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Autore: Ninnibell2001    26/01/2020    0 recensioni
Jeremy Renner, proprietario di un autosalone nel Sud della Florida, padre di una deliziosa bambina e con un divorzio pesante alle spalle, assume una nuova e brillante venditrice di origine irlandese, Lysandra O’Neill, scatenando la gelosia dell’ex moglie, che lo coinvolgerà in un contenzioso giudiziario dalle tinte fosche.
Lys e i suoi amici - impersonati dagli attori del cast di ‘Avengers’ - lo affiancheranno nel difficile processo, in una spirale di amore, amicizia, thriller e humour.
Jeremy Renner x Lysandra O’Neill, Scarlett Johansson x Mark Ruffalo, Chris Evans x Sebastian Stan, Gwyneth Paltrow x Robert Downey Jr., Chris Hemsworth x Tom Hiddleston.
Lysandra O’Neill è un personaggio di mia invenzione.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeremy Renner, Nuovo personaggio, Robert Downey Jr., Sebastian Stan
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1) Agosto 2019

'Non ho bisogno di un'altra dipendente, signorina, mi spiace...' Jeremy tentava di essere il più gentile possibile, con la sua interlocutrice, e ne era davvero rammaricato. Doveva ammetterlo, la ragazza di fronte a sé aveva un curriculum di tutto rispetto ed una bellezza che non si incontrava con facilità.

La sua concessionaria di auto multimarca, nuove ed usate, tuttavia, vantava già una decina di venditori, e proprio non poteva permettersi di assumerla.

Lysandra lo fissò 'Non se ne pentirà, lavoro come un mulo e sono una persona molto seria e riservata' meglio metterlo in chiaro, fin dall'inizio.

Per la sua avvenenza, la prendevano poco sul serio; l'idea della donna carina e cretina era sempre di moda, soprattutto nel suo mondo professionale.

'Ehm...no, per favore, evitiamo, signorina O’Neill, Lysandra…non insistere' era passato a darle del tu e non avrebbe dovuto, gli era venuto spontaneo 'è un nome originale, mai sentito, il meno irlandese che conosca...' commentò l'uomo, curioso.

Già, ti interessa quello, non le mie ottime referenze, realizzò lei. Jeremy Renner - il proprietario della concessionaria più nota della cittadina di provincia della Florida, Fort Lauderdale, dove era approdata - non faceva, in apparenza, eccezione allo stereotipo maschile con cui si interfacciava abitualmente.

La squadrava, nel suo tailleur pantalone nero di pregio e top di seta bianca, sfiorandole la scollatura con uno sguardo furtivo…aveva pure incollato gli occhi al suo viso!

La caratterizzavano gli occhi celesti e luminosi come il cristallo, una chioma fulva che sembrava perennemente illuminata dai raggi solari, la pelle nivea e candida, perfetta, le guance rosee così tenere da darle un aspetto più giovane di quello dichiarato sulla carta d’identità e due labbra morbide e gonfie, sensuali...la bellezza, tutta in una donna…la donna davanti sé che lo aveva ammaliato…sì, questo pensava Jeremy e la dirimpettaia se n’era accorta.

'Mia madre era appassionata di storia, il nome apparteneva ad una regina egizia...facciamo così' si voltò verso le auto allineate e scelte con cura, in esposizione nell'enorme salone quadrato, che vedeva dal vetro della stanza dove si svolgeva il colloquio 'Osservi la coppia col passeggino. Stanno cercando una macchina più grande e sono in disaccordo; lui non vuole spendere troppo, sua moglie non ne può più di viaggiare in una scatoletta...' li indicò, insieme ad un giovane venditore sudato che gli stava dietro, con scarsa fortuna, da quando era entrata per farsi ricevere da Renner, senza appuntamento.

'E allora?'.

'Gli vendo il catorcio giallo limone che tieni lì da almeno un anno e che è fuori produzione da tre...quello a destra, tutto impolverato' ridacchiò 'in meno di dieci minuti...e mi dai il lavoro...' era passata al tu anche lei e aspettava una sua risposta, che non tardò ad arrivare.

'Sarebbe un miracolo...prova, scommessa accettata' si alzò dalla seggiola e le aprì la porta, seguendola, per godersi lo spettacolo della sua sconfitta. L'auto a cui si riferiva era una monovolume giapponese di linea squadrata che aveva riscosso poco successo...zero assoluto…stava pensando persino di rottamarla, per non rimetterci troppo.

Scrutò Lysandra avvicinarsi alla donna, una biondina magra, e prendere in braccio il suo bambino di circa sei mesi, per complimentarsi. Passati pochi attimi, la rossa girava per l’enorme area espositiva, sbaciucchiando il piccolo, che le sbavava sulla giacca scura, fregandosene della saliva, chiacchierando amichevolmente con sua madre. 

Renner pensava avrebbe puntato a conquistare il marito, con le sue innate doti seduttive, ed aveva sbagliato in pieno.

Sentì una parte della conversazione, accostato di lato.

'Lysandra, non ti ho mai visto in giro e conosco praticamente tutti' Jill, la bionda, era maestra di scuola dell'infanzia - la stessa frequentata dalla figlia di Jeremy - componente della congregazione parrocchiale e molto altro ancora: la Madre Teresa di Calcutta della loro piccola città di provincia, bigotta e asfissiante.

'Sono qui da pochi giorni. Mi sono trasferita dalla costa occidentale per rifarmi una vita, a causa di una delusione d'amore' la linea della sincerità era sempre vincente, l'esperienza glielo aveva insegnato.

'Mi spiace...ti presenterò io qualcuno decente, esistono ancora i bravi ragazzi' si offrì Jill, guardando il proprietario della concessionaria con un’espressione di biasimo: certo non lui, con la fama che si portava appresso.

'Ho chiuso coi maschi...' sospirò, mostrando alla bionda ed al consorte, Jason - un trentenne stempiato con una pancia enorme da bevitore di birra - diverse opzioni, fino a buttare lì, davanti al catorcio 'poi ci sarebbe questa; il cliente che l'aveva opzionata ha chiamato adesso, per informarci che rinunciava, a causa di sopravvenuto problema economico…un colpo di fortuna, per voi. Credimi, è un vero affare...' erano entrate talmente in confidenza e la O’Neill così in gamba e persuasiva, che Jeremy si ritrovò, all’istante, seduto alla propria scrivania, a far firmare alla coppia i documenti d'acquisto, con Lysandra alle spalle che lo osservava, soddisfatta, a braccia conserte.

Osservava pure il resto; gran bel ragazzo, Jeremy...castano, occhi azzurri, magro e muscoloso, lineamenti regolari e faccia pulita. Jeans, camicia bianca, blazer blu e mocassini. La foto di una graziosa bimba bionda era in bella vista sulla scrivania. Era occupato, ovviamente, pensò, stante l’assenza della fede al dito...i migliori erano tutti già presi e, comunque, lei sul serio non cercava relazioni, men che mai col capo e al lavoro, dati i suoi trascorsi. Ancora raccoglieva le macerie della sua ultima storia…le dolorose macerie.

Terminate le pratiche amministrative e salutata calorosamente la sua nuova amica - che aveva insistito per lasciarle il proprio numero di cellulare - Lys chiuse la porta ‘Ho meritato il posto…lo avrò?’ domandò, sbattendo le ciglia, leggermente languida. Non lo fece apposta, fu naturale.

Renner sospirò, meno male che era seduto: una femmina così faceva venire le gambe di gelatina ‘Venderesti ghiaccio agli eschimesi…l’ho capito…però…accomodati, c’è qualche dettaglio da approfondire’ con un gesto, le segnalò la seggiola che aveva già occupato in precedenza. Il proprio intuito gli aveva suggerito di non lasciarsi sfuggire una venditrice tanto in gamba…e tanto attraente!

‘Certo, dimmi’ era curiosa.

‘La mia concessionaria è la più grande in città. Ho una decina di dipendenti, oltre te’ dette per scontato che l’avrebbe assunta ‘e siamo una famiglia. Non voglio rogne, storie fra colleghi o peggio... ’ chiarì, osservandola dalla testa ai piedi, quasi soppesandola.

‘Scusa, per chi mi hai preso? Meglio vada via, prima di dire qualcosa di cui mi possa pentire’ offesa, non abbassò lo sguardo e fece per togliere il disturbo.

‘Non inalberarti, non ti conosco e tu non conosci me. Ho preferito essere schietto’ prese fiato ‘sei una donna bellissima, i colleghi venditori e clienti saranno per la quasi totalità maschi. Non voglio grane, ne ho già troppe di mio…’.

‘Hai ragione, è un mondo sessista. Puoi mettere la mano sul fuoco che non avrò relazioni sul lavoro…mi sono già scottata abbastanza in passato, tanto per restare in argomento…’ promise, gli occhi fissi nei suoi, certa di averlo convinto.

‘Ci conto; domani mattina passa dal mio consulente per siglare il contratto, l’indirizzo è sul biglietto da visita’ glielo porse, unitamente a uno smartphone recuperato da un cassetto ‘è un cellulare aziendale, in memoria troverai registrati il mio numero e quello di tutti i colleghi, ne possiedono uno analogo’ spiegò, facendole strada verso il retro e salutando il custode, che aveva il compito di chiudere l’attività, un uomo di circa cinquant’anni in divisa scura, capelli ricciolini su un volto paffutello, dai tratti somatici delicati ‘Mark, lei è una nuova assunta, Lysandra O’Neill…Mark Ruffalo è il nostro angelo custode, ci guarda le spalle giorno e notte’ li presentò.

‘Buonasera, signorina’ con un sorriso dolce, l’altro le tese la mano.

‘Piacere mio’ contraccambiò, seguendo Renner.

‘Mark si ammazza di turni, è una persona perbene, purtroppo in passato ha avuto diversi problemi’ fece il vago, un ex tossico e alcolista come guardia giurata con la pistola, a presidio della sua attività, non era il massimo, ma una chance non si negava a nessuno! ‘Dove alloggi?’ domandò.

‘Al motel sulla Statale, per ora; cercherò un appartamento, appena potrò’ spiegò.

‘Chiedi a Scarlett Johansson, è la mia segretaria personale e gestisce fatture e contabilità, potrà suggerirti in merito’ le suggerì.

‘Lo farò…e grazie dell’opportunità’ meglio non le era uscito. Erano rimasti soli nel parcheggio, e sperò non le chiedesse di uscire assieme o, meno opportuno, ci provasse spudoratamente. Di solito comprendeva le persone al primo approccio, per questo era così brava come venditrice: con lui non era stato affatto così.

‘Prego…è la tua?’ vedendola muoversi verso una Ford Mustang decappottabile rossa del 1967, sgranò gli occhi.

‘Sì’ sussurrò lei, per nulla meravigliata dell’effetto provocato dalla splendida auto.

‘E’ favolosa, un sogno…’ era chiaro che la ragazza capisse di macchine, quella vettura era un mito per gli appassionati di tutto il mondo, e praticamente introvabile, in tali condizioni; era perfetta e tenuta come un gioiellino ‘Ho sempre desiderato averne una, l’ho cercata, ho provato a partecipare a delle aste per acquistarla, ma nulla…non l’ho mai nemmeno guidata’ pareva un ragazzino affamato in un negozio di caramelle e cioccolatini.

Diavolo, era il suo capo e la sua espressione troppo tenera. Dalla tracolla di pelle nera, prese le chiavi e gliele lanciò, impulsiva ‘Finora…’. Non era un gesto per arruffianarselo, ne fu consapevole e lui ugualmente.

‘Scherzi? Sul serio posso?’ era evidente che ne fosse gelosa, dal modo in cui guardava la carrozzeria, e provò ad accertarsi delle sue reali intenzioni.

‘A patto che non ti sfracelli’ sparò una battuta simpatica, intanto che le apriva lo sportello del passeggero e la faceva accomodare, galante.

‘Non sto più nella pelle…’ entrando dalla sua parte, osservò il cruscotto, nei minimi particolari, interessato, passandoci la mano come fosse un oggetto prezioso, poi mise in moto e si buttò nello scarso traffico, l’ora di punta di rientro serale era già passata ‘se me lo avessi detto prima, ti avrei assunta immediatamente, per farci un giro’.

‘Che spiritoso, capo!’ rispose per le rime, alla sua provocazione.

‘Adoro il cambio manuale, l’ebbrezza della velocità, il senso di libertà con il vento nei capelli…’ poiché aveva strada e conosceva i percorsi piuttosto bene, scalò, in fretta, aumentando le marce, e accelerò, fin quasi al superamento del limite, tirando al massimo, abile.

‘Niente male…te la cavi egregiamente, sono stupita’ Lysandra sorrise, dal suo sedile, tenendo lo sguardo fisso sul paesaggio alla propria destra, per evitare imbarazzi.

Lui se ne accorse, e si dirottò a parlare dell’auto ‘Bullit, il film con Steve McQueen…l’avrò visto centinaia di volte, solo per la Mustang…l’inseguimento, la scena di oltre dieci minuti di pellicola, in cui il protagonista insegue una Dodge Charger nera con una macchina come questa, mi fa impazzire!’.

‘Non proprio come la mia; l'attore guidava una Fastback coupé, classe 1968, di colore Highland Green, un verdone…’ Lys era maniacale nei dettagli ‘adoro Steve McQueen!’.

‘Perché sei finita in un posto semisperduto? Il lato oscuro della Florida…umidità, zanzare e alligatori…per non parlare degli uragani!’ moriva dalla voglia di saperlo.

Fort Lauderdale era il capoluogo della Contea di Broward e parte dell’aggregato urbano definito Grande Miami; faceva parte di un'area metropolitana di circa sei milioni di abitanti, ma di per sé era piuttosto piccola, circa centocinquantamila anime, sparse, e era nota per il turismo balneare favorito dal clima mite.

Lei titubò ‘A Los Angeles, ero impiegata in un’azienda con un fatturato incredibile, lo hai letto nel mio curriculum. Il lavoro mi entusiasmava, andavo d’accordo coi colleghi. Uno di loro, trasferito da una sede che stava chiudendo, ha iniziato a corteggiarmi, sfacciatamente. I primi tempi non lo trovavo nemmeno divertente, invece quando ci siamo conosciuti meglio, ho scoperto che mi piaceva, parecchio.

Ci siamo messi assieme, ci frequentavamo con regolarità; era un po’ sfuggente e non me ne sono preoccupata, sai, ero impegnata con le vendite e le amiche. Vedevo, però, le occhiate strane degli altri, senza capirne il motivo; trascorso qualche mese, si è presentata in ufficio una donna, con due bambini piccoli al seguito…sua moglie.

Ho scoperto, in tale occasione, che era sposato e mi aveva raccontato un mare di bugie, per portarmi a letto. Ho fatto, comunque, la figura della rovinafamiglie davanti al mondo intero e ho preferito lasciare l’impiego. Los Angeles è una metropoli, ma, nel nostro ambiente, le chiacchiere volano e ho avuto difficoltà a trovare un’altra collocazione lavorativa, così ho messo in macchina un paio di valigie. Detesto il freddo e la campagna…per cui, la Florida mi è parso un buon compromesso e…eccomi qui’.

‘Per mia fortuna…sono al volante dell’auto dei miei sogni, con una donna da sogno’ Jeremy scherzò, per stemperare la tensione del racconto ‘certo, un vero stronzo coi fiocchi…’.

‘Già’ non amava le confidenze fra estranei, tuttavia era il suo nuovo datore di lavoro e prima o poi lo avrebbe saputo. Lo vide svoltare, facendo inversione, e rallentare all’altezza di un bivio, in cui una stradina portava ad un locale caratteristico ‘Propongo una bevuta!’.

Fermò la Mustang davanti all’entrata principale e si precipitò ad aprirle lo sportello.

‘Mica vorrai farmi ubriacare?’ non voleva casini e fu chiarissima.

‘No! Vengo spesso qui, la sera, prima di tornare a casa’ le spiegò, esageratamente sincero e ironico ‘è un modo per rilassarci, non ti inviterò nel mio letto, su, tranquillizzati’.

Lei, stupita da quelle parole, non aveva controbattuto e lo aveva seguito senza fiatare, posto che ognuno degli avventori del bar, che li vide entrare insieme, pensò esattamente il contrario.

Jeremy Renner lì con una femmina! E sì che non si era mai presentato nemmeno con la sua consorte, ai tempi!

‘Jer...hai vinto un terno al lotto, fammi capire? Chi è l’incanto che ti sopporta? ’ dando il cinque a Renner e un’occhiata languida al corpicino ed al visetto da bambolina della sua accompagnatrice, il gestore - di mezza età, con la barba e i capelli lunghi che gli conferivano un’aria da harleysta - lo interloquì, dall’altro lato del datato bancone. Vintage come il resto: luci soffuse, atmosfera anni Sessanta, sedute in cuoio degli sgabelli alti che avevano visto tempi migliori, pavimento piastrellato a scacchiera bianco e nero. Lo caratterizzava, incredibilmente, la quantità e qualità di liquori e birre nazionali ed estere. Lys riconobbe etichette di particolare pregio, che non si sarebbe aspettata in un luogo del genere. Bifolchi sì, ma nelle bevute…di tutto rispetto!

‘Evitiamo spiritosaggini’ urtato, gli presentò la neoassunta e ordinò per entrambi, pigliandola per un braccio e segnalandole un tavolo appartato.

‘Che voleva dire? ’ lei ridacchiò, sedendo ‘Sei rosso come un peperone…e i tuoi concittadini ci fissano, domani saremo in prima pagina sul giornale locale? ’.

‘Lysandra…Lys’ le uscì il diminutivo che non l’avrebbe più abbandonata e con cui la chiamavano gli amici più stretti e il suo fratellone Chris ‘il paese è piccolo e la gente mormora...e tu sei stata estremamente onesta con me. Diversi anni fa ho sposato una donna più giovane, una modella di lingerie per cataloghi di moda. Mi sono fatto trascinare da un parte del corpo che non è il cervello, come un idiota. Abbiamo avuto un splendida figlia, Joey. Però...litigavamo, di continuo, e ho scoperto presto che non avessimo nulla in comune, nemmeno noi stessi e la bambina. Mi sono separato a pochi mesi dalla sua nascita e i rapporti con la mia ex sono pessimi, burrascosi…discutiamo spesso e lo sanno tutti. Da allora, non sono stato più con nessuna...e, in ogni modo, con lei non sono mai venuto qui'.

Però mi hai invitato dopo tre ore che mi hai incontrato, commentò mentalmente Lysandra 'Joey è la biondina della foto sulla tua scrivania...è bellissima. Ti somiglia! Quanto ha?'.

'Grazie...è fantastica. Ha quattro anni e mezzo' gongolò, era la sua luce.

La donna si era incuriosita 'In un arco di tempo tanto lungo...nessuna storia?'.

Renner la fissò, spavaldo 'Sesso e basta, non voglio altro. Fumo e mi piacciono gli alcolici, come vedi. Il peccatore ha terminato la propria confessione, e non andrà mai in paradiso...sono assolto?'.

'Il concetto è chiarò l'aveva presa per un commilitone o un amico di vecchia data, non lo aveva detto con malizia e non era un doppio senso 'non c'è nulla di male, sono scelte. Lo capisco. I sentimenti, le emozioni...mettono nei guai. E quando ci si lascia andare, si perde di obiettività, soprattutto se lo si fa con le persone sbagliate, che si approfittano della situazione. Se sei preso, innamorato…diventi vulnerabile...ed io ho già dato...' commentò la O’Neill, tristemente, intanto che una cameriera bionda, attempata come il locale che li ospitava, li servì. Di un whisky on the rocks per lui e un cocktail alla frutta per lei, con un tragico ombrellino di carta poggiato sopra a mo’ di decorazione.

'Vero...vedi? Siamo sulla stessa lunghezza d'onda' alzò il bicchiere e la rossa vi accostò il proprio, brindando con serenità, un sorso via l’altro.

'Un altro giro?' le chiese e la donna acconsentì; i giri diventarono tre in tutto, fra chiacchiere sul senso della vita e su molto altro ancora, fino a sera inoltrata.

Le piaceva chiacchierarci; era simpatico, scherzoso, garbato e cortese, diretto fino a far male. Avevano molto in comune, i principi ispiratori dell’esistenza.

'Dovrei proprio andare. Domani è il mio primo giorno di lavoro e vorrei fare una buona impressione al nuovo campò Lysandra, assonnata, lo spronò e Jeremy lasciò una banconota da cinquanta dollari sul tavolino 'Il resto mancia...sono amici...e, a volte, le entrate languono’.

'Da imprenditore a imprenditore, la giusta solidarietà...'.

'Più o meno, è un periodo di crisi per l'intera economia. E noi non facciamo eccezione' commentò, alla guida della Mustang, per recuperare la propria auto al parcheggio della concessionaria, una Jeep Renegade grigio scuro metallizzato.

'Allora, buonanotte...' la salutò, con un cenno della mano, intanto che lei si metteva al proprio posto 'Ah...Lys...mi hai già fatto un'impressione eccellente' le segnalò, arrossendo leggermente. Donna deliziosa, per ogni aspetto, una compagnia ineccepibile, come non gli capitava da tempo; ovvio, da tenere alla massima distanza, era una sua sottoposta.

'A domani' la rossa si diresse, senza indugi, all'alberghetto di cui era ospite, riflettendo che Renner paresse un tipo tranquillo, il datore di lavoro ideale. Niente grane all'orizzonte; certo, lo avesse incontrato a un party o a casa di amici, ci avrebbe fatto un pensierino...forse e per un rapporto poco impegnativo.

Meglio così, meditò struccandosi e mettendosi il pigiama, prima di dormire...lo stesso identico concetto che navigava nella mente di lui, come una particella di sodio nella pubblicità dell'acqua minerale naturale.

***

Lysandra si era preparata, accuratamente, per il primo giorno di lavoro. Indossava un vestitino in viscosa, a sfondo nero con piccoli pois bianchi, e dei sandali con tacco medio; si era data un trucco leggero e una spruzzata di profumo, la sua acqua di colonia preferita, all’ambra e cannella.

Fatto un salto dal consulente di Renner per la firma del contratto, era volata alla concessionaria, dove Jeremy aveva indetto una riunione piuttosto semplice per presentarla, richiamando a gran voce gli altri venditori - una decina di maschi parecchio diversi fra loro per età e aspetto fisico, assai provinciali - e l'unica impiegata amministrativa che aveva, Scarlett, di cui le aveva parlato il giorno precedente.

Sua coetanea, bassina, occhi verdi, con i capelli biondi acconciati in decine di treccine chiuse con perline di plastica colorata, abbigliata in maniera ancora più variopinta...l'unica altra femmina era, praticamente, antierotica sotto ogni aspetto, ma piuttosto simpatica, al primo sguardo.

Le aveva fatto un sorriso complice e solidale, mentre il capo sciorinava il suo curriculum e raccontava come avesse venduto il catorcio giallo limone...ecco, lì era scattato un mezzo applauso.

'Meno male...la detestavo' un ragazzo alto, muscoloso, castano, occhi azzurri, di bell'aspetto, le tese la mano, al termine dell'incontro 'Chris Evans, avrai l'onore di occupare la postazione accanto la mia, in fondo a destra' le spiegò segnalando la loro stanza, semplice, identica a quella degli altri, divisi in coppie, in aree di lavoro separate dalla sala da vetri trasparenti 'Renner ti ha piazzato lì, ci faremo compagnia e sporco poco'.

'È un perfettino, il primo della classe, un pesantone' Scarlett la interloquì 'se hai bisogno di qualsiasi cosa, vieni da me...ah, Jer mi ha detto che cerchi una sistemazione. Il fratello di un'amica ha acquistato, recentemente, una villetta come investimento, ti manderò un messaggio con il recapito. È graziosa, già ammobiliata e nel quartiere dove vive il campò.

'Questo che c'entra?' Lysandra si inalberò. Magari i colleghi credevano che l'avesse assunta perché era la sua amante, e, ovviamente, non le andava giù.

'Sorella, hai la coda di paglia? Era per spiegarti che è ubicata in un quartiere residenziale, di pregio...' sbuffò la ragazza 'sei interessata o no?'.

'Sì, sì, scusa...sono sempre prevenuta'.

'Sei troppo bella per lavorare qui, trovati un riccone che ti sposi e ti mantenga. Andrai al Country Club con le amiche e a fare massaggi e manicure'.

'Non sono il tipo' le rispose d'istinto, senza capire se lo avesse detto per scherzo.

'Permalosa oltre che terribilmente affascinante...Lysandra, irlandese fino al midollo tranne per il nome...no, l'anziano benestante non fa per te...' sghignazzando, si dileguò, nella sua stanza.

'Scarlett è particolare; si vede che le piaci già...non ci fila per nulla, però è un asso nella contabilità e precisa come un orologio svizzero, al contrario di Jeremy, che la tiene da conto come un oracolo; sai, ha una leggera forma di dislessia e numeri e lettere non sono proprio il suo forte' Chris commentò; non era violazione della privacy, l’interessato stesso non ne faceva mistero.

Lei cambiò argomento 'Sei qui da molto?'. Aveva parlato parecchio con il suo principale, la sera precedente; la storia della dislessia non era venuta fuori, pensò che forse un pochino se ne vergognasse.

'Da cinque anni, ovvero da quando è morto Renner senior. Le cose sono molto differenti dalla vecchia gestione. Il vecchio possedeva un vero e proprio impero, era un magnate dell'imprenditoria, un self made man, il sogno americano per eccellenza. Aveva aperto un'officina minuscola, poi aveva allargato l’attività, fino a possedere una decina di autosaloni nello stato...tra la crisi del settore e i litigi continui col figlio - che aveva deciso di istruire come suo erede e discepolo, al termine degli studi - è andato tutto a rotoli. Quando è morto, Jeremy si è ritrovato a gestire da solo la concessionaria, l’unica rimasta. Ho chiacchierato troppo; due passi per visionare le auto che ci sono entrate ieri, nel retro?' le propose.

'Certo' preferì evitare ulteriori confidenze sul suo datore di lavoro, sicura che, in un futuro prossimo, non sarebbero mancate.

Il giro turistico fu piuttosto interessante e Chris estremamente colpito dalla conoscenza della donna di ogni minimo particolare su ciascuno dei modelli che esaminarono assieme, nel deposito interno dei veicoli, e nell’area esterna delle macchine già pronte per essere vendute, nel retro dell’autosalone, debitamente riparata da un’ampia tettoia verde 'Sei peggio di un libro stampato...'

'Ho una memoria fotografica, e ammetto che le auto siano la mia passione'.

'L'ho capito per via della tua Mustang; da quando sei in città, tutti sbavano per te e per la tua quattroruote…io solo per quest’ultima' la battuta, formulata in quel modo, le aprì un mondo: lo aveva percepito, dall'inizio, che il collega non avesse il benché minimo interesse sessuale per lei...perché non gli piacevano le donne! E per lo stesso motivo, Renner glielo aveva affiancato. Non seppe se essergliene grata o meno.

'Irlandese...sarà l'inizio di una bella amicizia, secondo me' l'altro lo affermò, sommessamente.

Leccato e perfetto, dalla testa ai piedi, abiti firmati e persino le sopracciglia ritoccate da un'estetista, non era proprio il compagno di merende ideale per i testosteronici venditori.

'Porti il nome di battesimo di mio fratello e un po’ lo ricordi, non potrebbe essere altrimenti. Propongo un patto. Se mi offrirai un buon pranzetto, avrai l'onore di guidare la mia macchina...' gli propose; alla fine, un amico sincero e affabile serviva anche a lei in un mondo di squali e il ragazzo le fece tanta pena. Le aveva rammentato Chris, sul serio!

'Affare fatto!' esaltato, aveva contato i minuti fino alla pausa. Scorrazzato in lungo e in largo con la mitica vettura, aveva acquistato dei burrito, per entrambi, al Tex Mex distante un paio di miglia dalla sede; li mangiarono, informalmente, ai tavoli di plastica all'esterno del semplice locale, per tornare alla concessionaria, con la pancia piena e la certezza che il loro incontro fosse stato davvero un piacevole caso fortuito.

Il pomeriggio era trascorso in tranquillità, fino all'arrivo di una bimbetta che teneva con le manine un cono enorme, ai gusti di crema e pistacchio, ricoperto da una coltre bianca di panna montata; in effetti accanto al loro esercizio commerciale, c'era la migliore pasticceria e gelateria della città, come le avevano accennato i colleghi.

'Joey, stai attenta! Non correre...' un tono imperioso di donna, leggermente mascolino, echeggiò nella sala.

Lysandra riconobbe la biondina - che aveva già ammirato nella foto incorniciata sulla scrivania del suo capo - con indosso un paio di jeans con stelline argentate e una magliettina rosa, saltellare festosa e bloccarsi, per precipitarsi verso di sé, veloce, un missile.

La piccola, lasciatasi sua madre alle spalle, infatti, era rimasta estasiata alla vista della ragazza bellissima dai capelli rossi e dagli occhi azzurri: così tanto da accelerare il passo, inciampare e scagliarle il gelato addosso, malamente.

Jeremy - che aveva prima riconosciuto la voce di sua figlia e poi osservato la scenetta dal vetro della sua stanza - le aveva raggiunte, accovacciandosi per levare il cono spiaccicato dal pavimento con un tovagliolino rimastogli in tasca dal pranzo; diavolo, avrebbe dovuto rimproverare Joey, e avrebbe provveduto, in separata sede, ma quando lo guardava con il musetto da cane bastonato con gli occhi a cuore non sapeva resisterle. 

'Non l'ho fatto di proposito, papino. E' una fata, come quelle delle favole che mi leggi per farmi addormentare' ruffiana, scrutò il volto della O’Neill, con un sorrisone.

'È stato un incidente, ovvio. Scusati subito con Lysandra, ugualmente. Lys è la mia nuova collaboratrice' gentile ma autoritario, le comandò, col ticchettio delle scarpe col tacco della sua ex sul parquet che già gli riempiva il cervello di nervosismo.

'Jer, ciao...ho lasciato a Scarlett lo zaino per la scuola, riporta Joey puntuale, domani sera' Samantha Davis scosse il capo e i lunghissimi capelli composti di extensions nere corvine, squadrando la nuova puttana di suo marito, dalla testa ai piedi.

'È la fatina che ti scalda il letto, altro che collaboratrice. Le notizie volano, in paese...' notevole la ragazza e molto fine, parecchio diversa da me 'hai cambiato gusti, sei diventato un principe, come quello della favole' in falsetto, imitò la voce infantile della ragazzina.

Lys la guardò, con gli occhi di brace, analizzandola.

Più alta di dieci centimetri di lei e del suo capo, un fisico prorompente poco nascosto dalla canotta bianca e dai leggins in similpelle, tette rifatte enormi che sbucavano dalla maglia, trucco accentuato da diverse passate di rossetto rosso scuro e eyeliner. Era una donna vistosa e volgare, il tipo per cui si perde la testa con una sola parte del corpo, come gli aveva accennato Jeremy. L’avevano infastidita le frasi pronunciate davanti a sua figlia, calunnie per di più. Si chiese se avesse il cervello. Era odiosa, una megera!

Stava per risponderle per le rime, certa di giocarsi il lavoro.

Renner la salvò, in corner 'Per piacere, Samantha, sono stupidaggini. È una dipendente, evitiamo circolino informazioni false e tendenziose'.

'Come ti pare, il letto è il tuo...ciao, tesoro' schioccato un bacio a Joey, tolse il disturbo, mentre la rossa puliva la gonna con un fazzoletto umidificato, preso nella borsa.

'Scusa, Lys, per il gelato...ti aiuto?' la piccola, con le manine sporche, si era appoggiata al tessuto a pois, mortificata, peggiorando la situazione.

'No, non importa...vieni in bagno con me, ci daremo una sistemata entrambe' fece l'occhiolino a Jeremy e si diresse alla toilette con la ragazzina, che si lavò per bene le mani e la ringraziò.

La O’Neill terminò, invece, la detersione dell'abito, eliminando definitivamente le macchie.

'Papà...' la biondina gli si rivolse, appena terminato 'hai freddo la notte? Lysandra ti scalda?' con ingenuità, lo fece arrossire, per l’ennesima volta, in presenza di Lys. Maledisse Samantha, con lo sguardo basso per evitare di incrociare gli occhi della donna, che tentò di rimediare con un’invenzione estemporanea, una classica bugia a fin di bene.

'Sì, gli ho prestato una coperta' sparò una stupidaggine, che sembrò convincere Joey all'istante e rasserenare suo padre.

E apparve ovvio che avesse un debole per l'irlandese; le si mise alle calcagna per l’intero pomeriggio, e la seguì, come un’ombra.

Lei - che coi bambini ci sapeva fare proprio poco - se la trascinò dietro con naturalezza, parlando con i clienti che aveva ricevuto, tenendola per mano 'Joey, rimani vicino a me, senza interrompermi...ascolta e basta, finirò presto...'.

La piccola, piuttosto che essere relegata nella stanza di Scarlett - dove di solito attendeva che suo padre terminasse la giornata lavorativa, colorando coi pastelli degli album portati da casa - ubbidiente, fece come richiesto.

E grazie alla sua presenza, la O’Neill vendette persino un'utilitaria usata a un'anziana signora; era un talento incredibile di suo, Joey era stata la ciliegina sulla torta, giacché la vecchina era nonna di tre nipotine...insomma, aveva fatto un figurone! 

'Due giorni e due macchine vendute, proprio niente Malè Renner si stupì. E di più che sua figlia fissasse Lysandra adorante, forse un po' troppo, per i suoi gusti.

'Il merito va alla tua erede, oggi; è stata la mia spalla inconsapevole, devi darle una percentuale' la O’Neill le fece una carezza, mentre le si era piazzata sulle ginocchia 'è una marmocchietta molto sveglia'.

'Papino, Lys può cenare da noi?' furba come una lince, non si sarebbe fatta sfuggire un'occasione del genere.

'Eh, ma io, non saprei…' Jeremy balbettò, incerto. Non riusciva a dirle di no, nemmeno aveva fatto il contrario.

'Mi piacerebbe' la rossa tentò di svicolare, con educazione 'devo andare a vedere un villino da affittare, finito l’orario...non posso'.

Ecco, lì la bambina dette il massimo; si voltò verso Lysandra, con gli occhi lucidi, iniziando a singhiozzare. Fingeva, spudoratamente...gli adulti non se ne accorgevano mai e lei otteneva ciò che voleva.

'Che succede? Hanno ucciso un vitello?' Scarlett fece capolino sulla porta e Joey spiegò il motivo delle sue lacrime, tumefatta in viso.

'Irlanda, anticipa l'appuntamento per visionare l'immobile, il capo non ti farà problemi per mezz’ora in meno il primo giorno di lavoro, hai pure venduto due auto in venti ore; terminato lì, vai a casa di Jeremy, che è distante tre minuti a piedi dalla villetta...è facile, no?' in un attimo, trovò una valida soluzione, per la nuova collega.

'Sì' la piccola gridò, con le braccine al cielo.

'Non vorrei disturbare...' provò, di nuovo, a non farsi coinvolgere dalla famiglia Renner, ma l'entusiasmo di Joey, che la stringeva a sé, la fece capitolare 'va bene, verrò volentieri'.

Alla fine era riuscita a spostare l’orario dell'incontro con la sorella del suo nuovo padrone di casa.

Era stato amore a prima vista, infatti, col villino unifamiliare che si ergeva su un unico piano, sopra un fazzoletto di giardino assai curato.

Era molto grazioso, color verde menta chiaro e bianca, con una palizzata intorno dipinta anch’essa di bianco ed aiuole di fiori colorati. Riconobbe gerani, violette e margherite selvatiche. Non aveva un garage, tuttavia nel vialetto, parallelo alla casa, c’era spazio per almeno due vetture parcheggiate una dietro l’altra ed il quartiere era davvero sicuro, a detta di tutti.

L'interno, elegante nella sua semplicità, era perfetto per lei; un soggiorno, una camera da letto con bagno annesso e una cucina di piccole dimensioni.

Nel salone, troneggiava un divano di tessuto panna e grigio ad L, collocato davanti ad un poggiapiedi e ad un mobile laccato negli stessi toni, dov’era poggiato un moderno televisore, con un tavolo per pranzare di vetro e resina e sei seggiole di design di lato; il cucinotto riprendeva, nel colore dei pensili, il verde dell’esterno della villetta, con un piano di appoggio, mensole e scaffali in legno chiaro, oltre che elettrodomestici all’avanguardia.

La stanza da letto era riempita da un letto king size, con testata imbottita in velluto color cipria, comodini, armadio e specchio abbinati, due poltroncine morbide ad ogni lato del talamo, ricoperto da una trapunta bianca e beige e una miriade di cuscini, di foggia romantica; per finire, una pianta di banano, poggiata all’interno di un portavasi di vimini dava un tocco originale.

Trovò il tutto di suo gusto, in ogni singolo dettaglio. Non aveva bisogno di altro e si accordò sul prezzo con l'amica di Scarlett, il cui fratello era militare di carriera all'estero, altra garanzia di serietà estrema.

La casetta era disponibile da subito e si sarebbe trasferita l'indomani, giacché aveva dato la caparra e l’affitto dei primi tre mesi, per bloccarlo.

Si accordò, con la donna, soddisfatta, recandosi in auto all'indirizzo di casa di Jeremy, a circa novecento metri da dove avrebbe alloggiato lei e tutt'altro edificio: un giardino enorme pieno di piante e arbusti tropicali, con dei laghetti con giochi d'acqua e una piscina moderna rettangolare, colma di gonfiabili a forma di animale, tra cui spiccava una fenicottero fucsia gigante, arricchivano una villa anch'essa in stile quasi futurista, nei toni del bianco lucido alternati allo scuro.

Era pacchiana e esagerata, in ciascuna suppellettile e complemento di arredo, notò, sbirciando anche l’interno dalle vetrate che affacciavano sulla veranda, passato con la Mustang un cancello di ferro battuto e attraversato un lungo vialetto.

'Buonasera' con una vaschetta gigante di gelato, in un contenitore termico, comperata alla pasticceria accanto alla concessionaria, si era presentata alla magione di Jeremy, con sua figlia che, in costumino lilla e braccioli rosa, era balzata fuori dalla piscina e le si era gettata addosso, in cerca di un abbraccio, travolgendola...si era ritrovata a terra con la piccola fradicia, a ridere di gusto.

'Joey...' il suo principale, in boxer da mare neri, il fisico asciutto e atletico che spiccava, non riusciva a trattenersi dall’andarle dietro a sghignazzare ‘devi contenerti...su' dette una mano a ciascuna delle due, per aiutarle a rialzarsi.

Si mosse verso l’interno dell’abitazione e ripose il gelato in freezer, ringraziando la O’Neill, che si contemplava allo specchio del lungo corridoio 'Sono un disastro. Hai un phon? Così mi asciugo...' gli domando, sentendo l'umidità sul tessuto dell'abito. 

'Stendi il tuo vestito fuori all’aria, ti darò un costume e farai il bagno con noi...seguimi' le suggerì, andando verso la dependance esterna, annessa alla casa, una sorta di spogliatoio per gli ospiti, realizzato in muratura e legno, con toilette e doccia.

Le indicò un armadio, che conteneva una decina di bikini colorati, nuovi e con l'etichetta.

La O’Neill li rimirò, domandandosi quante donne fossero passate di lì e meravigliandosi che il pensiero la ingelosisse, leggermente e immotivatamente.

Si concentrò sulla scelta, per distrarsi; fu colpita da un costume rosso, a tinta unita, col pezzo di sopra a triangolo e coi laccetti anche allo slip 'Un attimo e sono da voi'.

Il suo capo la lasciò: lei tolse il talloncino di carta, e spogliatasi dell'abito, che mise su una stampella, indossò il bikini. Era incredibile, pareva fatto su misura per il suo personale. Valorizzava il seno a coppa di champagne e i fianchi stretti ma torniti il giusto; prese un telo da bagno e raggiunse gli altri due che sguazzavano, schizzandosi.

Si fermarono entrambi, vedendola camminare sinuosa e scendere i gradini marmorei per raggiungerli.

'Come sei bella, una principessa…attenta agli scalini, sono molto scivolosi!' commentò Joey, segnalando il botticino utilizzato per la costruzione della discesa, viscida per via degli spruzzi.

'Sei uno schianto!' aggiunse suo padre, ammirato…una terza di reggiseno e delle gambe da colpo al cuore, un sedere tonico, alto. Molto elegante e femminile. Toglieva il fiato e il sonno, stupenda e nemmeno se la tirava, consapevole della propria bellezza e umile insieme. Iniziò a sentire molto caldo, nonostante la frescura dell’acqua della piscina, in cui era immerso.

'Grazie; vi informo che, da domani, saremo vicini di casa, mi trasferirò nella villetta suggeritami da Scarlett' era in leggero imbarazzo, per le occhiate ricevute, e provò a conversare. 

'Il quartiere è tranquillo, starai bene'.

'Già...'.

'Vivo qui da quando mi sono sposato; la mia ex moglie ha fatto ristrutturare la villa da un architetto estroso, poi ha assoldato un arredatore di grido. Ho speso un patrimonio...alla fine, post separazione, ha preteso un’altra casa, più centrale e ho tenuto questa per me...'.

'Si vede che non è nel tuo stile; lei mi pare molto eccentrica, tu non sei così...' lo disse, assertiva, e l'uomo non replicò, osservando, con vaghezza, la sua piccola fare l’ennesimo tuffo sgraziato dal trampolino.

La O'Neill era intuitiva, intelligente, spiritosa e splendida; a quattro anni dalla separazione e a tre dal divorzio, per la prima volta, cenava con una donna e sua figlia assieme, forse per mero caso.

'La signora che mi aiuta con le faccende domestiche, una sorta di governante, ha preparato da mangiare. Sono piatti per bambini ovvero polpette coi piselli. Con lo scarso preavviso che ho avuto, non ho potuto cambiare menù, dovrai accontentarti' si giustificò, trascorsi pochi minuti, quando, asciugatosi e indossata la polo blu sopra gli shorts, portò una guantiera con la carne e una ciotola coi legumi, oltre alle bevande, sul tavolo ovale di vimini, posto a bordo piscina, apparecchiato con tovagliette all’americana colorate e stoviglie a tinte vivaci.

Lys e Joey - che erano rimaste in acqua fino all'ultimo minuto, a schizzarsi - si erano già sedute, ancora avvolte nei teli di spugna e chiacchieravano.

'Va benissimo, l'importante è che piacciano a questa signorina' la ragazza fece un buffetto alla piccola, che aveva spostato la propria seggiola ancora più vicino alla sua 'e se farai la brava e finirai la tua porzione, potrai mangiare il gelato. Vale per tutti, pure per tuo padre, ovvio'.

Joey rise 'Non ce la farà mai. Odia i piselli'.

'Renner, caspita, mi cadi sulle verdure...' la rossa indicò, con la forchetta, la ciotola da cui non si era ancora servito.

'Ehm...sì, le detesto' borbottò lui, colto in fallo.

'Decideremo noi per il tuo dessert, lo metteremo ai voti più tardi' dette una gomitata alla bambina, che fece una linguaccia al genitore.

'Siete perfide quando vi coalizzate contro di me' sibilò loro, fintamente incavolato, per sbottare in una sonora risata. L'atmosfera che si era venuta a creare era piacevolissima e il tempo dedicato al pasto volò.

Alle fine, le due allegre commensali furono persino clementi nei suoi confronti 'Papi, avrai ugualmente il gelato, per questa volta' Joey si era impietosita e gliene aveva concesso doppia porzione.

'Vi sono debitore! Irlandese, sei una mia sottoposta, fossi in te mi darei una regolata'.

'Capo, mi minacci? Ti farò causa per mobbing, mio fratello è avvocato' se ne burlò, di nuovo.

'Mai' oddio, non gli faceva cadere una parola. Era sempre pronta con una risposta impertinente...era sveglia, intelligente, instancabile lavoratrice, una ragazza da sposare, da accaparrarsi subito, la tipa che ti faceva perdere la testa e ti teneva sempre sul filo, che sapeva infiammare un rapporto.

Non come la sua ex, una noia mortale e opportunista, in ogni aspetto della vita, in particolar modo quello materiale ed economico.

'Joey, ti porto a letto…stramazzi' la bambina stava letteralmente crollando e Jeremy fece per prenderla in braccio. 

'No, non tu...Lys...per favore' con uno sguardo angelico, impietosì la O’Neill 'Certo, tesoro. Ci penso io'. Si alzò da tavola, e la sollevò, stringendola a sé. Sul finire della cena aveva indossato di nuovo il proprio abito a pois, asciutto, e la piccola il pigiamino rosa, per prepararsi alla nanna imminente.

'Deve lavarsi i denti...' suo padre ricordò.

'Va bene...' la rossa depositò Joey davanti al lavandino del bagno annesso alla sua cameretta, sul rialzo di plastica dell'Ikea, porgendole lo spazzolino con il manico a forma di testa di cigno, sulle cui setole aveva spremuto un dito di baby dentifricio.

La bambina ci mise un attimo e, barcollando, si fece accompagnare nel suo lettino, in legno bianco e rosa, stracolmo di pupazzi di pezza e cuscini colorati, dentro le cui coperte si infilò, sbadigliando.

La sua stanza era molto ampia e curata in ogni minimo particolare, a misura, e delicata, non eccessiva come il resto della dimora, notò l'irlandese.

'Buonanotte, Lysandra. Tornerai qualche volta? Papà non ha freddo, l’ho capito...è tanto triste. Oggi che c’eri tu, invece, rideva sempre…' la ragazzina, diabolica, la guardava languida, sfiorandole la mano con la propria, intanto che gli occhi le divenivano fessure. Un sonno profondo la colse, d'improvviso.

Lys sentì una presenza alle sue spalle; Jeremy, sullo stipite della porta, che spegneva la luce e si avvicinava al letto, per posare un bacino sulla fronte della sua bambina.

'Da quanto eri lì?' gli bisbigliò, per evitare che la biondina si svegliasse, appena fuori in corridoio.

'Abbastanza da sentire le farneticazioni di una donna di quattro anni. Scusa, non si è mai comportata così' mormorò, tornando verso la piscina. Si era fermato a prendere qualcosa, sulla mensola sopra il camino del soggiorno: un pacchetto di sigarette ed un accendino.

'Ne vuoi una?' si accese una bionda, in piedi, velocemente, e dette una prima voluttuosa boccata, sbuffando al cielo non solo il fumo…soprattutto la tensione che lo attanagliava.

'No. E non dovresti nemmeno tu'.

'La paternale non la reggo' si lamentò, quasi sgarbato, camminando verso la piscina.

Lei se ne meravigliò, comprendendone il disagio 'Aspetta...' rientrò in casa, in fretta.

Aveva notato un angolo bar notevole, molto maschile, di legno scuro, con liquori di tutti i tipi e relativi bicchieri sulle mensole.

Ne prese due, e li riempì, per un terzo, di pregiato whisky di malto Talisker, da una bottiglia già aperta. Ci mise pochi cubetti di ghiaccio, recuperati dal mini frigo nascosto sotto il bancone, e tornò da Renner 'se proprio devi sfogarti, meglio una sana bevuta...ieri sera hai ordinato lo stesso, per cui...' glielo passò e si stese su uno dei lettini di plastica a bordo vasca.  

'Sei una grande...' Dio, quanto gli piaceva quella femmina. Sedette accanto a lei, sul suo stesso lettino, fissandola dall'alto, la sigaretta nella sinistra e il whisky nella destra. 'A volte straparlo, mi debbo scusare…ancora, per la seconda volta nell’arco di tre minuti'.

Percepì la sua mano che gli carezzava l'avambraccio 'Di cosa? Jer, ascoltami’ usò un diminutivo anche lei e forse non in modo casuale ‘Tua figlia è preoccupata per te e i bambini sono la bocca della verità, ragionano senza filtri. Le piacerebbe pensare che sei in compagnia, quando non è con te o, magari, la tua ex frequenta qualcuno, non so, non voglio impicciarmi' no, lo stai già facendo, purtroppo!

'Mica uno...' rise, con amarezza, spegnendo la cicca a terra e buttando giù un sorso di superalcolico 'ha avuto diverse storie, a seguito della separazione. Nessuna è durata; l'avevo pregata di evitare di presentare i suoi nuovi fidanzati a Joey, ovviamente ha fatto di testa propria'.

'Uhm, come tutti... di solito non chiedo consigli e non ne voglio...' ribatté 'non la giustifico, era per dire, ognuno ha il suo carattere e i difetti sono più numerosi dei pregi, in ciascuno di noi'.

'Sì, hai ragione. E Joey legge bene, nella mia anima; Lys, pensi che non desideri una persona accanto a me che mi ami, che mi coccoli, con cui dividere la vita oltre che il letto? Che straveda per mia figlia e per me?' le domandò, gli occhi nei suoi. La conversazione stava prendendo una piega strana ed intima. E lui si stava innervosendo; si sentì l’incoerenza fatta persona, dato che la sera precedente aveva tessuto le lodi del suo status di scapolo d’oro.

'La troverai, è ciò che cerca ogni essere umano, a discapito delle proprie parole e a volte dei propri comportamenti' quasi leggendogli nel pensiero, stese la mano per fargli una carezza, sulla guancia, stavolta. Era senza malizia, solo tenerezza...tuttavia… sentì un sussulto e non ne comprese, con esattezza, la provenienza. Da sé o dal suo capo? Nel frattempo, lui aveva trattenuto la sua mano con la propria, premendosela sul viso, a prolungare il loro contatto. Non avrebbe dovuto, ma era stata così dolce e non c'era nulla fra loro...nulla. Non avrebbe frainteso.

'Jer' la rossa balbettò, in difficoltà. Doveva scappare, scappare subito, prima che le emozioni prendessero il sopravvento sulla razionalità, prima che il tocco delle proprie dita sulla sua pelle morbida, di cui percepiva la barba rasata al mattino e l'angolo della bocca increspato in un mezzo sorriso, la portassero alla porta dell'inferno. Forse già c’era, su quella porta.

Renner non smetteva di scrutarla ed era rimasto in silenzio, bloccato e immobile, in una posa curiosa, che dall'esterno sarebbe parsa un'affettuosità fra innamorati. 

'Jer…' Lysandra ripeté a voce più alta 'meglio che vada'.

Finalmente l'uomo si destò dal suo torpore e le lasciò la mano.

'Mi ero incantato...' rilevò lui, girando il palmo della propria e rimirandola, per cercare una ferita che non c'era. Non sulla cute, era già nell'anima.

Lys saltò quasi in piedi dal lettino, scolando il suo drink in un unico sorso, un ulteriore fuoco liquido pure per le sue viscere 'Non c'è bisogno che mi accompagni, conosco la strada ed è meglio se rimani nei pressi della camera di Joey…salutala da parte mia, domani mattina' lo aveva suggerito, per evitare ulteriori imbarazzi.

'Come vuoi...buonanotte, irlandese' alzatosi, di fronte, le sfiorò una ciocca di capelli rossi, con la punta delle dita.

'Ciao, capo' ripresa la borsa, Lysandra mise le ali ai piedi, per lasciare la villa più veloce che poté, il cuore che le rimbalzava nel petto, che pareva voler balzare fuori dal torace, affannato.

***

L'ispirazione del racconto che state leggendo è nata dalla spiacevole vicenda giudiziaria, ad oggi ancora in corso, che vede coinvolto Jeremy Renner contro l’ex moglie, per la custodia della figlia.

Non si trattava di dare giudizi morali o legali, semplicemente di voler mettere in punta di tastiera delle idee; nel caso specifico, narrare del legame amoroso fra un uomo divorziato, padre di una bambina, che coinvolge una ragazza conosciuta da poco tempo nei propri pesanti e complessi problemi.

I protagonisti, come avrete notato, hanno i nomi, i volti e la fisicità degli attori del cast di 'Avengers'; tuttavia, sono stati inseriti in un contesto in cui non svolgono la loro professione, bensì interpretano un ruolo, un personaggio diverso, in una sorta di fanfiction nella fanfiction.

Saranno presenti due coppie slash, descritte con tenerezza, senza dettagli particolarmente intimi, riservati, invece, ai due protagonisti della storia, Jeremy Renner e Lysandra O'Neill.

Il titolo si ispira alla canzone interpretata proprio da Renner 'Heaven don't have a name'.

Buona lettura!

   
 
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