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Autore: Etace    24/01/2020    3 recensioni
Londra, metà anni 60.
In un'università decentrata e apparentemente trascurabile, tre giovani promesse della musica si incontreranno per puro caso durante una lezione di biochimica. Non hanno niente in comune, se non un grande, smodato amore per la musica...
Vi propongo la storia dei Queen, quando ancora frequentavano l'università e non erano diventati i famosi miti che noi tutti adoriamo. Cercherò di attenermi il più possibile alla realtà dei fatti.
Freddie/Mary, accenni Freddie/Roger.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, Mary Austin, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se c’era una cosa che Mary adorava, quella era il suo ragazzo. Freddie aveva qualcosa di magico, che riusciva sempre a strapparle un sorriso. Perfino dopo una stressante giornata di lavoro da BiBA, il negozio di vestiti in cui era stata assunta come commessa, il suo coinvolgente ragazzo riusciva a trascinarla fuori per bere qualcosa.

Aveva molta voglia di vivere, Freddie, era esuberante e sopra alle righe, anche se purtroppo le circostanze della vita avevano influito negativamente perfino su di lui. Anche lui doveva lavorare per guadagnarsi da vivere e anche lui aveva alle spalle una famiglia difficile. I suoi genitori infatti non erano di mentalità aperta, erano molto legati alla loro cultura zoroastriana e suo padre era convinto che Freddie si fosse iscritto a economia e commercio, non a design. Certo, prima o poi il giovane glielo avrebbe dovuto dire. Almeno il giorno della laurea…

-Amore, tua madre ha chiamato anche oggi- lo informò Mary.

-Che palle- esclamò Freddie, sdraiandosi sul letto seminudo e con un asciugamano intorno ai capelli lunghi e bagnati.

Mary si sporse per dargli un bacio -Non puoi continuare a evitarli-

-Certo che posso, se non gli rispondo-

-Freddie…-

-Non mi va- le disse, guardandola negli occhi -Sono soffocanti e antidiluviani, mi irritano-

-Ma sono comunque i tuoi-

-Sai cosa ha detto mio padre l’ultima volta che mi ha visto?- replicò Freddie, accendendosi una sigaretta -Mi ha detto: “Farrohk! Quando capirai che sei un uomo e non una donna!? Tagliati quei capelli!”- scimmiottò la voce del padre -“E quei vestiti da battona? Vatti a cambiare!”-

Malgrado tutto, quell’imitazione tragicomica fece ridere Mary. -Ha detto da battona!?- gli chiese infatti, incredula.

-No, non ha detto da battona, però il senso era quello-

-Non oso immaginare come ti eri conciato- aggiunse lei, guardandolo con aria affettuosa.

Freddie sorrise tra sé, divertito -Invece ero sobrio…- mentì - Avevo solo un paio di pantaloni di pelle e il tuo pellicciotto-

-Il mio…!- Mary si frenò, pazientemente. Ormai ci aveva fatto l’abitudine, non era la prima volta che il suo ragazzo le rubava i vestiti dall’armadio o i trucchi dalla trousse. E quanto gli donavano, tra l’altro!

-E sotto al MIO pellicciotto cosa ti eri messo?-

-Una collana di mia sorella- le rispose lui, con un sorrisetto colpevole.

-Eccolo!- esclamò, divertita -Lo capisci che non puoi vestirti così, quando vai da tuo padre?-

-È proprio quando vado da mio padre, che mi vesto così-

-Ma perché sei così scemo?-

-E tu perché sei così bella?- le rispose a tono, ricambiando il suo sorriso. Mary gli rubò la sigaretta dalle labbra per un tiro, senza smettere di guardarlo.

Era difficile tenergli il muso, soprattutto quando aveva quel sorriso malandrino. Sembrava che avesse la scritta “baciami” stampata in fronte.

Si abbassò su di lui e lo baciò, vinta come sempre dal suo fascino unico e conturbante. Le sue labbra erano unite e asciutte, poco propense a dischiudersi. Mary schiacciò la sigaretta nel portacenere così da potersi trascinare contro di lui e cingerlo meglio, con entrambe le braccia, ma lui la fermò.

-Amore mio- la chiamò, dolcemente -Stiamo per uscire, te lo ricordi?-

-Non possiamo starcene a casa?-

-Staremo a casa, quando saremo vecchi- le rispose, alzandosi dal letto con un colpo di reni.

-D'accordo... - mormorò, ma non si arrese -Dopotutto, se dici di no al sesso, vuol dire che ci tieni proprio tanto a uscire-

Freddie si bloccò e si voltò verso di lei con gli occhioni spalancati. Mary aveva appena pronunciato la parolina magica: sesso.

-Beh, ora che ci penso… Non ci corre dietro nessuno, no?-

 

 

 



 

 

Roger si guardò intorno: in quella cantina sembrava che fosse scoppiata una bomba. C’erano spartiti per terra, cartoni della pizza, lattine, riviste di musica, di donne nude, cianfrusaglie varie ed eventuali e una batteria vecchia e malconcia  accantonata in un angolo. Fu la prima cosa che Roger notò, a dire il vero.

-Ciao, io sono Tim- gli si presentò un tizio allampanato, moro e di bell’aspetto -Voce e basso-

-Roger, piacere- esclamò costui, lanciando un’occhiata a Brian, che era seduto con una chitarra elettrica di fianco.

-Brian mi ha parlato di te, ha detto che sei molto bravo-

Roger aggrottò le sopracciglia, sorpreso. Beh, sì, era molto bravo, però Brian non l’aveva mai sentito prima d’ora…

-Me la cavo- rispose umilmente.

-Questo lo valuteremo- esclamò Tim, secco -Posso farti prima qualche domanda di circostanza?-

-Tim, dai, non rompere le palle- si intromise Brian ma il cantante lo ignorò.

-Da quanto tempo suoni?- gli chiese invece, iniziando l'interrogatorio.

-Da quando sono nato- gli rispose Roger, sinceramente.

-Beatles o Rolling Stones?-

-Dipende dalle canzoni-

-Non prendi posizione?- lo punzecchiò Tim.

Roger corrugò la fronte, tranquillo -No, l’ho appena presa. Dipende dalle canzoni che si confrontano-

-Va bene, e cosa ascolti di solito?- continuò Tim.

-Me stesso- gli rispose Roger, senza paura di risultare sfacciato. Brian apprezzò e sorrise; Tim, invece, no.

-Te stesso?- ripeté infatti, con una punta di sarcasmo.

-Suono la batteria appena ho un secondo libero, non ho proprio tempo di ascoltare la musica degli altri-

Tim fece un’espressione sorpresa -Sembri molto sicuro di te-

-Lo sono-

Il cantante si mise a sedere e si aprì una lattina di birra, sembrava per qualche ragione infastidito. 

-Sai, Roger, anche il ragazzino di prima, quel John, lo era- disse infatti, con un’aria vagamente strafottente -Solo che invece di suonare la batteria, suonava il basso. Non è il tuo caso, vero?-

-Ho la faccia di uno che suona il basso!?- lo sfidò Roger, infiammandosi -Suono solo la batteria, poi è chiaro che se mi dai una chitarra so strimpellare qualcosa, però il mio strumento principale è la batteria-

-E comunque il ragazzino di prima era un fenomeno- si intromise Brian, per quietare gli animi.

-Sì, ma era un bassista, Bri- esclamò Tim, scocciato -Cosa ce ne facciamo di un bassista che si spaccia per batterista?-

-Niente. Ma posso dire che era un fenomeno per la sua età?- insistette Brian.

-Ehm, ragazzi?- si intromise Roger, muovendo la mano per attirare la loro attenzione -Quindi? Che faccio?-

-Dai, Roger, mettiti in posizione e facci sentire quello che sai fare- esclamò Tim. Brian allora si alzò subito dalla poltrona e afferrò la sua adorata Red Special, la chitarra elettrica che aveva realizzato con suo padre, e se la mise a tracolla.

-Ti accompagno- rispose poi all’espressione interrogativa di Roger, con la luce della passione a illuminargli lo sguardo. Il giovane non sembrava nemmeno più lui con quella chitarra tra le braccia. Era come se fosse rinato e risplendesse della luce riflessa della musica.

Roger gli sorrise ed estrasse dalla custodia le sue adorate bacchette, quelle fortunate, quelle che preferiva. Si posizionò in quella batteria un po' datata, dal seggiolino sgangherato. Niente a che vedere con la sua preziosa  Sleishmann.

-Allora- esclamò, facendo roteare le bacchette tra le dita -Cosa volete ascoltare, signori?-

 

 


 

 

-Ti amo, ti amo, ti amo…- gli ripeteva ininterrottamente Mary, stesa sotto di lui, unita a lui con anima e corpo.

La sua voce era dolce e melodiosa. Non era intonata, o forse era semplicemente troppo insicura per lasciarsi andare al canto, ma aveva una voce bella e rassicurante. E questo gli bastava.

-Ti amo, ti amo, ti amo così tanto…-

Ma quel ragazzo con i capelli scuri e le lentiggini, quello bello che aveva visto durante la lezione di tecnologie tessili, ecco lui aveva un accento latino davvero sensuale, e gli aveva sorriso.

Freddie strinse forte Mary contro di sé.

O forse si era rivolto alla ragazza che gli era di fianco? No, aveva sorriso a lui. Ed era bello, oh, quanto era bello.

-E tu mi ami?- la sentì ansimare, avvertendo subito il peso del suo sguardo.

Era bello, ma mai bello quanto Roger Taylor, naturalmente. Il biondino volava decisamente in alto…

-Certo che ti amo, amore mio- le rispose lui, prontamente. Ed era vero, l’amava sul serio. Mary era la persona che amava di più al mondo.

-Sei la persona che amo di più al mondo- glielo disse, certo di renderla felice. E infatti lei gli sorrise e chiuse gli occhi, ribaltando la testa sul cuscino.

Ogni volta che era dentro di lei, gli sembrava di morire, ma non aveva ancora ben chiaro se in senso positivo o negativo.

I don't want to die.

Certo, ciò che provava in quei momenti era indiscutibilmente piacevole, a volte perfino meraviglioso.

Ma non così meraviglioso da doverle ripetere “ti amo” senza sosta, come per rimanere ancorato alla realtà e non lasciarsi sopraffare dall’intensità del piacere.

Non così meraviglioso come avere un Roger sorridente e inginocchiato ai propri piedi.

-Oh, Freddie!- la sentì strillare, prossima all’orgasmo.

I sometimes wish I'd never been born at all…


 


 

 

-Brian? Posso dire una cosa?- domandò Roger, mentre si dirigevano verso le rispettive auto, parcheggiate nel vialetto sotto casa di Tim.

-Dimmi-

-Tim mi sta sulle palle-

Brian ridacchiò -No, dai, bisogna conoscerlo, è un tipo un po' particolare… Comunque è bravo-

-Col basso- aggiunse Roger, senza potersi trattenere -Perché, quanto a voce, non mi sembra un granché-

Brian alzò le spalle e si pettinò i folti capelli con le dita, un po' imbarazzato. Era evidente che concordava con lui, ma gli scocciava ammetterlo.

-Tu invece sei davvero bravo- cambiò discorso -Hai un ottimo orecchio-

-Grazie, amico- lo ringraziò Taylor, lusingato -Anche tu vai alla grande-

Il chitarrista gli sorrise e continuò a camminare. Roger aveva sentito quella credenza per cui i geni erano degli incompresi e dei solitari, ma non avrebbe mai creduto che ne avrebbe incontrato uno vero, in carne ed ossa. Perché Brian era un genio, e non solo nell’astrofisica o nei gelidi calcoli matematici, era proprio un passo avanti in tutto, magico quasi. Lo aveva accompagnato con la chitarra come se avesse saputo fin dall’inizio dove volesse arrivare con le melodie, e la loro musica si era amalgamata così bene, che sembrava avessero provato per settimane.

O era stato un caso, o come musicisti erano proprio sulla stessa lunghezza d’onda.

-Senti, ti posso chiedere una cosa?-

-Dimmi- lo esortò di nuovo il chitarrista.

-Perché sei sempre da solo? A lezione, in giro per il college, in mensa… Sei sempre da solo, eppure sei simpatico-

-Perché sono esigente. Amo circondarmi solo da persone che ritengo meritevoli-

-Oh, e io sono meritevole per te?-

-Tutti i bravi musicisti sono meritevoli per me-

-Grazie- gli sorrise, sempre più lusingato -Allora mi fate poi sapere se sono dentro?-

Brian alzò le sopracciglia e gli sorrise -Roger- lo chiamò dolcemente -Ma tu sei dentro-

Il ragazzo biondo sgranò gli occhi -Sul serio?-

-Vuoi scherzare? Gli altri erano indietro anni luce rispetto a te!-

Roger sorrise, orgoglioso. Sapeva di essere bravo e aveva ricevuto molto spesso dei complimenti, ma ricevere le lodi da un musicista competente come il suo nuovo amico era tutta un’altra storia.

-Ti ringrazio. Ci metto il cuore quando suono-

-Si vede, anzi, si sente. Forse giusto il ragazzino con il basso ti superava…- scherzò, facendogli l’occhiolino.

-Non provocare un batterista, amico. Potresti ritrovarti con una bacchetta in un occhio, per non dire da un’altra parte-

L'altro rise e gli accennò una risposta di questo tenore: "So che i batteristi sono delle brutte persone, non c'è bisogno che me lo ricordi". Sicuramente, tra tutti i batteristi che aveva incontrato e sentito, Roger era stato senza dubbio il migliore. Anche perché oltre alla tecnica, il bel giovane aveva anche la passione. Si scatenava quando batteva a tempo su quei piatti, era energico, allegro, e trasmetteva tutta la sua adrenalina al pubblico. Inoltre possedeva una presenza scenica accattivante, qualità non indifferente in un settore come quello.

-Ma quindi presto ci esibiremo?- gli domandò Roger, infervorato.

-Spero proprio di sì- gli sorrise Brian -Ma non correre, dobbiamo ancora cominciare a provare-

-Certo- annuì, serio. Ma poi lo guardò -Ma quindi? Quando ci esibiamo?-

Brian ridacchiò, divertito -Rog, bisogna essere bravi per esibirsi, perché fare delle figure di merda è un attimo-

-Ma noi siamo bravi- esclamò Roger, convinto -È Tim quello meno bravo-

-La vuoi smettere di parlare male di Tim?- lo sgridò Brian, ma lo fece scherzando.

-Lo dico per noi, ci servirebbe un cantante degno di questo nome. Un cantante bravo, ma bravo sul serio; e carismatico. E figo, possibilmente-

-E dove lo troviamo un cantante così? Non credere che sia facile-

-So che non è facile, però... Va bè, lascia stare- rinunciò, lasciando cadere il discorso. Nel frattempo avevano raggiunto le rispettive automobili. Quella di Roger era una costosissima Jaguar, nera e tirata a lucido, quella di Brian invece era una dignitosa utilitaria.

-Sei senza macchina, vedo- esclamò infatti il chitarrista, guardando con tanto d’occhi quella spider.

-Hai visto quanto è bella la mia signora?- gli chiese Roger, lucidando la fiancata dell’auto da una macchiolina -La amo-

Brian sorrise -Che romantico. Dai, adesso andiamo a casa chè sono già le due di notte. Non so te, ma io domani mattina ho lezione alle 8:00-

-Io non frequento le lezioni alle 8:00 per principio, sono un obiettore di coscienza- scherzò Roger.

-Se avessi da preparare fisica nucleare, andresti a lezione anche di notte, fidati-

-Fisica nucleare? Mi mette ansia solo il nome!- esclamò Roger, ironico, aprendo lo sportello della macchina.

-A me metterebbe ansia guidare una macchina come quella- gli rispose a tono, divertito -Ah, Roger?-

-Sì?-

-Benvenuto negli Smile-

-Grazie- gli sorrise, montando in auto.

…E quindi ora faceva parte di una band. Una band con un nome decisamente irrisorio per un futuro dentista, ma tant’è. Brian aveva la stoffa di compiere grandi imprese, e comporre altrettanti successi e questo bastava.

Roger sorrise tra sé e mise in moto la sua grintosa amica.

Suo padre lo avrebbe ammazzato.

 

 


 



Mary sorrideva ormai da dieci minuti. Uno dei tre gatti di Freddie si era accucciato sul letto accanto a lei e faceva rumorosamente le fusa, sembrava un trattore.

Lei lo accarezzò dolcemente e poi guardò il suo ragazzo, che stava scrivendo qualcosa velocemente, la mano gli scorreva come se avesse avuto cinque piccoli razzi al posto delle dita.

Alla fine avevano deciso di non uscire, anche perché a lui era venuta un’idea. Una di quelle sue idee creative che potevano lasciarlo seduto su quella sedia anche 32 ore di fila.

Mary sapeva che era rigorosamente vietato parlare, in quei momenti di creatività. Era una regola aurea per andare d’accordo con lui.

Lui non voleva essere interrotto mentre componeva e quanto si arrabbiava, se succedeva! Le litigate peggiori che avevano avuto, erano state causate proprio da quello. Freddie perdeva la ragione in quei frangenti, diventava isterico, però dopo sbollentava e le chiedeva sempre scusa. La ragazza ormai c’era abituata.

-Come si chiama!- gridò Freddie all’improvviso, facendola sussultare -Mary! Come si chiama quel ballo spagnolo con le nacchere?-

Costei aggrottò le sopracciglia, colta alla sprovvista -Un ballo spagnolo con le nacchere?-

-Ma sì!- insistette lui, impaziente -Dai, quel ballo a coppie con quei vestiti strani… Come si chiama!?-

-Non saprei proprio. Non so, tango?- tentò, senza sapere nemmeno lei quello che diceva.

-Macché, il tango non è spagnolo- la corresse vistosamente infastidito, con le mani tra i capelli -Oddio, che vuoto!-

Mary si morse il labbro, agitata -Ehm… Flamenco?-

-FANDANGO!- gridò lui, esultante -Fandango! Fandango!-

“Fandango?” pensò lei, incredula, guardandolo mentre si appuntava quello strano nome sul foglio “Prima Galileo e adesso il fandango. Ma cosa diavolo sta scrivendo?”

-Tesoro?-

-Non adesso- le rispose lui bruscamente, continuando a scrivere.

La ragazza si zittì e riprese ad accarezzare il gatto. L’amore comporta sacrifici, si nutre di pazienza e richiede comprensione, ma come potevano trascorrere tutta la vita così? E se avessero avuto dei bambini? I neonati mica stanno zitti. E poi Freddie doveva trovarsi un lavoro serio. Mary non voleva dirglielo, ma lo pensava. La passione per la musica era sacrosanta, ma non è con la passione che si pagano l’affitto e le bollette, purtroppo.

-Fanculo!-

La sua improvvisa imprecazione fece sussultare perfino il gatto. Freddie aveva appallottolato il foglio e l’aveva lanciato direttamente nel cestino.

-Cosa c’è, adesso?- gli domandò Mary, alzandosi a sedere sul letto.

-Non riesco a concentrarmi qui dentro- le rispose velocemente lui, infilandosi un paio di pantaloni a caso per uscire -Vado a prendere un po' d’aria-

-Come sarebbe vai a prendere un po’ d’aria?- ripeté lei, sconvolta - Freddie, sono le due di notte, dove credi di…?-

-Ciao, amore mio- la interruppe lui, andando verso la porta.

-Freddie, aspetta!- si alzò lei, cercando di coprirsi col lenzuolo -FREDDIE!- gridò ma invano: il ragazzo aveva già sbattuto la porta.

Mary rimase sbalordita, a bocca aperta. I due gattoni, almeno, avevano ripreso a fare le fusa.

 

 

Freddie camminava a passo svelto, non sapeva nemmeno lui per dove. Era notte, c’era un freddo pungente ed era buio, ma lui continuava a passeggiare, aveva bisogno di ossigenarsi il cervello congestionato di parole, strofe e melodie..

Beelzebub! Cosa diavolo faceva Beelzebub? O era Scaramouche? No, Scaramouche balla il Fandango… Scaramouche, Scaramouche, will you do the Fandango?! For me, for me!”

-Stai bene, amico?-

Freddie sussultò, tanto era immerso nei suoi pensieri. Un uomo con i baffi e il grembiule stava spazzando alle porte di un locale notturno.

-Scusami- aggiunse questi, con la sigaretta in bocca -Ti ho spaventato?-

-No, stavo solo pensando- gli rispose Freddie, guardando il locale alle sue spalle. Aveva luci basse e rossastre, doveva essere uno strip club o comunque un posto vietato ai minori.

"Emerald Bar", lampeggiava la scritta all'ingresso.

-Che posto è quello?- gli domandò, curioso.

-Un gayclub- gli rispose il tale, accennandogli un sorriso. Freddie si irrigidì di colpo e dischiuse le labbra, non se lo aspettava.

-Tra un quarto d’ora stacco- aggiunse, incoraggiato dalla sua espressione meravigliata -Se mi aspetti, ti offro volentieri qualcosa da bere. Mi deprime fare sempre la parte dello spettatore in un posto come questo- scherzò, ammiccante -Mi chiamo Samuel, Sammy per gli amici-

-Freddie- si presentò, un po' a disagio -Ti ringrazio per la proposta, ma non posso accettare. Ho una ragazza che mi aspetta, e... Insomma, non è il caso-

-Ah, sì, capisco. Una ragazza. Meravigliose creature, le ragazze- annuì Sammy in modo lievemente beffardo, gettando il mozzicone di sigaretta per terra e calpestandolo con la suola della scarpa -Comunque, quando deciderai di spiegare le ali e spiccare il volo, Freddie, noi saremo qui-

Freddie non rispose, solo lo guardò entrare nel locale e chiudersi la porta alle spalle. Rimase fermo lì per un po', col sospiro che si condensava in nuvole di fumo gelido.

Beelzebub has a devil put aside for me.

Freddie sorrise, ecco cosa aveva fatto Beelzebub.

 











 

 

 
 
Note
Ciao, eccomi di nuovo :)
Comunque che dire, ci stiamo finalmente addentrando nel cuore storia… Come sempre, alcune cose sono vere e altre sono completamente inventate da me, ma mi piace fare questo mix, in fondo stiamo sempre parlando di una fanfiction.
Sammy, per chi non lo avesse notato, è il Sammy di “Spread your Wings”, da cui Freddie avrebbe tratto ispirazione ;)
Fandango, Scaramouche, Galileo sono tutti nomi presi (ovviamente!) dalla nostra Bohemian Rhapsody. Adoro il verso "Scaramouche! Scaramouche will you do the fandango!?", quel pezzo mi fa morire, ve lo giuro xD

 
A presto e grazie mille per tutto,
E.

 

   
 
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