poteva esserne certa, ma voleva saperlo.

Così, con questi pensieri di speranza, si addormentò nel suo letto. Senza lacrime e rimpianti, ma solo con la speranza di vederlo ancora.

Come il sonno prese il sopravvento, cominciò a sognare. Rivide gli ultimi mesi della sua vita. Li affrontò in silenzio e, come ogni volta, uccise Palpatine e poi attese di rivedere Ben. Le bastava rivivere quell’attimo in cui lo baciava. Lui stava lì fermo a guardarla. Felice, estasiato e con gli occhi di chi stava vivendo per la prima volta. Era stato fantastico poterlo toccare e stringere tra le braccia. Aveva sentito il suo calore avvolgerla. L’aveva sentito tremare nella sua stretta. Poi, mentre ancora metteva a fuoco le immagini, le aveva sorriso. In quel momento, si era sentita felice. Ed era certa che l’uomo che aveva davanti non era più Kylo Ren, ma Ben Solo. Il suo Ben.

Con l’emozione di rivederlo ancora, rimase lì, ferma, a guardare il proprio corpo inerme, mentre giaceva morta sul pavimento. Aveva appena ucciso Palpatine. E, sì, era morta anche lei, come tutte le sere in cui riviveva quell’incubo, ma Ben sarebbe andato presto a salvarla. Così attese. Tanto, il sogno che riviveva era sempre lo stesso. Ben l’avrebbe baciata, trasferendo la sua forza vitale nel suo corpo. Ancora una volta, sarebbe morto dopo pochi minuti ma, per un attimo, sarebbe stato suo. Le sarebbe bastato quello. Giusto un attimo.

Sognando di assaggiare quelle labbra, attese ancora e ancora. Ma, ad un certo punto, capì che qualcosa doveva essere cambiato, perché Ben non usciva più dal fosso. Non la salvava. Ed era vero che quello era un sogno ma, comunque, qualcosa non tornava. A quel punto, si chiese: “E se io non fossi del tutto morta?” Poi, osservò una piccola lucina blu venire verso di lei. Il puntino si accese e, infine, si trasformò in farfalla e cominciò a volare intorno alla sua testa. La guardò con occhi colmi di speranza. Che fosse Ben? “Ben? Sei tu?” chiese, osservando la farfalla. Ma nessuno le rispose. “Ben, lo so che questo è sogno, per favore rispondimi! Non puoi lasciarmi anche nei sogni. Per favore, torna da me.” Ma non sentì alcuna voce risponderle. Invece la farfalla cominciò ad allontanarsi con quel suo volo rapido e serpeggiante.

Così, con aria curiosa e il cuore che incalzava nel suo petto, iniziò a rincorrerla. In sogno, si alzò dal suo letto, aprì la porta e uscì dalla casa su Tatooine.

Camminò sul mare di dune, per ore e ore. Inseguì la farfalla fino alle aride rupi di Jundland Wastes. Arrivata lì, con un balzo, cominciò a volare, fino alle vette più alte. Ma, raggiunta la cima, che imperversava sul mare di sabbia, trovò una piccola grotta. Un passaggio stretto, frastagliato e angusto, che nessun uomo avrebbe mai desiderato attraversare.

“Lo so che questo è solo un sogno” disse a voce alta. “Ma io non mi sento di entrarci.”

Fu a quel punto che la farfalla tornò indietro. Le volò accanto per qualche secondo, per poi lanciarsi dentro alla fessura. Rey sospirò e, facendosi coraggio, entrò nella grotta.

Era buio, c’era umido, un caldo insopportabile e uno strano odore di zolfo. Sapeva che era un sogno, ma camminò talmente tanto da avvertire un forte dolore ai piedi. Si guardò le caviglie e sussultò.

“Cavolo!” esclamò stupita. “Sono uscita scalza.”

E, proprio mentre lo diceva, come ci si può aspettare da un incubo, scivolò per terra e una lieve corrente d’acqua tiepida la trasportò fino al fondo della grotta.

“Dove diavolo sono?” disse, guardandosi intorno, senza però riuscire a vincere le tenebre.

In effetti, non si vedeva nulla. Così, cercando di abituare gli occhi all’oscurità, tentò di avanzare a tentoni nel vuoto. Annusò il pesante odore di zolfo. Poi, dal nulla, la farfallina apparve di nuovo.

“Sei tu?” le disse, con un sorriso.

Rey la seguì, ignorando la corrente. La seguì fino a scoprire una sorgente. Un sorgente di acqua sulfurea e luce. Entrambe sgorgavano da una grossa lastra di cristallo azzurra. Azzurra come la farfalla. Rey si avvicinò, facendosi milioni di domande ma, poi, quando fu davanti all’enorme Kyber di cristallo, spalancò la bocca per ciò che aveva davanti. 

Le luci altro non erano che milioni di farfalle che volavano e volavano, disegnando figure che illuminavano l’oscurità della grotta. L’odore di zolfo era intenso. Rey cercò la sua farfalla blu, senza trovarla. Come attratta da una forza invisibile, si buttò dentro al fiume che scorreva sotto la sorgente. Prima un piede e poi l’altro e poi dentro, fino al collo. Ma qualcosa ancora la chiamava, così si immerse fino ad arrivare al fondo. Trasse un grosso respiro, nuotando fino a toccare qualcosa. Sembrava un cristallo. Ma, quando lo toccò, fu pervasa da uno strano presentimento. Osservò il suo palmo mentre era posato sul fondo. Allontanò il viso per capire meglio.

“Che cos’è?” si domandò, incuriosita.

Lo analizzò con attenzione. Una grandissima lastra opaca, ma ancora in grado di riflettere la luce, faceva da letto al fiume delle mille farfalle. Una immensa superficie calda e potente.

“La Forza” pensò, mentre assorbiva l’energia di quel materiale. “Sembra un grandissimo kyber, legato alla Forza. Perché la farfalla mi ha portato qui?” si domandò, mentre cercava di guardare oltre al cristallo. “Perché sto sognando questo posto?”

Poi, una piccolissima luce, oltre al vetro, attirò la sua attenzione.

“Aspetta, c’è qualcosa qui dentro.”

Incuriosita, guardò attraverso il fondo e vide un grande spazio vuoto, come una stanza. E, in lontananza, riuscì a intravedere una piccolissima luce accesa. Qualcuno stava seduto davanti ad una scrivania. Non era certa, ma sembrava una figura umana. L’immagine sembrava intenta a sfogliare dei grandissimi libri. Li scorreva avidamente e li metteva da parte, come se stesse cercando qualcosa. Con una spinta dei piedi, Rey si appoggiò con tutto il corpo sul cristallo per vedere meglio. Per sentire più energia. E, proprio in quel momento, la figura oltre al vetro alzò lo sguardo. Milioni di luci avanzarono verso di loro. Ma non erano farfalle. La figura, dall’aspetto umano, mosse il volto. Rey spostò gli occhi, facendo un un balzo all’indietro. Il suo cuore smise di battere. L’aria cominciò a mancare. Le piccole luci le andarono incontro, alternando milioni di riflessi argentati con bagliori multicolori. Ma lei non si curò di loro. Cercando di trattenere il fiato, osservò il nervosismo con cui la figura oltre al vetro spostava i libri, come se stesse cercando di vederla meglio. Le luci diventarono più grandi e Rey si girò per osservarle, comprendendo che erano solo degli strani pesci luminosi. Chissà perché le erano corsi incontro? E, per quale strana ragione, sembravano intenti ad avvolgere la sua forma.

“Che volete da me?” gli domandò, cercando di evitarli.

Ma poi la figura davanti a lei catturò, di nuovo, la sua attenzione. Ora che lo vedeva meglio, era certa che fosse un uomo. Era avvolto da un grosso mantello. Un cappuccio ricopriva il suo capo. Eppure, le ricordava qualcosa. Lo vide alzarsi di scatto. Non poteva dirlo con certezza, ma quell’uomo sembrava allarmato, perché sollevandosi dalla scrivania, fece cadere numerosi libri. Poi, spostato il lungo mantello da un lato, si precipitò verso il cristallo. I pesci luminosi cominciarono a volare tutto intorno e Rey si rese conto che era a corto d’ossigeno.

“Com’è possibile? Questo è solo un sogno!”

Ma non poteva più resistere, così cominciò a risalire, mentre milioni di farfalle colorate le andavano incontro, lanciandosi verso di lei. Quasi fino a sfiorare l’acqua. Fino quasi a toccare i piccoli pesci colorati che le nuotavano intorno. L’uomo posò le mani contro al vetro. Bagliori di luci scintillanti ondeggiavano oltre il pelo dell’acqua, ma lei continuava a guardare sotto. Verso il pesante cristallo kyber. Verso l’uomo avvolto nel mantello. Ed era quasi fuori dall’acqua quando, lui, si tolse il cappuccio, mostrando il suo viso. Improvvisamente, i piccolissimi pesci luminosi cominciarono a coprire il cristallo, come se volessero impedirle di vederlo. Ma lei lo vide. Il suo volto apparve chiaro come un raggio di luce. E non c’era altro da dire. Questo era un sogno o forse un incubo. Ma non lo stesso incubo di tutte le sere. E tutto ciò che sapeva, adesso, era che non poteva più stare dentro l’acqua. Doveva uscire. Doveva respirare. Doveva lasciare quell’immagine, quell’uomo. Ma le bastò meno di uno solo sguardo per capire chi avesse davanti. Fece un ultimo sforzo, mentre le bolle scuotevano l’acqua in piccoli cerchi.

E, come se stesse per morire, come se dirlo a voce alta bastasse a farla restare, pronunciò il suo nome: “Ben.”

 

Butterfly Star Wars

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

Destiny of a Jedi - John Williams

 


 


 

Angolo della scrittrice 

Ciao a tutti. Poiché la depressione mi sta rendendo difficile finire l’altra storia, ho pensato di lasciarvi questo racconto breve. Saranno al massimo dieci capitoli, quindi, spero di non annoiarvi troppo. Non preoccupatevi se all’inizio è deprimente, il lieto fine è terapeutico e non vi posso rinunciare. So che non è carino chiederlo, ma sapere che cosa ne pensate è terapeutico, come il lieto fine. Questa storia è ispirata alla filosofia degli Je’daii. Buona lettura (Ps: per favore passate a ringraziare IndianaJones che, come sempre, edita quello che scrivo. Grazie Ale <3)

 

 

   
 
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