Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |      
Autore: milla4    24/01/2020    0 recensioni
Non erano una coppia convenzionale né ben assortita eppure il destino o forse la voglia di riscatto, li aveva fatti unire creando qualcosa non giusto, molto difficoltoso ma vero.
Quello strano matrimonio li aveva resi reali.
Margaeryx Viserys (lo so, non c'entrano niente l'uno con l'altra, ma fidatevi di me)
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Margaery Tyrell, Olenna Tyrell, Sansa Stark, Viserys Targaryen
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Prima parte
 

 
 
DRIIIIIN!
Avrebbe spaccato quel maledetto orologio… oh sì, lo avrebbe fatto, avrebbe preso un martello bello grosso e avrebbe fatto volare in mille pezzi quella fottuta sveglia.
«Viseryyyys… andiamo, devo portare a scuola i bambini e non posso essere in due parti della città nello stesso momento. Intanto che vesto la bambina vatti a fare una doccia»
Dalla camera da letto nessuna risposta.
«Su, avanti Lazzaro: alzati e cammina. Ti lascio scegliere il figlio che vuoi, basta che ti muovi»
Margaery cercò di infilare prepotentemente una delle maniche della giacca della divisa alla figlia mentre contemporaneamente le toglieva la marmellata del croissant dalla guancia; dei mugolii forzatamente rumorosi erano l’unico suono che suo marito era riuscito a fare.
«VISERLYS! Dannazione, ho già a che fare con due bambini, non posso pensare anche a un ventisettenne che si comporta come un dodicenne»
«Non mi urlare contro, lasciami dormire, donna» il fazzoletto sporco di mirtillo cadde a terra, chi avesse osservato dalla finestra avrebbe visto una giovane donna correre verso la camera da letto e gettarsi come un falco contro un ragazzo appallottolato nelle sue stesse coperte; una scarpa Jimmy Choo rosa cipria con inserzioni di perle colpì il cuscino accanto all’uomo che di scatto si ribaltò cadendo dal letto.
«Ma sei impazzita?»  Viserys era sbalordito, sua moglie era sempre stata la diplomatica della famiglia, lui che la conosceva bene riusciva a capire quando era arrabbiata dal tono della voce o dalle micro espressioni del suo viso ma, non l’aveva mai vista reagire in questo modo così… barbara. Era fuori del suo personaggio e il suo orgoglio ferito non gli permetteva di comprendere che sua moglie fosse arrivata quasi ad un punto di non ritorno.
Margaery chiuse gli occhi per pochi istanti, stingendo i pugni e quando li riaprì era tornata la consueta donna di sempre. «Viserys, ti prego aiutami almeno tu… io non credo di farcela, Lola la nostra babysitter se n’è andata, non le abbiamo pagato le ultime tre mensilità, ricordi? Abbiamo dovuto disdire il servizio di pulizia visto che non potevamo permetterci più quei soldi; la casa è un disastro e io non riesco a star dietro a tutto.» aprì i pugni portandosi la mano sul petto «mi dispiace esser stata così intrattabile e di averti quasi colpito, ma sto crollando… ti chiedo aiuto come mio marito, come uomo, come capo di questa famiglia»
Viserys aveva un orgoglio molto facile da ferire e da rattoppare, sua moglie aveva appena toccato le corde più giuste, portandolo nel momento e nel luogo che voleva.
«Va bene, va bene Margaery, ora ci penso io. Tu vai a finire di vestire la piccola, mentre io mi faccio una doccia veloce e mi vesto. Scelgo Eaten, dopo devo passare in banca» abbassò la voce mentre la parola gli usciva dalla bocca «e la sua scuola è di strada, per il ritorno ci organizzeremo dopo, ma in linea di massima potrei andarli a prendere entrambi, tanto non devo andare a lavorare» la voce si incupì di colpo, ma per poco: se si riusciva a svegliarlo dal torpore e dall’autocommiserazione, l’eccitazione avrebbe  poi vinto su tutto «non ti preoccupare… no, conviene che passi soltanto alla scuola di Eaten, non so quanto potrei metterci per… quello che devo fare» Margaery gli sorrise: Viserys pensò che il suo sorriso più che riconoscenza e ammirazione esprimeva un che di maligno e furbo. Si sorprese nel pensare quanto fosse adatta a lui quella donna.
Non ti preoccupare, ci penso io… amava sentirsi dire quelle parole e ormai conosceva come spronare suo marito ad essere più responsabile e adulto ma, ora che erano rimasti soltanto in due a mandare avanti quella casa, Margaery riusciva a sentire il peso di dover pensare a tre figli di cui uno di appena ventisette anni. Finì di preparare lo zaino di sua figlia mentre suo marito provava a lavarsi e a vestirsi in meno di un quarto d’ora: straordinariamente ce la fece. A volte Margaery si dimenticava della bellezza insita nell’essere un Targaryen: i capelli sempre in ordine anche se sporchi, la pelle che non sembrava risentire della continua mancanza di sonno, quei geni avrebbero fatto la fortuna dei loro figli oltre alla bellezza eterea e sensuale di lei, un connubio potenzialmente letale per la società futura.
«Eaten prendimi una ciambella, quella riempita di cioccolato con sopra solo zuccherini, poi corri in macchina. Avanti, forza!» Varys uscì dalla camera da letto mentre cercava di non inciampare nelle ciabatte per terra; diede una leggera pacca sul sedere di sua moglie, facendo finta di non accorgersi del fastidio che lei mostrava per quel gesto.
Margaery aspettò che i maschi della sua famiglia salissero in macchina, poi prese la mano di Brígh e, chiusa casa, l’aiutò a salire in macchina.
 
 
Era arrivato stranamente in anticipo di ben venti minuti, la scuola ormai non chiamava più in caso di ritardo, i bambini erano troppo grandi, ma le litigate in casa per colpa della troppa pioggia presa da Eaten mentre aspettava non erano state poche; l’orgoglio di Viserys gli impediva di chiedere per l’ennesima volta a sua moglie l’orario d’uscita da scuola dei loro figli. Stava cercando di smussare quella parte del suo carattere che tendeva ad allontanare le persone ma non avrebbe mai potuto totalmente eliminarlo, quella mattina ne aveva avuto la prova. Un Targaryen ha orgoglio oltre che a fuoco nelle vene.
L’ auto era parcheggiata dall’altra parte della strada, la Marlboro in bocca bruciata a metà e un gioco di guerra sul cellulare, mentre il bicchiere vuoto di caffè poggiato sul sedile accanto sarebbe andato a rinfoltire la spazzatura che si trovava dentro l’auto; con la mano fece cadere la cenere fuori dal finestrino, non voleva sporcarsi. Per quanto potesse essere pigro e la sua macchina riempita di carta di caramelle e fazzoletti,  nel vestirsi era quasi maniacale; la camicia firmata, retaggio di un passato molto più felice, era perfettamente stirata, il colletto a singolo bottone era perfettamente dritto e rendeva il suo collo molto più virile, le piccole righe bluastre facevano risaltare il blu dei suoi occhi; i jeans Armani con risvolto finale, contributo del sostegno dei pochi amici ancora rimasti, ancora di meno dopo quello sua sorella aveva fatto, non era molto indicato per quei giorni di pioggia ma mai avrebbe indossato quelle orrende calosce che tutti in città sentivano così comode e liberatorie. Avrebbe preferito sentire l’acqua nelle mutande piuttosto che oltraggiare la moda a cui sentiva di appartenere.
Alle 15 spaccate – merda, era quello l’orario-  vide Eaten uscire fuori dal portone, era solo come sempre, si fermò a salutare soltanto due ragazzini che non aveva mai portato a casa, ma il suono del clacson che suo padre stava ostinatamente premendo per fargli capire di sbrigarsi lo fece correre via.
La portiera si aprì «Ciao campione, tutto ok a scuola oggi?» Viserys gettò la sigaretta prima di girarsi verso suo figlio, quello che vide gli fece morire il sorriso che aveva sulla faccia. «Chi è stato?» un enorme livido al centro della guancia di suo figlio.
«Papà… »
«Eaten non devi commentare, dimmi soltanto il suo nom-… è stato ancora lui?» guardò con intensità suo figlio negli occhi, quello che esprimevano non era più rabbia, ma comprensione e perché no, anche determinazione.« Sì»
«Bene, andiamo a parlarne meglio»
I locali delle periferie urbane erano tutti uguali, ne aveva visitati fin troppo durante le sere di vagabondaggi insieme a suo fratello maggiore; ancora riusciva a sentire l’eccitazione nell’esser scelto da Rhaegar, poter sentire il potere dei Targaryen sulla sua pelle: era l’unico bambino ad aver diritto a ben tre ciliegie candite sulla sua banana split e per un ragazzino di sei anni quella era la sensazione massima di sicurezza, in quel momento la vita poteva portare soltanto cose buone, soltanto l’anno dopo la caduta dalle vette avrebbe distrutto quel sogno per sempre.
Odore di cucinato, di frittura vecchia e di caffè annacquato, unico posto popolare che si concedeva di frequentare, forse per i bei ricordi del passato o forse perché era l’unica cosa che ancora potavano permettersi.
«Cos’è succes-» «
«Salve ragazzi cosa posso portarvi?» una donna sulla cinquantina era comparsa accanto al loto tavolo «Scusa, non vedi che stavamo parlando» le urlò in faccia; strinse forte le mani una nelle altre, doveva controllarsi, la cosa più importante era respirare, così gli aveva detto il Dottor Clarkson, e poi ricordarsi che la rabbia non può comandarlo, ma lo sguardo da cavallo di quella donna unito alla di strafottenza gli stava facendo venir voglia di afferrarla per il collo fino a farla svenire. Ma era solo uno spiacevole impulso, uno dei pochi che ogni tanto ancora riaffioravano dopo la terapia.
«Senta, mi scuso… problemi al lavoro… può portarci un thè e per il ragazzo» tornò a guardare suo figlio che timidamente sussurrò «dei pancake con il miele»
«Pancake eh? Senza il gatto il topo comincia a ballare» «No, no… solo latte e cioccolato» ritrattò agitato Eaten.
Viserys sbuffò «Tranquillo moccioso, questa sarà la nostra oasi di pace: quello che succede nell’oasi rimane nell’oasi» fece poi un occhiolino in direzione di Eaten che prima strabuzzò gli occhi, ma poi ridacchiò: non era abituato a questo tipo di confidenza con suo padre, da quando era nato fino ai suoi cinque anni Viserys aveva passato quasi tutto il tempo fuori casa per curare “la testa” come diceva sua madre, “il fegato” secondo Lady Olenna la sua bisnonna, e quando era tornato ormai era diventato troppo grande per essere influenzato da lui. Questa complicità maschile gli dava una forza nuova, anche se momentanea.
«Ok… allora pancake e miele» la voce uscì stridula e intensa, «Andata» Viserys fece un gesto con la mano alla donna che stizzità se ne andò verso le cucine.
«Allora, riprendiamo: cos’è successo? E che sia la verità»
Il ragazzo cominciò a giochicciare con dello zucchero sul tavolo, rimasuglio di qualche colazione prima «Niente, cioè è James Ottarnay, dice che la mia voce lo infastidisce troppo e mi ha spinto… ma è stata colpa mia, sono caduto sulla sedia, lui voleva soltanto scherzare. Fa così con tutti»
«Eaten… Eatan pensavo che questa storia fosse chiusa ormai. Il padre deve aver convinta quella balenottera della vostra preside a farlo rimanere… ma d’altronde, se avessi i miei soldi avrei fatto lo stesso» un sospirò lugubre uscì dalla gola del giovane padre.
«Eaten ascoltami bene, James Ottarnay non è tuo amico e non merita la tua protezione, è soltanto un grasso porcellino di Chicago, devi smetterla di giustificarlo ogni volta» il tono era irritato perché non riceveva risposto; vedeva il suo primogenito spento, la verve dei Targaryen e l’audacia dei Tyrell sembravano non aver attecchito in lui, nella vita avrebbe potuto contare sul suo magnifico aspetto, a quanto pare l’unica cosa che aveva preso dai suoi genitori erano i geni “stetici”.
Eaten giochicchiava con il cibo spezzettando un pezzo di pancake con la forchetta fino a farne una poltiglia giallastra «Ok»
«Solo “Ok”?»
«No, cioè… va bene, ma…» la forchetta era diventata un turbine nel miscelare il gelato sciolto, il miele e il grumo.
«”Ma” cosa?» Viserys posò la tazza di the sul piattino, vedeva negli occhi del figlio un qualcosa di inespresso.
«Se parlo non me la ridarà più…», avrebbe dovuto tirargli le parole via dalla bocca ma in quello era brava Margaery, lui di solito si limitava a punire o elogiare, a seconda delle occasioni e soprattutto del suo umore. Inspirò; cercò di ricordare cosa aveva imparato durante la riabilitazione ma ci aggiunse un sorriso stampato in faccia, il più amorevole che si fosse mai concesso.
«Figliolo, per favore non sto capendo nulla, cosa ti avrebbe rubato James?»
«La parte» «Parte di cosa?» Oramai in quel piatto era rimasto solo un obbrobrio color pagliericcio dl vago odore mielato
«La parte a teatro. Nel laboratorio teatrale dovevo fare la parte di Romeo, e lui ha ricevuto la parte. Io sono solo la sua spalla, in realtà la signorina Kramski l’aveva affidata a me perché che sono il ragazzo più attento del corso di letteratura inglese e quindi la meritavo, poi dice che ho uno profilo molto regale e quindi sarei un perfetto Romeo, ma James ha cominciato a piangere e ha detto che lo avrebbe detto al padre e allora la preside ha cambiato idea»
IL sorriso sul volto del Targaryen stonava con l’oscurità che trasparova nei suoi occhi «La preside? La preside Johnson intendi?» il ragazzino annuì, guardava il padre aspettando la sua reazione, sarebbe scoppiato all’interno del locale, non che avessse paura di lui non aveva mai alzato un dito contro lui o la sua sorellina, ma comunque la furia di Viserys Tarhìgaryen non era qualcosa da sottovalutare. Ed invece quella volta il biondo deluse le aspettative, come una marionetta tenuta da dei fili, qualcuno tirò quelli di Viserys che si rialzò in uno scatto, spostando indietro la sedia; prese il portafogli dalla tasca dei pantaloni e lascia ben dieci dollari sul tavolo. Eaten alzò gli occhi e quello che vide fu un sorriso goliardico su due occhi inespressivi. Gli fece ancora più paura.
«Eaten prendi il cellulare e chiama tuo zio, Digli di mandare una macchina a prendere te e tua sorella; stanotte rimarrete a casa di vostra nonna, a casa preprareremo i vostri zaini»
«O-ok… tutto apposto papà?» chiese titubante Eaten; «certo figliolo, ora dobbiamo andare»
Saliti in macchina presero subito la strada per la loro casa, dove avrebbero atteso il resto della famiglia.
Nessuno dei due parlò durante il tragitto, Viserys osservava il proprio figlio dallo specchietto centrale e sentì un senso protezione nascergli per la prima volta dentro. Conosceva quel mostriciattolo da circa dodici anni ma erano due mondi che non si toccavano mai, quel pomeriggio era avvenuta una collisione e lo aveva svegliato.
«Eaten, per favore entra in casa e fai il numero di tua nonna, poi passamela» disse mentre spegneva la macchina e metteva il freno a mano «stasera ho bisogno di parlare con vostra madre».
Le sere estive era quasi un peccato dover rientrare in casa, specie se la spiaggia e il bellissimo mare non fossero così vicini da lei e che dovesse ancora preparare la cena per la sua famiglia. Spinse sull’acceleratore, la calma era la virtù dei forti, lo sapeva: sua nonna glielo ripeteva sempre ma con la busta di spinaci che rischiavano di scongelare avrebbe lasciato la calma a qualcuno che ne avrebbe fatto buon uso. «Sono a casa!» scese dalla macchina cercando con una mano le chiavi della macchina che aveva involontariamente messo in tasca, prendere le borse e le buste della spesa. «Sono a cas-» Viserys uscì di casa con fare sbrigativo, le prese due delle buste e si diresse verso casa.
 
Viserys camminava da circa trenta minuti avanti e indietro per il salotto, evitando con cura il tavolinetto di cristallo e i vari giochi dei bambini e Margaery non riusciva a comprenderne il motivo; solo un’altra volta lo aveva visto in questo stato ed era quando sua sorella aveva preso il comando delle industrie della famiglia, cancellandolo definitivamente dalla sua vita. Cosa cavolo era successo quel giorno a scuola? Possibile che per un favore richiesto era così che si riduceva?
Quando le aveva detto di aver spedito i bambini a casa di suo padre aveva capito che qualcosa non andava: l’ultima volta che era andato volontariamente in quella casa gliela aveva fatto rimpiangere per settimane, aveva anche proibito di pronunciare il nome “Olenna” per i primi tre giorni del rientro.
«Viserys, ora basta mi stai facendo impazzire… cosa diavolo è successo a scuola?»
«La balenottera gli ha rubato la parte»
«EH?»
«La balenottera ha rubato la parte a nostro figlio per darla  a quello scemo di Ottarnay»
«Per favore smettila di chiamare la preside Pierce “Balenottera” e spiegami meglio» lo afferrò per il braccio mentre le camminava vicino per la dodicesima volta «Vuoi stare fermo e parlare?... sto diventando pazza»
Viserys si fermò ma le sue mani continuarono ad aprirsi e a chiudersi senza fermarsi mai «Eaten aveva una parte nella commedia… quella con Romeo… »
«Romeo e Giulietta»
Il ragazzo annuì «Ecco, sì brava, quella. Ottarnay ha minacciato di chiamare suo padre -quel piccolo maiale orrendo- e la preside ha tranquillamente deciso di darla a James» un piccolo ghigno improvviso comparve sul suo viso «forse spera di diventare finalmente un principe dopo il bacio della Giulietta».
Margaery diede una piccola stretta al braccio del marito prima di lasciarla andare, si avvicinò con passo suadente gettandogli le braccia al collo, era strano e piacevole vederlo così partecipe alla vita dei figli «Amore, è soltanto una recita scolastica; andremo a parlare con la preside, sono certa che troveremo una soluzione, in caso contrario rimarremo accanto ad Eaten»
«No, Margy… non hai visto la sua faccia oggi; era veramente distrutto. Credo che ci tenga veramente a questa cosa… dovremo intervenire con il pugno duro, da adesso» la guardava con grande intensità, aveva sangue nobile nelle vene, a volte Margaery riusciva a vederci attraverso il destino che avrebbe dovuto avere, se non fosse stato se stesso. Fece girare tra le dita una ciocca quasi bianca «Una giornata con lui e lo conosci meglio di me a quanto pare… credo che dovremmo andare molto piano, non vorrei dare “alla balenottera”» sorrise per un breve istante «altri motivi per creare problemi a nostro figlio.»
La luce, quella luce che aveva visto poche volte da quando lo aveva conosciuto si spense improvvisamente, Margaery sentì il cuore stingersi.
«Va bene, mio Re?»
«Uh? Certo, certo; va benissimo» Viserys appariva distratto, la luce era definitivamente morta.
Il biondo prese delicatamente le braccia della moglie allontanandole dal proprio collo «È tardi, se ci sbrighiamo possiamo andare al cinese prima che chiudano le cucine».
Lo aveva perso.
 









 

 
Note: ciao a tutti, se siete arrivati a leggere queste note vorrà dire che avrete letto questo primo abbozzo di trama e vi starete chiedendo: che hai mangiato di strano? Ecco, ho “mangiato” il bellissimo contest indetto da Setsy sul forum di Efp e anche se alla fine ho partecipato con un’altra storia (questa long… era davvero troppo long) ho deciso comunque di portare a termine il mio progetto. Non ho mai scritto una AU ma il pacchetto datomi e la coppia abbinata mi hanno trascinata in un modo che non avrei mai creduto possibile. Non sono tipo da storia a capitoli né in coppie strane e ringrazio davvero tanto Setsy per avermi stuzzicato e avermi portato lontano da quella voragine di “Non ispirazione” a cui mi stavo avvicinando pericolosamente.
E niente, spero davvero che possa interessarvi questo obrobrio, nato per caso. Io mi impegnerò a pubblicare tutti i capitoli almeno una volta ogni due settimane (o prima, se riesco). Non voglio lasciar morire questo progetto, è davvero particolare e ci sono molto affezionata.
Che dire… a presto (?)
 
milla4
 
 

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: milla4