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Autore: evelyn80    23/01/2020    5 recensioni
In occasione del 42esimo anniversario della sua morte, Terry Kath, dall'aldilà, aspetta la visita dei suoi vecchi amici e compagni di band.
Scritta in memoria del chitarrista dei Chicago, che ci lasciava quarantadue anni fa e che tra una settimana avrebbe compiuto 74 anni.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Laudir de Oliveira, Terry Kath
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Voci dall'aldilà'
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42nd Anniversary

 

In loving memory of Terry Alan Kath


 

23 gennaio 2020

Terry Kath guardò l'orologio e trasse un lungo sospiro. Erano già cinque ore che se ne stava fermo, lì impalato davanti a quella finestra, e ancora non si era visto nessuno.
«Vuoi vedere che si sono dimenticati?», mormorò cupo, lo sguardo triste.
Aguzzò la vista, ma la situazione non cambiò: il Forest Lawn Memorial Park Cemetery di Glendale rimase inesorabilmente vuoto. *1
Sbuffò, in un misto di impazienza e di sgomento. Possibile che, di tutti e sei, proprio nessuno si fosse ricordato di lui?
Una voce alle sue spalle lo strappò dalla sua mestizia.
«Ehi, amigo, cosa stai combinando? Non hai buone azioni da fare, oggi?».
Terry si voltò, trovandosi faccia a faccia con Laudir de Oliveira. Il brasiliano sfoggiava la sua migliore pettinatura afro e stringeva alcuni fogli tra le dita della mano destra.
«Brasileiro... no, oggi non ho niente da fare. È un giorno speciale».
Laudir rifletté per un istante, gli occhi rivolti al cielo, poi si ricordò.
«Ah... già... oggi è il tuo anniversario. Quanti anni sono?».
«Quarantadue», rispose Terry con un altro sospiro. «Di solito i ragazzi vengono a farmi visita, ma sono qui da un sacco di tempo e non si è ancora visto nessuno». *2
Il brasiliano si affacciò alla finestra, mettendosi al suo fianco. I due uomini rimasero a fissare il cimitero vuoto in religioso silenzio.
Finalmente, dopo alcuni minuti, qualcosa si mosse. Due settantenni dall'aria distinta, uno moro e l'altro brizzolato, si avvicinarono alla lapide di pietra scura.
«Oh, ce l'hanno fatta, che diamine!», esclamò Terry, alzando il pugno al cielo in segno di vittoria.
Robert Lamm e Lee Loughnane, i lunghi cappotti che ondeggiavano al ritmo dei loro passi lenti, si accostarono alla tomba e deposero una rosa bianca per ognuno.
«Certo che Bobby si è mantenuto bene», commentò Laudir osservando il tastierista. «Non ha nemmeno un capello bianco!».
«La tintura per capelli fa miracoli, non lo sapevi?», ghignò il chitarrista, voltandosi per un istante verso il suo compagno. «Ha voluto la moglie giovane? E allora se la deve saper conservare!». *3
I due ridacchiarono mentre Robert e Lee, dopo una breve preghiera, si diressero nuovamente verso l'uscita.
Passarono solo pochi minuti, ed ecco che altre due figure comparvero nel vano della finestra da cui Terry e Laudir erano affacciati. Walter Parazaider stava arrancando in direzione della tomba, sorretto dalla moglie Jacklynn.
«Ecco quel dannato sassofonista. Ancora non gliel'ho mica perdonato del tutto, di avermi soffiato la ragazza, sai?», esclamò il chitarrista, voltandosi verso il brasiliano che lo fissò con aria interrogativa. «La moglie di Walt era la mia ragazza», spiegò Terry. «Quel maledetto me l'ha soffiata prima ancora che formassimo i Chicago». *4
Laudir sogghignò e l'altro riprese. «Però, quando ci siamo visti sei mesi fa, non gli ho detto niente. Anche lui non fa altro che pensarci, quindi va bene così».
«Hai incontrato Walter?».
«Sì... entrambi dovevamo fare una buona azione».
Terry non aggiunse altro e il brasiliano non chiese spiegazioni. Le buone azioni non avevano bisogno di essere raccontate. Andavano fatte e basta, se si voleva ottenere un po' di sconto di pena.
«Certo che è messo proprio male... poveretto», commentò Laudir, osservando il modo in cui il sassofonista si premeva la mano sul cuore.
«Già... ho la vaga sensazione che ci raggiungerà presto».
Dopo aver deposto il suo fiore, Walter si incamminò lentamente in direzione dell'uscita, tenuto sottobraccio dalla moglie. Proprio sul cancello incrociò James Pankow. I due si scambiarono un abbraccio fraterno, poi proseguirono in direzione opposta.
Jimmy raggiunse la lapide a grandi falcate. Nonostante l'età era ancora molto agile. Fece cadere la sua rosa sulla tomba, si fece velocemente il Segno della Croce e poi scappò via, le lacrime che gli inondavano la faccia.
Terry trasse l'ennesimo sospiro. James era sempre stato l'unico a piangere ogni volta.
Passò una mezz'ora senza che si vedesse anima viva. Laudir lanciò un'occhiata distratta alle carte che aveva in mano, poi tornò a guardare fuori dalla finestra.
«Se devi andare, vai pure», disse il chitarrista indicando i fogli. «Le buone azioni non vanno fatte attendere».
Il brasiliano si strinse nelle spalle. «Ormai voglio aspettare anche gli ultimi due. Sono anni che non li vedo».
Terry lo fissò, stupito. «Da quant'è che non ti affacci sull'aldiqua, scusa?».
«Veramente lo faccio tutti i giorni», replicò Laudir, «ma per guardare altre persone».
Il chitarrista annuì. «Già... dimenticavo che tu, con noi, sei rimasto solo per pochi anni». *5
Qualcosa si mosse oltre la finestra. I due tornarono a osservare, in tempo per vedere un uomo completamente calvo raggiungere la lapide scura.
«Ecco Danny! Maledetto batterista, quante ne abbiamo combinate, insieme!». Il volto di Terry si illuminò del suo miglior sorriso alla vista di Daniel Seraphine. «Ti sei deciso ad accettare la tua calvizie, finalmente, eh? Ma anche il parrucchino ha avuto la sua utilità. Senza di esso, non avrei potuto salvarti la vita».
Laudir lo fissò ancora interrogativamente e il chitarrista gli raccontò di quando, durante un concerto dei Chicago tenuto sotto una tempesta sferzante, aveva tirato il parrucchino a Danny staccandoglielo dallo scalpo, per farlo scappare via prima che gli cadesse addosso una delle colonne di sostegno delle luci. *6
I due uomini scoppiarono a ridere di gusto e a Laudir sfuggirono i fogli dalle mani. Terry li afferrò al volo e li restituì al legittimo proprietario prima di rimettersi a guardare dalla finestra.
Il batterista era andato via dopo aver deposto la sua rosa e ora il cimitero era nuovamente deserto.
«Manca soltanto Bellicapelli», disse il chitarrista dopo aver tratto un lungo respiro, facendo sghignazzare Laudir ancora una volta.
E, infine, l'ultimo dei membri fondatori dei Chicago fece il suo ingresso nel cimitero.
Peter Cetera era il più anziano di tutti e non aveva mai fatto nulla per curare la sua immagine. A settantacinque anni suonati aveva quasi l'aspetto di un novantenne, anche se la relativa agilità di movimento tradiva la sua vera età.
Il bassista si chinò per posare la sua rosa bianca, poi passò una mano tra i corti capelli altrettanto bianchi e alzò lo sguardo al cielo. Dopo pochi istanti voltò le spalle alla lapide e se ne andò.
«E anche quest'anno sono venuti tutti!», esclamò Terry soddisfatto, facendo scrocchiare le spalle e allontanandosi dalla finestra. «All'inizio avevo avuto paura che si fossero dimenticati, e invece...».
Non concluse la frase ma fece un gesto in direzione della tomba coperta, oltre che dai mazzi che avevano portato sua moglie e sua figlia quella mattina, da sei rose bianche.
«Sei fortunato, amigo. Nonostante sia passato così tanto tempo non ti ha dimenticato nessuno», commentò Laudir, e il chitarrista annuì.
«Già. E credo proprio che, tra pochi anni, non avrò più nemmeno bisogno di affacciarmi da quella finestra. Ci ritroveremo tutti qui, e allora nessuno potrà fermare la nostra musica. Ci stai anche tu, vero? Avremo bisogno delle tue percussioni!».
«Certo! Puoi contare su di me, irmão». *7
I due uomini si strinsero la mano e Laudir si incamminò, sfogliando le sue carte.
Terry lo guardò allontanarsi poi, una volta solo, la sua bocca si spalancò in un enorme sorriso.
«Mi mancate da impazzire, fratelli! Non vedo l'ora di ritrovarci di nuovo tutti insieme».
Guardò l'orologio. La giornata non era finita, aveva ancora tempo per una buona azione. Col sorriso stampato in faccia, si incamminò verso la guardiola per farsi consegnare i suoi compiti quotidiani.

 

 

Spazio autrice:

Salve a tutti, e ben ritrovati!
Come avrete intuito, oggi ricorre il quarantaduesimo anniversario della morte di Terry Kath e quindi ho pensato di dedicargli un piccolo omaggio.
All'inizio avevo pensato a qualcosa di molto più triste e malinconico, poi ho riflettuto che forse al buon chitarrista avrebbe fatto piacere qualcosa di più “allegro”. Così ho deciso di rifarmi alla mia OS “Together again, my friend”, dalla quale – oltre ai vari riferimenti nel testo – ho ripreso spunto per la concezione del Purgatorio come di una sorta di “prigione senza le sbarre”, in cui le anime hanno l'obbligo di compiere buone azioni per scontare la loro pena, ma hanno anche la possibilità di affacciarsi “sull'aldiqua” per vedere cosa fanno i vivi e, in rari casi, anche interagire con loro. Non era mia intenzione offendere nessuno: questa è la mia personalissima visione delle cose, o almeno è come mi piacerebbe che fosse.
Spero che la lettura sia stata piacevole e, come di consueto, vi lascio alle note numerate.
*1 – Il Forest Lawn Memorial Park Cemetery di Glendale è il cimitero in cui è sepolto Terry Kath, accanto a sua madre Evelyn.
*2 – Terry è venuto a mancare il 23 gennaio 1978. Avrebbe compiuto 32 anni una settimana dopo, il 31 gennaio.
*3 – La quarta moglie di Robert Lamm, Joy Kopko, sposata nel 1991, è (almeno per quanto si può dedurre dalle foto) molto più giovane di lui.
*4 – Terry e Jacklynn, moglie di Walter Parazaider, erano fidanzati. Prima ancora che si formassero i Chicago, quando i due musicisti militavano insieme in un altro gruppo, Walter gliela soffiò. Ne ebbe talmente paura, però, che non riusciva a confessarglielo. Quando finalmente ci riuscì, Terry si arrabbiò moltissimo, poi i due fecero pace.
*5 – Laudir de Oliveira è stato ufficialmente percussionista dei Chicago dal 1974 al 1981.
*6 – Questo episodio è raccontato da Danny Seraphine nella sua autobiografia. Durante un concerto sferzato da un vento di burrasca il suo parrucchino (di cui nessuno era a conoscenza) si staccò. Per evitare che volasse via, il batterista scappò dalla sua postazione con le mani sulla testa e i suoi compagni lo seguirono, credendo che ne avesse abbastanza della tempesta. La mattina successiva vennero a sapere che, dopo pochi minuti dalla loro fuga, una delle colonne di sostegno delle luci si era abbattuta proprio sulla batteria.
*7 – Laudir è brasiliano, quindi ho inserito nel testo alcune parole in portoghese. Irmão significa fratello.

 

  
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