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Autore: Dalybook04    25/01/2020    1 recensioni
Un pomeriggio Veneziano indice una riunione di emergenza a livello mondiale per discutere di un affronto subìto da lui e da suo fratello.
~Dal testo~
-potrete anche conquistarci. Dividerci. Sfruttarci. Rubarci la nostra arte. Ma una cosa su cui non metterete mai le mani è il nostro orgoglio. E le nostre tradizioni. E voi non potete, no, non potete ASSOLUTAMENTE compiere degli scempi del genere.
ATTENZIONE: questa è una storia umoristica
Accenni Gerita e Spamano. Don't like, don't read.
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel pomeriggio, Veneziano aveva indetto un incontro fondamentale con tutte le nazioni del globo, per discutere di un affronto subito da lui e, soprattutto, da suo fratello.
E già qui Germania si era preoccupato.
Feliciano, il pigro e sorridente Feliciano, che si offendeva per un affronto a tal punto da indire di sua spontanea volontà una riunione con tutti le nazioni e mettersi addirittura a capo? Doveva essere davvero qualcosa di gravissimo, un affronto imperdonabile.
Arrivò, come al solito, in anticipo, e notò subito diverse cose che non andavano.
Nord Italia stava parlando con un altro uomo con aria a dir poco furiosa. Germania era distante e non riusciva a sentire tutto, ma riuscì a cogliere alcune parole, per lo più parolacce, bestemmie e insulti in dialetto veneto o ligure. Le bestemmie non lo stupirono più di tanto, Veneziano gli aveva spiegato che erano molto diffuse in Veneto, la regione da cui prendeva il nome, ma gli insulti e le parolacce... quelle erano tipiche di Romano.
E a proposito di Romano. Ludwig, avendo letto che l'affronto subito dalle due Italia era particolarmente rivolto alla parte più a Sud della penisola, aveva pensato che, prima ancora di entrare, avrebbe sentito urla in napoletano, minacce in siciliano, bestemmie in calabrese e altre urla in qualsiasi altro dialetto possibile e immaginabile, il tutto condito da una serie di botti e rumori vari, causati da oggetti lanciati in giro o spaccati da Lovino. Inoltre si era già preparato a sopportare i soliti insulti, vista la situazione potenzialmente disastrosa e visto l'orgoglio del Bel Paese ferito. Persino un "crucco vampiro mangiapatate e sfornacrauti" come lui capiva che ci volesse un po' di tatto in certe situazioni.
Invece, il Sud Italia era in un silenzio mortale, seduto alla destra del fratello (come Ludwig capì dai cartelli posti davanti a ogni sedia), con lo sguardo perso nel vuoto, tremante e in stato di shock. Spagna, seduto accanto a lui (Spagna che era arrivato non solo in anticipo, ma addirittura prima di Germania?! Che stava succedendo al mondo?), cercava di consolarlo come meglio riusciva, sussurrandogli parole di conforto e accarezzandogli la schiena.
Lovino, sentendolo entrare, sollevò gli occhi rossi dal pianto sul tedesco, e Ludwig si preparò alla solita marea di insulti. Invece, si limitò a un leggerissimo cenno con il capo, prima di ritornare a fissare nel vuoto a capo chino. Antonio, sempre più preoccupato, salutò Germania con un cenno, prima di riprendere a sussurrare parole dolci al suo Lovinito.
Sempre più confuso e stupito, si diresse dal suo dolce e amato Italia per avere qualche informazione.
L'altro uomo se n'era andato, lasciandolo da solo. Quando Nord Italia si voltò verso di lui, a Ludwig tremarono le gambe. Aveva visto Feliciano in molti modi: triste, felice, spaventato, eccitato, determinato, affamato, ma mai, neanche durante i loro peggiori litigi, aveva visto una rabbia così cieca nei suoi occhi castani. Sembrava pronto a distruggere il mondo a suon di pugni e non pentirsi di nulla, in quegli occhi lampeggiava una rabbia che avrebbe fatto scappare il Pelide Achille come un cagnolino spaventato. In quel momento, Germania si ricordò che, nonostante tutto, quella che aveva davanti era una nazione con una storia millenaria di razzie e dominii altrui, nelle vene della quale continuava a scorrere il sangue dell'Impero Romano.
-F-Feli? Cosa è successo, perché questa riunione?
L'italiano gli rivolse un'occhiata assassina, prima di indicare Lovino.
-hai visto come lo hanno ridotto?! Il mio povero fratellone... hanno superato il limite! La pagheranno cara- stava praticamente ringhiando, era fuori di sé dalla rabbia.
Ludwig stava per chiedergli a cosa si riferisse, quando entrarono altre nazioni, tra cui un rumorossissimo America.
-HI GUYS! WHAT'S UP?- Germania dovette trattenere Nord Italia dal saltare addosso all'altra nazione, mentre Romano sembrava sull'orlo delle lacrime e Spagna lo abbracciava per rassicurarlo.
Gli ci volle tutta la sua forza per impedire a quello scricciolo di Veneziano di squartare a mani nude USA.
-Italie, mon chere, che ti succede?- vedendo Francia avvicinarsi, Feliciano raddoppiò la sua furia.
-LURIDO MANGIA LUMACHE, LADRO DI GIOCONDE, STAMMI ALLA LARGA...- e qui seguirono una serie di improperi in vari dialetti che Ludwig non riusciva, e forse neanche voleva, capire, ma che fecero spaventare tutti i presenti tranne Lovino, ancora stretto tra le braccia di Spagna.
A fatica, attingendo a tutta la sua forza e pazienza, Germania riuscì a trascinare via Veneziano, furioso come non mai.
-calmati, Feli. Rilassati. Devi calmarti- mentre il tedesco pronunciava queste parole con tono calmo e pacato, l'italiano stava dando pugni e calci, con una furia che Germania non gli aveva mai visto, contro un muro, distruggendosi le nocche.
Il teutonico si ricordò che, quando era lui in preda a un attacco di rabbia, cosa che accadeva molto spesso dopo un vertice europeo o durante la seconda guerra mondiale, il suo dolce Italien lo abbracciava per calmarlo. Fece lo stesso, abbracciandolo da dietro e prendendogli le mani, accarezzandogli le nocche graffiate.
-tranquillo, mein liebe italien- gli sussurrò all'orecchio per calmarlo. Dopo una decina di minuti, riuscì a calmarlo abbastanza da riportarlo dagli altri.
Nel frattempo, erano arrivati tutti. Quelli che avevano visto la sfuriata del più giovane delle due Italia, lo guardavano terrorizzato. Gli altri fissavano basiti Lovino, che fissava il vuoto mentre Antonio cercava di attirare la sua attenzione. Feliciano si sistemò al suo posto, strinse la mano del fratello e, una volta che tutti ebbero preso posto, cominciò a parlare alzandosi in piedi.
-oggi sono qui perché avete superato il limite. Trattate sempre me e mio fratello come se fossimo degli idioti, fifoni, buoni a nulla, due stupidi da fregare per il vostro tornaconto. Siamo lo zimbello d'Europa, ma abbiamo sopportato in silenzio. Non ci avete dato quello che ci spettava dopo la prima guerra mondiale, ma abbiamo sopportato per non avere grane. Per convivere più o meno pacificamente, per non avere problemi. Lovi mi ha sempre detto di ribellarmi, di non sottostare al vostro dovere, di alzare la testa, ma non l'ho mai ascoltato nel nome della convivenza pacifica. Mi sono accorto recentemente di aver commesso un gravissimo errore- nessuno aveva mai sentito Veneziano parlare così seriamente -abbiamo sopportato dominazioni straniere, tassazioni esagerate, territori sottratti, prese in giro, dittature, opere rubate, alleati che ci trattano come insetti insignificanti. Abbiamo sopportato il nazismo e il fascismo, siamo rimasti divisi per secoli e secoli, e anche una volta riuniti ci avete sempre trattati come scarafaggi, e noi abbiamo sempre sopportato in silenzio. Ma adesso avete superato il limite- tutte le nazioni rimasero in silenzio, sentendosi in colpa. Austria teneva lo sguardo basso, con un leggero rossore di colpevolezza ad arrossargli le gote. Spagna accarezzava la guancia a Sud Italia con occhi colpevoli. Francia si grattava la nuca imbarazzato, e lo stesso Germania si sentì tremendamente in colpa.
-potrete anche conquistarci. Dividerci. Sfruttarci. Rubarci la nostra arte. Ma una cosa su cui non metterete mai le mani è il nostro orgoglio. E le nostre tradizioni. E voi non potete, no, non potete ASSOLUTAMENTE compiere degli scempi del genere- sbatté la mano sul tavolo, una furia cieca negli occhi, e l'uomo di prima dal computer proiettò sul proiettore un'immagine di...
-una... pizza?- esclamò incredulo Ludwig. Feliciano si voltò furioso verso di lui.
-COME OSI DEFINIRLA TALE?! NON LO VEDI?!- la indicò furioso, gesticolando come un pazzo. Avrebbe anche fatto ridere se non fosse stato per il tono furioso -CI AVETE MESSO SOPRA DELL'ANANAS! DEL DANNATO DI ANANAS!
A quelle parole, Lovino si coprì gli occhi con le mani e scoppiò in un pianto di puro dolore.
-e questo è solo uno degli scempi che ogni giorno commettete spacciando questa... questo schifo per cibo italiano!- sull'immagine passò un'altra foto -questa dovrebbe essere della carbonara, eh Francia?! E ALLORA PERCHÉ È BIANCA?! E MI SPIEGHI PERCHÉ C'È UN UOVO ALL'OCCHIO DI BUE SOPRA?!- riprese fiato, sullo schermo passò un'altra immagine -vi piace proprio tanto la frutta eh?! Svezia, tu ami i kiwi! Sulla pizza!- scoppiò in una risata isterica -ma sì! Mettiamoci anche le arance e facciamo una macedonia! Tanto sulla pizza sta bene qualsiasi cosa NO?!- persino Svezia sembrava terrorizzato.
-e tu, America. Ah! Hai ferito anche me, non solo il mio povero fratellone- passò un'immagine di un barattolo pieno di salsa bianca -questa... questa cosa è bianca. È bianca. E ALLORA PERCHÉ LA CHIAMI PESTO?! NON. È. PESTO- riprese fiato -e per la cronaca, LA PASTA DI ALFREDO NON ESISTE DIO- mettiamo una censura o qui Vaticano ci scomunica tutti -L'HAI INVENTATA TU LURIDO AMERICANO, CAPITALISTA SCHIFOSO- all'ultimo insulto, Russia fece un sorrisino, nonostante fosse spaventato pure lui da quello sfogo di rabbia. Si ripromise che, in un'eventuale guerra futura, si sarebbe premurato di essere alleato di Italia.
-anche tu, Spagna. Ami tanto il mio fratellone, e poi trovo questa foto- si vide un piatto di spaghetti, che definire scotti sarebbe un complimento, con sopra del ketchup.
-ED È PIENO DI ALTRI SCEMPI DEL GENERE CHE OSATE CHIAMARE ITALIANI. BE', LA SAPETE UNA COSA?! NON SI SCRIVE L'ITALIA INVANO!
Detto questo, prese suo fratello per mano e uscì sbattendo la porta.
   
 
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