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Autore: Atenah    23/01/2020    1 recensioni
1945, finisce la Guerra Magica con il più grande duello della storia della magia. Come è andata davvero?
(Gellert Grindelwald / Albus Silente accennato)
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Dai Fondatori alla I guerra
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1945 - Il Grande Duello
 
 
Le punte delle Alpi si delineavano bianche per la neve nel cielo. Un vento proveniente dall’est soffiava leggero, ma gelido. “Ostwind” si chiamava in tedesco e si diceva che portasse con se potenti tempeste. Quanto era vero, pensò Albus Silente mentre metteva un piede davanti all’altro e passo dopo passo avanzava.

Avanzava mentre tutto di se gridava di ritornare indietro, lui non voleva. Ma doveva. E stava facendo una cosa giusta e necessaria. Non era lì come Albus Silente, anche se avrebbe voluto, era lì come messere della giustizia e del bene.

Dietro di lui seguivano dozzine di auror. Alcuni lo guardavano ammirati come un semplice soldato guarda un potente condottiero, altri lo seguivano con la fronte crucciata, sapendo che sarebbe stata un’impresa ardua e che se qualcuno poteva fare qualcosa, quel qualcuno era il famoso insegnante di Hogwarts.

Silente sentiva i loro passi dietro di se, ma non si era mai sentito così solo. Sapeva che gli auror sarebbero stati silenziosi spettatori, ma nient’altro. Sarebbero stati lui e Grindelwald. Solo loro.

Pensò a quanto volentieri avrebbe voluto qualche viso amico vicino a se. Pensò a Newt, che aveva contribuito a rendere l’incontro che stava per accadere possibile, ad Elphias, suo grande amico e compagno di avventure ed a Nicolas Flamel, a tutti gli esperimenti alchimistici che avevano fatto insieme. Ma poi pensando alle persone che gli stavano a cuore, forse per uno strano scherzo della suo mente, vide nei suoi pensieri il giovane Gellert che gli sorrideva con quel suo sorriso a labbra strette. Che terribile crudeltà contro se stesso, gli toccava compiere in quella notte illuminata da stelle e da una tonda luna piena!

Nella sua vita c’era stata una persona,un’unica persona per cui era stato sicuro di poter dare tutto, la sua anima gemella. Ed ora ogni passo lo avvicinava a combattere questa persona, perché le loro strade si erano divise e la sua anima gemella si eraritorta in qualcosa che andava contro il bene e contro natura.

Si accorse di avere una paura terribile, era come se stesse per duellare con se stesso.

Una piccola radura si aprì davanti ai suoi occhi e gli auror si disposero attorno allo spiazzo libero.
Artemide(1) illuminava con la sua luce argentea le alti pareti delle montagne e la fortezza scavata nei loro fianchi. Nurmengard sembrava ancora più imponente di come se l’era immaginata e lanciava la sua grande ombra sugli alberi sottostanti.

Era ora. Era giunto il momento.

Per il bene vero, non quello superiore, per la giustizia, pensò Silente. “Grindelwald? Gellert Grindelwald?” parlò prima a voce bassa. Poi da qualche parte in se, non avrebbe saputo dire a dove, trovo un po’ del coraggio di un vero Griffondoro e chiamò a voce più alta e decisa: “Gellert?”.

Silenzio. Solo il vento che accarezzava la neve sulle cime. Per un attimo il professore pensò quasi con sollievo, che non avesse funzionato o che fosse stato ignorato, ma sapeva che non era così. Era sicuro che come tutti questi pensieri assalivano lui, anche il suo pari si stesse dando qualche minuto per pensare.

Poi nel silenzio più muto che Silente pensava di aver mai vissuto un CRACK forte e improvviso. Ad alcuni auror scapparono mezzi gridi sorpresi o lamenti spaventati, ma Albus Silente non sentiva niente.

Gellert Grindelwald si era materializzato a pochi metri da lui, la bacchetta non ancora brandita. Lo guardava e nel suo occhio chiaro si rifletteva la luce della luna. Era come se Silente stesse guardando nello Specchio delle Emarb, solo che era tutto reale. Tutto terribilmente reale. Si guardarono a lungo negli occhi, cercando di leggere l’uno i pensieri dell’altro.

Grindelwald avanzò. Le mani ancora vuote. “Mi sorprendi Albus.” parlò: “Complimenti.” e si fermò. Inclinò il viso e guardò il suo interlocutore pensoso. Anche l’altro fece qualche passo avanti: “Gellert, tutto questo è follia.” sospirò quasi addolorato.
Il mago oscuro annuì con un lieve sorriso amaro sulle labbra, poi ignorando ciò che Silente aveva detto, rispose: “Pensavo che questo momento non sarebbe mai arrivato.”. Fu il turno del professore ad annuire: “Io l’ho sperato Gellert che non dovesse arrivare mai. Ma sapevo che sarebbe successo. Lo sapevi anche te.” disse. Entrambe fecero un altro passo. 

La tensione nell’aria era così palpabile che pareva difficile respirare. C’era forse mezzo metro a separare i due maghi e tutti sapevano che mancava un soffio prima dell’inizio del duello.

Le bacchette scattarono fulminee. Silente eliminò l’ultima distanza che lo separava dall’antico compagno e gli cinse le spalle con il braccio libero.
Non era un vero abbraccio, sentiva come Gellert gli puntava la Bacchetta di Sambuco sulla schiena e lui faceva la stessa cosa, teso come una corda di violino che si sta per rompere.
Nella sua testa sentiva l’urlo della sua anima che si lacerava e lui che coraggioso gli urlava contro, giustizia, giustizia e bene, per farla tacere.

Cercò di parlare e per un attimo temette che sarebbe stato in grado di emettere solo un rantolo strozzato, ma infondo era un Griffondoro.
“Ti ho amato, Gellert. Ti ho amato veramente.” disse la semplice verità. L’altro rispose con voce calma, ma il professore percepiva chiaramente la tensione: “Le cose sarebbero potute andare diversamente, Albus.”. Egli strinse gli occhi e la mandibola, inspirò profondamente,ecco, tra secondi la tempesta: “Non sai quanto l’ho desiderato.”  

Uno scoppio violento di luce violetta scaraventò i due maghi all’indietro, ma erano immediatamente di nuovo in piedi. Grindelwald diede a Silente appena un secondo di tempo per guardargli negli occhi, poi lo schiocco della potente maledizione parata dal professore rimbombò tra le montagne.
Inizialmente si limitò a parare, ma si rese presto conto che era troppo faticoso, la Bacchetta di Sambuco rendeva il mago oscuro ancora più potente di come se l’era ricordato. Poi arrivò una maledizione particolarmente potente, non riuscì a pararla e lo mancò solo perché ebbe la prontezza di abbassarsi. I due duellanti si guardarono come due pantere che girano in cerchio nervose.

In quel momento capì che non sarebbe bastato difendersi. Non stava combattendo contro il giovane mago scacciato da Durmstrang con grandi idee e tanto talento e potenziale. Grindelwald non stava combattendo per se stesso, stava combattendo per ciò che aveva creato negli ultimi anni, per quei principi contorti che pensava essere giusti.

Silente si rese conto che lui invece combatteva per qualcosa di molto più nobile e molto più importante. Stava combattendo per la giustizia e per il bene, era vero, ma anche in nome di tutti coloro che avevano perso qualcuno di importante in questa guerra magica e sentiva le loro voci che lo acclamavano e che riponevano la loro fiducia in lui e sentì anche le voci dei suoi amici che gli sarebbero stati sempre a fianco.   

Contrattaccò con un incantesimo potente e si accorse che calde lacrime di disperazione gli bagnarono le gote. Vide il viso sorpreso di Grindelwald, poi si scatenarono tutti i lampi di quella terribile tempesta.

Maledizioni contro difese, incantesimi contro altri, potere contro potere, magia contro magia, illuminarono il buio della notte più delle stelle. Gli auror furono costretti a ritirarsi tra gli alberi circostanti di qualche metro per non rischiare di essere colpiti per sbaglio.

Il duello era incredibilmente faticoso, era la cosa più difficile che avesse mai fatto, ma Silente sapeva che la stessa cosa valeva per Gellert. Aveva già duellato con lui in passato. E in quell’occasione è morta mia sorella, pensò.
I due maghi fecero cessare gli incantesimi per un momento e riprese fiato. Gli occhi dell’uno incatenati in quelli dell’altro.

Se in questa guerra muoiono altre persone per mano di Grindelwald è colpa tua, sentì una vocina nella mente, perché non sei stato abbastanza forte e coraggioso da difenderle.

E Albus Silente decise di no, questa guerra era finita.

Lanciò l’incantesimo e nel mentre seppe che la sua anima era stata strappata definitivamente.
Gellert cadde in ginocchio, la Bacchetta di Sambuco ancora in mano. Per un momento il professore temette che avrebbe semplicemente risposto con una maledizione, ma Grindelwald non era stupido. Tutto il contrario, era estremamente intelligente. Aveva capito.

Il mago oscuro osservò la Bacchetta di Sambuco nelle sue mani. Silente gli si avvicinò, gli occhi ancora bagnati da lacrime piante e quelle che sarebbero scorse successivamente.
Gellert aprì la bocca ma per qualche secondo non disse niente, si limitò ad osservare il suo avversario e antico compagno. “Dovrai prenderla tu, Albus.” parlò poi poco più forte di un sospiro.

Albus Silente lo guardò e con un ultima magia disarmò Gellert Grindelwald, mentre il suo sorriso amaro gli rimaneva impresso nella mente.
Subito gli auror arrivarono da tutte le direzioni, il mago oscuro fu fatto alzare e ammanettato, fatto prigioniero.
Silente raccolse la Bacchetta di Sambuco sotto lo sguardo dagli occhi differenti del mago appena piegato.

Lo guardò: “Gellert Grindelwald è stato sconfitto. La Guerra Magica è finita. Grindelwald verrà processato per i suoi crimini e ne porterà le conseguenze. Tuttavia non verrà applicata nessuna pratica di tortura fino al verdetto finale.” parlò a voce alta e chiara.

Era fatta e ne era uscito con il cuore ancora più ferito di prima, ma l’aveva fatto per tutto il mondo magico e non-magico. Ed era stato giusto.
 

 
(1)Artemide è la dea greca della luna, e la rappresenta in questo elaborato. 
   
 
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