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Autore: Sinden    26/01/2020    1 recensioni
Heloise é una giovane studiosa. Il suo sogno é quello di essere ammessa a Orthanc, la Torre di Isengard, in cui vengono istruiti e formati i futuri Stregoni.
Per farlo, dovrà prima superare una difficilissima prova.
🌺🌺🌺
FF tolkeniana, genere avventuroso, basata anche su film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
Nuovo personaggio.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ma c'è un ponte, qui, pensò Heloise, mentre si dirigeva verso il fiume Brandivino. Mia madre deve essersene dimenticata. Il ponte costruito dai Dunedain ai tempi della gloria di Arnor. Il ponte che gli Hobbit furono incaricati di riscostruire e preservare dal Re dell'Arthedain nell'anno 1601 della Terza Era. Non devo per forza prendere il traghetto di Buckburgo.

Era partita da due giorni da Midlothian. Raggiungere il fiume era stato più difficoltoso di quanto immaginato. Nelle sere precedenti, aveva trovato vitto e alloggio in due case di contadini: in cambio del disbrigo di qualche faccenda domestica, le avevano dato ospitalità.

Nella prima casa in cui era stata, aveva trovato una donna con un bimbo appena nato. Il marito non c'era, perché era stato richiamato in servizio in una coorte dell'esercito di Gondor. Cosí la giovane Foley l'aveva aiutata a ripulire la piccola casa, che era un po' trascurata, e aveva ricevuto come compenso un piatto di zuppa e una branda al piano superiore. Provava un po' di dispiacere per quella neomamma, che si chiamava Amber e che doveva far fronte a una situazione non certo rosea: un bimbo di cui occuparsi, una casa da mandare avanti e il fatto di essere sola. E indifesa. Non erano bei tempi, e qualche ladruncolo avrebbe potuto intrufolarsi in casa sua in cerca di monete o, semplicemente, cibo. 
Amber le aveva chiesto di stare qualche giorno in più con lei, per aiutarla col bambino, in attesa del ritorno del marito, ma Helli aveva rifiutato. Non poteva perdere tempo.

Nella seconda fattoria, aveva trovato un ambiente umano diverso: era una bella famiglia, due coniugi con tre figli. L'avevano accolta subito e le avevano offerto una cena niente male. I due padroni di casa erano una coppia molto unita e innamorata, e parecchio religiosa. A tavola, non avevano fatto altro che parlare di Eru e di concetti come accoglienza altruismo. Una volta venuti a sapere del suo progetto di andare a Isengard, però, l'avevano un po' rimproverata.

"Non mi fiderei degli Stregoni. Sono pericolosi. Io dico che la loro magia viene direttamente da Morgoth. Dovresti starne lontana." le aveva detto il capofamiglia. "La magia è sempre e solo malvagia."

"Non è del tutto vero." si era permessa di replicare Helli. "Se è usata per curare malanni, o evitare guerre, o salvare genti dalla rovina, è benedetta."

"Benedetto è ciò che ci manda Eru. Il cibo su questa tavola, i nostri figli, la casa, la salute. Ma sono doni del nostro grande Padre. La magia degli Stregoni è evocare poteri oscuri che spesso portano calamità. Certo, é solo una mia opinione." aveva concluso l'uomo. Sua moglie aveva annuito.

Heloise aveva preferito non continuare la discussione, e dopo aver aiutato a lavare i piatti e sistemato la cucina, si era goduta quella notte nel comodo lettuccio che le avevano dato. La bambina più piccola era andata a dormire nel letto padronale con i genitori, e lei aveva condiviso la stanza con i due altri fratelli.

Una volta raggiunto il fiume, aveva sospirato di fronte alla sua acqua marroncina che ricordava per l'appunto il vino. Aveva già mal di gambe e di schiena, perché non era abituata a camminare cosí a lungo, e l'idea di prendere il traghetto - che altro non era che una chiatta di legno - non le andava molto a genio. Non era facile da governare, ci voleva forza nelle braccia e lei era una ragazza esile.

Ma poi le era sovvenuto il ricordo del ponte. Costruito dagli Uomini ben prima che gli Hobbit raggiungessero l'Eriador, collegava le due sponde. Il territorio degli Uomini a Ovest, e l'area occupata dagli Hobbit a Est.

Il problema era la presenza dei Confinieri: erano guardie armate di razza Hobbit, che avevano il compito di sorvegliare il ponte, date le segnalazioni su strane e inquietanti creature che ogni tanto lo attraversavano. Il traffico su quel percorso era sempre intenso, anche perché era un punto di transito per chi viaggiava sulla grande Via dell'Ovest, che collegava l'Eriador ai Monti Azzurri. I Confinieri controllavano i due lati del ponte e avevano il compito di accertarsi dell'identità dei più sospetti.

Lei era una ragazza umana con nient'altro che una sacca sulle spalle, e non riteneva ci fosse il pericolo di essere fermata e perquisita... ma doveva fare in fretta: una nuova sera stava arrivando, e il passaggio veniva chiuso dal tramonto all'alba.

Si guardò attorno. La foschia del pomeriggio non le permetteva di individuare la costruzione.

"Eppure deve esserci.... deve essere qui vicino..." disse fra sé. "Ma dove?!"

Sentí rumore di passi nelle vicinanze. Qualcuno era in arrivo, e non era solo. Più voci si alternavano in quella che suonava come una vivace discussione, in una lingua che Helli non aveva mai udito. Istintivamente, si nascose dietro il tronco di un albero.

Intravvide alcune sagome nella nebbiolina. Abbassandosi per vedere meglio, Helli realizzò che erano una dozzina di Nani. Forse erano diretti alla Grande Via ad Ovest, forse erano mercanti, forse erano cacciatori... benché non avesse mai sentito di Nani cacciatori.

Stavano litigando. Uno di loro estrasse una vecchia pergamena da una tasca della casacca e l'agitò davanti a tutti. Un altro, che sembrava il più giovane, indicò un punto oltre il bosco, e gridò qualcosa. Dalla gestualità, Helli comprese che stava insistendo perché seguissero tutti quella direzione. Si erano evidentemente persi. 

Non sapeva se palesare la sua presenza o no. I Nani non avevano fama di essere aggressivi o pericolosi. Badavano ai fatti propri e semmai, erano famosi per l'avarizia e la tendenza ad accumulare favolosi tesori. Però quei dodici erano anche i primi individui appartenenti a un'altra razza che Helli avesse mai incontrato. Tutta la sua conoscenza sugli altri popoli era limitata a ciò che aveva letto nei libri, ma la realtà poteva essere diversa. Decise di rimanere nascosta e aspettare che se ne andassero.

Improvvisamente, però, uno di loro la vide. Urló qualcosa in quella lingua strana, indicandola. Tutti si girarono verso di lei, che arrossí di imbarazzo e paura.

"Tu!" gridò quello che l'aveva vista. Era biondo e aveva due lunghi baffi intrecciati. "Chi é lá?! Fatti vedere!"

Heloise trasse un lungo respiro ed emerse dal suo nascondiglio.  I Nani borbottarono qualcosa e si guardarono l'un l'altro. Come lei non aveva mai incontrato gente della loro specie, anche loro probabilmente non avevano mai visto una donna umana. "Che facevi là dietro?" indagò il biondo.

"Parli la mia lingua?!" chiese lei, stupita.

"La giovane ci ha presi per degli ignoranti..." disse un altro, che indossava un grosso copricapo nero.

"Veniamo dai Monti Azzurri, abbiamo vissuto per anni in una comunità umana. Sí, parliamo la tua lingua." rispose un altro, il più anziano di tutti. Le sorrise. "Stiamo cercando un ponte. Tu puoi darci indicazioni? Non conosciamo questo territorio."

"Anch'io lo sto cercando, in verità." rispose lei.

L'anziano la osservò un po' deluso. "Allora non puoi aiutarci." Poi girò lo sguardo intorno. "Dicono sia alto e imponente, con tre arcate. É strano che non si veda da qui."

"Che cosa ci fa una ragazza... umana... da queste parti?" volle sapere il più giovane del
gruppo. Helli notò che la stava squadrando da capo a piedi.

"La stessa cosa che immagino dobbiate fare voi. Devo raggiungere la Contea degli Hobbit." ribatté lei.

"Che ne sai tu di quello che dobbiamo fare?" chiese un altro Nano, calvo e dalla lunga barba nera. Il più burbero.

"Un gruppo di Nani alla ricerca di un ponte da attraversare, e questo ponte conduce alla Contea. Non ci vuole un genio." rispose lei, senza scomporsi. L'altro grugní, infastidito.

"Apprezzo il sarcasmo. É per certi versi segno di sagacia. Ma mio fratello Dwalin no. Perdonalo, é sospettoso di natura." si scusó il più anziano.

"Tuo fratello Dwalin...e tu hai un nome?" chiese Heloise.

"Balin. Mi chiamo Balin." si presentó il Nano. "...tu come ti chiami?"

"Heloise." rispose semplicemente lei. "Heloise Foley."

"Ah... carino." le sorrise di nuovo l'altro.

"Ehm...scusate se interrompo questo idillio, ma dobbiamo cercare quel ponte!" intervenne il Nano che portava il buffo cappello. "Visto che lei non ci puó aiutare, dobbiamo chiedere a qualcun altro. La sera arriva!"

"Aspetta...guardate...guardate là!" disse Helli. Oltre la nebbia, iniziava a comparire qualcosa. Sembrava una torre.

"Eccolo, il maledetto!" esultó uno dei dodici.

"Vi dispiace se vi seguo? Mi sento più sicura...in compagnia. Specie ora che la luce se ne sta andando." osó chiedere lei.

"Vieni con noi, se ti fa piacere. Ma ti avverto: a volte i nostri modi non sono proprio gradevoli." scherzó Balin.

"Tu sei il loro capo, vero?" chiese la ragazza, mettendosi in marcia con i dodici Nani. Lei e Balin erano davanti agli altri.

"No. Sono solo il più anziano. Tuttavia, sì abbiamo un capo, il principe del nostro popolo. Ma ci raggiungerà più tardi." spiegó Balin.

"Ma da dove venite?" chiese ancora lei. "Cioé, so che i Monti Azzurri non sono territorio nanico. La vostra vera patria, qual'é?"

"La ragazza parla troppo, Balin! Dille di farsi i fatti suoi!" urló uno da dietro. Helli si giró, offesa.

"Ah, non ci badare. Te l'ho detto, la simpatia non ci appartiene!" rispose Balin. "Noi veniamo da Erebor. Ne hai mai sentito parlare?"

"Sicuro! Il grande regno del Nord Est!" rispose Heloise. "Un reame favoloso scavato nella Montagna Solitaria."

"Dici bene...favoloso." commentó Balin, con una punta di malinconia.

"Ma so che é disabitato da decenni. La vostra gente si é trasferita altrove." continuó lei.

"Non trasferita...cacciata via. Privata della propria casa con la forza." ribatté Balin, improvvisamente intristito.

"...cacciata...e da chi?" chiese ancora Helli.

"Questa mi ha stufato..." commentó uno dei dodici. "...non tiene il becco chiuso, sembra un dannato pappagallo." 
Helli lo ignoró.

"...Erebor non è proprio disabitata...una creatura si nasconde lì." spiegó Balin. Poi tacque, ed Helli non insisté con le domande, ma la faccenda la incuriosiva da matti.

Si diceva che Erebor fosse letteralmente piena d'oro. Il vecchio re Thror ne aveva accumulato tanto da far quasi scoppiare l'immenso antro della Montagna.

Un giorno, peró, era successo qualcosa.

Un problema. 
Leggenda diceva che i Nani avevano avuto un problema. Per questo erano scappati dal loro regno nella Montagna. La creatura di cui parlava Balin era probabilmente causa di quell'esodo disperato verso i Monti Azzurri.

Ma quale essere poteva costituire un pericolo così mostruoso da obbligare un'intera comunitá a spostarsi, a scappare?

Per qualche strano motivo, le venne in mente il gioiello che teneva nella sacca.

🌺🌺🌺

"Ci siamo!" annunció il Nano biondo, che si chiamava Fili.

Durante il tragitto, si erano tutti presentati, ma Helli non era riuscita a memorizzare i nomi. Gran bella vergogna, per una studiosa, aveva pensato. Comunque, aveva capito che nel gruppetto c'erano coppie di fratelli, che avevano nomi simili: Balin e Dwalin, Fili e il giovane Kili. E le era rimasto impresso anche il nome di Bofur, quello che portava il cappello. Degli altri, si era scordata.

All'ingresso del ponte, che era di proprietà degli Hobbit, c'erano otto piccoli soldati, armati di tutto punto. A lei venne da ridere nel vedere quei piccoletti tutti bardati, ma un'occhiataccia di uno le fece capire che non c'era proprio niente da ridere. Dopo una lunga discussione con Balin, gli otto ometti conclusero che quei visitatori, dodici Nani e una ragazza umana, non erano pericolose minacce per la pace della Contea. Si decisero a farli passare.

"Il problema non è la vostra gente." sentì un soldato dire a Fili, "...Elfi, Nani e Umani non ci preoccupano. Ma ultimamente sono arrivate lamentele sulla presenza di mostriciattoli nei Decumani. Strani esseri che si introducono nelle colline e combinano guai. Non capiamo da dove vengano."

"...Orchi, anche?" chiese Fili.

"No. No, quelli non ancora. Ma ci manca poco, ve lo dico io." rispose l'altro. "...affrettatevi, comunque. Stiamo per chiudere l'accesso al Ponte." disse l'Hobbit in armatura. "E quel Baggins...lo troverete nel Decumano Ovest, quello più ricco."

"Già...dove altro potrebbe vivere un presta-denaro?" chiese ironicamente uno dei soldati.

Heloise si fermò e drizzò le orecchie. Aveva sentito una parola che suonava meravigliosa per lei.

Un presta...denaro.

Allora doveva essere ricco. Un hobbit ricco che addirittura prestava denaro.

"Voi state cercando un Hobbit in particolare?" chiese a Dwalin, che la guardò torvo.

"Hmm. E se fosse?" le rispose.

"É una buffa coincidenza perché anch'io sono qui per cercare..." L'occhiata sospettosa di Dwalin la fece desistere dal continuare. "...niente. Lascia perdere." finí.

"Dobbiamo sbrigarci, avete capito? Anche tu! O rimarremo su questo ponte tutta la notte al freddo!" la esortò Bofur, prendendole la mano e tirandola.

"Hey! Piano, mi stacchi un braccio!" ribatté Heloise, che poi si massaggiò il polso.

Sí, in effetti quei Nani avevano pessime maniere, ma la faccenda stava assumendo una piega interessante. In fondo, l'incontro con loro poteva diventare importantissimo per lei. Decise di seguirli, e andare da quell'Hobbit presta-denaro, che magari si sarebbe dimostrato un po' più generoso di George Simenon.

A parte il fatto, che lei non era lí per chiedere prestiti. 
Era andata lí per vendere.

 

   
 
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