Non c’è due senza
tre
- Qualche anima pia può spiegarmi perché ho dovuto fare due
bambini?! – esclamò Ginevra Weasley, entrando nella camera da letto che
condivideva con suo marito, intento a leggere un libro seduto sul letto.
- Ne
volevi tre? – domandò con fare innocente Harry Potter, alzando appena il volto
dal suo tomo sul Quidditch.
Ginny gli scoccò un’occhiataccia, mentre si
infilava la camicia da notte.
- Fa poco lo spiritoso, Potter! Tuo figlio
maggiore oggi pomeriggio ha fatto un volo terribile dalla sua scopa
giocattolo!
- Oh, Ginny, si è solo sbucciato un ginocchio! – sospirò Harry,
scuotendo la testa.
- Per forza che non si è fatto niente, è caduto su
Al!
Era furente, glielo si leggeva negli occhi. Tuttavia, suo marito parve
non accorgersene troppo.
- Neppure Al è in stato così confusionale – alzò le
spalle.
Ginny cominciò a borbottare fra sé, preferendo non inveire su suo
marito. Aveva passato una giornata anche troppo pesante per subirsi un litigio
con lui. Fu così che si buttò sul letto, sbuffando rumorosamente.
- Ho caldo
– annunciò, con il volto premuto sul cuscino.
- Spogliati – gli suggerì
Harry.
- Sì, così facciamo il terzo figlio – sbottò Ginny, per poi rigirarsi
a pancia in su.
Rimasero in silenzio per un po’, almeno fino a quando Harry si sporse
verso di lei con fare giocoso.
- Come lo chiameremmo il terzo?
- Non ci
sarà un terzo, Potter, abituati all’idea.
- Dai! Abbiamo due maschi, io
voglio una femmina!
- E io voglio dormire.
Harry scosse la testa, tornando
a leggere non del tutto convinto. Ginny intanto, cercando un po’ di frescura fra
le lenzuola, si rigirava continuamente. Dopo un po’, Harry ci riprovò.
- Io
la chiamerei Lily, se fosse una femmina.
Ginny si immobilizzò.
- Lily…
Lily Luna, magari – ripeté pensieroso Harry.
- Me la immagino già, con i capelli rossi e i tuoi occhi.
Non
dargliela vinta, Ginny. Non è lui che deve portarsi nella pancia un bambino per
nove mesi, sei TU!
- Stavolta potrei prendere dei giorni di ferie, almeno, nel primo periodo
dopo la sua nascita.
Ti sta raggirando, Ginny. Non si prenderà proprio
nessun giorno dal lavoro per badare al bambino! Non l’ha fatto per James e Al,
chi te lo assicuro che lo farà per “Lily”?
- Sai che carina, una femmina? A voi donne non piacciono di più, così potete vestirla e pettinarla come volete?
Chi te lo assicura che sarà poi una femmina, eh, Ginevra? Potrebbe essere
un altro maschio! E tu non vuoi più maschi, vero?
- In fondo, ormai,
James ha quasi tre anni e Al due, sarebbe il momento perfetto, così non sono né
troppo grandi né troppo…
Ginny non ce la fece a sopportare ancora e ancora il
marito. Di botto si alzò in piedi sul letto e, sotto il suo sguardo stupito, gli
si buttò addosso.
- Smettila! – disse lamentosa, sapendo però in cuor suo che
quando suo marito si metteva in testa qualcosa, poi riuscire a non farsi
convincere era pressoché impossibile. Harry ridacchiò, mentre l’acchiappava e la
stringeva forte a sé.
- Era solo un’idea, non uccidermi, ti prego – le sussurrò con gli occhi
che gli brillavano.
- Certo, solo un’idea – bofonchiò Ginny, posando il
volto nell’incavo del suo collo.
Harry stava giusto per rispondere, quando la
porta si aprì in un cigolio.
James, con il suo peluche preferito in mano
regalatogli da Hagrid, li guardò curioso.
- Cosa succede, Jamie? – domandò
Harry, mentre teneva ancora stretta a sé sua moglie. James lo fissò un attimo,
pensieroso. Poi, dopo essersi morso un labbro, scoppiò in singhiozzi.
- Mi fa
male! – pianse forte, mentre toccava il ginocchio che appena qualche ora prima
si era sbucciato.
Harry e Ginny sbatterono un paio di volte le sopracciglia,
per poi sciogliersi in un sorriso dolce. Ginny si staccò dal marito, per poi
andare da James, che ancora piangeva in piedi sulla porta, con il peluche
lasciato cadere ai suoi piedi.
- Su, vieni amore – gli disse Ginny,
prendendolo in braccio. Proprio in quel momento, però, si accorse di un’altra
figura dietro James, appena nascosta nel buio del pianerottolo.
- Cosa c’è,
Al? – gli domandò preoccupata. Il bambino la fissò con i suoi occhi smeraldini,
per poi alzare le spalle, e superarla per andare da suo padre.
- Qualcuno si
sentiva solo – rise Harry, sporgendosi per prenderlo e posarlo accanto a sé sul
letto, mentre Al annuiva ridendo.
Ginny, intanto, con James ancora in
braccio, lo coccolò un po’, cercando di calmarlo. Quest’ultimo parve un po’
rincuorarsi, anche grazie al papà che aveva iniziato a fare facce buffe sia a
lui che a Al, facendoli ridere.
- Fa ancora male? – domandò dolcemente Ginny
al suo primogenito, che scosse la testa, recuperando un po’ della sua abituale
vivacità.
- Bene! Allora, vieni qua, Jamie, devo chiedervi una cosa! –
esclamò entusiasta Harry, mentre James si dimenava fra le braccia della madre
per scendere. Quest’ultima lo lasciò andare sul letto.
- Cosa, cosa? –
domandò eccitato James.
- Ascoltatemi – cominciò serio, guadagnandosi le
occhiate curiose dei suoi due figli.
- Che ne dite… la volete una sorellina?
Ginny si portò una mano al volto.
James, dal canto suo, corrugò la
fronte, per poi scuotere energicamente la testa, provocando così ilarità in
Ginny.
- Perché no?! – esclamò deluso Harry.
- Perché c’è già Al! –
rispose James, alzando gli occhi al cielo, come se fosse una cosa troppo facile
da capire.
- Ma lui non è una femmina! – ribatté Harry.
- Io non ne satei
situro!
Albus, troppo piccolo per capire la presa in giro, si mise comunque a
ridere, mentre Harry tirava al suo fratellino uno schiaffetto delicato in
fronte.
- E invece il vostro papà vuole una femmina! Al, sei con me?
Albus Severus rise, battendo le mani.
- Sì! E tu Jamie, la vuoi la
sorellina? – Harry fulminò con gli occhi il suo primogenito che, alla vista del
suo sguardo minaccioso, saltò in piedi sul letto e cominciò a saltellare.
-
Sì, sì, una sciotellina!
Ginny, intanto, aprì la bocca strabuzzata.
-
L’hai corrotto! Lui non la vuole! – esclamò indicando James, che saltava ridendo
sul letto. Harry alzò le spalle, con la chiara espressione angelica che sua
moglie non poteva sopportare.
- Non fare quella faccia, Potter – lo minacciò,
puntandogli un dito contro. Quest’ultimo sorrise pacifico, mantenendo intatta la
usa espressione.
- Potter, mi sto avvicinando.
- Ti vedo, amore, e so che
tu in confronto a Lord Voldemort sei un pasticcino alla panna! Cosa potresti
farmi?
Neanche a ripeterlo una seconda volta, Ginny gli si avvicinò correndo
con la mano pronta a picchiarlo giocosamente, quando lui, prendendo in braccio
prima Albus e poi James in malo modo, corse fuori dalla stanza, fra le risate
generali.
- Aiuto, aiuto, un pasticcino alla panna ci rincorre! – lo sentì
urlare Ginny, mentre James urlava e Albus continuava a ridere.
Rimasta sola
nella stanza, Ginny si ritrovò nuovamente a sospirare. Pensò e ripensò
poi, alla fine, quando vide sbirciare spaventati nella stanza James, Albus e
Harry con le espressioni più spassose che avesse mai visto, credette di sentire
il cuore nel suo petto esplodere di felicità.
- E va bene, Harry! Metti a
dormire i tuoi uomini, io intanto, visto il caldo insopportabile, mi leverò
la camicia da notte!
In quel momento, un Harry Potter molto veloce,
scaraventò i suoi figlioletti a letto.
Cosa si
può fare in un giorno particolarmente iniziato male, statisticamente noioso e
scientificamente caldo? La mia seconda short-fic su Harry/Ginny, naturalmont
*___*
In questo periodo mi è tornata la malinconia di Harry Potter, che ci
potete fare? Quest’idea mi è venuta ieri sera nel letto, pensando: “ma quella
povera crista di Ginny, tre figli doveva sfornare? Lei era così entusiasta? Ed è
venuto fuori tutto ciò.
Spero comunque che vi sia piaciuta! Detto questo, bye
bye e buon proseguimento di vacanze a tutti =)