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Autore: beep beep richie    26/01/2020    1 recensioni
IT [ REDDIE!AU ]
Di cosa profuma Richie Tozier? Un quesito simile, prima di quel momento, Eddie non se l’era mai posto. Se ne stava in piedi davanti allo specchio del bagno a fissare il proprio riflesso ed aveva appena finito di constatare che la camicia con le palme di Richie fosse molto, anzi tremendamente larga, cazzo. Di cosa profuma Richie Tozier? Di stupido, innanzitutto. Aprì gli occhi e si rese conto di star sorridendo, piuttosto soddisfatto, ma farlo in assenza del suo amico gli sembrò un attimo dopo un po’ sciocco. Che gusto c’era ad insultare Richie se quello non poteva sentirlo? Se lo figurò proprio: s’immaginò quello che, ridendosela, quella sua risatina del cazzo, gli diceva che insultarlo in sua assenza fosse poco producente e poi faceva un’imitazione di qualcosa che Eddie non conosceva. «Sta’ zitto, Richie!» Un. Attimo. Cavolo. «Oh, perfetto, adesso per colpa tua mi metto anche a parlare da solo!» Era peggio di un’infezione, Rich gli avrebbe fatto venire una malattia mentale e non andava bene, oh, non andava proprio bene. Se gli avesse fatto venire una malattia, sua madre ne sarebbe uscita pazza.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le peggiori corse in bici di Eddie

 
Era una carognata, Eddie lo sapeva benissimo, e non era solito farne, di carognate, vuoi per la capacità di perdonare facilmente i suoi amici, vuoi per il suo animo in fin dei conti gentile. Il problema era che le nuvole correvano nel cielo assieme al forte vento, i secondi trascorrevano anche troppo velocemente e la mano del ragazzo iniziava a sudare sul manubrio della sua bicicletta. Una parte di lui voleva avviarsi per la scuola senza Richie, ma l’altra sapeva benissimo che fosse una carognata. Il suo amico veniva ogni giorno a prenderlo sotto casa, era una cosa loro come lo erano i fumetti, per lui talmente importante, però forse non così tanto per l’altro – l’aveva pensato per tutta la notte e continuava a pensarlo ancora. La compagnia di Stacey del giorno precedente e quel conseguente piccolo ma così fottutamente grosso tradimento da parte del suo amico l’avevano scombussolato talmente tanto che cominciava a pensare che fosse giusto abbandonarlo solo per oggi, che si fottesse. Ma poi quello cosa avrebbe fatto? Insomma, sarebbe rimasto tutto il tempo ad aspettare Eddie? Avrebbe bussato alla porta per scoprire dove diavolo fosse? Avrebbe rimediato l’ennesima minaccia di sua madre se non fosse stato lontano da suo figlio? Poi a scuola avrebbero litigato? Eddie come avrebbe giustificato il fatto che non l’avesse aspettato? I dubbi lo attanagliavano e l’orologio da polso che scandiva lo scorrere del tempo non faceva altro che farlo sentire ancora più in ansia. Da una parte c’era l’orgoglio, però dall’altra c’era Richie, e le domande che si faceva erano nettamente di più rispetto alle risposte che si dava.
Non aveva ancora preso una decisione, ma ormai era troppo tardi, una voce fin troppo familiare e in quel momento quasi spaventosa catturò la sua attenzione.

«Eccolo qui, il mio aitante uomo che mi aspetta per andare a nozze! Siamo in anticipo oggi?»

Richie era già arrivato, non c’era più tempo per scappare e gli toccava farsi accompagnare a scuola, non aveva proprio alternative. Non aveva ancora deciso se fosse la cosa più giusta, se preferisse far finta di niente o lasciare che l’orgoglio parlasse ed agisse per lui, ma sapeva bene che qualche minuto dopo gli sarebbe arrivata l’illuminazione, così non restava altro da fare che comportarsi da... Eddie.

«È sempre la stessa ora.»

«Ah-ah!» Scosse il capo in diniego e lesse l’orario sul proprio orologio da polso immaginario. «Posso dire con certezza che qui siamo in anticipo di qualcosa come ben cinque minuti!» Richie lo sapeva bene, orologio o non orologio, perché non era puntuale neanche a pagarlo ma per Eddie arrivava sempre prima, non si sapeva mai ci fosse il rischio che quello si sbrigasse e questo significava avere più tempo da passare in sua compagnia! Questo, naturalmente, a meno che non volesse farlo aspettare di proposito per poi sghignazzare... «Ci hai messo meno tempo a titillarti il pisello stamattina? O ti sarai sbrigato perché non hai pensato di lavarti le mani?» Allungò una mano verso il Kaspbrak come a verificare la stronzata che aveva appena sparato e che già lo divertiva.

Eddie, dal canto suo, la mano ce l’aveva sporca per davvero, ma di sudore, quindi la ritirò facendo perdere l’equilibrio alla bicicletta, che quasi gli cadde addosso; la riprese all’istante. Richie rise ancora, l’altro di conseguenza lo guardò in maniera ostile, carina secondo lui.

«Ho risparmiato il tempo che di solito impiego per insultarti!»

«Per cosa?!» domandò Richie, reputandosi innocente.

«Per la tua esistenza.» Eddie non gli diede il tempo di rispondere che allora fosse sempre nei suoi pensieri (o di fargli insinuare che avesse passato troppo tempo con Stan ultimamente per farlo parlare in quel modo), perché impugnando il manubrio della bici anche con l’altra mano e salendo sul sellino aggiunse: «Andiamo? Prima che si faccia tardi!»
Prima che tu continui questa conversazione...

L’amico annuì, ma prima di iniziare a pedalare volle togliersi un dubbio.

«Tutto bene, Eds?» chiese quindi serio.

Allora si vede, pensò Eddie. Bene così, rispose il suo orgoglio, eppure il ragazzo reagì contro questo annuendo più in fretta di quanto dovesse per risultare credibile; poi per non fregarsi da solo e tenersi segreta la sua bugia disse: «Non ho dormito molto bene, sono solo un po’ stanco e il cuscino mi ha fatto venire il torcicollo.» Non era del tutto falso, aveva giusto omesso il motivo per cui non aveva chiuso occhio, ossia Richie stesso. Quello prese quell’ammissione per buona.

«Vuoi che ti faccia un massaggio con le mie mani magiche?» propose. «Non saranno quelle del piccolo Dottor Kappa, ma guarda che lo dice anche tua madre che sono magiche! Anche se devo ammettere che il trattamento a lei riservato è completamente diverso! Diciamo che non è il collo che le massaggio...»

«Non le hai mai fatto alcun trattamento speciale!» ribatté Eddie. «E non mi fido per niente delle tue cosiddette mani magiche, non mi toccare!»

«Come vuoi!» gli concesse. Tornò serio, ma non troppo sicuro delle sue parole quando, grattandosi la nuca, Richie suggerì: «Posso portarti io? Se sei stanco, mammina non vorrebbe che tu pedalassi... Salta su!»

Era sempre stata un’idea piuttosto allettante quella di montare in bici con il ragazzo che gli piaceva, stringersi a lui quando accelerava e lottare col vento per far vincere il proprio olfatto ed a qualsiasi velocità cercare di inebriarsi la mente ed il cuore col suo profumo. Però... Però Eddie non era per Richie quello che Richie era per Eddie. Per lui le loro piccole cose, quelle che erano solo loro, non erano affatto piccole e se per l’altro non era lo stesso, non doveva neanche più sperarci. In loro. Non ci doveva sperare, cazzo. Doveva cercare di amarlo solo come si poteva amare un amico, come amava Bill e gli altri Perdenti, e quell’amore un po’ troppo forte, un po’ troppo sbagliato, doveva sparire. Piano piano però, goccia dopo goccia, Eddie si innamorava sempre di più di Richie ed avrebbe finito per annegare nel suo amore per lui. Sì, annegare, perché sarebbe stata la fine, quel sentimento non portava a nulla di buono. E l’amico col tradimento del giorno precedente l’aveva ferito talmente tanto...
Così, per quanto gli sarebbe piaciuto salire sulla sua bicicletta, dovette dire di no.

«Non preoccuparti, ce la faccio!» A dimostrazione di ciò si avviò. L’altro non poté far altro che seguirlo.

 
Quando arrivarono nel cortile esterno della scuola, nessuno dei Perdenti avrebbe mai detto che per tutto il tragitto i due amici fossero rimasti in silenzio. Richie in realtà aveva provato un paio di volte a fare conversazione (più che altro a punzecchiarlo), ma Eddie lo chiuse ogni volta subito e con dei modi un po’ più bruschi del solito che gli fecero capire che fosse meglio non insistere. La meta poi non era nemmeno così distante, il viaggio fu abbastanza breve.

«La tua ragazza oggi ha deciso di farsi viva!» La Boccaccia si rivolse direttamente a Bill, ma l’occhiata era tutta per Beverly.

Il Denbrough, stanco dell’ennesima presa in giro del Tozier sulla questione, stava per rispondere, ma lei, ridacchiando, precedette la sua balbuzie.

«Per l’ultima volta, Richie, non sono la sua ragazza!»

Bazzecole. Ormai tutti sapevano che stessero insieme, nonostante non si baciassero mai davanti a loro. Anche Ben lo sapeva.

«Già!» provò a darle comunque corda il più bello del gruppo, tingendosi le gote di color ciliegia. «E c-cerca di f-farti gli affari tuoi, R-R-!»

«Porca puttana, Bill, è Richie, e vomitalo un po’ tutto il mio cazzo di nome! Dobbiamo provare con un paio di dita in gola!» Tornò di nuovo a rivolgersi alla ragazza. «Non vorrai marinare di nuovo la scuola senza di me, Bevvie?»

Non aveva marinato la scuola il giorno precedente, però aveva trascorso gran parte dell’ora di storia in bagno a fumare e non aveva chiesto nemmeno a Richie se volesse una sigaretta.
Oh, questo però a quanto pare lo considera un tradimento, invece! Non la cosa dei nostri fumetti!
Beverly rise.

«Oggi mi tocca, Richie!» Non intendeva che le toccasse abbandonarlo nuovamente, ma il contrario. «Ho finito il pacchetto, non mi farà male farmi tutte le ore di lezione!»

«La mia bella signora ha così poca fiducia in me?» continuò il Tozier con una Voce che non gli apparteneva. Mentre questo parlava, Eddie avrebbe giurato di vedere Bill arrossire ancora un po’. «Te le offro io le sigarette!» Fece anche un inchino, teatrale. «A patto che la gentilezza verrà ricambiata!» Smise di fare quella Voce quando, in un sussurro per niente segreto nonostante la mano a coprire la bocca, aggiunse: «Siamo già in riserva!» In poche parole bisognava che entrambi comprassero nuove sigarette. O che con una scusa le fottessero allo spacciatore di Eddie, nonché il suo farmacista, e questo fu proprio quel che, qualche secondo dopo, Richie propose. «Magari più tardi che Eddie prende le sue medicine ci approfittiamo di lui!» Gli lanciò un’occhiata maliziosa. «Tu sei il piccolo e innocente diversivo, noi i ladruncoli! Anche se poi il vero ladruncolo sei tu, sì, ma del mio cuore, amore mio!» Sporse le labbra in avanti come a molestare l’altro con un bacio, ma questo indietreggiò e riuscì ad evitarlo, ponendo anche per sicurezza entrambe le mani davanti al proprio volto, non esattamente... carino.

«‘Fanculo, non contribuirò ad un furto facendo la parte dell’esca! Ve le comprate da soli le sigarette!»

La verità era che si sentiva anche un po’ offeso ad essere considerato solo perché serviva ai suoi amici. Se la giornata di ieri non ci fosse stata, forse solitamente non si sarebbe offeso, anzi sarebbe stato felice di ricevere anche quella stupida attenzione dal ragazzo che gli piaceva e se proprio avesse risposto che se le potevano comprare da soli, le sigarette, avrebbe aggiunto che così era perché non voleva contribuire alla rovina dei loro polmoni, perché Eddie si preoccupava sempre dei suoi amici e della loro salute. Invece ora non gliene fregava niente dei loro polmoni, ora si sentiva solo “quello da sfruttare per rubare un pacco di sigarette”, “amico importante con cui condividere la passione e la lettura dei fumetti” era evidentemente troppo.

«Non preoccuparti, Eddie!» rispose una sorridente Beverly, ma lui non le sorrise. «Ci pensiamo noi!»

«Io voto per lo sfruttamento del mio tesoruccio!»

«Io voto per la cacciata del coglione dai Perdenti.» s’intromise Stan. «Richie, per la cronaca.»

«Rude!» commentò quello.

«Io sono a favore!» scherzò Beverly, alzando la mano. Bill e Ben la seguirono, facendola ridere. In altre circostanze sarebbe stato Eddie ad alzare la mano per primo. Eddie, che si ricordò che non doveva, cazzo, non doveva fare l’offeso, doveva comportarsi in maniera normale, in maniera normale, Eddie, in maniera normale, provaci.

«Allora è ufficiale!» Prese la parola. «Sei fuori!»

«Fottiti! Sapete piuttosto chi dovrebbe essere dentro?»

Oh no. Oh no no no no no.

«La nuova arrivata.»

«Ben donna?» fece Stan.

«Attenzione attenzione, signori! Chi l’avrebbe mai detto, Stan Urina è stato al gioco ed ha fatto la battuta!» Quello alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente, così Richie continuò nonostante i non dirlo mentali del più piccolo.

«Stacey.»

A Eddie venne l’orticaria.
Il corvino raccontò i fatti della giornata precedente, entusiasmandosi più di quanto piacesse all’altro ed elogiando un po’ troppe volte la ragazza, ripetendo quante passioni in comune con loro avesse.

«Per di più non ha amici, io dico di offrirci come vittime sacrificali!» concluse.

Eddie non era sicuro che non avesse amici. Era vero che Stacey avesse detto loro, a casa del Tozier, che così fosse, rifilandogli quella brutta imitazione di suo padre, però... Greta? Lui l’aveva vista andare a casa dell’altra e l’aveva visto il modo più che amichevole con cui le due si erano salutate!

«Non lo so, io non l’ho ancora inquadrata.» ammise Stan, avendocela in realtà presente a malapena.

«Beh, io credo che sarebbe carino...» sospettò Ben. In fondo chi meglio lo sapeva del nuovo arrivato di un paio di anni fa? «Possiamo aiutarla ad integrarsi, è sempre più facile se hai degli amici dalla tua parte.»

Bill annuì, però non fu completamente d’accordo. La pensava così: «Io c-credo che basti f-fare amicizia, non deve e-e-entrare per forza a f-f-far parte del club dei P-Perdenti!» Non che servisse sul serio un invito ufficiale per entrare nel loro club, tutti lo sapevano bene – soprattutto Mike, assente come sempre perché studiava a casa – però il Denbrough ci teneva a proteggere i suoi amici e non voleva fare scelte avventate.

«Bill ha ragione!» La voce di Beverly. «Noi siamo amichevoli, cominciamo a conoscerla e vediamo come va, che dite?»

Furono più o meno tutti d’accordo – okay, furono tutti d’accordo tranne Eddie, che storse il naso e per una volta stette zitto.


In classe, cinque minuti dopo, il naso dovette storcerlo ancora di più. Vide Stacey entrare, non degnare Greta di uno sguardo (cosa che non riusciva proprio a comprendere) e andare dritta da loro, anzi da Richie. Lo salutò con entusiasmo e con due grossi baci sulle guance, a lavoro concluso salutò gli altri Perdenti e si presentò a tutti come se non l’avesse già fatto al suo primo giorno di scuola, infine si rivolse a Eddie.

«Ciao Eddie-Freddie!»

«Ciao.» salutò ancora senza troppa allegria, senza preoccuparsi di risultare noioso, scortese o antipatico agli occhi della ragazza. Qualcuno fu stranito dalla poca cordialità di Eddie.

Ebbero soli pochi minuti per conversare prima dell’arrivo dell’insegnante e dell’inizio delle lezioni, ma in quel breve lasso di tempo i Perdenti compresero che a Stacey piacesse la band preferita di Ben, che avesse sempre desiderato di far parte di un gruppo di boy-scout e che per quanto ne sapesse suo padre aveva alcuni richiami per uccelli, e che quando era piccola aveva il sogno di diventare una stilista. Una cosa che sembrò invece capire lei fu che Bill e Beverly stessero insieme, il che bastò a far credere a Beverly che il potenziale ci fosse, che forse una sorta d’intesa le due ragazze l’avessero. Non che Beverly fosse una credulona che si fidava subito delle persone di cui non ci si poteva fidare e di Stacey, era sicuro Eddie, non ci si poteva fidare.

 
La conversazione con la nuova arrivata, non per la gioia del Kaspbrak, continuò dopo la scuola. Uscendo dall’istituto per recarsi alle biciclette, qualcuno la invitò ai Barren, scelta azzardata a cui Richie reagì meglio di come fece quando fu Beverly ad essere invitata, anni prima. La cosa ovviamente non piacque a Eddie.

«Con piacere!» esclamò Stacey, entusiasta. «Non vedo l’ora di-»

«Cosa?! Neanche per sogno!» la interruppe Eddie senza neanche guardarla, rivolgendosi agli altri. «Innanzitutto oggi non dovevamo andare ai Barren, e poi Mike? Chi lo avvisa? E chi dice che lui sia d’accordo che Stacey venga? È il nostro posto!»

«Eddie!» lo rimproverò Beverly, non aspettandosi proprio da lui un intervento del genere e in particolare non davanti a Stacey. «Sono sicura che Mike non abbia nulla in contrario ad invitare una nuova amica a stare con noi e possiamo andare a prenderlo adesso!»

«Ha-h-ha ragione Bev, Eddie! Comunque non-non c’è u-un calendario p-p-preciso per andare ai B-Barren! P-possiamo a-a-andare quando vogliamo!»

«La penso come Bill!» l’appoggiò Ben, mentre Stan si limitò a stringersi nelle spalle.

«Ma-» tentò di opporsi Eddie. “Ma” niente, fu sovrastato da un’altra voce.

«Grandioso, allora!» Richie fu il primo a raggiungere la propria bici. «Tutti in sella alla propria bella, miei giovani amici! Tu dove hai lasciato la carrozza, Cenerentola?»

«Oh...» Stacey, che si sentiva in difetto, parve a tutti un po’ imbarazzata per la prima volta da quando l’avevano conosciuta. «Non vado in bici, non sono molto brava. Anzi, a dirla tutta sono un pericolo pubblico!» Rise e forse lo fece proprio per non sentirsi più in imbarazzo. «Di solito vado a piedi, mi sta bene fare una camminata!»

Eddie si voltò verso Richie, quasi speranzoso che si mettesse a fare una battuta sul fatto che quella non sapesse montare in bici, cosa che secondo lui sapevano fare tutti, invece nessuna presa in giro gli uscì di Boccaccia – la vittima preferita del Tozier restava lui.
In un certo senso gli diede fastidio che non disse niente.
Perché a me prende per il culo e lei già sembra seduta sugli allori?

«Puoi montare su con noi!» offrì Beverly, facendole l’occhiolino. Era già pronta a farle spazio sulla sua bici, ma forse avrebbe dovuto essere più precisa e dire più chiaramente che intendesse invitarla sul proprio sellino.

«Grazie, ragazzi! Allora scelgo di viaggiare insieme all’inimitabile Richie Tozier!» disse ridendo. «Il grande capo!»

«Avete sentito, Perdenti?» Guardò Bill, quello che tutti (anche lui) consideravano il leader del gruppo, vantandosi e godendosi la gloria per poco. «Il grande capo! Dovreste inchinarvi a me, stronzi!»

«Anche meno.» Le parole di Stan.

Il ragazzo comunque non poté rifiutare l’offerta, sempre che fosse un’offerta, e le fece spazio dietro di lui sulla bici.
Eddie sentì l’amaro in bocca. Non avrebbe dovuto rifiutare il passaggio in bici stamattina, cazzo, non doveva, doveva stringersi alla camicia del suo amico e chiedersi durante tutto il tragitto di cosa profuma Richie Tozier? Avrebbe risposto “di spericolato” se fosse andato troppo veloce, poi sempre “di stupido” anche, invece aveva davanti a sé una ragazza che si stringeva forte a lui ora che non erano neanche partiti e già sorrideva come una dodicenne innamorata. Voleva vomitare. Voleva proprio vomitarle addosso, anzi. Quel che più gli diede fastidio, qualcosa che non si sarebbe mai aspettato, fu che Stacey cercò i suoi occhi. Fra tutti, stretta a Richie, Stacey guardò Eddie. Non riuscì a mantenere lo sguardo su di lei e si precipitò sulla propria bici.
Si avviarono, avrebbero raggiunto prima Mike e poi da lì sarebbero partiti per i Barren.
Silver era in assoluto la più veloce e in testa a quella pedalata, non che fosse una gara, vi era Bill. Poco più dietro, Richie andava più lento del solito, perché Stacey non pesava mica come una piuma. Inaspettatamente non si sentiva in competizione con Stan, che questa volta gli stava davanti e una checca come Stan non poteva affatto stargli davanti, mentre in competizione ci si sentiva qualcun altro e per altri motivi. Eddie, ancora più dietro, aveva davanti a sé questa terribile immagine di Stacey che si stringeva al ragazzo che gli piaceva e aveva deciso dopo qualche minuto che non ne poteva più, era lui che doveva stringersi a Richie.
Beh...
Non respirava a fatica, non aveva problemi con l’asma e non aveva bisogno del suo inalatore. Non sarebbe morto nessuno però se per una volta avesse finto il contrario, si disse. Non credeva di esserne in grado – di mentire tanto spudoratamente, di fingere di stare male a tal punto. Sapeva che avrebbe anche sentito i sensi di colpa, anzi già li sentiva. Però doveva farlo. Aveva un fottutissimo bisogno di ricevere in quel momento attenzioni da Richie, o si sarebbe sentito male sul serio. Quando furono sul ponte si lasciò superare da Ben e finì con l’accostare bruscamente su un lato, iniziando a inscenare sonoramente il guaio.

«Eddie!»
 
 
*
 

Il giorno prima

 
«Non è servito neanche che mi impegnassi più di tanto!» disse trionfante dopo averla informata sull’avvenuto e le altre ragazze risero in camera di Stacey, chi stravaccata sul tappeto, chi sulla sedia alla scrivania e la padrona di casa sul proprio letto.

«Il solito perdente.» Greta gonfiò un palloncino con la gomma da masticare. Tempo due secondi e quello scoppiò. «Richie Tozier di merda, con quegli occhiali di merda, finocchio di merda.»

«Quindi è sicuro che succhia cazzi?» domandò una di loro.

«Non ancora.» rispose il nuovo membro di quel gruppo. «Ma lo è che muore dietro Eddie Kaspbrak. Come urla Eddie, non urla nessuno!» L’imitò.

Qualcuna rise, una di loro fece cadere lo smalto sul pavimento.

«Stronza, prendi qualcosa per pulire!»

«E un attimo!» Eppure scattò in piedi e corse via a prendere l’occorrente per riparare al danno.

«Te l’avevo detto.» Parlò di nuovo Greta, continuando il discorso precedente. «Richie Tozier vuole succhiare il cazzo di Eddie Kaspbrak. Come se li sceglie bene...» Questa frase generò un’altra risata di gruppo. «Ricorda che devi fare.»

Stacey lo ricordava bene. Voleva essere accettata da Greta e dalle sue amiche e con quel giochetto ci stava riuscendo alla grande. Annuì, ma invece di una conferma, optò per una nuova idea: «Lo scrivo nei bagni della scuola che succhia i cazzi.»

«Così rimarrà nella storia.» ne rise qualcun’altra.

«Richie Tozier succhia i cazzi!»

«Dovevate vederlo!» Stacey riprese a parlare, richiamando su di sé ancora l’attenzione. Quanto le piaceva! «Non Richie Tozier, però. Eddie Kaspbrak. Era lui quello che moriva d’invidia.»

«Anche lui?»

«Soprattutto lui! Mi ha chiuso la porta in faccia quando sono arrivata! Voleva restare da solo col suo fidanzatino!»

E altre risa, ancora risa, solo risa per due gay.
  
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