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Autore: Rfdl    25/01/2020    1 recensioni
Dopo sette anni passati a Londra, Maia torna a vivere a Buenos Aires per poter frequentare una prestigiosa Accademia. Questo la porterà a riaprire delle ferite del passato.
* La storia è incentrata su Maia e Matias e non segue le vicende della seconda stagione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Federico Fritzenwalden, Florencia Santillan-Valente, Maia Fritzenwalden, Matias Ripamonti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono le 14:30 quando Maia mette piede nell’aeroporto di Buenos Aires, una sensazione di malinconia si irradia nella sua mente mentre un brivido le percorre il corpo. Ha vinto un posto in una prestigiosa Accademia in Argentina e dopo sette anni non le sembra vero ritornare a vivere a Buenos Aires, insieme ai suoi fratelli, nella stanza in cui ha passato parte della sua adolescenza, spettatrice dei suoi primi amori ma anche delle relative delusioni. Sembra passata una vita da quel periodo, tutto è cambiato da allora. Durante il suo soggiorno a Londra ha affrontato di tutto, dall’ansia per gli esami imminenti a nuovi amori ed esperienze, un piccolo appartamento da gestire, nuove persone da conoscere, insomma della piccola e viziata Maia non era rimasto più niente. Aveva più e più volte rimuginato sulla possibilità di rifiutare quel posto in Accademia, non le piaceva l’idea di tornare a vivere a Buenos Aires, essere di nuovo dipendente da qualcuno, dover nuovamente rispettare delle rigide regole. Certo, in quei sette anni era tornata molte volte ma mai più di una settimana per cui non le era mai pesato tornare alla sua vecchia vita solo per pochi giorni. Fino all’ultimo momento era stata sul punto di rifiutare ma il buon senso aveva avuto la meglio: non molti riuscivano ad entrare in quella Accademia e se non avesse approfittato di questa opportunità si sarebbe pentita per sempre. Così aveva organizzato tutto in poche settimane, aveva lasciato il suo appartamento a Primerose Hill ed era partita. Aveva informato solo Federico del suo ritorno ma gli aveva espressamente chiesto di non dirlo a nessuno, voleva fare una sorpresa ai suoi fratelli. Uscita dall’aeroporto si gira più volte a destra e sinistra alla ricerca di un volto familiare e dopo aver messo bene a fuoco i vari volti con cartelli in mano, trova Esteban, l’autista di famiglia mandato da suo fratello. Sale in macchina, appoggia la testa al finestrino e, guardando fuori, si lascia andare ai ricordi più belli legati a quella terra.

Quando Maia entra in casa trova uno strano silenzio ad accoglierla, non è abituata a non sentire urla e chiacchiere rimbombare per tutto il salone. Bussa quindi alla porta dell’ufficio di suo fratello ricevendo un invito ad entrare. Appena Federico vede la sua piccola sorellina varcare la porta, si alza in piedi e corre ad abbracciarla. La stringe forte tra le sue braccia e le lascia tanti piccoli baci su tutta la testa. Durante i primi anni della sua adolescenza i rapporti tra loro erano spesso conflittuali, tipico atteggiamento di un’adolescente ribelle in lotta contro il mondo intero ma a poco a poco avevano cominciato a capirsi e a diventare sempre più complici.
“Piccina, come stai? Com’è andato il viaggio? Perdonami se non sono venuto personalmente a prenderti ma ho una consegna importante domani e quella scrivania sarà l’unica mia compagna di avventure per oggi” dice Federico, lasciandosi andare ad una risata.
Maia gli sorride di rimando e scuote la testa. “Non preoccuparti, sto bene! Sei sicuro che non è un problema se ritorno per un po’ a vivere qui?” chiede, quasi come se fosse un’estranea nella sua stessa casa.
Federico sbuffa e le passa una mano sui capelli. “Non dirlo neanche per scherzo. Adesso chiamiamo tutti, saranno felici di rivederti.”
Non ci vuole molto perché appena Federico urla ai suoi fratelli e a sua moglie di scendere per una sorpresa, Thomas, Martin e Flor si fiondano sulle scale per cercare di capire l’urgenza di quel richiamo. Quando vedono Maia giù nel salotto, un’espressione di sorpresa fa capolinea sul loro viso, per poi correre tutti ad abbracciarla. La stanza si riempie così nuovamente di grida e domande, e finalmente a Maia sembra di essere tornata a casa.
Li stringe uno ad uno, lascia baci sulle loro teste e cerca di rispondere a tutte le loro curiosità. Dà uno sguardo alla sua famiglia, ormai seduta sul divano, e non riesce ad evitare un profondo senso di nostalgia.
Martin è così grande, un diciottenne ormai, ha un atteggiamento più taciturno ma allo stesso tempo irriverente come sempre. E’ all’ultimo anno delle superiori e sa già quale percorso intraprendere in futuro: la facoltà di psicologia, non vi era il minimo dubbio.
Thomas è nel pieno dell’adolescenza, il viso macchiato da un accenno di barba e qualche brufolo qua e là, proprio come un normale quattordicenne. Ha sempre i capelli lunghi e il vizio di essere il più fastidioso tra i fratelli Fritzenwalder.
Ma ciò che più di tutto riscalda il cuore di Maia è l’immagine di Federico e Flor seduti uno accanto all’altra, i corpi stretti quasi a volersi fondere, la mano di suo fratello sul pancino appena visibile della donna che ama. Ricorda ancora la chiamata di due mesi prima, quando le avevano dato la lieta notizia e il suo cuore era esploso di gioia. Meritavano quella felicità, la meritavano da sempre. E’ un po’ persa nei suoi pensieri Maia ma cerca comunque di rispondere alle miliardi di domande che i suoi fratelli le rivolgono, il motivo per cui si trova a Buenos Aires, la sua permanenza per un periodo più lungo del solito ma tutto ciò a cui Maia riesce a pensare è la felicità e la stabilità che la sua famiglia ha raggiunto.
All’appello purtroppo mancano solo Nicholas e Franco. Il primo si è trasferito da due anni in Germania per poter condurre ricerche approfondite sulla letteratura medievale tedesca e poter così concludere il suo percorso di studi. Franco invece vive pochi isolati più avanti con quella che da due mesi è diventata sua moglie. Maia non vede l’ora di andare a fargli visita.
Dopo aver concluso i suoi racconti e essersi lasciata coccolare dalla sua famiglia, Maia decide di andare in camera sua per potersi finalmente riposare dopo le dieci ore di viaggio. Appena entra nella sua stanza un brivido le colpisce il corpo, quella stanza dalle pareti rosa che più volte era stata spettatrice dei baci e degli addii con l’amore della sua vita.

Matias.

Non le capita spesso di pensarci, per lei ormai è acqua passata. A Londra aveva avuto altri amori, si era innamorata perdutamente di un aspirante attore che studiava nella sua stessa scuola. Eppure Maia non ha il minimo dubbio su chi sia il vero e unico amore della sua vita. Non lo vede da due anni, e nei cinque precedenti i rapporti si erano molto raffreddati. L’unica cosa certa di cui Maia ha consapevolezza è la totale assenza di Matias durante i suoi soggiorni in Argentina. Più di una volta casualmente l’uomo era via per viaggi di lavoro, altre volte per influenza…insomma in sette anni Maia poteva dire di averlo visto per un numero totale di dieci volte. Non hanno più nessun tipo di rapporto ormai, e quelle pochissime volte in cui le è capitato di vederlo, Matias si era limitato ad abbracciarla quasi forzatamente, chiedendole poi dei suoi studi a Londra, ma non era mai andato oltre. Per Maia è una storia che non ha più importanza ma non può evitare alla sua mente di pensare a Matias entrando in quelle quattro mura rosa. Si poggia sul letto e sulla scia di questi pensieri si addormenta.
 
***
 
“Stai scherzando? Certo che dobbiamo festeggiare! Dobbiamo invitare tutti i suoi vecchi amici, comprare palloncini, fare una festa in maschera, insomma qualcosa di divertente che le faccia tornare il sorriso per essere tornata a vivere qui” dice Flor tutto d’un fiato.
“Florencia per favore non essere la solita esagerata” chiarisce Federico, mentre sorseggia il suo caffè amaro e finge di leggere un giornale pur di non ascoltare le chiacchiere di sua moglie.
Maia, che ha ascoltato questa breve conversazione, entra finalmente in cucina per fare colazione e non riesce a non scoppiare a ridere per quella piccola scenetta che le ricorda i Flor e Federico di qualche anno prima. In fondo nulla è cambiato, se non la fede che circonda l’anulare di entrambi. Flor è la solita casinista e Federico il solito capofamiglia tutto d’un pezzo. Eppure gli basta guardare il sorriso della sua amata Flor per lasciarsi andare ad una risata. Proprio come in quel momento, in cui la donna mette su un finto broncio per convincerlo e lui non riesce a resistere, si avvicina per darle un bacio e per acconsentire alla sua proposta.
Maia si gode la scenetta senza proferire parola, senza dire a nessuno dei due che in realtà l’ultima cosa di cui ha bisogno è festeggiare il suo ritorno. Ma non vuole deludere Flor, in fondo è una donna incinta e ogni suo desiderio deve essere un ordine. Ascolta ancora per un po’ Flor continuare a blaterare sulle canzoni che potrebbero cantare tutti insieme e la lista di persone da invitare, quando qualcosa attira l’attenzione di Maia.
“Ehi Federico, hai già mand-” Matias entra in cucina, pronto a chiedere qualcosa al suo migliore amico ma la presenza di una ragazza dall’altro lato della stanza lo lascia senza parole. Resta un attimo a fissarla, come se stesse cercando di realizzare la sua presenza in quella cucina, finchè si rende conto che deve dire qualcosa, qualsiasi cosa. Così le sorride e “Maia! Ma che ci fai qui?” dice, per poi avvicinarsi e abbracciarla.
Il corpo di Maia viene scosso da brividi improvvisi ed il suo cuore inizia a battere più forte del previsto per quell’odore e quella vicinanza a cui non è più abituata.
“Ciao Matias, sono tornata qui per frequentare l’Accademia… Starò qui per un anno” sussurra, quasi come se si sentisse in colpa per il suo soggiorno più lungo del solito.
Matias resta in silenzio per qualche secondo, senza sapere esattamente cosa dire ma poi “ma è fantastico! Sono davvero entusiasta per te, in bocca al lupo allora” dice, rivolgendole un sorriso. E’ questione di un attimo perché si volta verso Federico e riprende la domanda che ha interrotto pochi minuti prima. “Quindi hai mandato quel programma alle imprese affiliate?” dice rivolgendosi a Federico, il quale si alza, dà un bacio a sua moglie e “Vieni, discutiamone nel mio ufficio” dice, per poi uscire con l’avvocato.

Flor e Maia restano in cucina e per un po’ nessuna delle due osa proferire parola.
“E’ un problema per te la sua presenza qui?” chiede Flor in un sussurro, per paura di aver toccato un nervo ancora troppo sensibile per la ragazza.
Maia resta spiazzata, non si aspettava quella domanda così sincera o meglio, ha sperato con tutto il suo cuore che nessuno glielo chiedesse. Ma Flor è Flor, e non può mentirle. Perciò decide di essere il più sincera possibile. “Mentirei se ti dicessi che non mi importa. Ma sono passati sette anni e ormai non esiste più niente di quello che c’è stato. E’ uno sconosciuto per me” dice abbassando lo sguardo sul suo cornetto ormai abbandonato nel piattino. L’aria in quella stanza è improvvisamente diventata tesa perciò cerca di fingersi indifferente e cambia argomento.
“Allora, dicevamo, chi altro vuoi invitare alla festa?”
 
***

Matias è chiuso nel suo studio ormai da giorni. Arriva puntuale, come ogni giorno, alle 9:00 a casa Fritzenwalder e senza salutare nessuno, si fionda nello studio. Alle 18:30 saluta Federico, prende le sue cose e torna a casa. Non si ferma in cucina per prendere un caffè ma chiede a Greta di portarglielo. Non gironzola per casa durante la sua pausa e non cerca Flor per fare le solite chiacchiere quotidiane. E’ passata una settimana dal ritorno di Maia e Matias può ritenersi soddisfatto perché è riuscito ad evitare qualsiasi tipo di contatto, ad eccezione di sporadici saluti se la ragazza è in giro per il salotto negli orari in cui inizia e finisce il suo lavoro.
Quando l’aveva vista, quel giorno di una settimana prima, Matias aveva creduto di svenire da un momento all’altro. Eppure le aveva sorriso e le aveva addirittura augurato un in bocca al lupo per i suoi studi.
Un anno.
Deve rivedere Maia per un intero anno, ancora non riesce a crederci. Non che provi il minimo interesse per la ragazza, sia chiaro, semplicemente non ha idea di come comportarsi. Vorrebbe essere amichevole come lo è sempre stato, vorrebbe avere almeno il coraggio di parlarle senza morire dentro. Ma la verità è che Maia non è più la ragazzina che conosceva fino a sette anni prima, è una donna ormai.
Ma soprattutto adesso Maia è un’estranea.
Gli piacerebbe sapere se è ancora una ragazzina ribelle e casinista, vorrebbe sapere se ascolta ancora i dischi che le ha regalato per i suoi quindici anni. Vorrebbe sapere se è ancora un’adorabile ragazzina romantica e se qualche volta le capita ancora di pensarlo. L’unica cosa certa è che Maia è cresciuta, è una donna ormai e non più una ragazzina. Ogni tanto butta un occhio nella sua direzione quando è seduta sul divano o quando esce di casa per andare a lezione. I maglioni colorati hanno lasciato il posto a vestiti attillati che mettono in risalto le sue forme da donna, i capelli sono più lunghi di quanto ricordasse. Non ha avuto modo di vederla e notare i particolari ma gli sembra molto più taciturna e pensierosa.
In ogni caso decide che non gli riguarda, ormai ha una vita di cui lei non fa più parte.
 
***
 
“Cosa? Greta mi prendi in giro?” chiede Maia, un accenno di irritazione nella sua voce. È in ritardo per la sua lezione di musicologia e ha appena scoperto che Esteban non potrà accompagnarla perché ha portato Flor e Federico in ospedale per una visita di routine. È sull’orlo di una crisi isterica perché se l’avesse saputo avrebbe preso i mezzi, qualcosa come quaranta minuti prima. Non può perderlo, è un corso obbligatorio.
“Non essere colpa mia, ieri sehr Federica ha avvisato te di questo imprevista” dice nel suo gergo del tutto sgrammaticato. Maia si domanda per un attimo come faccia Greta a non aver imparato la lingua dopo tutti quegli anni in Argentina. Decide però che è un problema del tutto trascurabile in quel momento.
“Ma non è vero, nessuno mi ha detto niente. Come faccio adesso?” quasi grida, ormai totalmente in preda all’attacco isterico.
Greta sta per dire qualcosa, cercando di consolarla e dirle che troveranno una soluzione quando la porta dall’altro lato del salotto si apre e “Cosa succede? Cosa sono queste urla?” chiede Matias, preoccupato.
Non passa neanche un secondo che Maia “Niente” risponde.
“La signorina Maia deve andare a lezione ma Esteban non essere qui” riferisce Greta, fingendo di non capire la risposta secca della ragazza che adesso ha le mani in testa e cerca di trattenere qualche insulto.
“Vai con i mezzi” suggerisce Matias, dando per scontato che Maia sia la solita ragazzina viziata.
“Ma dai, che genio non ci avevo pensato!” risponde la ragazza, un insieme di irritazione e sarcasmo nel suo tono di voce.
Vede Matias aggrottare la fronte, chiaro segno che non ha recepito il messaggio.
“Se qualcuno me l’avesse detto sarei andata quaranta minuti fa con i mezzi. Andare adesso sarebbe inutile” chiarisce, per poi sospirare affranta.
Nella stanza non vola una mosca, Greta vorrebbe che si aprisse una voragine pur di non trovarsi in mezzo a due persone che si odiano. Maia prende le sue cose e si avvia verso le scale per tornare nella sua stanza ma dopo aver salito i primi due scalini, è costretta a fermarsi.
“Ti accompagno io” dice Matias, interrompendo quel silenzio carico di tensione.
Maia è già pronta a rifiutare, ma Matias interrompe i suoi pensieri e “Non fare storie e muoviti, altrimenti farai tardi comunque” chiarisce.
Vede la ragazza annuire e soffiare un flebile “Grazie”, per poi scendere nuovamente le scale e avviarsi verso la porta, seguita dal ragazzo che per due intere settimane l’aveva evitata come la peste.
 
***
 
Il viaggio in macchina dovrebbe durare solo venti minuti, eppure a Maia sembra di essere dentro quell’auto da circa una vita e mezza. Nessuno dei due ha proferito parola e la tensione potrebbe quasi tagliarsi a pezzettini. Maia ha i nervi a fior di pelle, è ad un passo dal perdere la lezione, è nell’auto con l’unica persona con la quale non vorrebbe condividere neanche l’aria e come se non bastasse, Matias tamburella le dita sul volante con un ritmo cadenzato ormai da dieci minuti. Maia sta per impazzire, può giurarlo.
“Scusami, ti dispiacerebbe accendere la radio?” dice, chiedendosi subito da dove le sia arrivato il coraggio di interrompere quel silenzio.
Matias si riscuote dai suoi pensieri e “Certo” le dice, andando subito a premere un tasto sulla radio.
L’aria in macchina è decisamente più rilassata, Matias ha smesso di tamburellare le dita e a Maia sembra che il tempo trascorra normalmente. Ed infatti, il tempo di due canzoni, il ragazzo parcheggia di fronte l’entrata dell’Accademia.
“Grazie mille, davvero” dice Maia, sentendosi davvero grata. “Potresti dire ad Esteban che io finisco alle 18?” chiede.
Matias sorride e “Mi dispiace deluderti ma Flor e Federico saranno fuori fino alle otto, mi chiedo come abbiano fatto a non avvisarti” dice, notando subito la fronte di Maia aggrottarsi.
“Ah va bene, allora prendo i mezzi. Grazie ancora” ripete, per poi aprire la portiera.
Sta per scendere quando “Vengo a prenderti io” dice Matias. Maia perde un battito e resta per un attimo pietrificata, con un piede fuori dall’auto.
“Ehm, no prendo l’autobus, grazie. Non ho problemi, ho preso solo mezzi negli ultimi sette anni” cerca di sdrammatizzare, pur di non trovarsi in quella situazione.
Scende quindi dall’auto ma prima di chiudere la portiera, Matias decide di farle perdere un secondo battito.
“Ci vediamo alle 18, qui. Buona lezione” dice, con un tono tale da non ammettere repliche.
Maia sorride, chiude la portiera e lo saluta, per poi voltarsi e dirigersi verso l’aula. L’irritazione e l’ansia provata fino a cinque minuti prima ormai del tutto sparita.
 
***
 
Alle 18:00 in punto Matias è fuori l’Accademia in cui studia Maia. Ha passato le ultime quattro ore a fissare un foglio bianco, cercando di non pensare all’ansia e all’adrenalina provata in quell’auto. E’ felice, deve ammetterlo. Non ha nessun interesse per Maia, sia chiaro. Gli piacerebbe solo riuscire a recuperare un rapporto normale, o semplicemente riuscire a stare nella stessa stanza per più di cinque minuti senza provare la terribile sensazione di inadeguatezza. Continua a rimuginare su ciò che vorrebbe e ciò che non fa, quando sente qualcuno aprire la portiera della sua auto. Si volta di scatto e ciò che vede gli fa perdere un battito. Maia entra nell’auto rivolgendogli un sorriso, allaccia la cintura e si stende sullo schienale.
“Ciao, e grazie ancora di essere qui” dice la ragazza, e Matias nota che è molto più tranquilla e rilassata di qualche ora prima.
Il ragazzo mette in moto la macchina e parte verso casa Fritzenwalder, ma non può non notare il viso divertito di Maia mentre poggia la testa al finestrino.
Perciò si fa coraggio e “Perché hai quel sorriso divertito?” chiede, davvero curioso. Si aspetta qualche aneddoto, qualche storia divertente o semplicemente un “niente”. Di certo non si aspetta ciò che Maia gli dice.
“Si scusami. Pensavo soltanto che sembra di essere tornati a otto anni fa, quando eri la mia guardia del corpo e venivi a prendermi a scuola” dice divertita, lasciandosi andare ad una risata.
Matias resta per un attimo in silenzio perché si aspettava tutto, all’infuori di qualche aneddoto del loro passato. Vorrebbe dirle che sono stati proprio quei pomeriggi a farli innamorare l’uno dell’altra oppure che se ne ha bisogno può farlo tutti i giorni.
Ed invece sorride e “Com’è stata la lezione?” chiede, per evitare di addentrarsi in discorsi imbarazzanti. Se ci pensa è già un passo avanti, non ha intenzione di trascorrere i prossimi venti minuti in totale silenzio.
Maia finge di pensarci per poi “Mah, carina” rispondere, senza troppo entusiasmo.
“Ma no, come carina? Dopo tutto l’impegno per arrivare in orario” dice Matias, fingendosi dispiaciuto.
La risata di Maia riempie l’auto e per un attimo, Matias ha l’impressione di avere accanto a sé la ragazzina di cui si era perdutamente innamorato.
“Già, che peccato, vero? In realtà è la lezione più inutile di questo corso ma sono costretta a seguirla” risponde Maia, ricevendo soltanto un “Mh” in risposta.
Passano pochi minuti prima che Matias interrompa di nuovo il silenzio. “Sai Maia, mi piacerebbe sapere com’è stata la tua vita negli ultimi anni” dice con voce bassa, quasi come se temesse di essere fuori luogo.
Maia ci pensa un attimo e poi “Mmm, non saprei cosa raccontarti onestamente” risponde, sentendosi un attimo a disagio. Cosa dovrebbe raccontargli? Dell’università? Dei suoi amici? Della vita di Londra?
“Non so, abbiamo dieci minuti di tempo. Raccontami le cose più belle che ti ricordano Londra” dice il ragazzo, voltandosi per un secondo verso di lei per sorriderle e incoraggiarla.
Maia ci pensa un po’ su e poi parla. Sa esattamente cosa raccontargli.

Gli parla così di Primerose Hill, il quartiere in cui abitava. Più precisamente gli parla del parco di Primerose Hill, una piccola distesa di verde che si estende fino a formare una collinetta. Ci sono due panchine sulla cima, e da lì è possibile vedere tutto il parco, gli alberi che si estendono lungo il piccolo sentiero che porta alla vetta, i tetti delle case che Maia adora, tutte colorate e con enormi vetrate. Gli racconta della sua routine giornaliera, quando alle sette del mattino si svegliava e dopo mezz’ora era fuori casa per la sua corsa mattutina. Girava tutto il parco, e alla fine percorreva il sentiero tracciato dagli alberi per arrivare su. Era quello il suo momento preferito della giornata, quando si sedeva sul muretto e restava lì per un po’, a godersi l’aria fresca della mattina e la bellezza di quel parco quasi sempre deserto. Quella collina rappresentava il suo toccasana, un modo per iniziare la giornata con serenità.
Matias ascolta per tutto il tempo il suo racconto. Non si sarebbe mai aspettato quella risposta, si aspettava descrizioni dei corsi di pianoforte, descrizioni della vita mondana di Londra ma di certo non un racconto così dolce del suo posto preferito. Durante il racconto aveva immaginato di essere lì con lei e vederla seduta su quel muretto, da sola, a pensare chissà cosa.
L’unica cosa che il ragazzo fa, quando Maia termina la sua descrizione, è voltarsi per sorriderle. Ormai sono di fronte al cancello di casa Fritzenwalder e quel momento così intimo e bello deve necessariamente concludersi.
Maia gli rivolge un sorriso, lo ringrazia per l’ennesima volta e scende dalla macchina. Non può sentire però ciò che Matias dice quando lei è già oltre la porta di casa.

“Avrei voluto essere lì per stringerti”
 
***
 
Le conversazioni tra Maia e Matias si sono decisamente concluse quel pomeriggio di un venerdì di settembre. Sono passate due settimane da allora e nonostante l’ansia di Matias sia leggermente svanita, non ha più cercato di intavolare una discussione con la ragazza. Certo, la vede più spesso delle prime settimane ma semplicemente perché ha ripreso la sua routine in casa Fritzenwalder. Si ferma in salotto prima di iniziare la sua giornata di lavoro, chiacchiera con Flor, aiuta Martin per l’interrogazione di diritto, prende il caffè con Greta e insomma, ritorna ad essere parte della famiglia. Quando vede Maia la saluta, le rivolge un sorriso e qualche volta osa addirittura con un “Come va?” a cui la ragazza risponde con frasi brevi di circostanza.
Tutto cambia un pomeriggio di inizio ottobre. Sono le 15:30 e Matias approfitta di una pausa di dieci minuti per andare in cucina e prendere un caffè altrimenti rischia sul serio di addormentarsi. Non ha dormito bene la notte prima, continuava a voltarsi nel letto senza riuscire a dormire. Entra quindi in cucina stropicciandosi un occhio e in un primo momento neanche nota Maia seduta dall’altro lato della stanza. Perciò “ciao Matias” dice la ragazza, quasi a voler rendere nota la sua presenza in cucina. L’avvocato si volta di scatto e, dopo un principio di infarto e una mano sul cuore, “Maia scusami, non ti avevo proprio vista” dice, per poi prendere la cialda e prepararsi il suo caffè.
La ragazza mormora un “mmm” del tutto disinteressato e torna con lo sguardo sul libro che fino a qualche minuto prima leggeva con attenzione.
Matias si volta quindi a guardarla e per l’ennesima volta gli viene voglia di entrare nella sua vita, sapere quali sono i suoi interessi, qual è il suo libro preferito, cosa vorrebbe di più al mondo e insomma, tornare a conoscerla. Decide quindi che non c’è nulla di male ad interessarsi alla vita della persona che una volta aveva amato più di qualsiasi altra donna al mondo. Perciò si fa coraggio e cerca di trovare di nuovo qualcosa da chiederle. Si siede di fronte a lei e “ti va di raccontarmi qualche altra cosa?” chiede, rivolgendole un sorriso luminoso.
Maia alza il volto, lo fissa e alza un cipiglio. “Cosa sono? La tua cantastorie?” chiede, scoppiando a ridere. Il ragazzo ride di rimando e “beh se vuoi vederla così” dice, con un ghigno sul suo volto. Maia assume un’espressione che sembra offesa, prima di sorridere di nuovo.
“In realtà vorrei solo imparare a conoscerti di nuovo. Dai su, non fare la capricciosa e raccontami di qualcosa che ti piace” ridacchia l’avvocato.
Maia resta per un attimo senza fiato perché “imparare a conoscerti di nuovo” significa iniziare a parlare come due persone normali. Non aveva contemplato questa possibilità onestamente, quel pomeriggio in macchina le era sembrata solo una tregua. Fa quindi per pensarci, mette su un finto sguardo pensieroso per poi sorridere e iniziare.
“Visto che sei così interessato alle cose che mi piacciono, ti racconto invece qualcosa che odio” dice. Matias si lascia andare ad una risata e la esorta a continuare.
“Odio il caffè” dichiara, senza aggiungere altro.
Matias aggrotta la fronte e cerca un nesso logico. Poi all’improvviso un ricordo gli affiora in mente e “No, impossibile. Dopo la scuola ci fermavamo sempre a prendere il caffè al bar vicino il capannone dei ragazzi” dice, continuando ad annuire ogni volta che un ricordo di Maia che beve il caffè gli ritorna in mente.
Maia scoppia a ridere e “Ho detto che odio il caffè, non che l’ho sempre odiato” sbuffa, cercando di trattenere un ghigno sul suo viso. “Mi dispiace ammetterlo ma per me adesso esiste solo il thè” conclude, prima di prendere la sua tazza e il libro, e uscire dalla stanza.
Matias resta in cucina a fissare il muro, non gli interessa nulla della disputa thè contro caffè, è solo felice di vedere Maia scherzare e ridere con lui come facevano una volta.
 
 
Da quel giorno, quasi come un tacito accordo, Maia e Matias si vedono tutti i giorni alle 15:30 in cucina, ad eccezione del Lunedì e del Venerdì a causa delle lezioni della ragazza. Un thè da un lato del tavolo e un caffè dall’altro. Ogni giorno Maia racconta un aneddoto diverso, alcuni più importanti, altri decisamente frivoli. Ridono, scherzano, si prendono in giro e tutto sembra essere tornato a quando le cose erano semplicemente semplici. Sono passati due mesi da quando Maia è tornata e le cose sembrano andare nel verso giusto. Le lezioni le piacciano sempre di più, passa tanto tempo con i suoi fratelli, chiacchiera con Flor, esce di sera con Valentina e tutti i pomeriggi lei e Matias si conoscono un po’ di più.
Lui le racconta del cagnolino che vorrebbe prendere e lei gli parla del libro che ha appena finito di leggere, lui le descrive la sua nuova casa e lei gli descrive la sua vecchia casa, lui le racconta dei suoi viaggi in giro per il mondo e lei delle sue passeggiate nei quartieri più vecchi di Londra. Passano ore intere a parlare e a poco a poco ad entrambi sembra di conoscersi di nuovo.
Matias di tanto in tanto va a prendere la ragazza all’Accademia, quando Esteban è impegnato con qualche altro membro della famiglia. In macchina ascoltano la radio o semplicemente scherzano su qualcosa di stupido.

Maia sorride di più, Matias dorme meglio.

***

Maia è finalmente felice. Non si era resa conto di quanto l’assenza di Matias nella sua vita si fosse fatta sentire. Aveva passato gli ultimi sette anni reprimendo i loro ricordi, cercando di dimenticare la sensazione dei suoi baci, la calma che gli trasmettevano i suoi abbracci. Aveva dimenticato quanto fosse bello parlare con lui e raccontarsi. Aveva amato un altro ragazzo a Londra, l’aveva amato in ogni modo possibile ma si erano persi come due persone che semplicemente non sono destinati ad essere. L’aveva amato tantissimo, eppure non aveva mai avuto il coraggio di confrontarlo con Matias.
E aveva fatto bene perché se l’avesse fatto, si sarebbe resa conto fin da subito che non era l’uomo adatto a lei. Se c’era una cosa di cui era sempre stata sicura era che l’unico amore della sua vita sarebbe sempre stato quell’uomo dolce che le strappava sempre un sorriso.
Maia è sul suo letto e continua a rimuginare. C’è qualcosa che ha ammesso a sé stessa ma che il suo cervello cerca ancora di realizzare. È innamorata di Matias, è innamorata come lo è sempre stata e come sempre lo sarà. È innamorata di lui, della sua dolcezza, del suo sorriso, dei suoi gesti affettuosi. Lo ama da morire ma non riesce ad ammetterlo a sé stessa perché è una storia impossibile, esattamente come lo era sette anni prima.
Le piace pensare che per Matias sia lo stesso ma non può esserne certa. Le piacerebbe sapere se la differenza d’età è ancora importante per lui. Adesso lei ha 22 anni e lui 32, lei è appena una ragazza e lui un uomo a tutti gli effetti. Ma non è il solo problema, lei conta i mesi per poter ritornare nella sua amata Londra, è lì la sua vita ed è lì che vuole tornare. Anche se Matias dovesse essere innamorato di lei, non potrebbe mai cambiare tutta la sua vita.
Decide però di non volerci pensare, non vuole subire un’altra delusione. Sono amici, stanno ricostruendo un rapporto e mancano solo 9 mesi e poi lei tornerà a casa.
 
Maia è finalmente felice. Eppure quella stessa sera trova di nuovo un motivo per odiare Matias.
Entra in cucina alle 20:00 in punto per poter cenare con la sua famiglia e ciò che trova la lascia semplicemente senza fiato. Va a sedersi al suo posto, senza dire nulla ma tocca a Flor fare le presentazioni.
“Maia, questa è Ivy…la ragazza di Matias. Ivy questa è Maia” dice, indicando di volta in volta le due ragazze.
Ciò che Maia ha cercato di rimuovere dalla sua mente, è invece realtà. Vorrebbe alzarsi e correre in camera sua ma non ha più quindici anni. È una persona matura perciò “piacere di conoscerti Ivy” dice, fingendo un sorriso da premio Oscar.
Tutti in quella stanza sanno esattamente cos’è appena successo. Tutti avevano notato il riavvicinamento tra i due ragazzi, perciò per un breve momento un silenzio teso arieggia in sala. Fortunatamente ci pensa Flor a salvare la situazione, iniziando uno dei suoi racconti di millemila parole in trenta secondi.
“…allora ho pensato “perché no?” e ho accettato, ovviamente non immaginavo di diventare la moglie di questo Freezer qui, perché poi parliamoci chiaro, carino è carino, ma è anche una grande seccatura, per non parlare di quella strega lì, ma dovevi vederla, terribile, faceva paura solo a guardarla” dice, scatenando una risata generale. Comincia così un piccolo battibecco tra Flor e Federico, seguito da racconti di Ivy sui suoi genitori e del loro incontro assurdo. Per tutto il tempo Maia fissa il piatto, senza mai trovare il coraggio di sfiorare, seppure per sbaglio, lo sguardo di Matias. D’altro canto l’atteggiamento del ragazzo non è tanto diverso, anzi, cerca in tutti i modi di fingersi interessato ai racconti di Flor, evitando Maia così come aveva fatto per i primi due mesi.
Quando la cena termina e con essa anche i racconti di Flor, Maia e Martin si alzano e dopo aver salutato tutti, tornano in camera.
La delusione di Maia non potrebbe essere più cocente. Hanno parlato per un mese intero, hanno passato tantissimo tempo insieme, hanno parlato di qualsiasi cosa, perché Matias non le ha detto una cosa così importante? In un attimo a Maia sembra di essere tornata a sette anni prima ma una cosa è certa: lei non è più la Maia di quegli anni. Si, è delusa ma ha una carriera musicale a cui pensare e ancora pochi mesi la separano dalla sua vita a Londra.
 
***

Maia evita Matias per oltre una settimana. Sembra assurdo visto che Matias frequenta la sua casa tutti i giorni ma ormai la ragazza conosce i suoi orari e perciò fa di tutto per scomparire dalla circolazione in quelle ore. Non si presenta persino all’appuntamento giornaliero del caffè-thè in cucina, per lei è una questione chiusa. Ha altro a cui pensare e Matias è l’ultimo problema di cui ha bisogno.
Frequenta tutti i giorni i corsi in Accademia, passa il tempo libero con Valentina o Facha in giro per i parchi di Buenos Aires e quando è a casa passa il tempo nella sua camera ad ascoltare musica o a leggere un libro.
È stesa sul letto con il laptop poggiato sull’addome quando qualcuno bussa alla porta. Sarà sicuramente Martin con i suoi stupidi compiti d’inglese, pensa, perciò “entra” grida, per poi sbuffare sonoramente.
“Ehi, ti disturbo?” dice la voce della persona poggiata alla porta. E no…non è affatto Martin.
Maia volta di scatto la testa nella direzione della porta, spalancando gli occhi. Si mette subito seduta, lasciando il laptop ai piedi del letto. Aspetta un paio di secondi e poi “Matias, ciao, che ci fai qui?” chiede, fingendosi indifferente e quasi infastidita dall’idea di vederlo lì, appoggiato alla porta della sua camera. La verità è che Maia vorrebbe morire, è la prima volta che vede quell’uomo nella sua stanza dopo circa…sette anni, sei mesi e cinque giorni. È terrorizzata, si chiede per quale motivo sia lì, vorrebbe sbattergli la porta in faccia dopo averlo insultato. Ma ciò che fa è fingersi tranquilla e indifferente.
“Nulla, volevo assicurarmi che stessi bene…non ti vedo da un po’” ammette sinceramente, e nello stesso momento in cui pronuncia quelle parole abbassa la testa, sapendo di essere colpevole.
“Mmh, direi che sto bene” risponde Maia, continuando la sua recita. “Grazie per l’interesse” aggiunge, sperando di chiudere così la conversazione. Si aspetta un “ok d’accordo, allora ci vediamo” ma invece le cose non vanno come vorrebbe.
“E allora perché mi hai evitato per una settimana?” chiede il ragazzo, chiudendo la porta alle sue spalle, per poi sedersi di fronte a lei sul letto.
Quel gesto provoca ad entrambi un brivido per l’emozione di ritrovarsi nello stesso posto, nella stessa posizione di anni prima, quando passava per la sua stanza per stare un po’ con lei.
Quasi d’istinto Maia si fa più indietro e “Scusami?” chiede, fingendosi sorpresa. “Non ti ho evitato, semplicemente non è capitato di vederci” dice, alzando le spalle.
Matias sorride e “Non ti è capitato di venire neanche a prendere un thè nel pomeriggio?” chiede ironico, sapendo benissimo di scatenare nella ragazza una reazione, che non tarda ad arrivare.
“No, non mi è capitato di volere il thè, qual è il problema?” chiede, alzando la voce e senza aspettare una risposta continua “Cosa stai cercando di dire Matias? Eh? Ho altro da fare, sai? E poi non sapevo che la mia compagnia fosse così importante per te!” continua, quasi senza riuscire a fermarsi.
“Maia, ascoltami, per favore. Ti ha dato fastidio sapere di Ivy?” chiede il ragazzo gentilmente, come se stesse parlando con una bambina. È forse questo a far arrabbiare ancora di più Maia che “Ma cosa pensi che me ne importi? Ma tu pensi davvero che io stia qui a pensare a te e alla tua fidanzatina?” chiede, riprendendo ad urlare. “Beh ecco per te una news: il mio mondo non gira più intorno a te da molti anni, sai?” chiede sarcastica, agitandosi e gesticolando come faceva un tempo. “Certo, mi sono chiesta il motivo per cui tu non me l’abbia detto…per pura curiosità, sia chiaro. Mi è solo sembrato strano ma poi basta, fine, non mi interessa nulla” chiarisce per l’ennesima volta. Sta per riprendere la raffica sprezzante di poco prima quando Matias fa uno slancio verso di lei e, semplicemente, la tira a sé e la stringe tra le sue braccia.
“Scusami” sussurra il ragazzo, sfiorando con le labbra la spalla di Maia quasi a calmarla. “Scusami” ripete.
Maia è immobile, si sente una bambola tra le sue braccia, inerme, spaesata, non ha idea di cosa fare. Non gli circonda le spalle, non poggia la testa sulla sua spalla ma il suo cuore sta battendo più forte e nella sua pancia ci sono elefanti, altro che farfalle. Restano così per un po’ fin quando la ragazza si lascia andare e circonda la schiena dell’altro con un braccio. Vorrebbe restare così per ore e non dover mai affrontare la realtà di quell’abbraccio. Cosa dovrebbe significare? È di nuovo la ragazzina da consolare ma senza nulla di definitivo? In quel momento vorrebbe solo andare via, tornare nel suo posto nel mondo dove tutto era più semplice.
Si staccano poco dopo quando Matias “Va meglio?” chiede, sperando di essere riuscito a calmare la ragazza.
Maia lascia la presa e abbassa la testa. “Cosa vuoi da me? Dimmelo perché non sto capendo” dice in un soffio di fiato. È senza forze, non ha aspettative, non vuole averne.
“Volevo dirti che mi dispiace per Ivy, dovevo dirtelo ma nessuna occasione mi sembrava quella giusta. Non volevo che lo scoprissi così, scusami” dice e dal suo viso traspare tutta la sincerità di quelle parole. È dispiaciuto e vuole che Maia lo sappia.
La ragazza annuisce, continuando a tenere lo sguardo basso. “Non preoccuparti, non mi devi niente” ammette, ed è in quel momento che Matias si sente morire. Ha davanti a sé una donna, matura come non l’ha mai vista, eppure la delusione che riesce a vedere sul suo viso gli ricorda della Maia quindicenne, la Maia che aveva amato e protetto con ogni fibra del suo corpo.
Matias si alza, gli stampa un bacio sulla fronte e prima di uscire dalla porta “Ci vediamo domani per il thè?” chiede, ricevendo un assenso e un sorriso appena accennato in risposta.
 
***
 
Da quel pomeriggio le cose migliorano in casa Fritzenwalder. Maia continua la sua specializzazione in Accademia, di tanto in tanto aiuta Martin con l’inglese, spesso accompagna Flor a fare le commissioni, accarezzando di continuo quello che ormai è un pancione a tutti gli effetti. Mancano solo due mesi e poi finalmente potrà stringere il suo primo nipotino. Ha ripreso a parlare con Matias, ed a volte le è persino capitato di conversare tranquillamente con Ivy. Meriterebbe il Nobel per la pace, onestamente.
È a Buenos Aires da cinque mesi ormai, ha la sua routine, ha ripreso i rapporti con tutti i suoi amici che non vedeva da molto. Si è abituata nuovamente alle “regole per la civile convivenza” di Federico e ormai si sente a casa. Il rapporto con Matias è quantomeno amichevole, scherzano se capita, parlano se si incontrano in giro per la casa ma dell’abbraccio di un mese prima e dei baci sulla sua spalla, nessuno dei due ha più proferito parola. È una situazione di quiete prima della tempesta, pensa Maia.
Ed infatti tutto cambia un venerdì del mese di Febbraio.
Per l’ennesima volta Maia si ritrova, a mezz’ora dall’inizio del corso di musicologia, senza Esteban. Mai che qualcuno l’avverta, pensa alzando gli occhi al cielo. Perciò sospira, si fa coraggio e bussa alla porta dello studio di Matias. Entra quando riceve l’invito e “Matias, scusami se ti disturbo” dice con voce irritata. “Potresti accompagnarmi in Accademia? In questa casa nessuno pensa mai di avvertirmi quando Esteban non c’è” dice, per poi sbuffare, aggiungendo un “se per te non è un problema” giusto per fare la parte della donna educata.
Matias sorride e “certo” risponde, alzandosi ed afferrando le chiavi dell’auto.
Dopo venti minuti esatti, sono davanti all’Accademia, Maia scende dall’auto, saluta Matias e si avvia verso l’entrata. È solo quando varca la soglia dell’aula che si rende conto di non aver avvisato il ragazzo della commissione che avrebbe dovuto fare dopo la lezione. Si maledice mentalmente.
Ed infatti alle 18:00 in punto Matias è lì ad aspettarla. Le rivolge un sorriso appena la vede sbucare dalle porte d’ingresso dell’Accademia. Maia apre la portiera, si siede e poi, inaspettatamente, gli dà un bacio sulla guancia. Matias resta un attimo sorpreso, perché ormai anche un gesto così semplice e pieno d’affetto non è contemplabile tra loro due. Ma capisce subito il motivo appena Maia apre bocca.
“Mi sono dimenticata di dirti che devo passare al passaggio dei baci per prendere un regalo per il compleanno di Valentina. Ti prego non ammazzarmi, mi sono ricordata troppo tardi” ammette, sorridendo innocentemente. “Mi potresti accompagnare?” chiede, mettendo su il broncio.
Matias la guarda, scoppia a ridere e poi “Cosa devo fare con te?” chiede retoricamente. Ed in effetti non lo sa, sa solo che è felice.
 
Così si ritrovano a passeggiare per le vie della città alla ricerca di un regalo per Valentina. Sembra a tutti gli effetti un pomeriggio di anni prima.
“Ti va di fermarci in un bar? Devo assolutamente prendere il caffè” ride Matias, indicando una caffetteria dall’altro lato della strada. Maia annuisce e insieme si avviano verso il bar. Chiacchierano della voglia di Maia di girare tutta l’Europa e quella dell’avvocato di fare un tour dell’Asia, dell’amore che entrambi provano per i gatti e senza rendersene conto sono ormai le 19:30. Maia guarda distrattamente l’orologio e di scatto si alza in piedi, trascinando Matias fuori dalla caffetteria. È tardissimo, spera di trovare ancora qualche negozietto aperto per poter comprare un pensierino alla sua amica. Trascina Matias verso il passaggio dei baci dove, fortunatamente, è ancora aperta la profumeria preferita di Valentina. Perciò entra e dopo cinque minuti ha tra le mani il suo pacchettino con tanto di fiocco rosso. Sorride nella direzione di Matias alzando il pacchettino come fosse un trofeo. Con quell’espressione felice e soddisfatta, il ragazzo ha l’impressione di avere davanti a sé la vecchia Maia.
È solo un attimo, due secondi di pura irrazionalità.
Matias le si avvicina, le solleva il viso e poggia le sue labbra su quelle della ragazza. È tutto il pomeriggio che vorrebbe farlo, l’ha trascinata in quella caffetteria solo per avere una scusa per poter passare più tempo con lei. L’ha adorata con lo sguardo per ore, perdendosi nei suoi pensieri. Impazzisce a vederla così, una donna con un animo da sognatrice, bellissima nel suo vestito azzurro. È per questo che, vedendola uscire trionfante dal negozio, Matias non ci pensa più e la bacia.
Maia resta immobile ma è questione di un attimo, quando realizza di avere le labbra dell’amore della sua vita sulle sue. Porta quindi le sue braccia intorno al collo del ragazzo e lascia che quel bacio inizialmente tenero diventi passionale, un disperato bisogno di ritrovarsi, di far sapere all’altro di desiderarlo con ogni fibra del proprio corpo. Maia stacca le sue labbra da quelle del ragazzo che stringe ancora a sé e ciò che vede non fa altro che aumentare i battiti del suo cuore: Matias ha le guance rosse, come se stesse andando a fuoco e le sta rivolgendo il sorriso più dolce del mondo. Maia non riesce a resistere, gli prende il viso tra le mani e lascia piccoli baci su tutto il viso, facendo sorridere, se possibile ancora di più, Matias.
Si allontanano quanto basta per guardarsi negli occhi, Matias prende la mano di Maia e si dirigono verso l’auto. Nessuno dei due pensa alle conseguenze di quel bacio, nessuno dei due si preoccupa dell’esistenza di Ivy. L’unica cosa che passa per la testa di entrambi è la sensazione di essere finalmente felici.
Il viaggio in macchina è silenzioso, ma non un silenzio imbarazzante o angosciante. È un silenzio che fa stare bene entrambi perché le parole in quel momento potrebbero solo rovinare tutto. Quando Matias ferma l’auto sotto casa dei Frintzenwalder sono ormai le 20:30, fuori è buio e il cielo è pieno di stelle.
Maia si volta verso Matias e gli sorride, non sa cosa dirgli, non sa cosa aspettarsi perciò apre la portiera e sta per scendere dall’auto quando “Mi sei mancata” dice Matias. La ragazza si volta nella sua direzione e spalanca gli occhi. Ha sognato quel momento per tante notti negli ultimi sette anni, ha sperato tantissime volte di sentire una frase simile. Non può evitare ad una lacrima di rigarle il volto, seguita da tante altre. Si ritrova con il viso nascosto tra le mani, in preda ad una profonda tristezza. Della Maia grande, forte e indifferente non resta nulla. Matias prende le sue mani e le scopre il viso, poi le sorride e le asciuga le lacrime. “Non piangere, ti prego” sussurra, avvicinandosi a lei e stampandole baci sul suo viso.
Maia cerca di ricomporsi e si allontana di qualche centimetro dal corpo dell’altro. “È stato difficile dimenticarti” ammette, abbassando il viso, la voce ancora un po’ rotta dalle lacrime. “Ci sono stati momenti in cui mi sembrava di non riuscire a vivere senza di te e nonostante passassero gli anni, mi sono sempre sentita vuota” dice, una nuova lacrima scende giù dai suoi occhi.
Il cuore di Matias perde un battito perché aveva sempre creduto che grazie alla sua nuova vita a Londra, Maia l’avesse dimenticato. Era sicuro di non contare più nulla nella sua vita, e di non essere più nulla da tempo. Ma non poteva essere più in errore, Maia non l’aveva mai dimenticato ma al contrario aveva continuato a soffrire senza di lui.
“Ho sempre creduto di essermi lasciato scappare la felicità” dice il ragazzo, lasciando cadere la maschera dell’uomo tutto d’un pezzo. “Ti ho lasciata andare, ti ho lasciato sola” realizza. “Scusami Maia, scusami per non aver combattuto per noi, scusami per averti fatto soffrire per tutto questo tempo” dice, e anche la sua voce inizia a vacillare. Ha gli occhi lucidi e la voce rotta, mentre ammette le sue colpe, accarezzando nel frattempo la mano della ragazza.
Maia non risponde, non ne ha le forze. È sicura che se rispondesse, cadrebbe di nuovo in un pianto senza fine. Annuisce solamente, incastra i suoi occhi in quelli dell’altro e sarebbe pronta a perdersi, restare fermi in macchina, bloccare quel momento per stare insieme per sempre e non affrontare i problemi che ci sono. L’unica cosa che può fare è stampare un bacio leggero sulle labbra del ragazzo, prima di scendere dall’auto ed entrare in casa.
 
***

Quando la sveglia di Maia suona il mattino seguente, il primo pensiero della ragazza va a  Matias. Spera che il bacio e il “Mi sei mancata” siano stati solo l’ennesimo dei suoi sogni deliranti ma purtroppo non è così. È spaventata, ha paura di aver rovinato tutto e che il ragazzo la eviterà per i prossimi sei mesi. La situazione peggiora quando scende per andare a fare colazione e sente suo fratello comunicare a Flor della richiesta di Matias di potersi prendere un giorno libero. In quel momento il suo cuore sprofonda e si rende conto che quel bacio non è stato altro che una tregua, non ha significato nulla. Le viene da piangere, le sembra un brutto scherzo del destino. Improvvisamente desidera tornare a Londra, o meglio desidera tornare indietro nel tempo per poter rifiutare l’offerta dell’Accademia. Era riuscita a trovare una stabilità emotiva, provava un vuoto che non le permetteva di amare altre persone, è vero, ma stando lontana da lui era più semplice non pensarlo. Invece quel bacio ha cambiato tutto, se ripensa alla semplicità con cui l’ha baciata, il modo in cui le ha preso la mano, e le cose dolci che le ha detto, potrebbe scoppiare a piangere da un momento all’altro. Adesso ha un nuovo ricordo da dover far finta di dimenticare.
Prende quindi un cornetto alla marmellata e torna nella sua stanza. Non ha voglia di vedere e parlare con nessuno, perciò quella stanza sarà il suo rifugio per le successive 24 ore.
Per non pensarci cerca di tenere la mente occupata perciò mette in ordine i suoi vestiti nell’armadio, sistema i suoi libri sullo scaffale in ordine alfabetico, pulisce la sua stanza, guarda un film e insomma, è ritornata ad essere un’adolescente depressa e in crisi con il mondo.
Sono circa le 18:30, è stesa sul letto con il laptop poggiato sul grembo. Legge le ultime notizie riguardanti la pubblicazione dei Pirates, il suo gruppo inglese preferito. È quindi assorta nei suoi pensieri quando sente qualcuno bussare alla sua porta. Pensa sia Flor, preoccupata per non aver voluto pranzare. Perciò “non voglio niente, lasciatemi in pace” urla, per farsi sentire dall’altro lato della porta. Ecco, ormai è ufficiale, è tutto esattamente come molti anni prima. Nonostante abbia chiesto di essere lasciata in pace, la persona in questione apre la porta.
“Io posso entrare?” chiede Matias, quasi sorridendo.
Maia volta la testa di scatto e per poco non le cade il laptop poggiato in grembo. Si mette subito a sedere e annuisce, lasciando che il ragazzo entri.
Sa già cosa vuole dirle, perciò non aspetta molto, decide di farsi coraggio e mettere subito le cose in chiaro.
“Ascolta Matias” inizia, con tono duro. “Lo so che è stato un errore, che hai una vita adesso ed io non voglio crearti problemi. Ti chiedo solo di non evitarmi perché sarebbe tutto ancora più imbar-” cerca di dire, dando il via ad una cantilena infinita ma è costretta ad interrompere il suo flusso di coscienza perché Matias si avvicina e la bacia. Quando il ragazzo si allontana, ne approfitta per sorriderle e accarezzarle il viso per calmarla. Restano in silenzio per un po’, godendo dei tocchi e degli sguardi che si scambiano. Maia non riesce a credere a quello che sta succedendo, cerca con tutta sé stessa di non illudersi, di non interpretare la visita e i baci di Matias come una speranza di poter di nuovo stare insieme. Non riesce però a smettere di sorridere, non potrebbe non farlo ogni volta che Matias l’abbraccia o le accarezza il viso.
Vorrebbe che quel momento durasse per sempre, vorrebbe bloccare il tempo in quel preciso momento per poterlo rivivere all’infinito tra le braccia di Matias.
“Cosa significa tutto questo?” sussurra, quasi con voce rotta. Vorrebbe stare con lui in eterno ma non può impedire alla sua parte razionale di prendere il sopravvento e sussurrare una domanda che riflette tutte le sue paure.
Matias le sorride. “Maia vorrei che tu mi ascoltassi” facendosi improvvisamente serio. Il cuore di Maia perde un battito. “In tutti questi anni ho cercato di andare avanti senza mai guardarmi indietro. Mi sei mancata in ogni minuto della mia vita ma ero tranquillo pensandoti felice ed amata a Londra. Ho vissuto questi anni con la consapevolezza di aver perso l’amore della mia vita ma poi sei tornata e credimi se ti dico che è stato difficile starti lontano” ammette, gli sembra di non avere più fiato ma deve continuare, “ogni giorno di questi sei mesi ho cercato di non pensarti, di non pensare a quanto fossi stupenda seppur diversa dalla ragazzina che eri un tempo” sorride, lanciando uno sguardo alla ragazza di fronte a sé che continua a guardarlo con occhi lucidi. “Poi abbiamo ricominciato a parlare e ogni giorno mi svegliavo e aspettavo l’unico momento della giornata in cui ti avrei rivista e a poco a poco ho realizzato di amarti, di non aver mai smesso e di desiderarti con tutto me stesso” ammette, abbassando la testa. Non lascia a Maia il tempo di dire niente perché riprende il suo discorso. “Se oggi non mi hai visto è perché sono andato da Ivy” le confessa, e può giurare di aver appena sentito il cuore di Maia incrinarsi. Perciò si affretta a continuare. “In questi due anni è stata una persona davvero fondamentale per me ma quando sei tornata mi sono reso conto di non poter amare nessun’altra donna che non fossi tu. E non potevo farle questo, non potevo continuare a far finta di niente perciò stamattina le ho confessato tutto” ammette, iniziando a giocherellare con le dita della sua mano. Maia non può credere a quello che sta sentendo, Matias ha appena ammesso di amare solo lei. È sul punto di scoppiare a piangere.
“Matias io -” non ha il tempo di finire la frase perché il ragazzo la interrompe.
“No Maia ascoltami” chiede, quasi fosse una preghiera. “Tra noi ci sono tanti anni di differenza e non voglio mentirti: mi spaventano ancora come sette anni fa” ammette, lasciando che Maia sgrani per l’ennesima volta gli occhi per la paura di quello che potrebbe dire. “Sei una donna che sta iniziando la sua vita da adulta mentre io sono già un uomo da tempo e questa differenza mi spaventa a morte” sussurra, continuando a fissare le sue dita. “Inoltre tu tornerai a Londra tra qualche mese e la distanza tra noi diventerebbe davvero tanta” dice, con la voce quasi spezzata.
Maia gli solleva il viso e lo abbraccia, sussurrandogli che va tutto bene, che insieme possono superare tutto. Il ragazzo le sorride e annuisce.
“Una volta abbiamo fatto un patto, ricordi?” ed è una domanda retorica, lo sa benissimo e può vederlo nel sorriso luminoso che ha davanti a sé. “Ci siamo promessi di lottare per stare insieme nel caso in cui la vita ci avesse dato una seconda possibilità” e sorride, non riuscendo più a trattenersi. Maia si getta tra le sue braccia, avvolgendogli il collo. Non potrebbe essere più felice, il suo sogno di sempre sta diventando realtà.
Si allontana solo un attimo per chiedere “Sono la tua ragazza allora?” ricevendo un bacio e un assenso in risposta.
 
***
 
Sono passati due anni dalla dichiarazione di Matias e dall’inizio della loro seconda possibilità. Finita l’Accademia Maia è ritornata a Londra solo per una settimana, per poter mettere in ordine tutte le carte amministrative e per poter recuperare i pacchi lasciati a casa di un’amica. Prima di andare via definitivamente ha salutato tutti i suoi amici e professori che l’avevano accompagnata in quella fase della sua vita. Inutile dire che l’ultimo saluto è stato al parco di Primerose Hill, che l’aveva vista crescere e riflettere più volte sulla sua vita lontana da Matias. Le mancherà tantissimo quel parco, le mancheranno le sue mattinate seduta sul muretto in cima alla collina. Passa lì l’ultima mattinata prima di partire, lasciandosi Londra alle spalle.

La sua nuova vita a Buenos Aires è decisamente più bella di quanto potesse mai immaginare. Ha trovato lavoro come insegnante di pianoforte nell’Accademia più prestigiosa di tutta l’Argentina. Vive a pochi kilometri di distanza dai suoi adorati fratelli e dalla sua piccola nipotina Margarita. Ed inoltre da due anni vive con l’amore della sua vita e non potrebbe desiderare nient’altro perché ha esattamente tutto quello che ha sempre sognato.





NOTE
Ho guardato Flor decisamente tantissimi anni fa però qualche mese fa mi è capitato di riguardare vecchi video sulle diverse coppie e di buttar giù questa OS nel giro di due sere. Mi piaceva l'idea di ritrovare una Maia più adulta e di ricostruire dalle basi il rapporto con Matias.
Se stai leggendo queste note, spero che questa storia alternativa ti sia piaciuta :)
Un bacio!
   
 
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