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Autore: Vanclau    24/01/2020    0 recensioni
È quando l'oscurità si fa più fitta che la luce risplende più fulgida. Proprio per questo, nell'ora più tetra dell'umanità, sette fiaccole ardono intense come guide degli uomini; sette spade, sette ragazzi uniti da un destino comune, sette Altari del passato che riemergono nel futuro per scrivere un'altra volta le pagine dei libri di storia.
Genere: Fantasy, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quelli che si erano riuniti erano davvero uno strano gruppo, considerando sia le loro nazionalità sia i loro caratteri e aspetti, facendo una strana impressione a Edgard. James O’Brian, Merlino e Clovis già aveva avuto modo di incontrarli, ma non sapeva cosa aspettarsi dalla piccola Jeanne che stringeva come fosse un tesoro prezioso la sua Gioiosa e la ragazza presentatasi come Beatriz, la quale portava Gramr al fianco con fare disinvolto, quasi come già si fosse abituata a quell’arma. L’unica arma a non essersi attivata, constatò Edgard a malincuore, era dunque la sua Durlindana; invece l’unico assente, del quale il ragazzo non si sorprese, era Julius. Grazie a Beatriz e ai poteri insiti in Gramr e nella leggenda di Sigurd, ciascuno avrebbe potuto parlare la propria lingua ed essere compreso dagli altri anche se non la conoscevano, cosa di non poco conto secondo Edgard che non sapeva nulla di portoghese o spagnolo, considerando anche Jeanne che probabilmente non aveva mai avuto l’occasione di imparare neanche l’inglese.
Fu Merlino a iniziare la discussione, spiegando del suo viaggio in Spagna e di quel che aveva appreso da Beatriz, come qualcun altro lo avesse preceduto di qualche anno dando tutte le informazioni sia a lei sia al chitarrista, che pur essendo nato in Brasile aveva trascorso gran parte della sua infanzia a Barcellona, dove aveva anche conosciuto Beatriz diventando suo amico.
Nemmeno loro due conoscevano il suo nome, però, eppure sembrava sapere cose che persino Merlino ignorava come la storia dei Sette Altari e di cosa simboleggiassero.
«I Sette Altari sarebbero dunque la chiave per portare la luce durante l’Era Oscura?» chiese quindi rivolgendosi ai due ragazzi.
Clovis annuì. «Corretto, ma pare che non possano prevenire il suo arrivo poiché dovrebbero attivarsi durante essa.»
«Attualmente» aggiunse Beatriz. «Sappiamo i nomi di cinque Altari, quelli di Fergus mac Roich, Sigurd, Carlo Magno, Orlando e Arthur Pendragon. E fino a oggi conoscevamo solo quello legato a Excalibur e ai nostri due.»
O’Brian sospirò. «Potrebbe essercene un sesto cui stavo pensando da qualche tempo.» Tutti gli occhi si puntarono su di lui, che parve a disagio. «È solo una supposizione, ma bene o male tutte le spade sembrano legate a loro da diverse leggende, basti pensare a Orlando che era uno dei Paladini di Carlo Magno o a Caladbolg che è legata a Excalibur.» Edgard lo guardò senza nascondere la sua curiosità. «Si dice che da Caladbolg fu forgiata la stessa Excalibur, o che esse siano addirittura la medesima spada, anche se ora sappiamo che non è così.»
«E quale sarebbe questo sesto Altare?» lo incalzò Clovis.
«Crocea Mors» fu la risposta detta con un mezzo sorriso. «La leggendaria spada appartenuta al condottiero romano più famoso, Giulio Cesare.»
«E il nesso con le altre leggende?» chiese quindi Beatriz.
Fu Edgard a rispondere, che forse aveva capito dove l’uomo volesse andare a parare. «Il nesso non è con la leggenda della spada, ma con Roma. Giulio Cesare non venne mai incoronato imperatore, ma nessuno può negare che nel suo più grande periodo egli era Roma in persona.» Guardò la sua Durlindana. «Si dice che Orlando andò a Roma dove cercò di distruggere la sua spada colpendo una roccia, ma fu la roccia stessa a spaccarsi.»
«Forse avete ragione, ma senza sapere chi dobbiamo cercare non sarà facile.» La voce riflessiva di Clovis alleviò l’eccitazione che si stava propagando nella stanza per la possibile scoperta della sesta spada. «Roma è fin troppo grande per cercare una singola persona e il tempo stringe. Inoltre sapere dove si trova l’arma o il suo possessore non ci aiuterebbe a scoprire l’ubicazione dell’Altare che potrebbe essere ovunque.»
«Parlando sinceramente» disse quindi Beatriz. «Al momento possiamo dire con certezza di conoscere un solo Altare, quello di Excalibur, che supponiamo essere la mano di roccia da cui Arthur Pendragon prese la sua spada quando gli venne data in dono dalla Dama del Lago Nimue.»
Tutti furono d’accordo con quella supposizione, anche se Edgard non se ne rallegrò come invece sembrava aver fatto Jeanne che batté una volta la mano dicendo: «Allora siamo già un passo avanti nell’opera!»
«Sapere dove si trova l’Altare non serve a niente se quell’idiota di Julius non vuole aiutarci!» sbottò quindi Edgard, accorgendosi troppo tardi che erano inutile urlare contro Jeanne, la quale fece un balzo indietro nascondendosi dietro Beatriz, forse intimorita. «Scusa, io… Non volevo alzare la voce» disse subito arrossendo lievemente. Era dall’incontro con Elaine e dall’aver ottenuto Durlindana che si sentiva frustrato senza saperne il motivo, ma forse poteva immaginare che l’inattività della spada fosse parte della sua rabbia.
«Siamo tutti stanchi» sentenziò O’Brian. «Meglio riposarci e continuare le nostre ricerche sulle altre due spade e sugli Altari da domani. Purtroppo il mio appartamento è troppo piccolo per ospitarvi tutti, ma se Jeanne è d’accordo può rimanere a dormire qua, non me la sento di lasciarla tornare per strada.»
Alla ragazzina le si illuminarono gli occhi per la felicità. «Davvero posso?»
Dopo aver visto il volto sorridente di lei, O’Brian rise. «Certo! Non c’è molto spazio ma una persona in più non cambia nulla. Sentiti come se fossi a casa tua!»
«Io comunque sarei dovuto tornare in Brasile per preparare il mio tour qua in Europa» disse Clovis, che suscitò sguardi preoccupati da tutti. «Non posso annullarlo e comunque se davvero il mondo deve cadere nell’oscurità sarà mia premura concedere un’ultima notte indimenticabile a tutto il mio pubblico.»
«Sono d’accorso con Clovis» concordò Beatriz. «Per quanto mi riguarda tornerò a Barcellona, finché ne ho l’occasione voglio lavorare e continuare i miei studi universitari.»
«Io invece tronerò a Parigi.» Edgard guardò forse con eccessiva serietà i presenti. «Devo scoprire cosa mi manca per far attivare Durlindana e, anche se non dovessi trovare il modo per impedire l’Era Oscura, giuro che riuscirò a evitare quante più morti innocenti possibili.» Quelle affermazioni gli attirarono su di se gli sguardi ammirati di tutti, soprattutto di Beatriz che gli si avvicino posandogli una mano sulla spalla e causandogli un lieve rossore sulle guance.
«Sono sicura che ci riuscirai, Merlino ha detto cose interessanti sul tuo conto nel nostro ultimo incontro.» Dopo quelle parole gli diede inaspettatamente un bacio sulla fronte, facendo aumentare il rossore di Edgard finché l’intera faccia non sembrava andargli a fuoco.
Il resto del gruppo, con Jeanne in testa, scoppiò a ridere di fronte all’imbarazzo mostrato dal ragazzo francese, che in quel momento voleva sinceramente sotterrarsi e uscire il giorno che sarebbe giunta l’Era Oscura.
«Non farci caso, Edgard» gli disse Clovis senza riuscire a smettere di ridere e asciugandosi le lacrime che avevano iniziato a colargli sul viso. «Beatriz è una ragazza molto… Spontanea!»
Beatriz lo fulminò con lo sguardo. «Così mi fai passare per una poco di buono!» lo rimproverò suscitando altra ilarità, anche in Edgard che si era intanto ripreso dall’imbarazzo iniziale.
Quando riuscirono a tornare seri, fu il turno di Merlino a spiegare i suoi piani per il futuro. «James, immagino tu voglia di nuovo provare a parlare con Julius.» O’Brian annuì. «Io invece credo che viaggerò e forse non riusciremo a vederci più fino al giorno stabilito per l’avvento dell’Era Oscura. Ho intenzione di mettermi a cercare gli Altari delle spade che abbiamo già reperito e se dovessi riuscirci proverò anche a entrare in contatto con i possessori di Crocea Mors e della settima spada. Inoltre dovrei discutere di un paio di cose con Nimue e avvalorare la tesi secondo la quale possa essere l’Altare di Arthur, anche se non ho quasi dubbi in merito all’ipotesi di Beatriz e Clovis.» Gli altri annuirono. «Inoltre state attenti, anche se abbiamo sconfitto Elaine c’è ancora Fafnir in circolazione e non sappiamo se ci attaccherà.»
«Io non credo sia possibile.» O’Brian attirò nuovamente l’attenzione. «Fino a oggi sono stati presi di mira Julius ed Edgard che non avevano le loro spade con loro, ma con la sconfitta di Elaine non credo sappiano che Durlindana ancora non si è attivata. Fafnir inoltre non si è presentato da Beatriz, forse percependo Gramr; è più probabile quindi che a essere presi di mira siano i due mancanti o di nuovo lo stesso Klein. Dobbiamo solo sperare che andrà tutto per il meglio, senza però metterci a cercarli per prevenirlo, non abbiamo neanche la certezza di riuscire a proteggerli e, cosa ben peggiore, potrebbero sfruttarci per arrivare a loro se ancora non sanno dove si trovino. Comunque sappiamo solo che forse uno di loro si trova a Roma e non è neanche sicuro considerando che potrebbe trovarsi solo Crocea Mors nella Città Eterna, dopotutto Beatriz e Clovis provengono da Paesi diversi rispetto alle loro spade. Dovremmo impiegare il tempo che ci rimane a cercare gli Altari.»
«In meno di un mese non è comunque possibile cercare due singole persone su tutto il pianeta, oltretutto senza sapere quale sia la settima spada e avere un punto dove iniziare le nostre ricerche» ragionò Edgard. «Però gli Altari dovrebbero avere legami con le leggende delle nostre spade, quindi è più fattibile come soluzione.»
«Abbiamo deciso i nostri piani per il futuro, dunque» concluse la discussione Clovis. «Per quanto riguarda me e Beatriz, anche senza essere forti come due veri stregoni, sappiamo usare un po’ di magia e possiamo tornare a casa senza problemi, ma se serve un passaggio ci offriremo di essere d’aiuto.» Guardò Merlino. «La tua magia si è indebolita troppo, meglio non rischiare.»
Il druido fu d’accordo e quell’incontro terminò così, con la promessa che si sarebbero rivisti tutti il giorno stabilito per l’inizio dell’Era Oscura, che Merlino affermò di non sapere quando sarebbe stato ma che tutti lo avrebbero percepito, anche Julius e i due misteriosi loro compagni.
Jeanne fu l’unica a rimanere con O’Brian, come stabilito, mentre Beatriz se ne tornò a Barcellona e Clovis aiutò Edgard con la sua magia portandolo fino a Parigi. Rimasti soli nel piccolo appartamento, il chitarrista non se ne andò subito come invece l’altro si aspettava, rimanendo a osservarlo per un po’. «Prima dello scontro con Elaine non mi ero mai ritrovato a combattere per la mia vita» gli confidò con un sorriso che sembrava trasmettere tristezza. «Ti chiedo solo di fare attenzione, Edgard, siccome non hai ancora del tutto padronanza della tua spada.»
Il giovane lo guardò senza capire.
«Non lo dico solo per il destino dell’umanità, ma per me e Beatriz. Lei è stata la mia prima vera amica, forse è la persona cui tengo di più a questo mondo e sembra averti preso molto in simpatia. E ti sbagli se pensi che io possa provare qualcosa di più profondo per lei, ma non ho problemi a dire che gli sono davvero molto affezionato e non vorrei mai vederla soffrire più di quanto non abbia già sofferto in passato. Non fare follie e vedi di esserci, quando tutto avrà inizio.»
Edgard annuì. «Non mancherò e ti prometto che Beatriz non avrà motivo di soffrire.» Gli allungò una mano che venne stretta dall’altro ragazzo. «Ci vediamo al tuo più grande concerto, Clovis.»
   
 
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