Crossover
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Autore: Saeko_san    26/01/2020    0 recensioni
[Crossover multiverso]
Due amici d'infanzia, provenienti da una terra lontana, si ritrovano nella necessità di cominciare un lungo viaggio per salvare il padre di lui e il villaggio in cui vivono. Il loro viaggio li catapulterà ogni volta in diverse dimensioni, in cui conosceranno Harry Potter e Nihal della Terra del Vento, viaggeranno su Xorax la Sesta Luna, combatteranno a fianco di Eragon e Lily Quench, voleranno assieme a Peter Pan, solo per scoprire nuovi mondi mai nemmeno immaginati.
Lo scopo? Trovare la cura alla Grande Malattia, che Pedro e Taishiro dovranno sconfiggere prima che possa distruggere tutto ciò che hanno conosciuto sino al momento della loro partenza. Avete dunque mai immaginato di viaggiare saltando da una pagina all'altra dei vostri romanzi preferiti? Di volare oltre i confini del mondo e di sconfiggere finalmente le vostre paure di bambini?
Forse siete nel posto (o racconto) giusto: Pedro e Taishiro saranno i compagni di viaggio perfetti per voi e le vostre avventure.
| written between 2005 and 2008 |
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Libri
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 32:
Un incontro con Samvise Gamgee
 
Quella sera i due amici cenarono con i tre destinatari della loro lettera, Bilbo, Frodo e Gandalf, assieme ad alcune delle più importanti personalità del popolo della Terra degli Elfi ovvero Legolas Verdefoglia, la Dama Galadriel, il signore di Lórien e infine l’antico re di Gran Burrone, re Elrond.
 
 -Dunque, figli degli uomini, come vi è sembrata la nostra terra?- chiese Galadriel, dall’alto della sua immane bellezza, tanto fulgida che il suo viso sembrava emanare luce propria.
 -Molto bella- disse Pedro, abbassando gli occhi sul suo piatto, incapace di sostenere lo sguardo dell’elfa.
 
La mente del ragazzo era talmente assente da non riuscire a registrare nemmeno cosa fosse stato messo dentro al suo piatto.
 
 -Stupenda!- disse invece Taishiro, sorridendo e osservando di sottecchi l’amico, chiedendosi come mai, al momento di rivolgersi alla bella Galadriel, egli abbassava lo sguardo. Si chiedeva come mai fosse così assente, per cui si rabbuiò, senza aggiungere altro alla sua esclamazione.
Nonostante tutti gli sforzi che fecero, Bilbo e gli altri convitati non riuscirono a cavar loro di bocca molto altro. Pedro e Taishiro non si sentivano molto in vena di parlare, comunque: entrambi erano immersi completamente nei loro pensieri. Lei pensava alla sua scoperta di provare un sentimento estremamente profondo per il suo amico. Lui a un modo per farle capire ciò che provava senza sentirsi rifiutato.
 
 -Ordunque, mie cari amici, che vi prende stasera?- chiese Gandalf, accennando un piccolo risolino beffardo.
 -Esatto, sembravate molto più loquaci quando vi ho visto la prima volta- aggiunse Bilbo, tossicchiando.
 
L’anziano hobbit ridacchiava di sottecchi mentre addentava la pietanza con un vigore alquanto strano per una persona di centotrentatré anni; Frodo fece uno strano verso imbarazzato, nel tentativo di distogliere, senza riuscirci, l’attenzione dai due ospiti.
I ragazzi arrossirono, sorrisero ma non dissero nulla. I presenti cominciarono perciò a parlare tra di loro d’altro, per rendere più interessante quella cena, e i due amici continuarono a mangiare silenziosi, persi in un altro universo. Da dove nasceva quell’improvviso imbarazzo, che si era insinuato bellamente tra i loro rapporti?
 
 -Domani- disse re Elrond, riportando l’attenzione su di loro –Dovrete prendere una nave che vi porti nella Terra di Mezzo-.
 -Per quale motivo?-.
 -Per poter parlare con il mio amico Sam, come richiesto dalla lettera che il vostro stregone ha spedito assieme a voi, e io vi seguirò nella traversata- rispose Frodo.
 
Ecco fatto” pensò Pedro “Non ho altra via d’uscita se non dirglielo stasera. Domani partiremo su una nave e non avremo molte occasioni per poter stare da soli e parlare. Poi di sicuro nella Terra di Mezzo apparirà la Luce Viola e dovremo ripartire alla volta di un altro mondo, quindi è meglio...”.
 
 -Pedro! Vuoi rimanere lì, per caso?- lo rimbeccò Taishiro.
 
Si erano infatti tutti alzati, la cena era finita e lui non se n’era accorto.
 
 -Arrivo-.
 
Salutarono i loro commensali, scesero dal grande albero sopra il quale avevano desinato e arrivarono alla loro stanza-albero. Salirono la scaletta di corde, accompagnandosi con dei gesti che riprendevano la loro ritualità quotidiana, come lo sfiorarsi leggermente le mani al poggiarle sulla corda o l’aiutarsi a vicenda a salire. Qualcuno aveva messo a posto i loro giacigli; la ragazza mise l’Ilv appoggiato sul tronco.
 
 -Taishiro, devo dirti una cosa-.
 -Cosa?-.
 -Dunque... ecco, io... volevo dirti...-.
 
Aveva qualcosa di già sentito, una conversazione del genere.
 
 -Che cosa volevi dirmi?-.
 -Ti volevo dire... ti volevo dire...-.
 
Come quando camminavano sull’Erba Infinita, alla ricerca della prima Luce Viola.
 
 -Sì?-.
 -Ti volevo dire se ti è piaciuto il dessert di stasera-.
 
Pedro deglutì. Taishiro si rabbuiò.
 
 -Ah sì, era molto buono-.
 
Anche Taishiro deglutì.
 
 -Sì, a me sono piaciuti molto quei fruttini di bosco verdi che c’erano sopra alla crema bianca, ma non so come si chiamano-.
 -Potevi chiederlo a Frodo, visto che ti è piaciuta così tanto, no?- disse lei, con un moto di stizza.
 -Non mi è venuto in mente-.
 
Sbuffarono entrambi.
Silenzio.
 
 -Taishiro?-.
 -Sì, che c’è?-.
 -Sei arrabbiata con me?-.
 -No. E perché dovrei?-.
 -Non lo so-.
 
No. Lei non era arrabbiata; semplicemente era delusa. Pensava che Pedro le stesse per dire qualcosa di importante, qualcosa di necessario e forte persino per lui, magari che l’amava, vista l’esitazione che aveva avuto all’inizio del discorso.
 
Non c’era riuscito. Non era riuscito a dirle che l’amava. E se ne era uscito con la stupidaggine del secolo. Perché? Perché non ci era riuscito? Non gli sarebbe più capitata un’altra occasione e se l’era lasciata sfuggire! Aveva voglia di abbracciarla. Si avvicinò a lei e le cinse le spalle.
 
 -Che c’è?- disse Taishiro scontrosa, cercando di allontanare le mani di lui dalle sue spalle, spostandosi i capelli da dietro la schiena a davanti al petto.
 -Tu sei arrabbiata con me-.
 -E chi te lo dice?-.
 -Il tuo tono di voce. Perché sei arrabbiata?-.
 -Non so, forse perché pensavo che mi dovessi dire chissà che e invece te ne sei uscito con: “Ti è piaciuto il dessert?”-.
 -“...di stasera?”-.
 
Un risolino trattenuto.
 
 -Non fare lo sciocco, mi hai fatto preoccupare-.
 -Scusami. Solo che nel momento di dirtela, mi sono dimenticato la cosa che ti dovevo dire e così ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente-.
 -Va bene. Lasciamo stare-.
 
Ricambiò l’abbracciò dell’amico.
 
La mattina dopo si svegliarono presto. Un piccolo elfo era sotto il loro albero per dar loro la colazione. Non ebbero nemmeno il tempo di mangiare tranquilli, perché arrivò Frodo e disse loro che la nave sarebbe salpata da lì a due ore. Così gustarono il loro pasto mentre camminavano.
Quando arrivarono alla spiaggia videro un enorme nave pronta ad salpare. A Taishiro tornò in mente quell’ora terribile passata a vomitare mentre erano sulla nave che li avrebbe portati a Iffish.
Comunicò subito a Frodo il fatto che soffriva il mal di mare.
 
 -Chiedi a Gandalf o alla Dama, forse possono fare qualcosa-.
 
Taishiro fece come gli aveva detto e sia Gandalf che Galadriel la aiutarono. Gandalf fece un incantesimo per aiutarla a calmare il senso di nausea all’inizio del viaggio mentre la Dama Elfica le diede una boccetta con del liquido azzurro dentro, che l’avrebbe aiutata a evitare i contati di vomito durante la traversata.
Salparono subito dopo. Il viaggio per mare durò due settimane, durante le quali Taishiro aveva preso molto spesso il liquido di Galadriel (che ciononostante non era finito). All'inizio della terza settimana avvistarono terra e dopo due giorni attraccarono ai Porti Grigi. Da lì Frodo trovò dei cavalli, che prese in prestito ad un signorotto di lì, e galopparono fino alla Contea, la regione in cui era nato lo hobbit.
 
Arrivarono a Hobbiville tre settimane e tre giorni dopo la loro partenza dalla Terra degli Elfi.
Subito Frodo ritrovò persone e cose a lui care, l’aria che respirava era proprio quella della sua infanzia passata accanto a Bilbo, ma più di tutti voleva incontrare Sam, il suo giardiniere, il suo amico, il suo compagno di sempre, l’unico di cui si fidava, oltre al proprio zio.
I due tsagumini rimasero incantati dalla città degli hobbit, composta di prati verdi, casine piccole piccole adornate di fiori e colori, campi di zucche, stalle abitate da asini, un piccolo stagno dove stavano un paio di pescatori; la gente era come Frodo, ma vestita in maniera più colorata. Mentre passavano tra le piccole stradine e sentieri della cittadina, gli abitanti si voltavano a guardare gli stranieri e cominciavano a sussurrare nemmeno tanto a voce bassa che “Maledizione, sono in arrivo altri stranieri, non portano mai niente di buono, ricordi Bilbo Baggins? Tra l’altro quell’hobbit è strambo, lo abbiamo già visto? Siamo sicuri sia di Hobbiville? Somiglia maledettamente a Frodo Baggins”.
Le malelingue e i pettegolezzi e la diffidenza erano una cosa normale per delle persone che difficilmente hanno conosciuto qualcosa di diverso nella loro vita oltre al coltivare la terra e costruirsi una famiglia in un luogo in cui si conoscevano tutti per cui, seppure Pedro e Taishiro non gradirono i commenti che sentivano bisbigliare al popolo piccolo, Frodo non parve curarsene e andò dritto per la sua strada.
Giunsero in via Saccoforino ed egli riconobbe Casa Baggins, appena sotto una collina, con una bella porta tonda di legno d’acero e del finestre piccole e tonde. Arrivò con Pedro e Taishiro davanti alla porta e bussò. Dentro all’abitazione risuonò un debole “Arrivo” e pochi istanti dopo la porta si aprì.
Comparve uno hobbit che pareva molto stanco e triste, come schiacciato da mille pensieri, cosa strana per uno degli hobbit di Hobbiville, sempre allegri e spensierati, ma appena vide Frodo si esibì in un largo sorriso, forse un po’ troppo trasognante.
 
 -Padron Frodo- soggiunse –Siete proprio voi?-.
 -Ma certo, Sam- affermò di rimando l’altro, sorridendo e spalancando i suoi occhi azzurri.
 -Prego entrate, Padrone. Chi sono i ragazzi che vi accompagnano?-.
 
Taishiro e Pedro dovettero abbassare leggermente la testa, per evitare di sbattere sul soffitto; la casa era costruita ovviamente a misura di hobbit e la loro altezza si rese improvvisamente palese, quando vi entrarono.
 
 -Smettila di chiamarmi padrone, Sam, non sei più il figlio del giardiniere di famiglia da anni. Loro sono Pedro e Taishiro e tra poco ti racconterò la loro storia. Ma prima dimmi, dove sono Rosie e Elanor? Voglio vederle—.
 
Il volto di Sam si fece nuovamente grigio.
 
 -Ahimè, Padron Frodo, la mia Rosie se ne è andata da questa terra un anno fa ed Elanor è andata a vivere con il suo amato-.
 -Oh, quanto mi dispiace per Rosie- si rattristì Frodo.
 -Già, ma ditemi di voi e dei vostri amici-.
 
Così Frodo raccontò al suo amico cosa aveva fatto quando era partito e la storia dei nostri amici (non sto qui raccontarvela ancora. Oramai conosciamo a memoria la solfa).
 
 -Come sta il signor Bilbo?-.
 -Molto bene. Nella Terra degli Elfi riesce a stare più sveglio che qui-.
 -Volete rimanere un po’ qui con me?-.
 -Ma certo Sam, ma quando comparirà la Luce Viola per portare via i ragazzi me ne dovrò andare. In quel caso ti chiedo di venire con me nella Terra degli Elfi. Ti avevo detto che tutti i Portatori dell’Anello dovevano andarsene da questa terra no?-.
 
A Sam si illuminarono gli occhi e accettò subito, memore di una così importante promessa, memore del fatto che anche lui, per poco, era stato un Portatore dell’Anello.
Pedro e Taishiro rimasero nella Contea per un mese esatto.
Chiesero a Sam se sapeva qualcosa riguardo ad un leggendario frutto dai poteri taumaturgici, che non si trovava in nessun mondo. Sam rispose di aver letto in un libro, una volta, di uno speciale albero di melograno, i cui frutti avevano poteri straordinari; ma questi frutti non erano reperibili da nessuna parte e i pochi che ne avevano usufruito erano morti troppo presto per raccontarne. Era per questo che veniva considerato leggendario.
Ora i due amici avevano una minima idea di cosa cercare.
La Luce comparve infine nella Vecchia Foresta e fu avvistata da Grassotto Bolgeri, un antico vicino, che venne ad avvertire subito Sam. Si misero in marcia e due giorni dopo furono al varco della Vecchia Foresta. Sam aveva lasciato il suo Gaffiere, ormai anziano e malandato, a vivere a Casa  Baggins, con la speranza che un giorno la figlia Elanor e la sua famiglia prendesse il suo posto nell’abitazione sotto la collina, ed era partito con Frodo.
I ragazzi fecero la solita procedura, dopo aver salutato con le migliori felicitazioni i loro due amici, tenendo stretti i loro cavalli e gridando: -Fantàsia!-.
La luce li risucchiò via mentre salutavano ancora Frodo e Sam.



















Note di Saeko:
oggi sono riuscita a finire il programma di un esame che ho tra due settimane e ne ho approfittato per portarmi avanti qui. La nostra parabola è in procinto di concludersi (mancano più o meno una dozzina di capitoli) e mi piaceva l'idea di ricollegare un po' di cose e di far in modo che Sam e Frodo si reincontrassero, dopo un periodo tanto lungo in cui sono stati separati; l'idea che tutti i Portatori dell'Anello salpassero poi dai Porti Grigi e che alla fine de "Il ritorno del Re" questo non fosse valso per Sam mi aveva spezzato il cuore, e ho sempre pensato che fosse una sorta di finale aperto, in cui un giorno Sam avrebbe raggiunto il suo migliore amico al di là del mare.
Io spero che chiunque sia arrivato fin qui trovi qualcosa di sensato in ciò che scrivo e che, almeno un po', sia intrattenuto.
Ne approfitto per ringraziare camillavaamare per aver inserito questa storia tra le storie ricordate (credo sia avvenuto un po' di tempo fa, ma mi è sovvenuta ora l'occasione di ringraziarla).
Buona domenica, folks.

Saeko's out!
 
  
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